Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: pamina71    29/09/2015    14 recensioni
Un prigioniero da recuperare sulle Alpi e ricondurre a Parigi.
Un prigioniero che qualcuno non vuole far testimoniare.
Qualcuno disposto a tutto per eliminarlo.
Una storia di viaggio, letterale e metaforico.
Lungo la Francia, sulle Alpi, dentro se stessi.
Con la copertina disegnata dalla meravigliosa matita di Sabrina Sala.
Genere: Azione, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Soldati della guardia metropolitana di Parigi, Sorelle Jarjeyes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Lupi, Giganti ed altre avventure'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

23. Una donna che lavora.

 

Arrivarono a Nemours poco dopo i vespri.

Superarono la cittadina, pensando di accamparsi poco più avanti, quando le nuvole che solcavano il cielo si chiusero in quella maniera repentina così tipica del mese di giugno, trasformando la pioggia in una grandinata che li costrinse a chiedere rifugio presso una fattoria che concesse loro l'uso del fienile.

Cenarono e dopo aver chiacchierato si disposero a dormire nell'erba appena tagliata, odorosa di campi e di fresco.

Tutti sapevano che il giorno dopo avrebbe potuto essere pericoloso. E, in ogni caso, il preludio del rientro a casa ed alla vita normale. Con quello che avrebbe comportato. Anche per Gustave, il rientro alla quotidianità di un carcere.

 

Albeggiava, una luce livida entrava dalla piccola apertura che serviva per arieggiare il fieno. Il primo a destarsi fu Alain, che distolse lo sguardo nel vedere in un canto Oscar dormire su un fianco, mentre Andrè poggiava il petto alla schiena di lei, e una mano scendeva sugli steli verdi oltre i fianchi. Nulla di scandaloso, ma osservare quella intimità così domestica gli diede l'impressione di stare guardando qualcosa di proibito, più che se li avesse visti amoreggiare.

Il soldato pensò che a lui non era mai successo, di passare una notte intera accanto ad una donna solo per tenerezza, né aveva mai provato quel desiderio. Forse Gérard, pronto a divenire padre, sapeva cosa volesse dire, o forse il timido François. Ma non lui. E gli spiacque, parendogli di aver perso un pezzo di esperienza. Diversa, certo, dalla passione che condivideva con le "sue" donne. Ma forse ugualmente invidiabile.

Si riscosse. Ma cosa andava a pensare! Non era certo da lui desiderare una fidanzata fissa! Si sarebbe perso tutto il divertimento!.

Per sfogare l'irritazione cominciò a risvegliare il resto della piccola truppa rumoreggiando volutamente ed attirandosi il risentimento degli altri.

 

Quel mattino tutti si prepararono con cura. Non solo il ritorno a Parigi, il fatto di doversi presentare alla Conciergerie per la consegna di Satie, ma l'idea stessa del rientro a casa li spingeva a sistemare le uniformi, a radersi, a preparare financo i pensieri.

Oscar era rimasta con Satie seduta su un ciocco all'ombra del fienile con i gomiti sulle ginocchia e le mani rilassate, godendosi gli ultimi attimi di pace e sorvegliandolo in attesa degli altri.

Fu il giornalista ad interrompere il silenzio:

- Interessanti, ieri, le argomentazioni del vostro amico.

Lei si volse un poco verso l'uomo. Non disse nulla, ma lo sguardo lo invitava a continuare.

- Ma, come ho detto, mi pareva di averle già lette da qualche parte. Non in un articolo di giornale, non in un saggio. Mi pare fossero parte di un qualche romanzo che circola a Parigi da alcuni mesi, se non erro.

Oscar mosse leggermente una mano verso l'alto, in un tacito ebbene?

Gustave continuò:

- Una tesi ardita, un poco particolare, non si dimentica facilmente. Quindi, o il vostro amico ha brillantemente sostenuto una tesi altrui, oppure...

Oscar lo guardò, alzò le braccia al cielo stiracchiandosi come un gatto, gli sorrise e rispose:

- Oppure.

 

I soldati stavano terminando di radersi. Gérard non riusciva più a trattenere la gioia per il rientro a casa, chiedendosi quanto fosse cresciuto nel frattempo il ventre della sua Anne, ansioso di vederla e di portare la paga doppia di quelle cinque settimane. Un vero lusso.

