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Autore: Leonelupo    23/09/2015    6 recensioni
Emma è un cavaliere, inviata insieme al cavaliere nero Killian ed al cacciatore Graham a proteggere il conte di Locksley e la sua sposa, Regina. Emma riuscirà a rimanere fedele all'incarico che salverà la sua famiglia e porrà fine ad una faida sanguinosa che costrinse i suoi genitori ad abbandonarla da giovane per poi ritrovarla...o ascoletrà i lamenti del suo cuore venendo meno ai suoi obblighi? Nel frattempo anche i suoi compagni troveranno ragioni per restare alla corte ed Henry sarà una guida ed un aiuto fondamentale nella loro battaglia contro il male.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Graham/Cacciatore, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Emma!!-
 
La ragazza udì il suo nome echeggiare per l'ampia sala e ,prontamente, vide avvicinarsi in gran fretta l'amico cacciatore  seguito, a distanza maggiore, dal conte. Seppur controvoglia Emma, notando l'urgenza del richiamo, arrestò il passo ed attese, a braccia conserte, la richiesta dell'amico.
 
-Intrattieni per qualche minuto il conte, per favore. Prima ho visto Killian portare una dama nel corridoio e voglio controllare che non siano ancora lì. Sai che cos'è successo l'ultima volta...- il suo sguardo fu abbastanza eloquente da far capire al cavaliere che si sarebbe potuta ripresentare una davvero pietosa ed imbarazzante situazione successa qualche anno or sono. 
Tal ricordo era collegato ad una loro precedente permanenza in terra straniera, ospiti di re d'oltremare, le cui donne erano particolarmente appetibili e , seppur avvisato più volte il cavaliere nero, che una sua scappatella non sarebbe stata tollerata, egli non seppe resistere al richiamo di quelle dolci fanciulle ed i tre furono letteralmente cacciati dal castello con conseguente esilio dalle terre. 
 
Ma questa storia ora era solo un ricordo ed Emma, pur non volendo essere coinvolta, attraversò a gran passo la stanza per intrattenere una superficiale e ,totalmente, indesiderata conversazione con il conte .
 
-Cavaliere !! Siete fuggita via alla minima occasione, prima. Non vi interessano le tradizioni?-
 
-Le tradizione cambiano, a mio parere e poi non sono molto interessata nelle questioni di palazzo in generale. Per questo Graham viaggia sempre al mio fianco
 
-Ah, infatti il cacciatore mi sembrava un veterano di queste faccende
 
-Viaggiamo molto...
 
I due camminarono ,entrambi braccia dietro la schiena, all'esterno del castello in un giardino differente da quello in cui Emma era stata precedentemente. Questo era rettangolare all'inizio e si concludeva con una balconata in pietra a forma di semicerchio. Le piante, si notava, erano curate amorevolmente e nel centro , protetto da un cerchio di pietra più scura, si ergeva un melo dai frutti rossi come il sangue.
 
-Ho dato disposizioni....-disse il conte incerto con un sorriso timido- pensavo vi avrebbe  fatto piacere...di far arrivare un maestro dal villaggio per istruire il ragazzo. Starete qui per molto e...-
 
-Vi ringrazio. Sono sicura che Henry lo apprezzerà molto
 
Il conte si fermò affianco ad Emma, di fronte al melo. Lo osservava con un sorriso nostalgico che sembrava legare lui e l'albero a ricordi comuni e non sempre lieti. Sotto lo sguardo del cavaliere, infatti, strinse la presa tra le sue mani e si irrigidì col busto.
 
-Chi è lui?- chiese cercando di sottrarsi allo sguardo curioso ed indagatore della donna. Stavolta fu Emma a distogliere l'attenzione, portandola alla superficie rossa di una mela ,vedendoci riflessa la sua infanzia e l'incontro con Henry fuori dalle mura. Un sorriso amaro , simile ma più marcato di quello del conte, si disegnò sul volto di Emma. 
 
-è un orfano che vive nel villaggio vicino- poi sorrise divertita al ricordo- ed ha avuto il coraggio di pararsi di fronte ad un esercito perché era curioso
 
Anche il conte, nonostante estraneo alla vicenda, non poté fare a meno di sorridere immaginandosi il giovane ragazzo che fermava l'avanzata dei maestosi cavalli e poi se ne pentiva subito dopo. 
 
