Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Heartless_18    02/10/2015    6 recensioni
Lei: Samantha Jackson, denominata psicopatica disadattata.
Lui: Sven Clark, denominato stronzo di professione.
L'apparenza inganna, e Sam lo sa bene.
Un angelo.
E' questo l'aggettivo che gli ha affibbiato la prima volta che i suoi occhi si sono puntati su di lui.
Peccato che poi questo angelo abbia aperto bocca, rivelando la sua natura da demonio.
Il problema? Per Sam è già troppo tardi, anche se cercherà invano di combattere contro la forza dell'attrazione che la spinge irrimediabilmente verso di lui.
Ma anche Sam sa di non essere un angioletto, quindi quale coppia più perfetta di due diavoli che indossano maschere da angeli?
“Tutto il mio cuore è suo; Gli appartiene e con lui rimarrebbe, anche se il fato destinasse il resto di me a stargli per sempre lontano.”
-Charlotte Brontё, Jane Eye.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Non farlo.” mi intimò Trent,porgendo le mani in mia direzione con fare cauto.
“Si invece che lo faccio.” strepitai,con gli occhi di una pazza,sventolando in aria un piatto.
“Andiamo Sam, posa quel piatto.” ritentò lui,cercando di non far fuoriuscire il timore nella sua voce.
“Uno solo..” contrattai “Uno solo,soltanto per sfogarmi.”
Sospirò sconsolato,riportando le mani lungo i fianchi e spostandosi dalla mia traiettoria.
Emisi un urlo di battaglia mentre,con tutta la forza che avevo in corpo,lanciavo il piatto contro il muro di fronte a me.
Guardai i cocci rotti dispersi a terra con momentanea apatia,prima di sospirare soddisfatta e riprendere il controllo di me stessa.
 “Ora sì che mi sento meglio.” mi rivolsi a lui con un candido sorriso.
Si passò una mano sulla fronte esasperato,prima di crollare sul divano.
Io invece,a differenza sua,non mi fermai un attimo.
Corsi per tutta casa,tenendomi impegnata il più possibile tra libri,ricerche e cose varie,arrivai addirittura a mettere un po’ in ordine.
Quando arrivò il momento di spolverare il tavolino del soggiorno,su cui lui teneva appoggiati i piedi,quasi non lo buttai giù dal divano per farlo levare di torno.
“Quanto ti deciderai a trovarti un partner? Dovresti farlo per i miei nervi.” gli dissi,mentre buttavo già i suoi piedi dal tavolino.
“Quando lo farai anche tu,e poi non credo che riusciresti a sopravvivere senza la mia costante attenzione nei tuoi confronti.”
Gli risposi con una smorfia,prima di buttare lo straccio a terra e buttarmi affianco a lui con uno slancio.
“Non posso credere ai miei occhi,ti sei appena concessa una pausa?” mi punzecchiò ancora.
Lo fulminai con lo sguardo,prima di portarmi le mani sul viso e sfogare la mia frustrazione con un urletto isterico e sfinito.
Stranamente lui non parlò più,e seguì un silenzio assordante,non tipico del nostro rapporto.
Mi girai per controllare cosa stesse facendo,trovandolo intento a fissare il suo orologio con insistenza,senza staccare gli occhi da esso.
“Si può sapere cosa stai facendo?”
“Controllo quanto tempo impieghi prima di esplodere e deciderti a parlare.” disse,senza fissarmi.
Non risposi,facendogli credere che non intendessi farlo.
In realtà mi stavo solo preparando mentalmente per elargire una lista delle cose che andavano male nella mia vita,cominciavo a credere che fosse uno schifo totale solo perché fosse la mia.
“In caso non l’avessi notato,sono più stressata del solito..”
“L’ho notato.” Ci tenne a precisare.
Lo fulminai con lo sguardo. “È che non riesco più ad avere il controllo su niente. Più precisamente,non riesco ad avere il controllo su niente che lo riguardi. Qualche settimana prima sembriamo coinvolti in una guerra verbale che sembra destinata a non finire mai,e qualche settimana dopo ci snobbiamo completamente. Sono cessate le battutine,le occhiatine furiose,e il sarcasmo pungente. Francamente dovrei sentirmi sollevata,ma da lui non so mai cosa aspettarmi. Non avrei mai pensato di ammetterlo,ma credo di preferirlo quando mi sbraita contro piuttosto che vederlo rimanere in silenzio senza sapere cosa gli passa per la testa. Alla fine dei conti,in qualunque modo lui si comporti,non lo sopporto lo stesso. È così frustrante!”
