Un momento solo, poi vi lascio alla storia…
Gente, lo so.
Lo so. Sono
in ritardo.
E non un ritardo
qualsiasi: uno di quelli spaventosi. Mi dispiace stratanto, troverò il modo per
farmi perdonare, prima o poi.
Allora, spero che questo
nuovo capitolo sia uscito bene…
Ci ho messo un bel po’ a
scriverlo. Sono due settimane (o forse più) che ci sto dietro. E finalmente
l’ho concluso. Ok, vi avviso subito: è lunghissimo…Spero
sinceramente che non vi addormentiate. Ho provato in tutti i modi a dividerlo
in due capitoli, ma veniva uno schifo.
E poi vi ho lasciati con
un po’ di suspense. Sono proprio cattiva…
Nel prossimo ne vedrete
delle belle, perché il vero inizio della storia è questo (come potrete capire
anche dal titolo!). Quindi, preparatevi…
Grazie di cuore a tutti
quelli che hanno inserito questa storia tra i preferiti. Ma soprattutto un
grazie enorme va a chi ha recensito. Mi fa piacere che a molti interessi
questa fic.
All’inizio non ne ero
molto convinta, del fatto che sarebbe piaciuta a voi lettori, intendo. E questo
perché ho voluto incentrarla sulla Casa di Serpeverde, per tutti una creatrice
di mangiamorte, nella quale finiscono i rampolli delle famiglie magiche
purosangue, educati con l’idea del disprezzo verso mezzosangue e babbani, il
cui unico scopo è quello di farsi marchiare un braccio e strisciare ai piedi di
Lord Voldemort per il resto della loro esistenza.
No.
Ho deciso di distaccarmi
da questo concetto e farvi conoscere gli studenti di Serpeverde da un altro
lato.
La domanda che mi sono
posta quando ho avuto l’idea di questa fic (Tipo, ci
crederete o no, ma erano le sette e mezzo ed ero sull’autobus diretta a
scuola!)…beh..devo ammettere che le idee migliori mi
vengono mentre sono in corriera…comunque…dicevo, che
la domanda è stata semplicemente una.
Chi sono veramente i Serpeverde?
Spero di saper descrivervi
al meglio questo loro lato “buono”, che di buono non ha poi molto (sono sempre
Serpeverde, no?).
Perdonate il mio ritardo pazzeschissimo (ed eventuali errori nella storia).
Fatemi sapere qualcosa di
questo capitolo…
Grazie a tutti, alla
prossima (spero presto!),
Alice
p.s.: Per i lettori di La
Maledizione Del Sangue, scusatemi il ritardo mega galattico…non
odiatemi…
p.p.s.: Solo una domanda. Riuscite a capire bene i dialoghi,
considerando che Hermione è la Parkinson e che Pansy è la Granger?Fatemelo sapere…Mersì.
p.p.p.s.: I ringraziamenti per chi ha recensito il vecchio
capitolo li trovate sotto.
* * *
4
L’INIZIO DEI GUAI
Sabato.
I mattoni di una parete
dei sotterranei della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts si mossero,
mostrando la porta del dormitorio di serpeverde,
dalla quale uscì una bella ragazza del settimo, con i capelli neri tagliati in
un corto caschetto e gli occhi degli stessi toni scuri. Indossa la divisa della
sua Casa, anche se quella mattina aveva avuto solo un’ora di lezione: gonna
nera, accorciata con un colpo di bacchetta di un bel po’ di centimetri, e che metteva
in bella mostra le gambe lunghe e color latte; camicia bianca, con i primi
bottoni non allacciati; e cravatta, a strisce verde e argento, allentata a più
non posso. Il maglioncino grigio, sul quale spiccava il distintivo di
Caposcuola, era legato sulle spalle.
Appena mise piede nel
tetro corridoio dei sotterranei venne accolta dagli spifferi freddi e
dall’umidità, che lì regnava ovunque.
Hermione Granger,
fregandosi le braccia con le mani, rabbrividì. E, rimpiangendo per la centesima
volta in quell’ultima settimana la calda e accogliente torre di Grifondoro, si
infilò il maglioncino, sfregandosi più volte le mani tra di loro, nell’inutile
tentativo di scaldarle.
Ma perché diavolo non mi sono portata dietro anche il
mantello!, si disse , maledicendo se
stessa e il fatto di non essersi ancora abituata alla gelida realtà dei sotterranei.
Con passo svelto, la
ragazza cominciò a salire le scale e, una volta giunta nel grande atrio, salì
fino al secondo piano, guardandosi di tanto in tanto le spalle, come per
assicurarsi che nessuno la seguisse.
Il secondo piano era
deserto. Non un’anima viva. E neanche morta.
Attraversò velocemente uno
dei corridoi sotto lo sguardo diffidente dei personaggi dei quadri, salutandone
alcuni con un breve cenno del capo.
Il rumore sordo dei suoi
passi riecheggiò ovunque.
Poi quel Toc Toc si
interruppe all’improvviso. Era arrivata.
Eccolo, il bagno delle
ragazze del secondo piano.
Il bagno abbandonato del
secondo piano.
Ma forse voi, come tutti
gli studenti di Hogwarts, lo conoscete con un altro nome.
Il bagno di Mirtilla Malcontenta.
Hermione stava per aprire
la porta socchiusa quando qualcosa attirò la sua attenzione.
Dallo spiraglio intravide
una ragazza che se ne stava comodamente seduta su un lavandino, fumando con
tranquillità una sigaretta, mentre con la mano libera giocherellava con un
boccolo castano che le ricadeva dolcemente sulla guancia rosea.
La ragazza nel bagno diede
un lungo tiro alla sigaretta, rilasciando lentamente il fumo verso l’alto.
Della cenere si staccò da quello che ormai era un mozzicone, cadendo sulla
divisa. La riccia imprecò, neanche troppo finemente. Con un gesto veloce della
mano si ripulì i vestiti, e solo allora notò il piccolo forellino che si era creato
a causa della cenere calda sulla bella cravatta rosso-oro. Imprecò nuovamente,
tanto per cambiare, gettando il mozzicone a terra, calpestandolo poi con una
scarpa. Poi prese la cravatta fra le mani, per controllare la gravità del
danno.
Ok, forse riusciva a
nasconderglielo, alla Granger, quel maledetto buco.
-Cazzo!La mezzosangue mi strozza…- disse fra i denti.
-Parkinson, maledizione!Che diavolo hai fatto?-.
Quel grido arrivò dalla
porta che si era spalancata proprio in quell’istante, mostrando una ragazza
dall’espressione a dir poco furiosa.
La riccia alzò subito il
capo, sorpresa, coprendo il buco con una mano e mostrando il suo sorriso più
falso.
-Oh, Granger!- disse
salutando la nuova arrivata, -Come va?-.
L’altra ragazza la guardò
sospettosa, incrociando le braccia al petto.
-Che hai combinato?-
chiese.
La riccia continuò a sorriderle,
senza scomporsi.
-Ma niente, dai…- rispose, accompagnando quelle parole con un gesto
della mano. Poi cambiò subito discorso. -Tutto a posto, nei sotterranei?-.
Ma la risposta non arrivò.
Hermione Granger si
avvicinò lentamente al lavandino dove era seduta la ragazza riccia e, quando le
fu davanti, allungò una mano verso la cravatta rosso-oro e la esaminò bene,
centimetro per centimetro.
Non ci mise molto a vedere
quel buco.
-Sei una maledetta, ecco
cosa sei!Non ti basta coinvolgermi nei tuoi sporchi piani!Devi anche rovinarmi
la divisa, ora!-.
Pansy Parkinson non fece
una piega. Con gli occhi dorati puntati in quelli neri della compagna, la
ascoltò con un’espressione beffarda.
-Sei…sei il demonio!Ma che vuoi fare?Rovinarmi la vita?Cosa
c’è?Non ti è forse bastata la scenata in Sala Grande?Ne vuoi un’altra?Basta
chiedere, sai…-.
La vera Serpeverde
sbadiglio annoiata, non prestando la benché minima attenzione alle parole della
Granger, troppo presa a guardarsi le unghie.
Dovrei ripitturarle…Smalto
rosso e oro, forse…Chissà se a Ron piaceranno…
-Ehi!!Pronto?!?Sto
parlando con te, maledettissima Serpeverde!Ma mi ascolti o cosa?- le urlò
contro la Granger, furibonda, quando finalmente si accorse che parlava a vuoto.
-Oh, sisi,
ti sto ascoltando- mentì la Parkinson, alzando appena gli occhi dalla mano. -Secondo
te, a Ron piaceranno le mie unghie, se le pitturo di oro e rosso?-.
Alla Granger cascarono
quasi le braccia a terra. Ma che aveva Pansy Parkinson per la testa?Mah…
La mandò in quel posto che
voi sapete e che non sto a ripetere perché il rating della storia è arancione e
non rosso, e si diresse, scuotendo la testa, verso un piccolo calderone che,
colmo di una brodaglia marrone, bolliva su delle fiamme improvvisate con la
magia.
La Grifondoro fece cadere
qualche altro ingrediente nel calderone e diede una mescolata al contenuto.
-Allora?A che punto è?-
chiese la Parkinson, giungendole alle spalle.
-Quasi pronta…-
le rispose la Granger, sedendosi a terra, lì vicino.
La riccia Serpeverde le si
sedette accanto, tirando fuori un’altra sigaretta e beccandosi un’occhiataccia
ammonitrice dalla Granger che sapeva molto di “Prova a fare un altro buco e ti riduco in cenere io”.
Il silenzio scese sulle
due ragazze che, per una volta in quei sette anni, non si insultarono a vicenda.
-Tutto bene, comunque-
disse all’improvviso Hermione.
Pansy la fisso senza
capire.
-A Serpeverde, intendo. Alla
torre, invece?Non mi hai ancora ucciso nessuno, spero…-.
La Parkinson ridacchiò,
scuotendo la testa.
-Tranquilla, Granger, non
ho torto un solo capello a quei mezzosangue- disse, sorridendo leggermente, ma
tornando quasi subito la solita Serpeverde acida di sempre. -Cazzo, ma quanto
ci vuole ancora perché sta roba sia pronta?Ho promesso a Ron di aiutarlo con
una ricerca, questo pomeriggio!-
Hermione sbuffò.
-Se è per quello, io ho
una partita da andare a vedere, fra meno di un’ora…-.
-Oddio!- esclamò Pansy,
portandosi una mano sulla bocca e sbarrando gli occhi.
Poi scoppiò a ridere.
-Che ti ridi, scema?- la
ribeccò Hermione.
-Nessuno ci crederà mai,
se un giorno racconterò che Hermione Granger ha fatto il tifo per Serpeverde. Per Draco Malfoy. Da non crederci!-
riuscì a spiegarle, tra una risata e l’altra.
-Non sei simpatica- ribatté
la Granger, alzandosi per mescolare nuovamente la Pozione Polisucco che
borbottava nel calderone.
-Ehi, Granger la chiamò un
secondo dopo Pansy, guardandola da sotto il calderone. -Che hai fatto ai
capelli?-.
Hermione la guardò
stupita, passandosi una mano tra i sottili crini quasi neri, che le ricadevano
sul viso in un caschetto perfetto.
-Niente, perché?-.
-Boh, non lo so, ma mi
sembravano diversi…- disse la Serpeverde, continuando
a guardarla dubbiosa.
Rimasero zitte per qualche
minuto, poi Pansy si ricordò di qualcosa e saltò su in piedi, andando a
rovistare nelle tasche del mantello che aveva appeso alla maniglia della porta.
