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Autore: Owlfiction    27/09/2015    0 recensioni
Elija Balckfur è un giovane uomo perfettamente normale, dal suo punto di vista: lavora nella polizia locale, ha un appartamento in affitto a New York, e adora i videogiochi.
Ah, giusto per mettere le mani avanti, è un lupo mannaro.
Non che vi dobbiate preoccupare, perché se lo incontraste per strada nella sua forma animale probabilmente Elija sarebbe troppo impegnato a cercare di non arrivare in ritardo da qualche parte per pensare a che sapore avete. In effetti, preferisce gli hamburger agli umani.
La sua vita procede in modo abbastanza comune, finché non viene chiamato a svolgere un incarico sotto copertura dal cui esito dipendono le vite di migliaia di persone. L'obiettivo dell'operazione è Jane Mory, un'umana che col mondo magico non ha nulla a che fare, se non per il fatto che è stata stregata da una setta di vampiri per essere la colonna portante di una terribile maledizione. C'è un solo modo per fermare la magia: trasformare Jane.
Il compito di Elija è avvicinarla, e convincerla ad accettare questa soluzione prima che sia troppo tardi, perché l'incantesimo va fermato a qualunque costo.
Ma il licantropo si renderà presto conto di non poter considerare Jane solo come un bersaglio.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 2


Fortunatamente per me, il fatto di dormire da umano praticamente ogni notte mi aveva permesso di non disabituarmi a quella forma. Conoscevo gente che nella mia situazione avrebbe cercato di correre a quattro zampe, rotolando rovinosamente per terra.
-Mi senti, Elija?- disse la voce di Dikstra nel mio orecchio destro.
-Forte e chiaro, base.- risposi -E da tutta la vita che sognavi di tormentarmi mettendomi la tua voce nella testa, vero?
L'auricolare era piccolo, ed era stato costruito usando la tecnomagia, la scienza che tentava di unire la tecnologia agli incantesimi. In effetti, il congegno era talmente ben fatto che era invisibile dall'esterno, e non aveva bisogno di cavi che mi scendessero sul collo. Aveva le dimensioni di mezza unghia di mignolo.
-Vedo il bersaglio.- mormorai, non appena avvistai la ragazza che saliva sul ponte.
-Ricorda l'approccio che abbiamo stabilito insieme ieri, Elija.- mi avvertì Dikstra.
-Se le rivelo tutto subito, mi prende per pazzo- elencai, per dimostrare che ricordavo il piano -se divento suo amico e poi le rivelo tutto, si sente tradita perché capisce che la nostra amicizia era una farsa, e vive male la trasformazione. Se mi presento come un normale umano ma do pian piano segni di non esserlo, lei scopre pian piano la verità da sola, e non si sente ingannata.
-Se escludi il fatto che la tua incapacità come operativo potrebbe mandare tutto a rotoli comunque...- commentò lei.
Sorrisi, ma non mi offesi. Avevo capito il gioco di Dikstra. Essendo nel consiglio che aveva deciso chi scegliere per l'operazione, e avendo un ovvio legame con me, non voleva essere accusata di favoreggiamento, né che io venissi accusato di essere stato favoreggiato. Parlando male di me rimaneva imparziale, perché nessuno le credeva fino in fondo, ma comunque non diceva nulla a mio favore.
La mia spalla e quella di Jane si urtarono senza alcuna delicatezza. La cartelletta che Jane stringeva sotto il braccio le sfuggì e volò oltre il parapetto, verso le acque vorticose dell'Hudson.
Girai intorno alla ragazza. Stesi la mano fuori dal ponte e afferrai la cartelletta di plastica trasparente prima che potesse cadere nel fiume.
Mi voltai stringendo l'oggetto in mano.
-Grazie- disse Jane, accostandosi una mano al petto e sospirando -grazie infinite.
-Bella presa, Elija!- esultò Dikstra.
Una folata di vento scostò la sciarpa dal volto della ragazza, che indossava un impermeabile ocra e un cappello pesante, che le celava i capelli. I suoi occhi nocciola scattarono dalla busta a me per un secondo.
-Non c'è di che.- risposi, porgendole la cartelletta -Sono stato io a colpirti, era il minimo che potessi fare.
-Beh, hai anche i riflessi da Spider Man che ti hanno permesso di farlo.- si complimentò lei, afferrando la sua cartelletta.
