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Autore: Straightandfast    21/09/2015    4 recensioni
E okay, Beatriz è libera, forte e tutto il resto, ma quando Harry Styles la guarda con quegli occhi curiosi e l'espressione da bambino in attesa di chissà quali sorprese, un po' si sente tremare.
E va bene, va davvero bene anche se forse non se ne accorge nemmeno.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Beatriz entra finalmente in casa, lasciandosi andare ad un sospiro di sollievo. Ha passato la mattina all’Elephant, tra cappuccini rovesciati sulla sua meravigliosa maglietta nuova e bagni intasati da cicche e assorbenti, e poi alle tre è andata ad un casting per tentare di diventare il volto della nuova campagna di Forever 21. Inutile dire che al casting c’erano almeno 500 ragazze e che, ovviamente, lei era una delle ultime; la fila, rigorosamente in piedi, per più di cinque ore l’ha stremata, e adesso davvero quasi non riesce a credere di essere arrivata finalmente a casa.
Si toglie la giacca pesante – quella che ha comprato due giorni dopo essere arrivata a Londra – e la appoggia distrattamente all’attaccapanni che Brooke ha montato nell’ingresso, esasperato dall’abitudine delle sue coinquiline di lasciare vestiti sul pavimento o sulle sedie di casa. Dopo essersi tolta le scarpe e averle lanciate in un angolino del corridoio, nella speranza che Brooke non le vedrà mai, zampetta con le sue calze bagnate e bucate verso la cucina, con un’espressione incuriosita sul viso; sa perfettamente che i suoi amici sono in casa, - testimoni della loro presenza sono il pacchetto di sigarette di Brooke sul mobile dell’ingresso e il profumo di Noah nell’appartamento – ed è tremendamente strano che non l’abbiano ancora accolta con urla di gioia, come fanno ogni volta che torna a casa. Lascia le sue impronte bagnate e minuscole – avere il 35 di piede non è comune, per un’aspirante modella – e fa finalmente il suo ingresso in cucina.
Ad aspettarla, ci sono Noelle e Brooke, seduti l’uno accanto all’altra davanti al tavolo di legno pieno di bruciature di sigaretta e briciole del pane tostato che Noah mangia ogni mattina a colazione; i loro visi esprimono una serietà in grado quasi di mettere soggezione a Beatriz, che inarca il sopracciglio con fare interrogativo. Davanti a loro, da un lato, c’è una bottiglia di spumante e una confezione di carta bianca con sopra, a lettere eleganti e corsive, scritto il nome di una pasticceria che Beatriz conosce bene e che, solo al pensiero, le fa venire l’acquolina in bocca. Dall’altro lato, invece, ci sono dei bicchierini da shot – acquisto di cui Brooke e Beatriz vanno particolarmente fieri –, una bottiglia di vodka, una di rhum e una di succo alla pera.
« Ragazzi? E’ normale che io non stia capendo niente di quello che sta succedendo?» Chiede, dopo qualche minuto di silenzio in cui i due si sono limitati a fissarla con degli sguardi seri che, lo deve ammettere, un po’ la inquietano. Si lascia cadere su una sedia di fronte a loro, nel frattempo, e aspetta con pazienza che gli vengano fornite delle delucidazione al riguardo.
« Lo spumante e la torta sono per festeggiare, nel caso ci sia qualcosa da festeggiare. La vodka, il rhum e i bicchierini sono per ubriacarci, nel caso invece ci sia questa necessità» Spiega poi, con una voce carica di ovvietà, Noah, indicando ciò di cui parla con dei gesti veloci delle mani; Beatriz, sempre più confusa, continua a fissarla di rimando, con un’espressione che – ne è sicura – non deve esprimere grande intelligenza. « E’ il 27 sera Bea! Devi aprire la busta!» Trilla ancora Noah in spiegazione, lasciando andare tutta l’eccitazione che, non sa nemmeno lei come, è riuscita a trattenere per tutti quei giorni di attesa. Brooke, accanto a lei, annuisce piano in conferma, sorridendo divertito dall’agitazione di Noah che lui, nemmeno a dirlo, trova adorabile oltre ogni immaginazione.
Beatriz ride, realizzando che sì, è davvero il 27, e lei non solo è riuscita a non aprire quella dannatissima busta prima e a mantenere la promessa fatta ad Harry, ma si stava addirittura dimenticando di aprirla. Ora capisce il messaggio che il riccio le ha mandato quella mattina, in cui le augurava una buona giornata e le chiedeva “ fammi sapere qualcosa, stasera” che lei aveva semplicemente preso per un’altra sua stranezza. Brooke le porge la busta bianca, che dalla sua borsa era passata ad un’anta inutilizzata della cucina, e lei sente un po’ di apprensione prenderle la bocca dello stomaco; maledetto Harry Styles, i suoi modi di fare enigmatici e tutti quei giorni di attesa che non hanno fatto altro che farle aumentare la curiosità e farle supporre milioni di ipotesi su ciò che potrebbe contenere quella dannatissima busta.
Con le mani che le tremano un po’ e gli occhi di Brooke e Noah puntati addosso con una curiosità quasi eccessiva, apre finalmente la busta che ha abitato quasi tutti i suoi pensieri fino a quel momento; la prima cosa che sbuca è un post-it rosa – perché diavolo Harry Styles usa dei post-it rosa? – con su scritto “NON TI INCAZZARE” e, accanto, disegnata una faccina sorridente e un po’ sbilenca che, comunque, la fa sorridere.
Poi, bianchi e leggermente spiegazzati, fuoriescono tre fogli plastificati che – cristo! – Beatriz conosce decisamente bene e che le fanno strabuzzare gli occhi dallo stupore, e dalla paura. Noah e Brooke, di fronte a lei, trattengono il fiato contemporaneamente, e anche i loro occhi quasi escono dalle orbite dallo stupore, mentre pensano entrambi che forse, questa volta, Harry Styles si è spinto un po’ troppo oltre. Infine, tra le mani tremanti di Beatriz e sotto i suoi occhi un po’ lucidi, plana un ultimo foglio di carta, scritto da una calligrafia fitta ed ordinata, che urla “Harry Styles” da ogni parola, virgola e punto.

