Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: CerseitheChaos    24/09/2015    2 recensioni
Euridice è la figlia maggiore di Cersei Lannister.
Ha combattuto fianco a fianco dello zio Tyrion durante la Battaglia della Acque Nere, andando contro tutti e tutto, e soprattutto, ottenendo un esito sorprendente.
Approdo del Re sembra essere caduta ai suoi piedi dopo averla guidata, inaspettatamente, alla vittoria.
E si sa, il fiore migliore viene sempre colto per primo.
Soprattutto se, quel fiore, serve ad un giovane Re, pronto a tutto per vendicare la morte del proprio padre e riavere le sorelle.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Robb Stark, Sansa Stark, Tyrion Lannister, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Three.

-Maledetti Stark- continuava a sussurrare tra sè e sè Euridice. 
Durante tutto il viaggio per Delta delle Acque Robb la fece tenere sorvegliata. 
Sei soldati la accerchiavano perennemente e senza mai perderla d' occhio un istante.
Tuttavia Robb si era dimostrato un po' più galante e aveva comunicato ad Euridice che non sarebbe mai stata legata.
-Io sono un uomo d' onore, Principessa, e gli uomini d' onore non maltrattano le donne. Nemmeno se nelle loro vene scorre il sangue del nemico.- 
Il Giovane Lupo l' aveva guardata dritta negli occhi, senza alcun tono di sarcasmo; allora il cuore di Euridice si era 'ammorbidito', come quando un cuscino
cade a terra e la sua morbidezza attutisce il tonfo.  Anzi, lo annulla. 
Cavalcava da giorni in un' atmosfera poco convincente e circondata da nemici.  Per giunta per il funerale di una persona di cui non avrebbe saputo riconoscere neanche 
il volto.
-Potrebbe andare peggio- pensò. -Potresti essere morta.- 
Catelyn Stark continuava a rivolgerle sguardi carichi sì di odio, ma anche di misericordia; uno strano dualismo. 
Robb galoppava alla testa di un esercito che sventolava vessilli con un metalupo disegnato sopra.
Vessilli che non le appartenevano. 
Di tanto in tanto il Re del Nord ruotava il busto e le lanciava qualche occhiata, dopodichè tornava a fare il suo lavoro. 
Euridice lo trovò più irritante della madre.
Quando Catelyn, dopo averla squadrata per l' ennesima volta,  si voltò, Euridice osservò attentamente la sua nuca. 
Il colore dei capelli le ricordò quello di Sansa. 
Euridice non aveva mai avuto uno spiccato amore nei suoi confronti sin da quando l' aveva vista per la prima volta a Grande Inverno. 
Ingenua, insipida. 
Però c' era una cosa che non riusciva ancora a levarsi dalla testa, nonostante ormai l' immensità di tempo trascorsa. 
Gli occhi di Sansa velati da lacrime agrodolci di gioia quando Euridice aveva salvato Lady.
Non avrebbe mai potuto dimenticarli, decisamente. 

