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Autore: marl_vt    22/09/2015    2 recensioni
-Il Torneo Tremaghi è il torneo che vede sfidarsi le tre principali scuole della Gran Bretagna: Inghilterra, Irlanda e Scozia. Dopo duecento anni, Hogwarts avrà l'onore di ospitare questo grande evento. Harry Potter, insieme ai suoi grandi amici Ron Weasley e Draco Malfoy, sono studenti irlandesi. Hermione Granger è una studentessa di Hogwarts. Due caratteri incompatibili entreranno involontariamente in contatto, nello scenario di un Torneo decisamente pericoloso.- Una storia a cui sto dedicando tempo (da tempo) e inventiva, ho deciso di pubblicarla nonostante la stia ancora revisionando e completando, perchè ho capito che senza le vostre recensioni e (perchè no) consigli non so se il lavoro che sto facendo è buono o meno. Spero vivamente possa piacervi! Attendo impaziente commenti e note..:) Enjoy! marl_vt
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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4. SEMPRE PIU' DISTANTI.

 

 

 

 

 

 

I due giorni successivi furono così pieni per i tre campioni che non ebbero neanche il tempo per mangiare con tutti gli altri studenti. Furono assaliti letteralmente dalla stampa, da fotografi, dalle migliori sarte per fare tutte le loro divise su misura. Era tutto così allucinante che non sembrava neanche vero. A fine della seconda giornata, era in programma l'intervista finale, quella che poi sarebbe apparsa sulla Gazzetta del Profeta.

 

Erano tutti e tre nelle divise della loro scuola ed erano seduti uno affianco all'altro. Di fronte a loro, munita di piuma Prendiappunti e fotografo di fiducia, c'era Rita Skeeter.

 

“Allora..” Cominciò lei, con voce squillante e per niente rassicurante.

 

“Dean Thomas, Harry Potter e Martin Gully.” Disse indicandoli uno per uno.

 

Loro tre si guardarono a vicenda, dubbiosi se dire qualcosa o semplicemente stare zitti. Ma non ebbero molto tempo per pensare, perchè la Skeeter cominciò a fargli domande a raffica. La sua piuma scriveva incessantemente, anche quando loro rimanevano in silenzio. Harry non osava immaginare cosa sarebbe apparso sulla Gazzetta il giorno dopo.

 

Le sue preoccupazioni erano più che fondate: quando scese per fare colazione la mattina dopo vide mezza Sala Grande con la Gazzetta in mano. Appena prese posto, tutti lo guardarono.

 

“Ti prego, dimmi che non è così male come penso.” Chiese Harry a Luna. Lei gli sorrise e gli passò il giornale. La prima pagina era completamente loro, e la Skeeter aveva scelto una foto sua che lo faceva sembrare un fotomodello. Aggrottò la fronte, chiedendosi quando mai aveva fatto una foto del genere. Lesse il titolo a caratteri cubitali:

 

I TRE CAMPIONI: IL BELLO, IL BUONO E IL SIMPATICO.

 

Harry sgranò gli occhi, non poteva crederci. Voleva nascondersi dentro una botola piena di escrementi se avesse potuto.

 

“Non prenderla così male..” Gli disse Ron sedendosi e dandogli una pacca sulla spalla. “Almeno sei il bello, scusa eh.” E si mise a ridere. Non vedeva l'ora di prenderlo in giro da quando aveva letto l'articolo quella mattina. Harry lo ignorò e lesse l'articolo, le parti che lo riguardavano per lo meno. Erano citati anche i suoi genitori, il fatto che erano morti in uno scontro essendo auror, il fatto che era cresciuto con i suoi zii Babbani che lo avevano sempre trattato male.

 

“Perfetto, per me che sono una persona estremamente riservata questo è davvero un toccasana.” Accartocciò il giornale e lo lanciò lontano. In quel preciso istante Hermione si sedette al tavolo, con alcuni libri e la Gazzetta sotto braccio. Salutò tutti in generale, anche se con Harry i rapporti erano ancora decisamente freddi. Lui non riusciva a perdonarle il fatto che ancora non gli avesse detto uno straccio di parola per il fatto che era diventato campione.

