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Autore: Blue Eich    23/09/2015    4 recensioni
«Tanti auguri, piccolo Ash! Hai ricevuto il mio regalo?»
«Eh?» Ash si prese un attimo di tempo per riconoscere quella voce, bonaria e stuzzicante. Poi sbuffò, alzando gli occhi al cielo. «Gary, il mio compleanno è stato la settimana scorsa.»
«Cosa credi, lo so bene» fu l'aspra risposta del ricercatore. «Ero così preso dai miei studi che me n'ero completamente dimenticato… Perciò ho pensato di rimediare con un regalo in grande stile!»
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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SABATO – Mare in burrasca


 

Seduta davanti allo specchio, Lucinda spazzolava i suoi lunghi capelli oltremare; fermò uno sbadiglio con la mano, strofinandosi pigramente una palpebra. Era l'unica sveglia delle altre ragazze, tra cui Iris che si rivoltava in continuazione tra le lenzuola, rabbrividendo di freddo e con una smorfia scontenta.

I due più grandi, invece, erano già in piedi. Ma ciò non significava necessariamente che fossero del tutto svegli, infatti l'Allenatore stentava a tenere gli occhi aperti.

«Dai, sbrigati, altrimenti non finiremo mai prima che le altre si sveglino» gli intimò Misty, che continuava ad appiattire l'impasto del pane con il matterello. Anche Ash nel tagliere accanto lo stava facendo, ma in modo molto più fiacco.

Sbadigliò sopra a un «okay» e cercò, come gli era stato detto, di sbrigarsi. Continuarono il lavoro in silenzio, fin quando il pane fu messo in forno e poterono riposarsi.

Il corvino si stiracchiò e il suo occhio addormentato cadde sull'acconciatura della rossa: per lavorare meglio, si era raccolta alcuni ciuffi di lato con un elastico, creando un risultato somigliante a quand'era “piccola”. Si perse qualche istante a osservare quella che, a primo impatto, gli sembrava una carota geneticamente modificata. Assottigliò gli occhi, cercando di ricordarsi dove altro avesse già visto qualcosa di simile. «Il tuo codino sembra il didietro di un Galvantula.»

E l'oscar per la finezza di quest'anno va ad… Ash Ketchum di Pallet!

Lei inarcò un sopracciglio, piantando le braccia sui fianchi e smettendo di passare lo strofinaccio imbevuto d'acqua sul tavolo. «Cosa diavolo sarebbe un Galvantula?»

«Un gigantesco e peloso ragno.» Quella mattina, a causa del mancato sonno, lui si stava dimostrando sensibile quanto poteva esserlo una padella. Certo, non che di norma lo fosse molto di più.

«Come hai osato paragonarmi a un orrendo Pokémon Coleottero?!» Misty si accigliò e, per far fronte a quell'imperdonabile offesa, prese una manciata di farina per lanciarla sulla sua faccia. Così imparava, quell'idiota, a fare un commento tanto inopportuno!

L'Allenatore, in un primo frangente, rimase perplesso. «Ehi» bofonchiò, offeso, prima d'infilare il braccio nell'altro sacchetto dalla sua parte e darle – tanto per rimanere in tema – pan per focaccia.

La ragazza sbatté le ciglia più volte. «Vuoi la guerra, Ketchum?» ringhiò, passandosi un braccio sul volto imbiancato per cercare vanamente di pulirlo.

«Hai cominciato tu!» protestò il moro, con la voce che sembrava tanto quella di un bambino dell'asilo.

«Ma se sei stato tu a insultarmi!» rispose Misty, imitando quel tono infantile che non usava più da troppo tempo.

«Non era un insulto!»

«Te lo do io, il Galvantula…!»

Fu così che si ritrovarono a prendersi a colpi di farina. Quella che era iniziata come una vendetta, divenne presto un gioco. Era dura portare il peso di essere i più grandi, sempre seri e responsabili, senza mai lasciarsi andare. La polvere aveva aderito sia ai loro vestiti sia alla loro pelle e si stava spargendo anche sul pavimento. Tutto ciò che non finiva addosso a loro, finiva per terra. Misty gli assestò un'ennesima manciata in faccia e si presero le mani, proprio come due lottatori di wrestling, finché lui non perse l'equilibrio. Finì con la schiena sul pavimento e lei – ch'era stata trascinata in quell'improvvida caduta – sul suo petto. Si guardarono qualche istante negli occhi e, simultaneamente, scoppiarono a ridere. Da quanti anni non ridevano così?

