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Autore: Anita_Anita    25/09/2015    1 recensioni
Dopo la morte della nonna materna, la vita di Clare non è più la stessa.
Adolescente inquieta e introversa, si blinda in un guscio di lacrime e silenzi, sbalzi d'umore repentini e una negatività distruttiva che minaccia di trascinarla lentamente e disperatamente nell'oblio.
Ma Clare non sa di non essere sola. C'è qualcuno, una presenza invisibile ma sempre vicina, che non ha smesso di vegliare su di lei e che desidera restituirle la felicità perduta.
Proprio sua nonna infatti, affiancata dalla complicità dell'arcangelo Gabriele, tenterà in tutti i modi di sfidare le leggi del Paradiso per intervenire nella fragile esistenza della nipote e rimettere le cose a posto. E quando comprenderà che l'unico miracolo che potrebbe salvarla è l'Amore, si farà in quattro per trovarle il Principe Azzurro dei suoi sogni più romantici.
Ma sarà poi così giusto manovrare le redini del destino della ragazza?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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PARTE PRIMA

LA PRINCIPESSA PERDUTA


01. Collasso

 

 

Niente dura per sempre. Neanche le cose che lo sembrano o che ti persuadono a crederlo. Il segreto per prevenire ferite e tutti i «mal» di quello o di questo male è vivere solo per se stessi e ignorare il resto. E ciò la maggior parte delle volte immette su una strada a senso unico.

— Clare, non puoi passare tutta la vita a vegetare. Chiama una delle tue amiche e va’ a prendere un po’ d’aria fresca. Compra i biglietti per il cinema, prenota un tavolo al ristorante più vicino, ma, ti prego, schiodati da quel letto e sparisci per un paio d’ore.

Mia madre sa farmi innervosire anche quando vuole agire per il mio bene e assume toni condiscendenti.

Alzo il volume dell’iPod al massimo. La nostalgica The lonely di Christina Perri mi esplode nelle orecchie in un trionfo di archi e piano. Lei sì che sa ascoltarmi.

Un attimo dopo, le cuffiette saltano via.

— Ehi! Ma che problemi hai?

— Il tuo comportamento è infantile. — Mamma brandisce gli auricolari come se fossero un’arma. — Devi smetterla di chiuderti in te stessa. Finirai per soffocare. Io voglio aiutarti, lo capisci?

Scatto a sedere, furiosa. — Tu non sai niente di me.

Azione, reazione. Il suo viso diventa di pietra.

— Sei mia figlia — dice piano, evidentemente per mantenere il controllo ed evitare di andare in escandescenza. È un soggetto ansiogeno. — So sempre tutto di te.

— Allora dovresti sapere che voglio essere lasciata in pace. O fingi di dimenticartene?

Le esce fuori un suono strozzato. L’inizio di un’obiezione o forse il verso dello sconcerto.

— Come vuoi — mormora stizzita. Mi riconsegna gli auricolari e va via sbattendosi la porta alle spalle.

Nella stanza si riversa un silenzio pesante più del piombo, che rischia di trascinarmi a fondo.

Infilo una mano sotto la fodera del cuscino e tiro fuori una vecchia fotografia. L’ho consumata a furia di passarci sopra le dita, ma non la butterò mai né la metterò in palio a qualche asta di beneficienza.

Una mano invisibile mi strizza il cuore. È colpa tua, grido nella testa. È colpa tua se non credo più in niente.

Riconosco il sapore salato delle lacrime che con troppa abitudine mi scivolano sul viso.

Per cosa vivere? Per cosa combattere ancora?

— Aiutami — gemo stringendo la foto al petto. — Aiutami tu.

   
 
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