Per un fugace secondo pensai di dirle che gli unici uomini ragno che conoscevo erano i tecnici della parabola satellitare che erano venuti un paio di giorni prima a casa mia. Quegli operai erano dei razzi ad arrampicarsi, e facevano pure reti di sicurezza di ragnatela per evitare incidenti dovuti alla caduta di oggetti o persone.
Poi mi ricordai che lei era umana e notai che quello che lei si stava riprendendo era un plico di disegni.
-Un lupo?- chiesi sorpreso, cercando di vedere meglio oltre la copertina trasparente.
-Sì.- confermò lei, nascondendo maggiormente i fogli.
Non era stata abbastanza rapida, e io avevo potuto dare un'occhiatina al lupo bianco che ululava sul foglio più in alto. E potevo giurare che la ragazza aveva del talento.
-Di norma le persone pensano sia un cane.- confessò lei.
-Non è colpa tua.- la rassicurai -Si capiva che era un lupo, è che la gente a volte non conosce la differenza.
-La regia ti dice che stai andando bene.- sussurrò Dikstra -E attento a non fare troppa pressione.
-Perché scusa?- rise Jane -Tu sei un esperto?
-No.- ammisi -Ma diciamo che i lupi sono... un hobby di famiglia.
Ed ecco un primo, velato indizio. Sperai che andasse bene.
-Comunque, mi chiamo Elija Blackfur.- mi presentai, tendendo la mano.
-Aspetta, Blackfur come... “pelliccia nera”?- mi chiese.
Sbuffai e alzai gli occhi al cielo.
-Speravo non lo notassi...- confessai -Il mio cognome è parte della causa della passione per i lupi della mia famiglia.
Mi resi conto di essere rimasto con la mano tesa per tutto questo tempo, e mi preparai a ritirarla. Ma lei la strinse prima che potessi terminare il gesto.
-Io sono Jane Mory.- si presentò.
Questo lo sapevo già. Pensai, sentendomi un poco in colpa per quello che stavo facendo.
-Il tuo cognome non è assurdo. Buon segno.- mi congratulai invece, sorridendo.
Lei sorrise a sua volta.
-Stai tirando un po' troppo la corda.- mi avvertì Dikstra -Adesso devi ricordarti di avere un impegno.
Tirai fuori il cellulare e guardai l'ora. Rilassai gli angoli della bocca e il mio sorriso svanì.
-Scusami, ma devo andare all'università.- cercai di congedarmi -Se ritardo mi perderò la lezione.
-E dove studi?- s'informò lei.
-Nell'università nuova, quella che hanno appena costruito da zero.- risposi -L'Università Murphy.
Avevamo scelto l'università appena edificata per la mia copertura perché era di proprietà di una società di creature affiliate con la magia.
-Ma è quella che frequento anch'io!- esclamò lei.
E anche perché era quella in cui studiava Jane.
-Sto andando adesso ad un corso di chimica.- continuò a raccontarmi -Se vuoi possiamo andarci insieme.
Finsi di pensarci un secondo.
-Perché no?- risposi -Tanto la strada è quella.
Ci incamminammo verso l'estremità del ponte. L'università era proprio sulla riva dell'Hudson, il che le conferiva un odore non proprio di prima qualità.
-Tu cosa studi?- le chiesi.
-Neurochirurgia.- rispose -Tu?
-Sociologia.- dissi.
Lei mi squadrò per mezzo secondo.
-Esiste un corso di Sociologia alla Murphy?- domandò, sospettosa -Non è un'università di medicina?
-Di norma non è un corso della Murphy.- le spiegai -Ma questo mese la Murphy ha ceduto alcune sale ad un corso di Sociologia.
Tutto quello che stavo dicendo era vero, l'avevamo controllato. E poi, dire che ero in un corso di Sociologia significava non allontanarsi troppo dalla verità.
-Ah.- mormorò lei.
Dovette ricordarsi delle aule cedute agli altri corsi, perché assunse un'espressione imbarazzata.
-Bene.- commentò -Dopo questa figura di merda posso tornare a fare la nullità in silenzio.
-Nessuno è una nullità.- ridacchiai.
Lei si girò verso di me inarcando un sopracciglio, e io per tutta risposta alzai le spalle.
-Prima o poi ci troviamo tutti in una situazione dove siamo importanti.- dissi -Potremmo essere parte di qualcosa di più grande di noi senza neanche saperlo.