Quando tornò dalla Granger
teneva tra la mani una fiala, riempita a metà con un liquido nero come la pece.
-Che roba è, quella?-
chiese la Granger, fissando la sostanza nera e cercando in tutti i modo di non
pensare se fosse o meno illegale.
-Una piccola cosa molto
utile- ribatté la Parkinson, evasiva.
E poi, senza darle neanche
il tempo di dire “A”, afferrò la bacchetta dalla mensola di marmo del lavandino
e la puntò alla tempia della compagna, che la fissò terrorizzata.
-Memoria- scandì la Serpeverde.
Accadde la cosa più
impensabile.
Quando Pansy allontanò la
bacchetta dal viso della compagna un sottilissimo filo di fumo color lilla,
attaccato alla punta, la seguì.
-Lo vedi questo filo,
Granger?- chiese la Parkinson orgogliosa.
La Grifondoro non rispose,
ancora troppo terrorizzata.
La Parkinson lo prese per
un sì.
-Sai cos’è?-.
Hermione scosse lentamente
la testa.
-E meno male che hai tutte
O!- disse la Serpeverde alzando gli
occhi al cielo.
Con un lieve gesto della
bacchetta, condusse l’inizio di quel lungo filo di fumo lilla verso la bocca
della fiala. Il filo sembrava infinito: più la Parkinson allontanava la
bacchetta dalla testa della Grifondoro, più il filo si allungava. E, facendocelo
scivolare dentro, non appena che questo entrò in contatto con la sostanza nera,
si andò a creare un liquido trasparente. Pansy, con decisione, picchiò tre
volte la punta della bacchetta contro la provetta e, con una rapidità
incredibile, tutto quanto il filo di fumo lilla entrò nella fiala, uscendo
velocissimo dalla testa della Grifondoro. Neanche un minuto dopo e dalla testa
della Granger uscì anche l’estremità finale di quel lungo filo.
Pansy guardò tutta contenta
la fiala. Quindi la tappò e la agitò un poco.
Poi la mise sotto gli
occhi di Hermione.
-Che diavolo è?-.
Pansy ridacchiò.
-Questa, Granger, si
chiama Essenza dei ricordi della
Mezzosangue- rispose quella ridendo.
Mancò poco che Hermione la
strozzò.
-Che accidenti hai fatto?-
le urlò contro. -Oddio!Non dirmi che quel filo lilla erano i miei ricordi…-.
E le parole le si
smorzarono quando vide la Parkinson annuire vigorosamente.
-CHE COSA?Ma sei
impazzita?Mi hai rubato i ricordi, stupida serpe!-.
Pansy la fisso con la sua
espressione di sufficienza.
-Come ti chiami?- le
chiese semplicemente Pansy.
Hermione si bloccò,
stupita.
-Che cosa…-.
-Ti ho chiesto come ti
chiami, mezzosangue, su non è difficile!Ce la può fare anche una come te!-.
-Ehi, piano con gli
insulti!- disse la Grifondoro, furiosa, -Hermione
Granger, e allora?-.
Pansy la guardò beffarda.
-Visto?Ti ricordi il tuo
nome. Questo significa che non ti ho rubato i ricordi, imbecille di una Grifondoro-.
La ragazza mora la fissò
sospettosa.
-Spiegati- disse,
indicando la fialetta con lo sguardo.
Pansy attese un secondo,
cercando l’ispirazione.
-Ti sei mai trovata nelle
condizioni di non saper rispondere a una qualche domanda perché non sei me?- le
chiese, -Ti hanno mai chiesto delle cose a cui non hai saputo rispondere perché
tu in verità non sei Pansy Parkinson?-.
Hermione la guardò, interessata.
-Vai avanti- le disse.
-Ieri mattina, non mi ricordo
per quale sciocco motivo, Harry e Dean stavano parlando di…di…oddio,
aiutami!Ah sì, Scatole Ammirate!-.
-Cartoni Animati, vorrai
dire!- la corresse Hermione, passandosi una mano sulla fronte.
-Si, si, quegli accidenti
lì. E, fatto sta, che hanno tirato in ballo anche me, chiedendomi quali peciotti ammi…beh, quelle cose lì,
guardavo da piccola-.
-E tu che hai risposto?-
chiese Hermione, portandosi anche l’altra mano sulla fronte.
-Beh…gli ho detto: “Harry, mi passi la marmellata di more?”-.
La Grifondoro scoppiò a
ridere.
-Piantala scema!- tuonò la
Parkinson, -Che diavolo dovevo rispondere?Poteva anche andare peggio di così,
sai?Poteva capire che io non sono la vera Granger…Meno
male che Potter è ottuso!-.
-E quella roba che hai
fatto cosa centra?- chiese allora Hermione, indicando nuovamente le provette.
-Semplice- disse Pansy,
tirando fuori dalla tasca del mantello una provetta, anch’essa contenente lo
stesso liquido trasparente dell’altra.
Con un ghigno compiaciuto
gliela mise tra le mani.
-Quella l’ho chiamata Essenza dei ricordi di una nobile purosangue-
disse, facendo alzare gli occhi al cielo alla Granger.
-Certo che ne spari, di cazzate…- borbottò la Grifondoro tra sé e sé.
La Parkinson la fulminò
con un’occhiata omicida.
-Faccio finta di non aver
sentito niente- disse, mentre l’altra le faceva la linguaccia. -Allora, visto
che perderemmo una vita a raccontarci tutto quello che abbiamo fatto da quando
siamo nate fino ad oggi, ho avuto un’idea migliore. Si chiama Ruba Ricordi, è una pozione, devo dire,
molto antica e non tutti se la ricordano. Ringraziamo mia nonna che non ha
bruciato i vecchi libri di incantesimi della nostra famiglia…Comunque,
detto in due parole, berremo l’una i ricordi dell’altra-.
-E sei sicura di aver
fatto bene la pozione?O, meglio, che funzioni e non ci avveleni?-.
-Oh, Granger, quante balle
che hai!- sbuffò la Parkinson mandandola a quel paese. -Non morirai, tesoro, ma
ora bevi e taci-.
E, senza dire un’altra
parola, Pansy buttò giù in un sorso solo l’intero contenuto della pozione
appena preparata. Poi, rimase immobile per parecchi minuti e la cosa spaventò
un sacco la Grifondoro, che già la vedeva crollare a terra morta stecchita. E
quando Pansy impallidì di colpo, mancò poco che la Granger non lanciò un grido.
Ma poi la Serpeverde
scoppiò a ridere. E rise, rise e rise ancora.
-Oddio!Dovresti vedere la
tua faccia!- urlò la Parkinson, piegata in due per le risate, e le lacrime agli
occhi.
-Che cosa?!?Sei un
imbecille!Pensavo stessi male, cretina!E guarda tu come te ne esci fuori!Ma vai
al diavolo!- le urlò contro la Granger, mentre l’altra continuava a ridere come
una scema. -Che faccia ho?Ho la faccia di una che credeva di vedersi morire
davanti una stupida Serpeverde!-.
Pansy alzò gli occhi verso
la Grifondoro, asciugandosi le lacrime con la manica del maglioncino.
-No, mezzosangue…non…hai
capito!- riuscì a dire, tra una risata e l’altra.
-Non ho capito cosa?-.
-No sto ridendo per la
faccia che hai ora…-.
-Ah, e per quale, di
grazia?- chiese la Granger, leggermente arrabbiata, incrociando le braccia al
petto.
-Quella che hai fatto
quella sera quando…quando…quando Draco ti ha detto di
spogliarti!- riuscì finalmente a dire, ricominciando a ridere come una pazza.
Oh, merda!
Quella stava ridendo dei
suoi ricordi!
-Ehi, imbecille!Non puoi…non ridere di quello che mi è successo!E non voglio
assolutamente che guardi nella mia vita!- disse Hermione, con le mani tra i
capelli, quando realizzò che quella si stava divertendo come una matta a spiare
nella sua memoria.
-Troppo tardi, Granger!-
disse la Serpeverde, bloccandosi di tanto in tanto, come se stesse vedendo
nella sua testa i ricordi della compagna.
-Piantala!- urlò Hermione,
prendendola per le spalle e agitandola, mentre Pansy ricominciava a ridere.
-Come…come diavolo hai fatto a…a
trasformarti in un gatto?-.
Accidenti!
Hermione si portò le mani
sul viso, in preda ad una crisi di panico.
Oh, maledettissima
Serpeverde!
Vendetta.
Ecco quello che ci voleva.
E mentre la Parkinson
continuava a ridere, e chissà per che cosa, Hermione tolse con decisione il
tappo alla sua fiala che conteneva l’Essenza
dei ricordi di una stupida purosangue, bevendosela tutta.
Immediatamente la sua
mente si affollò di immagini a lei sconosciute. Come fotografie le passavano
davanti agli occhi, mostrandole tutta una vita. Vide una grande casa signorile.
Un grande giardino pieno di alberi e fiori. Un’altalena. Poi il ricordo cambiò.
Si trovava nella Sala Comune di Serpeverde. Se la riconobbe fu per il soffitto
di vetro trasparente. La musica era alta, la gente mezza ubriaca. C’era una
strana nebbiolina, nell’aria. Fumo. Fumo di sigaretta. Sembrava ci fosse una
festa. Poi la vide. Pansy era seduta a terra, la schiena appoggiata contro una
poltrona. Blaise Zabini, seduto accanto, le passò una bottiglia di Fire Whisky. Qualcosa, nella testa di Hermione, le fece
capire che stavano festeggiando una vittoria di Quiddich. E che Pansy era
leggermente brilla. Ok, diciamocelo, era ubriaca fradicia. A momenti non stava
nemmeno in piedi. Poi cominciarono le grida, i fischi e gli applausi. Dall’ingresso
del dormitorio stava per entrare qualcuno, visto il comportamento di tutti i
presenti. Eccola. La squadra di
Serpeverde si fece largo tra i compagni esultanti, prendendosi applausi e
complimenti. Ed eccolo. Lui. Quello che a Grifondoro era conosciuto come Il principe di Serpeverde. Un nome.
Draco Malfoy. Tutto. Pansy, si alzò finalmente in piedi, aggrappandosi alla
mensola del camino. Con lo sguardo seguiva ogni singolo movimento di Malfoy.
Non passo molto, prima che lui se ne accorse. E la raggiunse, un sorriso
malizioso sulle labbra. Non una parola, tra quei due. Solo uno sguardo veloce,
sostituito subito da un lungo bacio. Il ricordo cambiò di nuovo. Stessa sera,
solo che ora era ambientato nella camera della Caposcuola di Serpeverde e
quella era seduta sul letto. Rumore di chiave che gira nella serratura. E chiude la porta. Draco Malfoy con la
schiena appoggiata al muro, lo sguardo verso la Caposcuola. Poi la voce di
Pansy: “Vieni qui…”.
Oddio!
-Oddio!- ripetè ad alta voce Hermione, distogliendo l’attenzione dai
ricordi della Serpeverde. -Oddio, che schifo!-.
Seduta sul lavandino,
Pansy Parkinson la guardò con curiosità.
-Granger, che guardi?- le chiese con un sorrisetto malefico.
-Non farmici
neanche pensare o vomito!- rispose Hermione, tagliando lì il discorso, e
cercando in tutti i modi di cancellare dalla sua testa qualsiasi ricordo della
Parkinson che aveva come protagonista un Malfoy nudo.
