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Autore: lexie    12/02/2009    1 recensioni
Nulla é come sembra. Dall'odio può nascere l'amore? Si, parlo di quell'amore che per essere vissuto necessita di tanto coraggio. E quanto coraggio ci vuole per tornare indietro, sapendo già come finirà?Oh...molto di più...
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Black, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo Nono
<< L’Aurora Non E’ Ancora Timida Beltà >>

Hogsmeade: venti anni prima. Fine Marzo. Nei pressi della Stamberga Strillante.

Come sempre la zona intorno alla Stamberga Strillante era del tutto deserta.
Fatta eccezione per due figure che vi si avvicinavano.
La più alta, che era anche la prima lungo il sentiero, trascinava la seconda tenendola per mano. ”Che ne dici di qui?” domandò la figura più alta, dal tono di voce chiaramente un maschio, mentre aveva bloccato il proprio passo.

” La Stamberga Strillante? Bhè, wow! Posto romantico! Ti sei superato stavolta, Sirius! Cos’è? Pensavi che sarei stata terrorizzata e così mi sarei stretta ancora di più a te, mio eroe? E’ una tattica che ha funzionato spesso, devo supporre, con le tue miriadi di sgallettate! ” nel dire questo la ragazzina si avvicinò al corpo di Sirius, lentamente. Quasi felina.
Nel dire le ultime parole lo aveva guardato negli occhi. Ferma, sussurrando appena a pochi centimetri dalla bocca di lui.

” Cazzo, quanto sei bella quando sei logorroica. Ma una domanda…smetti mai di essere così acida?”  nel domandarlo Sirius le rubò appena un bacio. Leggero.
” Naaa!”
Un sorriso si dipinse sulle labbra della ragazzina. Ma durò poco. S’infranse rapido sulle labbra di lui. Stavolta il bacio durò più a lungo. Le mani di Sirius dolcemente presero a sbottonare il cappotto verde di lei, per poi infilarcisi sotto, all’altezza della vita. In un attimo furono sotto il maglione di lei che fu percorsa da un brivido al contatto con quelle mani fredde, ma così delicate. Mentre la baciava Sirius si lasciò sfuggire appena un sorriso nel sentirla rabbrividire. La ragazzina si strinse ancora di più a lui, il bacio si fece decisamente meno casto. Sirius implacabilmente fece salire di poco le sue mani, sempre delicatamente. Ancora un altro sorriso nello sfiorarle il seno e nell’accorgersi dell’assenza del reggiseno. Ma stavolta fu la ragazzina a sorridere, si staccò decisa, mentre con la mano destra allontanava da sé il corpo del ragazzo.
”Ah, no! Black…no,no! Io non sono una delle tue sgallettate. E poi questo posto non mi fa minimamente paura…” sbottò con aria estremamente divertita la ragazza.
” Mi farai impazzire, Daire. Ma tu questo già lo sai, vero?” domandò enfatico Sirius, mentre le si avvicinò di nuovo.
” E poi non ti ho portata qui per quello che dici tu. Non ho bisogno di trucchetti per farti stringere a me. Lo fai già da sola…” aggiunse in maniera terribilmente beffarda e tronfia. “ E’ solo che qui potremmo stare tranquilli. Non ci viene nessuno…e se nessuno ci viene…”
”Nessuno ci vede…già…” completò Daire, mentre gli prendeva la mano. “Odio tutto questo, Sirius. Lo odio, davvero. Voglio poter stare con te, ovunque! “
”Daire, sei tu che dici sempre che non possiamo! Al diavolo tutti! Che ci vedano…”
” Sirius, non è così facile…”
” Come minimo ci ammazzeranno” la canzonò lui, dondolando appena la testa. “Lo so, me lo ripeti di continuo. Ma allora andiamocene! Scappiamo…”
” E tu ripeti a me questo di continuo. E io di continuo ti dico di no. “


                                                                    *

“ Dannazione!E smettila di piangere…” poco più di un borbottio quello di Sirius, ma che giunse in maniera distinta all’udito di Daire.
Un singhiozzo fu l’unica risposta che ottenne da quella instabile creatura che aveva di fronte. Così forte e algida all’apparenza, così fragile in realtà.
”Daire, cosa ti aspettavi? Decidesti di andartene, all’improvviso. Senza dirmi nulla. Nemmeno il perché. Ora hai deciso di tornare, sempre all’improvviso. Sempre senza dirmi nulla. E sempre…senza dirmi nemmeno il perché.”
Continuava a fissarla, stavolta non accennava a voler sfuggire allo sguardo di lei.
”Tu non sai quanto me ne penta. Ogni giorno. Ogni notte. Ogni singolo secondo ripenso a quel dannato giorno. Ho commesso un errore. Il più grande della mia vita. Non avrei dovuto abbandonarti. E’ una tortura la consapevolezza del male che ti ho fatto. Più atroce della consapevolezza che non ti potrai mai più fidare di me. Perché questo so di meritarlo, mentre tu…tu non lo meritavi.”
”Perché, Daire? Dimmi solo perché.”
” A che servirebbe ormai…” rispose Daire. Il tono di voce sommesso, il capo chino. Uno stato che rasentava la sottomissione. Sirius non accennava a compiere un gesto qualsiasi, tanto meno quello di distogliere quegli occhi grigi dalla figura di lei.
” Servirebbe a me! Possibile che tu sia così stupida!” ringhiò Sirius.
” Ricordi…quel mio…<< dono >> ? “ domandò


                                                                 *


Hogwarts: venti anni prima. Primi di Aprile. Biblioteca.