-Il bagno è pronto, Principessa, abbiamo preparato tutto e non vorrei che l' acqua si raffr....- 
-Per tutti gli Dei, Bessie, ti ha addestrato mia madre ad essere così apprensiva?- tuonò Euridice mentre continuava a percorrere il corridoio in tutta fretta, seguita
rigorosamente dall' ancella. 
-Verrò quando ne avrò voglia.- 
Involontariamente, si fermò alle soglie della Sala Comune. 
Un gran brusio proveniva da lì. 
-Bugiarda!- aveva gridato una vocina stridula e dannatamente acuta. 
I mormorii erano poi aumentati, e un cupo -Basta!-  urlato da suo padre era bastato per farli cessare. 
Euridice rimase appoggiata agli stipiti della porta.
Joffrey era in piedi, con una fascia sul braccio, mentre Cersei stava proprio accanto a lui. 
Ned Stark stava cercando di dividere la sua figlia minore..come si chiamava? Ania, Alia? Arya forse, sì, Arya, dall' altra, quella rossa.
Quanto era stupida quella ragazzina, pensò tra sè e sè Euridice. 
-Dobbiamo punire la bestia! Ha quasi staccato un braccio a tuo figlio!- Euridice sgranò gli occhi.
Per tutto il giorno era restata nella sua tenda a suonare quel maledetto violoncello, non sapeva che cosa fosse successo.
-Non c'è traccia del metalupo, vostra Maestà- 
Robert si guardò un po' intorno, mentre faticosamente raggiungeva Ned Stark. 
-Beh, allora..- 
-Ne abbiamo un altro.- 
Euridice sentì la rabbia montare dentro di sè. Quella serpe di sua madre voleva fare uccidere l' animale che aveva aggredito quell' idiota di Joffrey. 
Seppur innocente. 
La situazione non era difficile da capire. 
Era sua abitudine prendersela con i deboli. 
E, soprattutto, fare passare per colpevole un innocente. 
-Che cosa sta succedendo qui?- Euridice si fece avanti tra la folla, raggiungendo il padre. 
Sansa a mugolò qualcosa, mentre Arya rimase perfettamente immobile. 
Joffrey la guardò storta. 
-Che diavolo ci fai tu ancora sveglia, Euridice? Su, coraggio, va a dormire!- disse austero alzando il dito grassoccio per indicare la porta. 
Gli avrebbe tirato un pugno, se solo non fosse stato il re e suo padre. 
Euridice lo guardò con aria di sufficienza mentre, con lo stesso passo della madre, lo sorpassava e raggiungeva Joffrey. 
Osservò a lungo il suo braccio fasciato, poi emise un 'prr' e tirò su la testa. 
-Come al solito hai fatto la figura della donnicciola, non è vero?- ghignò. 
Joffrey emise un ringhio di rabbia e guardò la madre in cerca di approvazione. 
-Quella..bestia- la punta di disprezzo nel tono di Cersei era più che evidente -Ha quasi staccato un braccio a tuo fratello oggi. Potresti almeno mostrare un po' di dolore per lui.- 
Euridice rise, lasciando interdetti la madre, il fratello e addirittura il padre. 
-Scommetto che se l'è cercata. A Grande Inverno non mi pare che nessuna di quelle 'bestie' abbia fatto alcun male. Sempre che la sua sia la verità, ti ricordo, madre, che siamo tutti dei gran bugiardi, qui.- 
Cersei arrossì ed abbassò la testa per nasconderlo. 
-E' un bugiardo infatti!- gridò Arya Stark. -Stavo giocando con il garzone del macellaio e lui è arrivato con Sansa  e ha iniziato a ferire Mycah; Nymeria è intervenuta solo per difendermi! E Sansa continua a sostenere Joffrey negando la verità!- 
Euridice la osservò per un istante, poi si voltò verso il padre.
-Io le credo. Ma ammettiamo che menta, permetteresti davvero che venga punito un animale innocente? Il metalupo sbagliato, per giunta?- 
Si avvicinò, puntando gli occhi in quelli di Robert. 
-E' questa la giustizia del Re, padre?- 
Robert non si mosse per qualche istante, poi si avvicinò all' orecchio di Euridice. 
-Se riesci a gestire tu l' ira di tua madre, allora d' accordo, se ci tieni tanto, salva quella bestia.- 
-Non preoccuparti di lei. E nemmeno di quello sputo di tuo figlio.- 
Robert rise di gusto. 
-Per tutti i diavoli, dovrei smetterla di farmi mettere i piedi in testa da una ragazzina!- 
Euridice sorrise, sapendo che quando Robert rispondeva così poteva significare solo una cosa: vittoria.
-E va bene, tenete in vita quella bestia!- 
Sansa iniziò nuovamente a mugolare, mentre Arya a saltellare. 
-Padre è uno scherzo?- gridò Joffrey irritato. 
-Ma la bestia non può stare ad Approdo del Re. Non sopravviverebbe e sarebbe d' intralcio. Rimandatela a Grande Inverno.- 
Robert uscì dalla stanza sotto gli occhi infastiditi di Joffrey, che lo seguì poco dopo. 
Cersei rimase immobile a fissare il ghigno soddisfatto di Euridice. 
Madre e figlia avevano la stessa identica espressione quando sapevano di avere in mano la vittoria.. 
Arya Stark le abbracciò le gambe, ed Euridice, istintivamente, tirò su le mani come per non farsi toccare. 
-Grazie- aveva sibilato. 
Poco dopo anche Ned Stark e Sansa le avevano rivolto i loro ringraziamenti. 
Ciò che aveva provato vedendo gli occhi della giovane fanciulla però non lasciava spazio ad alcuna parola. 
Una sola cosa per Euridice contava: aver salvato un innocente. 


