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Autore: Hoshi_Hime    26/09/2015    0 recensioni
Eva e sua sorellastra Martina sono due ragazze cresciute a Firenze, la prima scettica e studiosa e la seconda sentimentale ed energica, vivano la normale vita da studentesse, finchè un giorno di inizio estate vengono convolte in una serie di incidenti che scaveranno nelle origini di Eva e metteranno alla prova le scelte di Martina.
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"Aspetta,non è che se dico 'non credo nelle fate' tu muori, vero?"
"Assolutamente no! Ma non è carino che la gente faccia finta che tu non esista, non trovi?"
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3:La città dietro gli alberi.

 -Dove e come ci arriviamo a casa tua? Magari senza far vedere a mia madre che Martina è svenuta.-
Borbottò Eva in modo spazzientito, incorciando le braccia sotto i seni, ma Ian la zittì con un gesto veloce della mano, sfilando dal collo la collana con la chiave, che Eva aveva notato in precedenza, e nello stesso modo in cui si apre una serratura girò la chiave nel aria per tre volte; Alla terza volta questa si illuminò di un tenue arancio, e subito dopo la luce  si sparse in verticale davanti a loro fino a raggiungere la grandezza di quella che effetivamente sarebbe potuta essere una porta, solo molto più luminosa.
Se non fosse che tenesse in braccio la sorella, Eva si sarebbe seduta un attimo a pensare alle troppe cose atipiche che le erano capitate dal giorno prima, le sembrava troppo da assimilare in una volta sola.
-Allora, vuoi stare fino a pranzo a fissare o andiamo? Un giro nella porta fatata non capita tutti i giorni ai umani,o chi si crede tali, nel tuo caso-
-Dobbiamo proprio entare lì dentro?-
-Certamente- Ian sembrava come se la cosa fosse la più ovvia del mondo, e forse per lui lo era. 
Eva sospirò rumorosamente, cercando di levare la tensione che sentiva sulle spalle, per poi annuire.
Questo a quanto pare diede il via a Ian, che spinse entrambe le sorelle per la porta fatata.
Per un secondo fu tutto bianco, come cadere in disciesa, ed a Eva sembrò di precipitare nel nulla, ma con sua sorpresa si ritrovò sul pavimento, con tanto di dolore al mento dovuto alla caduta.
Diede una breve occhiata in giro, mentre si alzava; E la prima cosa che notò fu il forte odore di miele e cannella.
 La stanza dove era capitata era tutta in legno di una tonalità marrone scuro, il pavimento così come il tetto e i mobili, questi come sportelli e cassetti avevano il pomelli di rame, certe rifiture dei mobili, stessa cosa per il lavabo e le pentole. 
A quanto pare quella era una cucina.
- Tua sorella è ancora svenuta sul pavimento, tanto per la cronaca-
La voce di Ian la fece riprendere e si apprestò a prendere in braccio nuovamente Martina, mentre le guancie le diventarono un po' rosse sul fatto che avesse dimenticato la sorella a terra.
-Non dovevi portare una ragazza sola,Ian?-
Una voce nuova attirò l'attenzione di Eva, che spostò lo sguardo a destra, notando due ragazzi seduti attorono un tavolo, il tavolo era dello stesso colore dei mobili, ed era ricavato da una sola spessa tavola di legno tagliata grossolanamente.
La ragazza che aveva parlato aveva la voce pacata; Il viso era a cuore e dai tratti somatici asiatici, i occhi avevano una linea morbida e le labbra erano sottili.
I capelli lisci e scuri erano lunghi fino a metà schiena e una frangetta pari decorava il tutto. Era vestita con un semplice prendisole bianco con stampe floreali, ed infine un paio di splendide ali da farfalla poggiavano sulla schiena, muovendosi pigramente ogni tanto. Era alta circa come Eva, e lei si sentì sollevata a non essere l'unica a non superare il metro e sessanta nella stanza.

-L...Lei è mia sorella Martina-
Spiegò Eva ancora leggermente in imbarazzo. 

-Oh, beh, deduco che non siate imparentate però-
Eva annuì, anche se non le piaceva specificare il fatto che non ci fossero legami di sangue tra loro due, la differenza era ovvia.

-E tu sei?- Domandò la ragazza, mentre si alzava e si avvicinava alle due sorelle.

