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Autore: FairySweet    22/09/2015    2 recensioni
Non era quello suo padre, non era da quell'uomo che aveva imparato il rispetto, l'onore, l'amore per la guerra. Indossava l'uniforme per proteggere se stessa ma le parole di suo padre avevano lo strano potere di oltrepassare quella barriera così, tutto quello che provava, tutte le incertezze, le debolezze, le paure, tutto era lì, alla luce del sole, perfino quell'amore sofferto che aveva lasciato cicatrici immense nel suo giovane cuore ...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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       Il mondo in un Secondo





“Perché lo stiamo facendo?” “Perché non mi darebbe mai la possibilità di parlare. Ha bisogno di tempo e io non faccio parte di quel tempo” “Sei sicuro?” si voltò verso l'amico e lo vide sorridere “Dovresti andare da lei amico mio, ha bisogno di te” “Fino a quando non è pronta non ...” “Beh, se aspetti ancora un po' ho idea che dovrai seguirla per evitare che finisca da qualche parte isolata nel bosco” “Cosa?” indicò al giovane un punto alla loro destra, dove alberi e terra si incontravano e dove una giovane sfinita dalla battaglia camminava isolata dal mondo.
Lasciò le redini del cavallo in mano all'amico e la seguì silenzioso tra gli alberi.
Il silenzio sembrava più pesante, non c'erano armi in quel mare verde né fucili puntati.
Quel bosco sicuro dietro alle linee del loro esercito era diventato d'improvviso il suo posto preferito.
Sola, lontano dal caos, dalle urla e dal sangue, lontano da tutti ma così vicina ai propri pensieri, forse troppo vicina.
Si fermò accanto ad una quercia con il tronco spaccato, sfiorò con le dita il bordo sanguinante della pianta soffermandosi di tanto in tanto sulla dolcissima ruga del legno.
Quello squarcio aperto assomigliava in modo impressionante alla ferita che le bruciava nel cuore, strinse più forte il pugno sul legno permettendo alle lacrime di fluire senza più alcun ostacolo “Non devi nasconderti” tremò leggermente voltandosi verso quella voce apparsa dal nulla “Non devi nasconderti per piangere” “Perché mi segui?” “E tu perché continui ad evitarmi?” “Perché mi hai mentito” “L'ho fatto per te!” “Ti ho chiesto così tante volte se c'era qualcosa che non andava, ti ho chiesto se mi mentivi se … e tu non hai mai detto niente, mi hai guardata negli occhi, mi hai detto che mi amavi così tanto e ...” “Non è cambiato nulla Oscar” sollevò leggermente la mano ma si bloccò a mezz'aria terrorizzato dal poterla anche solo sfiorare “So cosa stai provando” “No, tu non sai nulla!” il giovane sospirò lasciando cadere la mano nel vuoto “Forse hai ragione, forse non ti capisco, forse non capisco il dolore che provi. Eri legata a lui, era diventato importante per te e io ...” si passò una mano tra i capelli cercando di sorriderle ma quegli occhi di ghiaccio toglievano il fiato.
