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Autore: Meahb    11/02/2009    10 recensioni
Fino a che punto si spinge l’amicizia? Qual è la linea di confine tra amicizia e amore? E cosa succede quando il destino è convinto che due persone sono destinate a stare insieme, costi quel che costi?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Everything 19

EVERYTHING IN ITS RIGHT PLACE

 

 

 

I nostri sogni e desideri cambiano il mondo.

(Karl Popper)

 

 

 

 

 

“Dov’è?”
Orlando si precipitò nella sala d’attesa del reparto, saettando con lo sguardo a destra e sinistra.
“Gib calmati”, le consigliò Sam, “E’ tutto sotto controllo”.
Un grido spezzò quel silenzio carico di aspettativa ed Orlando si fiondò verso il corridoio alla sua sinistra.
“Signore, dove crede di andare?”, le domandò un’infermeria.
“Mio figlio sta partorendo mia moglie”, buttò lì, agitatissimo.
L’infermiera ridacchiò, “Davvero?”
Lui annuì, scrutando con lo sguardo le porte chiuse intorno a lui.
L’infermiera sorrise, “Qual è il nome di suo figlio che sta partorendo sua moglie?”
Orlando la guardò senza capire, “Eh?”
La donna si strinse nelle spalle, “Me lo ha detto lei”, ridacchiò ancora, “Qual è il nome di sua moglie?”
“Bee”, rispose lui senza pensarci.
La donna si armò di pazienza. Era chiaro che quel ragazzo stava vivendo una crisi di panico. Puro panico. “Il cognome?”
“Bloom”, ci pensò, “No, forse è Gallagher. Non siamo ancora sposati legalmente”, farfugliò.
“Ah si”, annuì la donna con un sorrisone, “Abaigeal! La scrittrice! Venga, l’accompagno!”
Un nuovo grido. Stavolta carico di sofferenza.
“Come sta?”, s’informò incedendo lungo il corridoio.
“La stava attendendo”, spiegò, “E nel frattempo sta cercando di convincere vostro figlio ad aspettare”, sorrise, quindi abbassò la maniglia di una porta.
Ed Orlando la vide così. Sdraiata sul lettino, le gambe divaricate, il viso sudato e i capelli che le ricadevano davanti al viso.
Nonostante tutto, pensò di non aver visto niente di più puro. E bello.
“Flow”, sospirò lei, stringendo i denti.
Lui si avvicinò, prendendole una mano.
“Sono qui. Scusa per il ritardo”.
Una nuova fitta le provocò una smorfia di dolore, “Non sei famoso per il tuo tempismo, dopotutto, no?”
Lui le sorrise, “Come va?”
“Dannatamente male. Sto per morire. Tra un secondo girerò la testa a 360 gradi e comincerò a vomitare bile verde, come nell’Esorcista”.
Suo malgrado, Orlando ridacchiò, “Andrà tutto bene”, cercò di rassicurarla.
Lei lo guardò di traverso, “Flow devo ricordarti quello che è successo quando hai detto così l’ultima volta?”.
Lui nascose una smorfia di fastidio. Sfortunatamente, lo ricordava anche troppo bene.
 

 