In quel momento, la porta della cucina si aprì. Lucinda vide quell'enorme disastro ma soprattutto Misty a cavalcioni sopra Ash. Tutto tacque, il tempo necessario a metabolizzare la situazione. Poi, dalle corde vocali della blu uscì un grido così acuto da farli sobbalzare.

«A-Aspetta, non è come pensi!» negò la Capopalestra, agitando una mano. Era tutto così dannatamente imbarazzante!

La blu, con un sorriso nervoso, fece per voltarsi. La credevano stupida, forse? «N-No, ho capito benissimo, vi… Lascio soli. Continuate pure.»

Lui fece un sonoro starnuto. «Aspetta, hai completamente frainteso!»

 

«Sei peggio di uno Slowpoke.»

«Ma senti chi parla…»

Misty tirò una gomitata nella pancia del corvino, facendolo quasi piegare dal dolore. Lucinda, dall'altra parte del tavolo, li guardava di sottecchi. Quello sguardo indagatore li scoraggiò dal continuare il loro litigio e pensare, piuttosto, a finire di pulire il pavimento bianco come un lenzuolo, mentre lei – sempre sospettosa e senza perderli di vista nemmeno un attimo – sorseggiava la sua tazza di tè.

Iris entrò sbadigliando e stiracchiandosi, prima di chiedere con la sua solita nonchalance: «Che facce! Cos'è successo?» e ricevere in risposta tre occhiate truci.

 

Il pomeriggio non avevano nessuna attività particolare in programma, solo starsene fuori a godere del bel sole splendente sopra le loro teste.

Siccome era il penultimo giorno, la ragazza di Unima voleva portarsi a casa almeno una vittoria in qualcosa contro Misty. Perciò si mise davanti a lei, facendole ombra. Fu in quel momento che la differenza tra loro fu più netta: il corpo formoso di Misty confrontato a quello acerbo di Iris, nel suo costume a balze. Sembrò ancora più bambina quando dalle sue labbra uscì la frase: «Io ti sfido!»

La rossa si resse sui gomiti, alzandosi distrattamente tra i capelli gli occhiali da sole, a mo' di cerchietto. «Come?»

«Sì, hai capito bene! Ti sfido a una gara di nuoto!»

Davanti alla smorfia vacillante di Iris, scoppiò in una risata fragorosa. «No, dico, sei sicura? Sai a cosa stai andando incontro?»

«Certo! Allora, accetti la mia sfida?» ripeté la viola, con più impeto, avanzando di un passo.

«Sappi che stai sfidando la Capopalestra di Cerulean City, una Palestra di tipo Acqua» decantò l'altra, sicura di sé al cento percento. «Allora, sei ancora così convinta?»

«S-Sei una Capopalestra?!» esclamò Iris, sbigottita, sentendosi improvvisamente in colpa per il modo arrogante in cui l'aveva trattata per tutto quel tempo. «Uhm… Sì!» continuò, fingendo la superbia precedente, anche se non era difficile cogliere l'improvvisa insicurezza nella sua voce. «Sei pronta a cominciare?»

«Quando vuoi!»

Le due si lanciarono in mare. Com'era prevedibile, la più giovane cercava faticosamente di stare dietro alla rivale, che si muoveva con la grazia di una sirena.

«Questo sarà il mio giorno di relax» dichiarò Lucinda, sdraiandosi sul suo telo con una puntina di crema bianca sul naso. Srotolò un paio di cuffiette e le attaccò al cellulare, lasciandolo accanto a sé. Stese le braccia lungo la vita, abbandonandosi al piacevole tepore del sole, con la musica nelle orecchie: nulla di più rilassante.