La Serpeverde ridacchiò,
scuotendo il capo.
-Piantala, imbecille, e
vai a prendere le tue fiale- le disse la Grifondoro, mentre Pansy le faceva la
linguaccia. -Svegliati, che la pozione è pronta!-.
-Certo, certo…Quanta fretta, amore mio!- se la rise la Parkinson,
-Potrei pensare che non vedi l’ora di andare alla partita!-.
La Grifondoro rise.
-L’unica cosa che non vedo
l’ora di fare è liberarmi di te-.
-Oh, piantana, lo so che
mi adori- la prese in giro la Serpeverde.
Una bestemmia uscì dalla
bocca della Granger, e Pansy la guardò con gli occhi allargati per lo stupore.
Accidenti!Più quella stava
a Serpeverde, e più diventava come loro!
Senza dire nulla, passò
sette fiale alla Grifondoro, che le riempì con la poltiglia marrone che
ribolliva nel calderone.
Poi tirò fuori da un
sacchetto alcuni capelli della vera Hermione Granger e ne mise uno in ogni
fiala. La pozione divenne di un bel colore dorato: era pronta.
La Serpeverde alzò gli
occhi verso la compagna e la vide aggiungere dei capelli neri alle sue fiale.
-Bene- disse Hermione,
quando anche nell’ultima fiala la pozione aveva cambiato colore. -Se i miei
calcoli sono esatti, dovremmo averne abbastanza almeno fino a fine mese.
L’effetto della pozione di una fiala dura per tre giorni esatti. Ok, ci vediamo
fra qualche settimana, tesoro!Divertiti
domani, a Hogsmade, con Ron…E non fare cazzate!-.
E, dopo aver rimpicciolito
le fiale di Pozione Polisucco con un colpo di bacchetta, ridacchiando, uscì dal
bagno.
Il pendolo dell’orologio
della scuola batté i suoi quotidiani colpi. Hermione Granger li contò.
Accidenti, mancavano meno di mezz’ora all’inizio della partita. E lei era
ancora in giro per i corridoi. Cazzo.
Ma brava, Hermione, da
dove saltano fuori questi bei termini?
Porca puttana.
Di male in peggio.
Si mise a correre, per
quello che la gonna della divisa le permetteva di fare. Mica voleva che tutti
le vedessero le mutande!
Accidentaccio anche a
quella maledettissima gonna troppo corta!
Cominciò a correre più
veloce, cercando con le mani di non far alzare la gonna. Ce la poteva fare, ce
la poteva fare…
Ma poi andò a sbattere
contro qualcuno, finendo lunga distesa a terra, e inevitabilmente quella gonna traditrice
le si alzò. La abbassò alla svelta, borbottando maledizioni a destra e a manca.
-Oh, Pansy!Mi arrivi
addosso al momento giusto!- disse Blaise Zabini, alzandosi da terra e
massaggiandosi il bernoccolo che gli stava crescendo sulla fronte.
-Merda!ti ho fatto male,
Blaise?- gli chiese la Grifondoro, preoccupata.
-No, niente, tranquilla.
Devi farmi un favore- disse il moro, guardandola con i suoi profondi occhi blu
petrolio, -Piton Mi ha chiesto di andargli a prendere
il mantello nell’aula di Pozioni-.
-Devo andarci io?- lo
interruppe la Granger.
-No, no quello. Il punto è
che stavo portando a Draco il mantello della divisa di Quiddich.
Quell’imbecille se l’è dimenticato in camera, ma si può?La partita inizia fra
un bel po’, lo so, ma intanto che scendo, prendo il mantello di Piton e corro
negli spogliatoi…-.
-Ho capito, glielo porto
io a Draco, non è un problema- concluse Hermione.
Blaise tirò un sospiro di
sollievo, mettendole in mano un mantello verde-argento.
-Grazie mille, bellissima.
Ti devo un favore, ricordamelo!- le urlò, correndo verso le scale dei
sotterranei. -Ah!Tienimi il posto, sugli spalti!-.
-Contaci!- urlò la
Granger.
Ma che bello!
Ora doveva andare anche
nello spogliatoio delle serpi a portare il mantello al capitano.
Ma perché cazzo gli aveva
detto di si?
Stare a Serpeverde gli
faceva solo male al cervello, concluse.
E, contro ogni sua
intenzione, quasi dieci minuti dopo era davanti alla porta dello spogliatoio
verde-argento.
Yuppi!
Ok, Herm, non fare la scema, si disse.
Che problema c’è?
Basta bussare, entrare e
consegnare al proprietario.
Facile!
Ok, ricapitoliamo.
Bussare.
Entrare.
Consegnare.
Una sciocchezza…
Solo bussare, entrare e…
Ma se era una sciocchezza,
perché diavolo non riusciva a bussare?
Raccolse tutto il suo
coraggio di Grifondoro e batté tre volte il pugno contro la porta.
Nessuna risposta.
Ok, entriamo,
disse senza troppe esitazioni.
Varcò la soglia e percorse
un tratto di corridoio, fermandosi di fronte alla porta dello spogliatoio
maschile e guardandoci dentro.
Lo spogliatoio delle serpi
era tale e quale a quello di Grifondoro, solo che alle pareti erano appesi
stendardi verde-argento e dalle fotografie magiche salutavano dei giocatori con
le divise dello stesso colore. Poi era più o meno uguale. Le coppe vinte sulle
mensole, borse abbandonate ovunque, vestiti qua e là…
Maschi!,
sibilò la Grifondoro tra i denti.
Tutti uguali, che fossero
serpi o grifoni.
Uscì dalla stanza, camminando
nel corridoio. Passò di fronte allo spogliatoio femminile e dalla porta aperta
vide che, a differenza degli uomini, le donne erano decisamente più ordinate. I
vestiti erano piegati, le scarpe appaiate sotto le panche.
Superò anche quella porta e
arrivò in fondo al corridoio, dove c’era la stanza nella quale la squadra si
riuniva prima di entrare in campo.
La porta era spalancata. Si
fermò sulla soglia, appoggiandosi allo stipite e posando gli occhi neri sul
gruppetto lì riunito.
Draco Malfoy era in mezzo
ai suoi giocatori, che stavano seduti a cerchio intorno a lui. E lo
ascoltavano. Ascoltavano il discorso del loro capitano, senza perdersi una sola
parola.
Accidenti, certo che Malfoy ci sa fare!, pensò Hermione, in silenzio sulla soglia.
-…e tenete tutti a mente che questa è una partita
importante. So perfettamente che siamo solo agli inizi del campionato, ma
questo non ci impedisce di far realizzare anche un solo punto a quei perdenti
di Tassorosso. Meglio iniziamo e più possibilità abbiamo di vincere a fine
anno, ricordatevelo bene. Questo è il mio ultimo anno qui, il mio ultimo anno
come vostro capitano. Quindi fatemi vedere quanto valete, mostrate a tutti cosa
sapete fare…Fatemi vedere che tra di voi c’è qualcuno
a cui posso affidare la squadra, il prossimo anno. Fatemi vedere che c’è un
futuro capitano, tra di voi. Allora, vogliamo mostrare a quei perdenti di che
pasta siamo fatti?Allora?-.
Un coro di sì si alzò dai
compagni attorno a lui, accompagnato da una cascata di applausi e fischi vari.
-Siete pronti per
stenderli?Si?E allora facciamogli
vedere chi siamo!-.
-SI!- fu la risposta
generale.
-Facciamoli a pezzi!!-
saltò su uno del sesto.
-Bene, è così che vi
voglio!Non lasciamo che Potty e i suoi si prenda la coppa per l’ennesima
volta!Allora, siete con me?Siete pronti a…- e le
parole gli si smorzarono in gola, quando vide la compagna in piedi sulla porta.
Rimase a guardarla per qualche istante, sorpreso di trovarla lì.
Attorno a lui i compagni
intonavano inni, battendo le mani.
-Torno subito- disse,
senza staccare gli occhi da Hermione, e facendo con quelle parole zittire i
compagni. Alcuni, seguendo lo sguardo del loro capitano, si accorsero della
presenza della Caposcuola, e la salutarono.
Draco uscì dal cerchio,
uno strano sorrisetto sulle labbra, tutto per la ragazza sulla porta che lo
aspettava tranquilla.
Hermione gli sorrise a sua
volta, guardandolo mentre lui le si avvicinava.
Lo so, Draco Malfoy, che con quel tuo bel cervellino
perverso e contorto stai escogitando un modo per vendicarti per averti mandato
in bianco…E se credi che io mi fidi di te per questi
tuoi sorrisetti angelici, ti sbagli!,
pensò Hermione, ridendo nella sua testa.
Da un po’ di giorni aveva
cominciato a pensare che quella serpe di Malfoy stesse tramando qualcosa ai
suoi danni. E per la precisione pensava questo da quando lui le aveva sorriso,
quel giorno in Sala Grande, dopo che lei si era rifiutata di andare a letto con
lui. Oh, sicuramente stava
macchinando a una vendetta. Non si può certamente mandare in bianco un tipo
come Malfoy e poi credere di averla scampata. E poi che erano quei sorrisetti,
altrimenti, se non un semplicissimo modo per far si che lei si fidasse
ciecamente di lui e pensasse di essere stata perdonata?
Lui la raggiunse,
fermandosi di fronte a lei.
-Ciao- la salutò, senza
smettere di sorriderle.
-Ciao, capitano- lo salutò
lei, ricambiano il sorriso.
Vuoi la guerra Malfoy?
Improvvisamente si accorse
che stava continuando a sorridere alla serpe come una perfetta scema.
Ehi!Ma che accidenti stava
facendo?
Ok, la Parkinson deve avermi drogato la pozione, si disse.
-Allora?Che ci fai qui?-
le chiese lui, appoggiandosi alla porta, con il sorriso stampato sulle labbra
perfette.
Stava architettando
qualcosa, ne era sempre più certa.
Hermione gli mise il
mantello sotto il naso.
Lui lo guardò un attimo, senza
capire. Poi si illuminò.
-Blaise è un uomo fortunato. Ancora un minuto e lo uccidevo…- disse, senza guardarla negli occhi.
Alzò lo sguardo e puntò i
suoi occhi grigi in quelli neri della ragazza.
-Grazie-.
Mancò poco che a Hermione
venne un colpo.
Oddio!Questa, poi! Draco
Malfoy che la ringraziava. Ma ci credete?Proprio lui…
Chissà che faccia avrebbe
fatto se solo avesse saputo che la ragazza che aveva appena ringraziato era
nientemeno che Hermione Granger, la
Mezzosangue, come la chiamava lui.
Mancò tanto così che lei
non gli rise in faccia.
Lui chinò la testa di
lato, guardandola curioso.
-Cos’è, quella faccia?- le chiese.
-Che faccia?- disse lei, sostituendo
all’istante quell’espressione divertita che aveva dipinta sul viso.
-Non lo so…sembravi come…divertita per
chissà cosa-.
Lei ridacchiò, scuotendo
la testa.
-Tu sei fuori di testa-.
-Naa…solo un filo nervoso- disse, passandosi una mano tra i capelli
biondi.
-Dovresti rilassarti…o rischierai di cadere giù dalla scopa-
ridacchiò lei, sadica.
Lui la fissò per qualche
istante, senza alcuna espressione sul viso. E poi, senza che lei ebbe il tempo
di accorgersene, le si fece vicino. Troppo
vicino.
-Questa non è una cosa
carina da dire…- le sussurro, con le labbra a pochi
centimetri dall’orecchio.
