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Autore: idrilcelebrindal    25/09/2015    2 recensioni
La Battaglia dei Cinque Eserciti è terminata, ed è stata una strage; ed anche se nessuno dei Durin ha trovato la morte sul campo, i Nani sono privi di guida. Thorin, menomato dalle ferite, in preda a spaventosi rimorsi e sensi di colpa, straziato dall'ansia per la sorte dei suoi ragazzi, medita di rinunciare al Trono per cui ha tanto combattuto.
Kili, privato di suo fratello disperso in battaglia, profondamente deluso dallo zio, si aggrappa disperatamente alla vita; in questa lotta, ha come solo conforto la presenza della sua dolce Liatris, e la convinzione che Fili non è morto, e prima o poi tornerà.
E intanto, molto più ad ovest, gli Orchi in fuga trascinano con loro alcuni prigionieri: uno, con un'astuta messinscena, prepara una rocambolesca fuga, senza sapere quali ostacoli incontrerà e se l'impresa non gli costerà la vita; un altro, alla disperata ricerca del suo passato, scoprirà che l'amicizia può fiorire anche in luoghi e momenti del tutto inaspettati. Non sa che questa amicizia lo trascinerà su una via oscura e piena di pericoli, ma anche di sorprese, ed alla fine potrebbe anche ritrovare se stesso ed il suo destino.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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48 Ricerca frenetica
49  Ricerca frenetica

Il Nano si muoveva rapidamente nella foresta intrisa di pioggia, cercando allo stesso tempo di prestare attenzione agli eventuali segni di presenza dei Goblin. Sapeva che dovevano essere sparsi per i boschi alla sua ricerca, e che non avrebbero desistito facilmente ora che l’avevano visto; se anche non avessero riconosciuto il prigioniero che era loro sfuggito, non avrebbero certo lasciato andare  indisturbata una spia.
E Gwennis era sola. E se era vero che lui aveva cercato di trascinarli ovunque tranne che verso il luogo dove l’aveva lasciata, non vi era alcuna garanzia che i Goblin non la trovassero, specialmente se gli avesse obbedito e si fosse mossa. La mezza giornata era passata da un po’.
Come ho potuto lasciarla sola? Il Nano imprecava tra sé: improvvisamente il suo comportamento gli sembrava sconsiderato oltre misura, e per la prima volta stava mettendo in discussione tutte le sue decisioni. Come aveva potuto pensare di trascinare in un’avventura così pazzesca una Nana assolutamene impreparata, appena in grado di sopportare un viaggio in carovana? Perché non l’aveva accompagnata per un tratto sulla Via, sulle tracce della sua gente? Avrebbe potuto metterla sulla buona strada e tornare tranquillamene indietro, ed avrebbe ritrovato le tracce dei Goblin senza difficoltà alcuna. E’ vero che in quel momento non lo sapeva, e pensava di dover seguire gli Orchi verso Gundabad; ma in ogni caso …
Gwennis l’aveva seguito adattandosi sorprendentemente bene a situazioni di cui non aveva la minima esperienza. Non si era mai lamentata, ed aveva preso con garbato umorismo anche le situazioni più difficili; il Nano si era reso conto che era arrivato a rispettarla, ed anche a stimarla molto.
E adesso lei era in pericolo, e non lo sapeva nemmeno. I Goblin vagavano per la foresta alla ricerca di lui, ma se avessero trovato lei…   Maledizione! Come ho potuto pensare che sarebbe stata al sicuro? Avrei dovuto nasconderla, almeno.  Il rimorso lo rodeva, e la paura gli attanagliava lo stomaco. Se le è successo qualcosa, non me lo perdonerò mai.
Scivolò su un cumulo di foglie bagnate e imprecò. Doveva fare attenzione: se si fosse rotto una gamba sarebbe stata la fine per entrambi.
Con maggiore cautela, riprese la marcia.

Ma questa pioggia non smette mai?
Gwennis rabbrividì sotto la sua mantella. Aveva radunato tutte le sue cose e le aveva fissate alla soma del pony.  Sapeva che avrebbe dovuto muoversi, ma non riusciva a decidesi. E se lui avesse avuto bisogno di aiuto? La mezza giornata era appena finita. Come poteva andarsene e lasciarlo lì?
E poi: la faceva facile, lui! Vai ad est e verso il basso. Già, con tutta quella pioggia e quella nebbia non era più nemmeno tanto sicura di dove fosse, l’est!
Ma lui ha detto di andare, che mi avrebbe trovato. Devo fidarmi di lui. Raddrizzò le spalle e si fece coraggio: doveva farcela.
“E poi mi aiuterai, vero Billy?”  Il pony le diede un colpetto con il muso. Intelligente, quell’animale.
Ancora qualche minuto, e mi muoverò.