Tenne sempre per sè il fatto che aveva salvato il metalupo egoisticamente: un po' perchè amava gli animali, un po' per la questione dell' innocenza.
Ad ogni modo quel singolo episodio non riuscì a fare provare ad Euridice alcun tipo di simpatia nei confronti di Sansa. 
Mano a mano si era dimostrata sempre più stolta. 
Continuava a farsi maltrattare da Joffrey senza mai dire una parola. 
Quella non era abilità politica o diplomazia, pensava, era idiozia e basta. 
Più volte aveva tentato di capire, sebbene con modi non propriamente gentili, che cosa le passasse per la testa. 
Un giorno, poi, Tyrion le aveva comunicato di aver appena sottratto Sansa dalle grinfie di Joffrey mentre la stava picchiando ed umiliando davanti ad una corte tutt' altro che
interdetta.
Non ci aveva più visto dalla rabbia.
Ogni cosa che dava potere a quel piccolo sputo le dava fastidio. 
Come poteva farsi trattare così da Joffrey?
Provò a parlarle per l' ennesima volta. 
-Mi devi spiegare che cosa ti passa per la testa- aveva urlato. 
Sansa teneva lo sguardo basso. 
Euridice si piegò, raggiungendo l' altezza di Sansa da seduta. 
-Senti, è chiaro che io non ti adoro, ma credimi, non mi piace sapere che mio fratello ha un nuovo giocattolo umano- il suo tono di voce di era calmato.
-Se ti fa del male, o ti picchia ancora, chiamami, e giuro che darò a Joffrey gli schiaffi che mia madre non gli ha mai dato-
Sansa alzò la testa, rivelando lo sguardo vuoto e gli occhi spenti che da tempo portava con sè quasi come un fardello.
Euridice le strinse la mano per darle forza.
In quel momento pensò proprio di non saperci fare con le persone.
Dopo tanto tempo, sul volto di Sansa, inaspettatamente, comparve un sorriso. 
Era l' inizio di una silenziosa e trasparente amicizia, che con il tempo sarebbe cresciuta come una pianta germoglia al sole.
 