-Voi non avete figli?- chiese Emma di seguito notando, già dall'arrivo, che nella residenza non si sentivano né gemiti di neonati né risa di ragazzini. Ciò era molto inusuale nelle corti , dato che lo scopo , la gran parte delle volte, dei matrimoni era quello di produrre eredi. Eppure in quel castello non vi era l'ombra di un giovane o di una giovane. 
 
-No-rispose tristemente ed a capo chino l'uomo-purtroppo mia moglie si è rivelata sterile ed è impossibilitata ad avere figli. Sono sospinto dai miei consiglieri a trovare una concubina ma...-
 
-Vi sembrerebbe ti tradire la donna che amate. Capisco il vostro dilemma
 
-è per questo- continuò il conte , rincuorato dalle parole di Emma- che mia moglie si sta adoperando per aprire un'orfanotrofio nelle vicinanze del castello. I bambini le stanno a cuore e, anche se non può averne di suoi, sarebbe felice di potersi prendere cura di coloro a cui sono stati strappati i genitori
 
Emma sgranò gli occhi alla notizia e subito un vivo interesse si accese dentro di lei. 
-Vorrei poter lavorare al progetto se me lo concedete
 
-Ma certo!- rispose solare l'uomo- i lavori stanno andando a rilento sul piano edilizio perché bisogna buttare giù molti alberi per costruire la struttura ma sono certo che il vostro aiuto sarà ben accetto
 
-Sarà meglio che mi ritiri nella mia stanza ora. La Luna è già alta- commentò Emma distogliendo lo sguardo da quello del conte e ricordandosi  del motivo per il quale era lì in primo luogo. Pensò che di tempo Graham, per trascinare a calci Killian in camera, ne aveva avuto a sufficienza e che lei , finalmente, sarebbe potuta andare a riposare.
 
-Buonanotte allora- la congedò l'uomo dedicando il suo sguardo al mirabile melo a cui aveva legato molti dei suoi ricordi più felici e sotto il quale, la sua amata, gli aveva rivelato l'atroce notizia. Privo della compagnia del cavaliere il suo cuore continuò a struggersi per quel problema a cui la sua mente non dava peso, dato il pericolo imminente, ma a cui avrebbe dovuto dare attenzione secondo i suoi doveri. E si interrogò a lungo quella notte , consigliato dal cielo stellato, che conteneva  in sé tutte le risposte tranne quelle tanto agognate da  lui. 
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Aperta la porta di legno massiccia , Emma, venne letteralmente presa di mira da un cannone spara cuscini. Tale cannone era conosciuto con il nome di Henry ed a breve avrebbe conosciuto la furia di un cavaliere il cui sedere e le cui giunture dolevano più delle fiamme dell'inferno. 
 
-Henry piantala immediatamente
 
Il ragazzo, notando il bersaglio dei suoi attacchi, si rannicchiò nel letto, con la paura di aver suscitato l'ira della donna e di finire nuovamente in strada nel giro di pochi minuti.
 
-Si può sapere che succede?-
 
-Pensavo fossi il servo cattivo che era entrato prima e che ha cercato di sbattermi fuori. Scusa Emma..mi dispiace tantissimo
 
La bionda avrebbe dovuto, anzi, voluto, essere infuriata o per lo meno arrabbiata col ragazzo ma egli si copriva una porzione di viso con un cuscino che stringeva al petto e la fissava con due occhi marroni, simili a cioccolato fuso ed Emma non seppe resistere. Era senza difese di fronte alla sua tenerezza e alla gioia infantile che animava il suo corpo. Gioia di cui Emma non aveva mai potuto godere ma che invidiava immensamente. 
 
Per questo, invece, di urlare o semplicemente di andarsene a letto col broncio, la bionda rispose al fuoco con il fuoco , lanciando una raffica di cuscini contro il ragazzo che, goffamente, cercava di schivarli. La battaglia, ben presto, uscì dal loro controllo e piume d'oca ricoprirono il pavimento lasciando i loro poggia testa impossibilitati ad eseguire il loro compito originale. Ciò non si rivelò essere un problema dato che, una volta data la buona notte, sia Emma che Henry utilizzarono una massa di indumenti come cuscini. 
Memori delle loro abitudini di fuggiaschi e della loro lotta per la sopravvivenza.
 
