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Autore: polaris    11/02/2009    12 recensioni
Che cosa accadrebbe se Hermione Granger e Pansy Parkinson bevessero una pozione Polisucco ed entrassero l'una nei panni dell'altra?
Quarto capitolo:
Aveva preso una decisione, quella notte.
Aveva detto basta, quella notte.
Era finita.
Aveva fatto i conti. Tre giorni. L'effetto durava ancora tre giorni. Poi avrebbe dovuto bere altra pozione, se voleva mantenere le sembianze di Hermione Granger. Ma lei non voleva. Tanto sarebbe stato tutto inutile.
Sarebbe tornata a Serpeverde...
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Pansy Parkinson, Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Un momento solo, poi vi lascio alla storia…

 

Gente, lo so.

Lo so. Sono in ritardo.

E non un ritardo qualsiasi: uno di quelli spaventosi. Mi dispiace stratanto, troverò il modo per farmi perdonare, prima o poi.

Allora, spero che questo nuovo capitolo sia uscito bene…

Ci ho messo un bel po’ a scriverlo. Sono due settimane (o forse più) che ci sto dietro. E finalmente l’ho concluso. Ok, vi avviso subito: è lunghissimo…Spero sinceramente che non vi addormentiate. Ho provato in tutti i modi a dividerlo in due capitoli, ma veniva uno schifo.

E poi vi ho lasciati con un po’ di suspense. Sono proprio cattiva…

Nel prossimo ne vedrete delle belle, perché il vero inizio della storia è questo (come potrete capire anche dal titolo!). Quindi, preparatevi…

Grazie di cuore a tutti quelli che hanno inserito questa storia tra i preferiti. Ma soprattutto un grazie enorme va a chi ha recensito. Mi fa piacere che a molti interessi questa fic.

All’inizio non ne ero molto convinta, del fatto che sarebbe piaciuta a voi lettori, intendo. E questo perché ho voluto incentrarla sulla Casa di Serpeverde, per tutti una creatrice di mangiamorte, nella quale finiscono i rampolli delle famiglie magiche purosangue, educati con l’idea del disprezzo verso mezzosangue e babbani, il cui unico scopo è quello di farsi marchiare un braccio e strisciare ai piedi di Lord Voldemort per il resto della loro esistenza.

No.

Ho deciso di distaccarmi da questo concetto e farvi conoscere gli studenti di Serpeverde da un altro lato.

La domanda che mi sono posta quando ho avuto l’idea di questa fic (Tipo, ci crederete o no, ma erano le sette e mezzo ed ero sull’autobus diretta a scuola!)…beh..devo ammettere che le idee migliori mi vengono mentre sono in corriera…comunque…dicevo, che la domanda è stata semplicemente una.

Chi sono veramente i Serpeverde?

Spero di saper descrivervi al meglio questo loro lato “buono”, che di buono non ha poi molto (sono sempre Serpeverde, no?).

Perdonate il mio ritardo pazzeschissimo (ed eventuali errori nella storia).

Fatemi sapere qualcosa di questo capitolo…

Grazie a tutti, alla prossima (spero presto!),

 

Alice

 

p.s.: Per i lettori di La Maledizione Del Sangue, scusatemi il ritardo mega galattico…non odiatemi…

p.p.s.: Solo una domanda. Riuscite a capire bene i dialoghi, considerando che Hermione è la Parkinson e che Pansy è la Granger?Fatemelo sapere…Mersì.

p.p.p.s.: I ringraziamenti per chi ha recensito il vecchio capitolo li trovate sotto.

 

 

* * *

 

4

L’INIZIO DEI GUAI

 

Sabato.

I mattoni di una parete dei sotterranei della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts si mossero, mostrando la porta del dormitorio di serpeverde, dalla quale uscì una bella ragazza del settimo, con i capelli neri tagliati in un corto caschetto e gli occhi degli stessi toni scuri. Indossa la divisa della sua Casa, anche se quella mattina aveva avuto solo un’ora di lezione: gonna nera, accorciata con un colpo di bacchetta di un bel po’ di centimetri, e che metteva in bella mostra le gambe lunghe e color latte; camicia bianca, con i primi bottoni non allacciati; e cravatta, a strisce verde e argento, allentata a più non posso. Il maglioncino grigio, sul quale spiccava il distintivo di Caposcuola, era legato sulle spalle.

Appena mise piede nel tetro corridoio dei sotterranei venne accolta dagli spifferi freddi e dall’umidità, che lì regnava ovunque.

Hermione Granger, fregandosi le braccia con le mani, rabbrividì. E, rimpiangendo per la centesima volta in quell’ultima settimana la calda e accogliente torre di Grifondoro, si infilò il maglioncino, sfregandosi più volte le mani tra di loro, nell’inutile tentativo di scaldarle.

Ma perché diavolo non mi sono portata dietro anche il mantello!, si disse , maledicendo se stessa e il fatto di non essersi ancora abituata alla gelida realtà dei sotterranei.

Con passo svelto, la ragazza cominciò a salire le scale e, una volta giunta nel grande atrio, salì fino al secondo piano, guardandosi di tanto in tanto le spalle, come per assicurarsi che nessuno la seguisse.

Il secondo piano era deserto. Non un’anima viva. E neanche morta.

Attraversò velocemente uno dei corridoi sotto lo sguardo diffidente dei personaggi dei quadri, salutandone alcuni con un breve cenno del capo.

Il rumore sordo dei suoi passi riecheggiò ovunque.

Poi quel Toc Toc si interruppe all’improvviso. Era arrivata.

Eccolo, il bagno delle ragazze del secondo piano.

Il bagno abbandonato del secondo piano.

Ma forse voi, come tutti gli studenti di Hogwarts, lo conoscete con un altro nome.

Il bagno di Mirtilla Malcontenta.

Hermione stava per aprire la porta socchiusa quando qualcosa attirò la sua attenzione.

Dallo spiraglio intravide una ragazza che se ne stava comodamente seduta su un lavandino, fumando con tranquillità una sigaretta, mentre con la mano libera giocherellava con un boccolo castano che le ricadeva dolcemente sulla guancia rosea.

La ragazza nel bagno diede un lungo tiro alla sigaretta, rilasciando lentamente il fumo verso l’alto. Della cenere si staccò da quello che ormai era un mozzicone, cadendo sulla divisa. La riccia imprecò, neanche troppo finemente. Con un gesto veloce della mano si ripulì i vestiti, e solo allora notò il piccolo forellino che si era creato a causa della cenere calda sulla bella cravatta rosso-oro. Imprecò nuovamente, tanto per cambiare, gettando il mozzicone a terra, calpestandolo poi con una scarpa. Poi prese la cravatta fra le mani, per controllare la gravità del danno.

Ok, forse riusciva a nasconderglielo, alla Granger, quel maledetto buco.

-Cazzo!La mezzosangue mi strozza…- disse fra i denti.

-Parkinson, maledizione!Che diavolo hai fatto?-.

Quel grido arrivò dalla porta che si era spalancata proprio in quell’istante, mostrando una ragazza dall’espressione a dir poco furiosa.

La riccia alzò subito il capo, sorpresa, coprendo il buco con una mano e mostrando il suo sorriso più falso.

-Oh, Granger!- disse salutando la nuova arrivata, -Come va?-.

L’altra ragazza la guardò sospettosa, incrociando le braccia al petto.

-Che hai combinato?- chiese.

La riccia continuò a sorriderle, senza scomporsi.

-Ma niente, dai…- rispose, accompagnando quelle parole con un gesto della mano. Poi cambiò subito discorso. -Tutto a posto, nei sotterranei?-.

Ma la risposta non arrivò.

Hermione Granger si avvicinò lentamente al lavandino dove era seduta la ragazza riccia e, quando le fu davanti, allungò una mano verso la cravatta rosso-oro e la esaminò bene, centimetro per centimetro.

Non ci mise molto a vedere quel buco.

-Sei una maledetta, ecco cosa sei!Non ti basta coinvolgermi nei tuoi sporchi piani!Devi anche rovinarmi la divisa, ora!-.

Pansy Parkinson non fece una piega. Con gli occhi dorati puntati in quelli neri della compagna, la ascoltò con un’espressione beffarda.

-Sei…sei il demonio!Ma che vuoi fare?Rovinarmi la vita?Cosa c’è?Non ti è forse bastata la scenata in Sala Grande?Ne vuoi un’altra?Basta chiedere, sai…-.

La vera Serpeverde sbadiglio annoiata, non prestando la benché minima attenzione alle parole della Granger, troppo presa a guardarsi le unghie.

Dovrei ripitturarle…Smalto rosso e oro, forse…Chissà se a Ron piaceranno…

-Ehi!!Pronto?!?Sto parlando con te, maledettissima Serpeverde!Ma mi ascolti o cosa?- le urlò contro la Granger, furibonda, quando finalmente si accorse che parlava a vuoto.

-Oh, sisi, ti sto ascoltando- mentì la Parkinson, alzando appena gli occhi dalla mano. -Secondo te, a Ron piaceranno le mie unghie, se le pitturo di oro e rosso?-.

Alla Granger cascarono quasi le braccia a terra. Ma che aveva Pansy Parkinson per la testa?Mah…

La mandò in quel posto che voi sapete e che non sto a ripetere perché il rating della storia è arancione e non rosso, e si diresse, scuotendo la testa, verso un piccolo calderone che, colmo di una brodaglia marrone, bolliva su delle fiamme improvvisate con la magia.

La Grifondoro fece cadere qualche altro ingrediente nel calderone e diede una mescolata al contenuto.

-Allora?A che punto è?- chiese la Parkinson, giungendole alle spalle.

-Quasi pronta…- le rispose la Granger, sedendosi a terra, lì vicino.

La riccia Serpeverde le si sedette accanto, tirando fuori un’altra sigaretta e beccandosi un’occhiataccia ammonitrice dalla Granger che sapeva molto di “Prova a fare un altro buco e ti riduco in cenere io”.

Il silenzio scese sulle due ragazze che, per una volta in quei sette anni, non si insultarono a vicenda.

-Tutto bene, comunque- disse all’improvviso Hermione.

Pansy la fisso senza capire.

-A Serpeverde, intendo. Alla torre, invece?Non mi hai ancora ucciso nessuno, spero…-.

La Parkinson ridacchiò, scuotendo la testa.

-Tranquilla, Granger, non ho torto un solo capello a quei mezzosangue- disse, sorridendo leggermente, ma tornando quasi subito la solita Serpeverde acida di sempre. -Cazzo, ma quanto ci vuole ancora perché sta roba sia pronta?Ho promesso a Ron di aiutarlo con una ricerca, questo pomeriggio!-

Hermione sbuffò.

-Se è per quello, io ho una partita da andare a vedere, fra meno di un’ora…-.

-Oddio!- esclamò Pansy, portandosi una mano sulla bocca e sbarrando gli occhi.

Poi scoppiò a ridere.

-Che ti ridi, scema?- la ribeccò Hermione.

-Nessuno ci crederà mai, se un giorno racconterò che Hermione Granger ha fatto il tifo per Serpeverde. Per Draco Malfoy. Da non crederci!- riuscì a spiegarle, tra una risata e l’altra.

-Non sei simpatica- ribatté la Granger, alzandosi per mescolare nuovamente la Pozione Polisucco che borbottava nel calderone.