-Sembra un discorso da predicatore religioso.- mi fece notare.
Io scossi la testa.
-Scusa, non intendevo parlare di divinità o cose del genere.- mi giustificai -Però pensa questo: magari io domani scivolerò su una buccia di banana davanti a casa mia, un tizio di una trasmissione comica mi riprenderà per caso e mi manderà in onda. Ecco! Faccio parte di qualcosa di più grande!
-Detta così è brutale!- rise lei, scuotendo il capo.
-Ehm...- esitai, a corto di idee -E magari quella trasmissione mi pagherà un mucchio di soldi?
Lei mi afferrò un braccio e mi spinse a rallentare la camminata.
-Che c'è?- chiesi.
-Sto cercando una buccia di banana su cui scivolare.- spiegò lei, con gli occhi fissi sul terreno.
Feci roteare gli occhi, divertito. Quel giorno, il lavoro si stava tutto sommato annunciando più divertente del normale.


-Ottimo lavoro, Elija!- si complimentò Dikstra, scendendo dal furgone nero da cui il team di supporto mi aveva dato informazioni.
Si era cambiata d'abito, e adesso era in tenuta sportiva, perciò sicuramente aveva addosso un sacco di armi, sistemate nelle varie tasche e cuciture interne-
-Ok, sei troppo gentile.- osservai -Che genere di favore ti serve?
-Oh, non sono io ad essere gentile.- mi rassicurò lei -Riferivo soltanto le parole di McGery. Parole che probabilmente non sentirai mai pronunciare dalle sue labbra, quindi mi sembrava giusto che qualcuno te le riferisse.
Una donna all'interno del furgone si mise le mani tra i capelli al sentire le parole di Dikstra. Se pensavo che quell'agente aveva passato quasi tutto il giorno chiusa in un furgone con la vampira, provavo un vivo senso di compassione per lei.
-Senti- dissi -non ho voglia di cercare di capire se quello che stai dicendo sia vero o meno, perché in questo momento l'unica cosa che ho voglia di fare è ritrasformarmi e levarmi di dosso l'odore di spazzatura che diffonde questo fiume.
Dopo un'intera giornata universitaria a respirare quella merda, avevo il senso dell'olfatto che aveva dichiarato sciopero.
-Allora so come soddisfare la tua prima richiesta.- annunciò felicemente lei.
La guardai per un secondo.
-Significa altro lavoro, vero?- domandai.
Lei annuì, con il suo speciale sorriso completo di canini allungati.


Scivolai nel giardinetto della casa di periferia facendo il meno rumore possibile. L'erba e i miei polpastrelli attutivano il suono dei passi, e la mia pelliccia bordò scura mi mimetizzava abbastanza bene con il colore della tarda sera.
La casupola che Jane aveva preso in affitto aveva le persiane aperte, perciò si poteva guardare all'interno senza alcuna difficoltà. Lo scopo della mia intrusione era farmi raccogliere qualche informazione in più sulla ragazza, e magari farmi intravedere da lupo. Così quando Jane avrebbe cominciato a mettere insieme i pezzi avrebbe ripensato anche a questo evento.
-Devi essere veloce e silenzioso, El.- si raccomandò Dikstra.
Conoscevo l'antifona, non era necessario che mi ripetesse la stessa cosa ogni due minuti.
L'unica finestra da cui uscisse luce in tutta la casa era quella del seminterrato. Il vetro era ad appena una spanna dal terreno, perciò potei accucciarmi davanti ad esso per osservare meglio.
Jane mi dava le spalle, ed era intenta a lavorare su un tavolo. Dal modo in cui si muovevano le sue mani, capii che non stava scrivendo, né sottolineando un libro di testo. La ragazza stava disegnando. Inoltre, sparpagliati nella stanza, c'erano svariati dei suoi esperimenti precedenti appesi alle pareti, impilati, o appoggiati sul mobile vicino al mio punto d'osservazione.
E le tele ritraevano lupi. Non tutte le tele, certo, ma dalla stragrande maggioranza della carta un canide mi fissava con i suoi occhi ferini, mi ringhiava contro, oppure semplicemente mi ignorava. Adesso capivo perché avevano scelto un licantropo per svelarle il mondo magico: speravano di fare leva anche sulla sua passione.
