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Autore: JenniferM2612    01/10/2015    0 recensioni
Ciao, sono Jennifer e il 10 agosto 2015 una malattia mi ha portato via la mia migliore amica, Margherita. A distanza di un mese ho deciso di raccontare la sua storia per sentirla più vicina a me e per farvi capire che persona meravigliosa fosse.
La storia viene raccontata sottoforma di un diario, dal mio punto di vista. Cercherò di coinvolgervi il più possibile.
Grazie per chi dedicherà il proprio tempo a leggere questa storia, buona lettura
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Oggi è il compleanno di Sebastiano.
Compie 18 anni. Una volta ci ha detto che avrebbe voluto fare una bella festa per festeggiare come si deve la sua maggiore età, ma nessuno avrebbe potuto pensare che uno di noi tre potesse essere incollato ad un letto di ospedale.
Margherita ha solo 18 anni e non può festeggiare il diciottesimo compleanno del suo migliore amico perché il suo pancreas la tiene chiusa in una fredda e cupa stanza di ospedale.

È un mercoledì, quindi mi tocca andare a scuola, anche controvoglia. Vorrei fare una bella dedica a Sebastiano. È una delle poche persone che c'è sempre stata nella mia vita e mi ha aiutato ad affrontare e superare i problemi. Senza di lui adesso probabilmente io e Margherita saremmo crollate. È lui che ci aiuta ad essere forti in questa situazione. Ieri sera gli ho scritto una lettera che gli darò oggi pomeriggio, quindi per adesso mi limito ad inviargli un messaggio vocale su whatsapp.
Mi risponde subito anche lui con un messaggio vocale. Come sempre la sua voce mi conforta, perciò stringo i denti, mi vesto e vado a questa fottuta scuola, perché non posso farmi bocciare ancora, non ne posso più.

Sei ore sono lunghissime, ma passano. Passano come passa tutto. Prima o poi arriva l'ultima ora, arriva giugno, arriva l'ultimo anno, e prima i poi Margherita guarirà è starà bene. 
Ha 18 anni, vuole andare all'università e ci riuscirà. Si costruirà un bellissimo futuro perché lei ha tutte le carte in regola per farlo. Avrà una famiglia tutta sua e i suoi figli mi chiameranno zia. E i miei figli la chiameranno zia.
È la mia migliore amica, ci conosciamo da quando siamo nate praticamente, e lei non uscirà mai dalla mia vita, MAI.
Lei sarà la madrina dei miei figli.

Mi squilla il telefono, è Seba che mi dice che vuole andare a trovare Margherita, e io ovviamente ci sto.
Seba viene a prendermi sotto casa perché andiamo in ospedale col suo motorino.
Come citofona scendo. Gli corro incontro e lo abbraccio. Lo abbraccio forte e gli do la mia lettera.
Non appena finisce di leggerla mi abbraccia ancora, ma questa volta molto più forte.

Arriviamo in ospedale, Margherita è sempre più pallida. Dice di stare bene, ma non è così, lo sappiamo.
Seba e Marghe si abbracciano forte.
Iniziamo a parlare come sempre, di tutto.
- dai, adesso prendi la patente così porti in giro me e Jennifer- dice lei
- Sisi credici pure- risponde Seba
- Jen, raccontami un po' di gossip che sto morendo dalla noia a stare sola qua dentro- mi chiede Margherita
- In realtà non ne ho molti al momento, ma prometto che la prossima volta tornerò preparata- 
- Si, ti prego! Non mi fanno nemmeno vedere i miei programmi! Internet sul cellulare lo spengo perché i miei carissimi compagni di classe mi scrivono per informarmi che i prof si stanno alterando per le mie troppe assenze
- Ma come, non sanno che sei qui?
- Per il momento preferirei non dirglielo.
Se la nostra amica non vuole dirlo per il momento, allora non saremo di certo noi a farlo.
Ma pensare a quanto facciano schifo alcune persone che non si preoccupano nemmeno di sapere come stia una persona, mi lascia sbalordita.
E pensare che la persona di cui non si preoccupano sia proprio la mia Marghe, che ha sempre una buona parola per tutti, che è sempre disposta ad aiutare gli altri, mi fa rivoltare lo stomaco.
La mia amica continua a parlare e io la ascolto volentieri, perché mi fa piacere che ogni tanto a parlare sia lei e ad ascoltare siamo noi. Mi fa sentire sempre un po' in colpa lasciarla lì ad ascoltare i nostri problemi come se fosse la nostra analista.

Come ho detto prima, tutto passa, e prima o poi termina anche l'orario delle visite. Fa sempre male salutare la nostra amica e lasciarla lì, in quel letto, in quell'ospedale.
La saluto, le sfioro le mani e le guance. Sono gelide. Oggi è il 22 di aprile, è primavera, fuori ci sono 23 gradi e Margherita è gelida.
Non dico nulla a proposito davanti a lei e io e Seba usciamo in silenzio.

Fuori dall'ospedale Seba mi guarda e mi confida "quando l'ho abbracciata ho sentito solo ossa fredde, avevo paura di spezzarla".
Mi viene il magone, un nodo alla gola. Capisco che Margherita è anche dimagrita molto. Non ci avevo fatto caso perché indossava vestiti molto larghi.

Seba mi porta a casa e io gli confesso che sono molto dispiaciuta del fatto che il suo 18esimo compleanno non si sia festeggiato come meriterebbe, anche se è stata proprio una sua scelta.
Lui mi dice che gli è piaciuto anche solo starsene seduto a parlare con me e Meghe. 
E in quel momento, per l'ennesima volta, capisco quanto io sia fortunata ad avere due amici come Seba e Marghe, e realizzo che se dovessi perdere uno dei due, davvero non ce la farei.
   
 
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