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Autore: Roof_s    29/09/2015    1 recensioni
“Quindi voi due vi conoscete abbastanza bene!”
Sia io sia Catherine la guardammo, nuovamente a corto di scuse.
“No, non ci conoscevamo davvero” fece Catherine. “Harry ha... solo...”
“Ho suonato a casa sua” dissi.
Catherine mi lanciò un'occhiatina scocciata.
“Sì, ma solo per...”
“Aspetta un secondo” intervenne mia sorella. "Lei è la ragazza che ha organizzato la festa dove avete suonato tu e gli altri?”
Questa volta Catherine non si sforzò nemmeno di nascondere la propria espressione allibita.
“Ehm... Già, è lei” ammisi.
“Già, sono io” ridacchiò Catherine, imbarazzata.
Gemma rise. “Ora mi ricordo! Ma mi avevi detto che tra di voi non scorreva buon sangue, Harry!”
Con la scusa di voler mostrare una finta affinità tra noi due, Catherine mi rifilò un colpo al braccio che le riuscì straordinariamente violento.
“Ma non è affatto vero!” esclamò, fingendosi divertita.
“Oh, forse avevo capito male quando mi avevi detto che ero un insignific...”
Mi sentii pestare il piede con forza sotto il tavolo e le parole mi morirono in bocca. Catherine scoppiò a ridere e riprese a parlare: “Sono molto grata a Harry per aver accettato di suonare a casa mia con i suoi amici”.
“Sì, molto grata...” borbottai.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amici e nemici



Kate

 