 

“Ah, vedo che anche tu ti fai una bella dose di attualità stamattina. Così magari ti rendi conto che sono io il campione di St. Patrick.” Disse Harry bevendo d'un sorso il succo di zucca e guardando dritto Hermione. Lo faceva imbestialire quel silenzio tra loro.

 

“Sei molto divertente.. Cosa vuoi sentirti dire? Che sei bravo? Ok, bene! Bravissimo, complimenti per essere diventato campione!!” Hermione raccolse subito la sua roba e andò via, sotto gli occhi sbalorditi di tutto il tavolo. Ma Harry non si arrese. Nonostante Draco cercasse di fermarlo, lui si alzò e le andò dietro. La raggiunse in un corridoio e l'affiancò.

 

“Lo sai cosa sei? Una stronza. Non mi meraviglio affatto che ti chiamino la Principessa di Ghiaccio.”

 

Hermione si fermò all'istante. Gli si parò davanti con lo sguardo ferito e deluso.

 

“Come puoi pretendere che io sia felice per una cosa che so che ti metterà in pericolo? Sei tu lo stronzo Harry Potter, e non ti meriti niente. Io sono solo stupida.” Girò i tacchi e se ne andò via, svoltando velocemente in un altro corridoio e lasciando un Harry immobile e sbalordito.

 

Altro che il bello, dovevi essere il coglione.

 

Come aveva potuto non capirlo? Non era scesa la sera dei festeggiamenti perchè era tremendamente preoccupata per lui. Come quel pomeriggio al Lago: non era per Cormac che stava così. Era per lui. Tornò indietro verso la Sala Grande, incapace di fare nient'altro. Una volta seduto di nuovo al suo posto, Luna lo guardò torva.

 

“Oh! Finalmente l'hai capito.. Ci hai messo un po'.” Detto ciò, si alzò e andò alla sua lezione, rendendo impossibile a Harry chiederle che cosa volesse dire. Finì in fretta la sua colazione, che praticamente gli andò di traverso, e insieme a Draco e Ron andò all'aula di Trasfigurazione.

 

 

Dopo tutta la giornata passata a pensarci, Harry arrivò ad una conclusione: non era affatto in grado di chiedere scusa, soprattutto a una donna. Non gli era mai capitato! Di solito erano sempre loro a scusarsi, tante volte anche se lui aveva sbagliato.

 

Ma Hermione era diversa. Ad Hermione non importava di Harry in quel senso, lei si preoccupava perchè teneva a lui in un altro modo. Non gli era mai capitata una cosa del genere, e adesso non sapeva come gestirla. Doveva scusarsi per ciò che le aveva detto, per il fatto che aveva frainteso la situazione, doveva dirle che anche lui teneva a lei.

 

Mentre questa miriade di pensieri gli fluttuavano in testa, la guardò alzarsi. Era finita l'ultima lezione della giornata, e vedendola sola pensò che era il momento giusto per avvicinarsi. Prese i suoi libri in fretta, sorpassò alcune ragazze che cercavano la sua attenzione e le si mise affianco.

 

“Ei, Herm.. Posso parlarti un attimo?” Forse dimezzare il suo nome in un momento come quello non era stata una grande idea, perchè Hermione lo guardò peggio di come lui si era aspettato.

 

“Non posso, sono decisamente di fretta.” Rispose lei secca.

 

“Ma dai.. Sono finite le lezioni, che devi fare di così urgente?” Riprovò lui.

 

“Veramente, deve stare con me.. Spero che al Bello questo non dispiaccia.” Cormac si era intromesso tra loro, sorridendo. Diede la mano ad Harry, senza troppo entusiasmo. Se la strinsero più forte che poterono.

 

“Assolutamente no. Non avevo capito che.. Insomma, che doveva vedere te.” Harry cercò lo sguardo di Hermione, come per capire qualcosa. Ma cosa? Non lo trovò.

 

“Già, infatti. Senti, Torneo a parte, domani cominciamo gli allenamenti. Subito dopo le lezioni.. Dillo tu agli altri irlandesi.” Continuò Cormac aiutando Hermione a prendere le sue cose.

