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Autore: Spensieratezza    23/09/2015    1 recensioni
Questa è una storia che parla di tre fratelli: Alisea, Alan e Zaffiro e ci sarà anche tanto, tanto amore fraterno!!
Sentì Zaffiro prendergli la mano e si sentì inaspettatamente protetto dalla sua stretta. Si voltò, sentendosi un po’ avvampare quando lo guardò negli occhi.
“Che tipo di visione? Non farmi stare in pensiero, Alan..” disse Zaffiro, prendendogli il viso tra le mani, ma Alan, imbarazzato, si allontanò dalle mani calde e premurose di suo fratello, sfuggendo a quegli occhi azzurri e preoccupati, quegli occhi azzurri come l’oceano atlantico.
(....) “Quanto sei idiota..” disse Alan, nascondendo la testa sul suo braccio coperto dalla felpa.
Non alzò più la testa per un po’. Rimase così, inspirando l’odore della felpa del fratello. era confortante. Sapeva di..casa.
Zaffiro rimase fermo, sorridendo e guardandolo. Alan poteva sentire il calore venire dal corpo di Zaffiro. Calore umano.
Senza quasi rendersene conto – o forse se ne rendeva conto e questa era la parte peggiore – alzò la testa per appoggiarsi al collo di Zaffiro.
ATTENZIONE: questa storia la metto come conclusa, fino a che non capirò come mandarla avanti.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Marika, Alisea e Stefano erano entrati nella loro classe e avevano passato la prima ora a chiacchierare sulla strana assenza dell’insegnante, ridendo e scherzando su come il professore che aveva incontrato Alisea, assomigliasse ad un grosso pipistrello gigante.
 
Quando arrivò l’intervallo, tutti e tre i ragazzi decisero di andare in cerca di Zaffiro, Alan e Clère. Per fortuna Alisea ricordò la porta giusta della loro classe e cosi tutti e tre entrarono timidamente. Alisea chiamò: “Zaf? Alan? Clère?”
 
Vide  Zaffiro che seduto al banco, accorgendosi di Alisea, si tolse le cuffie. Alan vicino al banco del fratello, fece un gran sorriso ai presenti. Clère si avvicinò subito a loro e sorrise con tenerezza.
 
Marika la fissò. Clère aveva uno sguardo cosi tenero e premuroso. Da sorella maggiore. Stava studiando il suo sguardo, quando Clère la interruppe: “Marika? Cosa c’è?” chiese, sorridendo un po’ perplessa. “Niente” disse un po’ stranita Marika, scostandosi i suoi lunghi capelli biondi e rivolgendosi ai fratelli. “Oggi abbiamo avuto un’ora buca. La nostra insegnante non c’era.” Disse.
 
“Si. Abbiamo sentito. Il nostro professore ce l’ha riferito un po’ troppo sgarbatamente” disse Zaffiro, facendo una smorfia.
 
“Non ti piace molto, eh?” chiese Marika, sorridendo.
 
“Devo convenire con mio fratello  che non si è presentato molto bene” aggiunse Alan, suscitando l’ilarità di tutti.
 
 
I ragazzi si misero d’accordo di ritrovarsi tutti quanti insieme alla sala mensa per l’ora di pranzo. Stavano preparandosi per uscire, quando Alan fu fermato per un braccio da Zaffiro. “Ehi” sussultò Alan.
 
“Sssccch” fece Zaffiro, puntandosi il dito sulla bocca e spingendo Alan in un angolo e continuando a fargli cenno col dito, di stare in silenzio.
 
“Si può sapere che diavolo ti prende?” chiese Alan a bassa voce.
Zaffiro non disse niente, ma si limitò a indicare con sguardo eloquente dall’altra parte.
 
 
Alan si voltò in quella direzione e vide una figurina familiare.
Strabuzzò gli occhi. Era la donna bionda misteriosa che avevano incontrato al parcheggio. Stava salendo le scale affannata, il vestito rosa svolazzante, i capelli arruffati, ma sempre bellissima. Cosa ci faceva nella loro scuola? Per un orribile momento, Alan temette che volesse parlare con loro degli animali. Magari erano morti…Poi la donna, inaspettatamente, inciampò e….orrore. andò a sbattere proprio addosso al professore che aveva parlato con loro solo poche ore prima. Vide che anche Zaffiro era attonito, come lui.  Entrambi, caddero per terra.
 
“Mi dispiace veramente tanto” disse la donna misteriosa.
 