Poi, all'improvviso, mentre fissavo la tazza di fianco alla ragazza, che doveva contenere qualcosa che un tempo era stato caldo, mi sentii un verme. Non importava che non fossi stato io a imporle la maledizione, o che mi stessi impegnando per trovare la soluzione che avrebbe causato meno dolore possibile, io stavo comunque ingannando una persona. Quella ragazza non mi aveva mai fatto nulla di male, eppure io la stavo spiando per raccogliere informazioni che avrei usato per rafforzare un legame basato su delle menzogne. Il comportamento più onesto che potessi avere in quella situazione sarebbe stato quello di grattare alla porta, convincerla a farmi entrare e poi lì assumere la mia forma ibrida. Poi le avrei dovuto spiegare per filo e per segno la sua situazione, in modo limpido ed evitando possibili fraintendimenti.
Certo, probabilmente Jane avrebbe cominciato a urlare come una forsennata prima che facessi in tempo a pronunciare la prima sillaba.
Udii il motore di una macchina avvicinarsi e mi appiattii un poco contro il muro. Le probabilità che i passeggeri mi vedessero erano minime, siccome godevo della parziale protezione di un cespuglio. Le probabilità che si fermassero dopo avermi visto poi, erano totalmente trascurabili.
I fari mi illuminarono da dietro per un secondo. Mi accorsi del mio errore quando, sul muro davanti a Jane, la mia ombra venne proiettata dalla luce dei fanali, pienamente visibile.
Jane si voltò con uno scatto verso la finestra, continuando a stringere la matita.
Una ciocca di capelli le cadde sugli occhi, e lei dovette distrarsi un momento per rimetterla a posto, ma io non approfittai della sua distrazione per scappare. Mi avrebbe fatto sentire ancora peggio sparire di colpo senza lasciare traccie. Lei non se lo meritava.
I suoi occhi nocciola mi scrutarono colmi di sorpresa. Mi chiesi se dal vivo lei sapesse distinguere un vero lupo da un pastore tedesco, o se disegnare tutte quelle figure non le avesse insegnato niente. Non sapevo nemmeno io cosa avrei voluto fare in quel momento, eccetto forse farmi venire in mente un modo per farle sapere tutto subito e senza shock.
-Un lupo dagli occhi azzurri...- mormorò lei, accostando lentamente la mano al cellulare.
-El, ti ha visto?- chiese Dikstra dall'auricolare.
Jane sollevò con calma lo strumento e un paio di istanti dopo udii il suono dello smartphone che scattava una fotografia.
-El, abbiamo un pessimo punto d'osservazione da qui- mi richiamò ancora la vampira -dicci cosa succede!
Io feci un cenno del capo alla studentessa di medicina per salutarla prima di alzarmi in piedi e di scrollarmi l'umidità dalla pelliccia. Le scoccai un ultimo sguardo prima di voltarmi, poi mi allontanai nella notte che andava addensandosi.
-El...- provò ancora Dikstra.
-Vi ricevo, base.- risposi, cominciando a correre verso il punto d'incontro prestabilito -Non potevo rispondere perché ero troppo vicino al bersaglio. Anche adesso c'è il rischio che qualcuno veda un cane parlante per strada.
-Allora ci aggiornerai dopo.- mi esentò dalle spiegazioni Dikstra.
Raggiunsi il furgone dopo appena un minuto di corsa. Dikstra mi aprì la porta perché potessi entrare e assumere di nuovo la mia forma ibrida, anche se dopo che lo ebbi fatto nel furgoncino stavamo stretti.
-È andato tutto bene?- chiese lei.
-Sì.- la rassicurai -Ma a parte il fatto che le piace disegnare lupi, non sono riuscito a carpire molto.
Evitai di menzionare davanti all'altro agente di essermi sentito uno scarafaggio mentre la spiavo così.
-Mi sono fatto vedere.- la informai -Per un paio di secondi, sono certo che abbia capito che sono un lupo, e in più mi ha scattato una foto col cellulare.
Dikstra si morse il labbro.
-Forse farsi fotografare è stato un po' eccessivo.- rifletté a voce alta la vampira.
-Non influenzerà più di tanto l'operazione.- la tranquillizzò l'altra donna, di cui non avevo afferrato il nome.
-Comunque, per oggi abbiamo finito.- concluse la vampira -El, ti dispiacerebbe ridarci l'auricolare?
Portai una zampa all'orecchio destro e premetti quello che sembrava un piccolo sassolino attaccato alla mia pelle.
-Staccati.- dissi, usando le Parole.