Tuttavia i sogni del cavaliere, di riposare le sue membra dopo una lunga giornata, furono miseramente infranti da un lumino che si accese poche decine di minuti più tardi. Sbirciando, Emma, riconobbe l'esile figura del ragazzo muoversi nella stanza con il portacandele in mano. Il suo viso era vagamente illuminato e pareva che il ragazzo fosse in cerca di qualcosa.
 
-che fai ragazzino?
 
Henry, preso alla sprovvista rovesciò la candela a terra cospargendo il pavimento di cera liquida. La bionda, ormai seduta sulle coperte e spettatrice della scena, sbuffò rassegnata e si avvicinò ad Henry, aiutandolo a rialzarsi.
 
-Dimmi cosa stai cercando così posso tornare a dormire-
 
-uhm..veramente io vorrei provare la tua armatura
 
-cosa? E non potevi aspettare domani mattina?
 
-ma...è così lavorata e bellissima. Io volevo solo...è un modello apposta per te? Cioè, per una donna? Quindi è più leggera o utilizza una lega differente dal metallo normale? e...-
 
-ok , fermati- gli disse Emma appoggiandogli le mani sulle spalle prima di dirigersi verso un armadio ed estrarre con cura l'armatura lucente. Henry sgranò gli occhi per la maestosità della corazza su cui si riflettevano i raggi pallidi della Luna. Avendola vicina, adesso, il ragazzo notò che sulla schiena essa era completamente diversa dalla parte frontale. Non era rivestita di metallo o maglie di ferro ma di scaglie , forse, di colore marrone tendente al verde. 
 
-che cos'è?- chiese Henry meravigliato passandoci una mano sopra quando Emma si inginocchiò per fargliela vedere più da vicino.
 
-sono scaglie di drago- sorrise la bionda sfiorandole anch'essa- sono un regalo fattomi da una mia amica prima di partire. Mi ha detto che ci sono tante persone cattive che mi attaccherebbero alle spalle in uno scontro e che , quindi, con queste, non potranno farlo, perché sono indistruttibili-
 
-indistruttibili?-fece eco Henry divertendosi, nel frattempo, a passare la mano sulla ruvida e spinosa superficie. 
 
-sì..nessuna spada può attraversarle. Ed ora che l'hai vista...possiamo andare a letto?
 
 -posso indossarla solo un secondo? Ti prego- il ragazzo congiunse le mani in un gesto d'implorazione ed Emma, depravata dal sonno, decise di lasciarlo fare e prendersi una piccola vendetta per tutto il tempo che l'aveva tenuta sveglia. Gli allungò l'armatura e gliela appoggiò tra le braccia, come un bambino. Il problema, per Henry, fu che essa si rivelò molto più pesante di quanto avesse previsto e , non volendola far cadere, cadde lui insieme ad essa, smorzandosi il fiato.
 
-Emma?
 
-Ah sì dimenticavo, tu quanto pesi?- chiese con nonchalance il cavaliere dirigendosi verso il letto e coricandosi nuovamente sotto le coperte di lino.
 
-cinquanta chili ,perché? Mi aiuti?-
 
-spero che tu sappia sollevare il tuo peso ragazzino-
 
Successivamente l'unico suono che si udì fu il leggero russare di Emma ed i lievi movimenti dei suoi arti sotto le coperte. Henry, ancora ancorato al suolo dalla pesante armatura, cercava di sollevarla stendendo le braccia gracili che gli permettevano di sollevarla di pochi centimetri prima di soccombere nuovamente  per lo sforzo.
 
-ok- si disse- me lo sono meritato-
 
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La mattina seguente i due abitanti della stanza vennero risvegliati da un'atroce suono e da un'omuncolo malvagio che tra le sue mani stringeva un gong e sul cui viso, vedendo il cavaliere ed il ragazzo cadere a terra per lo spavento, si disegnò un ghigno sadico. La bionda non ci pensò due volte ad alzarsi e dirigersi verso l'uomo, stringendo i suoi luridi indumenti per sollevarlo da terra , ma fu fermata nell'atto di tirare un pugno al servo compiaciuto da Henry, che le aveva stretto una mano sopra al pugno aspettando che la furia della ragazza scemasse. 
Resasi conto della situazione, Emma indietreggiò un paio di passi, osservandosi le mani aliene e strofinandosi la testa dolorante. 
 