Quella sera decisi di non aspettare nemmeno l'arrivo di mio padre. Erano le otto quando aprii la porta di casa, rilassata e di buon umore; avevo passato l'intero pomeriggio in compagnia di Michael, il quale si era adoperato per far sì che non potessi pensare a nient'altro che non riguardasse noi due. Le voci di un certo segreto tra me e 'uno sfigato del nostro corso' erano giunte anche a lui, risvegliando il suo istinto protettivo: Michael mi aveva promesso solennemente di difendermi da qualsiasi accusa e di sistemare l'inventore di quelle bugie.
Chiusi la porta della mia camera da letto, canticchiando un motivetto allegro e reggendo il piatto di verdure che costituiva la mia cena. Spensi la luce e mi sedetti davanti al computer portatile sul letto.
L'affetto mostrato da Michael e il senso di cameratismo delle mie cinque amiche erano riusciti a stemperare l'oppressione delle ultime giornate. Harry Styles, le sue minacce, le occhiate divertite dei miei compagni... tutto concorreva nell'intento di farmi diventare matta. Dopo l'ultimo sabato sera ero stata inquieta e non mi ero sentita a mio agio finché non ero riuscita a convincere, quella mattina, Harry Styles a tacere definitivamente.
“È stata tutta colpa tua” mi dissi a bassa voce, scrivendo 'Facebook' nella barra di ricerca di Internet. “Sei tu che hai scelto un posto poco sicuro dove...”
Mi fermai, incuriosita dal piccolo 1 che segnalava la voce 'richieste d'amicizia'. Cliccai sopra e inorridii all'istante: a chiedermi l'amicizia era stato nientemeno che Harry Styles, che stava velocemente diventando il mio peggior incubo.
“Come osa ancora...?!” esclamai, indignata.
Spostai d'istinto il cursore sulla voce 'rifiuta', ma poi mi bloccai: e se fosse stato un semplice modo di contattarmi per i dettagli della festa alla quale, in fin dei conti, lo avevo invitato? Dopotutto non era saggio farmi vedere a scuola in sua compagnia, e Facebook sarebbe stato un ottimo mezzo di comunicazione.
Sospirai afflitta e rimasi imbambolata sul suo nome scritto in blu. Ero stanca di ritrovarmi quell'impiccione ovunque andassi, ma non potevo più tirarmi indietro: pur di mantenere il silenzio su ciò che avevo fatto, ero disposta a rovinarmi e ad accettare la sua presenza a casa mia.
Con un sospiro rassegnato accettai la sua richiesta d'amicizia, sperando che non fosse online da poterlo notare. Poi rimasi zitta a fissare la finestra vuota delle richieste d'amicizia. Rientrai nella mia home e mi limitai a scrutare lo schermo affollato di foto e di frasi di gente che a stento conoscevo.
Sei una stupida, pensai divertita.
Avevo davvero temuto che Harry Styles potesse tendermi un agguato virtuale?
Scorsi giù nella home di Facebook, leggendo vari stati senza senso e commentandoli tra me e me con battute cattive. Quando però mi comparve la foto di una ragazza bionda e abbastanza carina che sorrideva all'obiettivo con aria spensierata, mi soffermai a guardarla assorta.
La ragazza che mi piace non sa nulla di me, perché sono troppo stupido e insignificante per una come lei...”
E così ecco il punto debole di Styles: Felicity Skinner, l'innocente biondina che sembrava uscita da un film della Disney. M'intrufolai sulla sua bacheca pubblica per curiosare alla ricerca di informazioni. Per prima cosa notai che tra gli amici in comune compariva Michael.
Felicity sembrava proprio il tipo di ragazza che sarebbe stata bene al fianco di Sarah, Jane, Olivia, Mary e Barbara, interpretava il suo ruolo con convinzione e adorava scattarsi foto sempre uguali con sfondi sempre diversi. Non era davvero bellissima, ma il modo in cui si ritraeva davanti a orde di amichette fedeli e ragazzi arrapati la trasformava di colpo in una persona 'interessante'.
Sbuffai e proprio in quel momento fui destata dal familiare squillo della chat che si apriva. Guardai nell'angolo in basso a destra dello schermo e vi trovai il nome di Harry Styles.
Lo sapevo!, mi maledissi silenziosamente.
Avrei ignorato la chat. Non l'avrei aperta. Non avrebbe potuto continuare a scrivermi in eterno.
Ma il suono di un nuovo messaggio risuonò amplificato nella stanza silenziosa e io dovetti costringermi a guardare altrove. Aprii la foto di profilo di Felicity e notai il 'mi piace' di Michael; proseguii con le altre immagini più vecchie, e portavano tutte il segno del passaggio di Michael.
Guarda questi due... proprio sotto il mio naso!, pensai deliziata all'idea che Michael si fosse creduto più scaltro di me. Credeva davvero di poter flirtare su Facebook con altre ragazze senza che io me ne accorgessi?
Risi di cuore e tornai nella pagina principale, ancora in attesa di veder scomparire Harry Styles dalla lista degli utenti in linea.
Questo perché non hai alcun rispetto per gli altri”.
Mi morsi il labbro inferiore, persa nel ricordo della discussione che avevo avuto con Harry Styles quella mattina. Perché non ero davvero gelosa del fatto che Michael sembrasse apprezzare così tanto Felicity Skinner? Perché la cosa mi divertiva?
“Ho bisogno di tempo per legarmi alle persone, ecco tutto” borbottai tra me e me, infastidita dalla possibilità che Harry avesse avuto ragione.
Il suono di un nuovo messaggio mi scrollò un'altra volta di dosso ogni altro pensiero; guardai la chat con Harry Styles e notai che il numero 3 aveva sostituito il precedente 2.
Sbuffai e aprii con un clic violento la finestrella blu.
Ciao Catherine!
O forse dovrei chiamarti Kate ora?
“Che cosa si è messo in testa questo deficiente?” mi chiesi distrattamente.
So benissimo che sei online e mi ignori. Non fare la maleducata, dai!
Dopo aver letto tutti e tre i suoi brevi messaggi, mi convinsi a rispondergli.
Sparisci immediatamente dalla mia vista.
Richiusi in fretta la finestra della nostra conversazione, ma la risposta di Harry non si fece attendere granché; dopo un minuto o poco più, ricomparve un piccolo 1 di fianco al suo nome.
Dovrai pur darmi delle indicazioni sulla tua festa. C'è un dress code da seguire? A che ore si inizia?
Sì, il tuo personale dress code prevede un sacchetto della spazzatura sulla testa.
Potrei anche ridere, se non fosse che la tua è una battuta di pessimo gusto.
La mia non è una battuta, Harry, sono seria. Ciao.
Premetti sulla piccola x che chiudeva la conversazione, ma Harry fu più veloce di me e presto la finestrella si riaprì con un suo nuovo messaggio.
Non ti conviene scherzare tanto. Ho saputo proprio oggi del tuo nuovo piccolo segreto.
Rilessi quelle parole con attenzione, confusa. Che cos'aveva scoperto? Io non avevo fatto niente dopo la sera in cui ci eravamo incontrati sul ponte.
Non ho altri segreti da condividere con te.
Ne sei proprio sicura, Catherine?
Stai cercando di tormentarmi? So che lo fai per vendicarti!
Alex mi ha detto che comincerai a recitare quest'anno. Volevo farti i miei complimenti.
Rimasi immobile sulle coperte profumate del letto, mentre il ronzio del computer portatile s'insinuava nella mia testa. Alex e Harry si conoscevano? Perché quella maleducata si era permessa di rivelare proprio a lui quel dettaglio privato? Non avevo neanche ancora cominciato il corso, ed ecco che qualcuno era già pronto a prendersi gioco di me.
Cercai di affrontare Harry con le solite maniere composte, ma dentro mi sentii immediatamente più debole.
E credi che questo possa spaventarmi? Non ho mai richiesto il tuo parere.
Io non voglio spaventarti. Sono sincero: complimenti.
Non ne potevo più di quella conversazione idiota.
Senti, Styles, che cosa diavolo vuoi ancora da me? Ti manderò i dettagli della festa appena li avrò, e ciò che faccio nel tempo libero non deve nemmeno lontanamente interessarti.
Mi avevi detto di voler recitare, ma di non avere il permesso di tuo padre. Ho pensato che fosse forte il fatto che ti fossi iscritta al gruppo scolastico.
Forte, rilessi nella mia mente più e più volte; non mi stava davvero prendendo in giro? Era serio?
Ti ripeto che non mi interessa il tuo parere, scrissi di getto, arrabbiata e confusa.
Invece pensavo che potesse farti piacere sapere che non sono tutti come le tue amiche e il tuo fidanzatino.
Nonostante detestassi parlare con Harry Styles — che fosse via Facebook o faccia a faccia non importava —, ora morivo dalla curiosità di sapere che cosa volesse dirmi con quelle frasi enigmatiche.
Non capisco dove vuoi arrivare...
Harry non rispose subito. Attesi con la chat aperta e rimasi qualche istante a controllare per accertarmi che continuasse a scrivere, ma non diede segni di vita. Dopo due minuti buoni di silenzio, capii che il mio interlocutore era sparito. Sospirai e chiusi la finestra della conversazione, decisa a fare lo stesso.
Feci per chiudere la pagina di Internet, quando udii nuovamente il suono della chat che si apriva. Corsi a controllare: era proprio Harry.
Mi prendi in giro, Catherine? Sei stata tu a dire che odi tutti, a partire dalle cinque oche di cui ti circondi, che nessuno ti conosce per davvero.
Riflettei un istante sul modo migliore di metterlo a tacere; sapeva ormai troppe cose su di me, cose che nessuno aveva mai nemmeno immaginato. Il mio segreto astio verso tutti, i miei genitori, i ragazzi con cui ero uscita, le mie presunte 'amiche', era sempre stata una questione intima, che non avevo intenzione di affrontare con nessuno. Mi ero convinta da anni che sarei partita da Holmes Chapel con la speranza di ricominciare una vita nuova e migliore, abbandonando per sempre chi aveva fatto parte di quella vecchia.
Non avresti dovuto sapere certe cose. Ho parlato senza riflettere. Mi hai vista, in verità sono uguale a loro se non peggiore.
Harry rispose subito con un semplice:
Bel tentativo, Catherine!
Vuoi forse dire di conoscermi meglio di chi sta al mio fianco ogni giorno? Sei un povero illuso, Harry Styles.
Restai online a fissare la finestrella della conversazione ancora aperta sul mio ultimo sfrontato messaggio. Chissà se mi avrebbe risposto? Forse sarebbe stato meglio offenderlo una volta per tutte ed evitare che tornasse a darmi il tormento con quei giochetti incomprensibili, ma avevo paura che potesse rivoltarsi contro di me in tal caso.
D'accordo, non vuoi ascoltarmi. Be', buona serata. Fammi sapere ora e luogo della festa di sabato.
Lessi le sue parole e fui quasi sorpresa dalla semplicità con cui aveva lasciato cadere la conversazione. Tirai un sospiro di sollievo e premetti sul suo nome; la pagina iniziale del profilo di Harry Styles comparve immediatamente davanti ai miei occhi. Spiai l'immagine del profilo, vecchia quasi di un anno, e scorsi le sue ultime pubblicazioni: video musicali, trailer di film che gli erano piaciuti in particolar modo, qualche citazione che non conoscevo... Notai che spesso pubblicava video di gruppi come i Kings of Leon, i Foster the People, i Coldplay. Incuriosita chiusi la pagina di Facebook e scrissi nella barra di ricerca di Google: Foster the People. Cliccai sul primo risultato della ricerca, un video musicale intitolato 'Pumped up kicks', e mi allungai sul letto, in ascolto. Presto mi ritrovai a seguire la melodia della canzone canticchiando debolmente, e quando questa terminò la feci ripartire senza esitazioni.