 

“Hanno un nome, gli irlandesi. Comunque lo farò.” Harry andò subito via, capendo che li era meglio non stare. Non era proprio capace a stare calmo lui, e dentro un aula di scuola non gli pareva proprio il caso.

 

 

“Che fai? Non vieni a cena?” Chiese Ron prima di scendere e guardando Harry già coricato nel letto.

 

“No.. Non ho molta fame. Ci vediamo dopo in sala comune.” Si girò su un fianco, e Ron decise di scendere senza chiedere niente.

 

Perchè stava così? Aveva addosso una sensazione strana, una morsa fastidiosa nello stomaco. Era sicuramente agitazione per il Torneo, visto che aveva saputo che la prima prova sarebbe stata dopo tre settimane. Si, era sicuramente quello. Hermione non c'entrava assolutamente niente! Poteva stare con chi voleva, qual era il problema. Le cose che doveva dirle gliele avrebbe detto in un altro momento, senza fretta. E sarebbero tornati come prima, si: ne era più che sicuro. Chissà se era ancora con Cormac, poi..

 

Harry si svegliò di colpo: era già mattina. Si guardò intorno intontito e vide che tutti dormivano ancora. Aveva dormito così tanto che aveva mal di schiena, a forza di stare coricato. Si alzò e andò a farsi una doccia, che lo rimise subito al mondo. Scese per fare colazione, e con sua grande gioia vide che la Sala Grande era praticamente vuota.

 

 

Quella giornata passò così lenta che sembrava andasse a rallentatore. Hermione fece di tutto per evitare Harry: se le avesse chiesto un'altra volta di parlare, non avrebbe resistito più. Non voleva parlargli, voleva cercare di stare più che poteva lontana da lui, per evitare che succedessero altre situazioni spiacevoli tipo la sera della nomina del campione. Era stato davvero assurdo starci così male: e si sa, per evitare i problemi basta starci alla larga. In quel momento, Harry Potter era un problema.

 

Cormac ultimamente era diventato davvero insistente, Hermione si era quasi decisa ad arrendersi per vedere come sarebbe andata. Questo sarebbe stato un altro ottimo modo per tenere alla larga Harry, in effetti. Era palese che non si potevano vedere, nonostante giocassero in squadra insieme. Si passò una mano tra i capelli sbuffando; ormai la biblioteca era quasi vuota e lei non aveva ancora finito la sua relazione per Antiche Rune. Decise di chiudere tutto e andarsene, l'avrebbe finita con calma in sala comune. Stava quasi per scattare il coprifuoco, non poteva stare in giro per i corridoi a quell'ora.

 

Mentre camminava a passo svelto verso la sala comune dei Grifondoro, fu distratta da una voce femminile. Si fermò per sentire meglio, veniva da un corridoio li affianco.

 

“E dai.. Sai bene che a me non importa il dove, dovresti saperlo..”

 

“Si che lo so, ma proprio qui non mi pare il caso.”

 

Hermione spalancò gli occhi. Quello era Harry, ne era sicura. Si avvicinò all'angolo e cominciò a sbirciare, nascosta nel buio. Lo vide appoggiato al muro, con le mani in tasca. Quella ragazza gli era praticamente addosso e con le mani non faceva che toccarlo ovunque. Hermione dovette trattenersi dal vomitare.

 

“Ma che ti frega..” Continuò la ragazza. “Non ci vede nessuno. In questa scuola tutti rispettano il coprifuoco..” Sorridendo maliziosa cominciò a sbottonargli i jeans. Harry la bloccò, Hermione si sentì stranamente sollevata.

 

“Andiamo la dentro, vieni.” Harry la prese e la portò dentro un aula vuota poco distante. Hermione li seguì con lo sguardo fin quando sparirono dentro quella stanza. Si rese conto che aveva la bocca mezza aperta, e che sentiva lo stomaco completamente capovolto e schiacciato. Si ricompose e tornò sui suoi passi, a testa alta e cercando di sgombrare la mente.

 

Ecco perchè doveva stare alla larga da Harry Potter. Perchè era un grandissimo, gigante, enorme stronzo.

 

 

“Ti sei fatto Megan?! No dai, non ci credo.” Disse Draco morendo dalle risate.

