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Autore: Marra Superwholocked    23/09/2015    1 recensioni
Una misteriosa ragazza di nome Annabeth è l'unica che può fermare l'Oscurità.
Ma Crowley ha nascosto ai Winchester un segreto a dir poco imbarazzante... Cosa c'entra la dolce e potente Annabeth con il diabolico e sadico Re dell'Inferno?
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Castiel, Crowley, Dean Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Annabeth, la saga'
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Capitolo 3

Born to be King

 

I Winchester buttarono il fiammifero nella ciotola ed ecco che apprve Crowley.
«Ragazzi» disse quieto il Re. «Siete vivi. E niente più Marchio, vedo.» Alzò poi gli occhi e li puntò su di una grossa trappola per demoni. Indicò l'inchiostro con una strana smorfia sul volto. «E questa? Capisco la sicurezza, ma...»
«Era l'unica che avevano» lo liquidò Sam, imbarazzato ma minaccioso. In mano, il coltello nemico dei demoni.
Crowley si sistemò la cravatta. «Tralasciando la vernice rosa che avete usato per intrappolarmi,» disse, «voglio che sappiate che non ho alcune informazioni sul vostro angelo.»
Dean sbatté un pungo sul tavolo. «E tu sappi che non hai fatto altro che farmi girare le scatole, comparendo in quella dannata trappola, quindi dicci subito cos'è successo.»
Crowley increspò le labbra e unì le mani sul ventre. «Speravate fossi morto?» disse fingendo frustrazione. Notando le facce inespressive dei due ragazzi, decise di non perdersi in battute che avrebbero pututo peggiorare la situazione. «Non lo so» rispose quindi, allargando le braccia.
I Winchester non potevano credergli. Mai fidarsi di un demone. Sam fece il giro del tavolo e si appoggiò sul lato opposto, a due passi da Crowley. Teneva la braccia incrociate, la faccia da duro con la speranza che fosse bastato il semplice sguardo, ma al Re degli Inferi sembrava non importare.
«Calmati, Alce» disse, infatti, Crowley. «Sei l'ultima persona al mondo che può tenere atteggiamenti di questo genere di fronte a me
Sam serrò la mascella per un solo istante; ricordava quel giorno: Crowley lo aveva ringraziato per avergli ricordato chi fosse veramente e lo aveva lasciato vivere perché glielo permetteva lui stesso. «Ora sei tu quello in trappola» disse ugualmente, ma la sua voce tremava di paura.
Crowley guardò Dean, il più interressato all'angelo. «E va bene: dirò la verità e la verità è che non lo so.»
«Crowley!» urlò Dean con gli occhi in fiamme. Vide il demone sussultare per una frazione di secondo e si sentì bene. Era riuscito a spaventarlo. Un punto a suo favore, anche se per poco. «Non abbiamo tempo da perdere, dicci dov'è!»
Il Re sbuffò, guardando in alto, sul soffito di quella casa abbandonata e fatiscente. L'aria entrava tagliente dalle persiane ammuffite e il tetto minacciava di voler crollare; Crowley provava pietà, per quella struttura. Decise, tuttavia, di volersi conquistare la fiducia dei due fratelli nel modo più semplice. «Potrei far crollare tutta la casa in meno di un secondo, rompere così la trappola, uccidervi e andarmene per la mia strada» disse in una parlantina come sempre sciolta e, solo quando intercettò lo sguardo di Dean, proseguì. «Ma non lo farò.»
Dean allragò le braccia come a voler pretendere di più; Sam guardò passivo il demone.
«Non lo farò perché anche io ho bisogno del vostro aiuto» continuò Crowley.
Dean scambiò un'occhiata col fratello. «Per cosa?» chiese tornando sul demone.
«Dean!» esclamò Sam, gli occhi spalancati.
«Che c'è, Sam? Tanto non abbiamo più nulla da perdere, giusto? E poi, una cazzata in più non cambia molto» lo punzecchiò.
Crowley ridacchiò tenendo lo sguardo basso e risultando ancor più da brividi. «Se mi liberate da questa trappola» disse il Re, mettendo in standby la tensione fra i due Winchester, «io vi dirò quello che è successo e poi voi aiuterete me, altrimenti farò crollare la casa e bla bla bla... La scelta è vostra, adesso.» Sorrise malignamente e si divertì a vederli fremere. Volevano entrambi accettare quel "patto", ma allo stesso tempo non volevano fidarsi. Ma lui, come i due umani, non aveva tempo da perdere in chiacchiere e aveva bisogno del loro aiuto. Inoltre, non gli costava nulla dire loro cos'era successo dopo la fuga di sua madre.
Dean, allontanandosi dal fratello, squadrò – camminando – il demone, per nulla fiducioso delle sue parole. Deciso però a ritrovare il suo migliore amico, il ragazzo salì sul tavolo e grattò con un coltellino la vernice della trappola.


