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Autore: Warlock_Vampire    21/09/2015    1 recensioni
Montebelluna. Una piccola città del Veneto apparentemente normale, nasconde un prezioso segreto.
I vampiri sono tornati in città per recuperare l'Antidoto. La vita di alcuni ragazzi verrà irrimediabilmente sconvolta dal soprannaturale...
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Mai gli uomini indietreggiano davanti ad un ostacolo
se saranno proposti grandi premi a chi tenta grandi imprese."
Tito Livio

"I misteri illuminano le tenebre che ci circondano
mantenendo il segreto di se stessi, come una lampada
che ci dà luce anche se non capiamo il suo funzionamento."
Paul Claudel

4
 
Tommaso e Nora parlarono per tutto il pranzo di quanto era loro successo in quelle poche ore. L’apprensione, comunque, non impedì a Tommaso di ingozzarsi, mentre Nora restò a guardarlo per tutto il tempo con una faccia preoccupata, così diversa dal volto disteso e sereno di Tommaso. Certo, lui si chiedeva come la sua vita sarebbe cambiata da quel giorno, ma dopotutto sentiva di essere nato per essere uno Stregone e quella rivelazione non lo aveva sconvolto più di tanto, se non si considerava l’iniziale sorpresa. Si preoccupava piuttosto per l’amica, la cui esistenza era stata sconvolta veramente; lui era nato così, Nora invece era stata trasformata. C’era una differenza notevole tra le due cose.
Dopo pranzo, i due si lasciarono sprofondare tra i cuscini del divano e presero a sfogliare il Grimorio. Tommaso girava le pagine del libro con timore reverenziale, conscio dell’enorme potere che esso conteneva.
«Ma non sarebbe meglio andare a casa di Rebecca e chiederglielo personalmente?» domandò Nora contrariata. Lei sperava in quel libro, ma non era poi così fiduciosa, dato che era tutto scritto in latino, oltre che molto antico e consunto. Tommaso stava cercando un incantesimo che gli avrebbe permesso di capire come Rebecca riuscisse a stare liberamente al sole senza bruciare. Era l’unico appiglio che gli era venuto in mente e vi si aggrappava con determinazione, benché il ragazzo sapesse di non essere esperto di magia e di avere davanti a sé molti mesi, se non anni, di pratica da dover fare.
«No, stupida idiota!» sbottò Tommaso senza staccare gli occhi dalle parole del libro, «potrebbe ucciderci tutti e due!».
Nora sbuffò d’impazienza, incrociò le braccia al petto e ribatté: «allora come facciamo?».
«Io sto cercando un incantesimo e tu non mi stai aiutando!» la rimbeccò Tommaso, stizzito. Voleva bene a Nora ma certe volte era esasperante.  
Dopo un po’ di silenzio, in cui Nora fissò il soffitto contrariata e Tommaso continuò a sfogliare pagine, leggendo qualche passaggio che gli sembrava interessante, il giovane esclamò: «Ah! Ho trovato, forse…».
Nora si avvicinò immediatamente a lui, dimenticando qualsiasi nervosismo e riempiendosi nuovamente di speranza, e insieme tentarono di decifrare gli appunti di Maura, la madre di Tommaso, scritti fitti fitti in piccolo ai margini della pagina sopra il titolo quasi illeggibile di un incantesimo.
«Sembra si tratti di un incantesimo di Legilimanzia» osservò Tommaso, che aveva finito di leggere prima di Nora, conoscendo bene la calligrafia della madre.
«Intendi leggere nella mente di Rebecca? Non ti sembra un po’ azzardato?» domandò scettica Nora, che ancora non sapeva del piano dell’amico.
«Parla quella che voleva andare a casa sua!» ribatté Tommaso alzando gli occhi al cielo.
«Ok, allora proviamoci» si arrese Nora con un sospiro.
Tommaso prese il suo Iphone. Nora di rimando lo guardò interrogativa: «non dobbiamo fare l’incantesimo?».
«Si! Infatti sto cercando una foto di Rebecca, perché nel Grimorio c’è scritto che bisogna creare un collegamento e occorre un qualcosa che identifichi la persona… e io ho pensato ad una foto» spiegò Tommaso senza riuscire a nascondere una certa fretta.
Trovata la foto, Tommaso la fissò intensamente e recitò l’incantesimo riportato sul Grimorio.
Non accadde nulla.
I due amici si guardarono l’un l’altra senza sapere cosa fare.
«Ti avevo detto che era troppo azzardato!» saltò su Nora.
«Aspetta… facciamo come nei film, creiamo un’atmosfera» disse Tommaso respirando lentamente per calmare il suo nervosismo. Corse in cucina e recuperò dalla credenza delle candele e un accendino e tornò da Nora.
Accese le candele e le posizionò attorno a loro, poi, dopo un attimo di raccoglimento, recitò nuovamente l’incantesimo. Di nuovo, non accadde nulla.
Nora era sempre più sconsolata, mentre Tommaso esplose di rabbia e, perso ogni controllo, fece avvampare le candele, minacciando di bruciare la maglietta di Nora, che si alzò di corsa dal divano per scampare alle fiamme. Ripresisi dallo spavento e ritrovato un equilibrio, tutto tornò alla normalità e Tommaso ritentò l’incantesimo.
Sentì che qualcosa sarebbe successo.
 
