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Autore: ReginadeiSogni    01/10/2015    8 recensioni
< Si sono Akito il fratello di Natzumi, ma penso che tu lo sappia già! > rispose lui freddo e distaccato, girandosi verso la chiesa. I suoi occhi si bloccarono sull’immagine dei due sposi felici che sorridevano, per il riso che la gente tirava addosso a loro. Tra quelle grida mancava la risata della sua Sana, mancava lei con la sua chioma ramata e il suo dolce profumo.
“Oh Sana.. mi senti? Ho bisogno di Te…” pensò Akito guardando il cielo.
****
Nello stesso momento due occhi color cioccolato stavano fissando lo stesso cielo, per un attimo avvertì un brivido e poggiò la mano al cuore, come se quella richiesta fosse arrivata fino a lei. Ma nessuno dei due poteva sapere che, le loro strade si sarebbero incrociate di nuovo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Natsumi Hayama/Nelly, Nuovo Personaggio, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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Era passato ormai un mese dalla notizia dell’arrivo della piccola Sana. Il cuore di Akito quel giorno si frantumò in mille pezzi, quel poco che era rimasto ancora vivo dentro di lui svanì, ma di fronte alla felicità di sua sorella e a tutti quegli sguardi puntati su di lui pronti ad assistere alla solita scenata, decise di mantere il controllo necessario per superare la nuova realtà che gli era stata sbattuta in faccia. E quelle poche parole che sussurrò a Nat le pensava davvero, l’avrebbe protetta e non avrebbe mai abbandonato quel piccolo esserino, che forse era proprio ciò che serviva per tornare a vivere di nuovo.
Durante i giorni passati tutto era diventato più leggero, e i preparativi per la futura donna di casa rendeva la testa di Akito molto impegnata. Aveva aiutato Damon con la cameretta,Nat con le spese quando suo marito non poteva, e lavorato molto con i suoi alunni nella palestra. Pensava che sentir nominare spesso il nome della bambina,la sua mente lo avrebbe portato in luoghi nel quale lui non voleva più stare, ma per fortuna non fu cosi. Non sapeva bene il perché, forse stava semplicemente nascondendo il suo dolore dietro un muro, ma stava bene in quella nuova fase della sua vita. Chissà un giorno forse tutto sarebbe tornato, non lo sapeva, sperava solo di non dover sentire di nuovo tutto quel male, e a quella sensazione di felicità che sentiva dentro non ci avrebbe rinunciato assolutamente.
Reira ormai faceva parte della sua quotidianità. Tutte le mattine correvano insieme, consumavano la loro colazione al solito bar della spiaggia. Non si davano mai un appuntamento, perché il trovarsi per caso rendeva la loro complicità ancora più forte, i loro corpi erano attirati l’uno dall’altro come i poli opposti di una calamita. E proprio li davanti a lui c’era una Reira che avvolgeva entrambi con la sua parlantina, la sua risata e i suoi gesti. Quello che aveva notato di lei in quelle giornate, era che gesticolava molto. Qualsiasi cosa raccontasse, in ogni suo movimento le mani non l’abbandonavano mai, ma a volte parlava talmente tanto che come stava succedendo negli ultimi minuti Akito si perdeva in qualche angolo remoto della testa, sperando di non essere maleducato e facendo finta di essere interessato ai suoi discorsi.
< Capisci Akito? Mio padre ascolta qualsiasi cosa che quella donnaccia gli dice. E poi si chiede perché non sto mai a casa con lui. Preferisco passare le mie serata in pub a cantare la mie canzoni, che a tavola con loro. >
Akito ritornò sulla terra, il tasto genitori lo faceva sempre risvegliare dal suo stato. Molto spesso si lamentava di suo padre, e dalla sua infelicità in quella casa, e sapeva che in quel momento non bastava che guardasse solo la su bocca muoversi, doveva essere li con lei.
< Cos’ha detto sta volta? >. Chiese Akito accendendosi una sigaretta, osservando gli occhi a fessura di Reira.
< Perché mi guardi cosi? >
< Scherzi Akito? Ho parlato tutto questo tempo, tu dov’eri? >
Si era assentato per troppo tempo perdendo il discorso importante, ma avrebbe sicuramente trovato il modo di uscirne, così appoggiando i gomiti al tavolo si avvicinò a lei, con aria divertita stampandosi sul viso il suo miglior ghigno, pronto a stuzzicarla un po’.
< Vediamo, nell’ultima mezzora nell’aria volavano le tue labbra e facevano Bla Bla Bla Bla, scusami se per un istante mi sono appisolato con gli occhi aperti! >
Reira sbuffando incrociò le braccia al petto, e si voltò verso il mare.
< Fai cosi ogni mattina? >