Anche Vera, accanto a lei, provò a stendersi. Sinceramente, però, si annoiava a stare lì senza far nulla. Avrebbe voluto entrare in acqua e giocare a palla con qualcuno, ma erano tutti impegnati. Pensò a ciò che si poteva fare al mare, o meglio, che faceva quando ci andava con la sua famiglia. Fu così ch'ebbe un'illuminazione: raccogliere conchiglie. Una cosa a cui nessuna delle altre aveva pensato, ma se cercava bene di sicuro avrebbe trovato qualcosa. Ne avrebbe raccolte a volontà per poi farne collane e braccialetti per tutti, anche per i suoi Pokémon, per l'occasione rimasti tutti nella serra di suo padre. Pensò ridacchiando allo sconcerto del suo Blaziken quando gli avrebbe messo una collana di conchiglie al collo, appuntite come i denti di un Myghtyena. Invece, per Skitty, sarebbero state perfette quelle a spirale. Sì, non c'era tempo da perdere, doveva subito mettersi all'opera!

 

L'escursione di “Vera la ricercatrice di tesori perduti” non ebbe molto successo. Scavando tra la sabbia bollente aveva trovato solo bastoncini e cocci di vetro, con cui aveva rischiato più volte di tagliarsi. Sospirò: era come cercare un ago in un pagliaio.

Ash, passando di lì, udì quel suo respiro sconsolato. «Ehi, Vera!» la chiamò, facendola girare, sorpresa: era l'ultima persona che si aspettava di vedere. «Che stai facendo?»

Ormai era trascorso così tanto tempo che non aveva più senso evitarlo. «Cerco conchiglie, ma senza molto successo» gli rispose, perciò, lasciando ricadere nell'aria una manciata di fine sabbia.

«Posso aiutarti io, se vuoi. Finalmente ora sono libero!»

«Perché, che stavi facendo?» gli chiese, curiosa.

«Cercavo di capire come funziona il barbecue… Stasera faremo una bella grigliata!» Lui si fece rivenire in mente Gary che gli dava dell'imbranato dall'altro capo del telefono, mentre gli rispondeva di non vedere nessuna griglia in mezzo alle cianfrusaglie che, insieme a bottiglie di vino rigorosamente catalogate negli scaffali, occupavano la cantina. Nonostante fosse di una villa piena di sistemi di controllo a distanza, era piena anche di ragnatele e polvere, come la maggior parte delle normali cantine.

«Davvero?!» Vera batté le mani dalla contentezza. «Non vedo l'ora!» L'imbarazzo che fino ai giorni precedenti aveva sentito verso il suo mentore, ormai, era sfumato del tutto. «Ti spiacerebbe cercare da quella parte?»

«Agli ordini!»

 

La ricerca proseguì vana, finché Ash non chiamò Vera a gran voce, dicendole di raggiungerlo subito: si era spinto tanto al largo che aveva trovato una grotta.

«C'è della sabbia lì dentro. E dove c'è sabbia possono esserci delle conchiglie, no?» spiegò, con un sorriso. La brunetta annuì e decisero di avventurarsi insieme all'interno della caverna, che non sembrava particolarmente buia. Questo perché presto scoprirono dei buchi nelle pareti rocciose, che lasciavano passare a spifferi la luce esterna.

La Coordinatrice si muoveva goffa dietro all'amico. Quando sentirono d'un tratto uno stridio, amplificato dall'eco circostante, dalla paura fece un salto e gli si avvinghiò.

«Dai, sta' tranquilla, è stato solo uno Zubat» le disse lui, in tono rassicurante. Lei alzò cautamente il capo per osservare la sagoma del pipistrello, rintanato in un angolo, e allora si convinse ad allentare la presa. Colse tuttavia l'occasione per stringersi al suo braccio, sentendone tutto il calore e la protezione, mentre avanzavano.

 

Quando tornarono dalle altre, nella bandana di lei erano avvolte tante conchiglie, diverse tra loro e ancora un po' piene di sabbia negli incavi. La grotta non si era rivelata profonda: finiva con uno spiazzo sabbioso. I tanti spifferi aperti nelle pareti lasciavano passare luce sufficiente a illuminare precisamente il centro, come una luce divina. Da lì spuntavano tante conchiglie intatte e piccole, come se fossero state messe lì apposta per loro.

Lucinda era ancora una statua immobile sotto il sole, Serena si era rannicchiata su un fianco e dormiva, mentre Iris era intenta a rifarsi i codini. Appena si vide arrivare Ash davanti accanto a Vera con la bandana zeppa fino all'orlo di conchiglie, s'illuminò subito, dimenticando l'amarezza della sconfitta contro Misty.