Il giorno seguente avrei preso finalmente parte alla prima lezione del corso di recitazione, e non stavo più nella pelle di vedere come sarebbe andata. Sarei stata in grado di sopravvivere in un ambiente nel quale ero del tutto nuova?
Era il primo di ottobre, un fresco giovedì assediato da nuove nuvole scure. Quel tempo mi deprimeva oltremodo, ma la prospettiva di poter finalmente fare ciò che desideravo mi aiutò ad affrontare la mattinata con ottimismo. E così declinai tutte gli inviti delle mie amiche per quel pomeriggio e fui molto vaga nel dirmi occupata quando Michael si offrì di accompagnarmi fuori città per una passeggiata romantica.
“Ho un impegno qua a scuola, una vera rottura...” feci con tono convincente.
Lui aveva sorriso e mi aveva baciata con affetto, credendo a ogni singola parola.
Non avevo rivelato a nessuno le mie intenzioni, perché avevo paura che se la voce si fosse sparsa troppo in fretta mio padre sarebbe venuto a saperlo in men che non si dica. Non mi sentivo troppo al sicuro sapendo di trasgredire le sue ferree regole: era sensazionale disobbedirgli, ma costituiva pur sempre un enorme rischio.
Quel pomeriggio, alle tre e mezzo, mi feci trovare prontissima e scattante davanti alla porta di casa. Fortunatamente trascorrevo la maggior parte del tempo da sola, perché mio padre lavorava spesso fuori città. Uscii e salii in macchina, eccitatissima al pensiero di che cosa stavo per fare.
Quando parcheggiai e scesi dall'auto, mi trovai a camminare per il cortile della Holmes Chapel Comprehensive School straordinariamente vuoto. Tutto ciò che sapevo era che le prove di quel giorno si sarebbero tenute in una delle sale assemblee dell'istituto.
Salii le scale e raggiunsi il secondo piano, svoltai a sinistra nel più piccolo dei tre corridoi e bussai alla porta sul fondo.
“Avanti”.
Aprii la porta con aria decisa ed entrai piena di speranze. Molte teste si voltarono e potei leggere su quei volti sconosciuti tutto il loro stupore nel vedermi lì.
“Ciao, chi sei?” domandò un signore piuttosto basso e dai folti capelli di un grigio luminoso.
Presi un piccolo respiro e feci per parlare, ma qualcuno dal fondo dell'aula mi precedette.
“Lei è Catherine Alexandra Cavendish, e quest'anno farà parte del nostro gruppo, papà” rispose Alex, seduta su una scrivania con le gambe incrociate e il solito sorriso sfacciato stampato in volto.