Presi un respiro profondo e mi lasciai affondare maggiormente nello schienale del divano,chiudendo gli occhi in attesa di una sua replica.
A quel punto mi sarei aspettata di tutto,da consigli fraterni,a insulti diretti a fare a pezzi la mia persona con problemi di bipolarismo.
Quel che non mi sarei aspettata era il suo silenzio.
Aprii un occhio per verificare fosse ancora vivo,trovandolo a scrutarmi intensamente come se stesse cercando di non lasciare un margine di errore prima di appropinquarmi la sua versione.
“Che c’è?” chiesi stizzita,afferrando un cuscino per cercare di nascondermi un minimo dal suo sguardo penetrante. Era alquanto inquietante.
“Non vorrei sbagliarmi..” iniziò,senza abbandonare quella sua espressione concentrata e pensierosa.
Restai in silenzio,con una malsana tensione in corpo.
Se adesso avesse sparato una cazzata delle sue non ci avrei pensato due volte a sbatterlo fuori casa.
“Secondo me comincia a piacerti.”
E fu proprio una cazzata,quella che sparò.
Dapprima scoppiai a ridere,per poi innalzare un dito in direzione della porta invitandolo a ritirarsi.
Il mio migliore amico aveva appena smarrito la sua sanità mentale.
Ora sarei andata nella mia camera,mi sarei messa al computer, e avrei stampato tanti volantini da affiggere in tutta la città in modo da ritrovarla.
E io che,in tutto quel tempo,avevo pensato fosse una persona con del sale in zucca.
“Pensaci.” mi afferrò entrambe le mani,impedendomi di gesticolare ancora,prima di farmi riportare la mia attenzione su di lui con uno  schiaffetto leggero sulla guancia.
Ora l’avrei sbranato.
“Sono più le volte in cui parli di lui,che quelle in cui respiri.”
“Questo non vuol dire che mi..piaccia” pronunciai l’ultima parola con una smorfia di disgusto. Oddio avrei vomitato,ma non potevo permettermi di sporcare il tappeto!
L’avevo comprato solo due giorni prima,diamine!
Mi lasciò andare le mani e si rassegnò contro lo schienale del divano.
“Ok,non ti piace.” acconsentì “Ma non puoi negare di provare una grande carica erotica nei suoi confronti.” aggiunse.
Ok,rimasi in silenzio perché se avessi parlato mi sarei resa ridicola.
Inoltre non potevo neanche permettermi di mentire,perché lui era diventato abbastanza abile da capirlo.
Mi limitai ad esternare una smorfia,seguita da un mugolio di protesta.
Maledizione,perché non poteva essere brutto,basso e tozzo?
Avrebbe nettamente semplificato le cose.
Come se non bastasse,ora che anche lui si era resto conto del mio stato d’animo,la cosa era diventata più reale e ufficiale.
Finché ero solo io a pensarlo,senza che nessuno se ne rendesse conto,potevo ritenermi salva.
Ma ora era arrivato mister-so-tutto-io, svelando uno dei primi segni del mio squilibrio mentale.
Con quella consapevolezza,come sarei riuscita ad affrontarlo quella sera?
Se solo avessi potuto mi sarei chiusa in casa a guardare un film strappalacrime, in compagnia del mio pigiamino con le pecorelle.
Che ci crediate o no,avevo anche io un lato sensibile.
Ritornando al problema principale,dovevo ancora capire come risolverlo.
Volsi il mio sguardo sul mio migliore amico,in quel momento intento a giocare con i lacci del cappuccio della felpa.
“Dì un po’..che impegni hai per stasera?”
 
 
“Non so ancora come tu sia riuscita a convincermi..” sibilò rancoroso,con lo sguardo rivolto in direzione della strada.
Ci trovavamo da circa dieci minuti davanti al pub con la quale avevo appuntamento con gli altri,e si lamentava più di quanto non lo facesse mia nonna quando la dentiera le dava fastidio.
“Andiamo,sono dei ragazzi simpatici e a te non fa male aprirti alla vita,una volta ogni tanto.”
“E se io stasera avessi avuto impegni?”
“Con alte probabilità ti avrei convinto a cancellarli per passare del tempo con la mia amabile compagnia.” gli feci gli occhi dolci,accoccolandomi contro il suo braccio con fare ruffiano.