Delta delle Acque faceva davvero schifo.
Euridice non vi era mai stata, ma non la immaginava così brutta, piuttosto come un posto dalle acque cristalline e dal clima paradisiaco.
Invece era umido da impazzire. Non riuscì fare a meno di pensare ai suoi capelli. 
Robb le aveva dato un vestito per cambiarsi, grigio scuro, una spazzola e una saponetta. 
Le era permesso di lavarsi in una conca enorme che fungeva da vasca.
Tutto ciò era così umiliante che ad Euridice venivano le lacrime agli occhi. 
Se solo la sua famiglia avesse saputo come la stavano trattando.. 
Si consolò pensando che presto sarebbe arrivata la sua vendetta.
Pensò alla sua camera, alle sue lenzuola che sapevano di lavanda e di pulito, al vento sul balcone... 
Jaime. 
Robb Stark aveva preso in ostaggio anche lui.
Doveva avere sue notizie, saperne di più. 
Aspettò che la sua tenda fosse piazzata.
-Ti ho concesso, come vedi, un materasso, una conca d' acqua, uno specchio ed un tavolo. Sarai sorvegliata da fuori da delle guardie.- 
Euridice entrò, senza dire nulla, seguita da Robb e due soldati. 
-Come sei fiducioso, Lupacchiotto spelacchiato- lo schernì. 
-A tua sorella viene concesso di vestirsi decentemente.- 
-Non so quali siano le reali condizioni di mia sorella, quindi mi tocca improvvisare- 
Euridice cambiò argomento non appena si ricordò di Jaime, sapendo che tanto Gli Uomini del Nord erano delle cause perse in partenza.
-Dov'è mio zio Jaime?- 
Per la prima volta, Euridice sentì il suono della risata di Robb.
-Zio? Non dovresti dire padre?-
Euridice cercò di non dare ascolto alla mano che le stava prudendo un po' troppo. 
Aveva cercato di resistere agli insulti di Robb Stark rispondendo con sarcasmo e sagacia, ma era davvero stanca di farlo.
La collera dentro il suo stomaco si stava accumulando tutta insieme, come tanti piccoli pezzi di un puzzle.
E quella battuta era il tassello mancante, l' unico che Robb non avrebbe dovuto aggiungere.
Questa volta la mano prevalse. 
La alzò, con le dita più spalancate che poteva, ma prontamente il Giovane Lupo le afferrò il braccio. 
-Io non credo proprio.- 
Era il momento giusto. 
Più volte aveva pensato a come sarebbe potuta fuggire da lì. 
Sapeva cavalcare, sapeva combattere. 
E aveva dalla sua parte il dono dell' intelligenza.
Avrebbe dovuto avere anche quello della fortuna , per una volta, e ce l' avrebbe fatta.
Sarebbe stata fuori di lì, avvertito suo nonno e sì, avrebbe ucciso Robb Stark con le sue stesse mani. 
Uno..
Contò lentamente, mentre la scena sembrava essersi ghiacciata. 
Due..
Robb non si apprestava a lasciarle il braccio. 
Tre!
Euridice alzò la gamba e con tutta la forza che aveva lo colpì là in mezzo.
Robb emise un verso gutturale piegandosi su se stesso. 
Per accertarsi che tutta andasse secondo i piani, Euridice gli tirò anche una gomitata sulla faccia facendolo accasciare  a terra dolorante. 
Si affacciò leggermente dai lembi della tenda. 
I due soldati di guardia erano poco più in là, girati di spalle. 
Forse quello era davvero il suo momento fortunato. 
Stava arrivando la notte, l' accampamento era buio e semi deserto. 
Uscì, tenendo la testa bassa. 
Cavalli. Doveva cercare dei cavalli. 
Saltellò da dietro una tenda all' altra. 
I Soldati stavano perlopiù intorno ad un fuoco, a bere e cantare. 
Sporse la testa un po' più avanti e notò un cavallo legato ad una staccionata.
Un ghigno beffardo si delineò sul suo volto. 