-Lei è Eva- rispose Ian per lei, come leggermente infastidito dal essere stato tagliato fuori. -Lei è Eva, la fata che i Corrotti stanno cercando- continuò.
-Piacere di conoscerti Eva, Il mio nome è Yuxin- Sorrise, muovendo un po' le ali sulla schiena, e poi diede un leggero pugnetto al ragazzo dai capelli rossi. 
-Ouch,perchè l'hai fatto?-
- Non so, mi sentivo come se fosse colpa tua se questa ragazza è svenuta, le hai dato la polvere da bere?-
E a quel punto l'espressione dolce diventò un occhiataccia verso Ian, nel mentre continuava a pigolarlo.
-Mi fai male! Sei la peggiore fidanzata di sempre-
- L'amore porta gioie e dolori, tesoro mio!-

Quindi erano fidanzati, Eva storse il naso, per un attimo aveva pensato che Ian ci stesse provando con sua Martina.

-Eva, possiamo portare in soggiorno tua sorella? Credo che sia meglio che tenerla in braccio finchè non si riprende, fidati ci vorrà ancora un po'-
Chiese Yuxin, ed Eva non potè non annuire, le stavano cominciando a fare male le braccia, e quindi seguì i due ragazzi nella stanza accanto.
Come prima la stanza aveva la stessa palette di colori, tranne il divano, di un delizioso verde menta e tanti cuscini colorati.
Con cautela Martina fu posata sul divanetto, ed Eva si striacchiò le braccia indolenzite, forse sua sorella non era pesantissima, ma era comunque una stangona, era la più alta delle sue compagne di classe.
- Sapete, mi sembrerebbe carino se qualcuno mi dia una spiegazione su cosa sta succedendo!-
Sbuffò poi, insomma quando fino al giorno prima non credevi per nulla alla magia era normale essere confusi.
-Credo che Lucas potrebbe farti fare un giro per la città e spiegarti meglio le cose, scommetto che Ian ha lasciato molti buchi nella sua di spiegazione- Ridacchiò la ragazza con i capelli scuri, mentre ricominciava a colpire con le nocche la pancia del ragazzo che si lamentava e cercava di scappare, facendo in modo che i due si misero a correre intorno al divano.
Lucas, era il ragazzo che l'aveva salvata! E ora che ci pensava era anche lui seduto al tavolino, ma chissà come mai non aveva fatto parte della conversazione. Eva tornò nella cucina, e la sua domanda fu risolta quando notò che il ragazzo stava beatamente dormendo con la faccia sul tavolo e la guancia poggiata contro il legno.
Con un attimo di esitazione Eva poggiò la mano sulla spalla del ragazzo, scuotendola leggermente.
Lucas aprì i occhi e si spinse via dal tavolo, però il movimento troppo brusco fece perdere equilibrio alla sedia e sia essa che Lucas cadderò al indietro sul pavimento.
Eva trattenne un risolino, almeno finchè non sentì Yuxin gridare dalla stanza accanto "Non preoccuparti fa sempre così!" e a quel punto non potè non ridere.
L'esspressione del ragazzo fu prima confusa poi offesa, e borbottò qualcosa, Eva non riuscì a capire cosa, ma dall'accento sembrava la stessa lingua usata da Ian non molto tempo prima.  
- Ah, mi ricodo di te, sei la ragazzina che stava per essere fatta fuori dai Corrotti-
Lucas si alzò in piedi e seppur non essendo alto come Ian, Eva si sentì piccina in sua presenza, ma era una cosa che le capitava spesso. Era come lo ricordava, Capelli neri lunghi fino alle spalle e occhi verde abete; Naso a patata e il viso ovale era nella lina di confine tra quello di un ragazzino e un adulto.
-Sì...Sono Eva, e tu sei Lucas giusto?-
Chissà quante volte si sarebbe dovuta ancora presentare?
Lucas accennò un sorriso e per la sorpresa di Eva fece un inchino. 
-Al suo servizio madama!-
La ragazza sbattè le ciglia confusa.
- Uh...Ian e Yuxin mi hanno chiesto se potevi farmi vedere la città...O qualcunque posto sia qui.-
Lucas annuì e sembrava stranamente pimpante, eppure fare da guida turistica non sembrava così entusiasmante per Eva.

