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Autore: Tefnuth    01/10/2015    2 recensioni
Georg è sempre stato diverso dagli altri: ha potenti poteri psichici che ha dovuto imparare a controllare sin da piccolo. Come lui anche suo fratello minore, Gustav, ha una capacità particolare: il suo corpo genera elettricità. Sarebbe stato tutto perfetto se una sera un mostro non fosse entrato nella loro casa e non avesse ucciso i loro genitori,una rigida sera d'inverno in cui le loro vite si incrociano con quelle di Bill e Tom, due gemelli dotati anche loro di capacità particolari (per di più sono figli del leggendario Hellboy). Da quella sera la vita di Georg e Gustav non sarà più la stessa, si popolerà di cacce ai demoni in un mondo in cui loro non sono i personaggi più strani e nemmeno i più pericolosi.
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Ora che aveva detto la verità a sua madre la tensione di Georg si era leggermente allentata, anche se l’inquietudine che provava non gli permise di trascorrere una serata tranquilla. Alla fine si arrese al fatto che niente sarebbe riuscito a distrarlo e appena l’orologio, attaccato al muro dietro la televisione, segnò le 22.05 salì in camera e si sdraiò sul letto in attesa che il suo corpo si decidesse a dormire. Niente da fare.

Georg era ancora sveglio quando la porta si aprì ed entrò Gustav, erano le 23.30 “Qualcosa non va, vero?” gli domandò il biondo, non poteva essere altrimenti per lui dal momento che il fratello di solito si addormentava appena toccato il cuscino “Ho un presentimento: da oggi mi sembra di avere qualcosa di pesante sulle spalle” rispose Georg sedendosi, non si era nemmeno cambiato “Brutta cosa – Gustav si sedette a gambe incrociate sul letto di Georg - . Cosa credi che sia?” “Non lo so. Forse niente, forse tutto. E’ la prima volta che mi succede e non so cosa pensare” Georg si maledì per non aver ancora saputo dare una risposta a questo interrogativo “Capisco ma non serve che ci perdi il sonno” fu il tentativo di Gustav di tranquillizzare il fratello maggiore “E invece sì. Pensa se volesse dire che siamo in pericolo” ipotizzò Georg, non era troppo lontano dalla realtà “E chi sei Spiderman? ” scherzò Gustav facendo riferimento al senso di ragno, dal momento che gli piacevano moltissimo i fumetti gli piaceva quando poteva fare dei paragoni; il biondo non potè trattenersi dal ridere. Una risata che contagiò anche Georg, fino a che il corpo del moro non venne attraversato da brividi di freddo.

Georg smise di ridere e si irrigidì come un ghiacciolo, il suo cuore invece batteva fortissimo. La voce di Gustav, che gli chiedeva cosa gli stesse succedendo, gli sembrava ovattata e la vista si era alterata: per quanto ci provasse non riusciva a focalizzare il fratello, le immagini che vedeva erano di tutt’altro genere.
“Che succede Georg? Che hai?” chiedeva insistentemente Gustav, per quanto strattonasse il fratello lui restava rigido e sembrava proprio che non riuscisse più a vederlo, inoltre i soprammobili e i libri si erano messi a volteggiare caoticamente per la stanza. La cosa peggiore cui Gustav dovette assistere però arrivò subito dopo, quando Georg inarcò la testa per guardare verso l’alto, azione che fu accompagnata da un rumore di passi sul tetto e un ruggito animalesco; poi Georg cadde all’indietro evitando per un soffio la testata del letto con la testa, gli oggetti che stavano levitando caddero a terra.

“Georg ti prego svegliati” la voce del fratello lo aveva fatto svegliare, finalmente il suo mondo era tornato alla normalità “Che è successo?” domandò il moro “Sono io a chiedertelo cazzo, ti sei irrigidito e tutto qua ha cominciato a girare” gli gridò Gustav, non era difficile credergli visto il casino che c’era sul pavimento. Le parole di Gustav fecero si che Georg ricordasse cosa avesse visto nel momento della sua trance, e non era piacevole “Siamo in pericolo, dobbiamo scappare” la mano di Georg strinse con forza il braccio di Gustav, poi i due sentirono il grido della madre dal piano inferiore.

Corsero in fretta giù per le scale fino al salotto dove i genitori ancora stavano guardando alla televisione il loro programma preferito, almeno fino a pochi istanti prima che una creatura orribile si introducesse nella loro casa. Ciò che videro i ragazzi appena varcata la soglia ad arco che separava il soggiorno dal corridoio d’entrata infatti fu una pozza di sangue che ricopriva la moquette prima grigio chiaro, allo stesso modo anche le pareti bianche erano schizzate di sangue e ogni arredo era messo sotto-sopra. I corpi dei loro genitori, ormai sicuramente morti dal momento che le teste erano state strappate e lanciate chissà dove, erano stati orribilmente mutilati e accantonati nell’angolino vicino alla finestra. Il rumore che proveniva da dietro il divano diceva ai due fratelli che l’assassino era ancora in casa.

