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Autore: Isidar Mithrim    26/09/2015    10 recensioni
Da più di mille anni ogni estate, in Gran Bretagna, la vita di qualche undicenne cambia radicalmente.
Ecco le storie di quattro di loro.
Il primo l’ho scelto perché ha vissuto per troppi anni nell’illusione di essere un mago – Di missive, felini e promesse
Il secondo, invece, perché ha vissuto per troppi anni nella convinzione di non esserlo – Di Fichi, abbracci e rospi
La terza perché ha avuto abbastanza senno da accorgersi di essere speciale, ma troppo senno per ammetterlo – Di Matilde, Guerra e Pace – Prima e seconda parte {Prima classificata a pari merito al contest 'La prima volta non si scorda mai' indetto da blackjessamine sul forum}
Il quarto perché la sua vita era già cambiata a cinque anni e non credeva di avere una seconda opportunità – Di Mollicci, Gobbiglie e cipresso
{La prima one shot si è classificata quinta al contest 'Ciò che non ci han detto' indetto da visbs88 sul forum}
Genere: Commedia, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger, Neville Paciock, Remus Lupin, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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Di Matilde, Guerra e Pace
Seconda parte

°1991°

Luglio

Erano da poco passate le sei quando il campanello suonò.
Hermione alzò gli occhi da Anna Karenina e ascoltò attenta per accertarsi che la madre fosse andata ad aprire.
“Sì?” la sentì chiedere.
“Signora Granger? Sono la professoressa Stendeer.”
Hermione spalancò la bocca per la sorpresa.
“Che ci fa qui la tua professoressa?” le domandò stupito il padre, sollevando lo sguardo dalla sua rivista di odontoiatria.
Lei si limitò a sollevare le spalle, mentre la madre apriva la porta e invitava l’insegnante a entrare.
“So che la mia è una visita inaspettata, ma avrei bisogno di parlarvi” le sentì dire Hermione mentre la porta d’ingresso si chiudeva. La sua mente volò al freddo congedo che aveva riservato alla Stendeer l’ultimo giorno di scuola, e lo stomaco le si attorcigliò per l’angoscia.
“Ma certo, non c’è problema. Venga, l’accompagno in salotto” disse la madre con tono cordiale, e questo non fece che accrescere la sua ansia. E se la Stendeer fosse venuta a raccontare di quell’episodio? E se – peggio ancora – la Stendeer avesse deciso di prendere dei provvedimenti disciplinari nei suoi confronti?
Hermione sentì il tintinnare ritmico di un paio di tacchi avvicinarsi sempre di più, e il suo cuore cominciò a battere più forte.
“Professoressa, c’è forse qualcosa di cui dobbiamo preoccuparci?” chiese la madre, una nota d’ansia nella voce. Hermione trattenne il respiro e strinse il libro tra le dita: cosa avrebbe pensato sua madre di lei, scoprendo che era stata così maleducata con un insegnante? Quanto sarebbero rimasti delusi i suoi genitori, se la scuola avesse deciso di sospenderla?
“Oh, no, niente di cui preoccuparsi” rispose la Stendeer, entrando finalmente in salotto con un sorriso stampato in volto. “Oserei direi il contrario, in realtà.”
Suo padre si alzò subito in piedi per i convenevoli, ma Hermione si concesse di chiudere gli occhi per un istante, tirando un lungo sospiro di sollievo. Non è nulla di cui preoccuparsi, si ripetè nella mente. Nulla di cui preoccuparsi.
“Hermione?”
Il richiamo perplesso della madre la riportò alla realtà. Hermione scattò in piedi e porse prontamente la mano all’insegnante. “Buonasera, professoressa Stendeer.”
Si sentiva un po’ a disagio, ma si assicurò di sorridere con molto più calore dell’ultima volta.
“Buonasera, Hermione. È un piacere vederti.”
“Tesoro, perché non continui a leggere un po’ in camera tua?” le domandò allora il padre. Hermione capì subito di essere stata congedata; nonostante la curiosità l’attanagliava, assentì con un cenno del capo, sperando che la Stendeer apprezzasse la sua obbedienza.
Aveva già mosso il primo passo quando la professoressa parlò.