Ma lei non le sentì,
queste parole.
Forse perché il suo lato
di Grifondoro le diceva di stare in guardia.
Forse perché temeva che
lui potesse vendicarsi in qualche modo per quel suo rifiuto.
Forse perché il cuore le
batteva a mille, per la paura…
Anche se forse quella non era paura.
O forse perché il profumo
del ragazzo le inebriava la mente.
Fatto sta che rinsavì un
istante dopo, a causa dei numerosi fischi che si erano alzati dai ragazzi della
squadra.
Hermione guardò oltre la
spalla di lui e vide i ragazzi del quinto e del sesto in piedi, volti verso di
loro, occupati a fischiare nella loro direzione, ad applaudire e a gridare
frasi sconce.
-Idioti…- mormorò Malfoy, ridendo divertito.
-Ehi, Capitano!Se volete
divertirvi un po’, gli spogliatoi sono di là. Ma fate alla svelta, la partita
inizia fra poco- urlò uno, scatenando l’ilarità di tutti.
-Derrick, chiudi quella
bocca, imbecille. Pensa piuttosto ad evitare che la Bump ci tolga 50 punti come
l’ultima volta per colpa dei tuoi falli-.
-Ma capitano!Mica gliel’ho
data io, la mazzata in testa a Smith!- si difese il ragazzo.
-Oh, certo dimenticavo che
qui le mazze si muovono da sole- disse Draco, sbuffando. -Squadra, torno tra un
minuto. Voglio che tutti, e quando dico tutti intendo tutti, meditate sulla
partita. La voglio pulita, chiaro?-.
Ci furono alcuni borbottii
di protesta, ed Hermione poteva giurare di aver visto ai pochi che avevano
annuito le dita ben incrociate dietro la schiena.
Serpeverde.
-Vieni- disse lui,
prendendola per un braccio e trascinandola fuori da quella stanza, nel corridoio.
-Posso farti una domanda?-
le chiese lei, quando finalmente, davanti alla porta dello spogliatoio maschile
lui le mollò il polso.
-Me l’hai appena fatta-
rispose lui, ghignando leggermente.
Hermione gli assestò un
calcio sullo stinco.
-Ahi!- finse di lamentarsi
lui, chinandosi per massaggiarsi l’arto colpito.
Lei sbuffò sonoramente.
-Oh, ma piantala, che non
ti ho fatto niente!-.
-E tu un calcio lo chiami
niente?- ribatté lui.
-Si, nel tuo caso si-.
-Avresti potuto farmi
veramente male e in questo modo Serpeverde avrebbe perso il suo cercatore…E anche la partita, senza di me-.
-See…come se senza di te in campo succedesse il finimondo!Non
sei un dio in terra, Draco…-.
Lui ghigno, appoggiandosi
alla porta dello spogliatoio con la schiena.
-Tu dici-.
Hermione, a quell’uscita, non
seppe trattenersi.
-Oh, ma vai al diavolo,
Draco!- rispose lei esasperata.
-Ci andrò di certo, ma
solo dopo che sarò morto-.
-E cioè molto presto, se
non la pianti subito- lo minacciò lei.
-Che simpatica che sei in
questo periodo…Mi sembra di parlare con Potter,
sai?-.
Oh, merda, meglio stare
zitta o quello la scopriva.
-Allora, che volevi chiedemi, prima?- le chiese lui, poco dopo, rompendo lo sgradevole
silenzio che si era alzato tra loro due.
-Non mi ricordo più, ora…Ah, no, ci sono. Ma hai battuto la testa, prima di
venire qui?- chiese lei.
Lui alzò un sopracciglio, senza
capire.
-Perché dici questo?-.
-Oh, per il discorso che
hai fatto prima ai tuoi, nello spogliatoio. “Voglio un gioco pulito”…- spiegò, mimando per quelle ultime quattro parole delle
virgolette con le dita. -Ma dai!Serpeverde non si è mai comportata
correttamente ad un incontro e tu ora vuoi..vuoi cambiare questa tradizione?-.
Lui ghigno.
-Cosa c’è?Credi forse che
questo non sia possibile?-.
-Credo?No, ne sono certa!Voglio
proprio vederti ad insegnare le buone maniere ad un imbecille come Bole- disse, nominando il Serpeverde più scorretto della
squadra, che durante le partite prendeva a mazzate avversari e compagni, senza
distinzione.
Lo fece ridere.
-Ok, lo ammetto: non lo
stavo dicendo sul serio. Lo so benissimo che, per quante volte io lo dica e
ripeta, non lo capiranno mai. E mi sono arreso già molti anni fa. Ma, visto che
sono Caposcuola, è mio dovere dirglielo. Se poi non lo fanno, non è un problema
mio…Io la mia parte l’ho fatta-.
-Questo si chiama dare il
buon esempio-.
Lui, per tutta risposta,
ghigno.
-E’ meglio che vada, ora…-
disse lei, dando una veloce occhiata all’orologio. Mancavano dieci minuti al
fischio d’inizio. E doveva ancora cercare Theodore e gli altri, che erano già
saliti sugli spalti.
Draco annuì brevemente,
abbassando un istante il capo.
-Rimani a vedere la
partita?- le chiese, con una strana luce negli occhi.
Lei si stupì un poco per
quella domanda.
-Ma certo!Dove vuoi che
vada?-.
Lui alzò le spalle.
-Non so…E’
solo che alcune volte sei strana, negli ultimi tempi-.
-Che vuoi dire?- chiese
lei, con il cuore che le batteva a mille.
Lui pensò un attimo, prima
di risponderle.
-Boh, non lo so…E’ solo che ogni tanto sparisci e ricompari dopo un bel
po’…-.
E ci credo!Ho della Pozione Polisucco da preparare!, pensò lei.
-…Non è che ti vedi con qualcuno, vero?-.
Hermione gli rise in
faccia.
-Oddio!Certo che no!Come
ti viene in mente una cosa simile?- rispose lei, ma poi ricordò. -Fammi
indovinare: te l’ha detto quell’idiota di Theodore, che mi vedo con qualcuno…Idiota…Ora
lo ammazzo-.
Lui le sorrise.
Aveva un’espessione strana, in viso.
Lei non sapeva dire con
certezza cosa fosse.
Sembrava quasi…quasi…sollievo.
Già, Draco Malfoy sembrava
sollevato. Ma per cosa?
-Allora ci vediamo più
tardi- disse lui, aprendo la porta dello spogliatoio.
Lei annuì.
-In bocca al lupo, Capitano-.
-Crepi!- rispose lui tra i
denti.
Poi, nessuno dei due in
seguito seppe spiegare come, accadde l’imprevisto.
Hermione Granger,
appoggiandogli leggermente le mani sulle muscolose spalle di lui, si alzò sulle
punte dei piedi.
Imprevisto.
E gli diede un leggero
bacio a fior di labbra.
Fine.
Durò un attimo. Una vita.
Un secondo. Un’eternità.
Lei si staccò subito, con
lo sguardo sorpreso di lui addosso.
Ma lui non era l’unico, a
essere stupito.
Che cazzo ho fatto?, si disse Hermione, dandosi dell’imbecille in tutte le lingue che
conosceva.
Il cuore le batteva forte,
in mezzo al petto. Così forte che poteva sentire il suo Tum Tum con l’orecchio, visto il silenzio
che era caduto.
-E questo per che
cos’era?- le sussurrò lui.
Hermione si morse il
labbro, sorridendogli debolmente.
-Tu che dici?-.
Poi, con un sorrisetto
strano sulle labbra, gli voltò le spalle, uscendo dagli spogliatoi, voltandosi
un’ultima volta per fargli ciao-ciao con la mano.
Hermione Granger, si disse, sei un’imbecille!No, anzi,
un’imbecille megagalattiga!
Ma che diavolo le era
venuto in mente accidenti?
Baciare Malfoy…Oh, che schifo!
Improvvisamente una
lampadina le si accese nella testa.
Però…
Forse aveva finalmente
trovato il modo per vendicarsi di Malfoy, per tutti quegli anni. Avrebbe fatto
la carina con Malfoy, gli avrebbe detto perfino di sì nel caso che lui le
chiedesse ancora di fare sesso. Oh, si…
E poi, una volta tornata
con le sue sembianze, glielo avrebbe rinfacciato. Gli avrebbe rinfacciato di
essere stato a letto con una mezzosangue, di aver baciato una mezzosangue…E non con una mezzosangue qualsiasi!Ma con lei,
la mezzosangue per eccellenza.
Ridacchiò perfidamente,
mentre saliva le scale degli spalti.
Chissà!Magari Malfoy si
innamorava anche, di lei…E a quel punto la cosa
avrebbe fatto proprio ridere.
Pansy Parkinson, quel
pomeriggio, se ne stava comodamente seduta su una delle poltrone rosse della
sua nuova sala comune. Il fuoco del camino scoppiettava allegramente davanti
alla ragazza che, per il caldo, a cui certamente non era abituata viste le
temperature dei sotterranei, indossava addirittura la divisa estiva, con la
camicia a maniche corte.
Davanti a lei, il suo
nuovo amico del cuore Harry Potter la osservava al di sopra delle pagine del
libro di Pozioni.
Pansy alzò gli occhi
dorati verso il grande orologio della stanza, per la ventesima volta nel giro
di tre minuti, per poi riportare lo sguardo sul suo libro di Trasfigurazione.
Harry scosse la testa,
ritornando anche lui al suo libro.
-Ciao, ragazzi!- li
salutarono allegramente Seamus Finnigan e Dean Thomas, uscendo in quel momento
dal dormitorio maschile.
-Oddio!Non ditemi che
state veramente studiando…- si preoccupò Dean,
vedendoli con i libri in mano.
-Oh, certo che no, Dean.
Stiamo guardando le illustrazioni...- rispose la ragazza con sarcasmo.
-Ma dai! È sabato
pomeriggio!E in fondo non abbiamo molto da fare, per lunedì. Ce la fareste
benissimo domani mattina, a studiare!- se ne uscì Seamus, mettendosi il
cappotto e avvolgendosi la sciarpa rossa-oro attorno al collo.
-Chi ben comincia è a metà
dell’opera- mormorò Pansy, senza staccare gli occhi dal tomo, con la voce che a
momenti sembrava quella della McGranitt.
-Non venite con noi a
vedere la partita?Neville è già là con alcuni del sesto. Pensate: sono riusciti
a recuperare quegli striscioni magici che la Gazza ci ha sequestrato l’anno
scorso. Quelli con quelle belle frasi per i nostri cari Serpeverde…-.
-Dai, ragazzi, non ditemi
che preferite restarvene qua a studiare Pozioni, piuttosto che venire a
fischiare dietro a quei perdenti!Dicono che Tassorosso quest’anno ha un
portiere formidabile…Se è vero, sai la figura che ci
fa Malfoy, a perdere!- disse Seamus, cercando insieme a Dean di convincere quei
due a mollare i libri e venire alla partita.
-Io e Harry abbiamo altro
da fare- dichiarò la Parkinson, lanciando un occhiata di avvertimento al
bambino sopravvissuto.
-Cavolo, Harry, almeno tu
vieni con noi, vero?Non dirmi che preferisci studiare Pozioni…-.
Il ragazzo dagli occhi
verdi alzò le spalle, sorridendo debolmente agli amici.
-Mi dispiace ragazzi…- rispose, facendo allargare gli occhi di Finnigan
e Thomas per lo stupore.
-Harry, tu non stai bene…- disse
Seamus, guardandolo negli occhi.