Il servo era poi scomparso nel nulla e , mentre lei ed Henry si vestivano, il ragazzo non osò proferire parola riguardo all'accaduto. Conosceva molti soldati  al villaggio  che, di ritorno dalla grande guerra, non riuscivano più a riadattarsi alla vita comune. Non riuscivano a reprimere l'istinto di uccidere che, per anni, li aveva guidati o non riuscivano a dimenticare le atrocità che avevano visto e commesso...e perciò perdevano il controllo alla minima occasione. Ed in certi casi i loro ricordi traumatici potevano essere risvegliati con l'ausilio di una voce, di un'immagine o di un suono.
 
Henry ne aveva incontrati molti che, per aver fatto il loro dovere, avevano perso la loro anima e rischiavano ogni giorno di fare del male alle persone che amavano. Sperava solo che Emma, nonostante presentasse i loro stessi sintomi, non fosse stata traumatizzata a tal punto da dimenticare chi fosse. 
 
-Sono state le battaglie , non è vero?- le chiese all'improvviso mentre camminavano per i corridoi silenziosi diretti alla sala da pranzo. Il cavaliere , che distava da lui pochi passi, irrigidì i muscoli della schiena e strinse le mani a pugno prima di rispondere con voce roca e forzata.
 
-Come lo sai ragazzino?-
 
-Ho visto tanti soldati tornare con la violenza negli occhi al villaggio. Facevano del male alle mogli e ai figli. Anche tu sei come loro?
 
Emma si fermò ed aspettò che Henry si avvicinasse prima di inginocchiarsi a terra e porre le mani sulle spalle del giovane. 
-No Henry. Io non sono così. Ho...ricordi che mi causano dolore ma raramente perdo il controllo. Ieri ero molto stanca ed oggi sono stata presa alla sprovvista...ti prometto che non accadrà più
Lo guardò con sguardo sincero, negli occhi marroni e profondi, facendogli una promessa e giurando di non infrangerla mai in onore della loro nuova amicizia. Henry sorrise, rincuorato dal calore delle mani di Emma, dal suo sorriso e dalla sua promessa. Si lanciò tra le sue braccia, felice di aver trovato qualcuno come lei ed incurante del poco tempo passato insieme. Emma ci teneva , lei ci stava provando almeno e questo per lui, per ora, era abbastanza. 
Le braccia della ragazza si chiusero intorno al suo gracile corpo dopo poco ed Emma sperimentò un sentimento nuovo . Un affetto che non aveva mai provato né per i suoi amici né per i suoi genitori. Un affetto riservato ad Henry solamente.
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I due si separarono alla fine del corridoio, avendo incontrato il maestro fatto venire dal villaggio per l'istruzione di Henry. Il ragazzo, a malincuore, lasciò andare la mano del cavaliere che aveva stretto fino a quell'istante. Emma gli sorrise, rassicurandolo e promettendogli che avrebbero pranzato insieme più tardi. 
La bionda arrivò nella sala da pranzo e vi trovò, già seduti alla lunga tavola rettangolare, Graham, il conte e la contessa più alcune figure con cui non aveva ancora avuto l'onore di parlare. 
 
-Buong...- provò a dire in direzione dei tre ma una mano ed un uncino le spinsero con forza le spalle verso il terreno ed il cavaliere nero saltò esultante contro la schiena della bionda ricadendo a terra poco dopo.
 
-Buongiorno, Swan- la salutò raggiante sorpassandola per andare a sedersi affianco al cacciatore. Emma lo rincorse e gli diede una forte sberla sulla testa che costrinse l'uomo ad incurvarsi in avanti ed a massaggiarsi il punto dolente. Nel frattempo Graham scuoteva il capo sconsolato al contrario della contessa e del conte che ridevano divertiti ed inteneriti dalla scena. I due si comportavano come fratelli, agli occhi di Regina, e la dama non si sarebbe stupita se anche il cacciatore, lontano da occhi indiscreti, usasse unirsi ai loro giochi infantili. 
 