“Pronta?”
Bee si fissò l’enorme pancione avvolto dal lungo abito prugna, quindi lasciò andare un lungo sospiro.
“Secondo me, hai avuto un’idea di merda”, borbottò, visibilmente in apprensione.
Orlando ridacchiò, sistemandogli una ciocca di capelli che le era ricaduta sugli occhi.
“Bee, prima o poi avremmo dovuto farlo comunque”.
Lei si voltò, guardandolo con una buffa smorfia, “Non potevamo aspettare il poi? Dobbiamo per forza farlo prima?”
“Andrà tutto bene”, tentò di rassicurarla lui.
“Come no, ne sono sicura”.
“Dovresti esserlo”
“E tu dovresti cambiare religione. Questa calma zen mi innervosisce”.
Orlando si sporse e la baciò sulla fronte, “Bee tanto ormai è di dominio pubblico”.
“Come se non lo sapessi”, brontolò, “Ma sono stufa di dovermi difendere dagli attacchi di quelli là. Sono stufa. E grassa. E incinta”, si guardò nuovamente il pancione, “Molto incinta. Dovrei rimanermene a casa, invece che andare in giro per le premiére”.
La limo rallentò, fermandosi a poche centinaia di metri dal Mann Village Theater, il teatro dove si sarebbe svolta la prima del nuovo film di Orlando. Bee sussultò, strappandogli una risatina.
“Bee calmati”, le consigliò ridacchiando.
“Flow agitati”, le consigliò lei di rimando.
Lui scosse la testa, suo malgrado divertito.
“Devo parlare con Sam”, disse lei, agitata, “Dammi il cellulare. Devo parlarci. Sto iperventilando”.
Orlando fece una smorfia, “Non ce l’ho il cellulare”.
“Come sarebbe a dire?”
Lui si strinse nelle mani, “Tu sei qui, chi dovrei chiamare?”
Bee sbuffò, indispettita, “E se succedesse qualcosa?”, domandò.
Orlando alzò un sopracciglio.
“Non fare quella faccia. Se mi si rompessero le acque che facciamo? Ci mettiamo a strillare ‘ambulanzaaaa’ con la speranza che ci sentano dal Cedars-Sinai?”
Orlando le afferrò entrambe le mani, guardandola con dolcezza, “Bee, è tutto ok, va bene? Andrà tutto bene, fidati”.
La limo si fermò esattamente davanti al red carpet e il cuore di Bee cominciò a battere impazzito.
“Non ce la faccio”.
Orlando attese che aprissero lo sportello da fuori quindi sorrise, “Ce la fai. Ci sono io”.
Bee lo vide scendere e contemporaneamente sentì le grida delle fan. Adocchiò la mano che lui le stava offrendo quindi, dopo un lungo istante l’afferrò e si decise a scendere.
Ed una scarica di flash e voci la stordì.

 

“Flow, ti stai ancora torturando per quella storia?”
Lui le carezzò la testa, “Non doveva succedere”
“Ma è successo”, precisò lei lasciandosi cadere tra i cuscini.
“Avrei dovuto fare qualcosa”.
Malgrado il dolore sempre più forte delle doglie, Bee scoppiò a ridere. Di gusto.
“Più di quanto tu non abbia fatto?”
Lui sbirciò l’infermiera che trafficava con qualcosa che somigliava vagamente ad un forcipe, rabbrividì e tornò a guardare Bee.
“E che cosa ho fatto? Ti ho lasciata sola quando avrei dovuto stare con te”.
Lei sbuffò, “Dannato cocciuto”, borbottò. “Devo ricordarti quello che è successo? Le fantastiche parole che hai detto?”

 

