Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: jellyfish    12/02/2009    1 recensioni
Balor, dio della morte, decide di prendere moglie e sceglie la bellissima dea dell’amore Branwen. Dal matrimonio nascono tre figlie femmine che il dio della morte educa come sue future aiutanti. Ma cosa succederebbe se una di loro si dovesse innamorare di uno dei mortali, che invece dovrebbe uccidere? Scatenerebbe di sicuro l’ira del padre. “-saranno le mie eredi. Diventeranno il mio braccio destro. Appena avranno compiuto tutte cinque anni, le educherò io, come più mi aggrada. Mi avete capito? -sì, ma non ho intenzione di ascoltarvi! Non me le porterete via e non ne farete dee di morte e di disperazione come voi! Non lo permetterò- la voce della dea adesso era forte e acuta, disperata quasi. Sapeva benissimo che le sue erano solo vuote minacce, Balor avrebbe fatto comunque quello che voleva e nessuno lo avrebbe mai fermato.”
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
XIII

XIII

 

Arrivò in un attimo alle pendici del vulcano; una delle tante comodità che amava nell’essere dea era proprio il fatto di poter materializzarsi ovunque. Il luogo dove viveva Flaren aveva ben poco di ospitale; per il troppo caldo non c’erano piante intorno alla casa, se non qualche erbaccia secca. Il vulcano alle spalle della piccola casa era una presenza cupa e molto inquietante, la casa già di per sé era inquietante. Da dentro provenivano dei secchi rumori metallici, come se più che una casa quella del dio fosse una fucina o un laboratorio. Quella piccola casa di certo non aveva nulla a che fare con il grande palazzo in cui vivevano lei e la sua famiglia. Branwen emise un lungo e profondo respiro e bussò lentamente alla porta. Per un lungo istante non le aprì nessuno, ma poi finalmente si sentirono dei passi che si avvicinavano alla porta. Le aprì un giovane semidio dall’aria piuttosto sciocca e assente, con lo sguardo perso oltre la dea e due grandi occhi blu notte.

-sì? Desiderate signora?

La sua voce era leggermente gracchiante e la dea pensò che per certi versi quel giovane assomigliasse a sua figlia Nemain.

-ho bisogno di parlare con il dio Flaren, è urgente

-temo che dovrà aspettare, il dio al momento è molto occupato

Branwen non aveva assolutamente intenzione di aspettare anche un solo minuto. Alzò la voce e contorse la faccia in un’espressione di rabbia per spaventare il povero ragazzo e la cosa le riuscì molto bene.

-non aspetterò nemmeno un minuto di più! lasciami entrare, è un ordine!

Il servitore, spaventato a morte, la lasciò entrare e richiuse la porta alle loro spalle; la condusse poi nella stanza dove si trovava Flaren e Branwen notò che in effetti la casa era più che altro una grande fucina. C’era un grande forno in un angolo e lì vicino un uomo stava battendo con un martello dall’aria molto pesante un pezzo di ferro incandescente. Quella figura china sul pezzo di metallo doveva essere Flaren. La dea gli si avvicinò con cautela, temendo di disturbarlo, ma decisa lo stesso a parlargli.

-siete il dio Flaren?

L’uomo si girò verso di lei e distolse la sua attenzione dal lavoro che stava facendo. La squadrò per un momento, cercando di riconoscere la sua visitatrice.

-cosa ci fa la bella dea dell’amore nella casa di un vecchio come me?

-ho bisogno di parlarvi con urgenza, è una cosa molto importante

A sentire il tono della dea, Flaren sentì puzza di guai e mugugnò qualche parola poco convinta mentre lasciava perdere del tutto il suo lavoro.

-Hestir, pensaci tu a questo!

Il ragazzo che aveva aperto la porta a Branwen si diresse verso il camino e prese gli attrezzi dalle mani del dio.

-seguitemi, andiamo a parlare da un’altra parte. Ecco qui staremo più comodi

Flaren l’aveva condotta in una stanzetta piccola, ma ben tenuta. C’era un tavolo in legno al centro della camera con sopra un cesto di frutta e un altro con dei biscotti al cioccolato; sul lato opposto alla porta dalla quale erano entrati c’era un grande scaffale pieno di libri vecchi e polverosi e con qualche ragnatela che pendeva dai libri più sporgenti. C’erano anche due poltrone di velluto rosso e in mezzo a loro c’era un tavolino dorato con sopra un altro cesto di dolci.