Mi guardò pronto per replicare,ma quando si scontrò con i miei dolci occhi verdi,desistette dal tentativo.
“Arriverà il giorno in cui quei dannati occhioni dolci non mi faranno più alcun effetto. Allora là sì che ti manderò a quel paese..” bofonchiò.
Risi e lo strinsi in un abbraccio,gesto non propriamente da me.
Dopotutto glielo dovevo,mi stava salvando da una serata disastrosa che normalmente sarebbe trascorsa con me a mangiare noccioline in un quantitativo imbarazzante,mentre il diavolo si dava da fare per assicurarsi una nottata di fuoco.
Negli ultimi giorni stavamo giocando a: vediamo fino a quanto riesco a ignorarti prima che tu capisca di starmi sulle ovaie.
“Credo di aver appena avvistato il tuo peggior incubo..”
Mi staccai da lui e mi guardai attorno,prima di individuarlo dall’altra parte della strada in compagnia di tutti gli altri.
Mi girai a fissarlo stralunata. “E tu come diavolo fai a sapere chi è lui?”
Fece spallucce. “Quando l’ho guardato è scomparso il resto del mondo. Mi avevi detto fosse niente male,ma non immaginavo così.”
Lo guardai in tralice,come per avvertirlo di non provare a ripeterlo un’altra volta se ci teneva a non farsi cavare gli occhi.
Mi impiantai un sorriso in faccia quando ormai erano solo a pochi metri di distanza da noi.
“Ehi bellezza!”mi salutò Jay,lasciandomi un affettuoso bacio sulla guancia.
Era adorabile quando non lo si metteva alla prova sfruttandolo come insegnante.
Ricambiai il saluto con un sorriso,prima che si presentasse anche a Trent,seguito da Trey.
Rimasi piacevolmente stupita nel constatare quanto si fossero mostrati gentili nei suoi confronti.
Dee lo salutò acidamente come suo solito,mentre Amy mi sembrava si fosse persa in un mondo parallelo,dov’ero sicura che la principale attrazione fosse il mio migliore amico nudo.
“Lei è Amy.” la spronai,attirandola da un braccio affinché gli si avvicinasse.
Balbettò un saluto,arrossendo visibilmente.
L’unico che rimase sulle sue,senza la minima intenzione di socializzare,fu proprio Sven.
Si limitò a fissarlo come si fissa un insetto fastidioso,prima di entrare nel locale senza aspettare nessuno. Argh,che antipatico.
Entro la fine di quella serata,molto probabilmente,avrei avuto qualcuno con cui condividere la mia antipatia nei suoi confronti.
Lanciai uno sguardo esaustivo a Trent,cercando di esprimere quello che avrei voluto fare a parole.
Ci avviammo verso l’ingresso,chiacchierando del più e del meno,quando Trent mi affiancò.
“Però,mica male la sorellina..” mi parlò all’orecchio,a causa della musica che copriva leggermente il livello delle nostre voci.
“Pff,sono più bella io.” dissi,seppur fossi consapevole non fosse vero,almeno non secondo la mia prospettiva.
Si mise a ridere,prima di venir richiamato da Trey,che intavolò con lui un lungo discorso sul campo della tecnologia,mentre prendevamo posto a un tavolo.
Li lasciai ai loro discorsi e,senza rendermene conto,si stava ripetendo la solita scena di tutte le sere. Ovvero io che mangiavo noccioline in silenzio,mentre gli altri ridevano e scherzavano.
Mi resi conto che,il fatto di litigare continuamente con lui,mi avesse spesso estraniato dagli altri.
“Tutto ok?” mi chiese premurosa Dee,punzecchiandomi il braccio con il gomito.
Mi limitai ad annuire in silenzio e a reprimere una smorfia,continuando a ingozzarmi con quelle mediocri noccioline.
Un giorno o l’altro avrei fatto indigestione e non mi sarebbero rimaste neanche più loro.
Provò ad aprire un discorso con me ma scoraggiai tutti i suoi inutili tentativi di farlo,decidendo di chiudermi nel mio mondo di mia spontanea volontà.
In quel momento avevo un rifiuto totale nei confronti del mondo intero,e non riuscivo a capire a cosa fosse dovuta questa mia malsana patologia.
Anche se in realtà non avrei dovuto stupirmi,dato che era così ogni giorno.
Per la noia e l’ormai sazietà,lanciai le ultime noccioline rimaste in direzione del bicchiere di fronte a me,cercando di fare canestro.
