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Autore: Blue Eich    28/09/2015    3 recensioni
«Tanti auguri, piccolo Ash! Hai ricevuto il mio regalo?»
«Eh?» Ash si prese un attimo di tempo per riconoscere quella voce, bonaria e stuzzicante. Poi sbuffò, alzando gli occhi al cielo. «Gary, il mio compleanno è stato la settimana scorsa.»
«Cosa credi, lo so bene» fu l'aspra risposta del ricercatore. «Ero così preso dai miei studi che me n'ero completamente dimenticato… Perciò ho pensato di rimediare con un regalo in grande stile!»
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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2017-13-2-05-45-11

 

«Serena?» Ash scosse dolcemente il corpo della ragazza, arrotolato come un Caterpie sulla sabbia ormai fredda. «Ehi, Serena…»

«Uhm…» Lei aprì distrattamente gli occhi, con un mugolio. Il cielo e il paesaggio s'erano tinti di scuro, non sembrava esserci nessuno a parte loro. «Dove sono?»

«Ti sei addormentata, oggi pomeriggio» le spiegò lui, con un sorriso.

La francese si portò una mano al viso, soffocando il rossore che sentiva già imporporarle le guance. Sperò, perlomeno, di non avere russato o assunto pose strane. «Ah, che imbarazzo!»

«Perché? Eri carina.» Ash – dopo quel commento così innocente che la lasciò meravigliata – le porse la mano e iniziò a condurla nell'ala sinistra alla villa, dove si stava svolgendo il tanto progettato barbecue.

Iris danzava insieme ai Pokémon a ritmo di una musica moderna e vivace che proveniva dal suo vecchio telefonino, lasciato con noncuranza accanto al piatto. Vera smaniava dalla voglia di divertirsi insieme a loro, ma intendeva farlo solo dopo aver fatto il tris di costine, salsicce e crocchette di manzo. Che, purtroppo per il suo stomaco ingordo e affamato, erano ancora a sfrigolare sulla brace.

«Ehi.» Misty rivolse a Serena un sorriso gentile, appena la vide arrivare. «Dormito bene?»

La ragazzina annuì, sedendosi accanto a lei nel tavolo pieghevole, davanti al posto in cui il piatto di plastica era ancora nuovo e intoccato. «È da tanto che avete cominciato?»

«No, cinque minuti.» La Capopalestra scoccò un'occhiataccia a Iris. «Ma qualcuno, a quanto pare, preferisce giocare piuttosto che stare a tavola composto come tutti gli altri.»

«Dai, My, non essere così dura» disse la castana, portandosi una saporita bruschetta alla bocca.

La Performer si chiese come mai la sua coinquilina – di solito sempre così servizievole – non stesse aiutando Ash, che aveva subito preso a trafficare con un'evidente difficoltà davanti alla griglia. Poi, guardandosi in giro, si accorse che mancava qualcuno all'appello: Lucinda. Inizialmente pensò che fosse in bagno, ma più il tempo passava e più era costretta ad accantonare quell'ipotesi.

«Scusate, Lucinda non c'è?» chiese, dopo essersi fatta un po' di coraggio, alle Pokégirl più anziane.

«Ehm…» Vera, per quanto cercasse di sforzarsi, non era mai stata una grande attrice. Parlando in fretta con la bocca piena, improvvisò: «Ha il ciclo, poverina! Non se la sentiva proprio di mangiare qualcosa!»

«Oh…» fece Serena, dandosi della sciocca per aver pensato che potesse essere successo qualcosa durante il suo pisolino. «Ma questo ciclo fa così male come dicono?» domandò poi con innocenza, confidando nel fatto di avviare un discorso tra “donne”.

«C'è chi non sente niente e c'è chi vorrebbe impiccarsi per il dolore» fu il commento di Misty, schietto e secco, che ebbe soltanto l'effetto di spaventare la più piccola.