Flaren la fece accomodare su una delle poltrone, la invitò a prendere dei biscotti senza fare complimenti e poi prese posto sull’altra poltrona. Intanto Branwen ebbe il tempo di osservarlo bene. Era alto e la sua figura era imponente quanto quella di Balor; aveva i capelli biondi e ondulati, lunghi fino alle spalle e raccolti in una cosa bassa; gli occhi grandi e viola fissavano quelli di lei con un’espressione indecifrabile e allo stesso tempo un magnetismo irresistibile. Solo ora comprese come quel Natan avesse fatto a far innamorare perdutamente di lui sua figlia, con quello sguardo magnetico poche persone sarebbero state in grado di resistergli.

-allora, di cosa mi dovete parlare di così importante?

La sua voce era bassa e leggermente roca.

-è una questione delicata. C’è un ragazzo, un certo Natan, che ho ragione di pensare sia vostro figlio

-mio… che cosa?!

I suoi occhi viola erano spalancati per la sorpresa. Non sapeva se doveva credere alle parole della dea o no.

-sì, credo sia vostro figlio. Ha i vostri stessi occhi e inoltre può vedere gli dei, caratteristiche che non può avere nessun essere umano

Flaren abbassò di colpo la voce, come se stesse parlando da solo e non con Branwen.

-avevo avuto un figlio una ventina di anni fa, almeno credo, non tengo molto conto degli anni. Non so assolutamente cosa gli sia successo, so solo che, qualche giorno dopo la sua nascita, è semplicemente sparito dalla culla. Mia moglie non ne ha mai voluto parlare, dovreste chiedere a lei cos’è successo

-non voglio sapere cos’è successo, almeno non per ora. Voglio solo che mi aiutate a salvare la vita a questo ragazzo. Ha avuto una storia con mia figlia Macha e mio marito l’ha scoperto. Purtroppo Balor non ha voluto sentire ragioni e non sa nemmeno che quello è vostro figlio e non un semplice essere umano. Credo che stia per ucciderlo

-non può ucciderlo, è un dio!

-ma se fosse solo un semidio potrebbe farlo

-ho capito, forse è per questo che mia moglie l’ha fatto sparire, diceva sempre che non avrebbe mai voluto un figlio imperfetto. Va bene lo salveremo, dopotutto è sempre mio figlio

A Branwen si illuminò il sorriso e tutto il viso. Forse sarebbe riuscita a salvare l’amore di sua figlia. Ora però, doveva pensare a come salvare la stessa Macha, che nel frattempo era stata rinchiusa in una torre altissima che Balor aveva fatto costruire un paio di secoli prima dietro il loro palazzo.

 

_.¤°*.¸¸.·´¯`»*(o)*«´¯`·.¸¸.*°¤._

 

La torre era di purissimo cristallo che sfavillava alla luce del sole e aveva quindici piani, più una terrazza in cima. Macha era stata portata fino all’ultimo piano dagli stessi due brutti ceffi che l’avevano catturata in camera. I due poi l’avevano lasciata sola in una stanza fredda e piccola, dalla quale non poteva vedere fuori a causa dei riflessi dell’accecante luce del sole. A fatica la ragazza riusciva a tenere gli occhi aperti per la luce troppo forte; aspettava con ansia l’arrivo della notte. Se ne stava seduta in un angolino della sua prigione lucente e pensava con paura a cosa sarebbe successo a Natan quando suo padre l’avesse trovato. Poi pensò con rabbia e con dolore che forse mentre lei se ne stava lì, Natan poteva essere già morto. Non voleva nemmeno immaginare una cosa simile, ma temeva che le cose stessero proprio così; suo padre non l’avrebbe mai risparmiato. I suoi bei occhi verdi iniziarono a bagnarsi nuovamente di lacrime e lei si rannicchiò ancora di più nel suo angolino, aspettando che arrivasse il sonno a farla smettere di piangere. Circa un’ora dopo scese il buio sull’isola divina e finalmente Macha poté guardare attraverso i muri spessi ma trasparenti della prigione. Non riuscì a vedere molto, a parte le mura posteriori della loro grande villa e qualche macchia scura che doveva essere il giardino. Sconsolata si risedette per terra e a contatto con il freddo cristallo un brivido le salì lungo la schiena. Poco dopo finalmente si addormentò e scivolò in un sonno profondo e senza sogni.

 

Ecco un altro capitolo!!! Finalmente si è scoperto cos’ha di speciale Natan (almeno in parteXD)!!! Spero sia piaciuto a tutti, baci Jelly^^

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: jellyfish