< Per una buona parte della conversazione si! >
Akito si beccò un buffetto sulla spalla, e entrambi scoppiarono a ridere.
< Sei uno stronzo Akito! >.
Gli rispose sorridendo, ma subito dopò si rabbuiò. Reira aveva la capacità di donarti un immensa felicità, di saltare , e di contagiarti con la sua energia, ma cambiava umore molto infretta. Ed era proprio questo carattere particolare, che la rendeva ancora più speciale agli occhi di Akito.
< Ehi, scusami. Ho la testa piena di pensieri, non è colpa tua. Ora mi dici cos’ha fatto? >
< Se non mi ascolti stavolta ti uccido! >
Senza rispondere Akito,cercò con i suoi occhi di trasmetterle la sua attenzione, e forse vedendo l’espressione di Reira più rilassata ci era riuscito.
< Continua a lamentarsi con mio padre del mio stile di vita, che se io fossi sua figlia mi chiuderebbe in camera a studiare, e poi di corsa a lavorare! Le solite cose Akito, ma ieri sera a cena ha superato tutta la stronzaggine che ha avuto in questi due anni. Ha cominciato a dire a mio padre, che a visto il luogo in cui canto ed è frequentato da gente poco raccomandata e che si ubrica, e che tra loro ci sono pure io. E che sto prendendo la strada sbagliata, e che deve fare qualcosa in merito alla mia educazione. E sai cos’ha risposto lui? >
< Immagino nulla di positivo no? >
< Esatto! Si è girato verso di me con il volto rosso dalla rabbia, ha sbattuto un pugno violento sul tavolo e ha cominciato ad urlare. > La voce di Reira con quell’ultima parola si incrinò e d’istinto Akito le afferrò la mano, come per infonderle coraggio, e di parlare tranquillamente. Un gesto che per uno come lui era raro, lo donava solo a chi fosse davvero importante, e forse lei stava entrando piano piano dentro il suo cuore.
< Sono qui, sfogati Reira! >
< Mi ha detto che sono una vergogna, e che d’ora in poi non devo mancare di rispetto a Koharu perché è sua moglie. Ho cominciato a dirle non dire cazzate, che non e assolutamente vero e che deve finirla di mettermi contro mio padre. Cioè ha messo lei davanti a me ancora una volta, io so che lui odia che io canti e vorrebbe un vero lavoro per me, ma ha sempre saputo quanto io fossi responsabile e che stavo inseguendo un sogno. Ma da quando cè lei nelle nostre vite, io non esisto più, e non mi da più il modo di aprirmi, e dare la mia versione. E lui non capisce che lei è interessata solo ai soldi e alla bella vita, e per quanto io gli voglia bene spero che un giorno capisca quanto sia perfida quella donna, e soffra almeno il doppio di me. >
Parlò come solo lei sapeva fare, senza interruzioni e senza respirare e qualche piccola lacrima sfuggì al suo controllo. E in quel lungo mese quella era la prima volta, in cui lui vedeva realmente le sue debolezze e il suo dolore.
< Sembra una scena da film. >. Disse Akito passandole il pollice sulla guancia asciundole il viso.
< Io non sono bravo con le parole e con l’emozioni, e in questi mesi non ne sono più stato capace. Ti dico solo che te ne devi sbattere ok? Corona il tuo sogno così e sbatti la vittoria in faccia a quella stronza.Cosi te ne andrai e farai la tua vita! Devi solo sopportare ok? Un amico su cui contare ce l’hai, gli altri del gruppo sono anche tuoi amici,e non esitare a chiamarci ok? Sempre. >
Si era definito amico, perché a parte qualche bacetto rubato era ciò che aveva appena espresso, era consapevole dell’elettricità dei loro corpi quando erano vicini, ma era troppo presto. E quell’esile ragazza davanti a lui non era una qualcunque, si era creata un piccolo posto speciale dentro di lui, e non poteva andarci a letto per poi rovinare tutto. Doveva fare le cose con calma.
< Lo so! E vi ringrazio davvero tanto. Ma soprattutto ringrazio te Akito. >. Il viso di Reira era sempre più vicino, e posò sulle sue labbra un casto bacio, ma il suono del cellulare lo riportò con i piedi  terra, prima di perdere il controllo.
< Si? Nat? E’ gia ora? >
< Magari fratellone! Ma è troppo presto! Volevo solo ricordati dell’ecografia delle dieci, Ti ricordi no? Papà ti sta aspettando a casa per venire insieme. >
< Cazzo è vero! Vado subito a casa! A dopo. >.
Tutto quel parlare, e perdersi aveva fatto passare il tempo così velocemente da fargli dimenticare l’appuntamento con la piccola Sana.
< Devi andare? >
< Si! Oggi assisto all’ecografia di mia nipote, è devo correre a casa. >
< Già vero, ieri me lo avevi accennato! Allora ci sentiamo magari più tardi, così
mi racconti zietto. >
< Certo! Miraccomando pensa a ciò che ti ho detto, sai dove trovare gli altri se non ci sono io ok? >.
< Si akito. A dopo. >