Ero davvero patetica.
“Sam,in che mondo sei?” mi chiese Trent all’orecchio,facendomi sussultare.
Non avevo neanche notato il suo spostamento.
“Non vuoi saperlo.”
“Se te lo chiedo forse è perché mi interessa sapere la risposta. Non so se te ne sei resa conto,ma sei in silenzio,e tu non stai mai in silenzio neanche se ti pagano.”
Sbuffai stanca,prima di lasciare perdere le noccioline e quello stupido gioco,adagiandomi sullo schienale del divanetto e socchiudendo gli occhi.
Quando li riaprii,in un gesto automatico,vagai per l’intero locale alla ricerca di Sven.
Lo avevo perso di vista nel preciso momento in cui avevamo varcato quella soglia.
Non avevo idea di cosa mi stesse succedendo,ma stavo letteralmente impazzendo.
L’aria era diventata quasi soffocante,sentivo una morsa stringermi il petto,e la necessità di distrarmi divenne troppo forte da sostenere.
Era incredibile come il mio cervello non fosse più abituato a sostenere dolore emotivo.
Oddio..l’avevo detto davvero? Avevo osato pronunciare la parola dolore?
Pensavo che non sarei stata più capace di provare quel sentimento,in realtà pensavo non sarei riuscita a farlo con qualsiasi sentimento.
In un gesto dettato dall’istinto mi alzai in piedi di scatto,facendo girare tutti in mia direzione con sguardo stupito.
Li ignorai e svincolai dal divanetto,sorpassando Trent che era l’unico a guardarmi come se avesse realmente capito cosa stesse succedendo all’interno di quella mia testa bacata che mi ritrovavo.
Mi diressi verso la folla di gente intenta a ballare e,lasciandomi guidare dalla musica, presi a farlo anche io.
Dapprima con gesti impacciati e rigidi,fino a lasciarmi andare senza pormi alcun freno.
Non ci volle molto prima che qualche ragazzo si accorgesse di me e mi si attaccasse al culo.
In un angolo remoto del mio essere,speravo che lui stesse assistendo a quella scena.
Volevo renderlo partecipe del fatto che avevo chi moriva per me,ero io a non accettare nessuno di loro.
Repressi il disgusto che provavo nell’avvertire il gingillo di un ragazzo strusciarsi su di me,comportandomi come se niente fosse.
Dopo una quindicina di minuti,la voglia di provare a fare l’intraprendente mi era già passata. Sarei volentieri andata a racimolare Trent al tavolo,implorandolo di andarcene con una scusa.
Ma non volevo farlo,perché se avessi ceduto gliel’avrei data vinta indirettamente.
Rimasi piacevolmente sorpresa quando notai Jay affiancarmi,staccandomi di dosso quel viscido ragazzo con troppo alcool in circolo perfino per mantenersi eretto sulle sue gambe. Camminava con le stesse sembianze di un Tirex ubriaco.
“Ti sono grata.” gli urlai.
“Lo so,ti ho salvato da morte certa.”
“Non a me,ma lui. Molto presto il mio pugno avrebbe esplorato più da vicino la sua faccia.”
Rise,prima di racchiudersi intorno a me con l’intento di farmi da scudo per chiunque osasse avvicinarsi.
“Allora..” disse,provando ad intavolare un argomento.
Non era esattamente uno dei posti migliori per averne uno.
“Come mai hai il broncio stasera?”
“Io non ho il broncio.” mi alzai in punta di piedi per farmi sentire e urlare al suo orecchio,prima di ritornare ad ancheggiare a tempo di musica.
“Sei un’emarginata” infilò in coltello nella piaga.
“Grazie per avermelo ricordato.”
Si avvicinò maggiormente a me per levarmi di dosso un altro intruso,prima di afferrarmi dalla vita.
“Scusa ma è l’unico modo..” fece,lanciando un occhiata ai ragazzi intorno a noi che mi lanciavano occhiatine provocatorie.
Feci spallucce,prima di assecondare i suoi movimenti per continuare a ballare.
“Comunque..” riprese “Ti vedo spenta,e tu non lo sei mai. Insomma,normalmente a quest’ora saresti andata dal cameriere per lamentarti dalle scarsa porzione di noccioline!”
Risi,prima di rigirarmi tra le sue braccia e far aderire la mia schiena al suo petto.