«Oh! Ma si può sapere dove ne avete trovate così tante?» chiese, sorpresa, con le braccia sui fianchi. «Io, ormai, mi ero convinta che non ci fosse nulla.»

I due si scambiarono un'occhiata d'intesa delle loro, per poi esclamare all'unisono: «Segreto!»

Così la Coordinatrice si sedette sul telo da mare di Iris e, meglio tardi che mai, ebbe il primo contatto con lei. Divisero e selezionarono insieme le conchiglie più belle, discutendo sul dove poter trovare dello spago, così da farne bracciali e collane.

Ash stette un po' con loro, aiutandole a decidere quali conservare. Poi, però, siccome il sole stava pian piano tramontando, era ora di iniziare a pensare alla cena: doveva cercare Misty, chiedendole aiuto per il barbecue. Quando domandò all'aspirante Maestra Drago se sapeva dove fosse andata, ricevette un distratto: “Boh, prova dietro agli scogli” come risposta.

 

Il buon Gary nella sala comandi, nel frattempo, scuoteva il capo. Un sorriso lascivo gli increspò le labbra, mentre si portava alla bocca una manciata di popcorn. «Ci sarà da divertirsi.»

 

Gli scogli erano abbastanza lontani dalla villa. Diciamo dalla parte totalmente opposta a dove lui e Vera avevano scoperto la grotta delle conchiglie, ecco. Era un posto pacifico, ove si sentiva solo lo sciabordio dell'acqua e ogni tanto il garrito lontano di qualche Wingull. Perfetto per stare in pace con se stessi. Così stava facendo la Capopalestra, a mollo fin quasi al petto. Ash era rimasto qualche istante a guardarla, incantato e immobile, perché gli spiaceva disturbarla.

D'improvviso, il laccio che teneva il bikini di Misty si sfilò, scivolando a pelo dell'acqua. Quando se ne accorse, dischiuse distrattamente un occhio e si chinò per riprenderlo. Ma non appena alzò lo sguardo, incontrò quello inebetito di Ash che, rosso fino alla punta delle orecchie, aveva gli occhi puntati su ciò che si era scoperto. Il tempo di rendersene conto che il rossore si fece strada anche sulle sue guance e, tremando di rabbia e vergogna miste assieme, tirò un urlo, coprendosi con le braccia e girandosi di scatto di schiena.

«I-I-Io ti assicuro che non…»

«Taci!» lo ammonì subito, con voce esasperata, mentre si riallacciava il costume e si rigirava, orgogliosamente. «Cosa credevi di fare, eh?!» sbottò poi, avvicinandosi a lui che, invece, stava indietreggiando.

«È stato solo un caso, non…»

«IO TI AFFOGO, KETCHUM!»

Misty non ci mise nulla ad afferrarlo per una spalla e spingerlo giù. «Affoga! Affoga!» borbottava tra i denti, mentre sbatteva la sua povera testa corvina sott'acqua come un panno sporco, per sfogare la propria frustrazione.

Ash alternava colpi di tosse forsennati al vano tentativo di pronunciare il suo nome per intero, annaspando e agitando le braccia. D'un tratto, riuscì a bloccarle i polsi e la situazione si ribaltò: l'acqua turbata dalla loro frenesia divenne calma, le minacce furiose della rossa si ridussero al silenzio. Entrambi si guardarono negli occhi… Che occhi smarriti aveva Misty. Non gli era mai apparsa così femminile, con il viso imporporato d'imbarazzo e lo sguardo distolto, come a voler proteggere il suo corpo. Un corpo così bello, che accidentalmente si trovava sopra di lui. Sembrava cambiata così tanto… Eppure era sempre la stessa, ma senza il codino e le bretelle, e non era più piatta come una tavola da surf. Avrebbe voluto fare qualcosa, ma non gli veniva in mente niente. Solo avvicinarsi più di quanto già vicini non fossero, azzerare quei pochi centimetri che separavano le loro bocche, due calamite che andavano l'una verso l'altra. Quando finalmente si sfiorarono, fu una magia, un qualcosa che scattò nelle loro teste, e fu come se non ci vedessero più. Le loro lingue continuavano a cercarsi e intrecciarsi insieme, mentre lui aveva iniziato a stringerla in un abbraccio dietro al collo e le sue mani erano ferme, lì, vicino al nodo mollo della parte superiore del costume.