 
                                                                                                                                                       *****

< Akito la pianti? Siediti. >.
Erano arrivati all’ospedale da pochi minuti, ma non riusciva a stare fermo in quella stanza colma di coppie felici, che si sorridevano tra loro, e di fidanzati o mariti, che accarezzavano le pancie delle loro donne. Aveva passato un mese felice, senza pensieri, e in quel momento sentì che stava precipitando nei ricordi, quelli che gli avrebbero sicuramente causato dolore, capaci di abbattere il suo grande muro senza troppi problemi. Camminare aiutava a rilassare i suoi nervi, fin quando uscendo nel corridoio non vide una coppia che proprio qualche mese prima, lui e Sana videro al parco il giorno di Natale.
Dopo il grande pranzo a casa Kurata, decisero di fare una passeggiata sotto la neve. Il natale emozionava molto Sana, non stava un attimo ferma, e a lui piaceva osservare quel suo lato innocente. E in quel momento dopo essere arrivati al parco poco distante da casa di lei, gli scappò un sorriso vedendo Sana alle prese con un pupazzo di neve avvolta nel suo cappello buffo rosa, e il suo piccolo naso rosso.
< Non cambierai mai Kurata. Ti diverti più tu di tutti i bambini che ci sono intorno a te. >
< Zitto Hayama! Sei tu che non sei capace di divertirti. Mi chiedo ancora come io possa essermi innamorata di te! Alza le chiappe e vieni ad aiutarmi. >
< Be io sono unico al mondo. E poi ti sopporto, per quello mi ami! >
Le disse Akito avvicinandosi, e buttandole in pieno viso una palla di neve.
< Quest-a me la pa-ghi Haya-ma! >
Era cosi buffa mentre cercava di asciugarsi la faccia, ma anche cosi bella. Per quanto grazie a lei si fosse aperto molto, non le diceva molto spesso , ma sapeva che con piccoli gesti e carezze lei lo sapeva e gli bastava.
< Dai fatti sotto Kurata. Tanto sai che vincerò io come sempre. >.
Così cominciarono a riempirsi di neve per la mezz’ora successiva, ritrovandosi entrambi bagnati fradici e coricati  a terra. Purtroppo dovettero alzarsi, perché non erano soli, cosi si sedettero ai piedi di un albero e Sana appoggiò la testa sul suo petto e lui la strinse forte a se.
< Hayama stavolta ho vinto io. Sei più bagnato di me eh! >
Entrambi sapevano che era lei quella conciata male, ma come sempre lei voleva la vittoria, cercando di nascondere i brividi per non cedere, cosi Akito la spostò delicatamente davanti a lui abbracciandola da dietro per scaldarla con il suo corpo.
< Kurata hai perso. Lascia che ti scaldi. > le disse con un sussurrò al suo orecchio, sapendo quanto quel gesto aumentasse i suoi brividi.
< Sei il solito pervertito Hayama! Dillo che vinci apposta solo per mettermi le mani addosso! >
< E’ il momeneto che amo di più! >. Entrambi scoppiarono a ridere, fin quando poi tra loro regnò il silenzio e Akito si preoccupò, non essendo abituato a non sentire la sua solita parlantina.
< Kurata hai perso la lingua? >
< Ti piacerebbe Hayama! Ma no, stavo solo osservando quella coppia laggiù. >.