La Principessa di Hoenn si sentì in colpa e si disse che la prossima volta avrebbe cercato una scusa migliore per non dover dire: “Lucinda si è chiusa in camera, ce l'ha con il mondo intero e non vuole uscire.”

 

DOMENICA (Parte 1) – Il sasso della discordia


 

La mattina dopo c'era abbastanza trambusto. Perché era l'ultima mattina, già. Lucinda stava diventando matta perché non trovava più il suo lucidalabbra preferito e, per quanto bene avesse riposto tutti i vestiti, la sua valigia color rosa pallido rifiutava di chiudersi. Vera cercava di capire da che parte piegare il lenzuolo del letto per metterlo via, mentre Serena era fuori che parlava svogliatamente al cellulare con sua madre, lamentandosi del poco segnale.

Per l'Allenatore era stato facile preparare il suo bagaglio: ci aveva sbattuto dentro tutti gli indumenti sporchi e stropicciati sparsi sul pavimento, la roba da bagno e voilà. Per le ragazze era un po' più complicata la questione, perché dovevano meticolosamente piegare e ordinare tutto.

Infatti fu il primo ad andare a colazione, affiancato da Pikachu. La mano con cui stava tenendo il cucchiaio per i cereali, però, divenne rigida non appena anche Misty entrò.

Si salutarono molto freddamente e lei andò a sedersi il più lontano possibile da lui. Se solo pensava a cosa stava per succedere il giorno prima, si sentiva la coscienza sporca e un brivido le correva lungo la schiena. Aveva passato la notte insonne, a rigirarsi bruscamente tra le coperte, affondando la faccia paonazza nel cuscino al ricordo di quell'Ash così intraprendente. Sempre contro quel cuscino soffocava la rabbia, sentendosi tradita e – per quanto stentasse in cuor suo ad ammetterlo – ferita. Ash, al contrario, preferiva non pensare: altrimenti gli riveniva in mente ciò che non avrebbe dovuto vedere e diventava bordeaux. Al contempo però lo assaliva una grande malinconia.

Senza dir niente si alzò di scatto, per dirigersi in spiaggia, a prendere una boccata d'aria.

 

Gary, stravaccato sul sedile e con un tablet sulle gambe, osservava distrattamente lo schermo. A un certo punto, un sorrisetto malizioso gli increspò le labbra. «Oh, era ora, finalmente se n'è accorto… Anche questa non posso assolutamente perdermela.»

 

Le ragazze salivano e scendevano in continuazione le scale per ammassare tutte le valigie accanto all'ingresso. Poi, finita questa operazione, si sedevano in cucina.

Quando Ash varcò di nuovo quella porta, trovò Vera che sbadigliava e Serena con Fennekin in braccio che, come ogni mattina, non mancava di spazzolargli premurosamente il pelo.

«Ehi, Ash, che cos'hai in mano?» chiese la ragazza di Hoenn, con la sua solita indiscrezione.

Il corvino aprì un palmo, rivelando un piccolo sasso a forma di cuore. «L'ha trovato Pikachu poco fa sulla spiaggia. Incredibile, eh?» Lo fece saltellare sulla propria mano. «Chissà come ci è finito, qui.»

«Che carino!» commentò Vera, mentre la meraviglia spaziava nei suoi occhioni azzurri. «Quanto vorrei averne uno anch'io…»

Serena, smesso d'un tratto di spazzolare il suo starter, fece un sorriso sornione. Molto sornione. «Oh, già, è davvero molto bello! Mi piacerebbe tanto tanto un ricordo di questa vacanza…»

«Ehm…» L'Allenatore iniziò a percepire che la cosa non sarebbe sfociata in niente di buono. E lui che voleva darlo a sua mamma appena tornato a Pallet… «Ecco, non saprei…»

«Di che parlate?» intervenne Iris, allegra. «Oh, che buffa quella pietra!» esclamò, sedendosi a gambe divaricate proprio nella sedia di fronte alla causa di cotanta tensione. Mise la testa all'altezza del tavolo, per osservarla con occhi da Furret, limpidi e curiosi.