Anche François era felice. Poter tornare a casa ed avvisare di aver trovato lavoro per la sorella Marie, oltre alla paga. Un lusso, per loro. E non solo, il Comandante aveva detto che forse avrebbe potuto trovare un impiego da cameriera ad una seconda ragazzina della famiglia Armand. Il soldato ci aveva fatto qualche conto con due bocche in meno da sfamare e due salari nuovi in arrivo avrebbe potuto lasciare la casa per vivere con la sua amata Amélie. Il soldato aveva davvero ottimi motivi per rientrare a casa con gioia.

Alain era contento di rivedere infine madre e sorella, ma non provava la stessa gioia sfrenata. Anzi, quella specie di avventura lo aveva divertito molto e gli spiaceva tornare entro i confini della caserma.

Si chiese cosa pensasse Andrè, che terminava con attenzione quel momento mattutino così complicato per lui avendo a disposizione solo lo specchio piccolo. Pacato come al solito, ma Alain aveva imparato che sapeva trattenersi molto bene. Possibile non fosse neanche un poco ansioso di dover incontrare...il futuro suocero? Di dover parlare a quella specie di cerbero che gli era stato dipinto?

- Allora, Andrè, pare che ci siamo. Oggi o domani è il gran giorno, no?

L'altro terminò il passaggio col rasoio prima di rispondere, laconicamente:

- Così pare.

- Oh, dai. Tutto qui quello che sai dire?

- E cosa dovrei risponderti? Posso farti un resoconto completo a discorso avvenuto, sempre che io sia ancora un uomo libero, dopo...o un uomo vivo.

- L'ottimismo non ti manca, vedo.

- Oscar è molto fiduciosa. Per certi versi anche io. Per altri, cosa vuoi che ti dica? Non lo so, sul serio, non lo so nemmeno io.

- Immagino che ti chiederà delle cose pratiche. Mantenervi, e cose simili.

- Quello mi preoccupa poco. So cosa rispondere. Sono le argomentazioni sul censo e l'onore della famiglia, e l'aristocrazia che saranno dure da smontare.

- Certo, ma...sul serio pensi che il tuo soldo basti a mantenervi? O contate sul denaro di lei?

- Non sono né così stupido, né così privo di onore. Ho dei risparmi, la paga di attendente era migliore, e per anni se svolgevo delle mansioni aggiuntive a palazzo venivo pagato anche per quelle. E poi ho un guadagno che viene...da un'altra cosa. Ovvio che Oscar sia pagata infinitamente di più. Ma se il padre dovesse cacciarla e diseredarla, o se decidesse lei di andarsene, non sarebbe un problema. Una vita dignitosa possiamo garantircela , in due.

Alain si scompigliò i capelli, perplesso. Un guadagno che viene...da un'altra cosa. Chissà di che stava parlando. Ma non poté indagare oltre, furono interrotti da Oscar che li incitava a sbrigarsi, per poter infine partire.

 

Lasciarono quindi il fienile, diretti a Parigi.

Per un curioso gioco del destino, nello stesso momento il conte di Fersen stava lasciando la propria dimora diretto a Nevers. L'amicizia per Oscar, il senso di colpa dovuto al fatto di non essersi offerto per quella missione, la sua assoluta fedeltà verso la sua Regina lo avevano spinto ad accettare immediatamente la richiesta del Generale Jarjayes. Questi, la sera precedente, lo aveva informato di quanto sapeva a proposito dell'incarico affidato alla figlia, dei timori per la sua conclusione, dei pericoli nascosti.

Convinto che Oscar fosse ancora in casa della sorella, e bloccato agli alti comandi per l'organizzazione della partenza del suo reggimento che sarebbe avvenuta di lì a due giorni, e dubbioso riguardo l'affidabilità di molti nobili, si era risolto a chiedere aiuto allo svedese, certo che fosse al di fuori del complotto. Su molti altri non avrebbe potuto avere certezze.

E Fersen aveva accettato. In sella al suo cavallo sauro, si stava dirigendo a sud, rapido, ma senza una fretta eccessiva. Era felice di essere lui ad avvisarla. Immaginava anche Oscar che l'avrebbe rimandato indietro con un piano di protezione delle porte della città, che spettava alla Guardia Metropolitana in effetti, ma cui avrebbe volentieri contribuito con i sui uomini del Royal Suédois.

 

Il piccolo drappello cavalcò senza interruzioni, tranne una breve sosta per il pranzo, fino a Villejuif, dove, lasciandosi alla sinistra il piccolo borgo su cui svettava il campanile bianco e senza pretese della chiesa di Saint-Cyr et Sainte-Julitte, cominciarono l'aggiramento della capitale.