-sempre i soliti- mormorò spostando le sedie ai nuovi arrivati per farli sedere. Killian prese posto accanto a lui, seduto di fronte alla dama che, casualmente, aveva passato la notte nella sua stanza mentre Emma si sedette affianco al conte ritrovandosi di fronte a Regina, la quale, la salutò sottovoce e con un timido sorriso prima di riprendere a mangiare. 
 
-Risparmiatela guastafeste. O racconterò al conte le tue avventure con i lupi- E, per enfatizzare il concetto, aiutato da un'Emma sorniona, Killian iniziò ad ululare  insieme al primo cavaliere causando la formazione di un crescente rossore sulle guance del cacciatore la cui attenzione, improvvisamente, si focalizzò sul cibo nel piatto. 
 
-Dovete conoscervi da molto per essere così uniti- disse la contessa attirando l'attenzione dei tre su di sé. Emma, che era stata distratta dai suoi compagni per tutto il tempo,notò solo in quel momento l'aspetto della sovrana. Se la notte precedente ella le aveva dato l'impressione di essere un'angelo inviato dal paradiso per placare i suoi tormenti, quel giorno, ella richiamava l'immagine del diavolo tentatore con un timido ma malizioso sorriso dipinto sulle labbra rosse ed una luce ammaliante negli occhi. Portava i capelli neri, lisci e lunghi fino a metà schiena e sul davanti le due punte sfioravano il vestito all'altezza del seno, incorniciando il viso luminoso e gli occhi scuri. Codesti , inoltre, erano resi ancora più impenetrabili da linee nere di trucco e , nell'insieme, risaltavano come non mai le labbra carnose. Il vestito , poi, nero come la pece stringeva perfettamente la sua forma ed il tessuto rosso che incorniciava l'apertura sul davanti, risaltava la pelle olivastra. 
 
Ci volle poco, un solo sguardo, a turbare il cavaliere le cui parole rimasero segregate nella sua gola. Fu il cavaliere nero, quindi, disinteressato di cotanta bellezza , che prese le redini del discorso e si rivolse alla dama con un sorriso fascinoso.
-Di fatti io ed Emma ci conosciamo da molti anni, sin da quando eravamo piccoli ma d'altronde questa peste non poteva resistermi nemmeno a cinque anni-
 
-Ok qui rasentiamo il ridicolo- rispose prontamente Emma , riscossasi dal suo stato di trance- sei stato tu che dopo avervi riaccompagnato a casa sei voluto rimanere-
 
-Sei stata tu a chiederlo, anzi, mi hai implorato- obiettò il cavaliere nero voltandosi verso la bionda che lo guardò con scetticismo. A lei si aggiunse anche Graham con le braccia conserte sul petto.
 
-Io ricordo il tuo volto triste e supplichevole che ha portato Emma ad avere pietà di te e a chiederti di rimanere
 
-Sciocchezze!! Vi ricordate male
 
-Ho l'impressione che la vostra presenza ci intratterrà più degli spettacoli teatrali- commentò il conte causando l'ilarità dell'intera sala. 
 
Solo successivamente, tramite i legami stretti con le dame da Killian, i tre venero a sapere che a corte oltre a dame , figlie di diversi signori, abitavano delle rappresentanti del popolo delle fate che , vivendo nella foresta e vedendo la loro casa minacciata, si erano rivolte al conte per avere aiuto . Tra queste ve n'era una conosciuta per la sua testardaggine e lo spirito fiero il cui nome , in contrapposizione alla sua natura, era Tinkerbell. 
 
Conclusasi la colazione , infatti, la fata aveva deciso di sedersi nel giardino a mirare le rose sbocciare sotto il tocco magico del sole, essendo libera da ogni faccenda quel giorno,  ma una presenza alle sue spalle le fece distogliere lo sguardo.
 
-E così...abbiamo pure le fate. Spero che siate utili la metà di quello che dice il conte. Non ho mai incontrato una fata. Non dovreste avere le ali?-
 
-Scusami...e tu saresti?
 
-Oh, che sgarbato. Killian, cavaliere nero della foresta incantata- L'uomo, sorriso sornione, le allungò la mano e lei , riluttante , la strinse. Di certo il suo aspetto non trasudava sicurezza o fiducia , più che altro odore di alcol ed un odioso sorriso onnipresente. Infatti la fata ritrasse in fretta la mano quasi con la paura di poter essere infettata con qualche malattia.
 
