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Autore: DalamarF16    02/10/2015    1 recensioni
Post stagione 1- Dopo essere riusciti a incastrare Fisk, Matt e Foggy sono diventati molto popolari a Hell's Kitchen e la loro amicizia si è rinsaldata. Il mondo di Daredevil ha ora una rassicurante routine, ma il ritorno di Stick rimescolerà le carte in tavola. Cosa vuole il vecchio ninja da Matt? Matt accetterà di aiutarlo anche a costo di uccidere qualcuno?
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claire Temple, Foggy Nelson, Karen Page, Matt Murdock, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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PERSONAL SPACE: Rieccomi! Terzo capitolo tradotto...grazie a RagDoll_cat per i suoi consigli (e la consulenza grammaticale ^_^) e agli altri che hanno recensito!
Buona lettura!!            


Chapter 3: Deal?

-Evvai! Finalmente si cena! Vieni, Matt?-
Foggy si alzò dalla sedia sul lato opposto al suo della scrivania dell'ufficio di Matt, che i due si stavano dividendo mentre iniziavano a lavorare su un nuovo caso. Era una cosa che facevano fin da quando avevano iniziato il loro tirocinio con la Landman & Zack.
Avevano preso l'abitudine di sedersi nella stessa stanza per leggere la documentazione e cercare informazioni negli archivi on line, scambiandosi opinioni in una sorta di brainstorming per cercare di arrivare insieme a formulare una sorta di strategia.
Quella sera avevano fatto tardi, di nuovo, ed erano ormai quasi le dieci di sera, non esattamente l'ora di cena, non secondo il fuso orario di New York, almeno, ma il lavoro era stato un'ottima distrazione. La visita di Stick li aveva scioccati entrambi e Foggy, in particolare, non riusciva a stare fermo per più di dieci secondi, quindi Matt aveva proposto di iniziare a spulciare il loro nuovo caso per evitare di mandarlo a casa a impazzire definitivamente al pensiero di quello che era successo nel pomeriggio. Per quanto lo riguardava, Matt non era particolarmente più calmo di Foggy ed era ancora dell'idea di caricarli su un taxi e spedirli dall'altra parte del mondo, ma in qualche modo riusciva ad apparire composto come al suo solito. Stare in ufficio stava comunque aiutando anche lui e, inoltre, finché fossero rimasti insieme, avrebbe potuto proteggerlo.
-Arrivo- rispose quindi, alzandosi a sua volta, Rimettendosi gli occhiali e alzandosi per prendere la giacca appesa alla parete, dove aveva appoggiato anche il suo bastone.
Prese il braccio di Foggy e si lasciò guidare al piccolo, economico ristorante sotto il loro ufficio.