-Ehi, Granger la chiamò un secondo dopo Pansy, guardandola da sotto il calderone. -Che hai fatto ai capelli?-.

Hermione la guardò stupita, passandosi una mano tra i sottili crini quasi neri, che le ricadevano sul viso in un caschetto perfetto.

-Niente, perché?-.

-Boh, non lo so, ma mi sembravano diversi…- disse la Serpeverde, continuando a guardarla dubbiosa.

Rimasero zitte per qualche minuto, poi Pansy si ricordò di qualcosa e saltò su in piedi, andando a rovistare nelle tasche del mantello che aveva appeso alla maniglia della porta.

Quando tornò dalla Granger teneva tra la mani una fiala, riempita a metà con un liquido nero come la pece.

-Che roba è, quella?- chiese la Granger, fissando la sostanza nera e cercando in tutti i modo di non pensare se fosse o meno illegale.

-Una piccola cosa molto utile- ribatté la Parkinson, evasiva.

E poi, senza darle neanche il tempo di dire “A”, afferrò la bacchetta dalla mensola di marmo del lavandino e la puntò alla tempia della compagna, che la fissò terrorizzata.

-Memoria- scandì la Serpeverde.

Accadde la cosa più impensabile.

Quando Pansy allontanò la bacchetta dal viso della compagna un sottilissimo filo di fumo color lilla, attaccato alla punta, la seguì.

-Lo vedi questo filo, Granger?- chiese la Parkinson orgogliosa.

La Grifondoro non rispose, ancora troppo terrorizzata.

La Parkinson lo prese per un sì.

-Sai cos’è?-.

Hermione scosse lentamente la testa.

-E meno male che hai tutte O!- disse la Serpeverde alzando gli occhi al cielo.

Con un lieve gesto della bacchetta, condusse l’inizio di quel lungo filo di fumo lilla verso la bocca della fiala. Il filo sembrava infinito: più la Parkinson allontanava la bacchetta dalla testa della Grifondoro, più il filo si allungava. E, facendocelo scivolare dentro, non appena che questo entrò in contatto con la sostanza nera, si andò a creare un liquido trasparente. Pansy, con decisione, picchiò tre volte la punta della bacchetta contro la provetta e, con una rapidità incredibile, tutto quanto il filo di fumo lilla entrò nella fiala, uscendo velocissimo dalla testa della Grifondoro. Neanche un minuto dopo e dalla testa della Granger uscì anche l’estremità finale di quel lungo filo.

Pansy guardò tutta contenta la fiala. Quindi la tappò e la agitò un poco.

Poi la mise sotto gli occhi di Hermione.

-Che diavolo è?-.

Pansy ridacchiò.

-Questa, Granger, si chiama Essenza dei ricordi della Mezzosangue- rispose quella ridendo.

Mancò poco che Hermione la strozzò.

-Che accidenti hai fatto?- le urlò contro. -Oddio!Non dirmi che quel filo lilla erano i miei ricordi…-.

E le parole le si smorzarono quando vide la Parkinson annuire vigorosamente.

-CHE COSA?Ma sei impazzita?Mi hai rubato i ricordi, stupida serpe!-.

Pansy la fisso con la sua espressione di sufficienza.

-Come ti chiami?- le chiese semplicemente Pansy.

Hermione si bloccò, stupita.

-Che cosa…-.

-Ti ho chiesto come ti chiami, mezzosangue, su non è difficile!Ce la può fare anche una come te!-.

-Ehi, piano con gli insulti!- disse la Grifondoro, furiosa, -Hermione Granger, e allora?-.

Pansy la guardò beffarda.

-Visto?Ti ricordi il tuo nome. Questo significa che non ti ho rubato i ricordi, imbecille di una Grifondoro-.

La ragazza mora la fissò sospettosa.

-Spiegati- disse, indicando la fialetta con lo sguardo.

Pansy attese un secondo, cercando l’ispirazione.

-Ti sei mai trovata nelle condizioni di non saper rispondere a una qualche domanda perché non sei me?- le chiese, -Ti hanno mai chiesto delle cose a cui non hai saputo rispondere perché tu in verità non sei Pansy Parkinson?-.

Hermione la guardò, interessata.

-Vai avanti- le disse.

-Ieri mattina, non mi ricordo per quale sciocco motivo, Harry e Dean stavano parlando di…di…oddio, aiutami!Ah sì, Scatole Ammirate!-.

-Cartoni Animati, vorrai dire!- la corresse Hermione, passandosi una mano sulla fronte.

-Si, si, quegli accidenti lì. E, fatto sta, che hanno tirato in ballo anche me, chiedendomi quali peciotti ammi…beh, quelle cose lì, guardavo da piccola-.

-E tu che hai risposto?- chiese Hermione, portandosi anche l’altra mano sulla fronte.

-Beh…gli ho detto: “Harry, mi passi la marmellata di more?”-.

La Grifondoro scoppiò a ridere.

-Piantala scema!- tuonò la Parkinson, -Che diavolo dovevo rispondere?Poteva anche andare peggio di così, sai?Poteva capire che io non sono la vera Granger…Meno male che Potter è ottuso!-.

-E quella roba che hai fatto cosa centra?- chiese allora Hermione, indicando nuovamente le provette.

-Semplice- disse Pansy, tirando fuori dalla tasca del mantello una provetta, anch’essa contenente lo stesso liquido trasparente dell’altra.

Con un ghigno compiaciuto gliela mise tra le mani.

-Quella l’ho chiamata Essenza dei ricordi di una nobile purosangue- disse, facendo alzare gli occhi al cielo alla Granger.

-Certo che ne spari, di cazzate…- borbottò la Grifondoro tra sé e sé.

La Parkinson la fulminò con un’occhiata omicida.

-Faccio finta di non aver sentito niente- disse, mentre l’altra le faceva la linguaccia. -Allora, visto che perderemmo una vita a raccontarci tutto quello che abbiamo fatto da quando siamo nate fino ad oggi, ho avuto un’idea migliore. Si chiama Ruba Ricordi, è una pozione, devo dire, molto antica e non tutti se la ricordano. Ringraziamo mia nonna che non ha bruciato i vecchi libri di incantesimi della nostra famiglia…Comunque, detto in due parole, berremo l’una i ricordi dell’altra-.

-E sei sicura di aver fatto bene la pozione?O, meglio, che funzioni e non ci avveleni?-.

-Oh, Granger, quante balle che hai!- sbuffò la Parkinson mandandola a quel paese. -Non morirai, tesoro, ma ora bevi e taci-.

E, senza dire un’altra parola, Pansy buttò giù in un sorso solo l’intero contenuto della pozione appena preparata. Poi, rimase immobile per parecchi minuti e la cosa spaventò un sacco la Grifondoro, che già la vedeva crollare a terra morta stecchita. E quando Pansy impallidì di colpo, mancò poco che la Granger non lanciò un grido.

Ma poi la Serpeverde scoppiò a ridere. E rise, rise e rise ancora.

-Oddio!Dovresti vedere la tua faccia!- urlò la Parkinson, piegata in due per le risate, e le lacrime agli occhi.

-Che cosa?!?Sei un imbecille!Pensavo stessi male, cretina!E guarda tu come te ne esci fuori!Ma vai al diavolo!- le urlò contro la Granger, mentre l’altra continuava a ridere come una scema. -Che faccia ho?Ho la faccia di una che credeva di vedersi morire davanti una stupida Serpeverde!-.

Pansy alzò gli occhi verso la Grifondoro, asciugandosi le lacrime con la manica del maglioncino.

-No, mezzosangue…non…hai capito!- riuscì a dire, tra una risata e l’altra.

-Non ho capito cosa?-.

-No sto ridendo per la faccia che hai ora…-.

-Ah, e per quale, di grazia?- chiese la Granger, leggermente arrabbiata, incrociando le braccia al petto.

-Quella che hai fatto quella sera quando…quando…quando Draco ti ha detto di spogliarti!- riuscì finalmente a dire, ricominciando a ridere come una pazza.

Oh, merda!

Quella stava ridendo dei suoi ricordi!

-Ehi, imbecille!Non puoi…non ridere di quello che mi è successo!E non voglio assolutamente che guardi nella mia vita!- disse Hermione, con le mani tra i capelli, quando realizzò che quella si stava divertendo come una matta a spiare nella sua memoria.

-Troppo tardi, Granger!- disse la Serpeverde, bloccandosi di tanto in tanto, come se stesse vedendo nella sua testa i ricordi della compagna.

-Piantala!- urlò Hermione, prendendola per le spalle e agitandola, mentre Pansy ricominciava a ridere.

-Come…come diavolo hai fatto a…a trasformarti in un gatto?-.

Accidenti!

Hermione si portò le mani sul viso, in preda ad una crisi di panico.

Oh, maledettissima Serpeverde!

Vendetta.

Ecco quello che ci voleva.

E mentre la Parkinson continuava a ridere, e chissà per che cosa, Hermione tolse con decisione il tappo alla sua fiala che conteneva l’Essenza dei ricordi di una stupida purosangue, bevendosela tutta.

Immediatamente la sua mente si affollò di immagini a lei sconosciute. Come fotografie le passavano davanti agli occhi, mostrandole tutta una vita. Vide una grande casa signorile. Un grande giardino pieno di alberi e fiori. Un’altalena. Poi il ricordo cambiò. Si trovava nella Sala Comune di Serpeverde. Se la riconobbe fu per il soffitto di vetro trasparente. La musica era alta, la gente mezza ubriaca. C’era una strana nebbiolina, nell’aria. Fumo. Fumo di sigaretta. Sembrava ci fosse una festa. Poi la vide. Pansy era seduta a terra, la schiena appoggiata contro una poltrona. Blaise Zabini, seduto accanto, le passò una bottiglia di Fire Whisky. Qualcosa, nella testa di Hermione, le fece capire che stavano festeggiando una vittoria di Quiddich. E che Pansy era leggermente brilla. Ok, diciamocelo, era ubriaca fradicia. A momenti non stava nemmeno in piedi. Poi cominciarono le grida, i fischi e gli applausi. Dall’ingresso del dormitorio stava per entrare qualcuno, visto il comportamento di tutti i presenti. Eccola. La squadra di Serpeverde si fece largo tra i compagni esultanti, prendendosi applausi e complimenti. Ed eccolo. Lui. Quello che a Grifondoro era conosciuto come Il principe di Serpeverde. Un nome. Draco Malfoy. Tutto. Pansy, si alzò finalmente in piedi, aggrappandosi alla mensola del camino. Con lo sguardo seguiva ogni singolo movimento di Malfoy. Non passo molto, prima che lui se ne accorse. E la raggiunse, un sorriso malizioso sulle labbra. Non una parola, tra quei due. Solo uno sguardo veloce, sostituito subito da un lungo bacio. Il ricordo cambiò di nuovo. Stessa sera, solo che ora era ambientato nella camera della Caposcuola di Serpeverde e quella era seduta sul letto. Rumore di chiave che gira nella serratura. E chiude la porta. Draco Malfoy con la schiena appoggiata al muro, lo sguardo verso la Caposcuola. Poi la voce di Pansy: “Vieni qui…”.

Oddio!

-Oddio!- ripetè ad alta voce Hermione, distogliendo l’attenzione dai ricordi della Serpeverde. -Oddio, che schifo!-.