-Si, ha ragione lui,
Harry. Vuoi che ti chiamo la Chips?- gli andò dietro Dean.
-No, davvero ragazzi. Sto
bene, ma preferisco portarmi avanti con la roba di Piton. Devo anche recuperare
l’ultima verifica, tra l’altro…- spiegò Potter,
dispiaciuto.
-Ma…Harry, tu ami andare a vedere i Serpeverde che perdono!-.
Pansy Parkinson, che quel
giorno non era del suo umore più bello, chiuse di colpo il libro, producendo un
sonoro pum.
-Allora, avete sentito
cosa ha detto Harry?Deve studiare, anzi dobbiamo studiare…Quindi
fuori dai piedi, e alla svelta!- urlò loro dietro la Serpeverde.
Quei due, spaventati dalla
reazione della compagna, fuggirono a gambe levate, senza neanche salutarli,
visto che c’era il rischio di beccarsi sulla testa il grosso libro della
Caposcuola.
Appena che i due sparirono
oltre il quadro della Signora Grassa, Harry sbuffò sonoramente, chiudendo il
libro di Pozioni e lanciandolo ai piedi della poltrona.
-Che palle!- disse il
ragazzo, sprofondando tra i cuscini morbidi.
-Scatole- mormorò Pansy,
nascosta dietro il suo tomo.
Potter, allibito, volse lo
sguardo verso la compagna.
-Prego?- le chiese.
-Scatole, non palle,
Harry!Sei Caposcuola, modera un po’ i termini…- lo
corresse lei, senza staccare gli occhi dalla pagina.
Il ragazzo si prese la
testa tra le mani, scuotendola a destra e a sinistra.
-Che palle, Herm!Ma perché
cazzo devi rompere le scatole a me?-.
La ragazza non gli
rispose.
E lui si incazzò.
Alzandosi leggermente dalla poltrona, allungò un braccio, tanto bastava per
rubarle il libro, riuscendo finalmente ad avere l’attenzione della ragazza.
-Ehi, ridammelo!-
ringhiò lei, cercando di riprenderselo, ma Potter, che la superava di parecchi
centimetri, lo alzò in alto più che poteva. E neanche saltellando lei riuscì a
riprenderselo.
-Sai una cosa?Io volevo
andarci, a quella partita!- urlò lui, un po’ arrabbiato.
-E vacci, allora!- rispose
a tono lei, incrociando le braccia al petto e dandogli le spalle, -Ma dopo non
lamentarti, se non voglio più essere tua amica!-.
-Che cosa?Herm ascolta…Non puoi scaricare
la tua rabbia su di me o su Seamus e Dean!E neanche sugli studenti del primo e
su quelle due ragazzine del terzo…Ah, e dimenticavo quei
Corvonero del quinto!-.
-Io non sono arrabbiata!- ribattè lei.
-Certo, come no! E allora
io sono Biancaneve!-.
-Harry Potter!Ma che razza di amico sei?- tuonò la ragazza,
fissandolo con i suoi occhi dorati, -Che fai? Abbandoni gli amici nel momento
del bisogno?-.
-Che cazzo, Herm!Se ce
l’hai con Ron perché pomeriggio ti ha dato buca, prenditela con lui, allora!-.
La Serpeverde lo guardò
malissimo.
-Io non ce l’ho con Ron- disse tra i denti.
-Ah, certo, come no!E io
allora sono…-.
-…Sei Biancaneve, lo so, lo so- lo interruppe la ragazza,
lasciandosi cadere sul divano, con un espressione triste sul bel viso. -Ok,
scusa. Mi sono comportata da scema-.
-No, ti sei semplicemente
comportata da ragazza gelosa- la corresse il moro sorridendole e sedendosi sul
bracciolo della sua poltrona.
Pansy fissava le fiamme
scoppiettanti del camino senza dire una parola. Poi, improvvisamente, alzò gli
occhi dorati verso il ragazzo.
-Mi innervosisce il solo
pensiero di lui e di quella maledetta Corvonero insieme- disse, lasciando
andare un lunghissimo sospiro.
Harry Potter le fece un
sorriso dolce, accarezzandole i morbidi capelli castani.
-Te l’ho già detto: non
devi preoccuparti di quella là. Ron me l’ha detto più volte che non gli piace-
la rassicurò.
-Lo so…Ma
mi da fastidio ugualmente. E poi stanno sempre insieme, in questi ultimi giorni…-.
-Tesoro, è lei che gli
corre dietro, ricordatelo bene. E poi, sinceramente, pensi che una come lei
possa in qualche modo competere con la regina di Grifondoro?Ma dai…- la tranquillizzò lui.
Quelle parole le fecero
però male. Molto male.
Già. Come poteva lei,
Pansy Parkinson, una Serpeverde, competere con la vera Hermione Granger?Come
poteva lei anche solo pensare di riuscire a far innamorare Ronald Weasley, il
Re, di lei, assumendo le sembianze della Regina?
No.
Era tutto sbagliato.
Una lacrima dispettosa le
scivolò lungo una guancia.
Pansy Parkinson non
piangeva mai.
Un’altra goccia traditrice
seguì la prima.
Alzò una mano per
asciugarsele.
Ma Harry Potter fu più
svelto. Le posò una mano sulla guancia e con un leggero movimento del pollice
gliela asciugò.
Pansy alzò lo sguardo,
incontrando il bel sorriso del ragazzo.
Harry…
L’aveva sempre odiato,
aveva odiato anche solo quel maledetto nome. Ma ora, in quel preciso momento,
sapeva che nelle ultime settimane qualcosa era cambiato, nei confronti di quel
ragazzo. Non era lo scemo che aveva sempre ritenuto che fosse…Non
era il cretino che correva verso il pericolo, come si diceva a Serpeverde. No, finalmente capiva il perché, di
tutte le stronzate che Harry Potter aveva fatto in quei sei anni. Harry Potter
teneva agli amici più della sua stessa vita. Sarebbe stato anche capace di
morire, per loro. C’erano solo tre parole per definire Harry Potter. E queste
non erano certamente Il Bambino
Sopravvissuto.
Un vero amico…
Ricambiò il sorriso del
ragazzo.
Campo di Quiddich.
Neanche quella fosse la
finale che avrebbe decretato la squadra che si sarebbe aggiudicata la coppa. Lo
stadio era gremito di gente. Perfino alcuni studenti di Corvonero e Grifondoro
erano venuti ad assistere. Beh, certo…Quelli di
Grifondoro, più che assistere, mettevano in bella mostra i loro striscioni
magici sui quali apparivano insulti rivolti alla squadra verde-argento, ma
soprattutto al loro biondo capitano.
-Io li ammazzo…-
ringhiò Theodore Nott, guardando nella direzione dei ragazzi del settimo di
Grifondoro che mettevano in bella vista i loro striscioni con quelle belle
frasi.
-Oh, no che non lo fai-
disse Hermione, seduta accanto a lui.
Il ragazzo si voltò verso
la compagna, puntando i suoi occhi azzurri in quelli neri della ragazza.
-Cazzo, Pansy!Capisco che
sei Caposcuola, ma ricordati che sei anche una Serpeverde. Come puoi impedirmi
di fare una strage di Grifondoro quando quelli ci insultano in quel modo?-
ribatté il compagno, sbuffando e passandosi nervosamente una mano tra i capelli
castani.
-Non hai capito. Volevo
dire che non puoi ammazzarli te perché lo farò prima io- disse Hermione,
lanciando uno sguardo assassino verso i suoi veri compagni di dormitorio.
Ma come accidenti avevano fatto a recuperare quei
dannati striscioni?Eppure Gazza li aveva chiusi a chiave nel suo ufficio…Accidenti alla Parkinson!Ma che cazzo faceva?Crepi…, pensò la
Granger, maledicendo la Serpeverde.
Theodore cominciò a
frugarsi nelle tasche, alla ricerca delle sigarette.
-Maledetti Grifondoro…- ringhiò tra i denti. -Certa gente non dovrebbe
essere ammessa a Hogwarts…-.
Blaise, alla sinistra di
Hermione, a quell’uscita ridacchiò.
-Bella, questa, Theo- disse, rivolgendosi al compagno, -E meno male che non
eri tu quello che faceva commenti razzisti!-.
Quello neanche gli
rispose, troppo preso a chiedere un accendino a quelli seduti davanti a loro.
-A quanto ne so, qui quello
razzista è Malfoy- ridacchiò anche Daphne, arrivando
in quel momento e rubando il posto a Nott, che si era alzato un istante per
prendere un accendino che uno del sesto gli aveva lanciato, ma che era caduto
un po’ più in là da loro.
-Era Draco, fino a qualche anno fa- la corresse Blaise, -Cioè, non
che adesso vada in giro a dire “Lunga vita a mezzosangue e babbani!”, però si è
rammollito, rispetto a un tempo.
Hermione intanto ascoltava
a tutt’orecchi quell’interessante conversazione. Quella era la prima volta, da
quando era a Serpeverde, che si faceva parola di quelle cose.
Interessante. Molto interessante.
-Fa ridere la parola
“rammollito” detta da uno che si è sempre tenuto alla larga dalle questioni di
sangue- disse Nott, tornando da loro con la sigaretta finalmente accesa. Poi,
vedendo che gli avevano rubato il posto, disse: -Bellissima, smamma-.
La Greengrass alzò lo
sguardo verso il compagno, senza la minima idea di alzarsi da lì.
-Amore, su via da lì. È il
mio posto, quello- ripeté tranquillamente Nott, mentre lei lo guardava ironica.
-Scordatelo- rispose lei
di rimando, -Sai come si dice: Chi va
via, perde il posto all’osteria…-.
-Se, se…E
con un calcio vola via!- la interruppe Theodore, -Dai, bionda, aria!-.
-Ehi, bello!Col cazzo che
mi parli cosi!- si arrabbiò la Greengrass, mentre lui sosteneva il suo sguardo.
–Te l’ho detto mille volte: non chiamarmi “bionda”!-.
-Come vuoi, ma alzati da
lì-.
Hermione alzò gli occhi al
cielo. E che palle!Eccola che ricominciava. Daphne Greengrass aveva il dono di
riuscire ad attaccare bega con tutti. Perfino con Theodore Nott, il cui ultimo
desiderio era quello di litigare con qualcuno. Ma quella ragazza, egoista come
pochi, riusciva a far innervosire anche uno come lui. E per non parlare di
Blaise Zabini, la pecora bianca di Serpeverde. Le litigate tra lui e Daphne
erano all’ordine del giorno. E per qualsiasi cazzata. Eppure Zabini era il
ragazzo più buono e socievole che aveva mai messo piede a Serpeverde…
Blaise, accanto a Hermione,
sbuffò.
-Tu taci, Zabini!- lo
ribeccò la Greengrass.
-Toh!Ma stamattina a
colazione mica avevi detto che non mi avresti parlato mai più?- frecciò il
Serpeverde dagli occhi blu petrolio.
Daphne lo mando a quel
paese, ritornando a guardare Nott, in piedi davanti a lei. Non gli avrebbe
ridato quel posto per niente al mondo.
-Ok, Daphne, sarò gentile-
disse esasperato Theodore, cercando di non
incazzarsi, -Puoi ridarmi il mio posto, per piacere?-.
-Forse…Se mi chiedi scusa per come mi hai chiamata-.
Theodore trattenne un
ringhio, cercando di pensare a qualcosa di positivo per non saltarle addosso.
-Va bene…-
sospirò, spegnendo la sigaretta e lanciandola oltre le tribune dello stadio,
-Scusa per come ti ho chiamata prima…-.