Sfilai il congegno tecnomagico e lo restituì a Dikstra, che lo ripose in una piccola custodia.
Il furgoncino del Protettorato ci trasportò fino a dentro il confine del quartiere riservato e poi ci scaricò. Il confine era presieduto da incantesimi, che rendevano la zona impossibile da trovare per qualunque umano non invitato o senza un permesso. Nemmeno io sapevo bene come funzionassero, ma immaginavo che imporli avesse richiesto molto lavoro.
Dikstra mi riaccompagnò a casa, siccome il mio appartamento era più vicino del suo. Una volta arrivati, però, la invitai ad entrare. Per la cronaca, i vampiri non hanno bisogno di essere invitati per entrare in una casa, il mio era un comunissimo invito senza alcun valore magico.
Una volta entrati riattivai i sigilli di sicurezza, e le domandai di rifare l'incantesimo di segretezza che aveva usato al Protettorato.
-Fatto.- annunciò Dikstra, una volta terminato il cerchio -Adesso sono io a chiedertelo: sei nei guai?
-In un certo senso...- ammisi, sedendomi sul pavimento, siccome nel cerchio non erano state incluse sedie.
Il suo volto assunse un'espressione preoccupata.
-È per la faccenda di Tom?- domandò.
Io scossi la testa.
-È per l'operazione.- raccontai -Tu mi hai chiesto di accettare il ruolo ma io... non sono sicuro di voler ingannare quella ragazza, Dikstra. Insomma, non è colpa sua se è il cardine di una maledizione dalla portata mondiale.
-Le alternative a questa operazione sono l'assassinio di Jane.- mi ricordò lei -Non credo che questo sia meglio.
Mi passai gli artigli tra la pelliccia del collo, a disagio. Quello che Dikstra diceva era vero, ma lo era anche quello che dicevo io, almeno dal mio punto di vista.
-Senti, El,- mi disse Diskstra, sedendosi a sua volta -questa è la situazione che, nell'addestramento per diventare agente speciale, gli insegnanti chiamavano compromesso. Tu non sei in una posizione che ti permette di fare qualcosa di completamente giusto, né sul piano etico né su quello morale. Sai qual è il criterio che ci hanno detto di usare in situazioni del genere?
-No.- risposi.
Lei sollevò le spalle.
-Quello del male minore.- spiegò semplicemente -Non possiamo lasciare che quella ragazza viva la sua vita senza controllarla, perché tra due anni la sua vampirizzazione scatenerà il caos. Non è giusto nemmeno ingannarla così, però almeno lei continuerà a vivere, con l'unica differenza che si ricoprirà di pelo ogni tanto, avrà sensi più acuti e ottime prestazioni fisiche. Sotto un certo punto di vista dovrebbe ringraziarci.
-Senti, spacciarmi per suo amico in nome del male minore non mi consola più di tanto.- protestai.
-Va bene, Elija, ma, se puoi, non mollare l'operazione.- mi pregò lei.
-Perché no?- chiesi -Se invoco l'obiezione di coscienza potrei anche uscirne senza grane legali.
-E lasceresti il posto a Tom?- domandò Dikstra, scandalizzata.
-Beh, lui ci sa fare molto più di me con le ragazze.- ammisi.
Quel lupo era in grado di portarsi a casa una donna diversa per ogni sera, era il più abile gigolò che conoscessi.
-Proprio per questo non devi lasciarli il posto.- protestò Dikstra -Senti, quando eravate sul ponte c'è stato un momento in cui se tu le avessi proposto di balzare l'università e di passare la giornata con te, lei avrebbe accettato al novantanove per cento, complici i tuoi ormoni da lupo. Ed è la strategia che avrei usato io.
-Nella tua situazione, e con un uomo al posto di Jane (non ho niente contro Jane, è solo una questione di gusti), avrei passato un paio di giorni con il mio bersaglio.- mi raccontò lei, costruendo la scena -Sarei andata a letto con lui dopo una settimana circa, ma sarebbe dipeso dalla sua personalità.
-Grazie mille per parlarmi di come ti porti a letto gli uomini.- la interruppi, indispettito -Ma non mi interessa.
-Poi mi sarei esibita in una parte lacrimosa in cui gli rivelavo tutto, della mia natura eccetera, e lo avrei convinto che se si fosse lasciato vampirizzare avremmo passato insieme la vita.- continuò lei, ignorando le mie occhiatacce -A vampirizzazione finita, lo avrei lasciato col cuore infranto sotto la pioggia di New York. Caso risolto in circa due settimane e mezza. Evviva!