So che adesso sarai incazzata con me, e ti chiederai che diavolo voglia io da te, ma questo non è il momento per spiegartelo, piccola ed impaziente Beatriz. Ogni cosa troverà il suo momento giusto, fidati di me (se ci riesci).
So solo che ho visto il tuo sguardo malinconico ogni volta che parli della tua città, e io quello sguardo lo conosco; è lo stesso che ho io ogni volta che qualcuno nomina l’Inghilterra ed io non sono lì, ogni volta che sento parlare qualcuno con l’accento tipicamente inglese ed ogni volta che mia mamma mi dice “ti voglio bene”.
Quello sguardo, secondo me, merita di tornare a casa, di riabbracciare la tua città e di mangiarsi una paella come si deve, che qui in Inghilterra non ne trovi una buona neanche a pagarla oro.
Credo di aver capito che c’è qualcosa, non so cosa, che ti allontana dalla tua terra e di cui tu hai una paura matta che non riesci a scacciare; per questo, oltre al tuo biglietto, ce ne sono altri due per Noah e Brooke, perché con loro sarà più semplice rivedere ciò che è rimasto e accettare ciò che invece non c’è più. Se avrai voglia, anche io sarò a Barcellona in questi giorni e potrai scegliere se venire qui e prendermi a schiaffi per la mia invadenza, o mostrarmi un po’ le meraviglie che la tua città offre, oltre a te ovviamente.
In ogni caso, il volo è domani mattina alle 10.30.
Non arrabbiarti troppo,
H.

P.S: Visto che non so quale sia il motivo che ti tiene lontana da Barcellona, ho prenotato anche una stanza d’albergo per te e i tuoi amici, nel caso non avessi voglia di tornare a casa tua.”

Beatriz si accorge che Brooke e Noah si sono alzati e si sono posizionati dietro alle sue spalle solo quando finisce di leggere e, con una lentezza e una calma esasperanti, richiude la lettera e la ripone dentro la busta. I suoi amici si scambiano un’occhiata preoccupata, e poi rivolgono l’attenzione al suo viso imperturbabile, cercando di farsi spazio tra le sue emozioni e capirci qualcosa in più; nessuno dei due sa quale potrebbe essere la reazione di Beatriz ed entrambi, in un modo intimo e totalizzante, la temono. Brooke si allunga leggermente oltre la sua spalla e prende la bottiglia di vodka, versandone una buona dose in uno dei bicchierini, porgendolo poi a Beatriz; lei, sempre senza battere ciglio, chiude gli occhi, inspira un po’ e poi butta giù il liquido in un solo sorso.
Noah ha gli occhioni azzurri che quasi le cadono giù da quanto sono strabuzzati, mentre con voce dolce e rassicurante chiede « Bea? Tutto bene?» e con una mano le accarezza piano i capelli scuri. Lei è come bloccata, e non riesce a formulare nemmeno una frase, e alla fine si limita ad annuire con un cenno d’assenso; sì, sta bene, no, non sta per avere uno dei suoi attacchi di panico, sì, vorrebbe uccidere Harry Styles, no, non sa cosa farsene di quei biglietti aerei con su scritto Barcellona sopra.
« Volete un po’ di torta?»La sua voce, al contrario del suo animo, esce tranquilla e sicura come se dentro di sé non si stesse svolgendo una battaglia senza risparmio di colpi. Brooke e Noah, ancora una volta, si guardano negli occhi con un po’ id incertezza, ma poi annuiscono alla sua domanda, e si precipitano verso l’armadietto nel quale tengono i piatti; la bionda prende le forchettine e ritorna vicino a Beatriz che, scoperta la torta di cioccolata con sopra i pezzettini di fragola, ha iniziato a tagliarla.
Nella sua testa, mille immagini le appannano la vista, tanto che deve concentrarsi davvero per riuscire a tagliare tre fette; vede la Sagrada Familia e i nuovi pezzi che devono aver costruito da quando non torna a casa, vede Barceloneta affollata di turisti che prendono il sole, vede gli occhi scuri di sua mamma e la barba incolta di suo papà, vede il pancione di sua sorella e il figlio che sta per arrivare, vede il bar dove ha lavorato quando era diciassettenne e voleva assolutamente andare al concerto dei Green Day, vede la piazza in cui ha dato il primo bacio, l’appartamentino in soffitta della sua prima volta. Vede Andres, vede i suoi occhi blu come il mare, il suo sorriso sfrontato e capriccioso, le sue mani grandi e bianche, i suoi pantaloni larghi e le braccia magre.

