Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: esotericism    30/09/2015    0 recensioni
Dimenticanza al passato, acqua al fuoco del presente: OBLIVION(e) in un oblio sconfinato e senza frontiere. Un portale diretto per l'Inferno aperto, ed il mistero che avvolge sin dall'inizio la stessa protagonista. Fronteggia il male, stregandolo in aria; sacrificio al rituale, cenere al sangue, e si combatte l'oscurità.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo secondo.

«Sì certo, come no: ciao sfigato!» Ad Aaron: sto parlando con lui, sì. La mano destra sul punto di aprire la portiera del guidatore dell’auto, nel mentre la mancina quasi in direzione del busto, saluta il ragazzo. Mi getto letteralmente in macchina con tutta la noncuranza del mondo, e dal palmo della sinistra, le chiavi balzano su quello dell’altra: metto in moto, ed il sorriso precedentemente dovuto alla squallida battuta –più che squallida, effettivamente- di Aaron, va pian piano scemando scemando. Frizione, ingrano la marcia, ed accelero, già lì che impreco così precariamente nel vano tentativo di accendere la radio –inutile dire sia distrutta anche quella, come il resto dell’auto, infondo-. La giornata è stata una di quelle: “mio Dio, oggi ho Matematica, Cinese, Aramaico, Egiziano e lettura Runica; riuscirò mai a sopravvivere e a ritornare a casa viva, vegeta ed illesa?!”. Ebbene, sì, ce l’ho fatta: esco dai cancelli e la musica sembrerebbe partire per qualche miracolo eccelso. La scuola è piuttosto distante da casa –in realtà, abito in un paesino non molto lontano-: mi ritrovo su di un rettilineo circondata dal nulla, se non da quella vasta distesa d’erba, ricoperta dalle foglie secche degli alberi che toccano il tutto nei loro colori autunnali. Canto –strido, sbraito, veramente- una canzone dei Daughter data miracolosamente in radio –ed io li adoro-, con le mani che poggiano entrambe, tutto meno che salde, sul manubrio, nel mentre le iridi verdognole scure lì che fissano la strada –o forse no, visto quasi sembro dimenarmi in contemporanea alla performance-, desolata e completamente abbandonata dal traffico. Mi separa da casa, praticamente solo e soltanto una lunga strada rettilinea, ed io non posso far altro che sfrecciare come mai, al che il cellulare non sembrerebbe prendere a squillare in quella più che orribile suoneria: d’istinto perdo velocità e lo sguardo nei pressi del cambio, sotto lo stereo, in cerca della vibrazione. Afferro il telefono con la destra e lo porto all’orecchio chinando il capo verso questo, quasi come per mantenerlo sulla spalla e riportare la mano al suo compito originale. «Sono impegnata, quindi chiunque tu sia fai in fretta.» Inutile dire il mio essere sia sempre così tanto schietto e sfacciato con tutti, sì: se poi parliamo di gente che non ha neanche il privilegio di finire nella mia rubrica –come nel caso-, allora credo la cosa sia più scontata dei prodotti al mercatino dell’usato. «Pronto?» Nessun dire: né una parola, né altro; semplicemente un respiro affannato e pesante, quasi inquietate, nonostante ci voglia ben altro per traumatizzare e intimorire la buona e cara Shelley. Taccio per qualche istante in attesa di una risposta, ma niente. «Se è uno scherzo, ti è uscito male; se mi hai chiamata solo per godere della mia affabile voce, disperatamente innamorato della scopata di qualche notte fa –sempre tu non sia poi così orrido da guardare-, sta’ pur certo ti impiccherai tra non molto.» I toni lì che sembrano quasi arroganti e altezzosi, nel mentre il fiatone dell’”uomo-misterioso” sembrerebbe continuare ed aumentare sempre più di intensità, quasi persuasivo ed ipnotico. Il piede destro fermo sull’acceleratore, mi diventa quasi sempre più pesante col passare della più irrilevante frazione di tempo; le iridi involontariamente quasi mi scivolano, portandosi su quella linea a dividere le due corsie, ora gialla. Ho la certezza quel respiro tanto profondo sia di un uomo: la convinzione io