Quando Akito seguì la direzione che indicava Sana, quello che vide era uno spettaccolo meraviglioso. E poteva immaginare benissimo gli occhi a cuoricino che la sua ragazza aveva in quel momento. Sulla panchina a pochi metri da loro, un ragazzo accarezzava dolcemente la pancia della sua donna, sorridevano e si baciavano felici per ciò che la vita gli stava donando. Stavano insieme da 6 anni, ma si conoscevano sin da piccoli e lei non aveva mai nascosto l’amore verso i bambini, e che soprattutto un giorno ne avrebbe voluti almeno 2 tutti suoi.
< Ci pensi mai al nostro futuro? A dei bambini tutti nostri? Io si. E saranno belli come te, e avranno i tuoi bellissimi occhi. >
Non avevano mai parlato di un futuro cosi lungo di loro due insieme, ma lui sin dal primo bacio che si scambiarono per la prima volta, capì che quella ragazzina buffa con le codine è un po’ pazza, sarebbe stata la donna della sua vita, e anche lui desiderava un futuro con lei proprio come quella coppia.
< Saranno due vero? Per l’esattezza due femmine Hachiko e Sari! >
< E tu? Come fai a sapere queste cose? >.
Sana si girò di scatto guardandolo con occhi spalancati, e lui sapeva  benissimo che il resto della frase l’avrebbe fatta impazzire ancora di più.
< Avevi 14 anni eri nella stanza di Nat, e io mi trovavo nelle vicinanze e abbastanza vicino per poter ascoltare i vostri discorsi adolescenziali. Tu e mia sorella spettegolavate da una vita e io ero davvero molto curioso, di sentire i vostri “ segreti “. >  Disse Akito mimando delle virgolette con le dita, e stampandosi in faccia unn ghigno perfido.
< Quindi ha-i ascoltato solo quello no? >.
< Assomiglieranno ad Akito, e lui sarà un papà dolcissimo vero Nat? >. Le guancie di Sana diventarono rosso fuoco, e la sua bocca sembrava che da un momento all’altro cadesse a terra come nei cartoni animati.
< Ero piccola, e potevo fantasticare quanto volevo, ma non potevo pensare che tu ti sedessi dietro la porta con un pacco di pop corn, ad ascoltare le nostre conversazioni! Me lo dici solo adesso e stiamo insieme da moltissimo tempo!!! E’ umiliante Hayama!  >
Akito scoppiò a ridere per il broncio che Sana si stampò sul viso, e avrebbe voluto tanto baciarla e prenderla li su quel prato davanti a tutti. Ma non poteva, per una volta aveva bisogno di dirle cio che sentiva poi avrebbe dato sfogo alle sue voglie.
< Che coglione! I pop corn erano davvero una bella idea! > smise di ridere e tornando serio si alzò da dietro l’albero e si inginocchiò davanti alla sua ragazza.
< Kurata ho passato la maggior parte delle mie giornate ad ascoltarvi, e sono stati i momenti migliori che io abbia mai passato, fin quando tu non hai iniziato a crescere e diventare una strafiga e piano piano ti eri dimenticata di me e parlavi solo dei ragazzi che ti corteggiavano. Avevi trovato un diversivo, e anche io feci lo stesso. Ma ora ricordando quell’episodio sto realizzando che i tuoi sogni si stanno avveranno, e presto anche noi saremo come quella coppia laggiù. E nel mio massimo romanticismo, ti dico solo un cosa, saranno due bimbe bellissime come te, e mi renderai l’uomo più felice! >. Detto ciò Sana si avventò sulle labbra di Akito con urgenza, come se stessero insieme davvero da quel momento. Akito le regalò un bacio dolce e intenso, sperando di avverare anche i sogni di quella ragazza di quattordici anni che sognava il suo principe azzurro. Quando si staccarono per riprendere il fiato Akito appoggiò la sua fronte su quella di lei, e si fissarono intensamente.
< Ti amo Hayama. >
< Anch’io Kurata! >.