Rebecca, distesa sul suo letto, ascoltava musica senza pensare a niente. Non voleva infatti ritornare agli eventi della notte precedente e provare ancora quello schiacciante rimorso, ogni volta che davanti agli occhi le ricompariva il corpo di Nora che sbatteva contro il tronco di un albero. Chissà se l’aveva uccisa…
D’un tratto ebbe la sensazione di avere un capogiro, ma non poteva essere perché lei era un Vampiro e i Vampiri non stanno mai male.
Il malessere si fece più forte finché non sentì quasi la testa esploderle. Si alzò di scatto dal letto e si tolse le cuffiette, tenendosi la testa tra le mani. Gemette per il dolore, pensò di star morendo, poi il buio.
Era svenuta.  
 
«Sta funzionando!» esultò Tommaso, con gli occhi chiusi, concentrato. Nella sua mente, Tommaso vide Rebecca com’era l’estate precedente. Come in un film, vide passare di fronte a lui la vita della ragazza, fino al suo incontro con Elia e la trasformazione; poi vide i bei momenti che lei aveva passato col Vampiro e infine, vide Elia nel suo sontuoso salotto con Rebecca. Lui le infilava un anello con una piccola pietra azzurra al dito e successivamente andava alla finestra, scostando la pesante tenda di velluto. Rebecca fu inondata dalla luce del sole ma non le accadde nulla, il suo corpo rimase integro.
Tommaso aprì gli occhi e guardò Nora trionfante per un secondo. Aveva scoperto come aiutare la sua migliore amica.
«E’ un anello…» mormorò allora. Sentì lo sforzo per quell’incantesimo mozzargli il fiato e cadde tra i cuscini, privo di sensi.
 
Quella sera,  Vittoria andò a letto presto.
Il suo sonno fu interrotto poco dopo, però: si svegliò nel cuore della notte a causa di un forte trambusto che proveniva dal corridoio. Socchiuse la porta della sua camera per vedere cosa stesse succedendo e vide sua madre vestita di tutto punto, in jeans, camicetta e anfibi ai piedi, in mezzo al corridoio. Vittoria voleva uscire per chiederle dove stesse andando, ma si bloccò quando vide suo padre uscire dalla sua camera con un mitra tra le mani.
I suoi genitori, che non si erano accorti di lei, scesero le scale che portavano al garage sotterraneo borbottando frasi che la ragazza non poteva comprendere, e Vittoria li seguì, camminando piano, in punta di piedi, per non essere scoperta.  
«Hai preso i proiettili con lo Strozzalupo?» domandò ad alta voce Mirco alla moglie, serio e incredibilmente determinato. Lei rispose di sì e aggiunse: «ho preso anche quelli con la Verbena, nel caso ci fossero Vampiri in giro».
Caricarono sul cassone del pick-up Toyota Tundra un borsone pieno di armi e proiettili, poi partirono sgommando veloci nella notte, senza guardarsi indietro e senza curarsi di chiudere il garage. Evidentemente non pensavano che Vittoria li potesse scoprire.
Invece la ragazza era là, in piedi in mezzo al garage male illuminato, allibita. Fece qualche passo incerto prima di sentirsi svenire. Si tenne al muro per non cadere e procedette verso il grande armadio dal quale i suoi genitori avevano preso le armi. Aprì con mani tremanti le due ante e fissò a bocca aperta l’arsenale che aveva di fronte. Mitra, fucili, carabine, pistole, proiettili di ogni forma e tipo e persino bombe a mano…
«Mio padre ha sempre detto che qui dentro c’erano attrezzi da giardinaggio…» mormorò Vittoria a sé stessa.
Perché c’erano tutte quelle armi in casa loro? E cosa voleva dire Strozzalupo? Perché sua madre aveva nominato i Vampiri? Quante domande le nascevano in cuore. Vittoria chiuse di scatto l’armadio e tornò in camera, riflettendo velocemente.
Da sempre aveva fatto sport come ginnastica artistica, kick-boxing, judo e poi tiro con l’arco. Quante volte era andata al poligono con suo padre e aveva imparato a sparare… non poteva essere casuale!
Quell’arsenale era la chiave per scoprire verità sulla sua famiglia che ancora non conosceva, per rispondere a domande che spesso si poneva, sulla stranezza dei suoi genitori, su quell’armadio che non le avevano mai lasciato avvicinare e sul perché spesso se ne andavano, nel cuore della notte, senza mai fare ritorno prima dell’alba. 
Dove vanno?, si chiese con rabbia Vittoria.
Doveva scoprirlo.
  
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