Fece per fare il primo passo verso la vittoria, ma qualcuno prima le fece cadere la spada a terra e poi la tirò su da dietro come su sacco di patate. 
-Cosa diavolo...- 
Senza dire una parola Robb se la caricò sulle spalle seguito da quel suo strano metalupo.
-Mettimi immediatamente giù!- continuò a strillare Euridice mentre continuava a battere i pugni sulla schiena di Robb, notando, inappropriatamente,
che si era liberato del mantello. 
-Quando mio nonno verrà a sapere quello che hai fatto...- 
-Re del Nord- una voce provenì da destra, insieme al crepitio del fuoco che riempiva l' aria circostante.
-E' tutto a posto, Lord Karstark, tornate al fuoco e a godervi la vostra serata, a lei ci penso io.- 
- Ma se avete problemi con questa p..- 
Robb si voltò di scatto facendo sbattere la testa di Euridice contro la sua schiena. 
-Ho detto che a lei ci penso io.- 
Evidentemente Lord Karstark si allontanò. 
Robb continuò a passo deciso e la riportò nella tenda. 
La fece sedere accanto al letto e la legò con una corda all' anta in legno. 
-Credi davvero che legandomi riuscirai a fermarmi?- inveì rabbiosa Euridice.
-Almeno non oserai colpirmi mai più.-
-Colpirti?- disse Euridice cercando di trattenere a stento una risata. -Ma se ti ho messo a terra con due mosse!- 
-Beh mi hai colpito in una zona debole!- rispose Robb. 
Euridice rise vedendo che stava facendo il suo gioco. Robb capì e tornò serio. 
-Ti sei appena giocata la libertà, Lannister l' Arguta- la schernì. 
La ragazza era più infastidita dal suo piano fallito che dal fatto di ritrovarsi nuovamente legata.
Era riuscita ad ideare una strategia di guerra e non ad evadere da uno stupido accampamento?
Euridice spostò lo sguardo altrove, e notò una macchiolina di sangue sul tappeto color cremisi. 
Sorrise beffarda. 
-Oh, ma guarda, il Lupacchiotto sanguina perchè una ragazza lo ha picchiato!- 
Robb contorse la bocca in una smorfia indispettita. 
Portò la mano al naso asciugandosi il rivoletto di sangue.
Euridice stette in silenzio, sperando che Robb se ne andasse. 
-Beh, che cos' hai da guardare? Ho sonno, potresti anche sparire, sono sicuro che se corri dalla mammina lei ti medicherà il nasino molto bene-
Robb scosse la testa, divertito e allo stesso tempo disgustato.
-Siete uno peggio dell' altro. Avidi, corrotti, disgustosi.. ogni singolo abitante di questa terra sa che sul Trono sta seduto il figlio bastardo della Regina e di
suo fratello gemello, lo Sterminatore di Re.. e tu sei sua sorella, il frutto di un incesto.. non esiste creatura più ripugnante di te e della tua famiglia, un covo di bastardi.- 
Euridice sentì la rabbia ribollirle dentro, ancora una volta.
 Immaginò Robb Stark ucciso da lei nelle peggiori maniere, avrebbe voluto potersi alzare e colpirlo alla testa fino alla morte.
Ma non poteva.
-Nessuno vieta ad un bastardo di diventare un grande- rispose, fiera - Tu piuttosto, che cosa sei, se non un povero frustrato che cerca di punire persone innocenti per la morte del padre? Hai per caso la coscienza sporca, Lupacchiotto? Credi davvero che un paio di idioti che ti porgono la spada e che urlano "Il Re del Nord"  come fosse una canzoncina che si insegna ai bambini quando passi ti dia effettivamente il potere? Sei più stupido di quanto pensassi.-
L' espressione di Robb mutò. Diventò torvo ed impassibile. 
Si diresse verso la tenda. 
Sollevò il lembo della tenda, ma le parole che scivolarono fuori dalla bocca di Euridice gli impedirono di fare un passo di più. 