« Voi cosa ne pensate? Cioè, secondo voi cosa dovrei fare?» Beatriz interrompe nuovamente il silenzio, lasciando i suoi amici a bocca aperta perché, davvero, non si è mai visto che la spagnola chieda consiglio sul da farsi, specie su questioni che riguardano i suoi problemi personali. Noah lancia una breve occhiata al viso sorpreso di Brooke, prima di rivolgere di nuovo la sua totale attenzione all’amica e rispondere alla sua domanda con grande serietà.
« Lo so che probabilmente in questo momento vorresti ucciderlo come ti ha suggerito nella lettera ma Bea.. Io penso che Harry non abbia tutti i torti.» Esordisce, fissando Beatriz nei suoi occhi verdi che, mai come in quel momento, affogano nelle incertezze che Harry Styles ha riportato a galla. « Sei lontana da Barcellona, dalla tua famiglia e dalla tua Spagna da troppo tempo e tutti sappiamo quanto ti manchino. Penso.. – vacilla un po’ nel timore di spingersi ancora una volta troppo in là – sì insomma, penso che sia arrivato il momento di affrontare quello da cui stai scappando. Noi saremo con te, e così potrai finalmente andare avanti.» La sua voce è dolce, e sembra accarezzare la pelle del viso di Beatriz che, sotto quel tocco gentile, si rilassa leggermente; si accende una sigaretta, mentre ripensa alle parole della sua migliore amica e corruga la fronte nello sforzo di non piangere.
«Brooke?» La voce è ridotta ad un sussurro, il nome dell’amico che esce dalle sue labbra incerte per sapere anche il suo di parere. Lui avvicina la sedia a lei, e le prende la mano libera dalla sigaretta tra le sue; con il pollice le accarezza il dorso della mano in un gesto così dolce che Beatriz, per la prima volta, riesce a non fare paragoni con qualcos’altro, qualcun altro.
« B., quello che io, Noah o Harry Styles pensiamo non dovrebbe in alcun modo importarti, a mio parere, perché nessuno di noi tre era lì quella sera, e nessuno di noi tre può sapere quello che tu hai provato e quanto sia forte la tua paura di tornare.» Beatriz lo fissa con gli occhi spalancati perché, davvero, non ha mai conosciuto una persona più intelligente di Brooke; tra l’indice e il medio della mano destro, la sigaretta che ha acceso qualche secondo prima si sta consumando da sola, senza che lei la porti alla bocca nemmeno una volta, tanto è concentrata su ciò che Brooke le sta dicendo. « In ogni caso, tu hai chiesto il nostro parere, ed io te lo dirò. – L’attenzione delle due ragazze è completamente catalizzata su di lui, lo sguardo di Beatriz curioso e speranzoso e quello di Noah così adorante e innamorato che, seriamente, è qualcosa di spettacolare. – Io penso che tu abbia bisogno di tornare a Barcellona, e che tu debba affrontare tutto quello che hai lasciato lì un anno fa. Devi cercare di fare pace con il tuo passato, con la Beatriz che ha vissuto lì e che conoscono lì, per poi poter tornare qui a Londra, riuscire a chiamare davvero quella Amber Walls senza cagarti addosso come fai adesso, e vivere davvero. Questa che abbiamo conosciuto noi, non è la vera Bea, e io lo so. Io lo so che la vera Bea non è così egoista, né così superficiale come vuole far credere, ma devi tornare alle tue radici per poterti ritrovare. Lo so io, lo sa Noah e evidentemente lo sa anche Harry Styles, altrimenti non ti avrebbe fatto questo regalo.»
Beatriz ha gli occhioni verdi spalancati mentre, finalmente, avvicina la sigaretta ormai ridotta ad un mozzicone alle labbra e fa un tiro lungo, lo sguardo incerto che passa velocemente dal viso di Brooke a quello di Noah e viceversa. Nei loro lineamenti dolci e carichi di amore, nelle loro parole disinteressate e totalmente rivolte verso il suo bene, trova la risposta alla sua domanda e, alla fine, riesce perfino ad aprirsi in un piccolo sorriso un po’ traballante, ma comunque meraviglioso.