-Ti ringrazio ulteriormente per avermi parlato di come tu sia un agente migliore di me.- commentai amaramente.
Lei scosse il capo.
-Non sono migliore di te.- mi corresse lei -Sono diversa da te.
-Io non avrei mai pensato ai sentimenti del mio bersaglio.- continuò -Avrei svolto tutto il più in fretta possibile, non concedendo agli altri agenti nemmeno il tempo per cercare di trovare il modo di spezzare la maledizione.
Dikstra mi prese le mani con un gesto improvviso. Si diede una scrollata alla chioma corvina e mi sorrise con fare tranquillizzante.
-Tu stai cercando di non ferire quella ragazza, e la cosa è magnifica, Elija.- disse, stringendomi le mani -Tu sei l'agente più adatto per questo ruolo.
Le passai un dito sulle nocche, pensieroso.
-E va bene.- accettai -Non mollerò l'operazione, almeno per ora.
Lei mi sorrise ancora e fece radunare in aria le erbe con un gesto della mano.
-Ora ti conviene tornare a casa, Dikstra.- la salutai -O domani sarai tu quella in ritardo.
-Vado, vado.- mi rassicurò lei, alzandosi -E ricordati di...
-... ritrasformarti prima di andare a letto.- completai la frase -Lo so.


Dopo una seconda mattinata senza cereali al cioccolato, causata dal fatto che non avevo avuto il tempo di comprarli, il mio cervello aveva un impellente bisogno di zuccheri.
-Ti giuro che è così.- disse Jane con enfasi -Era un lupo!
-A New York?- chiesi, dubbioso -Sicura che non fosse un cane randagio?
-Ho le prove.- protestò lei, mostrandomi la foto sul cellulare, trionfante.
Il lupo sullo schermo aveva la pelliccia bordò scarsamente illuminata dalla lampada del seminterrato, perciò il colore del pelo non si vedeva bene, altrimenti Jane avrebbe dovuto fare almeno una battuta sulla sua somiglianza con i miei capelli. Le pupille al centro delle iridi azzurre avevano rimandato indietro parte della luce, ma la qualità della foto nel complesso era abbastanza buona. Sembrava quasi che mi fossi messo in posa.
-Da questa foto potrebbe essere un husky- le feci presente -ma di sicuro non è un bassotto.
-Dal vivo si vedeva che era un lupo.- continuò lei -Magari è scappato da uno zoo.
Oh, fidati, allo zoo non riuscirebbero a trattenermi per nemmeno cinque minuti. Pensai, ma mi morsi la lingua per impedirmi di parlare.
-Ti spaventa avere un randagio che gironzola nella tua zona?- chiesi invece.
Di base, stavo aspettando che mi desse dell'animale pericoloso. Forse sentirmi insultare indirettamente avrebbe alleviato il mio senso di colpa.
Ingoiai un altro pezzo di carne per cercare di soffocare questo genere di pensieri. Sia lodato il cibo della mensa dell'università.
-Non più di tanto, no.- rispose Jane -I lupi cacciano in branco, e la loro preda naturale non è l'uomo, perciò non dovrebbe attaccare. In più, non mi sembrava nemmeno rabbioso.
-Sono più preoccupata che qualcuno gli tiri una fucilata.- ammise poi -Un cane di quelle dimensioni può fare paura. Forse dovrei controllare se in uno zoo hanno smarrito un lupo.
Mi trattava persino bene.
Desiderai ardentemente che una crepa apparisse nel suolo e mi inghiottisse.
-Potresti farlo.- la incoraggiai -Se ti confermano di averne smarrito uno, hai la certezza che quello sia un lupo.
-Guarda, se dipendesse da me non chiamerei nessuno e lo adotterei.- disse, bevendo un sorso d'acqua -Ma le regole del mio padrone di casa includono la clausola “niente animali”, e poi io passo tutto il giorno all'università... Ma quanto mangi?
Sollevai lo sguardo dal piatto ormai tristemente vuoto verso Jane, che mi guardava con un misto di sorpresa e divertimento.
-Fame da lupi.- spiegai -Praticamente oggi non ho fatto colazione.
-Ti sei dimenticato di nuovo di comprare i cereali, vero?- chiese Dikstra dall'auricolare.