“Tutti hanno una giornata no.” spiegai,sperando che si sarebbe fatto bastare quella risposta. Ovviamente non fu così.
“Peccato che siano quattro giorni in cui tu hai una giornata no.”
“Veramente tutti i giorni della settimana sono giornate no per me,anzi tutti quelli del mese..ripensandoci tutti quelli dell’anno.” scherzai,cercando di alleggerire il calibro del discorso e di spostare l’argomento su qualcosa che mi riguardasse meno direttamente.
“Centra per caso qualcuno di nostra conoscenza,in questo tuo cambio d’umore?” mi chiese indagatore,guardandomi con fare furbo e al contempo curioso.
“No!” risposi,forse un po’ troppo velocemente per non farla risultare una bugia.
Mi guardò con fare inquisitore,come di qualcuno giù arrivato al punto della situazione.
Perfetto,ultimamente ero diventata uno schifo totale anche nello sparare stronzate!
In quel momento avevo la carogna addosso.
“Oh al diavolo Jay,ho bisogno d’aria.” lo lasciai lì e svincolai tra la folla,ma la sua risata mi raggiunse comunque.
Non capivo cosa ci trovasse di divertente la gente in tutta quella situazione.
Francamente io avevo solo una gran voglia di infilarmi le mani nei capelli e strapparmeli tutti urlando come un’isterica.
Stavo impazzendo ed ero convinta che quello fosse solo l’inizio.
Se la questione fosse peggiorata,molto probabilmente sarei finita in un centro di recupero per disagiati mentali.
Sbuffai esasperata e,facendomi spazio a suon di gomitate e insulti a mezza voce,raggiunsi l’uscita del locale.
Presi a vagare per la piazzetta in completa solitudine,facendo avanti e indietro come una persona che aveva assunto troppa caffeina per riuscire a rimanere ferma.
Lo feci solo quando i tacchi cominciarono a farmi male ai piedi,obbligandomi ad appoggiarmi a un muretto là vicino.
Intorno a me c’era gente che rideva ubriaca,altra che lo faceva anche senza l’aiuto dell’alcool,chi passeggiava allegramente,chi chiacchierava,chi si baciava..
E poi c’ero io,intenta a fissare tutte quelle persone come se mi interessasse quello che stavano facendo. Era in momenti come quelli che mi chiedevo che diamine ne stessi facendo della mia vita.
A quell’ora sarei potuta essere sotto le coperte,in compagnia di un libro che,ancora una volta,mi avrebbe ricordato che non avrei mai avuto una storia emozionante come quella dei protagonisti.
La cosa più emozionante che mi era capita nella vita,fino a quel momento,era stato alzarmi un mattino e aprire il frigo,trovandolo pieno.
Uno dei regali più belli che Trent avesse mai potuto farmi: fare la spesa al posto mio.
Sentii un rumore a me vicino e mi girai in sua direzione per accertarmi di che cosa si trattasse.
Lo feci e..che diamine ci faceva un ragazzo che camminava reggendosi a un bastone?
Ero più che sicura che non fosse suo,ma che piuttosto l’avesse fregato a un vecchietto.
Decisi di ignorarlo,ma non mi concesse di farlo quando mi si avvicinò e cominciò a punzecchiarmi un braccio con quel dannato a fare.
Ora glielo strappo di mano e lo uso per provocargli un trauma cranico.
Fu la prima cosa che pensai.
“Cosa ci fa qua da sola,una ragassa bella come te?” sbiascicò.
Oddio,oltre a essere pessimo senza l’aiuto dell’alcool,era pure ubriaco.
Non riuscii a reprimere una smorfia di disgusto al sentore di alcool che emanava.
Oddio,ma si era scolato più vodka di quanta ne assumessi io normalmente.
Tentai ancora di ignorarlo,ma lui sembrava intenzionato a non voler lasciarmelo fare.
Cominciò a punzecchiarmi anche una gamba con quel coso,ed ero sicura che presto non avrei più risposto di me. Poco mi importava se era ubriaco!
“Eh dai,sparisci.” fece qualcuno alle mie spalle,strappandogli di mano il bastone che stava usando per molestarmi, per lanciarlo lontano.
Come un cane,il ragazzo corse a riprenderlo senza indugio.
Non mi servì girarmi per riconoscere quella voce,e irrigidirmi di conseguenza.
Erano quattro giorni che non la sentivo così vicino.
Si appoggiò al muretto,al mio fianco,e fissò la strada davanti a sé come se fosse da solo e la mia presenza fosse irrilevante.