“Preferirei se rimanessi, in realtà.”
Hermione si girò verso di lei con occhi sgranati, stupita non solo dalla richiesta in sé, ma anche dal fatto che l’avesse rivolta proprio a lei. Moriva dalla voglia di restare, ma cercò lo sguardo dei genitori per avere la loro approvazione. Sua madre fu la prima a riprendersi dalla sorpresa.
“Ma certo, non c’è problema” disse con un sorriso, facendo un cenno verso i divani. “Accomodiamoci, allora”
“Posso offrirle un tè?” aggiunse suo padre.
Mentre si accomodava, la professoressa diede un’occhiata all’orologio e scosse la testa.
“No, grazie, signor Granger. Preferisco arrivare subito al dunque. Mi hanno da poco comunicato che vostra figlia è stata ammessa alla prestigiosa scuola di Hogwarts.”
Hermione rimase a bocca spalancata per un attimo, prima di spostare lo sguardo dal padre alla madre alla ricerca di una spiegazione. L’avevano forse iscritta a sua insaputa? Eppure, loro sembravano sorpresi quanto lei.
“Hogwarts?” domandò la madre, esitante. “Non l’ho mai sentita nominare…”
Lanciò un’occhiata interrogativa al marito, ma lui scosse la testa.
“Non la conosco neanche io, e poi non abbiamo fatto nessuna domanda.”
“Oh, questo è assolutamente normale. Nessuno fa richiesta per entrare a Hogwarts: è la scuola che sceglie i suoi studenti.”
A quelle parole Hermione provò un profondo moto d’orgoglio e il suo cuore ricominciò a battere forte. Davvero era stata scelta per una scuola così prestigiosa senza nemmeno fare richiesta?
“Se questa scuola è rinomata come dice, perché non ne abbiamo mai sentito parlare?” indagò il padre con sospetto. “Sappiamo bene che l’intelligenza di Hermione è superiore alla media, ma –”
“Non è per la sua intelligenza che è stata scelta.”
Hermione aggrottò le sopracciglia, perplessa. Per cos’altro poteva essere?
La Stendeer si girò e la fissò negli occhi con determinazione.
“Sei stata ammessa a Hogwarts perché sei una strega.”
Scusi?”
“Una strega, Hermione. Una ragazza dotata di poteri magici.”
Il cuore sembrò impazzirle nel petto.
“Io non…”
“Vorresti dirmi che non ti è mai capitato di far accadere strane cose?” la incalzò l’insegnante. “O davvero credi di non essere stata tu a far sparire la Barbie di Julia e a ridurre in cenere Notte in Transilvania?”
Hermione avvampò. Come faceva la Stendeer a sapere del libro?
“Io… io ne comprerò un altro e lo leggerò, professoressa, e –”
“Ha fatto riapparire il suo ciuccio, una volta” la interruppe la madre, gli occhi sgranati. “L’avevo buttato perché era caduto nel fango e la sera l’aveva di nuovo in bocca, come nuovo. E ogni tanto la tv si accendeva da sola sui canali dei cartoni…”
Hermione la guardò allibita. Ma cosa diavolo stava dicendo?
“No, non è possibile…” disse il padre, scuotendo la testa incredulo. “Non può essere vero…”
Certo che no! avrebbe voluto gridare Hermione. Eppure, solo la mattina prima le parole del suo libro erano cambiate… come per magia. E quando Matilde aveva rovesciato il bicchiere…
Hermione fece un profondo respiro. “Questa Hogwarts, quindi…”
“È una scuola di magia e stregoneria, sì. La più –”
“Senta, non so cosa ci trovi di tanto divertente in questo scherzo, professoressa, ma non sono disposto ad ascoltare oltre” disse il padre con dura fermezza. “Se ne vada adesso e non chiamerò la polizia.”
Con un gesto fluido e veloce, la Stendeer estrasse un bastoncino dalla tasca della borsa e lo puntò contro il telefono. Un attimo dopo, il telefono non c’era più.
“Nessuno scherzo, signor Granger.”
“Quello era un incantesimo” intuì Hermione, gli occhi spalancati dalla sorpresa. “Non è vero, professoressa Stendeer?”
“Sì, Hermione. E questa è la mia bacchetta” disse lei, mostrandole quel bastoncino levigato. “Ogni mago ne ha una. Anche tu potrai averla, se deciderai di frequentare Hogwarts.”
“È davvero così prestigiosa, questa scuola?”
“La più prestigiosa al mondo.”
Finalmente, le labbra di Hermione si distesero in un sorriso raggiante.