 

“Ti ho mai detto una bugia? E poi è lei che si è fatta me, credetemi. E' un animale quella ragazza..” Rispose Harry bevendo l'ultimo sorso di burrobirra. Erano ai Tre Manici di Scopa quella sera, ad Hogsmeade. Quel sabato sera gli studenti del settimo anno avevano la serata libera, senza coprifuoco: succedeva spesso, ma solo per gli studenti maggiorenni ovviamente.

 

“Quando vorrei che quel coglione del suo fidanzato lo sapesse! Gliel'hai proprio messa in quel posto, bravo.. In tutti i sensi tra l'altro.” Rise sguaiatamente Ron. C'era sempre stato astio tra loro e il fidanzato di quella ragazza, soprattutto da quando aveva messo le mani addosso a Ron l'anno prima.

 

La porta del locale squillò, ed entrarono Hermione, Luna e Cho ridendo come matte. Chissà cos'avevano combinato. Ron le chiamò a gran voce, e loro subito si avvicinarono. Hermione perse subito il sorriso, Harry perse subito la voglia di fare serata. Si sedettero con loro, e subito si aggiunsero Seamus e Calì.

 

“Adesso arrivano anche gli altri, sono a fare una passeggiata fuori. Ma con sto freddo, manco morto! E' iniziato ottobre e sembra dicembre, che cavolo.” Disse Seamus ordinando una burrobirra per tutti. Cominciarono a parlare tutti, ridendo e scherzando. Era bello passare delle serate così spensierate ogni tanto.

 

Si unirono a loro anche altri ragazzi irlandesi, e piano piano il tavolo diventò sempre più grande. Draco e Ron stavano decisamente bevendo troppo, perchè chiunque arrivasse decideva di offrire un altro giro a tutti. Quando Megan e il suo fidanzato passarono per mano affianco al loro tavolo, Ron non riuscì a trattenersi. Scoppiò a ridere indicandoli. Harry gli diede una botta, ma ormai era troppo tardi. Si avvicinarono a grandi passi, lui con la faccia rabbiosa e lei rossissima in viso. Ecco fatto, la serata era finita.

 

Hermione guardò subito Harry, provando ancora più schifo della sera prima. La ragazza con cui l'aveva visto il giorno prima era pure fidanzata.

 

“Qualche problema, Weasley?” Chiese quel ragazzo stringendo i pugni. Era decisamente grosso, quindi non arrivare alle mani era l'obiettivo principale. Ma con Ron era molto difficile, vista la sua strafottenza.

 

“No, tesoro. E tu? Vuoi per caso ballare?” Ron si mise comodo sulla sedia, Harry e Draco cercarono di farlo stare zitto. Fortunatamente li al tavolo erano rimasti in pochi, se no la situazione sarebbe degenerata in pochi minuti. Matt Ashley (così si chiamava il fidanzato di Megan) mandò via malamente la sua ragazza, dicendole che quello non era il posto per lei.

 

“E' così che la tratti, Ashley? Non ti preoccupi che qualcun altro possa trattarla meglio?” Disse Ron, bevendo un po' di birra. Harry, spinto anche dall'alcool che aveva in corpo, non riuscì a trattenersi e si mise a ridere. Hermione, non sopportando più quella scena pietosa, si alzò in piedi prendendo Luna e Cho per andarsene.

 

Matt, però, la bloccò per un braccio. “Aspetta.. Questa è un'amica tua, Potter? Molto carina.”

 

Harry scattò subito in piedi, facendo cadere la sedia dietro di lui, e in un attimo fu di fronte ad Ashley. “Lasciala immediatamente e andiamo fuori.” Si era agitato parecchio, vedere quella mano sul braccio di Hermione gli aveva fatto scattare il cuore a mille. Ron e Draco gli furono subito dietro. Matt lasciò Hermione e andò verso la porta, mentre Harry lo seguiva fumante.