Fu,molto probabilmente,il momento che passammo più vicino senza litigare.
Almeno fino a quando non mi decisi a parlare,facendo ancora una volta sfoggiò della mia stupidità.
“Non mi serviva il tuo aiuto,prode cavaliere,per levarmelo di torno.”
“A me sembrava di sì,a meno che tu non volessi. Quando ti ho detto di sfogare i tuoi istinti sessuali,non intendevo di farlo anche con il primo che..”
“Si può sapere cosa stai dicendo? Sei impazzito?” lo interruppi oltraggiata.
Rise con perfidia,prima di inchiodarmi con i suoi occhi e non lasciarmi margine di fuga.
“Scusa, mi ero dimenticato che hai già rimediato. Carino il moro,com’è che si chiama? Troy?”
Se si stava prendendo gioco di me non era divertente.
“Il moro è il mio migliore amico,e si chiama Trent.” Assottigliai lo sguardo e lo fissai come per intimargli di non spingersi oltre se voleva tornare a casa con ancora il setto nasale integro.
“Oh che peccato..” fece sarcastico,prima di piantarsi un ghigno poco rassicurante
“Beh,ti rimane comunque Jay,no? Niente male il balletto in pista.”
Allora sì che l’aveva visto.
Non ebbi il tempo per ritenermi soddisfatta di quell’accaduto,che la sua accusa mi arrivò in faccia come se mi avessero appena lanciato una pietra.
Mi stava indirettamente dando della puttana? No perché a quel punto avrei saputo come utilizzare il tacco quindici che avevo ai piedi.
“Non so che idee tu abbia in testa,ma non è il mio passatempo preferito scopare con ogni essere umano del sesso opposto mi si avvicini. Forse ti dimentichi che non tutti sono come te,la cui massima aspirazione è una ragazza dotata di una terza di tette,o di un bel culo sodo. Più preferibilmente di tutti e due,immagino..”
“Quelle sono solo ragazze da una scappatella e via..” fece una smorfia,accompagnata da un rapido movimento della mano come per glissare l’argomento.
“Perché,esiste una tipologia di ragazza diversa da quella della ‘scappatella’,per te?”
Incrociai le braccia al petto e lo guardai scetticamente inarcando un sopracciglio.
“A volte mi chiedo per chi tu mi abbia preso.” fece con serietà,guardando la strada davanti a lui con intensità,come se riuscisse a vederci qualcosa oltre.
Sembrava quasi pensieroso.
“Forse per quello che sei.”
Lo vidi sorridere sghembo,mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé.
“Touché.” commentò.
Ci furono attimi di silenzio in cui mi ritrovai a riflettere che fosse una conversazione diversa dai nostri standard.
Come prima cosa,eravamo riusciti a tenere un profilo abbastanza basso.
Come seconda cosa,il livello di linguaggio utilizzato non era comprensivo di nessun insulto di vario genere.
E,come punto fondamentale,il mio tacco non si era ancora ritrovato a infilzare i suoi genitali.
“Comunque non esiste solo una ragazza da una scappatella e via per me,per quanto possa sembrare irreale.” parlò dopo,con espressione assorta.
Cos’era quella,una sorta di confessione del suo animo?
“Perché,vuoi farmi credere che,anche se esistesse un’altra versione,non dovrebbe disporre degli stessi requisiti? Ovvero tante tette e tanto culo..”
Si lasciò scappare una risata,prima di riacquistare serietà e scuotere impercettibilmente il capo.
“Non mi lamenterei certo,ma non sono quei requisiti ad interessarmi maggiormente.”
“E allora cosa?” mi ritrovai a chiedergli senza rendermene conto.
Ero diventata una macchinetta che non smetteva di sfornare parole.
A quanto pare il tasto dello spegnimento doveva essersi rotto.
Dal suo volto andò via anche quel briciolo di divertimento rimasto,come se si stesse davvero concentrando per trovare una risposta appropriata.
Sembrava una persona totalmente diversa rispetto a quella con cui avevo fatto la lotta in tutte quelle settimane.
Sospirò,prima di girarsi e fissarmi per qualche secondo come se stesse valutando qualcosa,prima di parlare.
Era la stessa espressione che aveva assunto Trent quella mattina,quando stava decidendo se dirmi o meno che,secondo lui,iniziava a piacermi Sven.
“Carattere.” disse. “È il carattere ad interessarmi.”
