Ciao a
tutti! <3
Voglio
incominciare col scusarmi per il più che enorme ritardo con
tutti coloro che
stanno leggendo questa storia e con chi ha anche recensito, purtroppo
in questi
ultimi mesi ho avuto qualche problema sia con l’inventiva sia
col tempo a
disposizione per scrivere.
Da ora in
avanti spero di essere più puntuale e presente! Scusatemi
ancora T.T
Ora vi
lascio al capitolo.
Nerys
Senza Via d’Uscita
Scappare o combattere?
Non sempre la scelta è
così scontata, tante volte la paura ti
paralizza.
… Due
buchi neri mi osservavano dal soffitto, facendomi perdere un battito ed
obbligandomi a trattenere un urlo.
Era tornato per me.
Era tornato per portarmi
via.
Era tornato per
trascinarmi dalla sua padrona.
Davanti a quelle
constatazioni mi ritrovai incapace di respirare, per un attimo ero
riuscita a
dimenticare tutta quella folle situazione in cui mi ero ritrovata e di
quanto
fosse opprimente il suo
sguardo buio ed
impenetrabile. Durante il giorno passato all'università in
compagnia di Cassie
tutto quello che era successo la notte precedente mi era parso
più simile ad un
sogno che alla dura realtà...
Tutto ciò insieme non
faceva che aumentare il terrore, che piano piano si stava insediando
nella mia mente.
La salivazione era azzerata e la gola secca mi rendeva difficile
deglutire.
Quella cosa, nel
frattempo, continuava a starsene immobile attaccata a testa in
giù dal soffitto
della mia camera, studiandomi attentamente con il capo leggermente
inclinato da
un lato.
Come aveva fatto ad
entrare? Aveva spaccato il vetro della finestra? O aveva deciso di
scardinare
la porta d’ingresso? Ero certa che entrambe le ipotesi
fossero validissime, ma
non avevo il coraggio di distogliere lo sguardo da quella presenza, per
scoprire quale delle due avesse scelto per entrare. E poi la
possibilità di
seguire i suoi spostamenti con lo sguardo mi rassicurava, anche se il
mio corpo
era immobilizzato dalla paura.
«Ti
ho… Trovata… De-ni-se…»
gracchiò allargando le labbra in quello
che doveva essere un sorriso. Non riuscii a trattenermi dal
rabbrividire
davanti a quello spettacolo di denti affilati tutti in bella vista,
mentre il
cuore non faceva che martellarmi nel petto.
Lo vidi allungare un
artiglio affilato nella mia direzione in un chiaro invito ad
afferrarglielo. Di
riflesso piantai le unghie nel materasso mentre guardavo
quell’artiglio
oscillare pericolosamente all’altezza del mio stomaco, se per
un qualsiasi
motivo avesse perso l’equilibrio o la presa al soffitto, mi
avrebbe sicuramente
trafitta.
«Vieni…
Con me… Deni-se…»
canticchiò in modo grottesco ed
inquietante. «La padrona…
Lei ci
aspetta…»
Tremavo di paura ad
averlo ad un metro di distanza ed ero ancora confusa dal brusco
risveglio per
capire appieno cosa stesse succedendo, ma, nonostante tutto questo,
l'idea di
afferrare quella specie di mano non mi sfiorò mai la mente.
Davanti al mio rifiuto lo
vidi avvicinarsi ancora un po', fino a sfiorarmi il collo con
l'artiglio. «La padrona…
Ci aspet-ta…» cercò di
sollecitarmi passandosi la lingua nera sui denti affilati.
Un conato di vomito mi
risalì dalla bocca dello stomaco, fortunatamente riuscii a
fermarlo prima che
fosse troppo tardi.
Intanto quella creatura
era scesa lentamente dal soffitto fino a poggiare i piedi sul letto,
facendo
molleggiare leggermente il materasso.
No… No, non doveva
avvicinarsi! Con uno scatto mi sedetti ed iniziai ad indietreggiare
freneticamente
tra le lenzuola fino a scontrarmi dolorosamente contro la spalliera.
Non ci
diedi troppo peso, la mia mente era totalmente occupata
dall’immagine di quel
mostro che sostava placidamente a pochi passi da me. Tutto d'un tratto
l'adrenalina che mi aveva aiutata a scappare, sparì nel
nulla. Non riuscivo a
reagire, a trovare la forza per buttarmi giù dal letto e
fuggire il più lontano
possibile da lui.
Il respiro si fece sempre
più agitato, sentivo chiaramente il pulsare del sangue
rimbombarmi nelle
orecchie. Il tempo sembrava essersi congelato: lui
se ne stava in fondo al mio letto immobile a fissarmi ed io
paralizzata
a guardare fisso nella sua direzione.