Una risolino s’alzò da dietro degli scaffali, ma rapida una mano s’alzò per tappare la bocca a cui era sfuggito.
”Shhh…vuoi che la vecchia ci trovi?” domandò Sirius compiaciuto, mentre col suo corpo premeva quello magro di Daire contro uno scaffale alto ed impolverato, pieno di libri, testimoni dello sbocciare di quell’amore così intenso.
Lei, con una lentezza esasperante, si liberò da quella presa.
” Ma tu continui a farmi il solletico !” rispose Daire, riempiendo le guance, per poi liberarle in uno sbuffo. 
Fingendosi offesa, mise il broncio e puntò lo sguardo in basso, giusto in tempo per vedere la mano destra del Grifondoro alzarsi per afferrarle il mento. La costrinse a guardarlo.

” Stupida, devo andare. Ho lezione… “ detto questo, Sirius si chinò per rubarle l’ennesimo bacio.
” Stasera c’è la Luna Piena…” accennò lei, lasciando cadere in sospeso la frase di proposito. Alzò gli occhi, portandoli sul viso arrogante di lui, per non perdersi la reazione a quella frase.
” E quindi ?” chiese lui, impassibile. Come se quella condizione di Luna Piena non implicasse niente di niente. Ora se ne stavo appoggiato allo scaffale, puntellandosi sul palmo della mano destra, che lasciato il viso di Daire, aveva afferrato la superficie lignea.
” E, quindi, ogni volta che c’è Luna Piena non ci vediamo…” iniziò, chiaramente intenzionata a continuare. Ora che aveva iniziato, non aveva intenzione di farsi fermare.
Peccato che così non fu.
” E’ una coincidenza. “ si sbrigò a chiudere lui, probabilmente punto nel vivo. “Devo andare, davvero, Daire. Se faccio un altro ritardo la McGranitt mi trasfigura in un orologio” e fece per allontanarsi. Un’aria fin troppo colpevole disegnata su quel volto solitamente strafottente.
” Sirius. Smettila di mentirmi… io lo so. So di Remus…e di voi! ” confessò Daire, una volta che lui le dava già le spalle. L’aveva fatto controvoglia e altrettanto dispiaciuta osservò l’esito delle sue parole. Lui si bloccò, come impietrito dal peso di quella rivelazione. La reazione che Daire tanto aspettava non si fece attendere, fu fulminea.
Sirius si voltò di scattò, tornando da lei. La costrinse ancora di più a stringersi contro lo scaffale. L’impatto fu così forte che un libro cadde a terra, andando a sbattere contro il pavimento lucido con un tonfo.
” Tu non sai niente!” le ringhiò contro, minaccioso come non lo era mai stato. Era furente, sconvolto dall’eventualità che qualcuno potesse essere realmente a conoscenza di quel segreto. Anche se quel qualcuno era la ragazza di cui era innamorato pazzo.
” Non lo dirò a nessuno! Non l’ho mai detto a nessuno! Lo so da sempre, Sirius. Da prima che io e te… “
Pensavo che solo i cani sbavassero…” ripeté lui, perso in un ricordo preciso. “ Che coglione! “ forse s’era accorto che le aveva fatto male, o forse erano solo i passi in avvicinamento che lo fecero allontanare da lei.
Daire ne approfittò per chinarsi a raccogliere il libro che era caduto. Era inspiegabilmente tranquilla e controllata, nonostante Sirius fosse quasi pronta a sbranarla.
” Daire, devi dimenticare! “ furono le uniche parole che gli uscirono dalla bocca. L’unica soluzione possibile, per quanto drastica, sarebbe stato un Incantesimo di Memoria.
” Non capisci, Sirius! Non posso dimenticare! Non vi ho seguito. Non è qualcosa che ho visto con gli occhi.  “
” Che cazzo stai dicendo ?! “ si stava sforzando di non urlare, di non dar sfogo alla rabbia che gli cresceva in corpo. Intanto i passi si facevano sempre più rapidi e vicini.
” Sirius, io…ho delle visioni. Tutte le donne della mia famiglia sono delle Veggenti. Ma la mia Vista è diversa, è più forte e vivida. Non la controllo! Arrivano all’improvviso. Coinvolgono passato, presente e futuro…e riguardano solo persone a me…vicine…”
Quella confessione l’era costata molto. Troppo. Era sconvolta, scossa dalle sue stesse parole che come un fiume in piena s’erano riversate con impeto fuori dalle sue labbra carnose.
Lui la guardava inebetito, il peso di quella dichiarazione l’aveva tramortito. Aprì la bocca un paio di volte, ma non ne uscì alcuno suono.
” Cosa state facendo! E’ così difficile da rispettare il silenzio !”
La signora Pince era appena sbucata all’inizio del piccolo corridoio, formato dallo spazio tra i due scaffali, dove si trovavano Daire e Sirius.
Lui, non riuscì ad avere nessuna reazione se non quella di andarsene. Sfilò davanti alla Pince, senza nemmeno guardarla.
Ogni suo passo, era un battito del cuore di Daire.
  
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