“Esci fuori” gridò Georg in direzione del divano, pronto ad affrontare qualunque uomo vi si fosse celato dietro, tuttavia ciò che uscì dal nascondiglio non era un uomo bensì una vera e propria Chimera; l’essere mitologico con il corpo di leone, coda di serpente e testa di capra sul dorso li stava guardando con le fauci insanguinate aperte. “Roarrrr” ruggiva il mostro da dietro il divano, si era leggermente accucciato preparando un balzo che sarebbe sicuramente arrivato poco dopo “Ma che diavolo?” Georg aveva perso la sua verve iniziale, come avrebbe mai potuto immaginare di vedere un mostro mitologico in casa sua? Come avrebbe potuto affrontarlo? Quando era caduto in trance era venuto a conoscenza del pericolo imminente, ma quella specie di visione che aveva avuto non lo aveva avvertito della morte dei suoi genitori, né della bestia che avrebbe trovato.

 Un fulmine partì dalla lampada posta sul comò vicino al divano e colpì in pieno la creatura, sembrava non  avergli fatto alcunché ma forse l’aveva intontita “Dobbiamo scappare, subito” Gustav aveva preso in mano la situazione e con forza aveva portato il fratello fino alla porta e da lì la fuga per le strade deserte. Ormai era mezzanotte, era ufficialmente iniziata la domenica, e nel lungo rettilineo di Friedrichstrasse le uniche presenze erano quelle dei manichini che si vedevano nelle vetrine, ma a loro non si poteva chiedere aiuto “Corri, ci verrà sicuramente a cercare”  Georg si era ripreso dallo shock e ora guidava il duo attraverso le vie secondarie di Berlino, sperando che la belva non avesse un fiuto migliore dei cani.

Nella folle corsa tuttavia, Gustav venne urtato da qualcuno venuto da un vicoletto perpendicolare alla strada che lui stava percorrendo con Georg “Attento a dove vai” gli gridò quello, parlava tedesco ma si sentiva dall’accento che era americano. Era un ragazzino esile con corti capelli neri, ad eccezione di un ciuffo più lungo che copriva un occhio, il suo abbigliamento consisteva in un paio di jeans sdruciti, una maglia rossa aderente e un giubbotto di pelle nero e bianco, nonostante la poca luce che illuminava la strada Gustav vide anche un piercing al sopracciglio e un altro che sbriluccicava sulla lingua. Eccentrico, pensò Georg, ma la cosa più strana era vedere lo strumento che quello portava al braccio: una lama incurvata la cui punta andava oltre la mano e la coda finiva oltre la spalla; non aveva una superficie regolare, non sembrava nemmeno fatta di acciaio e non era tenuta attaccata al corpo da un bracciolo bensì da uno strano materiale azzurrino che ricopriva parte dell’avambraccio.
“Lascia stare quei due, sta tornando” una voce, in Americano, proveniente dallo stesso vicolo da cui era comparso lo sconosciuto: un altro ragazzo, o almeno così sembrava dal momento che non si riusciva a scorgerne bene i lineamenti del viso; era circondato da fiamme blu.
“Eh ma che cazz…?” imprecò Georg, gli sembrava di essere finito in un film degli X-men. Un ruggito interruppe qualunque possibile iniziativa di richiesta di spiegazioni, la chimera li stava guardando appesa alla facciata di un edificio.

Pow. Un forte colpo di pistola riempì l’aria e pochi secondi dopo la bestia cadde a terra, gli mancava metà del muso e l’altra metà stava fumando “Eddai papà, dovevi proprio tirare fuori la Samaritan?” disse il ragazzo infuocato ad una gigantesca sagoma che si nascondeva nel buio della strada da cui aveva sparato “Ce l’avremmo fatta da soli” aggiunse l’altro, era come se avessero dimenticato la presenza di Georg e Gustav e questo a loro non piaceva “Lo so ragazzi ma la boccia per pesci insiste che si faccia presto. Mi ha spaccato i timpani, altrimenti vi avrei lasciato giocare ancora un pò” spiegò la sagoma, aveva una strana voce. “Il solito rompiballe” le fiamme blu si spensero rivelando un ragazzo identico all’altro con la strana arma: erano gemelli omozigoti, con l’unica differenza che avevano due modi diversi di vestire, questo infatti portava i dread e vestiti fin troppo larghi per il suo fisico.

“Si può sapere che diavolo succede?” gridò Georg a squarciagola attirando l’attenzione di tutti, non si era accorto che il suo scatto d’ira aveva fatto saltare gli allarmi antifurto delle auto lì intorno oltre ad aver fatto sfarfallare le luci dei lampioni “Oh porca” il ragazzetto con i capelli neri, la cui arma era sparita chissà quando, lo stava guardando attonito “Almeno hai attirato la loro attenzione” sussurrò Gustav a Georg.
“Ma bene, questo sì che è interessante” disse la sagoma nera. Quando la figura finalmente decide di mettersi sotto la luce del lampione, i due fratelli videro un grande uomo dalla pelle rossa con una gigantesca mano di pietra (più grande dell’altra), la coda e quelle che sembravano delle corna limate “Hellboy !!!” esclamò Gustav, aveva letto fin troppi fumetti per sbagliarsi.
  
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