«DIANA!» urlò una
voce
femminile alle sue spalle, prima che lui sparisse totalmente dal mio
campo
visivo. Ora davanti a me stava una figura femminile ansimante con gli
occhi
pieni di preoccupazione ed angoscia. Selene…
Mi venne istintivo
identificare la mia salvatrice con la figura bionda e slanciata che
ormai ossessionava
le mie giornate e i miei sogni. Ma mi sbagliai, perché la
ragazza che mi
ritrovai ad osservare non aveva una lunga treccia bionda, ma lunghi
boccoli
scuri scompigliati.
«Cassie?» domandai
sorpresa. La mia amica impugnò la scopa a mo’ di
mazza, spostando lo sguardo
inquieto su di me. «Vieni qui! Che diavolo
aspetti?» mi riprese mentre spostava
lo sguardo sulla scrivania a fianco del letto, dove in quel momento si
stava
rialzando quell’essere.
L’urlo di Cassie fu come
una secchiata d’acqua fredda, risvegliandomi da quello stato
catatonico in cui
ero caduta. Così, senza farmelo ripetere due volte, mi alzai
di scatto dal
letto raggiungendola subito. «Non ti provare ad avvicinare di
nuovo!» lo
avvertì Cassie stringendo la presa sulla sua arma
improvvisata.
«Prima tu…»
«Un colpo solo
all’altezza del costato. Non ci speravo molto a dir la
verità.» rispose pratica
lei. Non potei trattenermi dal guardarla con un misto di stupore e
affetto.
«Grazie.» sussurrai, mentre la osservavo
sbalordita. I boccoli disordinati e
gli occhi vispi che seguivano il più minimo movimento di
quell’essere le davano
un aspetto piuttosto selvaggio ed agguerrito.
Non l’avevo mai vista
così.
In quel momento pareva un
gatto pronto ad un agguato contro un grosso e pericoloso
lupo… Già, due poveri
gatti contro un lupo piuttosto affamato… Questo era il
dislivello che incorreva
tra noi e quell’essere, eravamo praticamente delle morti che
camminavano.
Stavolta non ne saremmo uscite. Eravamo solo noi due con una scopa come
unica
arma offensiva… Un po’ poco…
Ormai lui si era ripreso
ed il conto alla rovescia era appena iniziato.
Con un movimento unico e
fluido si era ancora una volta rialzato in piedi.
Non avevamo vie di fuga.
Certo, saremmo potute scappare dalla camera e correre lungo il
corridoio, ma
l’istinto mi diceva che non sarebbe servito a nulla, avremmo
solamente
posticipato ciò che era inevitabile. Perché quella cosa
avrebbe avuto la
meglio in uno scontro corpo a corpo.
Non ne avevo il minimo
dubbio!
Si
sgranchì il collo
prima da una parte
poi dall'altra provocando suoni che mi fecero accapponare la pelle.
Forse…
Forse avrei potuto fare
come voleva lui.
Andare dalla sua padrona…
Magari mi avrebbero dato delle spiegazioni riguardo alla questione
“Denise” e ai
sogni che mi perseguitavano
non solo più durante la notte, ma anche in pieno giorno.
Avrei ricevuto delle
risposte alla moltitudine di domande che mi si stavano affollando in
mente…
Sorrise, il mostro.
Sorrise davanti alla mia
incertezza, alla mia paura ed alla mia confusione, ma il sorriso che
gli
deformò il volto, fece sembrare quell’espressione
più simile ad una ferita, un
taglio sottile e preciso, su un volto che di umano aveva ben poco.
La scena che gli si
presentava davanti doveva divertirlo parecchio: due ragazze spaurite
con una
semplice scopa come arma di difesa, mentre lui poteva vantare un ampio
armamentario, tra cui denti affilati degni del peggior squalo bianco e
artigli
lunghi ed affilati da essere scambiati per rasoi. Era una battaglia
persa in
partenza.
Fece un passo nella
nostra direzione studiandoci attentamente con quelle due orbite vuote.
Proprio mentre lo vedevo fare
l'ennesimo passo nella nostra direzione, mi resi conto quanto
l’idea di
seguirlo volontariamente fosse una cazzata. Se quell’essere
davanti a me era
già spaventoso ed inumano, non volevo nemmeno immaginare
come sarebbe potuta
essere la sua padrona.
Con lo sguardo iniziai a
studiare la mia camera alla ricerca di qualche via di fuga, ma come
avevo già
ipotizzato prima, l’unica sarebbe stata provare a scappare
lungo il corridoio e
cercare di raggiungere il portone d’ingresso nel minor tempo
possibile.