 

“Harry, no! Smettila.. Harry!!” Hermione si era attaccata al suo maglione, ma non riusciva a fermarlo. Quel ragazzo era decisamente più grosso di lui, le avrebbe sicuramente prese si santa ragione. Era il campione del Torneo Tremaghi, non poteva permettersi una scazzottata da deficienti. Ron e Draco spostarono Hermione dicendole di stare tranquilla e di lasciar perdere, e seguirono Harry.

 

Andarono in un vicolo affianco al bar, Luna e Calì andarono con Hermione, preoccupate anche loro. Li avevano seguiti anche altri ragazzi, contenti come bambini di assistere ad una rissa.

 

“Allora, che cosa vuoi fare? Che cosa vuoi?” Matt urlava, Harry stava zitto e lo guardava. Quella scena l'avevano già vissuta più di una volta: non era affatto la prima volta che arrivavano alle mani loro due. L'ultima volta, però, aveva suonato Ron di santa ragione.

 

Hermione, fregandosene di tutto e tutti, superò tutti e si buttò su Harry. “Andiamo via per favore, ok? Lascialo perdere, non importa.. Andiamo via.” Toccandolo, si rese conto che aveva tutti i muscoli tesissimi. Piano piano, sotto le sue mani, lo sentì rilassarsi.

 

“Che fai Potter, ti fai comandare da una donna?” Matt sputò a terra ridendo. Hermione non tolse mai lo sguardo da Harry, sperando con tutto il cuore che desse retta a lei e non a lui. Dopo pochi secondi che sembrarono interminabili, Harry prese Hermione e si voltò, andando via da quella stupida situazione inutile.

 

“Non ci credo! Il grande Potter zittito completamente da una donna.. Ma cosa sei diventato? Mi fai ridere, Potter.” Urlò Matt, facendo ridere tutti i suoi compagni. Harry chiuse gli occhi e si infilò in un altro vicolo, da solo con Hermione.

 

“Non ti devi mai mettere in mezzo in situazioni del genere, capito? Uno come Ashley non si ferma neanche davanti a una donna.. E' matto quello.” Le disse lui, camminando avanti e indietro, mentre lei si sedeva su un muretto.

 

“Se è matto perchè volevi tanto farci a pugni? Non aveva alcun senso. Soprattutto era Ron che ci stava discutendo, e tu ti sei messo in mezzo.” Hermione incrociò le braccia guardando da un'altra parte. Harry si girò verso di lei, fermandosi.

 

“Aveva toccato te, non mi serviva altro per attaccarlo!” Lo disse a voce alta, fregandosene se era giusto dirglielo o no. Hermione chiuse gli occhi e non disse più niente. Il suo stomaco aveva fatto mille capriole in pochi secondi.

 

“Grazie.. Per avermi difesa.” Disse infine, tornando a guardarlo. Harry scrollò le spalle, come per dirle che era tutto a posto. Poi si avvicinò a lei, con la testa bassa. Prima di parlare, la guardò negli occhi.

 

“Scusa se ho frainteso il tuo silenzio dopo che sono stato scelto come campione.. Ora ho capito.” Lo sussurrò. Tutto il discorso che si era preparato lo ridusse a una frase, ma forse era più giusta così. Hermione gli sorrise e gli accarezzò il viso, senza pensarci. Le rivenne subito in mente di come l'aveva trovato con quella ragazza la sera prima e ritrasse subito la mano. Avrebbe voluto dirglielo, ma si rese conto che non era nessuno per farlo. Che cosa poteva importarle, infondo?

 

“Ei, siete qua..” Si avvicinarono Ron e Luna. “Dai forza, torniamo al castello.” Senza che nessuno aggiungesse altro, tornarono indietro. Era una serata da dimenticare. Non del tutto, però.

 

Arrivati alla sala comune, Ron e Luna si sedettero un po' sul divano. Per lasciargli la giusta intimità, Harry e Hermione si allontanarono dirigendosi ognuno alla propria scala per il dormitorio.

 

“Comunque, per quello che vale, io sono davvero contenta che ti sei fermato con quel tipo.” Gli sorrise lei, guardandolo appena. Harry annuì, restituendo un sorriso tenue. Hermione cominciò a salire, lui la fermò chiamandola.