Lucas arrivato all' uscio di casa aprì la porta, ed Eva emise un gridolino quando si accorse che la casa era costruita tra le fronde di un albero.
E non solo la casa di Ian, un intero villaggio a quanto pareva era formato da casette di varie misure che si appoggiavano ai rami dei alberi.
Eva notò subito che i alberi che sostenevano le case erano troppo grandi e lunghi per essere alberi normali.
-Sequoie?- Domandò la ragazza, osservandosi attorno, le varietà di edifici era incredibili, alcune delle case erano poggiate sui rami come nidi, altre appese come alveari e altre ancora era direttamente scavate dentro il legno.
-Alberi della vita-
rispose Lucas, ed Eva lo guardò confusa, però almeno questo più o meno spiegava del clima mite e non umido che serviva a far crescere una sequia, più o meno.
- Siamo ancora in Italia? Tu, Ian e Yuxin state parlando in italiano, quindi...-
Il ragazzo annuì -Siamo in Italia, a Edera per la precisione-
-Umh, a Pontedera intendi?- 
Lucas scosse la testa. 
-No, Edera, è il nome di questo vilaggio.-
Si mise a camminare per la passerella di legno davanti alla casa, bloccandosi a pochi centimetri dal bordo.
-Ogni nazione ha la sua Città delle fate, un posto dove noi possiamo vivere senza intrarci dei umani, o almeno così dicono i vecchi del luogo-
-Le fate invecchiano?- Eva si sentì in obbligo di domandarlo, certo sapeva poco, ma da quel poco sapeva che le fate era immortali.
Lucas non rispose, invece aprì le ali, e queste si mosserò facendo sollevare il ragazzo.
-Ti va di fare un giro?-
Eva fece un passo all' indietro.
-Non posso volare! E non pensare nemmeno di portarmi in braccio!-
Stillacchiò in disagio.
Il ragazzo fece un espressione un po' delusa ma poi fece spallucce.
-Va bene, faremo la strada a piedi, ma poi non ti lamentare eh!-
Eva annuì, così forse avrebber avuto più tempo per parlare.

Per strada a piedi Lucas intendeva una lunghissima scalinata che avvolgeva tutto l'albero da cima a fondo, fino alle radici, e sembrava più una decorazione che una scala  vera e propria, ma Eva era decisa di farlsela a piedi, nonostante Lucas le aveva ricordato più di una volta che potevano scendere in volo, ed lei si chiese se era per farle un piacere o perchè lui non avesse voglia di camminare così tanto.
-Ti...Ti avevo fatto una domanda comunque-
Cominciò la ragazza dopo qualche minuto di camminata.
-Oh, giusto giusto! Allora per cominciare le fate vivono molto, ma molto più dei umani, tipo centinaia di anni, ma c'è un ma! Alcune fate possono raggiungere uno stato di immortalità! Questo tipo di fata le chiamiamo Perfette. Sono delle fate molto rare, e sincermaente non vorrei mai diventarlo.-
-Si può diventare una fata perfetta?- 
-Un tempo tutte le fate lo erano, è da loro che provengono i miti su di noi; Le fate perfette non sono altro che fate che hanno abbandonato la loro umanità in cambio di potere assoluto e vita eterna-
Eva guardava curiosamente il ragazzo,non che il luogo, nel villaggio la vita mattutina stava iniziando e decine di fate dalle ali colorate cominciavano a volare da casa a casa o aprendo quelli che dovevano essere negozi per lavorare. Come stava spiegando Lucas molte fate erano giovani era raro vederle superare i trentanni esteriormente, ma con sorpresa di Eva vide anche una coppietta di vecchini dalle ali dei colori delle foglie autunnali, passeggiare mano nella mano entrando dentro a un bar sospeso tra i rami, e la scena sciolse il cuore della ragazza, sopratutto realizzando che avrebbero potuto avere mille anni alle spalle. Un altra cosa che spiccò ai occhi della ragazza fu che molte delle fate parlavano in lingue diverse così come i loro tratti somatici erano diversi tra di loro.
-Lucas, è una zona di commercio questa?- Domandò al ragazzo e a lui si illuminò il viso, sembrava davvero entusiasta di raccontare ciò che sapeva.
-Sì! E quello che ti stavo per far vedere!-
A quel punto le afferrò il polso e di corsa scese l'ultimo tratto di scale trascinadola.












  
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