I suoi occhi non demordevano nel lasciare i miei,così come i miei non volevano saperne di farlo con i suoi.
Non ero abile in materia,ma supponevo non fosse una cosa normale.
Fu lui il primo a distogliere lo sguardo,raccattando dalla tasca della giacca un pacchetto di sigarette.
Fece per sfilarne una ma,in un gesto dettato dall’istinto,glielo afferrai e lo tenni lontano dalla sua portata.
“Non te l’ha mai detto nessuno che fumare fa male?” cambiai discorso,nascondendo il fatto che mi fossi sentita irrimediabilmente a disagio.
Sospirò pazientemente. “Dammelo.”
“Non ci penso neanche lontanamente.”
Con uno scatto si staccò dal muretto,prima di porsi di fronte a me e cercare di strapparmelo di mano.
Lo tenni più stretto e lo nascosi con la mano dietro la schiena,spiaccicandomi contro il muretto per evitare che lui potesse prendermelo.
Non seppi come,ma ci ritrovammo racchiusi in una sorta di abbraccio appena accennato.
Mi si mozzò il respiro in gola perché era la prima volta che lo avvertivo così vicino.
Mi fece quasi un male fisico ammettere che non lo trovassi per niente sgradevole.
All’improvviso,fissandoci nuovamente negli occhi,sembrava che entrambi ci fossimo dimenticati di quelle dannate sigarette.
“Come fai a piacere alle ragazze se poi puzzi di fumo?” sussurrai flebilmente,cercando di non mettermi a tacere per paura di cosa sarebbe potuto succedere arrivati a quel punto.
“Lascia a me i miei metodi.” sorrise enigmatico.
A quel punto non seppi se fissare il suo sorriso o continuare a farlo con i suoi occhi.
Questi ultimi,non avevo idea di cos’avessero,ma rendevano impossibile ogni tentativo di distogliere lo sguardo: erano profondi,ipnotici,paralizzanti.
Mi ritrovai a tentennare e boccheggiare nel cercare di esprimere come mi sentissi. Non ero però sicura sarebbe stata una buona idea..
“Credo che i tuoi occhi siano la cosa più bella che abbia mai visto.” ..ma lo feci lo stesso.
Non potevo crederci,VI PREGO QUALCUNO MI DICA CHE NON L’AVEVO DETTO!
Non avevo parole per esprimere la mia più totale mancanza di intelligenza e razionalità.
Da quel momento in avanti,non avrei mai più dato dello stupido a nessuno.
Come potevo farlo,se la prima ad esserlo ero io? Sarei stata incoerente!
Lo vidi inspirare profondamente,probabilmente preso alla sprovvista.
“Perché spari queste stronzate?” chiuse gli occhi strizzandoli,prima di riaprirli e puntarli nuovamente nei miei con un luccichio indistinto.
“Quali stronzate?”
“Un esempio è quella che hai appena detto. Un secondo esempio è la frase dell’altra volta: ‘sono stata io la stupida nell’essermi sentita attratta da te’.”
La mia bocca si schiuse stupita,e non seppi cosa replicare fino a quando il mio cervello non ebbe carburato bene il tutto.
Onestamente non avrei mai pensato se ne sarebbe ricordato,non pensavo neanche ci avesse prestato importanza.
Quindi,era lecito rimanere sorprese nel constatare che ci avesse anche pensato. Perché,per tirarla fuori in quel momento,era ovvio fosse successo.
Che fosse stato quello il motivo che l’aveva spinto allo sciopero del silenzio per quattro giorni?
“Stai insinuando che,tutto quello che dico,sono stronzate?!”
“Beh,non puoi negare che la maggior parte delle cose che escono dalla tua bocca lo siano..”
“Per lo meno io parlo,esterno quello che penso. Non sono come te che,per una cazzo di frase,si mette a fare lo sciopero della parola per quattro giorni,quattro fottuti giorni dico!” cominciai a scaldarmi,terribilmente irritata e frustrata per il suo comportamento.
“Credo che tu possa capirmi e darmene atto.”
“Cosa intendi dire?”
Non resistette più,emise un ringhio,prima di cingermi la vita con un braccio e far aderire completamente il mio corpo al suo.
Qualcosa con la stessa potenza di una scossa elettrica, mi trapassò la colonna vertebrale.
“Che questo..” fece,indicandoci “E’ pericoloso.”
“Certo,pericoloso..” risi istericamente,prima di racimolare forza e premere i palmi delle mani sul suo petto in modo da distanziarmi da lui.