And who, are you, the proud lord said, that i must bow so low?
Only a cat of a different coat, that' s all the truth i know.

Robb rimase immobile, con la mano sinistra che stringeva la stoffa della tenda.
And so he spoke, and so he spoke, that lord of Castamere
but now the rains, weep o'er his hall

with no one there to hear
Robb respirò a fondo, e poi uscì dalla tenda.
Camminò, irato e deciso, mentre nelle sue orecchie, però, arrivava ancora il canto di sfida di Euridice.
Yes now the Rains, Weep o'er his hall
with not a soul to hear
 
Robb entrò nella sua tenda senza guardare in faccia nessuno dei suoi uomini.
Semplicemente li ignorò. 
Buttò per terra tutto ciò che era stato accuratamente disposto sul tavolo. 
La strategia, pensata e ideata da giorni, di guerra ormai era solo un cumulo di statuette di legno sul tappetto del Re del Nord. 
Poco dopo rovesciò anche il tavolo, emettendo un ringhio di rabbia. 
-Robb..- Catelyn entrò nella tenda. - Per tutti gli Dei, guarda che cosa hai fatto..- 
Si chinò a terra per raccogliere ciò che aveva distrutto, ma fu prontamente ripresa dal figlio. 
-Non ora, madre- 
Catelyn, con le labbra schiuse e un' espressione vacua, rimase interdetta davanti alla reazione del figlio. 
-Io..- 
-Madre, ti prego.- La voce di Robb era calma ed autoritaria. Sembrava che stesse trattenendo un uragano dentro di sè. 
La calma prima della tempesta. 
-Lasciami solo.- 
Lo sguardo di Catelyn si fece preoccupato, ma obbedì al figlio. 
-Come vuoi.- 
Robb rimase qualche istante in piedi con il respiro affannato. 
Poi si sedette sul letto, prendendosi la testa tra le mani. 
Quella canzone, quelle parole gli rimbombavano nella testa come dei cannoni. 
Yes now the Rains weep o'er his hall..
Portavano solo morte e distruzione
With not a soul to hear...
Ed erano state cantate nel suo accampamento.
Doveva smettere di pensarci. 
Ma il pensiero continuava inevitabilmente a posarsi su Euridice.
Quella maledetta.. gli aveva quasi spaccato il naso. 
Inconsciamente, però, nel suo cuore serpeggiava il pentimento per alcune parole che le aveva riservato.
Restava pur sempre una donna, nonostante fosse terribilmente odiosa e nelle sue vene scorresse il sangue Lannister. 
Si sentì un verme per come l' aveva trattata. Un vero Lord non risponde mai alle provocazioni e non manca mai di rispetto ad una donna. 
Questo suo padre gli aveva insegnato.
E invece lui si era comportato come un totale idiota. 
Si sentì quasi come se avesse tradito la sua fiducia. 
Robb non aveva neanche lontanamente mai pensato di picchiarla o torturarla, ma non avrebbe dovuto neanche insultarla. 
Pensieroso, si sfilò gli abiti e si mise a letto. 
Era tormentato dall' idea di aver tradito il padre e di non avere onore.
Ogni volta che pensava ad Euridice, cioè ormai praticamente sempre non riusciva ad immaginarla nientemeno che dannatamente fiera ed orgoliosa.
-Quasi come una donna del Nord.- 
Per un attimo provò un briciolo di ammirazione nei suoi confronti, ma la fiamma si spense subito. 
Riuscì a chiudere occhio dopo parecchio tempo, con il pensiero che suo padre era un uomo che credeva nel perdono e che forse, forse, avrebbe domandato 
scusa alla ragazza. 