 

“Aspetta.. Questo vuol dire che.. Abbiamo fatto pace?” Non era molto pratico di situazioni del genere. Ma evidentemente aveva detto una cosa giusta, perchè l'aveva fatta ridere. E quando la faceva ridere faceva sempre la cosa più giusta del mondo.

 

“Si, Harry. Abbiamo fatto pace.. Buonanotte.” Lo salutò con un cenno della mano e sparì nella scala a chiocciola. Harry si sentì decisamente più leggero all'istante, e capì che tutta la tensione che aveva da qualche giorno non c'entrava niente con il Torneo. Salì nel suo dormitorio, dove trovò Draco ancora sveglio. Si guardarono, e si capirono subito.

 

“Hai fatto benissimo, non pensare alle parole di quello stronzo.” Gli disse il biondo sorridendo.

 

 

 

“Non barare. Devi tenere le mani sopra alle mie.” Harry cercava di parlare più piano che poteva visto che erano in biblioteca. Hermione rimise le sue mani sopra quelle di lui, impaurita che lui la colpisse di nuovo.

 

“Hai le mani pesanti! E poi queste scommesse non valgono, perchè tu bar.. Ahi!!” Strillò Hermione.

 

“Shhhhh!!” Per l'ennesima volta, una voce arrabbiata li zittì da poco lontano. Harry soffocò le risate mentre Hermione lo colpiva più volte con un libro decisamente pesante.

 

“Basta, ho vinto io questa volta! No, non mi interessa niente se mi hai presa.. Hai barato di nuovo, quindi stavolta ho vinto io.” Hermione appoggiò il libro e incrociò le braccia, superba.

 

“Non hai assolutamente vinto tu! Non barare tu, signorina Granger.. Ho vinto io, e la mia vincita prevede che domani sera tu starai con me.” Harry parlò sicuro di se, guardandola fissa e sorridendo. Hermione aggrottò le sopracciglia, non capendo.

 

“Come prego?”

 

“Hai sentito bene! Domani sera starai con me.. E non accetto un no. Sei obbligata, hai perso tu.” Harry cominciò a sistemare le sue cose, si stava facendo tardi. Hermione non riuscì a trattenersi dal ridere, forse per l'agitazione che stava provando.

 

“E' così che inviti le ragazze ad uscire, signor Potter?” Gli diede una piccola spinta con la spalla.

 

“Chi ti dice che è un appuntamento?” Provò Harry, ma vedendo che Hermione stava di nuovo raccogliendo il libro per lanciarglielo alzò le braccia per ripararsi. “Okok scusa scusa lo so che non intendevi neanche tu appuntamento!!”

 

“Stronzo.. E poi scusa, perchè non stasera? Non credo che con me hai bisogno di fare il misterioso. E' solo un gioco che facciamo io e te..” Hermione appoggiò il libro per l'ennesima volta. Harry alzò gli occhi al cielo. Doveva sempre sottolineare il fatto che era un gioco.

 

“Perchè stasera non posso..” Tagliò corto lui. Ma con lei era impossibile tagliare corto.

 

“Che devi fare?” Cominciarono ad alzarsi mettendo la roba nelle loro borse.

 

“Niente.. Sono con gli altri, stiamo un po' insieme così..” Harry riuscì a cambiare subito discorso, portando la sua attenzione sul fatto che la biblioteca chiudeva da li a pochi minuti. Si diressero a grandi passi verso l'uscita e si diressero alla sala comune.

 

 

 

“Si, è con Megan stasera e si vedono al Lago Nero. Io te l'ho detto Harry, ma tu pensaci prima di fare scemate.” Harry senza neanche aspettare la fine di ciò che Lindsay stava dicendo andò via. Doveva pagargliela quel bastardo, cascasse il mondo. Nessuno l'avrebbe mai saputo.

 

Harry si mise ad aspettare li al Lago, appoggiandosi all'albero dove giorni prima era stato con lei. La vide di nuovo lanciare sassi senza senso, parlando con quell'aria da saputella. Non riuscì a trattenere un sorriso, e non potè non pensare a cosa avrebbe detto se lo avesse saputo li. Scosse la testa, non importava. Lui era questo, e non si sarebbe fatto zittire da una donna, come aveva pensato Ashley.