Nel frattempo, anche Lucinda fece il proprio ingresso e andò a sedersi al primo posto libero che vide. «Qualcosa non va?» chiese poi, leggermente confusa, notando i sorrisi tirati di Vera e Serena e quello sghembo di Ash… Più simile alla smorfia tipica di chi non sa più che pesci pigliare, in realtà.

«No, tutto okay» smentì il moro, che stava per arraffare la pietra sul tavolo e nasconderla alla sua vista, ma fu troppo lento.

La Reginetta di Sinnoh chinò il capo indietro e, con aria estremamente lamentevole, disse: «Nessuno mi fa mai regali, sarebbe bello riceverne uno una volta tanto» lanciandogli un'occhiata, che significava “ti ho dato un'occasione per essere carino con me, che aspetti?”

Anche Misty entrò, del tutto ignara di cosa stesse succedendo, e si lasciò cadere sull'ultima sedia con un sospiro di sollievo. «Finalmente abbiamo finito!» Notando il silenzio quasi pressante che aleggiava nella stanza, si rimise composta e squadrò le facce strane di tutti. «Mi sono persa qualcosa?»

«Misty, guarda che bel sasso che ho trovato poco fa.» Ash, a denti stretti, indicò col capo verso il tavolo. Il suo sorriso tirato sembrava borbottare tacitamente “ai-u-ta-mi” mentre veniva messo sotto pressione dagli altri sguardi di fuoco fissi su di lui.

Si aspettava un appiglio adulto, un aiuto per scappare da quella situazione alquanto… Scomoda. Misty rivolse prima lo sguardo a lui, poi al sasso, e sbatté le palpebre. «Ricordi la mia bici? Penso sia arrivato il mio compenso, finalmente.»

«Cosa?!» squittì, a dir poco sconvolto.

Lucinda tirò su il capo che finora era stato svogliatamente chino addietro, per poi proporre con una punta di malizia: «Perché non la dai alla più bella tra di noi?»

«Giusto, Ash, perché non la dai alla più bella?» lo incitò Misty.

«Eh?» fece ancora lui, sempre più nel panico. Non aveva la minima idea di come comportarsi.

«Qui si mette male» sussurrò Vera e Serena, accanto a lei, deglutì sonoramente. Iris, invece, non aveva smesso di fissare la pietra, al punto da non far caso a ciò che stava accadendo.

«Tanto mi sembra scontato chi sceglierà» decantò la blu, scostandosi indietro la sua bella chioma. Si avvicinò all'amico e fece sfarfallare le ciglia come un Deerling, mentre lui indietreggiava.

«Poco modesta, mi dicono!» Misty, invece, marciò da lui e lo afferrò con impeto per il colletto della maglietta. «Allora, chi scegli?!»

«Già, chi scegli?!» proseguì poi l'altra, aggrappandosi al suo braccio.

«Ma insomma, io non…»

Lo sclero di Ash venne interrotto dalla vocetta allegra di Iris: «Me lo regali, vero?» Riemersa da quella sorta di trance, aveva ora in mano il tanto fantomatico sasso e se l'era infilato in tasca, pronta a uscire dalla cucina. Erano rimasti tutti… Di sasso, tanto per stare in tema.

«Ehi, non l'ha dato a te» protestò Serena, dopo aver preso un po' di coraggio.

Iris rispose con un sorriso furbo e strafottente. «E invece sì, l'ho preso prima io e ora è mio!»

Quello fu l'inizio ufficiale della guerra. Tutte continuavano a parlare senza ascoltarsi a vicenda, chi addirittura cercava di tirarsi i capelli o si guardava ringhiando come un Houndoom. Ash, nel frattempo, stava cercando di raggiungere la via di fuga più vicina senza farsi notare e pregava sottovoce Arceus.

Proprio in quel momento, tra strilli e tensione, la porta si spalancò. «Ehilà, bella gente!»