lo conosca da una vita, praticamente mi pervade interamente, rendendomi in qualche maniera, quasi incosciente. Rimango lì immobile e muta, ammaliata a fissare la strada, nel mentre quel colore tanto acceso, insieme alla linea stessa, sembrerebbe entrarmi anche nel cervello, passando dapprima dal bulbo oculare, quasi accecata. «Ssssh..» Quella voce tanto desiderata, ora mi riecheggia fastidiosa e sottile nella testa: è come qualcuno fosse entrato nel mio corpo, e lo dico nonostante io non conosca neanche minimamente una sensazione simile, ma sembro esserne infinitamente convinta, per qualche strano motivo. La strada si perde nei miei occhi sempre più rapidamente: il piede ora preme come non mai sull’acceleratore , e nonostante il rumore del motore sia udibile perfino ad un sordo –vista la velocità-, non posso far altro che rimanere lì, bloccata ed impossibilitata in qualunque movimento possibile ed inimmaginabile. «Ti cercano… Ti stiamo cercando…» Una strana sensazione ora completamente fa da padrona ad ogni mio minimo tentativo di liberarmi da quella stretta, invisibile: investita dalla più acuta percezione di spensieratezza; incredibilmente beata, stranamente immersa nella più totale tranquillità; i muscoli rilassati. «La Setta ti avrà… Ti faremo nostra.» Le parole mi rimbombano sempre più nella testa, flebili. Il silenzio; poi riprende allo stesso modo. «Conoscerai il vero potere, e ne vorrai altro, ed altro; e ne avrai… Uccidere. Uccidere. Farai tuo il male, e ne sarai la padrona.» Il tutto si interrompe con il classico, sonoro e ripetitivo suono di fine chiamata. La figura di un bambino, mano nella mano con la madre, mi si disegna a qualche metro di distanza dall’auto, ancora lì che sfreccia neanche Flash. Li investo. Una sottospecie di nebbia, fitta e dal colore scuro , completamente mi appanna il vetro, facendo disperdere quelle figure tanto apparentemente reali. Inchiodo e prendo a muovere il capo da sinistra a destra, in rapidi movimenti, come per riprendermi dallo shock. Rimango pietrificata per qualche istante, con lo sguardo rivolto all’airbag e lo smartphone che oramai giace per terra. Solo quando mi rendo conto di aver investito una donna ed un bambino, prendo a girarmi e a rigirarmi sul sedile, in cerca di qualche corpo ipoteticamente sfregiato per lo schianto, sull’asfalto, ma niente, tutta un’illusione. Inspiro, espiro, incredula. Riafferro il telefono, lo squadro, e lo ripongo nell’incavo sotto lo stereo, ponendo entrambe le mani sul manubrio e spingendo la spalla allo schienale, nella disperata ricerca di ritrovare l’oramai persa –chissà dove-, calma.  Penso, penso e ripenso, più che confusa, al che il silenzio del posto non viene bruscamente interrotto da un clacson di un’auto: sussulto e lo sguardo segue l’auto che sembrerebbe sorpassarmi in tutta la velocità del mondo. Subito mi rimetto in gareggiata e riprendo, ora più cautamente, sommersa da una valanga di domande: chi era? Perché non ho avuto controllo del mio corpo ed ho immaginato di investire una madre e un figlio? E se richiamassi quel numero? Ragiono e lo rifaccio ancora, ma no: nessuna risposta; Aaron sarà felice di aiutarmi. Ad ogni modo, passa poco, che finalmente arrivo a casa: parcheggio l’auto proprio dinanzi il garage, ed entro. «Ciao nonna.» I toni sono distrutti, stracciati e avviliti, mentre lei è lì allegra in cucina a preparare una delle sue prelibatezze –spero sia qualche ciambella al cioccolato, perché ne ho decisamente bisogno-. «Ciao Shell!» Lascio le chiavi della macchina all’ingresso, salgo al piano superiore e dritta in camera. Quasi scaravento lo zaino per terra, menefreghista –chiaro i compiti non si facciano- e, nonostante le temperature non siano poi così alte –visto anche la stagione-, mi spoglio del giubbotto, riponendolo sul letto. Chiudo la porta e via che cerco risposte su internet: vediamo di quale “setta” parlava quel tizio. 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: esotericism