Seduta sul lavandino, Pansy Parkinson la guardò con curiosità.

-Granger, che guardi?- le chiese con un sorrisetto malefico.

-Non farmici neanche pensare o vomito!- rispose Hermione, tagliando lì il discorso, e cercando in tutti i modi di cancellare dalla sua testa qualsiasi ricordo della Parkinson che aveva come protagonista un Malfoy nudo.

La Serpeverde ridacchiò, scuotendo il capo.

-Piantala, imbecille, e vai a prendere le tue fiale- le disse la Grifondoro, mentre Pansy le faceva la linguaccia. -Svegliati, che la pozione è pronta!-.

-Certo, certo…Quanta fretta, amore mio!- se la rise la Parkinson, -Potrei pensare che non vedi l’ora di andare alla partita!-.

La Grifondoro rise.

-L’unica cosa che non vedo l’ora di fare è liberarmi di te-.

-Oh, piantana, lo so che mi adori- la prese in giro la Serpeverde.

Una bestemmia uscì dalla bocca della Granger, e Pansy la guardò con gli occhi allargati per lo stupore.

Accidenti!Più quella stava a Serpeverde, e più diventava come loro!

Senza dire nulla, passò sette fiale alla Grifondoro, che le riempì con la poltiglia marrone che ribolliva nel calderone.

Poi tirò fuori da un sacchetto alcuni capelli della vera Hermione Granger e ne mise uno in ogni fiala. La pozione divenne di un bel colore dorato: era pronta.

La Serpeverde alzò gli occhi verso la compagna e la vide aggiungere dei capelli neri alle sue fiale.

-Bene- disse Hermione, quando anche nell’ultima fiala la pozione aveva cambiato colore. -Se i miei calcoli sono esatti, dovremmo averne abbastanza almeno fino a fine mese. L’effetto della pozione di una fiala dura per tre giorni esatti. Ok, ci vediamo fra qualche settimana, tesoro!Divertiti domani, a Hogsmade, con Ron…E non fare cazzate!-.

E, dopo aver rimpicciolito le fiale di Pozione Polisucco con un colpo di bacchetta, ridacchiando, uscì dal bagno.

 

Il pendolo dell’orologio della scuola batté i suoi quotidiani colpi. Hermione Granger li contò. Accidenti, mancavano meno di mezz’ora all’inizio della partita. E lei era ancora in giro per i corridoi. Cazzo.

Ma brava, Hermione, da dove saltano fuori questi bei termini?

Porca puttana.

Di male in peggio.

Si mise a correre, per quello che la gonna della divisa le permetteva di fare. Mica voleva che tutti le vedessero le mutande!

Accidentaccio anche a quella maledettissima gonna troppo corta!

Cominciò a correre più veloce, cercando con le mani di non far alzare la gonna. Ce la poteva fare, ce la poteva fare…

Ma poi andò a sbattere contro qualcuno, finendo lunga distesa a terra, e inevitabilmente quella gonna traditrice le si alzò. La abbassò alla svelta, borbottando maledizioni a destra e a manca.

-Oh, Pansy!Mi arrivi addosso al momento giusto!- disse Blaise Zabini, alzandosi da terra e massaggiandosi il bernoccolo che gli stava crescendo sulla fronte.

-Merda!ti ho fatto male, Blaise?- gli chiese la Grifondoro, preoccupata.

-No, niente, tranquilla. Devi farmi un favore- disse il moro, guardandola con i suoi profondi occhi blu petrolio, -Piton Mi ha chiesto di andargli a prendere il mantello nell’aula di Pozioni-.

-Devo andarci io?- lo interruppe la Granger.

-No, no quello. Il punto è che stavo portando a Draco il mantello della divisa di Quiddich. Quell’imbecille se l’è dimenticato in camera, ma si può?La partita inizia fra un bel po’, lo so, ma intanto che scendo, prendo il mantello di Piton e corro negli spogliatoi…-.

-Ho capito, glielo porto io a Draco, non è un problema- concluse Hermione.

Blaise tirò un sospiro di sollievo, mettendole in mano un mantello verde-argento.

-Grazie mille, bellissima. Ti devo un favore, ricordamelo!- le urlò, correndo verso le scale dei sotterranei. -Ah!Tienimi il posto, sugli spalti!-.

-Contaci!- urlò la Granger.

Ma che bello!

Ora doveva andare anche nello spogliatoio delle serpi a portare il mantello al capitano.

Ma perché cazzo gli aveva detto di si?

Stare a Serpeverde gli faceva solo male al cervello, concluse.

E, contro ogni sua intenzione, quasi dieci minuti dopo era davanti alla porta dello spogliatoio verde-argento.

Yuppi!

Ok, Herm, non fare la scema, si disse.

Che problema c’è?

Basta bussare, entrare e consegnare al proprietario.

Facile!

Ok, ricapitoliamo.

Bussare.

Entrare.

Consegnare.

Una sciocchezza…

Solo bussare, entrare e…

Ma se era una sciocchezza, perché diavolo non riusciva a bussare?

Raccolse tutto il suo coraggio di Grifondoro e batté tre volte il pugno contro la porta.

Nessuna risposta.

Ok, entriamo, disse senza troppe esitazioni.

Varcò la soglia e percorse un tratto di corridoio, fermandosi di fronte alla porta dello spogliatoio maschile e guardandoci dentro.

Lo spogliatoio delle serpi era tale e quale a quello di Grifondoro, solo che alle pareti erano appesi stendardi verde-argento e dalle fotografie magiche salutavano dei giocatori con le divise dello stesso colore. Poi era più o meno uguale. Le coppe vinte sulle mensole, borse abbandonate ovunque, vestiti qua e là…

Maschi!, sibilò la Grifondoro tra i denti.

Tutti uguali, che fossero serpi o grifoni.

Uscì dalla stanza, camminando nel corridoio. Passò di fronte allo spogliatoio femminile e dalla porta aperta vide che, a differenza degli uomini, le donne erano decisamente più ordinate. I vestiti erano piegati, le scarpe appaiate sotto le panche.

Superò anche quella porta e arrivò in fondo al corridoio, dove c’era la stanza nella quale la squadra si riuniva prima di entrare in campo.

La porta era spalancata. Si fermò sulla soglia, appoggiandosi allo stipite e posando gli occhi neri sul gruppetto lì riunito.

Draco Malfoy era in mezzo ai suoi giocatori, che stavano seduti a cerchio intorno a lui. E lo ascoltavano. Ascoltavano il discorso del loro capitano, senza perdersi una sola parola.

Accidenti, certo che Malfoy ci sa fare!, pensò Hermione, in silenzio sulla soglia.

-…e tenete tutti a mente che questa è una partita importante. So perfettamente che siamo solo agli inizi del campionato, ma questo non ci impedisce di far realizzare anche un solo punto a quei perdenti di Tassorosso. Meglio iniziamo e più possibilità abbiamo di vincere a fine anno, ricordatevelo bene. Questo è il mio ultimo anno qui, il mio ultimo anno come vostro capitano. Quindi fatemi vedere quanto valete, mostrate a tutti cosa sapete fare…Fatemi vedere che tra di voi c’è qualcuno a cui posso affidare la squadra, il prossimo anno. Fatemi vedere che c’è un futuro capitano, tra di voi. Allora, vogliamo mostrare a quei perdenti di che pasta siamo fatti?Allora?-.

Un coro di sì si alzò dai compagni attorno a lui, accompagnato da una cascata di applausi e fischi vari.

-Siete pronti per stenderli?Si?E allora facciamogli vedere chi siamo!-.

-SI!- fu la risposta generale.

-Facciamoli a pezzi!!- saltò su uno del sesto.

-Bene, è così che vi voglio!Non lasciamo che Potty e i suoi si prenda la coppa per l’ennesima volta!Allora, siete con me?Siete pronti a…- e le parole gli si smorzarono in gola, quando vide la compagna in piedi sulla porta. Rimase a guardarla per qualche istante, sorpreso di trovarla lì.

Attorno a lui i compagni intonavano inni, battendo le mani.

-Torno subito- disse, senza staccare gli occhi da Hermione, e facendo con quelle parole zittire i compagni. Alcuni, seguendo lo sguardo del loro capitano, si accorsero della presenza della Caposcuola, e la salutarono.

Draco uscì dal cerchio, uno strano sorrisetto sulle labbra, tutto per la ragazza sulla porta che lo aspettava tranquilla.

Hermione gli sorrise a sua volta, guardandolo mentre lui le si avvicinava.

Lo so, Draco Malfoy, che con quel tuo bel cervellino perverso e contorto stai escogitando un modo per vendicarti per averti mandato in bianco…E se credi che io mi fidi di te per questi tuoi sorrisetti angelici, ti sbagli!, pensò Hermione, ridendo nella sua testa.

Da un po’ di giorni aveva cominciato a pensare che quella serpe di Malfoy stesse tramando qualcosa ai suoi danni. E per la precisione pensava questo da quando lui le aveva sorriso, quel giorno in Sala Grande, dopo che lei si era rifiutata di andare a letto con lui. Oh, sicuramente stava macchinando a una vendetta. Non si può certamente mandare in bianco un tipo come Malfoy e poi credere di averla scampata. E poi che erano quei sorrisetti, altrimenti, se non un semplicissimo modo per far si che lei si fidasse ciecamente di lui e pensasse di essere stata perdonata?

Lui la raggiunse, fermandosi di fronte a lei.

-Ciao- la salutò, senza smettere di sorriderle.

-Ciao, capitano- lo salutò lei, ricambiano il sorriso.

Vuoi la guerra Malfoy?

Improvvisamente si accorse che stava continuando a sorridere alla serpe come una perfetta scema.

Ehi!Ma che accidenti stava facendo?

Ok, la Parkinson deve avermi drogato la pozione, si disse.

-Allora?Che ci fai qui?- le chiese lui, appoggiandosi alla porta, con il sorriso stampato sulle labbra perfette.

Stava architettando qualcosa, ne era sempre più certa.

Hermione gli mise il mantello sotto il naso.

Lui lo guardò un attimo, senza capire. Poi si illuminò.

-Blaise è un uomo fortunato. Ancora un minuto e lo uccidevo…- disse, senza guardarla negli occhi.

Alzò lo sguardo e puntò i suoi occhi grigi in quelli neri della ragazza.

-Grazie-.

Mancò poco che a Hermione venne un colpo.

Oddio!Questa, poi! Draco Malfoy che la ringraziava. Ma ci credete?Proprio lui…

Chissà che faccia avrebbe fatto se solo avesse saputo che la ragazza che aveva appena ringraziato era nientemeno che Hermione Granger, la Mezzosangue, come la chiamava lui.

Mancò tanto così che lei non gli rise in faccia.

Lui chinò la testa di lato, guardandola curioso.

-Cos’è, quella faccia?- le chiese.

-Che faccia?- disse lei, sostituendo all’istante quell’espressione divertita che aveva dipinta sul viso.

-Non lo so…sembravi come…divertita per chissà cosa-.

Lei ridacchiò, scuotendo la testa.

-Tu sei fuori di testa-.

-Naa…solo un filo nervoso- disse, passandosi una mano tra i capelli biondi.

-Dovresti rilassarti…o rischierai di cadere giù dalla scopa- ridacchiò lei, sadica.