Dopo le varie presentazioni, che per il resto del gruppo erano piuttosto inutili visto che i partecipanti erano sempre gli stessi ogni anno, il professor Rayner introdusse il corso e spiegò l'opera teatrale sulla quale avrebbe voluto lavorare — 'Pulp fiction', film che io semplicemente adoravo —, assegnando i ruoli in base a ciò che già sapeva dei suoi allievi. Io ero probabilmente l'unica novità nel gruppo, e per questo non fui interpellata o nominata fino a che i ruoli rimasero pochi e minori.
Alex, appena dietro di me, mi si fece più vicina e sorrise. Io la guardai appena, infastidita dal fatto che probabilmente fosse felice del mio disagio.
“Mio padre non ti ha ancora assegnato un ruolo” bisbigliò in modo che la sentissi solo io.
“Ne sei tanto contenta?” ribattei, acida.
Alex alzò le spalle. “Secondo te?”
Sbuffai e incrociai le braccia al petto, ancora in attesa che il professor Rayner terminasse di spiegare a una timidissima ragazza del quarto anno in cosa sarebbe consistito il ruolo di 'Coniglietta' nello spettacolo.
E proprio in quel momento Alex levò il braccio in alto, il volto serio come se non fosse mai stata lì vicino a prendermi in giro.
“Che c'è, Alex?” domandò suo padre, paziente.
Il professor Rayner era un uomo gioviale e amichevole, ma temevo non avesse molta fiducia in me. Forse mi conosceva, forse aveva sentito parlare di me e della mia superficialità, e per questo motivo faceva finta che non fossi mai entrata nella sua aula.
“Papà, non pensi che Catherine Alexandra sia la più adatta per il ruolo di Mia Wallace?” fece a voce alta.
La ragazza precedentemente designata per quella parte, alta e magrissima, si erse in tutta la sua stazza con aria astiosa. Alex la ignorò con il suo solito modo di fare arrogante.
“Perché dici così, Alex?” domandò suo padre, spiazzato. “Non sappiamo ancora come...”
“Guardala!” esclamò Alex, indicandomi; mi sentii improvvisamente al centro dell'attenzione generale. “È bella e con una parrucca in testa sarebbe la copia di Uma Thurman nel film”.
Aggrottai la fronte e spiai Alex sorpresa: perché tutto a un tratto prendeva le mie parti rischiando di creare scompiglio nel gruppo? La ragazza che aveva ottenuto il ruolo di Mia Wallace poco prima, infatti, aveva ormai tutta l'aria di voler compiere un omicidio.
“Io... non so...” tentennò il professor Rayner.
Alex ostentò una risata eccessiva. “Si è iscritta anche lei, o sbaglio? Non sarebbe giusto darle una possibilità?”
Trattenni il fiato, speranzosa. Non avevo idea del perché Alex lo stesse facendo, ma il suo aiuto forse avrebbe cambiato ogni cosa.
Il professor Rayner sospirò e si rivolse alla ragazza magra che aveva già scelto.
“Mi vedo costretto a dare ascolto a mia figlia, Susan”.
La ragazza si fece scura in volto e guardò altrove. Il professor Rayner sembrò sentirsi in colpa per ciò che aveva appena fatto, ma proseguì con l'assegnazione dei posti come se non fosse mai stato interrotto.
Mi voltai verso Alex e sorrisi felice.
“Grazie!” esclamai. “Perché l'hai fatto?”
Alex alzò le spalle e mi piantò addosso uno sguardo perforante.
“Ti avviso che la gente parlerà del mio gesto. Siccome qui tutti sanno che sono lesbica”, e io strabuzzai gli occhi con stupore, “si penserà che abbia una cotta per te”.
Aprii bocca, sorpresa e divertita da quella notizia inattesa, ma non riuscii a rispondere che Alex riprese il suo discorso: “Quindi, sappi che non l'ho fatto per questo motivo. Sarai anche capace di incantare qualunque uomo ti passi di fianco, ma io ho gusti molto diversi”.
“E allora qual è il tuo motivo?” domandai.
Alex mi lanciò un'ultima occhiata sfuggevole e poi guardò verso suo padre; dopo qualche istante di silenzio, sorrise e rispose: “Ho visto che avevi bisogno di un'amica”.
Avrei voluto rispondere, magari anche con cattiveria, a quell'affermazione; tuttavia rimasi zitta a fissare un po' Alex e un po' le punte dei miei piedi. E sebbene la sua risposta fosse stata spiazzante e forse anche offensiva — perché significava dirmi in faccia che ero sola —, sentii che con quelle parole io e Alex avevamo silenziosamente segnato la nostra amicizia.