Lasciarono alla loro destra Charenton e Belleville, poi costeggiarono la Barrière sino al Fauburg Saint Martin, per imboccare l'omonima via. Gli ingressi alla città erano controllati dagli addetti alle dogane, quindi, avendo affrontato indenni il percorso attorno alle mura (ove si sarebbero attesi un agguato) e dopo aver superato i controlli si sentirono al sicuro, protetti dalla cinta della città come dalle gonne di una balia.

Non notarono un uomo che, seduto a terra accanto al portone del convento dei Récollets1, s'alzò all'improvviso al loro apparire all'inizio della via.

Aveva ragione il Duca! Aveva ragione, maledizione, a dire che quella donna non avrebbe aspettato di essere guarita. Benissimo. Avrò la mia occasione per farmi notare! Mica vado dal capo, quel gran figlio di...me la voglio prendere io la gloria per questa azione! Lo ammazzo io quel traditore schifoso!

Proprio come quella volta, quando ho derubato quel nobilastro, con tutta la sua scorta di tre uomini. Correre in mezzo, attaccarmi alla cintura, tirarlo a terra, poi agire. E come quella volta la scorta non fece nulla, così stavolta i soldati del popolo mi lasceranno fare.

E, come quella volta, mi frutterà un bel gruzzolo!

E così dicendo si diresse verso di loro, che avanzavano a gruppi di due cavalieri, senza curarsi della superiorità numerica, confidando nella scarsa fedeltà dei popolani e nella debolezza della donna al comando. Tagliò in diagonale il piccolo spiazzo davanti all'edificio religioso. Passava inosservato, nella piccola folla indaffarata del primo pomeriggio. Si avvicinò con passo apparentemente normale. Evitò una donna con un bimbo piccolo tra le braccia, rallentò per lasciar passare un carretto, e si trovò a costeggiare il cavallo di Gérard, che avanzava in senso contrario al suo, affiancato a quello su cui si trovava Satie. Oscar ed Andrè, che lo precedevano, erano già passati oltre. Alain chiudeva il gruppo con François.

L'uomo tentò di passare tra le ultime due coppie di cavalli, costringendo Armand a tirare le redini per non investirlo.

- Ma che fai? Vuoi farti ammazzare?

Approfittando dello scompiglio, si avvicinò a Satie, tirò fuori un coltello con la mano destra, mentre con la sinistra afferrava la cintura di Gustave per trascinarlo a terra. Il prigioniero oppose resistenza, malgrado le mani legate, e tentò di colpirlo con lo stivale.Gérard liberò il piede dalla staffa, per calciare l'aggressore, mentre Oscar volto rapidamente il suo César.

Satie resisteva, avendo compreso le intenzioni dell'uomo, mentre Alain e Andrè, i più rapidi a scendere di sella, gli si avvicinarono dai due lati.

L'assalitore si guardò intorno. Aveva fatto una stupidaggine, tentando di agire da solo, se ne rendeva conto solo in quel momento; ed era circondato dai soldati che non avrebbero esitato a consegnarlo. Altro che figli del popolo fedeli al popolo! Forse avrebbe potuto liberarsi, e portando l'informazione al capo, guadagnarci qualcosa.

Tentò una mossa disperata, infilandosi sotto la pancia del cavallo di Gérard . Il risultato fu prevedibile. La bestia scartò innervosita per la situazione, per l'uomo che gli sfiorava una delle zampe, e si agitò colpendolo con un calcio all'addome.

Oscar scattò a trarlo fuori da quella posizione pericolosa, mentre il poveraccio si portava una mano all'altezza della milza.

- Chi ti manda?

Ma l'uomo aveva già perso conoscenza.

In quella giunsero due soldati della Guardia, attirati dal vociare e dalla confusione.

- Comandante! Siete tornati! - Disse il bretone Loïc, una delle ultime reclute arrivate, affidabile e ciarliero. Con lui, di ronda, il massiccio Etienne, taciturno quanto l'altro era logorroico.

Oscar si riscosse:

- Siamo in città, ma dobbiamo ancora portare quest'uomo la carcere della Conciergerie, e poi voglio che i tuoi compagni abbiano la paga stasera, prima di rientrare a casa. Non riprenderemo servizio domani, visto che tanto sarà domenica e si sono meritati un poco di riposo. Voi accompagnate questo ferito all'infermeria della caserma, spiegando a D'Agoût che ci ha aggrediti e vorrò interrogarlo. A lunedì dunque.