Matt cercava disperantamente di non pensare troppo al fatto che quella poteva essere l'ultima cena che divideva con il suo migliore amico. Non aveva idea di quali fossero i piani di Stick, ma di una cosa era certo, perché più volte l'aveva visto in azione: se davvero aveva bisogno del suo aiuto, avrebbe trovato il modo di farlo collaborare. Come sempre.
Ogni volta che i suoi pensieri indugiavano troppo a lungo su quel pensiero, non poteva fare a meno di essere arrabbiato e frustrato e desiderava davvero non essere così debole di fronte al vecchio uomo.
La tua famiglia è la tua debolezza. Anche senza impegnarsi troppo, poteva sentire la voce di Stick nella sua mente, mentre gli ricordava, ancora una volta, di essere una vulvetta lamentosa. Scosse la testa per schiarirsi la mente. Doveva rimanere lucido e pensare.
-Stai bene?- Foggy gli chiese per la milionesima volta, e non senza una ragione. Era consapevole di non essere stato la migliore delle compagnie quel giorno, ma il suo cervello era alla disperata ricerca di una via d'uscita da quella situazione, anche se sapeva che probabilmente, come per un labirinto, c'era una sola via percorribile se voleva salvare i suoi amici. Finora, Foggy non aveva osato chiedere qualcosa di più su Stick rispetto a quello che lui gli aveva detto, tuttavia, Matt sapeva che era preoccupato sul come e se sarebbe riuscito ad affrontare l'intera situazione, e non se la sentiva di biasimarlo per quello. Era uno dei tanti dubbi che assillavano anche la sua di mente,
-Sto bene- rispose succinto, poi però decise di chiarire un po' le cose, perché altrimenti Foggy non avrebbe smesso di preoccuparsi per lui (anche se probabilmente non si sarebbe calmato comunque) -Stick è... È stato una parte importante del mio passato. Senza di lui a insegnarmi a controllare e a filtrare tutto quello che percepivo sarei probabilmente diventato pazzo. ma lui voleva che fossi il suo soldato, che mi concentrassi completamente su questa guerra che lui dice sia in atto...-
-Vuole anche che diventi un killer?- Foggy lo interruppe a voce bassa, probabilmente per la prima volta dalla loro lite. Di solito lo lasciava parlare fino alla fine e solo dopo faceva domande, quando aveva bisogno di chiarirsi le idee su qualche punto oscuro (si ok, faceva un sacco di domande perché c'erano un sacco di punti oscuri). Il fatto che questa volta non fosse riuscito a trattenersi, gli dava una chiara indicazione di quanto fosse spaventato dalla piega che stavano prendendo gli eventi, nonostante fosse abbastanza bravo da riuscire a nasconderlo dietro una maschera di preoccupazione che per ora stava reggendo bene.
-Probabilmente...- iniziò, poi si corresse, scegliendo di essere completamente onesto -Sì. Vuole che faccia quel passo-
-E può riuscirci?- e ora Matt poteva chiaramente sentire la paura nella sua voce al solo pensiero. La maschera si era sgretolata, alla fine, e Matt non potè evitare di esserne commosso, nonostante tutto. Aveva sempre considerato Il suo partner come la propria famiglia, perchè era l'unica persona a cui era riuscito ad affezionarsi dopo la batosta dell'abbandono da parte di Stick, ma finora non aveva mai capito quanto effettivamente la cosa fosse reciproca, nonostante non avesse mai mancato di farglielo sapere; eppure Matt aveva sempre pensato che nella peggiore delle ipotesi, Foggy avrebbe sempre avuto i suoi fratelli e i suoi genitori.
La scoperta, comunque, non gli rendeva le cose più facili, anzi, la sua determinazione iniziò a vacillare non poco.
Non puoi tornare indietro ora, Murdock, si disse, e la sua voce era così simile a quella del suo vecchio mentore da risultare irritante. È per la sua sicurezza.
-A fare cosa?-
-A fartelo fare-
-Non penso proprio- Se solo fosse riuscito a essere sicuro quanto le sue parole...
-E se... Voglio dire... Hai quasi ucciso Fisk dopo la morte della signora Cardenas... E se riuscisse a...uhm... Premere un qualche bottone che ti trasformi in un killer?- Matt non poteva dire niente a riguardo. Foggy poteva essere un avvocato dannatamente bravo, quando voleva. Sapeva esattamente cosa dire e quando dirlo. Come ora.
Tipo se toccasse te o Karen... O Claire? Pensò cupamente, ma nascose i propri pensieri dietro il menù del ristorante, fingendo di riuscire a poterlo leggere.
-Matt?-
-Cosa?-
-Riesci davvero a leggerlo?-
-Nemmeno per idea- ammise, maledicendosi nello stesso istante. Era stato un errore da dilettante e adesso Foggy avrebbe avuto la certezza che stesse pensando ad altro, alla decisione che stava prendendo sempre più forza nella sua testa. -Ero solo... Sovrappensiero-
-Per Stick?-
Annuì, con un sorriso triste che gli incurvava le labbra. Stava davvero cercando di godersi la serata, di concentrarsi su Foggy, di mangiare e scherzare  con lui come faceva di solito, ma il suo cuore si rifiutava di appoggiarlo nell'impresa. Avrebbe davvero voluto cambiare discorso, ma, ancora una volta, la sua anima decise di fare di testa propria, e si ritrovò a parlare dei primi tempi in cui si era ritrovato all'orfanotrofio e di come Stick l'avesse trovato.
-Sai... Quando sono arrivato là dentro, la prima volta, stavo impazzendo, i rumori mi travolgevano...-
-Ti ha salvato?-
-A suo modo,... Sì. E poi mi ha lasciato. Per un braccialetto- e non poté evitare di lasciar trapelare l'amarezza nel suo tono mentre cercava di spiegare le circorstanze che avevano spinto l'uomo ad allontanarsi. Stava realizzando in quel momento che per tutti quegli anni si era sentito in colpa a riguardo; se non gli avesse dato quello stupido pezzo di carta non se ne sarebbe mai andato. Avrebbe potuto esser un buon soldato, o almeno fingere di esserlo, solo per avere qualcuno che si prendesse cura di lui.
-Per cosa?-
Matt cominciò a raccontare di come Stick avesse iniziato ad addestrarlo, insegnandogli a diventare più forte e di come si fosse tirato indietro nell'istante in cui gli aveva regalato quel braccialetto fatto con la carta del gelato. E mentre raccontava, qualcosa cambiò nella sua testa.
In quel momento, capí che Stick non influenzava più la sua vita, da quando aveva deciso di dare una chance a quello strano ragazzo che cercava di farsi ammettere al corso di punjabi. Tutta la sua paura e il timore reverenziale che provava verso di lui, erano solo una sua costruzione mentale, non più solida di un castello di carte, e non avevano più ragione di esistere.
Non era più il ragazzino solo e spaventato che aveva trovato su quel letto all'orfanotrofio.
Ce l'aveva fatta, anche senza Stick. Aveva Foggy, Karen, Claire, e aveva avuto anche la signora Cardenas, nonostante Fosse rimasta con loro per pochissimo tempo.
Qualunque decisione Matt avrebbe preso, l'avrebbe fatto per la sua famiglia, non per paura.
Era un adulto, e Stick non l'avrebbe più controllato come una marionetta.
E all'improvviso si sentì anche abbastanza stupido per l'attacco di panico di poche ore prima.