-…E per tutte le volte precedenti…-
aggiunse Daphne.
-…E per tutte le volte precedenti. Giuro che non ti
chiamerò mai più in quel modo- ripeté lui, mettendosi teatralmente una mano sul
cuore, -Ora mi ridai il posto?-.
La ragazza bionda lo fissò
arrogante.
-No-.
Ebbero bisogno sia di
Goyle che Tiger per riuscire a tenere fermo Nott, che avrebbe altrimenti preso
a pugni la compagna.
Ci vollero oltre dieci
minuti per far calmare Theodore. Serpeverde conduceva il gioco per centoventi a
ottanta e sui ragazzi del settimo della Casa verde-argento era sceso un
silenzio incredibile.
Hermione sospirò.
Per lo meno abbiamo evitato un massacro, pensò.
Un braccio forte le
strinse la vita sottile. Girò leggermente la testa, verso il ragazzo seduto
alle sue spalle, ma lui guardava tranquillo la partita.
Alla fine non c’erano
riusciti, a far spostare Daphne.
E, per evitare altri
bisticci, avevano cacciato via alcuni ragazzini del primo dalla loro gradinata,
e il posto libero era stato occupato da Tiger, che si era seduto tra la
Greengrass e Nott e da Goyle, che aveva preso posto dall’altra parte di
Theodore, dividendolo da Blaise, nel caso si fossero scatenati altri
battibecchi. Ed Hermione, per non rimanere in piedi per il resto del tempo, non
aveva avuto altra scelta che sedersi tra le gambe di Nott.
Serpeverde segnò un altro
punto e la folla esultò.
-Ormai la vittoria è
nostra- sussurrò Theodore alle sue spalle.
Lei ridacchiò, appoggiando
la schiena al petto scolpito del ragazzo.
-Certo…Se Malfoy non si fa rubare il Boccino da sotto il naso-.
Il moro rise a sua volta,
stringendo dolcemente con un braccio la vita della compagna e portandosi alle
labbra l’ennesima sigaretta che teneva nella mano libera, gettando poi il capo
all’indietro per non lasciare andare il fumo addosso alla ragazza.
-Cazzo, Pansy, non portare
sfiga…Dai, Draco non è il tipo da farsi rubare le
cose sotto il naso-.
La Greengrass rise, acida.
-Già, Theo, l’hai detto.
Draco non è uno che si fa rubare le cose di sua
proprietà sotto il naso…- frecciò lei.
-E con questo che vorresti
dire?-.
-Niente, niente…Solo occhio a come la tratti- disse, indicando
Hermione con un’occhiata.
Torre di Grifondoro.
Pansy Parkinson e Harry
Potter avevano smesso da una vita di studiare. E da una vita se ne stavano
seduti per terra, davanti al camino acceso, la schiena appoggiata a una
poltrona, una cuffia di un Mp3 per uno. Ok, Pansy Parkinson che ascolta musica
babbana con un gingillo babbano…Troppo, cari lettori?
Il quadro della signora
grassa si aprì in quel momento e Ron Weasley entrò in sala comune, il sorriso
sulle labbra.
Ma appena si accorse della
presenza dei due amici, quel sorriso sparì in un batter d’occhio.
-Ciao!- li salutò,
lanciando in un angolo della sala il cappotto e sprofondando in una poltrona.
Nessuna risposta.
-Ciao!- tentò nuovamente.
Niente.
-Ehi, gente! Ma siete
sordi o cosa?Ho detto ciao-.
Nisba.
A quel punto Ron non trovò
altra soluzione che cominciare a saltare davanti ai due che finalmente, dopo
essersi spaventati per l’apparizione dell’amico, lo videro.
-Ehi, ciao Ron!- Pansy si
tolse la cuffia dell’orecchio, sorridendo al ragazzo.
Harry Potter, dal canto
suo, si limitò a salutare l’amico con un cenno del capo, mettendosi
nell’orecchio libero la cuffia che fino a quel momento aveva avuto la
Parkinson.
-Dov’eri di bello?- chiese la ragazza, guardando il
Grifondoro che si stava facendo cadere in una poltrona.
-Mmm…qua e là- fu la risposta del rossino.
Pansy alzò un
sopracciglio, guardando sospettosa il ragazzo. Che era, quella risposta?
Ron aveva lo sguardo perso
tra le fiamme del camino, incurante della ragazza ai suoi piedi che lo guardava
adorante.
-Oh, quasi dimenticavo…Ti fa niente se domani ci troviamo direttamente
all’ingresso?La McGrannit mi ha chiesto di portarle Dennis Canon e Nigel
Crowell. A quanto ne so hanno cercato di fare il malocchio sulle scope dei
Serpeverde. Che idioti…-.
Harry ridacchiò.
-Quei due sono dei veri
geni!Eddai, Herm!Guarda il lato positivo, per una volta…- rise il Bambino Sopravvissuto.
-Lato positivo?E quale
sarebbe?- chiese Pansy, cruciandolo con lo sguardo.
-Beh…A me pare più che ovvio. Cavolo, però, neanche il
pensiero di scope con il malocchi che fanno fare i giri della morte alle serpi
riesce a farti ridere!-.
Pansy lo guardò non male.
Malissimo.
-Non sei simpatico, Harry- disse, con il suo cuore verde-argento, -Sarebbero
potuti cadere e si sarebbero potuti fare male, sai?-.
-E così il campionato sarebbe
stato nostro- berciò il moro, finendo lì quella conversazione vista l’espressione
assassina della compagna. -Ok, io vado al campo, sempre che la partita non sia
già finita. Spero di non essermi perso Malfoy che vola giù dalla scopa…-.
-Harry…- disse minacciosa la compagna.
-Ok, ok…Ho
capito. Vabbè, ciao a tutti-.
E, afferrato il suo
cappotto e la sciarpa, uscì dal dormitorio.
Erano rimasti soli: non
c’era anima viva, a parte loro, nel dormitorio di Grifondoro.
E questo sarebbe stato
fantastico, se solo Ron avesse aperto un po’ gli occhi. E forse anche il
cervello.
Pansy si alzò in piedi,
stirando con le mani la gonna della divisa e aprendo leggermente la cerniera
della felpa che indossava.
Vestiti babbani!Puah!
-Mi devi dare una mano-
cominciò lei, guardando il ragazzo, che alzò gli occhi in sua direzione. -Non
so che cosa mettermi domani pomeriggio. Sono indecisa tra la gonna rossa e i
pantaloni neri…-.
-Herm- la chiamò il ragazzo.
Ma lei neanche se ne
accorse.
-…E poi sopra pensavo di abbinarci il maglioncino bianco,
oppure ci sarebbe…-.
-Herm?-.
-…Anche se sinceramente credo che la felpa blu sia la più adatta…-.
-Non vengo con te, domani…- mormorò lui.
-…Ma Harry ha detto che le ballerine nere non vanno bene…Che hai detto?-.
Lui non rispose,
limitandosi a guardare quegli occhi dorati.
Lei, dal canto suo,
tacque, incapace di trovare il coraggio per chiedergli di ripetere. Aveva capito bene?O se l’era appena
immaginato?
No, impossibile…Se
l’era immaginato sicuramente.
-Non posso venirci, a
Hogsmade, con te- ripeté lui, con un sospiro.
-È…è uno scherzo, vero?- chiese lei, con il cuore a mille.
Lui scosse la testa.
-Ma…ma…Perché?-.
Gli occhi le pizzicavano.
-Vado con un’altra- spiegò
lui, gli occhi bassi, incapace di guardarla.
-Con chi?-.
-Ascolta, Herm, mi
dispiace tantis…-.
-Con chi ci vai?-
insistette lei, gli occhi lucidi.
-Juliette Hale, di Corvonero-.
Pansy strinse i pugni.
-Quando…quando hai deciso di andare con lei?- chiese arrabbiata.
-Me l’ha chiesto oggi pomeriggio…-.
-Ma l’avevi promesso a
me!Potevi dirle di no!- urlò, trattenendo le lacrime.
Non sarebbe riuscita a
trattenerle ancora per molto.
-Lo so...e mi dispiace. Ma
vedi, lei…lei mi piace-.
-E io, non ti piaccio?-.
-Herm tu…tu sei la mia migliore
amica. E Juliette mi ha chiesto di andare a Hogsmade con lei, e lei non è la
mia migliore amica, ma una ragazza come le altre. Una ragazza a cui piaccio,
non nel senso di amica…-.
Pansy a quel punto non
riuscì più a trattenersi. Le lacrime cominciarono a scenderle sulle guance. E
sembravano non finire più.
-Herm…cazzo non piangere, ti prego!Ascolta, se vuoi vado a dirle
che l’avevo promesso prima a te…- disse lui,
avvicinandosi a lei.
-Lasciami stare!- urlò
lei, quando lui cercò di abbracciarla. -Lasciami stare, non voglio più
vederti!Vacci pure con quella troia, e divertitevi!Sai che ti dico, Ronald
Weasley?Sposatela!Non me ne frega più niente di te, sono stata una cretina fin
dall’inizio se credevo che potevo piacerti…Ti odio!-.
Gli voltò le spalle e
corse via.
Ron rimase impietrito in
mezzo alla stanza, guardandola uscire dal ritratto, e sentendola correre giù
per le scale della torre.
Aveva sentito bene o cosa?
Hermione era innamorata di lui?
Il pendolo della scuola
batté undici colpi.
Accidenti, se è tardi!, pensò Hermione Granger, sbadigliando.
Meno male che il suo turno
di ronda era finito.
Chissà chi era quella
mente perversa che aveva avuto la bella idea di far fare le ronde notturne ai
Capiscuola!Se si fosse scoperto il suo nome, altro che tomba profanata!
La ragazza cominciò a
scendere lentamente le scale del quarto piano. Era stanchissima ma, prima di
andare nel suo nuovo dormitorio, doveva andare nell’ufficio di Gazza a scrivere
i risultati della ronda di quella notte.
Come se ci fosse qualcosa
da scrivere!
Da quando era iniziata la
scuola, non facevano altro che scrivere “Tutto tranquillo”.
Era immersa a tal punto
nei suoi pensieri, che andò a sbattere contro qualcosa.
-Oh, merda…-
imprecò la ragazza, massaggiandosi la fronte e alzando gli occhi per vedere a
cosa era andata contro.
O, meglio, a chi.
-Cazzo…- disse una voce maschile, nell’oscurità, che lei
riconobbe.
-Wow, la finezza di
Corvonero!- disse Hermione ridendo, alzandosi da terra e facendo luce con la
bacchetta.
-Oh…Buonasera!- la salutò Anthony Goldstein, vedendo la Serpeverde.
-Buonasera anche a te!- lo
salutò lei, allegramente, -Scusa, avevo la testa altrove-.
Lui ridacchiò, alzandosi a
sua volta.
-A chi lo dici- disse,
sorridendole. -Allora?Com’ è andata la ronda?-.
Hermione sbuffò.
-Come al solito…Tre draghi al terzo piano che giocavano a carte, un
Troll di Montagna che si pitturava le unghie dei piedi e un gruppo di folletti
che scendevano dalle scale a cavalcioni sul corrimano. E tu?-.
-Oh, io ho incontrato
anche un vampiro che prendeva il the, giù in Sala Trofei- rise il ragazzo, -Mi
ha detto di salutarti-.
La ragazza sogghignò,
incamminandosi con il Corvonero verso l’ufficio di Gazza.