Gary. Braccia spalancate, sorriso raggiante, camicia hawaiana e occhiali da sole. «Non vi aspettavate di vedermi qui, eh?»

Tutto il gruppo tacque di colpo, dando così al nuovo arrivato la possibilità di rivolgere un'occhiata generale a tutti, rimasti immobili per lo sconcerto. Passò in rassegna le ragazze una per una, squadrandole con attenzione, finché non vide quella coi boccoli biondi e gli occhi azzurri che tanto gli erano stati descritti. «Oh, ma allora sei tu la piccola Serena!» esclamò, con un'allegria inaspettata.

Lei indietreggiò, confusa, al vederlo avvicinarsi con le braccia bonariamente allargate. Chi era, perché era piombato in casa e soprattutto come sapeva il suo nome?

Il castano sfoggiò un sorriso galante. «Quando Ash mi parlava di te, da piccoli, credevo che fossi solo una delle sue fantasie» raccontò, prima di farle un perfetto baciamano, degno di un cavaliere. «Sono lieto di essermi sbagliato.»

La bionda soffocò un risolino, portandosi la mano libera al viso imporporato d'imbarazzo. Misty aveva fatto una smorfia d'indignazione e spalancato la bocca, perché non credeva che Gary sarebbe caduto tanto in basso: insomma, fare la corte a una bambina di dieci anni. Seriamente? Ash s'era imbronciato, – insomma, gli aveva dato del bugiardo davanti a tutti! – mentre Lucinda in mezzo alle sue due amiche stringeva con rabbia i pugni e digrignava i denti, contando fino a dieci per non esplodere.

Gary rivolse un sorriso anche a lei, ma senza aver ancora lasciato la mano delicata di Serena. «Ehi, piccola, come te la passi?»

«Da schifo, ecco come me la passo!» rispose, abbassando il capo. Non doveva piangere, non davanti a lui, non davanti a tutti, ma sentiva di non farcela più.

Il ricercatore, al vederla così, si fece più serio e cercò di sfiorarle un braccio. Lei, però, si divincolò con un brusco strattone. «Lasciami!» gridò, con la voce che le moriva in gola. Si morse un labbro e, spinta dalla rabbia, compì un gesto che non avrebbe mai creduto di poter compiere: gli tirò uno schiaffo, facendo risuonare lo schiocco in quel pesante silenzio.

Rimasero tutti allibiti, mentre il castano si sfiorava la guancia colpita. «Lucinda, io non …»

«Sta' zitto!» lo ammonì subito lei. Fece per andarsene, ma fu il sorriso sul volto da ebete di Ash a trattenerla. «Cosa ci trovi di tanto divertente?!» lo riprese, marciando a passo deciso verso di lui. Senza dargli il tempo di aprir bocca per ribattere, spense quel sorriso irritante colpendo con stizza anche lui.

«Lucinda, ma…» tentò di obiettare il corvino, portandosi una mano alla guancia come aveva fatto il suo rivale poco prima. Non riusciva davvero a capire a cosa fosse dovuto quell'improvviso scatto d'ira.

«Ti odio!» sbottò la blu, girandosi. «… E odio anche te!» mugugnò, dopo essersi girata un'ultima volta verso Gary, mostrando le lacrime ch'erano andate a rigarle il viso. Sbatté la porta, lasciando ancora più interdetti e storditi i presenti. Perché stavano succedendo così tante cose così in fretta?

Il bruno sentì un'ondata d'amarezza invaderlo nel petto. Faceva più male quello, che le pulsazioni che sentiva sulla guancia gonfia.

Iris, dispiaciuta, tese una mano nella direzione in cui la sua amica era fuggita. «Hai fatto piangere Lucinda! Vergognati, sei soltanto un bambino!» Prima d'incamminarsi fuori, si fermò davanti ad Ash, per dargli un medesimo – ma più violento – ceffone. «Stupido, stupido, stupido!»

«Ma cosa diavolo…» bofonchiò lui, massaggiando un'altra volta la sua povera guancia. Aveva forse un cartello con scritto “Picchiatemi!” appiccicato da qualche parte e non lo sapeva?