***

Foggy era senza parole, ed era una cosa che in tutta la sua vita gli era capitata un numero di volte così limitato che poteva contarle forse sulle dita di una sola mano, e di almeno metà di queste occasioni il lì presente Matthew Murdock era il diretto responsabile.
Anche se lui e Matt erano diventati amici praticamente subito dopo il loro incontro (cioè, almeno valeva per Foggy, la diffidenza del suo partner era proverbiale, quindi a lui ci era voluto un po’ di più, comunque) e il cieco conosceva ogni dettaglio della sua famiglia, non aveva mai parlato molto volentieri del suo passato.
Per lui era sempre abbastanza piacevole parlare della sua infanzia e di come sua madre volesse a tutti i costi che diventasse un macellaio, e proprio per questo, non riusciva pienamente a immaginare la sofferenza che l’altro aveva patito e ,vedendo quanto la cosa normalmente turbasse il suo migliore amico, che normalmente era la quintessenza della compostezza (quando non prendeva a pugni i criminali, ovvio); di conseguenza, non aveva mai insistito troppo sull’argomento, anche se all’occorrenza non esitava a rimanergli accanto per ascoltarlo e confortarlo ogni volta che ne aveva bisogno, anche senza ottenere nessuna spiegazione a riguardo.
Certo, qualche volta Matt gli aveva parlato di suo padre e, forse una volta o due, degli anni passati in istituto, ma non si era mai spinto tanto in profondità come invece aveva fatto in quel momento e Foggy non aveva idea di come gestire la cosa. Si sentiva in qualche modo onorato dal fatto che finalmente l’altro si fosse sentito pronto a condividere con lui una parte oscura della sua vita, ma allo stesso tempo non poteva fare a meno di chiedersi perchè mai, dopo tutti questi anni, solo ora stava tirando fuori l’argomento. Aveva forse in mente di fare qualcosa di stupido (cioè di più stupido che saltare in giro per i tetti picchiando la gente)?
Taci! Stai diventando paranoico! Una strana voce nella sua testa zittì i suoi pensieri. Sta solo raccontandoti quello che prima non poteva per via del suo segreto. Si sta solo sfogando. Ora sii un buon amico, taci e ascoltalo!
E ascoltando in silenzio mentre Matt procedeva con il racconto, giocando distrattamente con il risotto che aveva ordinato, percepì tutta la sofferenza, anche dopo vent’anni, del suo piccolo cuore di undicenne che si spezzava mentre Stick lo abbandonava, dopo averlo illuso di aver trovato finalmente qualcuno in grado di sostituire (per modo di dire) suo padre, salvo poi rivelargli che non gliene importava un fico secco.
Per la prima volta da quando si sonoscevano, sentì davvero quanto fossero distanti le loro vite e quanti pochi fossero i punti che li accomunavano. Erano nati e cresciuti entrambi a Hell’s Kitchen, e il caso aveva voluto che venissero assegnati alla stessa stanza alla Columbia ma, a parte questo, venivano da mondi totalmente diversi, e non potè evitare di chiedersi come fosse stato possibile lo sbocciare della loro amicizia.
-Cavolo…- fu l’unica parola che riuscì a dire, concentrandosi sul bicchiere pieno d’acqua davanti a sè per evitare di guardarlo negli occhi.
-Lo sai?- riprese Matt -L’ha tenuto. Il braccialetto-
-Davvero?
-Sì. L’ho trovato mentre riordinavo, la notte del nostro scontro-
Ancora una volta, Foggy non sapeva cosa dire a riguardo. Nella sua testa stava suonando un campanello d’allarme, che gli suggeriva che forse Stick aveva progettato tutto. Daltronde, chiunque avesse passato del tempo con Matt Murdock sapeva quando emotivo fosse quel ragazzo. Era una persona silenziosa, quasi timida o distaccata a occhi esterni, ma chi lo conosceva sapeva che ogni sua azione o quasi era guidata dai suoi sentimenti, e che questo l’aveva messo in più guai di quanti Foggy riuscisse a ricordare. Se Stick era davvero come lo dipingeva Matt, spietato e pericoloso, avrebbe potuto facilmente lasciar cadere apposta l’oggetto per indurlo a pensare che in fondo a lui un po’ ci teneva.
-Qualunque cosa tu stia pensando di dire, dilla-
Dannato Murdock e i suoi diavolo di superpoteri.
-Niente che tu voglia sentire-
-Mettimi alla prova-
-Non se ne parla-
-Foggy…-
-No Matt, taci. Vorrei davvero dirti quello che penso, ma probabilmente finiremmo col litigare, quindi non ho intenzione di aprire la bocca-
Matt sospirò, ma lo ricompensò anche con un piccolo sorriso, mentre finivano di mangiare parlando di tutto e di niente prima di dirigersi alle rispettive case.