*

“Bene, è tutto chiaro?” domandò la Stendeer.
“Sì” confermò Hermione. Aveva preso tre pagine di appunti mentre l’insegnante le spiegava come funzionava la scuola e come accedere a Diagon Alley e al binario nove e tre quarti, ed era piuttosto convinta di non essersi fatta sfuggire nulla.
“Ottimo. Questa è la tua lettera per Hogwarts. Avviserò io la vicepreside dell’adesione.” La Stendeer le porse una pesante busta di pergamena con una scritta in inchiostro verde. “Vi troverai anche l’elenco dell’occorrente.”
Hermione prese la lettera con trepidazione: l’insegnante aveva già accennato alla necessità di acquistare dei libri e lei non vedeva l’ora di scoprire quali fossero. Ovviamente anche l’idea di avere una bacchetta l’elettrizzava, ma a quanto pareva non le era concesso utilizzarla fuori da Hogwarts. Nessuno le aveva vietato di leggere tutti i libri che voleva, però.
“Grazie mille” esclamò suo padre con entusiasmo. Hermione sospettò che stava ancora cercando di rimediare alla minaccia fatta nemmeno un’ora prima.
La Stendeer gettò uno sguardo all’orologio. “Ora, ci sarebbe un ultimo punto da chiarire prima che io vada. Probabilmente vi sarete chiesti perché non vi abbia rivelato niente, prima d’oggi.”
Tutti e tre i Granger annuirono.
“Vedete, da anni abbiamo capito che far apparire uno sconosciuto alla porta di una famiglia babbana per spiegare che la magia esiste non è una strategia molto efficace. Per questo, i rappresentati del Ministero della Magia assumono le sembianze di qualcuno che la famiglia sarebbe disposto ad ascoltare. Certo, potremmo ottenere lo stesso risultato con la forza, ma non sarebbe una buona presentazione, non credete? Preferiamo di gran lunga usare un po’ di Pozione Polis –”
“Aspetti un attimo, sta dicendo che lei non è la professoressa Stendeer?”
“In effetti no, signor Granger. Sono Elizabeth Jonson, Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia.” La donna diede un’altra occhiata all’orologio e scattò in piedi. “È meglio che vada, prima che svanisca l’effetto della pozione. Questi vestiti sono decisamente troppo stretti per me, preferisco risparmiarvi lo spettacolo. È stato un piacere, signori Granger” disse, stringendo loro la mano. “Hermione, ovviamente non occorre che tu legga quel libro pieno di fesserie, la tua professoressa non lo saprà mai. Goditi pure le tue vacanze!”
Detto ciò, la Jonson fece una piroetta su se stessa e scomparve con un sonoro pop.

Hermione non si preoccupò più del mucchietto di ceneri nel suo cestino, ma il giorno dopo andò a prendere in biblioteca il suo primo, vero libro, l’unico che in vita sua aveva abbandonato prima di concluderlo. Ignorando Anna Karenina, appena tornata a casa aprì Matilde e cominciò a leggere, continuando fino a notte fonda. Chiuse il libro solo quando fu arrivata all’ultima pagina, troppo emozionata per prendere sonno. Dopotutto, sembrava che anche lei fosse abbastanza intelligente per fare magie.
Così, Hermione si addormentò con una dolce certezza: finalmente avrebbe avuto dei compagni alla sua altezza.