Qualche ora dopo un grido nella notte lo svegliò di soprassalto.
Il sonno di Robb era sempre stato molto leggero. E il suo udito parecchio fine. 
Quel grido era stato molto breve e soffocato, come se qualcosa lo avesse interrotto. 
E le donne nell' accampamento erano poche. 
Si infilò in fretta la camicia azzurrognola e il calzoni, afferrò la spada e si precipitò fuori. 
Di solito l' accampamento durante la notte era di una calma disarmante. 
Persino i soldati di guardia stavano in silenzio, dopo aver cantato tutta la sera.
Dei rumori, seppur flebili, provenivano invece dalla tenda di Euridice, spezzando così la mistica quiete della notte. 
I soldati che avrebbero dovuto vegliare su di lei non c' erano. 
Il sangue di Robb si gelò. 
Corse verso la sua tenda ed entrò senza neanche pensarci. 
Un soldato tappava la bocca ad Euridice, mentre l' altro in ginocchio, cercava di aprirle le gambe. 
Lord Kastark stava in piedi con una spada in mano, poco più in là. 
-Che cosa sta succedendo qui?- urlò Robb. 
I due soldati si allontanarono subito da Euridice alzandosi. 
-Mio Re- 
Robb respirava affannosamente e quando il suo sguardo incrociò la sagoma di Lord Karstark rimase senza parole. 
Corrugò le sopracciglia. 
-Lord Karstark?- 
-Mio Re, io..- Robb non ascoltò neanche una parola, come vide del sangue sgorgare dal graffio sulla tempia di Euridice si precipitò verso di lei. 
Tirò uno spintone ai due soldati e si buttò a terra.
Euridice aveva gli occhi sgranati. 
Le accarezzo delicatamente la tempia.
Poi istintivamente portò la mano sulla sua guancia. 
-Sistemo questa storia e ti medico all' istante- la voce di Robb  non era mai stata così dolce. 
Si alzò, assumendo un' espressione tutt' altro che soffice. 
Si parò davanti ai due soldati e a Lord Kastark. 
Tirò un pugno a uno dei due. 
-Che cosa avevate intenzione di fare? Vi farò decapitare tutti quanti per quello che avete fatto!- 
Catelyn Stark entrò nella tenda, e notando i graffi su Euridice capì che cosa era accaduto. 
-Per tutti gli Dei...- 
-Lo avevo detto chiaro e tondo, non dovevate nemmeno pensare di sfiorarla!- urlò così forte che persino i soldati sobbalzarono. 
-Non vi vergognate nemmeno un pochino?- il tono si abbassò, ma non era mai stato così sprezzante e indignato. 
Altre guardie entrarono nella tenda. 
-Mio Re, che cosa sta succedendo?- 
- Cercate una pietra comoda, abbiamo tre decapitazioni da effettuare questa notte- 
-Robb, no!- urlò Catelyn avvicinandosi. 
-Se li decapiti perderai degli uomini e resteremo soli- 
-Madre, riesci a capire che cosa hanno fatto? Hanno cercato di violentarla!- Robb guardò Euridice, celando il desiderio di andare da lei il prima possibile. 
-Lo so, e per questo devono pagare, ma non puoi ucciderli. Non ti conviene. Non ora che ci servono uomini. Stiamo vincendo, Robb.- 
Robb esitò qualche istante. 
- D' accordo. Penserò a domani mattina a  come punirli, ma non li ucciderò. Ora imprigionateli affinchè non possano scappare.- 
-Grazie signore, grazie- 
Robb si avvicinò a Lord Kastark, guardandolo dritto negli occhi. 
-E tu, tu domani mi spiegerai cosa diavolo ci facevi in questa tenda. Per ora è tutto. Lasciateci.- 
Catelyn Stark, che intanto era impegnata a slegare Euridice, uscì dalla tenda insieme agli altri uomini. 
Robb si voltò, e il suo sguardo si ammorbidì subito. 
La aiutò ad alzarsi e la mise a sedere sul letto.
Euridice cercò di tenere lo sguardo alto, ma ormai i suoi occhi erano lucidi per via delle lacrime che si sforzava di trattenere.
La ragazza, per prevenire la crisi di pianto isterico, gettò la testa sul petto di Robb. 
Il Re del Nord sentì il suo cuore sciogliersi dopo tanto tempo. 
Posò una mano sulla sua testa e la accarezzò, mentre con l' altro braccio la stringeva a sè.
-Ora ci sono qui io. Nessuno potrà farti del male. Mai più.- 

 




Angolo Autrice. 
Salve! Come sempre sono in ritardo, ma la scuola inizia già a farsi sentire cc 
Ad ogni modo, eccoci qua con il terzo capitolo. 
Spero vi possa piacere e niente.. scusate se c'è qualche errore di battitura, a volte mi capita!
Recensite, mi raccomando! ;)
A presto!


 
 
  
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