«Ehi, tu, dove vai? Molla l'osso!» Vera, al pensiero del sasso ancora nelle selvagge mani della viola, si allarmò subito. Ma un attimo prima di andare, fece dietrofront.

Ash la guardava. Era fiducioso in lei, ch'era sempre stata un po' come una sorella minore. Avrebbe dovuto sostenerlo, no? «Non vorrai picchiarmi anche tu?»

«Mi dispiace…» anticipò subito. «… Ma te lo meriti! Non dovevi illudermi con quel bacio!» esclamò poi, con più decisione, premendo la mano forte contro la sua guancia. Corse fuori, senza guardarsi indietro, perché non voleva vedere quale reazione avesse provocato il suo gesto impulsivo.

Tempo di alzare di nuovo il capo, che Serena fu davanti a lui.

«Serena… Almeno tu…» supplicò, quasi, ma lei fece cenno di no. Alzò un braccio, pronta a colpirlo. Ma all'ultimo secondo, mancatole il coraggio, corse via.

Ash guardò dispiaciuto la porta da cui tutte se n'erano andate, una dopo l'altra. Ah, già, mancava ancora qualcuno. Fu quasi sollevato: Misty sorrideva, e sembrava un sorriso pacifico. Perciò lo ricambiò. Evidentemente lei aveva capito tutto.

«Tu non mi farai niente, vero?»

Misty, sempre sorridendo in quel modo mellifluo, rispose: «Perché darti uno schiaffo…» Poi, il sorrisino a incresparle le labbra divenne sadico, mentre posizionava una gamba più indietro dell'altra. «Quando posso farti ancora più male?!» esclamato ciò, gli assestò un calcio, bello forte. Nelle parti basse. Ash per poco non cadde all'indietro e soffocò un gemito sofferente.

La rossa, con un verso di superiorità, lasciò la stanza. Se doveva picchiare quell'idiota, tanto valeva farlo con stile, da regina.

Mentre lui cercava di riprendersi, trovò davanti a sé un'ultima figura. L'espressione che aveva, da insofferente passò a beffarda, pur rimanendo di un velo malinconico.

«Sei proprio un poco di buono, Ketchum» fece Gary, con voce volutamente femminea, per poi fingere di tirargli un'ennesima sberla. «Un insensibile

«TI CI METTI PURE TU?!» strillò il corvino, pestando un piede a terra dalla rabbia.

 

Iris camminava vicino alla spiaggia e, per sbollire un po' l'arrabbiatura, ogni tanto si fermava e dava calci alla sabbia, così, di punto in bianco. Pensando a quant'era stupido Ash, naturalmente. Se avesse avuto una sacca da box con la sua faccia scarabocchiata sopra, l'avrebbe ridotta a brandelli. Uno: aveva fatto piangere Lucinda, una sua carissima amica. Due: gli aveva aperto il suo cuore, quella notte, e lui dopo tutto quel tempo ne era rimasto indifferente. Come poteva tollerare un affronto simile al suo orgoglio?

«Stupido Ash. Stupido sasso. Non lo voglio più!» Lanciò la pietra cuoriforme in mare, più lontano e con più impeto che poteva. Quando ricadde con un flop, però, se ne pentì subito… Ma ormai era troppo tardi. Accidenti. Finiva sempre per rovinare tutto per colpa del suo carattere scontroso. Forse era anche lei una stupida, in fondo. Si riscosse da quei pensieri solo quando vide la ragione che, fondamentalmente, l'aveva spinta ad uscire: Lucinda. Era stata una settimana davvero stressante per lei, di occhi gonfi di pianto e mal di testa così forte da farle rimbombare nelle orecchie il battito del cuore. Nonostante ciò, ogni mattina si alzava, si acconciava i capelli e nascondeva le occhiaie e la stanchezza sotto una maschera di trucco, perfetta come quella di una geisha. Non vedeva l'ora di andare a casa e gettarsi sul suo letto, dimenticando tutti e tutto.