Era la stessa cosa che avrei dovuto fare dal preciso istante in cui lo vidi la prima volta.
“Con tutte le altre no,ma con me sì.  Non mi pare che tu ti faccia problemi a dare loro quello che vogliono,anzi,sembri piuttosto elettrizzato all’idea di farlo.  A proposito,perché non ti stai dando da fare per portarti una biondina a casa stasera?”
Si accigliò,prima di farsi livido in volto e assumere un espressione cupa.
“Perché,tu cosa vuoi?” mi domandò,evitando di rispondere alla mia insignificante quanto infantile frecciatina. Di quello,non potei che essergliene più grata.
Dall’altra parte però,rimasi totalmente sconcertata dalla sua domanda.
Non riuscivo ad avere una risposta esaustiva nemmeno quando mia madre mi chiedeva cosa volevo mangiare la sera,e lui pensava sarei riuscita ad averne una in merito a quello? Non lo sapevo cosa volevo,non ne avevo idea.
Avrei dovuto farmelo tatuare a caratteri cubitali sulla fronte.
“Perché..” rise,lasciando in sospeso la frase “Se è una sveltina quella che vuoi da me,allora prego..” indicò la strada in direzione del locale da cui ero evasa
“Sono sicuro di riuscire a trovare uno spazio disponibile per impiegare qualche minuto del mio tempo con te.” ghignò perfidamente.
Aprii la bocca oltraggiata,evitando di dire ‘ciao’ alla sua solita parte arrogante.
Non mi era mancata per niente.
Inalai quanto più ossigeno possibile,prima di esplodere e urlargli in faccia con quanto più fiato avessi in corpo.
“Vaffanculo!”
“Perché? Pensavo fosse quello che volessi da me, dopotutto è quello che vogliono tutte.” sibilò freddamente,in una maniera così glaciale da farmi rabbrividire.
“Mi fai schifo..” sussurrai,scuotendo impercettibilmente il capo.
Rise ancora,di una risata malata e strafottente,prima di eclissare l’incontro dei nostri sguardi e darmi le spalle.
“Raccontalo a qualcun altro.” lo sentii dire,prima che sparisse tra le macchine che sfrecciavano lungo la strada.
Stritolai il pacchetto di sigarette che tenevo ancora stretto tra le mani,prima di buttarlo a terra con forza e pestarlo in altrettanto modo.
In quel momento avrei voluto incontrare nuovamente il ragazzo ubriaco di prima,chiedergli in prestito il bastone,e iniziare a spaccare quante più cose mi capitassero a tiro.
Avevo una rabbia dentro,che mi sembrò umanamente impossibile percepire.
Ero appena stata umiliata, di nuovo, tanto per cambiare.
La prima cosa che pensai di fare fu di vendicarmi,ma quando mi resi conto che non ne sarei stata in grado,mi venne in mente un’altra idea.
Non ci sarebbe stata vittoria più grande,se non impegnarmi per ottenere ciò che volevo. 

Eccoci qua!
Allora ragazzi.. come vi sentite?
Io agitata, e allo stesso tempo elettrizzata.
Il rapporto fra i due si complica maggiormente, ma riusciremo mai ad arrivare ad un punto d'incontro?
Ho la vaga impressione che ne dovrà passare di acqua sotto i ponti.. ma per lo meno non mancheranno i colpi di scena.
Anche perché, se no, che divertimento ci sarebbe da parte mia se non vi facessi soffire un po'? :')
Anche Sven ha rivelato di provare ciò che prova lei.. ma, a differenza di Sam, non riesce ad accettarlo.
Ha fatto trapelare, forse più di quanto avrebbe voluto.
Non ha parlato di una semplice attrazione fisica, ma le ha fatto capire che non la mette sullo stesso piano delle altre ragazze con cui è abituato a relazionarsi.
Povera piccola tonta Sam.. mi sa tanto che non l'ha capito!
Fatto sta, che la nostra Sam è sull'orlo dell'esasperazione..
Un esasperazione tale che potrebbe portarla a fare delle richieste di cui potrebbe pentirsi.. ma tempo al tempo, vedremo i dettagli nel prossimo capitolo!
Fatemi sentire la vostra, e ringrazio chi l'ha già fatto.
Spero tanto che continuerete a farlo perché lo apprezzo molto.
Un bacino.
Xoxo. Heartless.
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Heartless_18