Il professore grugni. Forse fanno cosi le persone quando non hanno nessuna risposta originale da dare al momento. Avrebbe dovuto tenerlo a mente, pensò Alan.
“Scusatemi”Ripetè la donna. “Ero di fretta.”
 
“Invece di scusarsi, potrebbe fare più attenzione a dove mette i piedi, non le sembra?” Chiese il professore.
 
“Già…” seppe dire soltanto la donna, colpita.
 
Il professore si alzò in piedi.
 
“Suppongo che sia la nuova insegnante della 1 b “ disse con un sorrisetto il professore.
 
Alan e zaffiro spalancarono la bocca increduli.
 
“Suppongo che dovrà rivedere il suo discorso di presentazione per un’altra volta” disse sempre sorridendo.
 
“Io…io non…”
 
“Non mi deve nessuna giustificazione. A me, ma forse al Preside si. Sa, non fa una buona impressione che un docente manchi una lezione proprio il primo giorno di scuola. “
 
“Sono…stata tratenuta”disse la donna.
 
Il professore alzò gli occhi al cielo.
 
“Come mai stamattina si sentono tutti in diritto di giustificarsi con me?”
 
“Cosa? Come?”
 
“Basta” disse il professore, mettendo le mani sulle spalle della donna, ma poi fissò gli occhi azzurri della giovane donna e per un attimo sembrò che lo  sguardo dell’uomo divenne incerto, stranito. Durò solo pochi istanti, poi si riscosse. Levò le mani e prese ad andar via, non prima di fermarsi per dirle: “Le suggerisco di cambiarsi, signorina. Il suo…vestito…è un po’ troppo vistoso per i regimi della scuola” e se ne andò portando i suoi libri sottobraccio.
 
La donna lo guardò allontanarsi totalmente basita.
 
 
 
 
*
 
“Mi sono voltata solo per pochi attimi ed eravate spariti! Mi avete lasciata da sola come una cretina a chiedermi dove eravate finiti!” disse Clère lamentandosi.
 
Zaffiro fece una mezza risata. Era forte Clère. Non era solo una dolce ragazza, carina, pacata, perbene, che non si scomponeva mai, ma  poteva anche fare battutine ed essere divertente. La perfezione è noiosa nelle ragazze. A quanto pareva, Clère aveva molte sfaccettature.
 
“Sai com’è, volevamo spiare senza essere visti e non avevamo tempo di chiamarti, altrimenti ci saremmo persi la scena, senza contare che quell’energumeno ci avrebbe scoperti.”
 
Alan rimase in silenzio a fissare il fratello: a volte la sincerità di Zaffiro era disarmante e imbarazzante allo stesso tempo. Conosceva poche persone come lui.
 
“Mio fratello ha ragione, Clère, ma poi siamo tornati subito a cercarti” disse Alan, ruffiano.
 
Clère sorrise compiaciuta. In fondo quel piccolo sketch era servito a far sciogliere il piccolo momento di nervosismo di stamattina e ne era contenta.
 
“ Andiamo, comunque. Gli altri ci staranno aspettando.” Disse raggiante Clère, improvvisando un balletto nel corridoio della scuola. I ragazzi la seguirono, obbedienti.
 
 
 
 
*
 
 
nel frattempo, Alisea, Marika e Stefano, erano già arrivati in sala mensa.

“Dovremmo cercare gli altri” disse Alisea, guardandosi intorno.

“Non so se ci conviene cercarli, con tutta questa confusione. Non prendertela, Alisea, ma io resto qui.” Disse Stefano, guardando la folla.

“ Anche io, Alisea,” disse Marika, pensando che odiava la gente con tutte le sue forze. Ancora di più odiava la folla. Si chiese se sarebbe sembrato troppo sconveniente dirlo ad alta voce. Avrebbe fatto la figura della disadattata?

“C’è qualcosa che non va. Marika?” chiese Stefano.

“Mi gira un po’ la testa.” Disse Marika. Erano li solo da cinque minuti e già stava cominciando a soffrire di claustrofobia.

“Forse dovresti dare quel vassoio a me, prima che….”

“Ma no, sono padrona della sit….”

Troppo tardi!!

Marika si era girata per rispondere a Stefano, ed era andata a sbattere contro un grosso omaccione nerboruto che era anch’esso in fila per prendere da mangiare. Il cibo e la polenta che aveva preso finirono in buona parte addosso a lui e poi sul pavimento.