 

Gary stava dando giusto una sbirciatina, mangiando con meticolosità popcorn per popcorn, con gli occhi incollati allo schermo, come se fosse al cinema… Durante la proiezione di un film che stava prendendo una piega decisamente interessante.

L'atmosfera quasi surreale venne però rotta bruscamente: un urlo improvviso e acuto fece balzare il castano dalla poltrona. La scatola dei popcorn saltò insieme a lui, sparpagliandoli ovunque: sulla tastiera di controllo, sul pavimento e persino sulla sua testa.

«E che diamine» borbottò, togliendosi con un gesto stizzito alcuni chicchi di granoturco soffiato dai capelli. «Si può sapere chi diavolo…» Assottigliò gli occhi, cercando la fonte del rumore. Poi, non trattenne un sorrisetto. «Oh-oh, guai in vista…»

 

Lucinda era lì, che li fissava in modo stralunato oltre gli scogli, proprio come quella mattina.

Ash e Misty si lasciarono andare all'istante, cercando di non pensare a cosa entro poco sarebbe potuto succedere, perché era troppo vergognoso. Cosa diavolo era preso a entrambi? Come mai lui aveva agito in quel modo e lei non si era opposta? Erano le rispettive domande che ponevano a se stessi, in quei pochi attimi di silenzio.

La Coordinatrice, dal canto suo, non sapeva cosa dire. Sentiva soltanto una grande rabbia montarle dentro. La prima parola che le venne l'impulso di dire, mentre stringeva convulsamente i pugni, fu: «… Perché?» Poi alzò i suoi occhioni vacillanti, per specchiarli in quelli frastornati di Ash. «Perché a lei l'hai baciata con la lingua e a me no?!» gridò poi, paonazza.

La faccia di lui divenne di puro sconcerto, perché non si sarebbe mai e poi mai aspettato di sentire una domanda tanto sfacciata, a cui non c'era risposta, per giunta.

La rossa fece subito una smorfia, senza lasciargli il tempo di rispondere. «Questo significa che hai baciato anche lei?!» squittì, avvicinandoglisi minacciosamente. Se prima aveva un'incontrollabile voglia di affogarlo, adesso voleva spaccarlo in due e sentire le sue ossa fare crack.

«E-Ecco, io…»

«Oh, non solo!» fece Lucinda, a gran voce e quasi con ironia, interrompendo le scuse che di sicuro stava per tirare fuori. «Ha baciato me, Vera e anche Serena!»

«Cosa?!» Misty, a dir poco indignata, diede una sberla alla guancia sinistra di Ash, che la accusò sussultando. «Sei un… Un… Bah!» Si voltò di scatto. «E tu, tesoro, torna a giocare con le bambole, ch'è meglio.»

Mentre lei girava i tacchi per andarsene, la blu alzò gli occhi al cielo. «“Torna a giocare con le bambole”» la scimmiottò, prima d'incamminarsi dalla parte opposta con la stessa nervosa andatura. L'antipatia si era ufficialmente trasformata in odio profondo, perché nessuno aveva mai osato dirle qualcosa – a parer suo – di tanto offensivo.

Ash rimase solo in mezzo al mare. Strinse convulsamente i pugni e diede un calcio all'acqua. Perché doveva sempre finire tutto così male?

 


 


 

Angolo dei sopravvissuti
Perché hai un'autrice cattiva, Ash, semplice. Credo di essere arrivata ai confini estremissimi dell'IC per Lucinda e Misty, qui, ma non ho resistito sul finale. XD
E forse anche la parte iniziale è troppo volgare (?) per Ash, ma è troppo bella per toglierla. XD
Domani, 24 settembre, è il mio compleanno. Perciò chiunque voglia farmi un regalo sappia che le recensioni sono ben apprezzate. (?)
Per sicurezza ho innalzato il rating a giallo, ma vale solo per questo capitolo. Fatemi sapere voi se è il caso di riabbassarlo oppure no, i prossimi saranno verdissimi. :/
Alla prossima!
-H.H.-
 
   
 
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