Erano le cinque e mezzo quando uscii dalla scuola diretta verso la mia automobile parcheggiata poco distante. Salii, mi ci chiusi dentro e controllai i messaggi ricevuti in quell'ora e mezza di prove. Michael e Barbara mi avevano scritto chiedendo di organizzare un'uscita per quella sera. Risposi al mio ragazzo accettando volentieri.
Dopo le prove con il gruppo teatrale ero particolarmente di buon umore e sentivo che niente o nessuno avrebbe potuto scalfire la mia contentezza.
Passai per il centro di Holmes Chapel, superai alcune piccole botteghe in cui non ero mai entrata e mi fermai allo stop per lasciar passare alcune auto in arrivo alla mia destra. Guardai di sfuggita alla mia sinistra e, poco più avanti, intravidi uno dei tre amichetti di Harry Styles uscire da una villetta piuttosto graziosa. Subito dopo fu seguito dagli altri due, e infine anche Harry fece la sua apparizione, portandosi in spalla la custodia di una chitarra. Li scrutai assorta, spiando i loro gesti di congedo e immaginando i penosi resoconti delle loro prove di quel pomeriggio.
Chissà che risate ci faremo questo sabato, pensai divertita.
Harry alzò lo sguardo e, senza smettere di ridere di qualcosa detto dal suo amico biondo, mi vide e incrociò il mio sguardo. Il sorriso sparì dal suo volto e il suo amico si voltò nella mia direzione.
Sgranai gli occhi e premetti sull'acceleratore come se fossi inseguita dalla polizia. Guidai fino a casa cercando di non pensare a quanto fosse stato umiliante essere colta in flagrante mentre spiavo Harry Styles e il suo branco di amici idioti dall'auto.
Adesso devi smettere di pensare alle sue minacce, se non vuoi ritrovarti quel deficiente anche in salotto quando torni a casa!