Il  Nano sbucò da una forra e si fermò, scrutando tutt’intorno. Dev’essere da queste parti.
Quello era il torrentello che aveva attraversato, e la pozza in cui era quasi caduto. Alzò lo sguardo e gli parve di riconoscere il retro della roccia  a ridosso della quale  si erano accampati.  Si avvicinò con cicospezione, rammentandosi della  padella che lo aveva quasi steso, e sussurrò a mezza voce:
“Ehi! Gwennis! Sei lì?”
Gli rispose solo il silenzio. Se n’è andata. Ma dove?
Aggirò il roccione, con l’intenzione di trovare le tracce della Nana, e si trovò davanti il ghigno di un Goblin.
“Preso, ratto dannato.”

Gwennis avanzava con circospezione, lungo la lieve pendenza, trascinandosi dietro  il pony per le redini. Il bosco si stava infittendo, e davanti a lei si profilava la sagoma di una formazione rocciosa, che avrebbe dovuto aggirare.
“Verso il basso e verso est, vero? Come se fosse facile,” brontolò Gwennis. “Che ne dici, Billy? Verso il basso sarà a destra o a sinistra?”
Dopo pochi metri  fu evidente che non avrebbe potuto continuare in linea retta, se non scalando la roccia, il che era fuori questione.  La Nana si femò e scrutò da entrambe le parti, cercando di decidere quale percorso l’avrebbe portata meno fuori strada.
A  destra il terreno sembrava salire, ed il bosco si infittiva. A sinistra… beh, non che fosse particolarmente invitante, ma se non altro il cammino sembrava più agevole.
“ Va bene, Billy;” sospirò, “dicono di fare attenzione a scegliere la via più facile, ma penso che andrò a sinistra. Mi sembra più sensato, che ne pensi?”
Il pony espresse la sua approvazione con un leggero colpo di muso sulla nuca della Nana.

Il Nano era diventato frenetico. Un singolo colpo di spada era stato sufficiente per liberarsi del Goblin, la cui testa era rotolata lungo il pendio, ma ora era sicuro che i Goblin avessero trovato Gwennis.
Era qui, quel maledetto! Mi aspettava, deve averla trovata, chissà dov’è ora, se l’hanno portata con loro, oppure…
Stava andando in iperventilazione. Smettila.
Si fermò e si sforzò di controllare il battito furioso del cuore e di respirare normalmente. Rilassò i muscoli delle braccia ed allentò la presa sulle spade, che stava artigliando furiosamente.
Pensa. Cosa devi fare?
Cercare le tracce. Gwennis aveva un pony, carico per giunta, ed il terreno era intriso di pioggia; le tracce sarebbero state abbastanza facili da trovare, anche perché la Nana non sapeva fare nulla per nasconderle. La vocina fastidiosa che si ostinava ad essere pessimista gli disse che sarebbero state facili da vedere anche per i Goblin, ma si sforzò di ignorarla.
Una cosa per volta.  Non facciamo ipotesi senza prove.
Così,  avanzò fino al punto dove si erano accampati, e trovò facilmente i segni della loro sosta; ma sopra i segni della sosta risultavano anche evidenti le impronte del Goblin che gli aveva teso l’agguato. E Gwennis?
Non ho visto tracce, finora, quindi non è venuta in questa direzione; del resto, est è dalla parte opposta.  Proprio da dove provenivano le impronte del Goblin.
Le seguì, attento a non calpestarle ed a non mancare eventuali tracce sottostanti, ma non era facile; i Nani non avevano il passo leggero, ma di certo i Goblin lasciavano orme ben più evidenti, con il loro peso e la tendenza a strascicare i piedi.  Questo in particolare oltre ai piedi strisciava a terra anche le armi, così, quando le tracce del pony comparvero, per poco non le mancò.
Provenivano dalla sua stessa direzione, ed erano evidentemente state sepolte dal passaggio dei Goblin, che in quel punto le aveva incrociate  e si era avviato nella direzione da cui il Nano proveniva.
Le tracce del pony erano state lasciate prima del passaggio dei Goblin, e sembravano allontanarsi verso est, senza essere seguite da nessuno. Il Nano si permise un piccolo pensiero ottimista: forse Gwennis se ne era andata prima dell’arrivo dei nemici, che non l’avevano notata. Procedette sui passi di lei con il cuore più leggero ed accelerò il passo.
Devo trovarla alla svelta e poi non la perderò più di vista.
 