“ORLANDOOOO”
“ORLANDO DA QUESTA PARTE”
“ORLANDO UNA FOTO, PER FAVORE”.
Bee si girò da una parte all’altra cercando di identificare da dove provenissero quelle voci. Invano. I flash l’accecavano.
“Ma questo è un delirio!”, borbottò stringendosi al braccio di Orlando.
“Non è la tua prima premiére, dopotutto”, constatò lui, “Dovresti saperlo”.
“ORLANDOOO, UNA FOTO DA QUESTA PARTE”.
Lei sospirò, “Probabilmente è perché alle tue premiére ci venivo passando per l’ingresso secondario”.
Incedevano lenti, sorridendo di tanto in tanto ad i fotografi che sembravano quasi impazziti. In realtà Orlando sorrideva. Bee si limitava a socchiudere gli occhi per ripararsi dal fastidioso riverbero dei flash.
“OB!”, una voce richiamò la loro attenzione. Si voltarono entrambi e notarono Dominic e Leonardo camminare verso di loro.
“Terra!”, mormorò Bee, evidentemente più tranquilla.
Dom e Orlando si scambiarono un paio di potenti pacche sulle spalle, quindi il ragazzo venne catturato da Leonardo, che dopo aver baciato Bee, lo trascinò verso un giornalista della CNN.
“Bee!”, la salutò Dominic abbracciandola, le prese le mani sorridendole, “Sei una meraviglia!”
“Sono una mongolfiera, vorrai dire!”
Dom scoppiò a ridere, stampandogli un bacio sulla guancia.
“Nervosetta?”, domandò.
“Vorrei vedere te”, borbottò adocchiando Orlando e Leonardo parlare divertiti di fronte alle telecamere.
“E’ la prima uscita ufficiale?”, le domandò prendendola sotto braccio e avanzando lungo il tappeto rosso.
“Se non entriamo in fretta, suppongo che sarà anche l’ultima”.
“DOMINIC!”, gridò un’altra voce, “FATTI SCATTARE UNA FOTO!”
Il ragazzo si voltò, quindi abbracciò Bee e sorrise a beneficio dei fotografi.
“Dom, per cortesia. Non ti ci mettere anche tu!”
“Eddai Bee”, rise lui, “Devi abituarti. Fa come Dom, sorridi!”
Lei lo colpì con un gomito e lui scoppiò a ridere.
“Che succede qui?”, domandò Orlando, abbracciando Bee.
“La tua ragazza ha problemi con i fotografi”, ridacchiò Dom.
“L’ho notato”, disse lui baciandole una tempia e scatenando l’ennesima ondata di flash.
“Orlando!”, lo chiamò Robin, “Vieni qui,per favore. C’è da fare un’intervista!”
“Te ne occupi tu?”, domandò a Dom.
Il ragazzo offrì il braccio a Bee che, solerte, lo afferrò.
“Torna presto Flow”, sussurrò lei.
Lui la baciò a fior di labbra, “Neanche ti accorgerai che me ne sono andato!”
Dominic la scortò verso l’ingresso del teatro, salutando colleghi e amici che incontravano strada facendo.
Proprio quando ormai credeva di avercela fatta, Bee venne intercettata da una giornalista di E!Entertainment.
“La signorina Gallagher”, le sorrise questa, melliflua, “Come stai, Abaigeal?”
Bee cercò di contenere il fastidio.
Se c’era una cosa che le dava sui nervi era quel falso cameratismo che caratterizzava quasi tutti i giornalisti. Quelli che, per inciso, fino a quindici giorni prima, non avevano fatto altro che descriverla come la peggior megera del pianeta. Quella che si era fatta mettere incinta da Orlando Bloom per avere la strada spianata verso il successo.
Non l’avrebbe mai confessato, ma era questo il motivo per cui non voleva far uscire il suo libro. Non voleva che il suo talento venisse messo in discussione da quelle malelingue.
“Tutto bene, grazie”, si decise a rispondere.
Dom le lasciò la mano, allontanandosi di pochi passi.
“Ci siamo quasi, uhm?”, domandò alludendo al pancione.
“Si, manca poco”, si sforzò di essere gentile. Doveva esserlo. Per Orlando.
“Maschietto o femminuccia?”
“Abbiamo preferito non saperlo”.
La giornalista sorrise deliziata, “Sarà una sorpresa dunque! Come questa inaspettata gravidanza!”
Bee tenne botta, senza scomporsi, “Già”, mormorò.
“Come vanno le cose con Orlando? Ho saputo che avete trascorso momenti difficili”.
“Splendidamente, grazie. I momenti difficili sono stati meravigliosamente superati”.
La guardò con aria di sfida.