-Sono distrutta…-
disse Hermione, all’ennesimo sbadiglio.
-Mi dispiace per te,
Pansy, se penso che fra mezz’ora io sarò nel mio bel lettuccio a dormire. Per
quanto ne so, tu hai una festa che ti aspetta, nel dormitorio-.
Oh, maledizione!Ci mancava
anche la festa in Sala Comune!Se ne era dimenticata.
-Bella partita, comunque.
Complimenti per la vittoria-.
Già. Serpeverde aveva
vinto Tassorosso.
Ma che dico?Aveva
stracciato Tassorosso.
Cinque minuti dopo,
ridendo e scherzando, giunsero finalmente nell’ufficio di Gazza e compilarono
il registro.
Tutto tranquillo.
-Bene- disse Anthony,
sbadigliando, -È meglio che me ne vada a letto, ora-.
-Già, come vorrei poterlo
dire anch’io- sbuffò Hermione, appoggiando la piuma accanto al registro e
chiudendolo.
-Oh, dai…Sono
sicuro che ci sarà da divertirsi. E poi hai tutta domani mattina per dormire-.
-See…Devo fare il tema di Pozioni, visto che domani pomeriggio
si va a Hogsmade- gli rispose la Granger.
-Ok, allora divertiti…-.
-Stronzo- berciò lei,
facendolo ridere.
-No, dai, scherzavo.
Comunque ora vado, mi ha fatto piacere parlare con te, Pansy-.
-Oh, anche a me fa piacere
parlare con te, quando non dici cose sceme…- rispose
Hermione.
Lui rise.
-No, sul serio, sei
cambiata recentemente. Cioè, non che prima non mi piacesse parlare con te, solo
che…non so…ora sembri diversa-.
-Diversa?- chiese lei spaventata.
Quante cazzo di volte gliela
avevano già detta, quella parola?
Mica sospettava di
qualcosa, né?
-Oh, non in senso
negativo- si affrettò ad aggiungere lui, -Sei più simpatica e aperta alla
conversazione, tutto qui. Ma quel brutto caratteraccio da Serpeverde è rimasto,
tranquilla-.
-Vai al diavolo,
Goldstein!- gli urlò dietro Hermione.
-Buonanotte anche a te,
Pansy!- disse, uscendo dalla stanza.
Quando, dieci minuti dopo,
Hermione Granger varcò l’ingresso del dormitorio di Serpeverde, il suo primo
pensiero fu di aver sbagliato stanza.
Quella sembrava più una
discoteca o un bordello, che il dormitorio verde-argento.
Eppure aveva detto chiaro
e tondo a Theodore Nott di assicurarsi che non si facessero cazzate, visti i
ricordi di Pansy Parkinson riguardo quelle feste.
Aveva semplicemente
sbagliato posto, tutto qui.
Ma quando Blaise Zabini,
dall’altro lato della stanza, la salutò con la mano, capì di trovarsi nel posto
giusto.
Oh, merda!
Il dormitorio era
illuminato dalla luce del lampadario magico, che grazie a un incantesimo ora
diffondeva luce di tutti i colori. La piccola sala circolare era gremita di
gente, e questo fece pensare ad Hermione che anche quelli del primo anno non
erano ancora nel letto. La musica rimbombava, facendo tremare le pareti e
spaventando i pesci che per sbaglio nuotavano sopra il vetro del soffitto.
E poi…alcool
ovunque. E coppiette sdraiate sui divanetti e ragazzi sulla pista da ballo così
avvinghiati che a malapena si capiva che la coppia era formata da due persone.
Metà della gente lì dentro
era ubriaca, e l’altra metà c’era quasi.
Ah, se quello fosse
veramente il suo dormitorio, non avrebbe mai permesso una cosa del genere!
Cazzo, e se arrivava
Piton?
Decise che era meglio non
pensarci. Anzi, era meglio fare qualcosa. E subito.
Avvistò Theodore Nott
spalmato contro un muro vicino alla porta per i dormitori, con una ragazza bionda
del quinto.
Imbecille!E meno male che
gli aveva detto di tener d’occhio che nessuno facesse cazzate, mentre lei era
in giro per i corridoi per la ronda.
Ora la sentiva.
In soli tre passi
raggiunse il Serpeverde e lo tirò per un braccio, staccandolo dalla ragazza
che, dopo averle lanciato un’occhiataccia, se ne andò tranquillamente verso il
tavolo pieno di alcolici. Hermione per un istante la guardò andare via, ma poi
volse gli occhi neri verso il compagno, incrociando le braccia al petto. Sul
viso un’espressione tutt’altro che amichevole.
-Chi cazzo rompe i…Oh, ciao bellissima!- la salutò Theodore, quando
finalmente mise a fuoco chi lo aveva interrotto, e guardandola angelico. -Com’è andata la ronda?-.
-Tu sei morto!- gli urlò
contro lei, -Che ti avevo detto di fare, eh?Sei un imbecille!Vado via per
qualche ora e quando torno trovo il dormitorio che somiglia più a un bordello e
tu che, invece di fare quello che ti ho chiesto di fare, ti fai una
ragazzina!-.
-Beh…Avevo bisogno di divertirmi un po’!E poi, sinceramente, non
è ridotto così male, il dormitorio…- si difese lui,
pulendosi le labbra dalle tracce di rossetto rosso.
-No?NO?NO?!?- urlò lei
esasperata.
-Oh, su, Pansy!C’è un po’
di alcool di troppo forse…ma bordello!Dai, non
esageriamo, adesso!-.
-Hai visto sui divani?-
chiese lei, alzando un sopracciglio.
-Ehm…no…-.
-E i vestiti di certe
ragazze?-.
-Oh, quelli si!-.
-Imbecille!Comunque ho ragione
io. Questo posto è peggio di un locale a luci rosse. Dove cazzo è
Malfoy?Maledetto Caposcuola dei miei stivali, se lo prendo giuro che lo strozzo…!- disse, voltandosi per cominciare la sua ricerca.
-Ah, quasi dimenticavo…hai i pantaloni sbottonati- disse, ridendo
maliziosa, mentre Theodore se li risistemava alla svelta.
-Maledetta!- le urlò
dietro, ma lei era già lontana.
Theodore alzò le spalle e
afferrò la prima ragazza che gli passo accanto, schiacciandosela addosso e
iniziando a baciarla.
La Granger non fu così
fortunata. Dopo dieci minuti, e dopo altrettanti giri della Sala, non aveva
ancora trovato quel maledetto furetto. Si fermò sbuffando, e maledicendo il
Serpeverde in tutte le lingue che conosceva. Sicuramente quel deficiente era in
camera sua con qualche ragazza, ma se pensava di scamparla in questo modo, si
sbagliava di grosso. Domani la sentiva, oh, se la sentiva!Ma, incamminandosi
verso la sua camera, decisa ad andare a letto e fregarsene altamente di quel
macello, mentre passava vicino al caminetto, il braccio di qualcuno seduto in
una delle poltrone la afferrò per la vita, facendola cadere tra le braccia del
proprietario.
Si voltò di scatto, per
vedere chi era il deficiente di turno, quando, per sua enorme sorpresa, si
trovò tra le sue braccia.
Bingo!
Draco Malfoy, eccolo lì,
il maledetto.
-Ciao, Caposcuola- la
salutò lui, sorridendole.
Oddio, ci mancava anche un
Malfoy ubriaco.
-Ciao, capitano- lo salutò
lei, cercando di sfuggire dalla presa del ragazzo.
Ma quello, il diavolo in
persona, mica la lasciò fuggire. Anzi!Se la strinse addosso ancora di più, abbracciandola
stretta.
-Dove volevi andare?- le
sussurrò lui nell’orecchio, accarezzandole leggermente i fianchi.
-Nella mia stanza, Draco,
sono stanca. Ho fatto ronda fino ad adesso, io-.
-Ok…come vuoi tu. Andiamo-.
Oddio!!!
Ok che aveva deciso di
vendicarsi delle sue malefatte assecondandolo in ogni modo, ma…non
subito, cavolo!
-Nooooo!!- urlò lei, ma poi, vedendo che lui la fissava
spaventato e allibito, aggiunse con voce suadente: -Cioè, stiamo qua: si sta
meglio-.
Porca puttana!In che cazzo
di guaio si stava cacciando?
-Come vuoi tu…- mormorò lui, baciandole il collo.
Il cuore incominciò a
batterle forte nel petto. Rimase immobile in braccio a lui, che le accarezzava
la schiena e le dava di tanto in tanto un bacio morbido sul collo, scendendo
poi giù fino alla clavicola.
Ogni bacio di lui era un
battito più forte del suo cuore.
È perché sono spaventata, si disse lei, per spiegare quell’improvviso
batticuore.
Un bacio, ancora un altro.
Poi si accorse che lui
aveva smesso improvvisamente.
Perché aveva smesso?
Continua, ti prego, pensò all’improvviso.
Oh, ma che cosa dico?Sono impazzita?È Draco Malfoy!Tutta
colpa dei ricordi della Parkinson…Giocano brutti scherzi…
Alzò un istante gli occhi
per vedere come mai lui aveva smesso di baciarla e si ritrovò a fissare gli
occhi del biondo.
Non guardarlo, non guardarlo!, disse una vocina nella sua testa.
Troppo tardi.
Lo vide socchiudere gli
occhi e avvicinarsi sempre più a lei.
Sempre più vicino, sempre
più vicino…
-Pansy!-.
A quel grido, saltò in
piedi, staccandosi da Malfoy, che emise un ringhio di rabbia per l’interruzione.
-Ah, sei qua, accidenti!E’
un’ora che ti cerco, porca puttana…- disse Theodore
Nott, fermandosi di fronte a lei con il fiatone.
-Che succede?- chiese lei,
con il cuore a mille nel petto.
Ma batteva così per lo spavento o perché Malfoy la
stava per baciare?
-Devi venire subito…Daphne…Boh, non so cosa sia successo, ma è scoppiata
a piangere e si è chiusa in camera sua. Beh, che ci stia pure, se vuole, ma
dove le sue compagne dopo rompono le palle. Vai a parlarci tu con lei. Ah, ciao
Draco!- disse, vedendo il Serpeverde seduto sulla poltrona alle spalle della
ragazza. -Perché quella faccia?-.
-Mah…chissà!Forse perché qualcuno è venuto a rompere le palle nel
momento meno opportuno…- ringhiò il biondo incazzato,
guardando altrove.
Theodore fece volare lo
sguardo da Hermione a Draco e poi lo riportò sul Caposcuola.
-Oh, cazzo, scusate!Beh…comunque devi andare da Daphne, Pansy, davvero- disse
il moro Serpeverde.
-Ok, ok, ora vado. Ci
vediamo domani, ragazzi!- li salutò Hermione.
E, passando accanto a
Theodore, gli sussurrò un’ultima cosa nell’orecchio.
-Guarda che lo so, che
l’hai fatto apposta a interromperci…-.
-Tu hai interrotto me,
amore. E io, da bravo Serpeverde, mi sono vendicato…-
ridacchiò lui.
Hermione, salutandolo con
il dito medio, sparì nel corridoio del dormitorio femminile.
Il sole sorgeva in quel
momento da dietro le montagne, illuminando con i suoi caldi raggi la vallata addormentata.
Il lago rifletteva nelle sue acque scure i timidi raggi del sole e dalla
foresta vicina cominciavano a giungere i primi rumori mattutini.