Strinsi la forchetta ed evitai sia di risponderle sia di tirare quell'aggeggio fuori dalla finestra, nell'Hudson.
-Adesso ho capito tutto.- commentò Jane -Anche se trovo sia un mistero medico che nel tuo stomaco possa essere finita tanta roba.
-Ehi, ci sono persone che mangiano molto più di me! I lottatori di sumo, per esempio- protestai -Quella carne la finisci?
Lei si avvicinò di più il vassoio alla sua parte del tavolo, per allontanarlo dalla mia portata.
-Comunque, tu sai che mi piace disegnare- cambiò argomento lei -ma io non so quali sono i tuoi hobby.
Non avevo intenzione di mentire su quello, ma mi sarebbe stato necessario distorcere un poco la verità.
-Adoro il campeggio- cominciai -non riesco a passare più di un anno in città senza uscirne per andare da qualche parte sperduta.
E in genere lì andavo a caccia di animali, disputavo gare di sopravvivenza insieme ad altri miei amici mutaforma e mi cimentavo con loro in esibizioni di fuochi d'artificio magici.
-Faccio spesso jogging.- continuai.
Su quattro zampe, però.
-Ma mi piace anche leggere, specialmente libri relativi alla mia materia di studio.
Adoravo imparare nuovi incantesimi, e avevo speso fiumi di denaro per tomi con rituali di magia avanzata, poi avevo scoperto che queste cose erano anche su Internet.
-E a volte mi intrattengo con i videogiochi- conclusi -Più che altro giochi di ruolo in cui faccio sempre e solo il mago.
Questo era totalmente vero.
-Bene, quindi all'apparenza sei a metà tra un nerd e un amante del fitness.- dedusse Jane, cominciando ad aprire il budino.
Inarcai un sopracciglio.
-All'apparenza?- richiesi ulteriori informazioni.
Lei annuì.
-Nessuno dice mai tutto di sé agli altri, soprattutto alle persone che conosce da un giorno e mezzo.- spiegò, mangiando il budino -Hai presente la frase che paragona le persone alla luna?
Io scossi la testa. Eppure ne conoscevo tante di cose sulla luna.
-Ognuno di noi ha un lato in ombra che non mostra a nessuno.- concluse lei.
Non potei fare a meno di trovare la citazione adatta alla situazione.
-E da studente di Sociologia potrei anche aggiungere che quello che diciamo di noi è relazionato a come ci vogliamo mostrare.- dissi.
-Questo è ovvio.- approvò Jane -Quindi devo chiedermi perché ti sei voluto mostrare come un misto tra un nerd e un palestrato?
-Solo se io mi chiedo perché ti sei voluta mostrare come una disegnatrice che non mostra mai le sue opere.- la rimbeccai.
-E va bene- si arrese lei -niente più insinuazioni da ambo le parti. Chiamo una tregua.
-Raccogliete i vostri morti e poi tornate negli accampamenti- ordinai con voce nasale.
-Il suo lato nerd lo sta possedendo.- annunciò sconsolata Jane -Chiamo un esorcista.
Lo sguardo mi cadde sul telefono di Jane, appoggiato sul tavolo, e mi accorsi a malincuore che si stava facendo tardi. Dovevamo ritornare a lezione. Io dovevo andare ad un corso a cui non concedevo più di molta attenzione perché in parte non mi interessava e in parte trattava di argomenti che avevo già svolto all'accademia, quando avevo deciso di specializzarmi nei rapporti tra gli umani.
-Elija!- mi chiamò Jane, mentre mi stavo allontanando.
Mi voltai di scatto, sorpreso da quel richiamo.
-Ho notato che per tornare dove abiti devi percorrere la mia stessa strada.- disse Jane, avvicinandosi di nuovo a me per non farsi bloccare la visuale dalla folla -Ti va se ci vediamo all'uscita?
Anche se non avessi voluto, il mio lavoro m'imponeva di accettare, ma in fondo mi stavo divertendo, perciò non avevo motivo di rifiutare.
-Non vedo perché no.- risposi -Potresti lasciarmi mangiare da quel lupo se ci attaccasse.
-Ehi, è da tutto il pranzo che lo insulti.- mi rimproverò Jane -Sembra che tu abbia qualcosa contro i lupi.
-No.- la smentii -Non ho assolutamente niente contro i lupi.
 
   
 
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