“Peccato che non si possa dire lo stesso per la Kerr. Ho saputo che è stata da poco ricoverata in una clinica”.
Bee inghiottì un fiotto di rabbia. Da che Orlando l’aveva lasciata, Miranda non aveva fatto altro che raccontare a tutti i tabloid del pianeta quanto stesse soffrendo. Era snervante. E patetico. Come l’ultima trovata. Quella di farsi ricoverare in un clinica per rimettere insieme i cocci della sua vita. Come no….
 “Lo abbiamo saputo anche noi. Mi dispiace molto per Miranda, ma si riprenderà senz’altro. E’ una donna forte”.
“Credi che quello che è successo con Orlando abbia influenzato?”
Bee mascherò una smorfia. Se rispondo ‘no’ che succede? Mi linciano? Pensò.
“Non è stato facile per nessuno”, rispose cercando di apparire calma.
“Lo credo”, proseguì la donna, con uno sguardo malizioso, “Ma sono sicura che a te è andata meglio. Orlando è un fantastico attore, un bellissimo ragazzo…sono certa che…”
“Non credo che tu possa essere certa di qualcosa”, la interruppe Bee, innervosita, “Anzi. Non credo che qualcuno possa neanche lontanamente immaginare quello che tutte le persone coinvolte hanno passato. Quindi preferirei che evitassi di dare giudizi”.
La donna rimase per qualche secondo interdetta, poi tornò alla carica.
“Siete personaggi pubblici”, spiegò, una nota dura nella voce, “E’ normale che la gente parli di voi”.
“Non lo metto in dubbio. Ma un conto è parlare. Un conto è giudicare. Dubito che tu sia pagata per questo”.
L’atmosfera si stava scaldando. Bee cercò con lo sguardo Orlando. Invano. E anche di Dominic non c’era traccia.
“Capisci da te che questo scandalo ha destato sicuramente interesse”.
Alla parola ‘scandalo’, Bee meditò di togliersi una scarpa e infilargliela in bocca.
“Scandalo?”, ripeté, quasi divertita.
“C’era un matrimonio di mezzo”, proseguì l’altra, “Che è saltato perché tu ti sei fatta mettere incinta”.
La donna si rese conto con un secondo di ritardo di aver passato il limite.
“Senti un po’, bella. Pensi che io sia qui per farmi prendere ad insulti da te?”, il tono di voce si alzò pericolosamente, “Sono incinta, è vero. E sono incinta perché lui quanto me voleva questa cosa. Quindi ti pregherei di conservare le tue stronzate per il prossimo aperitivo con le amiche”.
“Non credo che…”
“Cosa diavolo succede?”
Orlando si fece largo tra le persone, raggiungendo Bee e prendendole una mano.
“E’ tutto ok?”.
Nel vederlo, gli occhi le si riempirono di lacrime. Un altro affronto. L’ennesimo.
Che avrebbe portato cattiva pubblicità a lui.
Orlando si voltò verso la giornalista, “Cosa sta succedendo, qui?”
La donna sorrise, “Assolutamente nulla. Stavamo semplicemente parlando”.
“No”, precisò Bee, “Stava semplicemente dandomi dell’arrivista davanti a mezza nazione”.
Orlando la guardò dispiaciuto, quindi si voltò verso la giornalista.
“Ok, è ora di piantarla”, pronunciò queste parole con tono deciso, “Capisco che questo è il tuo lavoro e lo apprezzo. Apprezzo anche l’interesse che mostrate verso di noi, ma per cortesia, smettiamola con questa storia dell’arrivismo, ok? Io amo questa donna. L’ho sempre amata. Sono l’uomo più felice del pianeta perché tra meno di un mese diventerò papà e perché questo figlio è la cosa che più desideravamo al mondo. Mi rendo conto di aver commesso degli errori, ma sono umano. E in quanto tale mi prendo il diritto di sbagliare. Mi dispiace se qualcuno di voi è rimasto deluso, mi spiace di aver arrecato dolore a chi era con me e mi dispiace anche di non essere stato in grado di evitarlo”, prese fiato, “Ma questo è quello che voglio. Giudicate il mio modo di recitare, giudicate pure le scelte che faccio in merito alla mia carriera, ma non giudicate la mia donna. Né tantomeno quello che provo per lei”.
Detto questo si voltò verso Bee e dopo averle sussurrato un ‘andiamo’, la guidò all’interno del teatro.