-Posso capire il perché dell'aggettivo- commentò mono tono la fata riportando lo sguardo sul suo originale interesse. L'uomo , d'altronde , non era conosciuto per la sua perspicacia e si sedette affianco a lei, costringendola anche a slittare per farlo sedere.
 
-Veramente "nero" è il cavaliere che svolge quelle azioni di cui i sovrani non vanno molto fieri ,di solito. Sai, colui che fa il lavoro sporco per la corona. Ma quelli della foresta incantata sono così bonaccioni che io non ho quasi mai nulla da fare-
 
-Allora perché ricoprire un ruolo senza significato?-
 
-Perché rimanere a fissare fiori che sbocciano?
 
-Perché sono belli e mi fanno apprezzare la vita- disse leggermente confusa la fata ed il cavaliere rispose solo con un sorriso abbastanza eloquente da far comprendere il suo pensiero alla bionda donna. Rimasero in silenzio a lungo e ,per quanto detestasse ammetterlo, l'uomo non pareva così orribile come il suo aspetto. Fino a quel momento, oltre ad un'assurda spavalderia, non aveva mostrato altri tratti negativi o caratteristici di un uomo disonesto. Ma Tinkerbell non era né stupida né ingenua e sapeva, dopo solo un giorno dal suo arrivo, cosa dicevano di lui le dame nei corridoi.
Molte avevano dato l'allarme, per così dire, di rinchiudere le figlie nelle stanze. Che le loro virtù erano a rischio ma la fata, potendo osservare l'oggetto di tali dicerie da vicino, non comprese cosa avesse istigato nelle donne tante premure.
 
-Qualcosa che vedete vi aggrada?- chiese divertito notando l'occhio indagatore che la fata gli stava rivolgendo. Ella si riscosse e sbuffò sonoramente, indecisa sul suo giudizio nei riguardi dell'uomo.
 
-Sapete cosa dicono di voi le matrone?- gli chiese la fata.
 
-Ah- rispose ridendo e raddrizzandosi , portandosi una mano sul cuore per inscenare l'ipotetica conversazione tra le donne con voce drammatica- vi avverto, signore mie, rinchiudete le figlie. Quell'uomo è a caccia delle loro virtù e le strapperà ai loro promessi...le renderà impure ,oh, che ingiustizia
 
-Esagerato!!- lo riprese la fata divertita dandogli un colpo con la spalla mentre sorrideva- ma hai compreso il concetto-
 
-Mi è già capitato in passato. Non sono irragionevoli, è quello che faccio-
 
-Rubi le dame ai loro promessi o alle loro madri?-
 
-No- rispose l'uomo alzandosi-mi servo di corpi per riempire il vuoto nel mio letto- Tink percepì quella sottile nota di tristezza, nascosta sotto una maschera di conquistatore inarrestabile, ed alzò lo sguardo per incontrare due occhi cristallini, azzurri  e ....vulnerabili. Fu solo un momento, un lampo di luce prima che la mano sana dell'uomo le facesse distogliere l'attenzione.
 
-I boccioli si sono aperti- sussurrò prima di andarsene stringendosi il cappotto sulle spalle. Tink lo guardò allontanarsi, incuriosita non tanto dalla maschera ma dallo scorcio d'uomo che aveva visto sotto di essa. Volse poi lo sguardo ai fiori , i cui petali baciavano il sole per la prima volta , ma il suo pensiero non era più per essi , era deviato, su una figura oscura e tormentata che portava il nome di Killian.
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Regina, sin da giovane, aveva nutrito una grande passione per quei destrieri possenti , per quelle bestie magnifiche che fungevano d'ausilio per lo spostamento dell'uomo. Solo durante la sua prima cavalcata al fianco del padre, la giovane capì che quegli animali erano vivi quanto loro, con una propria anima, dei pensieri ed un linguaggio. Fu questo, tra molti altri, uno degli scopi della sua adolescenza. Voleva comprendere i cavalli, i loro bisogni ed i loro pensieri fino ad arrivare ad instaurare un rapporto di amicizia con loro, di fedeltà. 
 