Nasconderle le cose non faceva altro che massacrarla dentro, in fondo parlare era semplice, fece un bel respiro rilassando ogni muscolo “ … io ero geloso di lui” Oscar tremò leggermente stringendosi nelle spalle “Vedevo il sorriso che nasceva sulle tue labbra ogni volta che mi parlavi di lui, vedevo la felicità che traspariva dai tuoi occhi, la serenità che ti donava quando passavi del tempo con lui” “Credevi davvero che io potessi … credevi che fossi innamorata di lui?” “Non lo eri?” “Stai scherzando?” sorrise commosso da quello sguardo pieno di lacrime che cercava in lui soltanto risposte “Lui è stato la persona più vicina al tuo cuore per mesi. Ti amava, ti amava così tanto Oscar ...” “Smettila” “ … ti amava come chiunque abbia mai incontrato il tuo sguardo” “Smettila!” l'afferrò per le mani tirandola in avanti, le braccia si chiusero attorno al corpo esile impedendole di scappare, impedendole di muovere un solo passo “Lasciami andare!” “Non puoi cambiare le cose, non puoi salvarlo” “Ti prego lasciami” quella supplica nel pianto gli fermò il respiro, le lacrime esplosero violente mentre stringeva tra le braccia il suo amore “Ti ha lasciato, l'ha fatto Oscar, ha sofferto per questo addio ma ti ha sorriso, sono sicuro che l'ha fatto. Non è uccidendo che lo riavrai indietro, non è correndo verso quel fuoco che lo renderai felice” “Andrè … ti prego, ti prego lasciami … ti prego non parlare” “Perché? Perché altrimenti affronteresti la realtà?” sentì ogni muscolo di quel corpo perfetto tendersi nel tentativo di liberarsi, rafforzò la presa attorno ai suoi fianchi inchiodandola a sé “Respira” il pianto violento che le spezzò il fiato lo costrinse a chiudere gli occhi, pregava il cielo affinchè quel dolore violento passasse, affinché si assopisse almeno per qualche minuto concedendole di respirare.
“Amore mio ...” seguì con la mano la linea della sua schiena fino a quei riccioli delicati, le dita si strinsero attorno al collo tirandola dolcemente indietro “ … amore mio devi respirare” “Non … non ci riesco” “Si che ci riesci” tremava, piangeva, cercava con tutte le sue forze di tornare ad essere la stessa di sempre, aveva davanti l'unica persona in grado di aiutarla eppure non riusciva nemmeno a tradurre le sue parole in movimenti.
Era persa in quegli occhi verdi come il mare, in quelle lacrime che gli scorrevano sul volto e nel tocco caldo delle sue mani “Ti prego amore mio, ti prego devi respirare” posò la fronte sulla sua chiudendo gli occhi, le labbra così vicine da poterle quasi sfiorare.
Faceva un fatica terrificante a restarle lontano, a rispettare quella sottile distanza che si era imposto perché aveva bisogno di lasciar uscire tutto il dolore, aveva bisogno di restare sé stessa per qualche minuto ancora.
Sentì le sue mani posarsi sul petto, quel tremito leggero toglierle il fiato mentre prendeva da lui tutta la forza di cui aveva bisogno.
Sarebbe rimasto immobile così fino a quando lei ne avesse avuto bisogno, minuti, ore o anni interi, non importava, non si sarebbe mosso.
Le sfiorò le labbra con un dito seguendone i contorni, gli occhi della ragazza si aprirono dolcemente togliendogli il fiato.
Era così bella, così tenera e indifesa, l'acqua che viveva in lei era irrequieta e volubile, improgionata da ciglia lunghe e perfette eppure, leggeva in quella tempesta l'urlo disperato del cuore.
Con le dita scostò i capelli dal suo volto imprigionandoli in dolcissime ciocche, muovendoli come il vento leggero mentre il suo respiro tornava lentamente lo stesso di sempre.
Non era facile restarle accanto perché lei era troppa vita per un comune essere umano ma era la sua troppa vita, apparteneva a lui, amava lui e questo cancellava ogni altra preoccupazione.
La mano della giovane scivolò leggera sul suo petto salendo fino al collo, sentiva il tocco bollente delle sue dita sulla pelle mentre i suoi occhi si fondevano al verde del mare, si chinò leggermente in avanti sfiorando le sue labbra con le proprie, restando immobile in quell'attimo sospeso nel tempo.
Era un bacio delicato, un bacio pieno di timore, di paura e preoccupazione, un bacio avventato ma i buoni propositi erano spariti, averla così vicino cancellava di colpo ogni altro pensiero.
Sapeva che prima o poi quell'incanto si sarebbe spezzato perché soffriva troppo per poterlo sopportare ma le labbra della ragazza si schiusero dolcemente accogliendo il suo calore.