*

“È questo” disse il padre, indicando un’insegna rovinata dal tempo. “Olivander: fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.”
“È l’anno in cui nacque Filippo II di Macedonia” commentò Hermione, cercando di ignorare la morsa d’ansia che le strinse lo stomaco. “Non mi sorprende che la professoressa Stend – cioè, che la signora Jonson l’abbia definito il miglior fabbricante in circolazione.”
Hermione rimase per un attimo a fissare una bacchetta solitaria posata su un cuscino color magenta, quindi fece un respiro profondo e spinse la porta, provocando un lieve scampanellio dentro al negozio.
Era un locale piccolo e polveroso, con le pareti interamente ricoperte da scaffali su scaffali pieni di strette scatoline impilate ordinatamente l’una sull’altra. Un rumore improvviso attirò l’attenzione di Hermione: in alto, sulla destra, una scatolina aveva cominciato ad agitarsi senza tregua.
“Buongiorno” disse una voce sommessa.
Hermione si girò verso il bancone, dove era spuntato un vecchio mago dagli occhi sporgenti.
“Buongiorno. Lei deve essere il signor Olivander, il fabbricante di bacchette. Ho sentito dire che è il migliore in circolazione, ma sembrerebbe che una delle sue bacchette abbia qualche problema” commentò Hermione, un vago accenno di rimprovero nella voce.
L’anziano mago guardò sorpreso la scatolina in agitazione, poi i suoi occhi tornarono a posarsi su Hermione.
“A quanto pare, abbiamo una bacchetta ansiosa di conoscerla, signorina…?”
“Granger. Hermione Granger. Scusi, cosa intende esattamente con ‘ansiosa di conoscermi’?”
Olivander la scrutò con profondo interesse per svariati secondi. Quando la madre le strinse una spalla, Hermione capì di non essere l’unica a sentirsi un po’ a disagio.
“Deve sapere,” esordì finalmente Olivander, “che a tutti coloro che padroneggiano l’arte del fabbricare bacchette appare chiaro che è la bacchetta a scegliere il mago, signorina. Mai il contrario.”
Olivander agitò pigramente la propria bacchetta e la scatolina ribelle uscì finalmente dal suo piccolo anfratto, continuando a muoversi anche quando atterrò sul bancone.
“Le bacchette di vite sono tra le meno comuni e i loro proprietari sono quasi sempre streghe e maghi che perseguono uno scopo più alto, che hanno un intuito fuori dal comune e che… stupiscono spesso chi crede di saperla più lunga. Pare che le bacchette di vite siano fortemente attratte da persone dotate di una profondità nascosta” continuò Olivander, senza staccare gli occhi da Hermione. “Inoltre, sono le più sensibili di tutte quando si tratta di riconoscere all’istante il proprio futuro padrone. Quando ero giovane si diceva che per suscitare una reazione magica in questo tipo di bacchette fosse sufficiente che il proprietario adatto entrasse nella stanza. Ebbene, questa è la seconda volta che osservo tale fenomeno nel mio negozio. Credo proprio che abbiamo già trovato la sua compagna, signorina Granger.”
Olivander estrasse la bacchetta dalla scatola, che finalmente tornò immobile, e la porse a Hermione.
“Vite, corde del cuore di drago, dieci pollici e tre quarti, molto flessibile. Perfetta per molti tipi d’incantesimo. Avanti, la provi.”
“Scusi, mi è stato detto che ai maghi minorenni è severamente vietato fare magie fuori dalla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts” obiettò Hermione, scettica.
“Oh, non ha nulla di cui preoccuparsi, signorina. Nel mio negozio i giovani studenti hanno il permesso di provare tutte le bacchette che vogliono.”
“Ne è proprio certo?” domandò lei. Non aveva nessuna intenzione di infrangere le regole alla sua prima apparizione nel mondo magico, anche se moriva dalla voglia di impugnare quella bacchetta.
“Sicurissimo” sorrise Olivander.
“Proviamola, allora” concesse Hermione, cercando di non far trapelare l’emozione. “Allora, quale incantesimo dovrei fare?”
“Oh, non occorre che faccia nessun incantesimo, signorina. Basta che la agiti.”
Hermione sentì un’improvvisa fitta di dispiacere a quelle parole, e si diede della stupida per aver anche solo pensato che le avrebbe fatto provare un vero incantesimo.
“Ma certo” disse con tono convinto; cercando di nascondere la delusione, tese la mano e impugnò la bacchetta.
Un tepore meraviglioso si diffuse dalle sue dita fino al braccio, lasciandola a bocca aperta. Agitò la bacchetta d’istinto e una cascata di scintille blu e oro si riversò nell’aria, illuminando tutto l’ambiente e strappando dei gridolini sorpresi ai suoi genitori.
Hermione non aveva mai provato nulla di così bello in tutta la sua vita.
“La prendo” mormorò incantata.
“Senza dubbio” sorrise lui. “Sono sette galeoni, signori Granger.”
Quando ebbe finito di contare le monete, Olivander si rivolse di nuovo a Hermione.
“Sa, è una fortuna che avessi una bacchetta di vite nel negozio, signorina Granger. Sospetto che altrimenti lei sarebbe stata una cliente molto difficile da accontentare. Sì, credo proprio che un giorno sentiremo parlare di lei…”