Lui la fissò per qualche istante, senza alcuna espressione sul viso. E poi, senza che lei ebbe il tempo di accorgersene, le si fece vicino. Troppo vicino.

-Questa non è una cosa carina da dire…- le sussurro, con le labbra a pochi centimetri dall’orecchio.

Ma lei non le sentì, queste parole.

Forse perché il suo lato di Grifondoro le diceva di stare in guardia.

Forse perché temeva che lui potesse vendicarsi in qualche modo per quel suo rifiuto.

Forse perché il cuore le batteva a mille, per la paura…

Anche se forse quella non era paura.

O forse perché il profumo del ragazzo le inebriava la mente.

Fatto sta che rinsavì un istante dopo, a causa dei numerosi fischi che si erano alzati dai ragazzi della squadra.

Hermione guardò oltre la spalla di lui e vide i ragazzi del quinto e del sesto in piedi, volti verso di loro, occupati a fischiare nella loro direzione, ad applaudire e a gridare frasi sconce.

-Idioti…- mormorò Malfoy, ridendo divertito.

-Ehi, Capitano!Se volete divertirvi un po’, gli spogliatoi sono di là. Ma fate alla svelta, la partita inizia fra poco- urlò uno, scatenando l’ilarità di tutti.

-Derrick, chiudi quella bocca, imbecille. Pensa piuttosto ad evitare che la Bump ci tolga 50 punti come l’ultima volta per colpa dei tuoi falli-.

-Ma capitano!Mica gliel’ho data io, la mazzata in testa a Smith!- si difese il ragazzo.

-Oh, certo dimenticavo che qui le mazze si muovono da sole- disse Draco, sbuffando. -Squadra, torno tra un minuto. Voglio che tutti, e quando dico tutti intendo tutti, meditate sulla partita. La voglio pulita, chiaro?-.

Ci furono alcuni borbottii di protesta, ed Hermione poteva giurare di aver visto ai pochi che avevano annuito le dita ben incrociate dietro la schiena.

Serpeverde.

-Vieni- disse lui, prendendola per un braccio e trascinandola fuori da quella stanza, nel corridoio.

-Posso farti una domanda?- le chiese lei, quando finalmente, davanti alla porta dello spogliatoio maschile lui le mollò il polso.

-Me l’hai appena fatta- rispose lui, ghignando leggermente.

Hermione gli assestò un calcio sullo stinco.

-Ahi!- finse di lamentarsi lui, chinandosi per massaggiarsi l’arto colpito.

Lei sbuffò sonoramente.

-Oh, ma piantala, che non ti ho fatto niente!-.

-E tu un calcio lo chiami niente?- ribatté lui.

-Si, nel tuo caso si-.

-Avresti potuto farmi veramente male e in questo modo Serpeverde avrebbe perso il suo cercatore…E anche la partita, senza di me-.

-See…come se senza di te in campo succedesse il finimondo!Non sei un dio in terra, Draco…-.

Lui ghigno, appoggiandosi alla porta dello spogliatoio con la schiena.

-Tu dici-.

Hermione, a quell’uscita, non seppe trattenersi.

-Oh, ma vai al diavolo, Draco!- rispose lei esasperata.

-Ci andrò di certo, ma solo dopo che sarò morto-.

-E cioè molto presto, se non la pianti subito- lo minacciò lei.

-Che simpatica che sei in questo periodo…Mi sembra di parlare con Potter, sai?-.

Oh, merda, meglio stare zitta o quello la scopriva.

-Allora, che volevi chiedemi, prima?- le chiese lui, poco dopo, rompendo lo sgradevole silenzio che si era alzato tra loro due.

-Non mi ricordo più, ora…Ah, no, ci sono. Ma hai battuto la testa, prima di venire qui?- chiese lei.

Lui alzò un sopracciglio, senza capire.

-Perché dici questo?-.

-Oh, per il discorso che hai fatto prima ai tuoi, nello spogliatoio. “Voglio un gioco pulito”…- spiegò, mimando per quelle ultime quattro parole delle virgolette con le dita. -Ma dai!Serpeverde non si è mai comportata correttamente ad un incontro e tu ora vuoi..vuoi cambiare questa tradizione?-.

Lui ghigno.

-Cosa c’è?Credi forse che questo non sia possibile?-.

-Credo?No, ne sono certa!Voglio proprio vederti ad insegnare le buone maniere ad un imbecille come Bole- disse, nominando il Serpeverde più scorretto della squadra, che durante le partite prendeva a mazzate avversari e compagni, senza distinzione.

Lo fece ridere.

-Ok, lo ammetto: non lo stavo dicendo sul serio. Lo so benissimo che, per quante volte io lo dica e ripeta, non lo capiranno mai. E mi sono arreso già molti anni fa. Ma, visto che sono Caposcuola, è mio dovere dirglielo. Se poi non lo fanno, non è un problema mio…Io la mia parte l’ho fatta-.

-Questo si chiama dare il buon esempio-.

Lui, per tutta risposta, ghigno.

-E’ meglio che vada, ora…- disse lei, dando una veloce occhiata all’orologio. Mancavano dieci minuti al fischio d’inizio. E doveva ancora cercare Theodore e gli altri, che erano già saliti sugli spalti.

Draco annuì brevemente, abbassando un istante il capo.

-Rimani a vedere la partita?- le chiese, con una strana luce negli occhi.

Lei si stupì un poco per quella domanda.

-Ma certo!Dove vuoi che vada?-.

Lui alzò le spalle.

-Non so…E’ solo che alcune volte sei strana, negli ultimi tempi-.

-Che vuoi dire?- chiese lei, con il cuore che le batteva a mille.

Lui pensò un attimo, prima di risponderle.

-Boh, non lo so…E’ solo che ogni tanto sparisci e ricompari dopo un bel po’…-.

E ci credo!Ho della Pozione Polisucco da preparare!, pensò lei.

-…Non è che ti vedi con qualcuno, vero?-.

Hermione gli rise in faccia.

-Oddio!Certo che no!Come ti viene in mente una cosa simile?- rispose lei, ma poi ricordò. -Fammi indovinare: te l’ha detto quell’idiota di Theodore, che mi vedo con qualcuno…Idiota…Ora lo ammazzo-.

Lui le sorrise.

Aveva un’espessione strana, in viso.

Lei non sapeva dire con certezza cosa fosse.

Sembrava quasi…quasi…sollievo.

Già, Draco Malfoy sembrava sollevato. Ma per cosa?

-Allora ci vediamo più tardi- disse lui, aprendo la porta dello spogliatoio.

Lei annuì.

-In bocca al lupo, Capitano-.

-Crepi!- rispose lui tra i denti.

Poi, nessuno dei due in seguito seppe spiegare come, accadde l’imprevisto.

Hermione Granger, appoggiandogli leggermente le mani sulle muscolose spalle di lui, si alzò sulle punte dei piedi.

Imprevisto.

E gli diede un leggero bacio a fior di labbra.

Fine.

Durò un attimo. Una vita. Un secondo. Un’eternità.

Lei si staccò subito, con lo sguardo sorpreso di lui addosso.

Ma lui non era l’unico, a essere stupito.

Che cazzo ho fatto?, si disse Hermione, dandosi dell’imbecille in tutte le lingue che conosceva.

Il cuore le batteva forte, in mezzo al petto. Così forte che poteva sentire il suo Tum Tum con l’orecchio, visto il silenzio che era caduto.

-E questo per che cos’era?- le sussurrò lui.

Hermione si morse il labbro, sorridendogli debolmente.

-Tu che dici?-.

Poi, con un sorrisetto strano sulle labbra, gli voltò le spalle, uscendo dagli spogliatoi, voltandosi un’ultima volta per fargli ciao-ciao con la mano.

Hermione Granger, si disse, sei un’imbecille!No, anzi, un’imbecille megagalattiga!

Ma che diavolo le era venuto in mente accidenti?

Baciare Malfoy…Oh, che schifo!

Improvvisamente una lampadina le si accese nella testa.

Però…

Forse aveva finalmente trovato il modo per vendicarsi di Malfoy, per tutti quegli anni. Avrebbe fatto la carina con Malfoy, gli avrebbe detto perfino di sì nel caso che lui le chiedesse ancora di fare sesso. Oh, si…

E poi, una volta tornata con le sue sembianze, glielo avrebbe rinfacciato. Gli avrebbe rinfacciato di essere stato a letto con una mezzosangue, di aver baciato una mezzosangue…E non con una mezzosangue qualsiasi!Ma con lei, la mezzosangue per eccellenza.

Ridacchiò perfidamente, mentre saliva le scale degli spalti.

Chissà!Magari Malfoy si innamorava anche, di lei…E a quel punto la cosa avrebbe fatto proprio ridere.

 

Pansy Parkinson, quel pomeriggio, se ne stava comodamente seduta su una delle poltrone rosse della sua nuova sala comune. Il fuoco del camino scoppiettava allegramente davanti alla ragazza che, per il caldo, a cui certamente non era abituata viste le temperature dei sotterranei, indossava addirittura la divisa estiva, con la camicia a maniche corte.

Davanti a lei, il suo nuovo amico del cuore Harry Potter la osservava al di sopra delle pagine del libro di Pozioni.

Pansy alzò gli occhi dorati verso il grande orologio della stanza, per la ventesima volta nel giro di tre minuti, per poi riportare lo sguardo sul suo libro di Trasfigurazione.

Harry scosse la testa, ritornando anche lui al suo libro.

-Ciao, ragazzi!- li salutarono allegramente Seamus Finnigan e Dean Thomas, uscendo in quel momento dal dormitorio maschile.

-Oddio!Non ditemi che state veramente studiando…- si preoccupò Dean, vedendoli con i libri in mano.

-Oh, certo che no, Dean. Stiamo guardando le illustrazioni...- rispose la ragazza con sarcasmo.

-Ma dai! È sabato pomeriggio!E in fondo non abbiamo molto da fare, per lunedì. Ce la fareste benissimo domani mattina, a studiare!- se ne uscì Seamus, mettendosi il cappotto e avvolgendosi la sciarpa rossa-oro attorno al collo.

-Chi ben comincia è a metà dell’opera- mormorò Pansy, senza staccare gli occhi dal tomo, con la voce che a momenti sembrava quella della McGranitt.

-Non venite con noi a vedere la partita?Neville è già là con alcuni del sesto. Pensate: sono riusciti a recuperare quegli striscioni magici che la Gazza ci ha sequestrato l’anno scorso. Quelli con quelle belle frasi per i nostri cari Serpeverde…-.

-Dai, ragazzi, non ditemi che preferite restarvene qua a studiare Pozioni, piuttosto che venire a fischiare dietro a quei perdenti!Dicono che Tassorosso quest’anno ha un portiere formidabile…Se è vero, sai la figura che ci fa Malfoy, a perdere!- disse Seamus, cercando insieme a Dean di convincere quei due a mollare i libri e venire alla partita.

-Io e Harry abbiamo altro da fare- dichiarò la Parkinson, lanciando un occhiata di avvertimento al bambino sopravvissuto.

-Cavolo, Harry, almeno tu vieni con noi, vero?Non dirmi che preferisci studiare Pozioni…-.

Il ragazzo dagli occhi verdi alzò le spalle, sorridendo debolmente agli amici.

-Mi dispiace ragazzi…- rispose, facendo allargare gli occhi di Finnigan e Thomas per lo stupore.

