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Autore: Bloodygirl    25/09/2015    0 recensioni
"Urlai terrorizzata quando due occhi cremisi mi si pararono davanti strattonandomi al centro della sala. Di fronte ai tre scranni. Tre creature dalla bellezza quasi surreale mi si stagliavano davanti. L’uomo dalla voce falsamente gentile sedeva nello scranno centrale e sorrideva affabile, alla sua sinistra il secondo fissava con disinteresse la parete. Girai lentamente il volto sino ad incontrare due fari vermigli contornati da biondi boccoli angelici. Lo sguardo del terzo uomo sembrava esprimere ripudio verso l’intero mondo esterno."
Genere: Avventura, Dark, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caius, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Non appena fuori dalla sala cominciai a divincolarmi, mordere e scalciare. Il che si dimostrò controproducente, poiché quando toccai terra in una stanza, che mister cavernicolo aprì malamente con un calcio, non avevo idea di dove mi trovassi (più che altro di come ci fossi arrivata) e la prima cosa che notai furono i segni violacei sullie mie braccia.
“Stupida umana..” imprecò a fior di labbra quel demone biondo afferrandomi per un braccio e facendomi sedere con uno strattone su un letto.
Chiamarlo letto sarebbe stato riduttivo in realtà, in quanto somigliava più a un talamo di qualche re medievale, interamente ricoperto di lussuose lenzuola di seta nere e pelli di animale.
il resto della stanza era da perdere il fiato. un tavolo sicuramente appartenuto a età vittoriana nel quale erano situato un vero e proprio tesoro di gioielli, oro e tanto altro.
Le pareti scranne ma imponenti e una finestra che dava su un ampio balcone.
“Non muoverti” mi riscossi solo allora notando che era rimasto a fissarmi per tutto il tempo e che nascondeva un sorriso sotto i baffi di fronte alla mia espressione di stupore misto a meraviglia. sparì dietro una porta e ne approfittai per alzarmi e avvicinarmi al balcone.
Spostai con grande fatica il tendaggio e aprii delicatamente, avevo bisogno di una boccata d’aria. Una magnifica corte sottostava il balcone , alberi di ogni tipo tra cui cipressi e querce secolari, c’era perfino una piccola serra, il tutto illuminato dai timidi raggi di sole che cominciavano a far capolino dal cielo plumbeo. senza pensarci sedetti sul cornicione del terrazzo, la faccia rivolta al cielo e un sorriso di beatitudine sulle labbra.
Probabilmente sarei morta di li a pochi giorni o poche ore ma cavolo non rivivevo quello stato di leggero oblio associato alla quiete e all’abbandono totale da un bel po’ di tempo.
“Sbaglio o ti avevo detto di non muoverti.” due mani gelide poggiate delicatamente sui fianchi mi risvegliarono dallo stato di trance. Non era una domanda, non conoscevo affatto l’essere contro il cui torace avevo istantaneamente abbandonato la schiena in un gesto puramente istintivo, ma da quelle poche battute scambiate avevo concluso che domandare non fosse proprio nel suo stile.

“Non ho potuto resistere.” girai il busto a incontrare il suo sguardo agghiacciante, “perché se siamo sotto terra di trenta metri questa corte è investita dal sole?” lasciai la frase a metà notando solo allora la sua pelle luccicante, sembrava composta di tanti piccoli diamanti,non so come fosse possibile. Non avevo mai visto essere più bello. Incontrai la sua mano sul mio fianco e lentamente risalii il suo avambraccio disegnando cerchi immaginari. Sollevai lo sguardo pronta ad investirlo con una miriade di domande e notai che aveva chiuso gli occhi e dischiuso le labbra completamente in balia del mio tocco. Sembrava un cherubino.
“Mio signore..” un suo simile ,che poco prima avevo intravisto nella sala ,si fermo’ in penombra riuscendo a celare come meglio poteva l’espressione di stupore nel trovare il suo “capo” fare le fusa con una sconosciuta. Questo si riscosse immediatamente intrecciò la sua mano alla mia per bloccarmi e in un sussurro appena udibile.
“Felix aspettami fuori dalla mia stanza, non mi sembra di averti mai dato il permesso di entrare..” “S-si scusa maestro..” con un inchino il ragazzo si congedò.
Cercai di darmi un contegno e scesi dalla balaustra. il mio rapitore occupato a riagganciarsi i polsini della camicia mi fece strada verso la stanza.
“Come ti chiami?” chiesi attirando nuovamente l’attenzione su di me una volta entrati. “Ascoltami attentamente ragazzina.. “ sibilò indurendo lo sguardo. “Non provare mai più a disobbedire a un mio ordine o la prossima volta non sarò così magnanimo.” prese il mio volto tra due dita e mi costrinse a incrociare il suo sguardo “quando io non ci sono non hai il permesso di uscire. I pasti ti verranno serviti regolarmente, non fare domande non interagire con nessuno che non sia io. Odio dover condividere le mie cose con altri. Di la c’è il bagno usalo pure per soddisfare i tuoi repellenti bisogni umani.” sospirò interrompendosi per riprendere fiato. “nel secondo cassetto dell’armadio ci sono delle vesti. Gradirei che tu le indossassi perche’ il tuo aspetto e repellente.” concluse arricciando il naso. Ero oltraggiata, ma sapevo che contestarlo avrebbe solo contribuito a creare un clima di terrore, il che non giovava a mio favore.
Mi diressi verso il letto e sedetti di spalle attendendo che lui lasciasse la stanza. Pochi istanti dopo sentii la porta aprirsi e richiudersi a chiave. Mi abbandonai sul letto scoprendomi sconvolta e bisognosa di piangere.