«… Lucy?» chiamò Iris, un po' timidamente.

«Ah, sei tu» l'accolse la blu, in tono apatico. Come a sottolineare che non gradiva più di tanto la sua presenza. Né la sua, né quella di nessuno: aveva mandato via persino il suo starter, stavolta.

«Mi dispiace per ciò che è successo…»

«Anche a me.»

Entrambe fissavano il mare, come volersi distrarre. Sapevano bene di avere una colpa, un segreto non detto; simile, per giunta. Forse era per quello che regnava un tale imbarazzo. Nessuna delle due aveva il coraggio di confessare né di guardare in faccia l'altra.

 

Misty cacciò un pesantissimo sospiro. Iniziava a sentirsi ridicola per il modo in cui si era comportata durante tutta quella settimana. Non avrebbe dovuto vederla come una guerra, ecco. Se Ash avesse voluto lei, l'avrebbe scelta subito. Ma forse non ne valeva nemmeno la pena. Era solo uno stupido ragazzino e gli stava correndo dietro da troppo tempo. Però… Nonostante tutto, non riusciva a smettere di pensare a lui e angosciarsi. La sua attenzione, fissa alle onde mosse dell'oceano, venne attratta da un lieve odore di bruciato nell'aria. Si guardò in giro e, proprio come temeva, vide una scia di fumo cinereo provenire dal cuore dell'isola. Strinse i pugni e, mettendo momentaneamente da parte la sua morbosa entomofobia, corse a controllare.

 

Vera, immersa nei suoi pensieri, aveva camminato così tanto che non sapeva neanche dove fosse finita. Ma non aveva alcuna importanza, ormai. Stette immobile, con le mani strette a pugno e lo sguardo velato di malinconia. Un sorriso amaro le sfuggì dalle labbra. Era stata una sciocca a pensare che Ash, tra tante, potesse notare proprio lei. Non aveva la bellezza della sua migliore amica, il temperamento forte di Misty, la sfacciataggine di Iris o l'ammaliante dolcezza di Serena…

Un versetto attirò la sua attenzione, distraendola da quei pensieri demoralizzanti. Quando alzò il capo, vide quello tondo come un pallone di Piplup spuntare da un cespuglio. «Piplup pì!»

«Piplup, che ci fai qui?» chiese, con un battito di ciglia confuso. Si aspettava di veder spuntare Lucinda da qualche parte, ma non fu così. «Sei da solo?» Si piegò sulle ginocchia, per essere alla sua altezza. Il pinguino annuì, con aria vagamente abbacchiata.

I due sentirono lo scoppio di un'esplosione, violenta e improvvisa, che li fece sobbalzare. Non proveniva molto lontano da loro, perché videro una nuvola di fumo salire all'alto, sprigionandosi dal folto degli alberi. Si scambiarono un'occhiata determinata e annuirono: era successo qualcosa e dovevano scoprire cosa. Piplup si fidava di lei, dal momento ch'era sempre stata vicino alla sua padroncina e sapeva quanto fosse in gamba come Coordinatrice. Se avesse dovuto fronteggiarsi un'altra volta con il suo Glaceon, non era affatto sicuro che sarebbe riuscito a batterlo. Il che, per un inguaribile orgoglioso come lui, voleva dire molto.

 


 


 

Angolo dei sopravvissuti
Riferimenti al fatto che la Coppa Adriano avrebbe dovuto vincerla Vera puramente casuali, eh, così come gli accenni – ok, non sono più tanto accenni – Cavalier e quelli alla letteratura. Lucinda è Afrodite, mentre Misty è Atena! XD
La domenica è divisa in due parti, per cui keep calm, tra cinque giorni ci sarà il nuovo – ed ultimo – capitolo, su cui ho parecchie insicurezze.
Spero che questo vi sia piaciuto e che mi farete sapere il vostro parere :3
Alla prossima!
-H.H.-
 
   
 
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