 

“Ci siamo”, disse la ginecologa entusiasta, interrompendo i loro pensieri.
Bee la fulminò con lo sguardo, “Non dovrebbe essere un momento straordinariamente perfetto?”, brontolò.
La donna ridacchiò, “Tempo venti minuti e lo sarà”, la rassicurò.
“Venti minuti??”, domandò lei sconvolta.
“Andiamo Bee, tieni duro”, cercò di darle la carica Orlando, “Dopo nove mesi cosa vuoi che siano venti minuti?”
Lei si voltò di scatto, “Hai una vaga idea di cosa sta succedendo al mio basso ventre?”
“Mmm…no”, ammise lui.
“Appunto”.
“Abaigeal, ora ascoltami. Alla prossima fitta spingi più che puoi, intesi?”
Lei annuì, poco convinta, “Sempre se non muoio nel frattempo”.
“Non morirai”, la incoraggiò la donna, “Stai andando benissimo”.
Bee fece per rispondere ma la fitta la colpì di sorpresa. Spaventata e sofferente, tentò di fare quanto le era stato detto.
Afferrò la mano di Orlando e spinse. Spinse con tutta la forza che aveva.
Lui la guardò intenerito, vagamente preoccupato, senza dubbio sopraffatto. Da lì a pochi minuti sarebbe diventato padre. Il solo pensiero lo atterriva e galvanizzava al tempo stesso.
“Oddea!”, mormorò lei, sofferente.
Orlando le baciò la fronte, “Amore, stai andando alla grande”.
Bee fece appena in tempo a registrare che lui l’aveva chiamata ‘amore’ per la prima volta, quando la seconda fitta la colse.
E fu questioni di pochi istanti. Sentì un dolore acutissimo, seguito da uno strano rumore fluido che cristallizzò tempo e suoni, fino ad esplodere nel pianto meraviglioso di un bambino. Il suo bambino.
Il loro bambino.
Scoppiò a piangere, stringendo il viso di Orlando tra le mani, commuovendosi nel vedere che gli occhi di lui si erano riempiti di lacrime, scoprendo un’espressione che mai gli aveva visto in volto. Meraviglia. Stupore. Amore. Mille sensazione fuse insieme in due paia d’occhi che non riuscivano a smettere di fissarsi e di sorridere tra le lacrime.
Fu Orlando a muoversi per primo. Le baciò le labbra e si voltò verso l’ostetrica che stava facendo il primo bagnetto al bambino. Camminò lentamente, fino a riuscire a vedere i lineamenti perfetti di quel piccolo frugoletto che sgambettava nell’acqua gridando come un ossesso.
“E’ una femminuccia”, lo informò l’ostetrica .
Lui sorrise, tendendo le mani per prenderla in braccio. Chissà perché, ma non ne era per niente stupito.
La donna l’avvolse in una spessa coperta di cotone blu e glielo offrì con riverenza.
Orlando la guardò e pensò di non aver mai visto niente di più bello in tutta la sua vita. Niente che valesse tanto. Niente che avesse addosso tutta quella luce.
Portò la piccola verso Bee che pianse di nuovo, nel vederla.
“E’ una meraviglia”, sussurrò.
“Ci somiglia”, osservò Orlando, sfiorandole una guancia.
“Ha i tuoi occhi”, osservò lei.
“E’ luminosa”, le fece eco lui.
“Ciao Niahm, benvenuta”, mormorò Bee, sorridendo alla piccola.
“Niahm?”, domandò Orlando, senza capire.
“Vuol dire ‘luminosa’” le spiegò Bee, sporgendosi per baciarlo.
Ad Orlando tornò in mente una delle loro prime conversazioni, quando Bee gli spiegò il significato dei loro nomi.
“Una luce che sboccia?”, azzardò con un sorriso.
Abaigeal guardò prima la piccola, poi lui, poi di nuovo la piccola.
“Poteva essere altrimenti?”
Orlando scosse la testa.
No.
Decisamente no.

 

 

 



Eccolo qua il nuovo capitolo.

E finalmente ecco qua il frutto di questa strana e meravigliosa relazione. Stiamo per giungere al termine, ragazze.

Ma voglio ringraziarvi. Non sapete quanto contino tutte le vostre parole, il vostro sostegno, il vostro essere sempre presenti. Vi adoro. Letteralmente.

Vi lascio questo capitolo oggi poiché sospetto che la prossima settimana non potrò postare nulla dato che…ehm…lunedì mi laureo.

Ce…antropologia…roba strana!!!!!

GRAZIE VERAMENTE A TUTTE per gli in bocca al lupo…crepi!!!

E grazie per esserci…!!!

Voi neanche lo immaginate ma siete entrate nella mia vita in un momento che non dimenticherò mai e spero ci rimarrete a lungo. Ancora a lungo!

 

Vi voglio bene, ragazze!

A prestissimo!!!!!!!

 

Vi abbraccio

Am

  
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