< Akito? >.
La voce di Brian lo risvegliò, e ancora una volta dopo che tutto stava andando bene, era caduto nella trappola dei ricordi, e quello si che gli aveva lacerato ancora di più il cuore. I loro sogni, le loro speranze, ma soprattutto il loro futuro era scivolato via senza alcuna via d’uscita, e quello che Akito in quel momento si chiese era se sarebbe mai riuscito ad andare avanti davvero, oppure sarebbe rimasto legato ad una persona che non poteva più avere.
< Amico! Tutto bene? >. Uno scossone lo fece risvegliare un’altra volta. Brian lo guardava preoccupato, e da quello sguardo poteva dedurre che il suo aspetta non era dei migliori. Cercò di mettere da parte i ricordi, e si stampò in viso un leggero sorriso, nella speranza di tranquillizzare l’amico.
< Si sto bene. E non chiedermi altro, va tutto bene! > Senza aspettare risposta aveva messo gia un muro davant a quella discussione, sapendo che sarebbero arrivate altre domande al quale lui non aveva assolutamente voglia di rispondere. < Allora? Cosa ci fai anche tu qui? >.
Brian dopo averlo guardato con un punto interrogativo stampato in viso, sfoderò il suo migliore ghigno e seguì Akito che nel frattempo stava raggiungendo Natzumi e Damon nella sala d’attesa.
< Non mi sarei mai perso la visione in diretta della mia principessa! E poi devo dirle di stare alla larga da te, perché tu non gli regalerai mai una bambola, ma un corso di Karate nella tua palestra! >
< Certo! Dovrà pur difendersi dagli uomini, e un bel calcio nelle palle è un grande insegnamento! >.
Tutti e quattro scoppiarono a ridere, e tra le loro risate sentirono il nome di Natzumi, si alzarono e raggiunsero l’infermiera che li avrebbero portarti dal dottore.
Quello che Akito vide su quel piccolo schermo difronte a lui era un corpicino che muoveva le braccine come se cercasse di afferrare qualcosa, non stava ferma un attimo. Stava nascendo una nuova ragione di vita. Una piccola Sana che gli avrebbe fatto battere il cuore ancora, e forse lo avrebbe guarito dal male che si portava dentro. Una volta finita la visita il dottore disse che tutto stava andando bene, e la bambina scoppiava di buona salute.
Insieme uscirono dalla stanza e non smettevano di fissare le foto della piccola nelle mani di Damon. Akito aveva vissuto l’emozione più grande, ma non aveva stretto la mano della donna che amava, non era il suo bambino quello che stavano aspettando, e coem se il destino si divertissero davvero molto a giocare con lui, il suo cuore si spezzo in un altro pezzo davanti alla realtà. Stava diventando una femminuccia, si sarebbe messo a piangere se solo non fosse risultato imbarazzante. Lui era sempre stato forte e bravo a tenere nascoste le proprie emozioni, ma l’amore l’aveva reso vulnerabile, la sua perdita l’aveva del tutto spezzato, ormai non era più lo stesso.
< Grazie per oggi. Ma io ora me ne vado. >.
Natzumi guardando suo fratello capì che doveva lasciarlo solo, era il momento in cui il suo mondo ricadeva ai suoi piedi in mille pezzi, e seguirlo avrebbe solo peggiorato le cose. Purtroppo non fu abbastanza veloce a fermare Brian che già lo stava seguendo. Con sguardo triste abbracciò suo marito, e in silenzio camminarono vicini, pregando insieme che iniziasse per tutti loro un nuovo capitolo. Felice.