Quella domenica si
prospettava una bella giornata, anche se era autunno inoltrato. Un venticello
fresco carezzò le foglie del vecchio Platano Picchiatore, che scosse la sua
folta chioma, liberandosi dalle gocce di rugiada.
Il castello dormiva.
Tutti quanti, fantasmi,
elfi, maghi o personaggi dei quadri che fossero, erano immersi in un sonno
profondo.
Ma qualcuno di sveglio
c’era, in fin dei conti.
Pansy Parkinson allacciò
gli ultimi bottoni del suo cappotto e, mentre scendeva le scale del dormitorio
femminile di Grifondoro, si avvolse il collo con la sciarpa rosso-oro.
Aveva il cuore a pezzi…
Bastardo,
pensò, ricordando la sua conversazione con Ron Weasley, il pomeriggio
precedente.
Per colpa sua non aveva
dormito tutta notte. E ora, visto che le era passata la voglia di rimanere
sdraiata nel letto a fissare il soffitto e deprimersi, aveva deciso di andarsene
in giardino. A quell’ora non c’era nessuno e l’unica cosa che desiderava era di
stare sola.
E poi aveva estremamente
bisogno di fumare…
Da quando si era
trasferita a Grifondoro aveva ridotto in modo incredibile il numero delle sue
sigarette che era solita fumare nell’arco di una giornata. Un po’ perché
un’Hermione Granger che fumava non era credibile, un po’ perché Harry Potter
era sempre tra i piedi e un po’ perché non aveva voglia di alzarsi in piena
notte e scendere giù in giardino, perché quello era l’unico modo per non farsi
vedere da nessuno…
Arrivò in Sala Comune, e
non si stupì di trovarla deserta. Era domenica, e come sempre la gente iniziava
ad aprire gli occhi solo verso le dieci.
Guardò l’orologio: quasi le
cinque e mezzo.
Maledizione a Weasley!E
maledizione anche a lei che se ne era innamorata…
Aveva preso una decisione,
quella notte.
Aveva detto basta, quella
notte.
Mi sono solo illusa, come ho fatto a pensare di poter
piacere a uno come lui?Io, Pansy Parkinson, una Serpeverde…
Era finita.
Aveva fatto i conti.
L’ultima volta che aveva bevuto la Pozione Polisucco era stata proprio quel
sabato pomeriggio, appena uscita dal bagno del terzo piano. E lo stesso lo aveva
fatto la Granger. Tre giorni. L’effetto durava ancora tre giorni. Poi avrebbe
dovuto bere altra pozione, se voleva mantenere le sembianze di Hermione
Granger. Ma lei non voleva. Tanto sarebbe stato tutto inutile. Lui preferiva
quella Corvonero.
Avrebbe cercato la
Granger, prima di pranzo, per informarla che la storia finiva lì. Tanto quella
avrebbe fatto i salti dalla gioia alla notizia che tornava a Grifondoro prima
del previsto. E lei tornava a Serpeverde. Chissà come diavolo le era venuta
quell’idea!
Stupida, stupida…
Si tastò una tasca, per
assicurarsi che la sigaretta fosse ancora al suo posto. Poi si avviò verso il
ritratto della Signora Grassa.
Tutti gli studenti di Grifondoro
sanno che la terza domenica di Ottobre è un giorno speciale per Pix il
Poltergeist. Ogni anno, per quel giorno, lui prepara sempre un preciso scherzo
per i poveri Grifondoro, che per sua enorme sfortuna non ci cascano mai. E non
ci sono mai cascati, visto che fin dal primo giorno del primo anno i nuovi
studenti vengono avvisati di questo ricorrente scherzo, e si preparano a
sabotarlo in tutti i modi, per non darla vinta a quel maledetto Poltergeist.
E, come tutte le terze
domeniche di Ottobre da quando aveva messo piede a Hogwarts, Pix stava
preparando il suo tradizionale scherzo. Fischiettando un allegro motivetto
stava stendendo, con un grosso pennello da pittore, della vernice magica di
ghiaccio liquido sulle scale della torre di Grifondoro. E, come ogni anno, i
gradini già pitturati rispendevano alla luce del giorno, che metteva in risalto
il bello strato di ghiaccio, così lucido che ci si poteva specchiare. Pix
ridacchiò, pensando a quanti Grifondoro ci sarebbero scivolati, finendo giù per
le scale con la testa. Chissà, forse più dell’anno prima…
Si fermò un secondo, il
pennello tra le mani che colava ghiaccio liquido ovunque.
Quanti ne sono scivolati, l’anno scorso?, si chiese.
In effetti nessuno. E
l’anno prima stessa cosa. Idem per tutti gli altri.
Sbuffò, continuando a
spennellare qua e là, con rabbia.
Nessuno era mai scivolato…Ma allora perché continuava a fare quello
stupido scherzo?
Chissà…
Ma ormai quella di
spennellare le scale della torre di Grifondoro con la vernice magica per
renderle scivolose e far ruzzolare gli studenti giù di sotto era diventata una
tradizione. Forse Pix continuava proprio per questo motivo, per abitudine…
E che barba!
Era forse per quello
stupido scherzo che voleva essere ricordato da tutti gli studenti?
Assolutamente no. Doveva
inventarsi qualcosa di nuovo.
Il pendolo della scuola
batté le cinque e mezzo.
E subito l’espressione
annoiata di Pix cambiò in un ghigno perverso. Il Poltergeist sapeva benissimo
cosa succedeva a quell’ora: il giretto mattutino di Mrs Purr, la gatta di
Gazza, che a quell’ora usciva sempre a fare i suoi bisognini. E urlando un “Aperta la caccia al gatto!” si fiondò
giù per le scale, ridendo come un pazzo.
E lasciando le scale rivestite
da un bel paio di centimetri di ghiaccio scivoloso.
Ma tanto tutti i ragazzi
di Grifondoro questo lo sapevano…
Tutti…a parte una.
Pansy Parkinson uscì
proprio in quel momento dal dormitorio, prendendosi dietro ogni maledizione
dalla Signora Grassa, interrotta nel bel mezzo di un sogno. Mandandola
educatamente a quel paese, la Serpeverde cominciò a scendere le scale della
torre, impaziente di fumarsi una stramaledetta sigaretta.
Ma non la fumò mai, quella sigaretta.
E questo perché non arrivò
mai in fondo, a quelle scale.
Cioè, ci arrivò, ma con la
testa, invece che con i piedi. Bastò un passo, un piede appoggiato su un
gradino scivoloso e poi il volo.
Vide tutto girare, sentì
male ovunque, un ultimo colpo forte alla testa.
E poi tutto divenne nero.
* * *
SPAZIO AUTRICE:
Allora, che mi dite?Vi è
piaciuto?
RINGRAZIAMENTI:
canfly:
Ti sei posta proprio una bella domanda, sai?Come la prenderanno gli altri,
quando scopriranno l’inganno?Ma soprattutto, come la
prenderanno quei razzisti dei Serpeverde, quando sapranno di aver avuto sotto
il naso, per tutto quel tempo, una schifosa
mezzosangue? Sicuramente ci sarà da ridere, ma non voglio svelarti niente…Grazie mille, ciao-ciao
Cali: Non
scusarti. Non farlo proprio. Recensione
noiosa? Anzi, mi ha fatto molto piacere, grazie mille per i complementi,
sono felice io sapendo che ti piaccia e che è comprensibile…Sai,
non è molto facile scrivere dialoghi di due persone che hanno una le sembianze
dell’altra. A volte non sono certa che voi capiate cosa voglio dire…ok, parlo troppo io ora. Grazie della recensione e dei
complimenti…
Ludo: Credo
che il mio concetto di aggiornare presto sia un po’ diverso dal tuo…scusa davvero, ma non trovo neanche un secondo. Spero
di non ritardare troppo con il prossimo…(persone
adorabili, i Serpeverde, vero?)
Baby_San:
Ma guarda un po’ chi rivedo tra chi mi ha recensito! Dovrei farti un monumento,
sai? Mi hai recensito tutti i capitoli di questa storia, e anche dell’altra…pazzesco…credo che un
Crux Australis: Finalmente eccoti il nuovo capitolo, spero di aver
soddisfatto la tua curiosita…Vero?Non tenermi sulle spine…E comunque, bella l’idea, ma non credo proprio che
Draco affogherà qualcuno (o, meglio, qualcuna) nel lago…Sai
com’è…si sporcherebbe solo le sue belle mani di
purosangue. E poi lui ricorrerebbe a metodi più…come
dire?...efficaci: un po’ di veleno nel caffè, ad esempio…Ma
tranquilla: non succederà! Grazie mille…
_Vergessenes Kind_: Oh, grazie!Si, Herm deve innanzitutto capire, chi
sono veramente i Serpeverde. E le sorprese non finiranno qua…Vedrai
nel prossimo, che spero di posare il più alla svelta possibile…Ciao
e grazie ancora…
gelb_augen:
Grazie dell’appoggio! Allora, innanzitutto spero che la mia storia continui a
piacerti (incrocio le dita…). Si, ho pensato che se
Herm lega con i Serpeverde e capisce finalmente che non sono solo dei futuri-mangiamorte-senza-cervello, sarebbe stata una bella
idea fare che anche qualcuno delle serpi imparasse a, per lo meno, apprezzare i
Grifondoro…Vedremo come andranno le cose…Comunque, stai tranquilla: Sai tenere un segreto? La continuerò, non la abbandono. Anzi, la
sto già mettendo a posto per bene, e sta uscendo meglio di prima. Mi fa piacere
però sentire che ti piaceva…Vabbè, vedremo se ti
piacerà anche la nuova versione (quando la poso, si intende). Ciao, e grazie ancora…
deaselene:
Grazie mille della recensione. Pansy e Herm amiche? Beh, vedremo, vedremo…Anche se nel prossimo capitolo succederà qualcosa
per cui si odieranno a morte…Ma non voglio svelarti altro…Ciao e nuovamente grazie!
Yum:
Tra gli scopi che mi sono posta scrivendo questa fic
ce ne è uno in particolare: mostrare ai lettori gli studenti di Serpeverde
sotto una luce diversa. Tra di loro, ho voluto riscattare due personaggi, che
solitamente, nelle altre fan fiction, fanno solo la parte dei cattivi, dei
traditori, dei pazzi…Due nomi: Pansy Parkinson e
Theodore Nott. Spero di riuscire con il
mio intento, visto che fino a ora ho trovato pareri favorevoli di voi lettori
su una Pansy “buona quanto basta”. Ok, non voglio perdermi in discorsi inutili…Per sapere i piani di Malfoy, temo dovrai
aspettare, anche se questo capitolo ti suggerisce un po’ di cose…Grazie
mille della recensione, alla prossima!
coccoladoro:
Hei, che entusiasmo!Wow…Stratosferico?Addirittura?Scusami
tantissimo per questo maledetto ritardo…Ma grazie
mille della recensione…Sai, stavo scrivendo proprio
questo capitolo quando me l’hai lasciata...E mi ha fatto capire che dovevo
darmi una mossa. Più che altro è ho fatto succedere tantissime cose (spero di
non farvi venire il mal di testa!) e non finivo più di scriverlo…Allora,
a sto maledetto Malfoy (come l’hai definito tu, e devo dire che mi piace
proprio XD ) non succede molto, nel capitolo, ma vedrai nei prossimi. E poi,
si, Herm non è una che si fa mettere i piedi in testa da nessuno, tanto meno
che da un bel biondo di nostra conoscenza…Beh, spero
di aggiornare presto, scusa ancora tantissimo, grazie della recensione, alla
prossima!