E sebbene negli anni le priorità della donna si fossero modificate largamente il suo amore per i cavalli, la sua passione per il vento furioso fra i capelli, non si affievolì mai. Ed anche quel giorno, come d'abitudine, la dama aveva predisposto lei stessa il suo fedele Ronzinante all'alba, striato, sellato e cibato per cavalcarlo al termine della colazione. Dovette , tuttavia, chiamare i servi affinché preparassero un secondo destriero il cui nome era Malako. 
 
-Il vostro destriero ha un nome interessante- commentò Regina una volta essere stata raggiunta da Emma che era anch'essa montata sul suo cavallo. La bionda si protese in avanti per accarezzare il collo dell'animale che nutrì contento camminando al fianco del compagno pezzato. 
 
-Nella nostra terra convivono lingue differenti ed in una di queste "malako" significa latte-
 
-Affascinante...e decisamente coerente. Vi andrebbe di aumentare un po' il passo?
 
-Certo. Cavalcate da tanto, non è vero? Riconosco un'andatura fluida quando ne vedo una
 
-Sin da quando ero piccola. Mio padre mi ha insegnato i principi ma ha sempre sostenuto che mi venisse naturale
 
Emma le sorrise divertita- Avete altri talenti , milady?
 
-Mi piace cucinare, e la servitù sostiene che sono brava ma potrebbero anche mentire per compiacermi. Perché vi riferite a me con quel nome...milady? Cosa significa?
 
-Si usa nei paesi nordici per indicare una dama di alto loco o una persona amata
 
Le due donne cavalcarono al trotto per una mezz'ora tranquilla ma Emma vedeva che la contessa si stava annoiando , benché quel giorno avesse compagnia , e decise di portare il cavallo al galoppo incitando la donna, sicura che ne fosse capace, ad inseguirla per gli immensi giardini del castello. Si inventò anche un gioco, nonostante fosse piuttosto infantile ed elementare, in cui Regina aveva il compito di inseguirla e di avvicinarsi abbastanza da sottrarre ad Emma il fazzoletto che le sporgeva dal fianco della giacca blu. Una sorta di acchiapparello solo con i cavalli ed un alta probabilità di cadere. 
 
 
Questo gioco , però, riuscì a far sorridere la contessa di un sorriso raggiante e sincero, di quelli che non sperimentava da tempo ed inoltre le permise di vedere anche il sorriso del cavaliere raggiungere i suoi occhi misteriosi ed illuminarli. Quelle superfici di acqua calma che al minimo cambiamento si comportavano come le onde di un lago disturbate dalla caduta di un sasso. Il gioco finì , come previsto, quando una delle due si fece male. Era il turno di Emma di afferrare il fazzoletto sporgente dalla tasca dell'abito della mora ma quando le si avvicinò, stringendo le redini con una sola mano per allungarsi e prenderlo, concentrata sul pezzo di tessuto, non notò il cambio repentino di direzione di Ronzinante che sii era mosso per evitare un albero e, non avendo tempo di risalire completamente in sella, fu costretta a lasciarsi cadere sul terreno erboso per evitare l'arbusto.
 
-Cavaliere!!-esclamò Regina balzando agilmente giù da cavallo per avvicinarsi alla bionda ancora seduta a terra-state bene?- 
 
-Sì sì...non è stato nulla. Sto bene ma....- ed alzò lo sguardo curioso verso la donna che la guardava dall'alto- avete deviato apposta all'ultimo momento?
 
Le guance di Regina si colorarono di una leggera tonalità di rosso ed un sorriso timido e dispiaciuto comparì sul suo viso - potrei essermi lasciata trasportare- ammise protendendo una mano per aiutare Emma ad alzarsi  da terra. La bionda scosse il capo divertita e finse di esser rimasta ferita dal comportamento della donna. In realtà, lo spirito libero, non così rigido come dava a vedere e quasi giocoso della donna , impressionarono Emma che iniziò a domandarsi quanto ci fosse ancora da scoprire in quegli occhi di tenebra. 
 
-Beh vi ringrazio per aver cercato di liberarvi di me il secondo giorno- scherzò Emma prendendo il cavallo per le redini e riaccompagnandolo, insieme a quello della mora, nelle stalle.Ella rise ed Emma si perse un istante a contemplare quel momento. Quante volte le era capitato di incontrare una dama d'alta classe che sapesse cavalcare come un uomo? Che scherzasse come qualsiasi paesano ma che allo stesso tempo avesse le fattezze ed i comportamenti di una regina? Quante, si chiese, in tutto il globo potranno esserci di dame così perfette? 
O forse, e quella fu la vera questione, quante così perfette ai suoi occhi?
 