                                                                                                                                                    *****  

< Akito! Aspetta. Ti va di bere qualcosa? >
< Brian davvero non sono di compagnia in questo momento. E potrei davvero comportami da stronzo,e con te non mi va. Un’altra volta ok? >
Non voleva trattarlo male, ma sapeva che in quello stato avrebbe potuto rovinare la loro amicizia, e ormai lui era come un  fratello, e non se lo sarebbe mai perdonato. Aveva bisogno di stare solo, il dolore si stava trasformando nuovamente in rabbia , e non voleva farsi vedere in quello stato da lui.
< Non puoi isolarti Akito. Tenerti dentro le cose peggiora solo tutto. Non dico di raccontarmi la tua vita come le femminuccie in un bar, ci beviamo una birra anche in silenzio. Ma non restare da solo. Se vuoi ti posso raccontare quanto me la sto facendo sotto, nel sapere che domani trascorrerò un intera serata a tavola con i genitori della mia ragazza, per ufficializzare la nostra relazione. Ti fai due risate e mi potrai sputtanare a vita! Ci stai? >
< Ogni giorni posso prenderti per il culo? Ci sto, andiamo! >
Arrivarono al pub di Gomi, che per oro fortuna era aperto. All’interno si sentiva della musica, che sicuramente proveniva dal piccolo palco che ospitava Reira ogni sera, ma una volta entrati non trovarono nessuno a suonare, era semplicemente il cd del gruppo che riempiva la grande sala.
< Ragazzi! >
< Ciao Gomi! > Salutarono entrambi, per poi sedersi al solito tavolo ormai riservato  loro.
< Cosa ci beviamo? Tre birre vanno bene? >
< Si! Brian ha delle novità da raccontarci, qundi metteti comodo e preparati a prenderlo per il culo giorno e notte. Mi ha detto che posso farlo, ma penso che questo valga anche con te! >. Disse Akito tirando una pacca sulla schiena amichevole a Brian.
< Non sfottete troppo! Anche voi nella mia situazione avrete passato momenti imbarazzanti, e appena li scoprirò ve li rinfaccierò a vita!! >.
Scoppiarono a ridere e dopo un lungo sorso di birra, si prepararono al racconto di Brian, e Akito sperava davvero che quella poteva essere una distrazione, dal fardello che si portava dentro.
< Domani sono stato invitato dalla sua famiglia perché vogliono conoscere il ragazzo che ha fatto tornare il sorriso alla loro bambina! Così mi ha detto sua madre l’altro giorno mentre aspettavo Roxie che si preparava. Li ho gia conosciuti, ma poche chiacchiere. E domani sapere che passerò un intera giornata con loro mi rende nervoso. Non è la prima ragazza che ho, e a 26 anni ridurmi in questo stato per una cena, mi rende davvero un poppante ragazzi. >.
Brian continuò il suo racconto sulla tanto amata Roxie,e da quel poco che stava ascoltando aspettava a presentarla a tutti perché lei non era ancora pronta. Aveva avuto un incidente e il trauma era ancora fresco, e volevano fare un passo alla volta. La testa di Akito cominciava a perdere lucidità, e la birra non lo stava di certo aiutando. Tutte quelle parole, la felicità, l’invidia e le ore passate stavano tornando violentemente nella sua testa, e non era una bevuta tra amici il diversivo per stare bene. Doveva scappare da li, aveva bisogno di lei.
.
Senza attendere le risposte di Brian e Gomi, si alzò facendo fischiare la sedia sul pavimento e si avviò alla porta, e compose il numero di Reira.
< Akito? >
< Ti sto venendo a prendere >
< Aspe…>
Staccò la chiamata e non diede il tempo a Reira di replicare. Non aveva bisogno di domande, di parole. Sapeva che con lei le sue emozioni si spegnevano, e ne aveva bisogno per dimenticare quella giornata anche se forse dopo si sarebbe pentito, in quel momento era la soluzione ai suoi problemi.