Stefano e Alisea guardarono la scena orripilati e subito dopo cercarono di agguantare Marika da terra, per portarla via, ma troppo tardi.

L’omaccione nerboruto aveva agguantato Marika per il colletto e l’aveva sollevata.
 
“E adesso chi me li ripaga i vestiti  nuovi? Eh? Erano di MARCA!!!”

“Scusa, scusa, scusa. Non l’ho fatto apposta.”

“Ehi!!!” disse Stefano arrabbiato, picchiettando il dito sulle spalle dell’omaccione.

“Ti ha chiesto scusa, mi sembra. Quindi vedi un po’ di lasciarla stare, STRONZONE!”

“Come mi hai chiamato???” grugni il ciccione mollando Marika di getto, che sarebbe rovinata a terra, se non fosse stato per Alisea che la sorresse.

“Che c’è, sei sordo? Ho detto STRONZONE. Magari un po’ di digiuno ti farà anche bene “ disse Stefano, guardando il vassoio del mangiare del ragazzo, rovinato a terra. “Cosi magari dimagrisci. Ti ha mai detto nessuno che sei anche un ciccione??”

“Stefano!” gridò Marika, terrorizzata.

In quel momento, Ciccio abbrancò il ragazzo per il collo, quasi strozzandolo e stava per colpirlo in pieno viso. In quel momento un dito picchiettò sulla schiena di Ciccio. Ciccio si voltò. Era Alan.
 
“Lo sai cosa mi piace dei figli di papà?” disse sorridendo.
 
Il momento dopo gli diede un pugno.
 
Ciccio non se lo aspettava e cadde a terra.
 
“NIENTE” gridò sprezzante Alan al ciccio caduto.
 
 
Nel frattempo si era radunata una piccola folla.
 
“Chiamate gli insegnanti” gridò qualcuno.
 
“Mi sa che stiamo attirando l’attenzione” disse piano Alisea.
 
“Mi sa anche a me” disse Marika preoccupata.
 
Ciccio ricambiò quasi subito il pugno, dandone uno in pieno stomaco ad Alan.
 
In quel momento un altro pugno arrivò a ciccio sull’altra mascella. Zaffiro.
 
Zaffiro aveva un’espressione feroce sul viso.
 
“Tocca ancora mio fratello e ti ammazzo, capito?” disse lui.
 
Ciccio cominciò a perdere sangue dal naso, ma non svenne. Era più arrabbiato che mai.
 
 Ringhiò: “Bene!! Questo posto è di una tale noia! Mai che si possa menar le mani! Per fortuna siete arrivati voi a scuoterlo!” e cominciò ad azzuffarsi su di loro. Pugni, calci, fino a che non arrivarono gli insegnanti a dividere i tre. Una dei loro era proprio la donna bionda.
 
 
 
“Basta ragazzi, basta”. Disse mentre tratteneva Alan.
 
“È stato lui a cominciare. Quello stronzo.” Gridò Alan.
 
“Vai pure a vantarti coi tuoi amici, che uomo che sei. Prendersela con le ragazze. Sei proprio un grande uomo!” gridò di rimando Zaffiro.
 
Il professore era arrivato sulla scena e  si voltò impercettibilmente verso Marika e Alisea.
Le ragazze arrossirono, e guardarono dall’altra parte.
 
 
“Vi faccio un culoo cosi, stronzi!!”  disse l’omaccione.
 
“Andiamo Stinsky. Non essere cosi volgare o sarò costretto a metterti in punizione e ora cammina.” disse il professore spingendo Ciccio, ma non sembrava molto di rimprovero. Gettò un’ultima occhiata indefinibile ai ragazzi e si allontanò con Ciccio, che prima di voltarsi però fece un gestaccio ad Alan e Zaffiro.
 
Alan e zaffiro cercarono di allontanarsi dalla mensa, ma vennero bloccati dagli insegnanti
 
“Dove credete di andare in queste condizioni? Subito in infermeria avanti, e poi dovrete fare due chiacchiere col preside. Il primo giorno di scuola e già una zuffa. Cosa ho fatto di male” disse la professoressa con il chignon.
 
















Note dell'autrice: 

Finalmente ho aggiornatoooooo. Festeggiamo ^___^

Mi era mancata questa storia! xd

Ps si viene a scoprire qui, che la donna misteriosa insegna in questa scuola. Chissà qual è il suo segreto xd
   
 
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