***

-Allora? Vieni con me o no?-
Per quella che forse era la prima volta da quando aveva imparato a controllare i suoi poteri, a Matt quasi venne un infarto per lo spavento. Era a casa da circa un’ora, ma non aveva notato che Stick fosse lì fino ad ora, quando si era palesato.
Quando aveva aperto bocca, il giovane era già nel dormiveglia, ed era saltato sul letto, intrappolandosi nelle sue stesse lenzuola di seta.
Il battito del suo cuore, accelerato dallo spavento, gli rimbombava nel cervello e gli ci volle un attimo prima di riuscire a concentrarsi per farlo ritornare al consueto ritmo regolare. La sorpresa lo aveva colto completamente alla sprovvista, e questo lo rendeva nervoso, ma si costrinse a recuperare la calma e a proseguire col piano che aveva perfezionato prima di andare a letto.
Puoi farcela. Si disse. La tua mente controlla il corpo, e non sei più il ragazzino spaventato che eri venti anni fa.
Se avesse potuto, avrebbe evitato di parlare con quell’uomo, ma si costrinse a farlo. Per Foggy.
Scalciando via le lenzuola bianche, riuscì ad alzarsi per fronteggiare il suo ex maestro da uomo a uomo. Per un momento, aveva pensato di mentirgli, di cercare di apparire fragile come lo era stato poche ore prima in ufficio, ma si era subito reso conto che non gli sarebbe stato possibile. Era stato Stick a insegnarsi a riconoscere le bugie e a leggere le emozioni dalle piccole reazioni del corpo. Poteva fingere con chi non conosceva e, se si impegnava, anche con Foggy, ma con l’anziano cieco non avrebbe avuto nessuna possibilità, quindi non cercò neppure di provarci.
Che sappia che lo sto seguendo per proteggere le persone a cui tengo.
Che sappia che l’amore e la famiglia possono essere una fonte di forza, e non di debolezza.
-Sì- rispose senza esitare e senza la minima traccia di gentilezza -Ma prima facciamo un patto. Qui e adesso. E per sempre. Io farò tutto quello che vuoi. Tu stai alla larga dalla mia famiglia-
-Famiglia? Oh, Matty, Matty. Credi davvero di potertene permettere una?-
Matt lo ignorò. Non gli interessava quello che pensava l’altro. Era la sua vita.
-D’accordo?- chiese con la stessa freddezza di prima.
-D’accordo-
-Qual è il piano?-
-Ce ne andiamo, ragazzo. Adesso. Prendi il tuo bastone e lasciato il resto alle spalle-
Nonostante tutto, Matt sentì il suo cuore farsi pesante all’improvviso. Aveva intuito che sarebbe successo qualcosa del genere (e probabilmente, per il bene dei suoi amici era anche la migliore delle ipotesi), ma non potè evitare di sentire un lieve senso di malessere alla bocca dello stomaco.
Non ti controlla più. Ricordò a sè stesso. Lo fai per la tua famiglia. Tornerai indietro e non ucciderai nessuno.
E questa volta, per la prima volta, la sua voce interiore non era più così simile a quella di Stick; era piuttosto un misto tra quelle di tutti i suoi amici. Sentì un sorriso affiorargli alle labbra, ma si sforzò di nasconderlo.
Sapeva che, almeno per ora, Matt Murdock doveva morire, così come sapeva che la sua partenza avrebbe spezzato (di nuovo) il cuore di Foggy, ma non poteva fare altrimenti. Si pentì di non aver preso molto in considerazione la reale ipotesi della partenza: avrebbe potuto lasciare un biglietto di addio o qualcosa scritto in ufficio, ma non l’aveva fatto, aveva sperato che sarebbero rimasti in città, e adesso era troppo tardi.
Mi dispiace, Foggy. Ti prego, non odiarmi.
Lasciò il suo telefono, ancora acceso, sul divano e seguì il suo ex mentore.

PERSONAL SPACE: Dal prossimo capitolo si farà sul serio, promesso!



   
 
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