                                                *****
 
Erano in macchina da dieci minuti e nessuno dei due ancora aveva parlato. Reira aveva notato le nocche di Akito sul volante diventare sempre più bianche, e la macchina andava sempre più veloce. Nell’auto il silenzio e i suoi respiri strozzati, fecere intuire a Reira che qualcosa non andava. Quel mese tutto era stato perfetto, non lo aveva più visto triste e arrabbiato, ma quella sera qualcosa era andato storto.
< Tut-to bene? >
Non aveva ancora parlato per paura di farlo incazzare di più,ma quel silenzio stava diventando pesante e forse farlo parlare un po’ lo avrebbe calmato.
< Siamo quasi arrivati. Non parlare cazzo. >.
Qualsiasi ragazza sarebbe scappata difronte a tanta rabbia, ma lei non era una bambina sapeva che la rabbia portava a fare le cose più stupide, e Reira sapeva di averne fatte molte in passato. Era sola, sua mamma non poteva permettersi di mantenerla in America, e una volta rimasta con il padre e la sua nuova moglie cadde in depressione, e ancora ricordava le notti di sesso con sconosciuti nelle discoteche. Era l’unico diversivo che la faceva stare bene, ma perfortuna quando incontò i ragazzi della band l’aiutarono a rialzarsi e da quel momento per quanto la rabbia fosse sempre li presente, il suo sfogo diventò la musica. Il fuoco che Akito aveva negli occhi era lo stesso che aveva lei, e non poteva lasciarlo solo, aveva bisogno di aiuto e l’avrebbe salvato.
Pochi minuti dopo la macchina si fermò in una strada buia, e Akito si precipitò fuori e tirò un pugno sul tettuccio. Reira osservò tutto dall’interno, ma neanche quel gesto la fermò dall’affrontarlo.
< Ti calmi Akito! >
< Non dovresti essere qui, ti riporto subito a casa. >
< No! Io voglio restare qui, stai male e non ti chiederò il perché. Fatti solo aiutare. >
Era appoggiato alla macchina con la testa nascosta tra le mani, vederlo cosi la faceva stare male. Un ragazzo bello come lui non meritava tanto dolore.
< Baciami >.
La testa di Akito si alzò di scatto, e dopo qualche istante di smarrimento, si avventò sulle sue labbra, e Reira diede libero accesso alla sua lingua. Le loro lingue danzarono come se si conoscessero da sempre, come se finalmente fossero a casa.  Reira avrebbe voluto vivere quel monento tanto desiderato lentamente, ma in quel bacio c’era urgenza, dolore e passione, un misto di emozioni confuse ma che l’eccitavano da morire, e senza pensare troppo allacciò le gambe ai suoi fianchi e Akito la sbattò con violenza contro la portiera dell’auto. Accecati dal desiderio non si accorsero neanche delle goccie di pioggia che piano piano li bagnò completamente. Le loro mani toccarono ogni parte del corpo, la pelle bruciava, i loro corpi si bramavano. Akito si spostò senza staccarsi dalle labbra di lei per aprire la portiera.
I loro corpi si distesero sul sedile posteriore, e Akito le sfilò con urgenza la maglietta e assaporò la sua pelle, facendole inarcare la schiena per i brividi di piacere che stava provando. La sensazione delle sue labbra calde, sulla pelle bagnata la mandò in estasi, voleva sentirlo dentro di lei da troppo tempo, essere sua anche solo per una notte.
I baci smisero all’improvviso e i loro corpi divisi spezzarono il dolce calore della passione.
< Io non posso Reira. Vestiti che ti riporto a casa. >.
Reira si mise a cavalcioni su di lui e gli prese il volto tra le mani, obbligandolo a guardarla negli occhi.
< Vivimi.Sarà la nostra ultima e unica notte.Dimentica la realtà per una notte. Fammi tua. >
Prima che lui potesse rovinare ancora quel momento, fece sue quelle labbra che in pochi minuti le erano mancate tanto. Lo baciò lentamente, cercando di donargli il calore di cui aveva bisogno.
Tutto accadde velocemente. Si sentì lo strappo della carta, i pantaloni volarono via e lui entrò con urgenza dentro di lei. I loro corpi si fusero, i loro gemiti rimbombavano all’interno dell’auto, i finestrini si appannarono come prova della loro notte d’amore.