Solo che mia madre
sarebbe potuta uscire in qualsiasi momento, richiamata dal casino che
avremmo
fatto scappando fuori dalla camera.
Era già strano che non
fosse ancora entrata qui in stanza dopo tutto il caos che avevamo
fatto. In automatico
lanciai una rapida occhiata alla mia scrivania che ormai giaceva
distrutta in
un angolo della stanza, la caduta di quella creatura doveva essere
stata più
devastante di quanto pensassi, anche se lui sembrava esserne uscito
illeso.
Persa nei miei pensieri
non mi accorsi subito che il mostro si era fermato a qualche passo da
noi ed
aveva inclinato il capo puntandoci contro quei buchi neri.
«S-sei una di
no-i…?» domandò inclinando il
volto verso sinistra e tracciando
con quella lunga unghia il percorso tra la guancia ed il collo di
Cassie, la
vidi deglutire e mordersi il labbro inferiore tentando di mantenere la
calma. Strinsi
forte i pugni lungo i fianchi mentre sentivo il sangue circolare sempre
più
velocemente ed una strana sensazione cominciare a ribollirmi nello
stomaco.
Quella sottospecie di
feticcio umanoide si stava prendendo troppe confidenze con Cassie.
Doveva
allontanarsi e sparire dalla mia vista. Non aveva più
importanza il motivo che
lo aveva condotto qui, la mia curiosità ed il terrore erano
spariti nello
stesso momento in cui aveva osato toccare la mia amica,
un’innocente, la cui
sola colpa era stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento
sbagliato.
Con un movimento brusco
mi interposi fra di loro e con un gesto stizzito ed attento allontanai
l’artiglio dal viso della mia amica. «Stalle alla
larga!» esclamai sempre più
furiosa.
Quella brutta copia di
una mano si avvicinò di nuovo, ma stavolta si
soffermò fra i miei capelli. «Non
toccarmi e lascia stare Cassie!» gli urlai in faccia
schiaffeggiando col dorso
della mano il suo artiglio, ferendomi lievemente.
Lui non si scompose e
ritirò semplicemente la mano, portandola davanti al viso ed
osservando
avidamente la piccola traccia di sangue che la sporcava. «Deni-se…»
soffiò prima di leccare via la macchia con una lunga
lingua nera. Un conato di vomito mi risalì lungo la gola e
dovetti trattenere
dallo svuotare il contenuto del mio stomaco direttamente sul tappeto.
«Cass-i-e…»
sibilò spostando ancora una volta la sua attenzione
sulla mia amica. «Non…
Umana…» poi
s’interruppe all’improvviso con lo sguardo fisso su
Cassie. «Argento…»
disse sgomento. «Argento…
Koré!!!» e poi si allontanò
verso la finestra senza staccare gli occhi da noi due ed urlando parole
senza
senso come “padrona” e “Way”
per poi sparire nell’oscurità della notte sotto i
nostri sguardi scioccati.
Sbattei un paio di volte
le palpebre cercando di capire se ciò che avevo visto era
davvero successo o se
si trattava soltanto di un'allucinazione.
Un improvviso dolore al
fianco mi riportò alla realtà.
«Ahia!» urlai strofinandomi forte la parte lesa.
«Che diavolo ti è preso?» chiesi
infastidita a Cassie. «Cercavo di capire se
non stavo sognando.» rispose innocentemente.
«E perché lo hai fatto a
me?»
«Perché fa male!» mi
rispose come se fosse ovvio, mentre ritirava la scopa dietro
l’armadio.
Prima o poi l'avrei
uccisa, giurai a me stessa con un leggero broncio sulle labbra.
Sempre che non cercasse prima
lei di accopparmi con una scopa...
Davanti a questo pensiero
non riuscii a trattenere una piccola risata sotto lo sguardo perplesso
della
mia amica. Avevo decisamente qualcosa che non andava se dopo essere
aggredita
da una specie di mostro, riuscivo ancora a ridere per delle cazzate del
genere.
«Tu non sei normale!»
affermò convinta Cassie lasciandosi cadere tranquilla sulla
sua brandina. Inarcai
un sopracciglio davanti al suo comportamento tranquillo ed
assolutamente
normale. «Nemmeno tu!» le risposi avvicinandomi
alla finestra e chiudendola con
un colpo deciso.
Sotto un lampione in
lontananza mi sembrò di vedere una figura femminile, ma non
appena sbattei le
palpebre per metterla più a fuoco, di quella presenza non
rimase più nulla.