Si alza in piedi con calma, prendendo la busta tra le mani e giocando con un angolo bianco leggermente rovinato; le sembra quasi di sentire il profumo di casa – quel misto di mare, fumo, profumi costosi e frutta – mentre si rigira tra le dita i biglietti dell’aereo.
« A Barcellona fa caldo, ad Aprile.» Dice, poi, gli occhi bassi puntati sul pavimento che non si accorgono dei sorrisi aperti che illuminano il viso di Brooke e Noah. « Ma caldo davvero, non i venti gradi di massima a cui siete abituati qui, quindi portatevi qualcosa di leggero; domani sera si cena con la paella di mia mamma.» 
Poi, con un tremore allo stomaco che non riesce a controllare, lascia la cucina e va in camera sua; adesso che ha deciso, non vede l’ora di rivedere la sua città, la sua famiglia. Ha paura, certo, ma sa che in fondo non può rimandare quel momento per sempre, e che comunque, con lei ci saranno Brooke, Noah, i suoi genitori, Ana. E Harry.
Nei confronti del ragazzo, infatti, non ha ancora capito esattamente quale sentimento provare; è incazzata a morte con lui perché, insomma, uscire insieme qualche volta non gli dà certo il diritto di infilarsi nella sua vita privata come se niente fosse e mandarla in panico come non mai. Dall’altra parte, però, riconosce che gli deve almeno un briciolo di gratitudine, perché se sta preparandosi a tornare in Spagna lo deve solo a lui e alla sua capacità di impicciarsi degli affari degli altri. E’ per questo – perché non ha ancora deciso se sia più forte l’incazzatura o la gratitudine – che non gli scrive alcun messaggio, come invece gli aveva promesso, né risponde alla chiamata che, dopo qualche minuto, riceve.
Al contrario, concentra tutte le sue forze e la sua attenzione sulla valigia da fare, sperando di riuscire a non pensare altro che non siano i vestiti da indossare e le cose da portarsi; con una cura che non ha mai usato, piega i vestitini leggeri che a Londra non è mai riuscita ad indossare e tira fuori i pochi euro che le erano rimasti al momento dell’atterraggio in Inghilterra. Decide anche di non scrivere nulla ai suoi genitori, troppo divertita all’idea di vedere la faccia dei suoi genitori e di Ana a trovarsela sullo zerbino di casa, per preoccuparsi di essere responsabile, una volta ogni tanto. Manda solo un breve messaggio a Cherry per avvisarla della sua imminente solitudine all’Elephant Bar e per spiegarle brevemente il motivo della sua improvvisa partenza; qualcosa, però, le suggerisce che Cherry sappia già tutto e che, in parte, possa aver aiutato Harry a portare a compimento il progetto senza destare troppi sospetti.

Poi, con la valigia color ottanio piena di vestiti, pensieri e paure dritta accanto alla porta e il profumo della sua città già dentro al naso, si sdraia per l’ultima volta nel suo letto londinese.
L’ultima cosa che vede prima di addormentarsi, sono un paio di occhi blu che la scrutano con orgoglio.


Ciao bellezze :)
Che dire, sono leggermente in ritardo, ma giusto un poco, lo so :D
Mi scuso moltissimo, ma quest'ultimo mese ho avuto davvero un milione di cose da fare, tra mini vacanze improvvisate con le mie amiche, il lavoro che chiamava e un esame di informatica orribile da preparare; finalmente, però, sono riuscita a trovare un piccolo momento per aggiornare, e sono davvero davvero contenta.
Sono felice di annunciarvi che come molte di voi avevano ipotizzato, il contenuto della busta sono proprio dei biglietti per Barcellona; questo significa che nel prossimo capitolo Barca sarà la protagonista indiscussa, ed io non vedo l'ora di farvelo leggere e farvi innamorare di quella città come ho fatto io.
Grazie mille per avermi fatto compagnia quest'estate, giuro che ora che ricomincia la solita routine cercherò di aggiornare più regolarmente, intanto auguruo un buon inizio scuola/università/lavoro a tutte :3
Un bacione,
Chiara
p.s ho pubblicato una os su Louis a cui tengo moltissimo, vi lascio il link: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3253685&i=1
 


  
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