 

Non dovette aspettare molto, li vide subito spuntare poco distante da lui.

 

“Andiamo, Mattie, non dirmi che ti serve venire fin qui per scopare?” Lo schernì Harry alzandosi in piedi e pulendosi le mani dalle foglie cadute. Ashley fece un largo sorriso, era come se lo aspettasse. Mandò subito via Megan e lo guardò.

 

“Sapevo saresti venuto. Non sai perdere, tu.” Matt sputò a terra.

 

“”Come farai senza il tuo pubblico?” Gli prudevano le mani da morire. Voleva distruggerlo subito.

 

“E tu come farai senza la tua bella che ti salva?”

 

“Dovresti stare un po' più attento alla tua di bella. Sai, me la sono scopata giusto pochi giorni fa.” Harry sapeva che questo lo avrebbe fatto scattare subito, e infatti così fu. Matt gli saltò subito addosso.

 

 

Hermione passando per la sala comune guardò senza capire Ron e Draco. “Ma non dovevate essere con Harry?” Chiese avvicinandosi.

 

“Noi? Io credevo fosse con te!” Ron guardò subito Draco, che gli fece un segno con gli occhi di mentire. “No, cioè, si! Era con noi.. Ma poi si è ricordato che doveva finire un compito ed è andato in biblioteca.” Ron fece un sorriso fintissimo, e Draco annuì.

 

Non l'avevano per niente convinta. Hermione si chiese perchè ancora credeva a Harry: chissà dov'era in quel momento. Magari con una.. No, glielo avrebbe sicuramente detto solo per sbatterglielo in faccia. Il giorno dopo lo avrebbe tartassato finchè non glielo avesse detto, eh si.

 

“Che diavolo succede? Dov'è quell'idiota? No.. Aspetta un attimo.” Ron all'improvviso capì. Vedendo Draco che non diceva niente e che spalancava gli occhi, completò la frase. “Non dirmi che è andato a cercarlo.”

 

“Non lo so Ron, ci sto pensando pure io.. Io credevo fosse con lei! Forse secondo me stiamo correndo troppo con la fantasia.” Ma Ron si era già alzato.

 

“Conosci Harry quanto me Draco. E' andato a cercarlo. E ti dirò di più.. L'ha trovato. Vieni, so a chi chiedere.”

 

 

 

“Adesso non me lo dici più che sono un senza palle?? Eh?!” Harry perdeva sangue dappertutto in faccia, ma non era intenzionato a mollare la presa. Matt era messo peggio di lui, ma aveva ancora molte più energie. Ad un tratto, Harry si sentì strattonato da dietro e buttato a terra. Lo tenevano fermo.

 

“Piantala, hai capito?? Adesso basta!” Ron e Draco lo tenevano per le braccia, e due amici di Matt tenevano lui che ancora urlava cercando di buttarsi ancora su Harry.

 

“Non portatelo in infermeria, sono stato chiaro? Nessuno deve sapere.” Disse Draco ai due amici di Matt, che annuirono felici di non dover essere scoperti. Una rissa in pieno territorio di Hogwarts avrebbe comportato la sospensione, e l'immediata espulsione di Harry dal Torneo. Andarono via tenendolo a stento e obbligandolo a zittirsi.

 

“Ma che ti è preso, razza di idiota?? Sei un campione Tremaghi adesso, te ne rendi conto o no? C'è gente che ammazzerebbe per essere al tuo posto, e tu vuoi buttare tutto via per una rissa con un mezzo coglione??” Draco era furibondo, avrebbe tanto voluto aggiungergliele.

 

“Non cambierai mai, Harry. Mai! Sono finiti i tempi delle risse amico, cerca di rendertene conto.” Disse Ron allontanandosi un po. Harry chiuse gli occhi, lo stavano facendo arrabbiare ancora di più. Sputò del sangue affianco a lui e si pulì sulla maglia. Aveva bisogno di darsi una ripulita.

 

Tornando al castello, Ron andò in infermeria fingendo di aver una brutta ferita nelle sue parti intime e di aver bisogno immediatamente una pozione per far cicatrizzare in fretta una ferita aperta. Madama Chips, non intendendo verificare sul campo, gliela diede senza tante cerimonie.