«Ciao, Fergus.» La ragazza, il demone, sorrise. Sembrava felice di vederlo. «Sono passati ben dieci anni, ma credo tu ti possa ricordare di me.»
Fergus annuì in silenzio. Non aveva lo stesso volto, ma era sicuro fosse lo stesso demone. Prima aveva i capelli lisci, ora, invece, li aveva ricci quasi quanto quelli di una afroamericana.
«Sai, Fergus» riprese il demone, «solitamente, in queste occasioni mandano solo i cerberi, ma io sono stata incaricata di prelevarti lasciandoti prima un messaggio.»
«C-che tipo di messaggio?» chiese Fergus tremante.
Il demone ampliò il suo sorriso. Accarezzò un punto nell'aria, probabilmente il suo cerbero, e fece qualche passo verso il suo interlocutore. «Questi dieci anni non saranno gli ultimi che passerai sulla Terra, caro il mio Fergus. Sei destinato a qualcosa di più grande di tutto questo, ecco perché quella sera di dieci anni fa hai incontrato un certo matto di nome Phil.»
«Non capisco» disse Fergus.
«Phil era un demone ed era tutto pianificato: l'incontro, la conversazione, la mia evocazione... Faceva tutto parte del grande piano dell'Oscurità.»
«L'Oscurità?» Fergus ora provava seriamente paura.
«Sì, Fergus, l'Oscurità, ciò che vi era prima di tutto. È una storia lunga, ma in breve... Il vostro Dio non poteva distruggerla del tutto, così l'ha intrappolata, congelata, ingabbiata al fianco di Lucifero. Diciamo che si tengono compagnia.»
«E... E cosa vorrebbe da me, l'Oscurità?! Cosa c'entro io, col suo piano?!»
Il demone guardò a terra e vide che non poteva avvicinarsi più di quanto avesse già fatto. Quando alzò gli occhi neri, incontrò quelli umani di Fergus. «Oh, tu c'entri eccome, caro! Tu sei destinato a diventare un demone potentissimo, regnerai prima sui demoni degli incroci e poi su tutti noi! Il tuo nome sarà Crowley e avrai una lunghissima vita. Tutti ti temeranno, molti ti rispetteranno, in pochi oseranno voltarti le spalle!»
Fergus la guardò senza battere ciglio. In poco più di dieci anni era diventato padre, aveva lasciato la sua città, si era allontanato sperando di venir dimenticato dai demoni e si era ricostruito una vita. E ora gli spettava non solo l'Inferno, ma anche una lunga vita come Re. «Ma non ho ancora capito cosa l'Oscurità vuole che faccia!»
«Be', in realtà, tu non dovrai far nulla, almeno per il momento. Farà tutto l'Oscurità» disse il demone.
«Okay» disse infine Fergus. «Crowley... Mi piace!»
Detto questo, Fergus uscì dal cerchio di sale con un mezzo sorriso in volto. Il cerberò lo assalì tra le risate del demone. Tutto finì in pochi istanti e le lacerazioni sul corpo di Fergus non gli lasciarono scampo, portandolo dritto tra le grinfie dell'Oscurità.
Il demone guardò il corpo esanime di Fergus, che aveva appena smesso di zampillare sangue dalle ferite più profonde, quando finalmente uscì dal corpo che stava occupando e la ragazza riprese conoscenza qualche istante dopo che la coltre di fumo se ne fu andata insieme al suo fedele compagno infernale. Si prese la testa fra le mani, avvertendo picchi che avrebbero steso un cavallo – sempre che i cavalli abbiano i mal di testa – e poi i suoi occhi si illuminarono di blu.
Il blu di Annabeth.

   
 
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