-Harry, tu non stai bene…- disse Seamus, guardandolo negli occhi.

-Si, ha ragione lui, Harry. Vuoi che ti chiamo la Chips?- gli andò dietro Dean.

-No, davvero ragazzi. Sto bene, ma preferisco portarmi avanti con la roba di Piton. Devo anche recuperare l’ultima verifica, tra l’altro…- spiegò Potter, dispiaciuto.

-Ma…Harry, tu ami andare a vedere i Serpeverde che perdono!-.

Pansy Parkinson, che quel giorno non era del suo umore più bello, chiuse di colpo il libro, producendo un sonoro pum.

-Allora, avete sentito cosa ha detto Harry?Deve studiare, anzi dobbiamo studiare…Quindi fuori dai piedi, e alla svelta!- urlò loro dietro la Serpeverde.

Quei due, spaventati dalla reazione della compagna, fuggirono a gambe levate, senza neanche salutarli, visto che c’era il rischio di beccarsi sulla testa il grosso libro della Caposcuola.

Appena che i due sparirono oltre il quadro della Signora Grassa, Harry sbuffò sonoramente, chiudendo il libro di Pozioni e lanciandolo ai piedi della poltrona.

-Che palle!- disse il ragazzo, sprofondando tra i cuscini morbidi.

-Scatole- mormorò Pansy, nascosta dietro il suo tomo.

Potter, allibito, volse lo sguardo verso la compagna.

-Prego?- le chiese.

-Scatole, non palle, Harry!Sei Caposcuola, modera un po’ i termini…- lo corresse lei, senza staccare gli occhi dalla pagina.

Il ragazzo si prese la testa tra le mani, scuotendola a destra e a sinistra.

-Che palle, Herm!Ma perché cazzo devi rompere le scatole a me?-.

La ragazza non gli rispose.

E lui si incazzò. Alzandosi leggermente dalla poltrona, allungò un braccio, tanto bastava per rubarle il libro, riuscendo finalmente ad avere l’attenzione della ragazza.

-Ehi, ridammelo!- ringhiò lei, cercando di riprenderselo, ma Potter, che la superava di parecchi centimetri, lo alzò in alto più che poteva. E neanche saltellando lei riuscì a riprenderselo.

-Sai una cosa?Io volevo andarci, a quella partita!- urlò lui, un po’ arrabbiato.

-E vacci, allora!- rispose a tono lei, incrociando le braccia al petto e dandogli le spalle, -Ma dopo non lamentarti, se non voglio più essere tua amica!-.

-Che cosa?Herm ascolta…Non puoi scaricare la tua rabbia su di me o su Seamus e Dean!E neanche sugli studenti del primo e su quelle due ragazzine del terzo…Ah, e dimenticavo quei Corvonero del quinto!-.

-Io non sono arrabbiata!- ribattè lei.

-Certo, come no! E allora io sono Biancaneve!-.

-Harry Potter!Ma che razza di amico sei?- tuonò la ragazza, fissandolo con i suoi occhi dorati, -Che fai? Abbandoni gli amici nel momento del bisogno?-.

-Che cazzo, Herm!Se ce l’hai con Ron perché pomeriggio ti ha dato buca, prenditela con lui, allora!-.

La Serpeverde lo guardò malissimo.

-Io non ce l’ho con Ron- disse tra i denti.

-Ah, certo, come no!E io allora sono…-.

-…Sei Biancaneve, lo so, lo so- lo interruppe la ragazza, lasciandosi cadere sul divano, con un espressione triste sul bel viso. -Ok, scusa. Mi sono comportata da scema-.

-No, ti sei semplicemente comportata da ragazza gelosa- la corresse il moro sorridendole e sedendosi sul bracciolo della sua poltrona.

Pansy fissava le fiamme scoppiettanti del camino senza dire una parola. Poi, improvvisamente, alzò gli occhi dorati verso il ragazzo.

-Mi innervosisce il solo pensiero di lui e di quella maledetta Corvonero insieme- disse, lasciando andare un lunghissimo sospiro.

Harry Potter le fece un sorriso dolce, accarezzandole i morbidi capelli castani.

-Te l’ho già detto: non devi preoccuparti di quella là. Ron me l’ha detto più volte che non gli piace- la rassicurò.

-Lo so…Ma mi da fastidio ugualmente. E poi stanno sempre insieme, in questi ultimi giorni…-.

-Tesoro, è lei che gli corre dietro, ricordatelo bene. E poi, sinceramente, pensi che una come lei possa in qualche modo competere con la regina di Grifondoro?Ma dai…- la tranquillizzò lui.

Quelle parole le fecero però male. Molto male.

Già. Come poteva lei, Pansy Parkinson, una Serpeverde, competere con la vera Hermione Granger?Come poteva lei anche solo pensare di riuscire a far innamorare Ronald Weasley, il Re, di lei, assumendo le sembianze della Regina?

No.

Era tutto sbagliato.

Una lacrima dispettosa le scivolò lungo una guancia.

Pansy Parkinson non piangeva mai.

Un’altra goccia traditrice seguì la prima.

Alzò una mano per asciugarsele.

Ma Harry Potter fu più svelto. Le posò una mano sulla guancia e con un leggero movimento del pollice gliela asciugò.

Pansy alzò lo sguardo, incontrando il bel sorriso del ragazzo.

Harry…

L’aveva sempre odiato, aveva odiato anche solo quel maledetto nome. Ma ora, in quel preciso momento, sapeva che nelle ultime settimane qualcosa era cambiato, nei confronti di quel ragazzo. Non era lo scemo che aveva sempre ritenuto che fosse…Non era il cretino che correva verso il pericolo, come si diceva a Serpeverde. No, finalmente capiva il perché, di tutte le stronzate che Harry Potter aveva fatto in quei sei anni. Harry Potter teneva agli amici più della sua stessa vita. Sarebbe stato anche capace di morire, per loro. C’erano solo tre parole per definire Harry Potter. E queste non erano certamente Il Bambino Sopravvissuto.

Un vero amico…

Ricambiò il sorriso del ragazzo.

 

Campo di Quiddich.

Neanche quella fosse la finale che avrebbe decretato la squadra che si sarebbe aggiudicata la coppa. Lo stadio era gremito di gente. Perfino alcuni studenti di Corvonero e Grifondoro erano venuti ad assistere. Beh, certo…Quelli di Grifondoro, più che assistere, mettevano in bella mostra i loro striscioni magici sui quali apparivano insulti rivolti alla squadra verde-argento, ma soprattutto al loro biondo capitano.

-Io li ammazzo…- ringhiò Theodore Nott, guardando nella direzione dei ragazzi del settimo di Grifondoro che mettevano in bella vista i loro striscioni con quelle belle frasi.

-Oh, no che non lo fai- disse Hermione, seduta accanto a lui.

Il ragazzo si voltò verso la compagna, puntando i suoi occhi azzurri in quelli neri della ragazza.

-Cazzo, Pansy!Capisco che sei Caposcuola, ma ricordati che sei anche una Serpeverde. Come puoi impedirmi di fare una strage di Grifondoro quando quelli ci insultano in quel modo?- ribatté il compagno, sbuffando e passandosi nervosamente una mano tra i capelli castani.

-Non hai capito. Volevo dire che non puoi ammazzarli te perché lo farò prima io- disse Hermione, lanciando uno sguardo assassino verso i suoi veri compagni di dormitorio.

Ma come accidenti avevano fatto a recuperare quei dannati striscioni?Eppure Gazza li aveva chiusi a chiave nel suo ufficio…Accidenti alla Parkinson!Ma che cazzo faceva?Crepi…, pensò la Granger, maledicendo la Serpeverde.

Theodore cominciò a frugarsi nelle tasche, alla ricerca delle sigarette.

-Maledetti Grifondoro…- ringhiò tra i denti. -Certa gente non dovrebbe essere ammessa a Hogwarts…-.

Blaise, alla sinistra di Hermione, a quell’uscita ridacchiò.

-Bella, questa, Theo- disse, rivolgendosi al compagno, -E meno male che non eri tu quello che faceva commenti razzisti!-.

Quello neanche gli rispose, troppo preso a chiedere un accendino a quelli seduti davanti a loro.

-A quanto ne so, qui quello razzista è Malfoy- ridacchiò anche Daphne, arrivando in quel momento e rubando il posto a Nott, che si era alzato un istante per prendere un accendino che uno del sesto gli aveva lanciato, ma che era caduto un po’ più in là da loro.

-Era Draco, fino a qualche anno fa- la corresse Blaise, -Cioè, non che adesso vada in giro a dire “Lunga vita a mezzosangue e babbani!”, però si è rammollito, rispetto a un tempo.

Hermione intanto ascoltava a tutt’orecchi quell’interessante conversazione. Quella era la prima volta, da quando era a Serpeverde, che si faceva parola di quelle cose.

Interessante. Molto interessante.

-Fa ridere la parola “rammollito” detta da uno che si è sempre tenuto alla larga dalle questioni di sangue- disse Nott, tornando da loro con la sigaretta finalmente accesa. Poi, vedendo che gli avevano rubato il posto, disse: -Bellissima, smamma-.

La Greengrass alzò lo sguardo verso il compagno, senza la minima idea di alzarsi da lì.

-Amore, su via da lì. È il mio posto, quello- ripeté tranquillamente Nott, mentre lei lo guardava ironica.

-Scordatelo- rispose lei di rimando, -Sai come si dice: Chi va via, perde il posto all’osteria…-.

-Se, se…E con un calcio vola via!- la interruppe Theodore, -Dai, bionda, aria!-.

-Ehi, bello!Col cazzo che mi parli cosi!- si arrabbiò la Greengrass, mentre lui sosteneva il suo sguardo. –Te l’ho detto mille volte: non chiamarmi “bionda”!-.

-Come vuoi, ma alzati da lì-.

Hermione alzò gli occhi al cielo. E che palle!Eccola che ricominciava. Daphne Greengrass aveva il dono di riuscire ad attaccare bega con tutti. Perfino con Theodore Nott, il cui ultimo desiderio era quello di litigare con qualcuno. Ma quella ragazza, egoista come pochi, riusciva a far innervosire anche uno come lui. E per non parlare di Blaise Zabini, la pecora bianca di Serpeverde. Le litigate tra lui e Daphne erano all’ordine del giorno. E per qualsiasi cazzata. Eppure Zabini era il ragazzo più buono e socievole che aveva mai messo piede a Serpeverde…

Blaise, accanto a Hermione, sbuffò.

-Tu taci, Zabini!- lo ribeccò la Greengrass.

-Toh!Ma stamattina a colazione mica avevi detto che non mi avresti parlato mai più?- frecciò il Serpeverde dagli occhi blu petrolio.

Daphne lo mando a quel paese, ritornando a guardare Nott, in piedi davanti a lei. Non gli avrebbe ridato quel posto per niente al mondo.

-Ok, Daphne, sarò gentile- disse esasperato Theodore, cercando di non  incazzarsi, -Puoi ridarmi il mio posto, per piacere?-.

-Forse…Se mi chiedi scusa per come mi hai chiamata-.

Theodore trattenne un ringhio, cercando di pensare a qualcosa di positivo per non saltarle addosso.

-Va bene…- sospirò, spegnendo la sigaretta e lanciandola oltre le tribune dello stadio, -Scusa per come ti ho chiamata prima…-.