Il cuore di Gwennis batteva a grandi colpi. La Nana aveva percepito un movimento poco lontano, alla sua destra, qualcuno che non faceva nulla per essere cauto. Risuonò un richiamo, nella lingua aspra e gutturale dei Goblin, e Gwennis si accucciò ancora meglio dietro il cespuglio che la nascondeva alla vista, stringendosi al pony accanto a lei. L’animale sembrava aver capito perfettamente la situazione e restava immobile come una statua.
Mahal proteggimi! Fallo guardare da un’altra parte, tipregotipregotiprego…
Come se la sua preghiera fosse stata ascoltata,  si levò un altro richiamo, sempre alla sua destra, ma più debole, quindi più lontano. Nei grugniti risuonava un’urgenza che provocò un’immediata risposta dal Goblin più vicino; e subito dopo, udì i rumori provocati da qualcuno che si allontavana da lei, scagliandosi attraverso la boscaglia senza far nulla per essere silenzioso.
Gwennis tirò un tale sospiro di sollievo che le cedettero le ginocchia e si accasciò sul terreno. Nonostante facesse freddo, era in un bagno di sudore. Respirò profondamente per calmarsi, e decise di tornare sui suoi passi, almeno momentaneamente.
“Hai visto, Billy? Cosa dicevo riguardo alla strada più  facile? D’ora in avanti non…”
La frase le rimase in gola, perché alzando gli occhi aveva notato qualcosa di fondamentale.
Il pony era sparito.
Si stupì da sola per l’imprecazione colorita che le era sfuggita.

Il Nano avanzava con cautela nella boscaglia, ringraziandoo Mahal e tutti gli dèi che i Goblin non fossero specialisti nelle imboscate. I loro richiami risuonavano per tutto il bosco, consentendogli di correggere la sua direzione o di nascondersi se fosse il caso, ma fino ad ora era riuscito a non perdere di vista le tracce del pony. Ogni tanto si confondevano, o sparivano in caso di fondo sassoso, ma per riapparire sempre poco più avanti. I Goblin erano davvero degli idioti  a non notarle, o forse Gwennis  era particolarmente fortunata.
Qui deve essere tornata sui suoi passi,  pensò in un punto in cui le tracce si facevano particolarmente confuse; ma poi ecco, è andata in quella direzione.
Procedeva piano, a ridosso di una roccia, attento a non far rumore, quando all’improvviso un colpo violento tra le scapole lo sbattè di faccia contro la parete rocciosa. Era stato preso completamente di sorpresa, tanto che gli cadde perfino la spada corta che stringeva nella mano sinistra.
L’istinto fu quello di girarsi e cercare di raggiungere una delle molte lame che portava addosso, ma non ebbe nemmeno il tempo di tirare il fiato. Un corpo caldo, pesante e che mandava un odore tremendo gli si abbattè sulla schiena, schiacciandolo contro la roccia come una mosca spiaccicata  e bloccandogli qualsiasi movimento.
Scosso  e spaventato, oltre che nauseato dall’odore, tentò freneticamente di liberarsi, cercando di far leva con le braccia contro la roccia, ma come unico risultato una testa enorme e pelosa, corredata da un alito mefitico,  gli  si insinuò  tra il collo e la spalla, inondandogli la guancia di peli bagnati. Un violento conato di vomito lo colse,  il disgusto anche più forte della paura. Ma cosa diavolo…?
Stava tentando disperatamente  di controllare lo stomaco – non aveva nemmeno lo spazio per vomitare, maledizione! – e allo stesso tempo di mettere insieme una specie di piano per liberarsi, quando si bloccò.
Il suo catturatore lo stava annusando.

“Stupido animale! Solo un idiota di un pony poteva convincersi di essere un cane da fiuto! E d’altra parte cosa potevo aspettarmi dalla tua padrona se non che avesse l’unico pony-segugio della Terra di Mezzo? E spostati dannazione, hai un alito pestilenziale! Mai pensato di far qualcosa?”
Con uno sforzo sovrumano, reso ancora più complicato dalla risata che, nonostante  tutto,  gli gorgogliava in gola, puntò le braccia contro la roccia e respinse il pony che continuava allegramente a fiutarlo.
“ E smettila! Non sono una balla di avena!”
Scivolò  dalla stretta e con un sospiro di sollievo si rassettò gli abiti.