 
Vivimi senza paura 
Che sia una vita o che sia un´ora 
Non lasciare libero o disperso 
Questo mio spazio adesso aperto, ti prego 
Vivimi senza vergogna 
Anche se hai tutto il mondo contro 
Lascia l´apparenza e prendi il senso 
E ascolta quello che ho qui dentro 
Hai aperto in me 
La fantasia 
Le attese i giorni di un´illimitata gioia 
Hai preso me 
Sei la regia 
Mi inquadri e poi mi sposti in base alla tua idea 
Vivimi senza paura 
Anche se hai tutto il mondo contro 
Lascia l´apparenza e prendi il senso 
E ascolta quello che ho qui dentro*.


 
Akito possedeva il suo corpo con rabbia, con passione come mai nessun uomo aveva fatto. Si sentiva bella sotto le mani esperte, si sentiva viva come mai in vita sua, ma quello che vide quando aprì gli occhi per poter guardare la bellezza dell’uomo che le stava regalando la notte più bella, la magia si spezzò. Il suo volto era una maschera di dolore, il suo viso rigato da lacrime, e quell’immagine le spezzò il cuore. Il suo corpo si spense, si sentiva impotente davanti a tanta sofferenza. Non l’aveva vissuta davvero, non aveva cancellato neanche per un istante il suo dolore, forse l’aveva fatto sfogare, ma lei sapeva benissimo che lo sfogo dalla passione passa dalla rabbia, alla frustazione e infine al senso di colpa. Quando l’ultima spinta di Akito arrivò, i loro corpi si divisero, e nell’aria si respirava freddazza, e distacco. Reira guardò immobile l’uomo di fianco a lei rivestirsi infretta, e uscire dall’auto sbattendo la portiera, e risalire velocemente davanti, accendendo la macchina.
< Ti riporto a casa. >.
Si era comportato proprio come lei faceva in passato. Solo che un tempo a lei non fregava nulla, ma adesso vestiva i panni dei ragazzi che lei usava e abbandonava, e per quanto non fosse piacevole, sapeva che Akito ne sarebbe uscito prima o poi. Aveva bisogno di tempo, e lei glielo avrebbe concesso.


                                                 *****

Roxie osservava la pioggia seduta sulla sua solita poltroncina attraverso la grande finestra del salotto. La sua vita finalmente aveva preso una piega diversa. Era felice. Ma in quel momento i suoi occhi si riempirono di lacrime, e il suo cuore perse un battito, ma non era la sensazione che provava sempre, era dolore quello che sentiva. Il suo respiro diventò spezzato, e la testa cominciò a girare, che alzandosi in piedi cadde con tutto il suo peso sulle ginocchia. Sentiva una grande
angoscia dentro , come se quel qualcuno a cui lei si sentiva legata, avesse spezzato il loro legame, i loro contatti silenziosi. Instintivamete toccò la sua chiave appesa al collo, ma non le diede tranquillità, e capì che chiunque la fuori avesse bisogno di lei prima, ora l’aveva dimenticata, lasciandola sola nell’oscurità più tortuosa.
Quella notte il filo sottile che legava Sana e Akito si spezzò.



















 
Ciaoooo! Grande festa finalmente Sara ha aggiornato! Lo so sono pietosa e vergognosa. Questo capitolo era quasi finito prima delle vacanze estive, ma con il blocco, il bambino, il mare, non ho avuto tempo. E ora con l'inizio del lavoro e dell'asilo non ho avuto un attimo. Stasera ero ispirata e dovevo firnirlo per me e per voi che lo attendete. Spero che vi trasmetta l'amore e la passione ma sopratutto la sofferenza nascosta di questo capitolo. Presto ci avvicineremo alla resa dei conti, inizia la veria storia quella che tutti non vedono l'ora di leggere. Spero di aggiornare in tempi brevi se no vi do il permesso di uccidermi ahah. Spero di regalarvi un momento piacevole, e una lettura scorrevole. Ringrazio come sempre le mie Space, che sono una forza per me immensa!!!!! Cody Miky e Stefy. <3. E a tutti voi che siete con me, e ai lettori silenziosi! Un bacio e una Buonanotte da Saretta <3 ReginadeiSogni.

*Vivimi di Laura Pausini.

 
  
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