Agosto

Mentre i genitori si guardavano intorno affascinati, Hermione si mise in fila dietro a un’anziana signora con un’enorme borsa rossa e un orribile avvoltoio impagliato sul cappello.
Accanto alla donna c’era un ragazzo pienotto dai capelli castani, che a giudicare dall’altezza doveva avere più o meno la sua età.
“Tirati su” gli intimò la strega, dandogli un colpetto sulla schiena. Il ragazzo si raddrizzò all’istante.
“Il prossimo!”
“Faresti bene a tirare fuori la lista, Neville, dopo quest’uomo toccherà a noi.”
Hermione sentì distintamente il verso terrorizzato del ragazzo, che frugava disperato nelle tasche del mantello. “Io… credo di averla persa…” pigolò.
“Comincio a pensare che tu sia ancora troppo immaturo per andare a Hogwarts!” si adirò la vecchia signora. “Non resterò qui a fare brutta figura con il libraio insieme a te. Andrò a cercare il libro che mi ha suggerito Griselda!”
Detto ciò, la strega si addentrò ne Il Ghirigoro in un turbine di verde, mentre il ragazzo chinava il capo, abbattuto.
“Scusami, se ho capito bene anche per te sarà il primo anno a Hogwarts, non è vero?” gli domandò Hermione, non riuscendo a trattenersi.
“Sì” mormorò lui con tono mesto. Dopo un istante, però, sgranò gli occhi, colpito da un’illuminazione improvvisa. “Se anche tu sei del primo anno, potrei usare la tua lista!”
“Sono spiacente, purtroppo non la ho qui con me, però so quali libri ti occorrono.”
In quel momento l’uomo davanti a loro si allontanò con un libro sotto braccio, quindi Hermione si rivolse direttamente al libraio. “Buongiorno, a questo ragazzo servirebbero: Manuale degli Incantesimi, Volume primo, di Miranda Gadula; Storia della Magia, di Bathilda Bath; Teoria della Magia, Adalbert Incant; Guida pratica alla trasfigurazione per principianti, di Emeric Zott; Mille erbe e funghi magici, di Phyllida Spore; Infusi e pozioni magiche, di Arsenius Brodus; Gli animali fantastici: dove trovarli, di Newt Scamandro e infine Le Forze Oscure: guida all’autoprotezione, di Dante Tremante. Grazie.”
Il ragazzo la stava fissava sconcertato almeno quanto il libraio.
I libri per il primo anno a Hogwarts andava bene lo stesso” commentò l’uomo quando si riebbe dalla sorpresa. “Devo prenderne una copia anche per te?”
“No, grazie.”
Il libraio annuì e si allontanò dal bancone.
“Cosa ci fai qui, se non ti servono i libri?” le domandò il ragazzo con uno sguardo perplesso.
“Oh, quelli io li ho già comprati. Li ho studiati tutti, naturalmente, anche se è un vero peccato che non si possa fare pratica fuori da Hogwarts. Sono venuta per prendere qualche libro facoltativo per fare delle letture preparatorie. Sai, non vengo da una famiglia di maghi, quindi sento il bisogno di colmare alcune inevitabili lacune. Insomma, sarebbe ridicolo conoscere tutto delle rivolte dei Goblin e non avere qualche conoscenza di storia della magia più recente, non trovi? Vorrei comprare Storia moderna della magia, Ascesa e declino delle Arti Oscure, Grandi eventi magici del Ventesimo Secolo, Storia di Hogwarts e Trasporti e comunicazione nel mondo magico.
Il ragazzo riprese a fissarla ad occhi sgranati. “Davvero vuoi leggere tutti questi libri?”
“Naturalmente. Trovo che sia fondamentale avere –”
“Ecco qui” la interruppe il libraio, facendo un respiro di sollievo quando scaricò tutti i libri sul bancone. “Sono ventitré galeoni e dodici falci, prego.”
Il ragazzo impallidì. “Ecco, io… mia nonna è andata di là a prendere un libro… Può… potrebbe per caso tenermeli da parte, mentre vado a cercarla?”
Il libraio sospirò, ma acconsentì. “Fai in fretta, però, o ti toccherà rifare la fila!”
“Certo, signore!” rispose subito il ragazzo, quindi si rivolse a Hermione. “Grazie dell’aiuto. Ah, io sono Neville. Ci vediamo a settembre!”
Neville corse via goffamente prima ancora che lei avesse il tempo di presentarsi.
Contrariamente alle aspettative, non sembrava affatto più intelligente dei suoi vecchi compagni, ma Hermione non poté fare a meno di pensare che forse a Hogwarts avrebbe finalmente avuto un amico.