“Allora, dov’è finita la tua…”
Non potè finire. Un altro corpo si abbattè contro il suo, e si trovò la faccia avvolta da un’altra massa di peli… o meglio capelli, mentre due braccia nervose si avvinghiavano attorno al suo collo.

Lei non aveva un buon profumo. Nella migliore delle  ipotesi sapeva di cane bagnato,  e i riccioli umidicci gli riempivano la bocca; il cappotto che aderiva al suo era fradicio, e freddo, e nella sua frenesia gli era salita sui piedi con gli stivali pesanti…  ma tutto questo non era importante. L’ondata di sollievo che lo colse cancellò tutto, e di loro volontà le sue braccia salirono a ricambiare la stretta.
Grazie Mahal, grazie, grazie.
Lei stava tremando, scossa da singhiozzi incontrollati, e mormorava nel suo collo parole spezzate.
“Ero c-così sp-spaventata! Tu… tu non t-tornavi, e c’erano quegli urli… e avevo p-paura che t-ti fosse successo  qualcosa… e n-non sapevo c-cosa fare per aiutarti…”
Il Nano era più scosso di quanto si sarebbe aspettato. Affondò una mano nei riccioli arruffati in un tocco confortante, mentre gli venne naturale tentare di calmare tutta quell’angoscia stringendola più vicina a sé.
“Ssh, ssh, basta adesso,” sussurrò  accostando la guancia a quella fredda della sua compagna. “Va tutto bene, sono qui, è tutto finito… non aver paura…”

E mentre la teneva stretta, si rese conto di quanto quel contatto lo riscaldava; corpo e anima. Solo in quel momento capì quanto fosse grande il gelo che aveva sentito nel cuore per tutti quei mesi, la spaventosa solitudine di chi non ha un ricordo felice, di una persona cara, di un momento sereno. La questione della sua amnesia era stata accantonata, perché la semplice sopravvivenza, per non parlare della sua missione, avevano assorbito tutte le sue energie e tutta la sua attenzione, ma era lì.
Spesso aveva pensato con dolore che, se fosse stato in punto di morte, non avrebbe nemmeno potuto rivolgere un ultimo pensiero alle persone più care; ma in quel momento si rese conto che non era più così.
Quel vuoto doloroso rimaneva, certo; ma il suo cuore assetato di affetto, se non di semplice contatto umano, aveva trovato qualcuno che a poco a poco, senza parere, vi si era insinuato.
Gwennis si era guadagnata prima il suo rispetto, poi la sua stima; ma solo allora si rese conto di quanto si fosse affezionato a quella Nana allo stesso tempo tenera ed esasperante, ingenua e saggia,  confusionaria e pratica, che riusciva sempre a sorprenderlo.
Gwennis si era un poco calmata, ed i singhiozzi disperati si erano trasformati in piccoli sussulti, anche se con le dita stava ancora artigliando le maniche della giubba del Nano. E lui continuava a tenerla, immemore di ogni cosa, solo godendo quel calore che gli era nato dentro e che scacciava settimane e mesi di gelo dal suo cuore dolorante, come un muscolo fermo per troppo tempo che riprendeva a funzionare con difficoltà.
Solo un momento dopo, però, divenne fin troppo consapevole di tenerla tra le braccia.
Oh Mahal.



ANGOLO  AUTRICE
Pensavate di  essevi liberati di me, vero?  Pensavate che avessi gettato la spugna, vero???
E invece no. Rendo chiaro urbi et orbi che Idril  non molla mai. Ci mette il suo tempo, ma giura sulla sua libreria che questa storia la finisce… anche perché ha un sacco di capitoli già scritti e deve solo collegarli, eh-eh. (notare: usa la terza persona… come Cesare)
Allora: se mi sembra che ci sia un salto logico... ebbene sì. C'è. La spiegazione nel prossimo capitolo, questo stava già diventando troppo lungo.

Angolo del Grazie:
*a tutte le recensiste a cui non ho risposto ( vergogna) ma che amo con tutto il cuore ( in particolare a didi_95)
*ai lettori silenziosi ma fedeli
Benvenute a I_am_in_love_with_Horan  e  Llem: un abbraccio
Alla prossima
Bacio
Idril
  
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