-…E per tutte le volte precedenti…- aggiunse Daphne.

-…E per tutte le volte precedenti. Giuro che non ti chiamerò mai più in quel modo- ripeté lui, mettendosi teatralmente una mano sul cuore, -Ora mi ridai il posto?-.

La ragazza bionda lo fissò arrogante.

-No-.

Ebbero bisogno sia di Goyle che Tiger per riuscire a tenere fermo Nott, che avrebbe altrimenti preso a pugni la compagna.

Ci vollero oltre dieci minuti per far calmare Theodore. Serpeverde conduceva il gioco per centoventi a ottanta e sui ragazzi del settimo della Casa verde-argento era sceso un silenzio incredibile.

Hermione sospirò.

Per lo meno abbiamo evitato un massacro, pensò.

Un braccio forte le strinse la vita sottile. Girò leggermente la testa, verso il ragazzo seduto alle sue spalle, ma lui guardava tranquillo la partita.

Alla fine non c’erano riusciti, a far spostare Daphne.

E, per evitare altri bisticci, avevano cacciato via alcuni ragazzini del primo dalla loro gradinata, e il posto libero era stato occupato da Tiger, che si era seduto tra la Greengrass e Nott e da Goyle, che aveva preso posto dall’altra parte di Theodore, dividendolo da Blaise, nel caso si fossero scatenati altri battibecchi. Ed Hermione, per non rimanere in piedi per il resto del tempo, non aveva avuto altra scelta che sedersi tra le gambe di Nott.

Serpeverde segnò un altro punto e la folla esultò.

-Ormai la vittoria è nostra- sussurrò Theodore alle sue spalle.

Lei ridacchiò, appoggiando la schiena al petto scolpito del ragazzo.

-Certo…Se Malfoy non si fa rubare il Boccino da sotto il naso-.

Il moro rise a sua volta, stringendo dolcemente con un braccio la vita della compagna e portandosi alle labbra l’ennesima sigaretta che teneva nella mano libera, gettando poi il capo all’indietro per non lasciare andare il fumo addosso alla ragazza.

-Cazzo, Pansy, non portare sfiga…Dai, Draco non è il tipo da farsi rubare le cose sotto il naso-.

La Greengrass rise, acida.

-Già, Theo, l’hai detto. Draco non è uno che si fa rubare le cose di sua proprietà sotto il naso…- frecciò lei.

-E con questo che vorresti dire?-.

-Niente, niente…Solo occhio a come la tratti- disse, indicando Hermione con un’occhiata.

 

Torre di Grifondoro.

Pansy Parkinson e Harry Potter avevano smesso da una vita di studiare. E da una vita se ne stavano seduti per terra, davanti al camino acceso, la schiena appoggiata a una poltrona, una cuffia di un Mp3 per uno. Ok, Pansy Parkinson che ascolta musica babbana con un gingillo babbano…Troppo, cari lettori?

Il quadro della signora grassa si aprì in quel momento e Ron Weasley entrò in sala comune, il sorriso sulle labbra.

Ma appena si accorse della presenza dei due amici, quel sorriso sparì in un batter d’occhio.

-Ciao!- li salutò, lanciando in un angolo della sala il cappotto e sprofondando in una poltrona.

Nessuna risposta.

-Ciao!- tentò nuovamente.

Niente.

-Ehi, gente! Ma siete sordi o cosa?Ho detto ciao-.

Nisba.

A quel punto Ron non trovò altra soluzione che cominciare a saltare davanti ai due che finalmente, dopo essersi spaventati per l’apparizione dell’amico, lo videro.

-Ehi, ciao Ron!- Pansy si tolse la cuffia dell’orecchio, sorridendo al ragazzo.

Harry Potter, dal canto suo, si limitò a salutare l’amico con un cenno del capo, mettendosi nell’orecchio libero la cuffia che fino a quel momento aveva avuto la Parkinson.

-Dov’eri di bello?- chiese la ragazza, guardando il Grifondoro che si stava facendo cadere in una poltrona.

-Mmm…qua e là- fu la risposta del rossino.

Pansy alzò un sopracciglio, guardando sospettosa il ragazzo. Che era, quella risposta?

Ron aveva lo sguardo perso tra le fiamme del camino, incurante della ragazza ai suoi piedi che lo guardava adorante.

-Oh, quasi dimenticavo…Ti fa niente se domani ci troviamo direttamente all’ingresso?La McGrannit mi ha chiesto di portarle Dennis Canon e Nigel Crowell. A quanto ne so hanno cercato di fare il malocchio sulle scope dei Serpeverde. Che idioti…-.

Harry ridacchiò.

-Quei due sono dei veri geni!Eddai, Herm!Guarda il lato positivo, per una volta…- rise il Bambino Sopravvissuto.

-Lato positivo?E quale sarebbe?- chiese Pansy, cruciandolo con lo sguardo.

-Beh…A me pare più che ovvio. Cavolo, però, neanche il pensiero di scope con il malocchi che fanno fare i giri della morte alle serpi riesce a farti ridere!-.

Pansy lo guardò non male. Malissimo.

-Non sei simpatico, Harry- disse, con il suo cuore verde-argento, -Sarebbero potuti cadere e si sarebbero potuti fare male, sai?-.

-E così il campionato sarebbe stato nostro- berciò il moro, finendo lì quella conversazione vista l’espressione assassina della compagna. -Ok, io vado al campo, sempre che la partita non sia già finita. Spero di non essermi perso Malfoy che vola giù dalla scopa…-.

-Harry…- disse minacciosa la compagna.

-Ok, ok…Ho capito. Vabbè, ciao a tutti-.

E, afferrato il suo cappotto e la sciarpa, uscì dal dormitorio.

Erano rimasti soli: non c’era anima viva, a parte loro, nel dormitorio di Grifondoro.

E questo sarebbe stato fantastico, se solo Ron avesse aperto un po’ gli occhi. E forse anche il cervello.

Pansy si alzò in piedi, stirando con le mani la gonna della divisa e aprendo leggermente la cerniera della felpa che indossava.

Vestiti babbani!Puah!

-Mi devi dare una mano- cominciò lei, guardando il ragazzo, che alzò gli occhi in sua direzione. -Non so che cosa mettermi domani pomeriggio. Sono indecisa tra la gonna rossa e i pantaloni neri…-.

-Herm- la chiamò il ragazzo.

Ma lei neanche se ne accorse.

-…E poi sopra pensavo di abbinarci il maglioncino bianco, oppure ci sarebbe…-.

-Herm?-.

-…Anche se sinceramente credo che la felpa blu sia la più adatta…-.

-Non vengo con te, domani…- mormorò lui.

-…Ma Harry ha detto che le ballerine nere non vanno bene…Che hai detto?-.

Lui non rispose, limitandosi a guardare quegli occhi dorati.

Lei, dal canto suo, tacque, incapace di trovare il coraggio per chiedergli di ripetere. Aveva capito bene?O se l’era appena immaginato?

No, impossibile…Se l’era immaginato sicuramente.

-Non posso venirci, a Hogsmade, con te- ripeté lui, con un sospiro.

-È…è uno scherzo, vero?- chiese lei, con il cuore a mille.

 Lui scosse la testa.

-Ma…ma…Perché?-.

Gli occhi le pizzicavano.

-Vado con un’altra- spiegò lui, gli occhi bassi, incapace di guardarla.

-Con chi?-.

-Ascolta, Herm, mi dispiace tantis…-.

-Con chi ci vai?- insistette lei, gli occhi lucidi.

-Juliette Hale, di Corvonero-.

Pansy strinse i pugni.

-Quando…quando hai deciso di andare con lei?- chiese arrabbiata.

-Me l’ha chiesto oggi pomeriggio…-.

-Ma l’avevi promesso a me!Potevi dirle di no!- urlò, trattenendo le lacrime.

Non sarebbe riuscita a trattenerle ancora per molto.

-Lo so...e mi dispiace. Ma vedi, lei…lei mi piace-.

-E io, non ti piaccio?-.

-Herm tu…tu sei la mia migliore amica. E Juliette mi ha chiesto di andare a Hogsmade con lei, e lei non è la mia migliore amica, ma una ragazza come le altre. Una ragazza a cui piaccio, non nel senso di amica…-.

Pansy a quel punto non riuscì più a trattenersi. Le lacrime cominciarono a scenderle sulle guance. E sembravano non finire più.

-Herm…cazzo non piangere, ti prego!Ascolta, se vuoi vado a dirle che l’avevo promesso prima a te…- disse lui, avvicinandosi a lei.

-Lasciami stare!- urlò lei, quando lui cercò di abbracciarla. -Lasciami stare, non voglio più vederti!Vacci pure con quella troia, e divertitevi!Sai che ti dico, Ronald Weasley?Sposatela!Non me ne frega più niente di te, sono stata una cretina fin dall’inizio se credevo che potevo piacerti…Ti odio!-.

Gli voltò le spalle e corse via.

Ron rimase impietrito in mezzo alla stanza, guardandola uscire dal ritratto, e sentendola correre giù per le scale della torre.

Aveva sentito bene o cosa?

Hermione era innamorata di lui?

 

Il pendolo della scuola batté undici colpi.

Accidenti, se è tardi!, pensò Hermione Granger, sbadigliando.

Meno male che il suo turno di ronda era finito.

Chissà chi era quella mente perversa che aveva avuto la bella idea di far fare le ronde notturne ai Capiscuola!Se si fosse scoperto il suo nome, altro che tomba profanata!

La ragazza cominciò a scendere lentamente le scale del quarto piano. Era stanchissima ma, prima di andare nel suo nuovo dormitorio, doveva andare nell’ufficio di Gazza a scrivere i risultati della ronda di quella notte.

Come se ci fosse qualcosa da scrivere!

Da quando era iniziata la scuola, non facevano altro che scrivere “Tutto tranquillo”.

Era immersa a tal punto nei suoi pensieri, che andò a sbattere contro qualcosa.

-Oh, merda…- imprecò la ragazza, massaggiandosi la fronte e alzando gli occhi per vedere a cosa era andata contro.

O, meglio, a chi.

-Cazzo…- disse una voce maschile, nell’oscurità, che lei riconobbe.

-Wow, la finezza di Corvonero!- disse Hermione ridendo, alzandosi da terra e facendo luce con la bacchetta.

-Oh…Buonasera!- la salutò Anthony Goldstein, vedendo la Serpeverde.

-Buonasera anche a te!- lo salutò lei, allegramente, -Scusa, avevo la testa altrove-.

Lui ridacchiò, alzandosi a sua volta.

-A chi lo dici- disse, sorridendole. -Allora?Com’ è andata la ronda?-.

Hermione sbuffò.

-Come al solito…Tre draghi al terzo piano che giocavano a carte, un Troll di Montagna che si pitturava le unghie dei piedi e un gruppo di folletti che scendevano dalle scale a cavalcioni sul corrimano. E tu?-.

-Oh, io ho incontrato anche un vampiro che prendeva il the, giù in Sala Trofei- rise il ragazzo, -Mi ha detto di salutarti-.

La ragazza sogghignò, incamminandosi con il Corvonero verso l’ufficio di Gazza.

-Sono distrutta…- disse Hermione, all’ennesimo sbadiglio.