I due soldati, dopo il saluto militare, scattarono ad eseguire gli ordini.

 

Nel frattempo, Andrè si era preoccupato di verificare che Satie fosse illeso, e di risistemarlo sulla sella. Mentre gli sistemava i finimenti, Gustave si chinò verso di lui:

- Non so se ieri non ne hai fatto menzione apposta, o se non vi hai pensato. Ma ti sei chiesto perché voi? Perché una donna, giudicata più debole, e dei figli del popolo, giudicati meno affidabili nei confronti della corona, per questa missione?

Andrè sollevò lo sguardo, fissandolo con gli occhi spalancati.

- Io credo che qualcuno lo abbia suggerito a quel pallone gonfiato che vi ha mandati qui. Qualcuno di abbastanza credibile da dar consigli ad un Generale. Bouillet è un borioso di prima categoria, ma di solito non commette errori di valutazione. Secondo me è stato spinto a scegliere lei. Stacci attento, alla tua soldatina. Oltre al Duca ed a Mirabeau c'era qualcun altro, qualcuno che le mani non se le sporca. Qualcuno di cui nemmeno io so il nome. Qualcuno di potente e insospettabile.

Vide arrivare Oscar e tacque.

 

Si risistemarono in sella, diretti verso la Conciergerie, posta nello stesso edificio del Palais de Justice, continuando a percorrere la stessa via sino all'incrocio col Boulevard du Nord, dove le strade si facevano più strette, e fino al Pont Notre Dame, dove passarono la Senna e voltarono a destra per raggiungere il bianco edificio con i sui tetti in ardesia scura.

 

Lasciarono tutto sommato malvolentieri Gustave alla cura delle guardie, sebbene immaginassero che con un padre così potente avrebbe avuto una cella comoda, ed un buon trattamento al processo. Si avviarono verso la Reggia, ultima tappa del loro viaggio, per recarsi gli acquartieramenti della Guardia Metropolitana che vi si trovavano per il disbrigo delle ultime formalità burocratiche ed un rapido ritiro delle paghe che Oscar voleva arrivassero rapidamente alle famiglie, oltre a voler controllare di persona che fossero effettivamente di entità doppia.

 

Verso l'ora di cena, con il sole ancora alto in quella giornata di giugno, i cinque soldati stavano per accomiatarsi. Le paghe in tasca, i complimenti del Generale Bouillet, l'idea di rivedere casa, tutto contribuiva a renderli ciarlieri.

Tre di loro si sarebbero diretti in città e, lasciati i cavalli, avrebbero considerato conclusa la loro avventura fuori Parigi. Oscar ed Andrè avrebbero percorso il breve tratto che li separava da Palazzo Jarjayes.

Alain fu quello che prese in mano la situazione.

- Comandante, martedì siete nostra ospite. Noi tre vi invitiamo a cena.

Oscar sorrise, e provò a rifiutare.

- Non è il caso, sul serio. Conservate il vostro denaro per altro.

- Non se ne parla nemmeno, ci teniamo!

E dissero e fecero sino a convincerla.

- Tu, invece, Andrè, se vuoi puoi venire, ma la cena te la paghi da solo. Con la fame che ti ritrovi ci ridurresti sul lastrico.

- Ah, ben gentili! Rispose, fingendo di offendersi.

Oscar sorrideva, senza accorgersi che qualcuno, poco lontano, la osservava.

Il Maggiore Girodelle, giunto da un'ala laterale, si era fermato incuriosito a guardare quella che era stata per anni il proprio comandante. E che, in tanti anni, non aveva mai visto tanto felice. La trovava diversa. La guardò, sempre dritta come un fuso, ma non più rigida come un soldatino di legno; gli sembrava più una ballerina. Si sorprese da solo per quel paragone, ma era davvero quella di una danzatrice l'immagine che gli era balzata alla mente.

Differente. E non solo per le gote abbronzate dal sole: la trovava più rilassata, più fluida nelle movenze eleganti. Persino seduttiva, un termine che mai gli sarebbe passato per la mente di associare al freddo comandante negli anni passati. Gli parve persino di veder luccicare un anello, proprio lei che, a differenza di uomini e donne di Corte, mai aveva ornato d'oro le proprie mani.

Si avvicinò tranquillamente al gruppo, per salutare e comprendere. Oscar lo salutò gentilmente, ma con un sorriso un poco furfante che non le aveva mai visto. Dopo un paio di convenevoli, gli chiese come fosse andata la sua vacanza.