Mi risvegliai abbastanza intontita, poche ore dopo, non era ancora calato il sole. dell’uomo neppure l’ombra. Mi diressi verso la cassettiera e come da copione scelsi uno tra gli innumerevoli abiti sapientemente rimpiegati. Avevo bisogno di una doccia. Inutile specificare che quello non era un bagno, una parete interamente ricoperta da uno specchio piastrelle e lavandini d’oro, una piscina epoca romana che doveva fungere da vasca credo.
Un’ora dopo ero lavata profumata e vestita con il più bello tra gli abiti che avessi mai indossato, il verde acqua risaltava il colore dei miei occhi e lo stile imperiale il mio già abbondante decolté. estrassi dalla tasca dei pantaloni la lettera per mia nonna e la nascosi sotto le vesti.
“Buonasera” mi voltai di scatto incrociando le iridi dell’uomo che sedeva nello scranno opposto del mio rapitore. Si avvicinò e istintivamente indietreggiai fino a scontrarmi con il letto e sedermi impacciata. l’uomo prese posto accanto a me con una espressione apatica.
“Il mio nome è Marcus” si presentò esibendosi in un perfetto baciamano che mi fece arrossire vistosamente. Un lampo di ilarità sembrò attraversare quello sguardo inespressivo.
“Mio fratello mi ha chiesto di venire a controllare che avessi eseguito i suoi voleri..” disse mettendosi più comodo. “Come vi chiamate?” chiese riportando lo sguardo ai miei occhi. “Elisabetta.” sussurrai “Come si chiama tuo cioè vostro fratello?”
“Non si è presentato non è vero? Non è mai stato di buone maniere, il suo nome è Caius..” stavo per partire con la miriade di domande ma due dita si posarono sulle mie labbra “Non calcate troppo la mano signorina, il tempo risponderà a tutte le vostre domande.” sorrise affabile e mi porse un vassoio pieno di cibo “Vi lascio ciò per cui sono venuto.” si alzò e si diresse verso la porta. “Aspetta!” si fermò rigido completamente immobile sentivo il bisogno di avere qualcuno vicino anche se si trattava di una sorta di demone mangia umani “tornate a trovarmi.”
“Sarà un piacere signorina.” uscì e mi lasciò alla mia solitudine e al mio stomaco in subbuglio!

Venni svegliata ,per la seconda volta nel giro di poche ore,da una porta che sbatteva e una furia bionda che entrava in passo di marcia. Sollevai la testa dal cuscino era notte. sobbalzai osservando Caius tirare un pugno alla parete e ispirare pesantemente. Non sapevo cosa fare quindi decisi che fingere di dormire sarebbe stata la cosa migliore, non volevo che mi trattasse male nuovamente.
“Lo so che sei sveglia ragazzina..” sorrise amaramente nella penombra, prima di avvicinarsi al letto. “Non dirmi che sei stata tutta la notte ad aspettarmi.” un sorriso derisorio mentre sedeva dall’altro lato del letto.
“No..” sussurrai coprendomi meglio con le coperte pur rimanendo seduta“ti ho sentito rientrare.” Incrociai i suoi occhi gelidi. “Tanto meglio ragazzina va a prepararmi un bagno.” disse dandomi le spalle e cominciando a sbottonarsi la camicia.
“Credevo di essere prigioniera non schiava.” alzai il mento in segno di sfida.
in un balzo Sali sul letto e gattono in un modo così sensuale verso di me, la camicia aperta e gli addominali in bella vista mi fecero arrossire vistosamente.
“Ti ho detto di non contraddirmi stupida umana.” occhi furenti incontrarono i miei. “Va a prepararmi un bagno o comprenderai le mille sfaccettature della parola prigioniera.”
“No” soffiai sul suo viso a pochi centripeti dal mio. le sue pupille si dilatarono oltremodo e in meno di tre secondi mi trovai chiusa in bagno con lui. I suoi occhi posarono sul mio vestito alla luce tenue della notte che filtrava dalla finestra, per indugiare anche troppo a lungo sul mio seno che coprii istantaneamente.
“Tu davvero credi che non potrei farti mia in un istante se solo volessi?” chiese girandomi verso le specchio con un sorrisetto di scherno. Cercai subito i suoi occhi nella parete riflettente, ero terrorizzata dalla sua reazione e ancora a corto di fiato per lo scatto verso il bagno. Il braccio intorno ai miei fianchi e i suoi boccoli dorati che si confondevano con i miei riccioli neri. Scese sul mio collo posando un bacio lascivo nella mia giugulare, terrorizzata e eccitata al tempo stesso cercai di divincolarmi e inaspettatamente lui si ritrasse e cominciò a spogliarsi.

  
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