-Mi dispiace per te, Pansy, se penso che fra mezz’ora io sarò nel mio bel lettuccio a dormire. Per quanto ne so, tu hai una festa che ti aspetta, nel dormitorio-.

Oh, maledizione!Ci mancava anche la festa in Sala Comune!Se ne era dimenticata.

-Bella partita, comunque. Complimenti per la vittoria-.

Già. Serpeverde aveva vinto Tassorosso.

Ma che dico?Aveva stracciato Tassorosso.

Cinque minuti dopo, ridendo e scherzando, giunsero finalmente nell’ufficio di Gazza e compilarono il registro.

Tutto tranquillo.

-Bene- disse Anthony, sbadigliando, -È meglio che me ne vada a letto, ora-.

-Già, come vorrei poterlo dire anch’io- sbuffò Hermione, appoggiando la piuma accanto al registro e chiudendolo.

-Oh, dai…Sono sicuro che ci sarà da divertirsi. E poi hai tutta domani mattina per dormire-.

-See…Devo fare il tema di Pozioni, visto che domani pomeriggio si va a Hogsmade- gli rispose la Granger.

-Ok, allora divertiti…-.

-Stronzo- berciò lei, facendolo ridere.

-No, dai, scherzavo. Comunque ora vado, mi ha fatto piacere parlare con te, Pansy-.

-Oh, anche a me fa piacere parlare con te, quando non dici cose sceme…- rispose Hermione.

Lui rise.

-No, sul serio, sei cambiata recentemente. Cioè, non che prima non mi piacesse parlare con te, solo che…non so…ora sembri diversa-.

-Diversa?- chiese lei spaventata.

Quante cazzo di volte gliela avevano già detta, quella parola?

Mica sospettava di qualcosa, né?

-Oh, non in senso negativo- si affrettò ad aggiungere lui, -Sei più simpatica e aperta alla conversazione, tutto qui. Ma quel brutto caratteraccio da Serpeverde è rimasto, tranquilla-.

-Vai al diavolo, Goldstein!- gli urlò dietro Hermione.

-Buonanotte anche a te, Pansy!- disse, uscendo dalla stanza.

 

Quando, dieci minuti dopo, Hermione Granger varcò l’ingresso del dormitorio di Serpeverde, il suo primo pensiero fu di aver sbagliato stanza.

Quella sembrava più una discoteca o un bordello, che il dormitorio verde-argento.

Eppure aveva detto chiaro e tondo a Theodore Nott di assicurarsi che non si facessero cazzate, visti i ricordi di Pansy Parkinson riguardo quelle feste.

Aveva semplicemente sbagliato posto, tutto qui.

Ma quando Blaise Zabini, dall’altro lato della stanza, la salutò con la mano, capì di trovarsi nel posto giusto.

Oh, merda!

Il dormitorio era illuminato dalla luce del lampadario magico, che grazie a un incantesimo ora diffondeva luce di tutti i colori. La piccola sala circolare era gremita di gente, e questo fece pensare ad Hermione che anche quelli del primo anno non erano ancora nel letto. La musica rimbombava, facendo tremare le pareti e spaventando i pesci che per sbaglio nuotavano sopra il vetro del soffitto.

E poi…alcool ovunque. E coppiette sdraiate sui divanetti e ragazzi sulla pista da ballo così avvinghiati che a malapena si capiva che la coppia era formata da due persone.

Metà della gente lì dentro era ubriaca, e l’altra metà c’era quasi.

Ah, se quello fosse veramente il suo dormitorio, non avrebbe mai permesso una cosa del genere!

Cazzo, e se arrivava Piton?

Decise che era meglio non pensarci. Anzi, era meglio fare qualcosa. E subito.

Avvistò Theodore Nott spalmato contro un muro vicino alla porta per i dormitori, con una ragazza bionda del quinto.

Imbecille!E meno male che gli aveva detto di tener d’occhio che nessuno facesse cazzate, mentre lei era in giro per i corridoi per la ronda.

Ora la sentiva.

In soli tre passi raggiunse il Serpeverde e lo tirò per un braccio, staccandolo dalla ragazza che, dopo averle lanciato un’occhiataccia, se ne andò tranquillamente verso il tavolo pieno di alcolici. Hermione per un istante la guardò andare via, ma poi volse gli occhi neri verso il compagno, incrociando le braccia al petto. Sul viso un’espressione tutt’altro che amichevole.

-Chi cazzo rompe i…Oh, ciao bellissima!- la salutò Theodore, quando finalmente mise a fuoco chi lo aveva interrotto, e guardandola angelico. -Com’è andata la ronda?-.

-Tu sei morto!- gli urlò contro lei, -Che ti avevo detto di fare, eh?Sei un imbecille!Vado via per qualche ora e quando torno trovo il dormitorio che somiglia più a un bordello e tu che, invece di fare quello che ti ho chiesto di fare, ti fai una ragazzina!-.

-Beh…Avevo bisogno di divertirmi un po’!E poi, sinceramente, non è ridotto così male, il dormitorio…- si difese lui, pulendosi le labbra dalle tracce di rossetto rosso.

-No?NO?NO?!?- urlò lei esasperata.

-Oh, su, Pansy!C’è un po’ di alcool di troppo forse…ma bordello!Dai, non esageriamo, adesso!-.

-Hai visto sui divani?- chiese lei, alzando un sopracciglio.

-Ehm…no…-.

-E i vestiti di certe ragazze?-.

-Oh, quelli si!-.

-Imbecille!Comunque ho ragione io. Questo posto è peggio di un locale a luci rosse. Dove cazzo è Malfoy?Maledetto Caposcuola dei miei stivali, se lo prendo giuro che lo strozzo…!- disse, voltandosi per cominciare la sua ricerca.

-Ah, quasi dimenticavo…hai i pantaloni sbottonati- disse, ridendo maliziosa, mentre Theodore se li risistemava alla svelta.

-Maledetta!- le urlò dietro, ma lei era già lontana.

Theodore alzò le spalle e afferrò la prima ragazza che gli passo accanto, schiacciandosela addosso e iniziando a baciarla.

La Granger non fu così fortunata. Dopo dieci minuti, e dopo altrettanti giri della Sala, non aveva ancora trovato quel maledetto furetto. Si fermò sbuffando, e maledicendo il Serpeverde in tutte le lingue che conosceva. Sicuramente quel deficiente era in camera sua con qualche ragazza, ma se pensava di scamparla in questo modo, si sbagliava di grosso. Domani la sentiva, oh, se la sentiva!Ma, incamminandosi verso la sua camera, decisa ad andare a letto e fregarsene altamente di quel macello, mentre passava vicino al caminetto, il braccio di qualcuno seduto in una delle poltrone la afferrò per la vita, facendola cadere tra le braccia del proprietario.

Si voltò di scatto, per vedere chi era il deficiente di turno, quando, per sua enorme sorpresa, si trovò tra le sue braccia.

Bingo!

Draco Malfoy, eccolo lì, il maledetto.

-Ciao, Caposcuola- la salutò lui, sorridendole.

Oddio, ci mancava anche un Malfoy ubriaco.

-Ciao, capitano- lo salutò lei, cercando di sfuggire dalla presa del ragazzo.

Ma quello, il diavolo in persona, mica la lasciò fuggire. Anzi!Se la strinse addosso ancora di più, abbracciandola stretta.

-Dove volevi andare?- le sussurrò lui nell’orecchio, accarezzandole leggermente i fianchi.

-Nella mia stanza, Draco, sono stanca. Ho fatto ronda fino ad adesso, io-.

-Ok…come vuoi tu. Andiamo-.

Oddio!!!

Ok che aveva deciso di vendicarsi delle sue malefatte assecondandolo in ogni modo, ma…non subito, cavolo!

-Nooooo!!- urlò lei, ma poi, vedendo che lui la fissava spaventato e allibito, aggiunse con voce suadente: -Cioè, stiamo qua: si sta meglio-.

Porca puttana!In che cazzo di guaio si stava cacciando?

-Come vuoi tu…- mormorò lui, baciandole il collo.

Il cuore incominciò a batterle forte nel petto. Rimase immobile in braccio a lui, che le accarezzava la schiena e le dava di tanto in tanto un bacio morbido sul collo, scendendo poi giù fino alla clavicola.

Ogni bacio di lui era un battito più forte del suo cuore.

È perché sono spaventata, si disse lei, per spiegare quell’improvviso batticuore.

Un bacio, ancora un altro.

Poi si accorse che lui aveva smesso improvvisamente.

Perché aveva smesso?

Continua, ti prego, pensò all’improvviso.

Oh, ma che cosa dico?Sono impazzita?È Draco Malfoy!Tutta colpa dei ricordi della Parkinson…Giocano brutti scherzi…

Alzò un istante gli occhi per vedere come mai lui aveva smesso di baciarla e si ritrovò a fissare gli occhi del biondo.

Non guardarlo, non guardarlo!, disse una vocina nella sua testa.

Troppo tardi.

Lo vide socchiudere gli occhi e avvicinarsi sempre più a lei.

Sempre più vicino, sempre più vicino…

-Pansy!-.

A quel grido, saltò in piedi, staccandosi da Malfoy, che emise un ringhio di rabbia per l’interruzione.

-Ah, sei qua, accidenti!E’ un’ora che ti cerco, porca puttana…- disse Theodore Nott, fermandosi di fronte a lei con il fiatone.

-Che succede?- chiese lei, con il cuore a mille nel petto.

Ma batteva così per lo spavento o perché Malfoy la stava per baciare?

-Devi venire subito…Daphne…Boh, non so cosa sia successo, ma è scoppiata a piangere e si è chiusa in camera sua. Beh, che ci stia pure, se vuole, ma dove le sue compagne dopo rompono le palle. Vai a parlarci tu con lei. Ah, ciao Draco!- disse, vedendo il Serpeverde seduto sulla poltrona alle spalle della ragazza. -Perché quella faccia?-.

-Mah…chissà!Forse perché qualcuno è venuto a rompere le palle nel momento meno opportuno…- ringhiò il biondo incazzato, guardando altrove.

Theodore fece volare lo sguardo da Hermione a Draco e poi lo riportò sul Caposcuola.

-Oh, cazzo, scusate!Beh…comunque devi andare da Daphne, Pansy, davvero- disse il moro Serpeverde.

-Ok, ok, ora vado. Ci vediamo domani, ragazzi!- li salutò Hermione.

E, passando accanto a Theodore, gli sussurrò un’ultima cosa nell’orecchio.

-Guarda che lo so, che l’hai fatto apposta a interromperci…-.

-Tu hai interrotto me, amore. E io, da bravo Serpeverde, mi sono vendicato…- ridacchiò lui.

Hermione, salutandolo con il dito medio, sparì nel corridoio del dormitorio femminile.

 

Il sole sorgeva in quel momento da dietro le montagne, illuminando con i suoi caldi raggi la vallata addormentata. Il lago rifletteva nelle sue acque scure i timidi raggi del sole e dalla foresta vicina cominciavano a giungere i primi rumori mattutini.

Quella domenica si prospettava una bella giornata, anche se era autunno inoltrato. Un venticello fresco carezzò le foglie del vecchio Platano Picchiatore, che scosse la sua folta chioma, liberandosi dalle gocce di rugiada.

Il castello dormiva.

Tutti quanti, fantasmi, elfi, maghi o personaggi dei quadri che fossero, erano immersi in un sonno profondo.