-Robin mi ha informato della vostra disponibilità ad aiutare per l'edificazione dell'orfanotrofio. Ha detto che la causa vi sta molto a cuore- chiese dolcemente la donna sottraendo dalle mani di Emma, sfiorandole brevemente, le redini per riporre i cavalli nelle mani degli abili servi e stallieri. 
 
-- rispose Emma riscuotendosi dai suoi pensieri- è così-
 
-Allora facciamo un patto. Io vi permetterò di aiutare se voi risponderete, in cambio, ad una mia domanda . Sinceramente è ovvio
 
Fu impossibile , per la bionda capire, da cosa scaturisse una tal richiesta da parte della contessa. A quale fine mirava la donna di fronte a sé ? Scrutò a lungo i suoi occhi, come se non lo facesse già più del dovuto, ma ogni sua domanda , ogni suo dubbio furono risucchiati nel vuoto più totale e la sua irritazione per il non sapere crebbe vedendo il ghigno compiaciuto sul volto della donna. Ella sapeva quali erano le armi a sua disposizione , di quali punti deboli sfruttare per ottenere ciò che voleva e con Emma erano veramente tanti. 
L'orgoglio, la sfida, la seduzione. Le poteva ritorcere tutte contro la bionda per portarla a fare ciò che desiderava ma nemmeno Regina capiva che non sarebbero servite, che non erano necessarie. 
Perché Emma faceva già tutto per tutti. Non era ingenua, non lo era mai stata ma dava tutta se stessa alle altre persone anche se quelle non lo domandavano. 
 
Era questo il suo pregio più grande e la sua più grande debolezza.
 
Regina infatti, che per gran parte della sua vita era stata utilizzata da altri che avevano usufruito della sua bontà. Utilizzata dalla sua stessa madre, col tempo, aveva imparato a ritorcere questo potere contro gli stessi che provavano ad esercitarlo su di lei portandola a divenire, inconsciamente, quel tipo di persone che più aveva odiato per tutta la sua vita. Per questo Emma le sembrava discostata da tutto, non appartenente a quelle dinamiche di corte da cui, di fatto, si era allontanata. 
Perché Regina non aveva ancora compreso che Emma dava, consciamente o inconsciamente, ma mai prendeva.
 
-Chiedete pure-
 
-Viaggiare, combattere, avere la gratitudine del mondo...essere un cavaliere...vi rende felice?-
 
-Sì..- iniziò Emma guardando l'altra donna negli occhi- ma a volte- continuò facendo un passo verso di lei per far sì che la mora potesse vedere chiaramente tutte le emozioni che trasfiguravano dal suo volto in quel momento- ti manca un luogo in cui tornare e da poter chiamare casa;una famiglia da poter amare , per cui daresti tutto te stesso;un figlio da poter cullare, le cui parole feroci sono le uniche a poterti uccidere ; una dama da poter baciare e nelle cui braccia poter ritrovare la vita...- prese la mano di Regina e vi depositò un caldo bacio tenendola poi stretta alla sua- due occhi da poter guardare e perdercisi senza rimorsi; un cuore da poter proteggere, simbolo di fiducia assoluta ed una vita a cui poter tornare, senza la paura che tutto ti possa essere strappato via....A volte darei via tutto per avere anche solo una di queste cose-
 
 
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N.A.
Hello, Hello, Hello.
Spero di non averi messo così tanto che vi siete già dimenticati di me. 
Ecco qui il secondo capitolo,che dire....sta a voi dirlo. Dubbi, domande, critiche, urla ,pianti, grida potete dirmi di tutto e parlarmi di tutto. Henry no ha dormito sul pavimento giusto per informarvi. Emma non lo farebbe mai e nemmeno io.
Piccole precisazioni nel testo:
 
"Ludi" per chi non lo sapesse significa giochi
"Malako" deriva dal bielorusso e significa appunto "latte"
 
Alla prossima, fellas. N. 
 
 
 
 
   
 
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