“Ti ho già spiegato il perché, Jane. Vuoi toglierti quell'espressione stupida dalla faccia?” feci, annoiata, passandomi la lima sull'unghia del mignolo destro.
Non sprecai nemmeno tempo a spiare la reazione della mia amica, ma il silenzio che seguì le mie parole mi fece capire che con Jane la conversazione era chiusa una volta per tutte. Al suo posto, comunque, intervenne Sarah, ancora poco convinta.
“Perché proprio loro? Dopo ciò che quello sfigato ti ha fatto, non ci saremmo mai aspettate...”
Alzai gli occhi e puntai il mio sguardo più ostile su Sarah, la cui voce si affievolì all'istante, sfumando lentamente in un bisbiglio sommesso.
“Hai finito?” domandai, fredda.
Lei annuì, mortificata.
“Bene” dissi calma, posando la lima sul banco e soffiando sulle mie unghie perfettamente modellate. “Ora tocca a me parlare”.
Jane e Barbara si scambiarono un'occhiata preoccupata: le loro proteste per la mia scelta su chi invitare come ospite alla festa del giorno seguente avevano finito per diventare insostenibili, e ora temevano che potessi far loro una terribile sfuriata.
Era un noioso venerdì mattina e noi eravamo in attesa dell'inizio delle lezioni. Stavo affrontando da circa dieci minuti i rimproveri delle mie migliori amiche.
“Non ho intenzione di sentirmi ripetere un'altra volta da voi cinque che quella band di perdenti è una pessima scelta” esordii con voce ferma. “So perfettamente che sono quattro stupidi con la testa piena di sogni, ma li ho scelti proprio per questo. Voglio che domani si esibiscano davanti alla scuola e voglio sentire i fischi della folla quando avranno fallito anche nell'unica cosa che credono di fare bene”.
Olivia sorrise vittoriosa e annuì, per mostrare che lei aveva sempre approvato la mia idea di vendetta nei confronti di Harry Styles.
“Inoltre, la casa in cui la festa si terrà è la mia e gli invitati vi parteciperanno perché sono stata io a organizzare tutto” sottolineai con apposita cattiveria; lanciai un'occhiata di sfida a Sarah e Jane. “Non vorrei che vi montaste tanto la testa da pensare di poter fare ciò che sono capace di fare io”.
Le mie due amiche ammutolirono ma non furono in grado di ribattere. Le vidi richiudere la bocca con aria incredula.
Sorrisi tra me e me e ficcai lima e beauty-case nella borsa.
“Tutto chiaro, ragazze?” domandai con voce dolce.
“Assolutamente” risposero in coro Mary e Olivia.



Carissime lettrici che seguite questa fan fiction,
oltre a ringraziarvi di cuore per le recensioni, il sostegno in generale e l'interesse verso ogni mia nuova storia, vorrei avvisarvi del fatto che per quanto mi faccia piacere aggiornare "Ship to wreck" abbastanza regolarmente, mi rimangono solo più due giorni in Italia dopodiché mi trasferirò a Berlino (ERASMUS!), ergo, almeno all'inizio avrò poco tempo per pubblicare e soprattutto scrivere.
Ma non temete, riuscirò a continuare questa storia (sto già scrivendo il 14esimo capitolo!).
Ancora molte grazie e a presto!


Martina


 
   
 
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