Ma qualcuno di sveglio c’era, in fin dei conti.

Pansy Parkinson allacciò gli ultimi bottoni del suo cappotto e, mentre scendeva le scale del dormitorio femminile di Grifondoro, si avvolse il collo con la sciarpa rosso-oro.

Aveva il cuore a pezzi…

Bastardo, pensò, ricordando la sua conversazione con Ron Weasley, il pomeriggio precedente.

Per colpa sua non aveva dormito tutta notte. E ora, visto che le era passata la voglia di rimanere sdraiata nel letto a fissare il soffitto e deprimersi, aveva deciso di andarsene in giardino. A quell’ora non c’era nessuno e l’unica cosa che desiderava era di stare sola.

E poi aveva estremamente bisogno di fumare…

Da quando si era trasferita a Grifondoro aveva ridotto in modo incredibile il numero delle sue sigarette che era solita fumare nell’arco di una giornata. Un po’ perché un’Hermione Granger che fumava non era credibile, un po’ perché Harry Potter era sempre tra i piedi e un po’ perché non aveva voglia di alzarsi in piena notte e scendere giù in giardino, perché quello era l’unico modo per non farsi vedere da nessuno…

Arrivò in Sala Comune, e non si stupì di trovarla deserta. Era domenica, e come sempre la gente iniziava ad aprire gli occhi solo verso le dieci.

Guardò l’orologio: quasi le cinque e mezzo.

Maledizione a Weasley!E maledizione anche a lei che se ne era innamorata…

Aveva preso una decisione, quella notte.

Aveva detto basta, quella notte.

Mi sono solo illusa, come ho fatto a pensare di poter piacere a uno come lui?Io, Pansy Parkinson, una Serpeverde…

Era finita.

Aveva fatto i conti. L’ultima volta che aveva bevuto la Pozione Polisucco era stata proprio quel sabato pomeriggio, appena uscita dal bagno del terzo piano. E lo stesso lo aveva fatto la Granger. Tre giorni. L’effetto durava ancora tre giorni. Poi avrebbe dovuto bere altra pozione, se voleva mantenere le sembianze di Hermione Granger. Ma lei non voleva. Tanto sarebbe stato tutto inutile. Lui preferiva quella Corvonero.

Avrebbe cercato la Granger, prima di pranzo, per informarla che la storia finiva lì. Tanto quella avrebbe fatto i salti dalla gioia alla notizia che tornava a Grifondoro prima del previsto. E lei tornava a Serpeverde. Chissà come diavolo le era venuta quell’idea!

Stupida, stupida…

Si tastò una tasca, per assicurarsi che la sigaretta fosse ancora al suo posto. Poi si avviò verso il ritratto della Signora Grassa.

 

Tutti gli studenti di Grifondoro sanno che la terza domenica di Ottobre è un giorno speciale per Pix il Poltergeist. Ogni anno, per quel giorno, lui prepara sempre un preciso scherzo per i poveri Grifondoro, che per sua enorme sfortuna non ci cascano mai. E non ci sono mai cascati, visto che fin dal primo giorno del primo anno i nuovi studenti vengono avvisati di questo ricorrente scherzo, e si preparano a sabotarlo in tutti i modi, per non darla vinta a quel maledetto Poltergeist.

E, come tutte le terze domeniche di Ottobre da quando aveva messo piede a Hogwarts, Pix stava preparando il suo tradizionale scherzo. Fischiettando un allegro motivetto stava stendendo, con un grosso pennello da pittore, della vernice magica di ghiaccio liquido sulle scale della torre di Grifondoro. E, come ogni anno, i gradini già pitturati rispendevano alla luce del giorno, che metteva in risalto il bello strato di ghiaccio, così lucido che ci si poteva specchiare. Pix ridacchiò, pensando a quanti Grifondoro ci sarebbero scivolati, finendo giù per le scale con la testa. Chissà, forse più dell’anno prima…

Si fermò un secondo, il pennello tra le mani che colava ghiaccio liquido ovunque.

Quanti ne sono scivolati, l’anno scorso?, si chiese.

In effetti nessuno. E l’anno prima stessa cosa. Idem per tutti gli altri.

Sbuffò, continuando a spennellare qua e là, con rabbia.

Nessuno era mai scivolato…Ma allora perché continuava a fare quello stupido scherzo?

Chissà…

Ma ormai quella di spennellare le scale della torre di Grifondoro con la vernice magica per renderle scivolose e far ruzzolare gli studenti giù di sotto era diventata una tradizione. Forse Pix continuava proprio per questo motivo, per abitudine…

E che barba!

Era forse per quello stupido scherzo che voleva essere ricordato da tutti gli studenti?

Assolutamente no. Doveva inventarsi qualcosa di nuovo.

Il pendolo della scuola batté le cinque e mezzo.

E subito l’espressione annoiata di Pix cambiò in un ghigno perverso. Il Poltergeist sapeva benissimo cosa succedeva a quell’ora: il giretto mattutino di Mrs Purr, la gatta di Gazza, che a quell’ora usciva sempre a fare i suoi bisognini. E urlando un “Aperta la caccia al gatto!” si fiondò giù per le scale, ridendo come un pazzo.

E lasciando le scale rivestite da un bel paio di centimetri di ghiaccio scivoloso.

Ma tanto tutti i ragazzi di Grifondoro questo lo sapevano…

Tutti…a parte una.

Pansy Parkinson uscì proprio in quel momento dal dormitorio, prendendosi dietro ogni maledizione dalla Signora Grassa, interrotta nel bel mezzo di un sogno. Mandandola educatamente a quel paese, la Serpeverde cominciò a scendere le scale della torre, impaziente di fumarsi una stramaledetta sigaretta.

Ma non la fumò mai, quella sigaretta.

E questo perché non arrivò mai in fondo, a quelle scale.

Cioè, ci arrivò, ma con la testa, invece che con i piedi. Bastò un passo, un piede appoggiato su un gradino scivoloso e poi il volo.

Vide tutto girare, sentì male ovunque, un ultimo colpo forte alla testa.

E poi tutto divenne nero.

 

* * *

 

 

 

SPAZIO AUTRICE:

 

Allora, che mi dite?Vi è piaciuto?

 

RINGRAZIAMENTI:

 

canfly: Ti sei posta proprio una bella domanda, sai?Come la prenderanno gli altri, quando scopriranno l’inganno?Ma soprattutto, come la prenderanno quei razzisti dei Serpeverde, quando sapranno di aver avuto sotto il naso, per tutto quel tempo, una schifosa mezzosangue? Sicuramente ci sarà da ridere, ma non voglio svelarti niente…Grazie mille, ciao-ciao

Cali: Non scusarti. Non farlo proprio. Recensione noiosa? Anzi, mi ha fatto molto piacere, grazie mille per i complementi, sono felice io sapendo che ti piaccia e che è comprensibile…Sai, non è molto facile scrivere dialoghi di due persone che hanno una le sembianze dell’altra. A volte non sono certa che voi capiate cosa voglio dire…ok, parlo troppo io ora. Grazie della recensione e dei complimenti…

Ludo: Credo che il mio concetto di aggiornare presto sia un po’ diverso dal tuo…scusa davvero, ma non trovo neanche un secondo. Spero di non ritardare troppo con il prossimo…(persone adorabili, i Serpeverde, vero?)

Baby_San: Ma guarda un po’ chi rivedo tra chi mi ha recensito! Dovrei farti un monumento, sai? Mi hai recensito tutti i capitoli di questa storia, e anche dell’altra…pazzesco…credo che un  a caratteri cubitali non possa bastare (volevo usare un carattere più grande ma veniva uno schifo…). Ok, mi rifarò. Spero che questo capitolo ti abbia soddisfatta, anche se ho lasciato l’ultima scena in sospeso…ok, mi farai sapere (spero). Mi impegnerò ad aggiornare alla svelta…Alla prossima, ciao e grazie ancora di tutto, Alice

Crux Australis: Finalmente eccoti il nuovo capitolo, spero di aver soddisfatto la tua curiosita…Vero?Non tenermi sulle spine…E comunque, bella l’idea, ma non credo proprio che Draco affogherà qualcuno (o, meglio, qualcuna) nel lago…Sai com’è…si sporcherebbe solo le sue belle mani di purosangue. E poi lui ricorrerebbe a metodi più…come dire?...efficaci: un po’ di veleno nel caffè, ad esempio…Ma tranquilla: non succederà! Grazie mille…

_Vergessenes Kind_: Oh, grazie!Si, Herm deve innanzitutto capire, chi sono veramente i Serpeverde. E le sorprese non finiranno qua…Vedrai nel prossimo, che spero di posare il più alla svelta possibile…Ciao e grazie ancora…

gelb_augen: Grazie dell’appoggio! Allora, innanzitutto spero che la mia storia continui a piacerti (incrocio le dita…). Si, ho pensato che se Herm lega con i Serpeverde e capisce finalmente che non sono solo dei futuri-mangiamorte-senza-cervello, sarebbe stata una bella idea fare che anche qualcuno delle serpi imparasse a, per lo meno, apprezzare i Grifondoro…Vedremo come andranno le cose…Comunque, stai tranquilla: Sai tenere un segreto? La continuerò, non la abbandono. Anzi, la sto già mettendo a posto per bene, e sta uscendo meglio di prima. Mi fa piacere però sentire che ti piaceva…Vabbè, vedremo se ti piacerà anche la nuova versione (quando la poso, si intende). Ciao, e grazie ancora…

deaselene: Grazie mille della recensione. Pansy e Herm amiche? Beh, vedremo, vedremo…Anche se nel prossimo capitolo succederà qualcosa per cui si odieranno a morte…Ma non voglio svelarti altro…Ciao e nuovamente grazie!

Yum: Tra gli scopi che mi sono posta scrivendo questa fic ce ne è uno in particolare: mostrare ai lettori gli studenti di Serpeverde sotto una luce diversa. Tra di loro, ho voluto riscattare due personaggi, che solitamente, nelle altre fan fiction, fanno solo la parte dei cattivi, dei traditori, dei pazzi…Due nomi: Pansy Parkinson e Theodore Nott.  Spero di riuscire con il mio intento, visto che fino a ora ho trovato pareri favorevoli di voi lettori su una Pansy “buona quanto basta”. Ok, non voglio perdermi in discorsi inutili…Per sapere i piani di Malfoy, temo dovrai aspettare, anche se questo capitolo ti suggerisce un po’ di cose…Grazie mille della recensione, alla prossima!

coccoladoro: Hei, che entusiasmo!Wow…Stratosferico?Addirittura?Scusami tantissimo per questo maledetto ritardo…Ma grazie mille della recensione…Sai, stavo scrivendo proprio questo capitolo quando me l’hai lasciata...E mi ha fatto capire che dovevo darmi una mossa. Più che altro è ho fatto succedere tantissime cose (spero di non farvi venire il mal di testa!) e non finivo più di scriverlo…Allora, a sto maledetto Malfoy (come l’hai definito tu, e devo dire che mi piace proprio XD ) non succede molto, nel capitolo, ma vedrai nei prossimi. E poi, si, Herm non è una che si fa mettere i piedi in testa da nessuno, tanto meno che da un bel biondo di nostra conoscenza…Beh, spero di aggiornare presto, scusa ancora tantissimo, grazie della recensione, alla prossima!

 

  
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