- Se non ricordo male, eravate appena partito, quando mi hanno convocata qui per affidarmi questa missione. Vi siete divertito?

Girodelle si sentì colto in fallo. Che lei sapesse che aveva chiesto una licenza in quel periodo proprio per evitare di essere coinvolto?

- Direi di si, anche se temo non si possa dire altrettanto di voi, con la missione che vi hanno affidato.

- Vi parrà strano, ma, a parte quei cinque o sei attentati, è stato quanto di più simile ad una vacanza mi sia mai capitato di affrontare ne panni di Comandante. Le montagne, il cibo rustico, le notti in tenda...devo dire che è stato tutto sommato un intermezzo piacevole.

Il Conte, che era impallidito al sentire nominare gli agguati, pensò che scherzasse. Invece la trovò serena e sincera, con una levità che gli era sconosciuta.

Uno sfregare di scarponi sull'acciottolato riportò Oscar ai suoi uomini.

- Avete ragione, ragazzi, meglio andare. Vi aspetto lunedì, e tu, François, provvedi che tua sorella sia alla caserma lunedì al termine del turno e la scorterò a Palazzo per presentarla alla governante.

Vedendo che i soldati, persi in quel dedalo di cortili e porticati stavano prendendo una direzione sbagliata, Andrè la raggiunse per indicare loro la via.

Girodelle, rimasto solo con Oscar, le si rivolse affabile.

- Sapete che vi trovo molto bene? Sembrate più felice tra quei popolani che qui a Corte.

- Ed é vero, sapete?

- Siete seria?

- Serissima. Non nego che vi siano stati inizialmente dei momenti duri. Molto duri. Ma, una volta dimostrato che sono un Comandante di valore, è stato molto più semplice vivere nella nuova caserma.

Fece una pausa.

- Vedete, qui tutti mi conoscevano come un prodotto della volontà di mio padre, un gioco, uno scherzo della natura. Sempre pronti ad osservare e criticare. Né uomo , né donna. Soldato per capriccio altrui, non valevo nulla se non come curiosità, come uno degli automi di Vaucanson2. Invece quei ragazzi sono abituati ad avere intorno donne che lavorano, le loro madri, le sorelle, le fidanzate sono lavandaie, cameriere, sartine. Io per loro sono semplicemente una donna che lavora. Con un mestiere anomalo, ma al quale hanno finito per abituarsi. Mi trattano da donna e da Comandante nello stesso tempo. Vi assicuro che è molto più gratificante del mio antico ruolo.

Il Maggiore fu colpito da quell'esternazione, ed ancor più per il fatto che si fosse rivolto a lui con quei toni solo dopo la partenza dalle Guardie Reali. Quanto poco la conosceva!

 

Vide giungere Andrè, che aveva accompagnato i soldati e stava rientrando nella piccola corte per riaccompagnare infine Oscar a Palazzo Jarjayes.

Avevano appena preso commiato da Girodelle, quando videro passare una divisa rossa. Oscar si voltò verso l'uomo:

- Padre!

Anziché sorridere, il Generale li guardò corrucciato. Andrè si affrettò a portare la mani dietro la schiena.

- Oscar! Cosa ci fai qui? Louise Hélène mi ha scritto che eri stata ferita!

- Avrà esagerato come al solito. Solo un graffio, ed era ora, per me, di far ritorno alla Caserma. Così siamo partiti ieri.

- Maledizione! Ieri ho contattato il Conte di Fersen, per venirti a recare un messaggio a Nevers. Un mio informatore mi aveva detto che vi avrebbero attaccati all'arrivo in città.

- Difatti Ma Andrè lo riteneva altamente probabile, cosicché siamo entrati a Parigi a nord. Alla porta di Rue Saint Martin c'era solo una vedetta, che ci ha comunque assaliti, ma il suo attacco non è andato a buon fine, ed ora il prigioniero si trova alla Conciergerie.

- Secondo il mio informatore potrebbero tentare di ucciderlo appena messo piede in cella.

Oscar sbiancò, si voltò di colpo ed iniziò a correre verso le scuderie, seguita da Andrè e dal padre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Convento in Rue Saint Martin, di una confraternita francescana riformata, i "frères mineurs de l'étroite observance de Saint François".

2  Vaucanson fu l'inventore del primo telaio automatico, ma all'epoca fu famoso per alcuni automi, anatomies mouvantes, tra i quali un piccolo flautista completamente automatizzato dotato di labbra mobili, e l'anatra digeritrice.



 

   
 
Leggi le 14 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: pamina71