 

Nel dormitorio lo aiutarono a pulirsi e gli fecero prendere la pozione, il giorno dopo sarebbe stato sicuramente meglio e nessuno si sarebbe accorto di niente.

 

 

“Merda, lo noteranno sicuro. Lo noteranno. Che imbecille, idiota..” Harry aprì gli occhi e vide Ron e Draco sopra il suo letto che lo guardavano, studiando le ferite. Sentì che non riusciva ad aprire bene l'occhio destro. “Ti ha conciato davvero per le feste. Cosa ci inventiamo?”

 

Harry si alzò e si diresse subito allo specchio, così avrebbe capito la gravità della situazione. Il riflesso di lui non era per niente buono: un occhio nero e gonfio, un brutto livido violaceo sullo zigomo sinistro e due tagli che sembravano vecchi di giorni sulla bocca. “La pozione funziona.. Dopodomani non avrò più niente.” Disse Harry sciacquandosi la faccia piano. I lividi facevano un male cane.

 

“Certo, bellissimo. E in questi due giorni come farai, Quasimodo?” Ron si sedette sul letto aspettando Harry che si vestiva.

 

“Sono caduto dalla scopa.” Disse all'improvviso. “Ieri sera sono andato a volare da solo e sono caduto.” Ron e Draco si guardarono stupiti.

 

“Si. Potrebbe funzionare.”

 

Ebbero la fortuna che quel giorno Matt decise di non uscire dal suo dormitorio. Era troppo codardo per mostrarsi in pubblico in quel modo.

 

Inutile dire che chiunque chiese ad Harry cosa diavolo fosse successo. Ma la scusa della scopa, fortunatamente, se la bevvero tutti. Si prese una bella sgridata dai professori e diversi punti furono tolti a Grifondoro per aver volato fuori orario, ma niente di grave rispetto a ciò che avrebbe subito se si fosse saputa la verità.

 

“Harry.. Ma che cosa..” Hermione lo guardò sbalordita facendo cadere i libri sul tavolo della Sala Grande. Si sedette subito affianco a lui e gli accarezzò il volto piano.

 

“Io, niente.. Sono solo caduto dalla scopa.” Disse lui godendosi la sua mano fresca e morbida sulle ferite. Hermione lo guardò e provò una strana fitta. Non gli credeva. Gli cadde lo sguardo sulle mani, e gli vide le nocche completamente ferite di entrambe le mani, mentre il palmo non aveva niente.

 

“E quando si cade dalla scopa, si cade solo di faccia? E sei caduto solo sul dorso delle mani?” Lo guardò meglio. Harry non disse niente, mentire a lei in quel momento sembrava la cosa più difficile del mondo. Ma come aveva fatto a capire subito?

 

“Harry..”Sussurrò lei, con la voce tremante. “Ti prego, Harry. Dimmi che non sei andato a cercarlo ieri sera. Dimmi che non hai fatto ciò che credo.”

 

Harry aprì la bocca, ma non uscì niente di niente. La guardò soltanto, sperando potesse capirlo. Hermione si alzò subito e andò via quasi correndo. Harry la seguì subito, chiamandola a gran voce. Riuscì a bloccarla poco prima del ritratto della Signora Grassa.

 

“Per favore, prova ad ascoltarmi.” Disse lui tenendola.

 

“Lasciami, lasciami subito! Credevo fossi diverso, invece mi sbagliavo! Sei un violento, sei uno stronzo e io con te non voglio avere niente a che fare!! Ti trovo con una nei corridoi, picchi la gente senza motivo.. Ma che cosa sei?! Lasciami!” Hermione quasi urlava, ma fortunatamente li nei dintorni non c'era nessuno.

 

“Fammi spiegare! Tu non capisci..” Harry non sapeva neanche cosa dire per difendersi.

 

“Io non mi fiderò mai di te, mai e poi mai!!” Si strattonò con forza e sparì di corsa nella sala comune. Harry la lasciò andare via, consapevole che quella volta non sarebbe servito a niente uno stupido scusa.

 

Quella volta, si era giocato Hermione una volta per tutte.

 

 

   
 
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