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Autore: Utopia2    21/09/2015    5 recensioni
Matteo e Margherita, due ragazzi apparentemente opposti ma legati da un grande vuoto comune, riusciranno a 17 anni a trovare ciò che molti cercano per tutta la vita: l'amore.
Ma non c'è bene senza male e insieme si avvieranno verso l'autodistruzione.
"A cosa stai pensando?"
"Non è l'amore ma il fatto che stiamo entrambi male che ci unisce"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Suona la sveglia, 15 settembre, ore 7:00.
Bene, è un nuovo giorno.
A fatica mi butto giù dal letto, vado in bagno, mi lavo ed esco, insapettatamente in anticipo.
Sento il telefono vibrare, un messaggio.
E' Edoardo: "dove ci siamo visti eri per le... bhe possibilmente ora, corri"
Sono solo le 7:20 e sono troppo stanca per riflettere sul perchè del messaggio, eseguo senza troppe domande.
Svolto l'angolo e lo vedo.
Mi sorride, gli sorrido.
Aveva il motorino e due caschi.
Continuo a non pormi domande calcolando che riesco a muovere a fatica le gambe.
"Buongiorno, complimenti per la puntualità, non me lo aspettavo" 
Lo saluto e finalmente, ai limiti della coscienza arrivo a formulare "il motivo dei caschi e del motorino?"
Ride, ed è bello che qualcuno riuscisse ancora a farlo così facilmente.
Mi sento ormai come in una cupola, impotente, inutile.
Io non combatto la vita, io mi sono arresa, completamente, è la cosa più brutta e me ne rendo conto.
Ho sentito gente affermare che il suicidio è un atto di codardo, concordo, ma quello che sto facendo io è peggio.
Sono morta e ho lasciato che la morte mi sconfigesse.
Ho lasciato che le persone mi ferissero e che le cose mi venissero contro, in questa vita io non ho avuto il coraggio di decidere niente.
"Ti porto a fare un giro, ti va?"
Lo guardo con fare confuso.
"Ma oggi è martedì..." osservo.
"Bhe, si, ma sei nuova, è una bella giornata e di andare a scuola non mi va poi tanto. Salta su, dai"
Mi sta simpatico.
E' un po' come la vecchia me.
Mi piaceva vivere sul momento, non programmare nulla.
Pensare a una cosa e farla subito perchè è appena pensata che è al culmine della sua bellezza.
Prendo il casco e salgo.
Roma è bellissima.
E' come se tutto fosse speciale in sè.
Come se qualunque cosa avesse importanza, anche i sassi.
Il motorino si ferma, alzo gli occhi e vedo il Colosseo.
E' una di quelle cose che ho sempre voluto vedere ma non ne ho mai avuto l'occasione.
"Allora che ne pensi?"
Il mio stupore è facilmente riconoscibile, un po' come tutto in me.
Cerco di nascondere il mio dolore, ma inevitabilmente tutti lo trovano.
E' come se giocasse a nascondino nascondendosi dietro una tenda.
Inizialmente sembra tutto normale, ma basta un secondo per accorgersi dei piedi che sbucano fuori.
"Ci facciamo una passeggiata?" 
Scendo e gli restituisco il casco.
Capisco che si sente un po' a disagio, e cerco di evitare la situazione.
"Comunque, vengo da Milano. Scusami se ieri sono stata brusca quando me lo hai chiesto, e solo che... no, niente, scusami e basta"
"Prima o poi mi spiegherai che cos'hai?" dice guardandomi negli occhi, improvvisamente serio.
A quel punto, riprendono i flashback, in maniera più ripetuta di ieri, tutti insieme, in un colpo solo.
Mi sento impotente, debole, incapace di accettare qualunque tipo di realtà.
E lui continua a stare lì, davanti a me.
E' serio, ma non mi basta, non può capire.
Il suo dolore non potrà mai essere proporzionale al mio.
La sua felicità non potrà che farmi più male, non mi cambierà, o se lo farà se ne andrà, lasciandomi sola con i miei mostri.
Mi piace Edoardo ma non potevo permettermelo, era troppo.
Prendo la borsa e scappo.
Dopotutto sono solo le 7:50, forse faccio ancora in tempo ad andare a scuola.
Sento una mano tirarmi indietro, sono stanca, vorrebbe spiegazioni che neanche io so dare.
"Okay senti. Mi conosci da due giorni, vuoi sapere che c'è? Spiegami solo come puoi minimamente permetterti di chiedermelo. Non so niente di te, ne ne voglio sapere. Semplicemente, per me non sei niente, come io non lo sono per te, come non la sarò mai."
Mi lascia, me ne vado.
Non mi volto, cammino e basta.
Vedo la fermata dell'autubus, controllo il tabellone, perfetto l'autubus che mi serviva era in arrivo.
7:55, entrerò in seconda.
†††
8:50, arrivata.
In effetti il viaggio era lungo, ma mi è piaciuto.
Ho dieci minuti per me, almeno, prima di riaffrontare quel caos.
Mi siedo e mi accendo una sigaretta.
Sembrerà banale, ma io ci credo.
Io ci credo negli avvertimenti sui pacchetti delle sigarette, è per quello che le compro.
Il mio preferito era "il fumo danneggia te e chi ti sta intorno".
Mi piace il fatto che, anche se per qualche minuto, gli altri siano danneggiati quanto me.
"Ehi ciao aspetti qualcuno o sei nuova?" 
Ritorno alla realtà.
Mediamente alto, capelli scuri, castani, occhi sul verde, non esattamente il mio tipo, ma oggettivamente non male.
"Sono nuova"
Dice di chiamarsi Matteo, mi presento.
"Non è che avresti una sigaretta? Sai stamattina ho fatto tardi e non le ho comprate..."
Voglio danneggiarlo, almeno un po'.
Gli do il pacchetto, suona la campanella, dice qualcosa che non riesco a sentire e corro via.
Meglio evitare più persone possibili, almeno per il momento.




 
   
 
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