La strinse più forte tra le braccia perdendosi in quel bacio che diventava ogni secondo più profondo, si colorava di violenza, di bisogno soffocato fino a costringerli a respirare, perché la necessità violenta di aria si intromise egoista tra le loro labbra.
Chiuse gli occhi senza muoversi, immobile, con la fronte posata alla sua, il sapore delle lacrime sulle labbra e un cuore spaventato stretto tra le braccia, un cuore che si abbandonava alle sue carezze piangendo, buttando fuori tutto il dolore che stava mascherando.
“Mi sei mancata, mi sei mancata da morire ...” sollevò il volto incontrando il cielo “ … e so che questo è un errore, costringerti a dimenticare è un errore ma non posso più restare così lontano da te Oscar. Non posso passare ore fuori da quel cancello a pregare, a chiedermi se respiri, se una volta sveglia cercherai il mio volto” “È di questo che hai paura?” annuì leggermente sospirando “Andrè ...” la mano della giovane stretta attorno al suo viso si mosse dolcemente costringendolo ad abbassare lo sguardo “ … io non … non ti lascio. Non smetterò mai di cercarti né di amarti solo ...” una lacrima scivolò via dagli occhi poi un'altra e un'altra ancora “ … ho solo bisogno di un po' di tempo perché ho perso qualcuno di importante” “Lo so” “L'ho perso, mi ha lasciato sola e ora io … ora cerco di riordinare i pensieri e non ci riesco” “Oscar, andiamo guardami” “Non riesco a pensare, non riesco a parlare o a muovermi senza che lui mi torni in mente. Gli ho fatto una promessa sai? Gli ho promesso che avrei perdonato ma non capisco cosa devo … non l'hai fatto per me?” ma lo sguardo preoccupato del ragazzo la fece tremare leggermente “L'hai fatto per me non è così?” “Per proteggerti amore mio” “E ci sei riuscito?” sospirò mordendosi leggermente le labbra mentre scioglieva quell'abbraccio “No, no Oscar, non credo di esserci riuscito. Era questo che mi terrorizzava, vederti in lacrime, vederti soffrire e cambiare per l'ennesima volta” “Sono sempre la stessa” “No amore mio” mormorò sfinito “Sei cambiata, l'hai fatto senza nemmeno accorgertene e sono arrabbiato con me stesso per non essere riuscito ad impedirlo” “Andrè io ...” “Torna a casa con me” “Cosa?” “Torna a casa con me, non hai niente da fare qui” la vide indietreggiare di qualche passo, le braccia strette attorno al ventre, il respiro leggermente accelerato e gli occhi persi chissà dove “Non è con la guerra che lo riporterai da te. Non è dimenticando te stessa che ricorderai lui. Ti prego, ti prego amore mio torna a casa con me” “Se torno, se lascio che il tempo dimentichi per me io … io come posso ...” “Oscar?” “ … come posso respirare?” “Ehi” la strinse per le spalle bloccando quel giramento di testa che l'aveva costretta a indetreggiare di colpo “Guardami, andiamo amore mio guardami!” “Sto bene” “No, no tu non stai bene” “È solo … a volte mi capita ma va tutto bene” “Perché mi prendi in giro?” per la prima volta su quel volto di perla apparve un sorriso, era leggero e quasi invisibile eppure era lì “Hai bisogno di vedere il medico” “So già cosa mi dirà” “Allora lo sapremo in due, perché per ora, farmi diventare matto con tutti questi silenzi non è bello” la strinse più forte tirandola dolcemente in avanti ma lei si sottrasse a quel tocco leggero “Che stai ...” “Non ho bisogno … ho già visto il medico, tre giorni fa e da allora, non fa altro che ripetermi sempre la stessa cosa” “Che sei una sconsiderata?” “Che sono incinta” il cuore manco un colpo, quelle tre parole risuonavano nel cervello cancellando tutto quello che di vivo era attorno a loro. Tutto cambiava, tutto spariva e riappariva rovesciato in quell'unico secondo che gli aveva appena tolto il respiro.





 
  
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