*************


Ciao!

Eccomi con la seconda parte… Alla fine mi piace più di quanto non avessi ipotizzato, perché scrivendo mi sono arrivate due nuove ideuzze ;)
La scena al Ghirigoro è la prima che mi è venuta in mente di scrivere per questa storia (contando anche la prima parte), ma solo all’ultimo istante (quando avevo appena deciso di tagliarla, anche perché ancora non c’era Olivander e mi piaceva concludere con Hermione che si illude di avere tutti compagni secchioni e geniacci xD) mi è venuto in mente di aggiungerci il mio adorato Neville ☺ D’altronde, quando noi incontriamo Hermione per la prima volta lei ha già fatto ‘amicizia’ con lui, quindi perché non ipotizzare che abbiano avuto un incontro precedente? ^^
Comunque, è stata questa scena a farmi ideare quella in biblioteca della prima parte e quindi a farmi pensare al parallelismo con Matilde!

Ah, se volete rivedere la vera professoressa Stendeer, potete provare con lo spin off Notte in Transilvania ;)

E adesso un po’ di note ‘tecniche’ :P
-    Hermione non si muove quando suona la porta non per pigrizia, perché i genitori non vogliono che sia lei ad aprire
-    La Row ha detto che ai Nati Babbani viene mandato qualcuno dal Ministero, il resto è di mia invenzione.
-    Ovviamente senza bacchetta non si può entrare a Diagon Alley, quindi le istruzioni per entrarci includono anche un consiglio preliminare: la prima volta, chiedere aiuto a Tom del Paiolo Magico.
-    La bacchetta di Hermione non è una mia invenzione, né lo è la modalità con cui viene individuata. Le info sul legno di vite sono fornite da Pottermore. Potete trovarle qua: http://it.harrypotter.wikia.com/wiki/Legni_delle_bacchette
Per la descrizione del negozio mi sono rifatta a ‘HP e la Pietra Filosofale’. All’inizio avevo trovato tutta una serie di legni da molto poco a molto adatti a Hermione per inscenare vari tentativi (che avevo già scritto xD), ma arrivata a ‘vite’ ho dovuto (e voluto!) cambiare programma ^^
Voglio comunque lasciarvi uno stralcio del vecchio tentativo, perché mi sono divertita molto a scriverlo:
– Quindi alzò la bacchetta in aria e l’agitò, prima con calma e poi più spazientita.
    Non accadde assolutamente nulla.
“Deve avermi dato una bacchetta difettosa, signore. Mi sembra ovvio che non funzioni.”
-    Tutti i titoli potteriani citati sono veri (e sono stati davvero letti da Hermione prima di arrivare a  Hogwarts) tranne Trasporti e comunicazione nel mondo magico.
-    Ho fatto sparire la nonna solo perché al San Mungo si capisce che non ha mai visto Hermione prima… In realtà non penso avrebbe abbandonato Neville così… Ho valutato se tagliarla del tutto con un altro espediente, ma ci tenevo a inserirla ;)
-    Griselda è Griselda Marchbanks, professoressa esaminatrice ai G.U.F.O. che Neville dice essere un’amica di sua nonna

-    JK ha detto che Neville è biondo, ma non viene mai scritto nei libri, e personalmente l’ho sempre immaginato castano, prima ancora dell’uscita dei film; per questo mi sono coscientemente presa la concessione di definirlo castano.

-    È voluto che Neville non si presenti col cognome, un po’ perché non mi sembra da lui, un po’ perché Hermione usa solo ‘Neville’ quando dice a Ron e Harry che ha perso il rospo, mentre lei si presenta con nome e cognome


Baci e grazie per aver letto!!! <3
Alla prossima :*

Isidar




   
 
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