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Autore: I Sogni di Elen    03/10/2015    2 recensioni
DAL SECONDO CAPITOLO
"Fu a quel punto che qualcuno prese il polso di Meredith, tirandola verso di sè.
Meredith sorrise felina e accarezzò la mascella del ragazzo, ma quando i suoi occhi incontrarono quelli di lui rimase pietrificata.
Charlotte le aveva ripetuto tante volte cosa fare in caso qualcuno l’avesse riconosciuta, a sentire la rossa era una cosa che accadeva abbastanza spesso, ma in quel momento sentiva la testa maledettamente leggera, il panico cominciò a stringerle lo stomaco."
Meredith è una studentessa universitaria che per pagarsi gli studi lavora come stripper in un locale. Daniel e Meredith si incontrano prima casualmente, poi lui scopre il 'lavoro' di lei.
Da quel momento sembrano destinati ad incontrarsi ovunque.
***
Una (e più) storia d'amore fuori dagli schemi ..e ho detto tutto.
[Con la collaborazione di Maki Chan]
Se vi abbiamo incuriosito, passate a dare un'occhiata!! ^_^ (inserite la vostra storia fra le ricordate per ricevere da parte mia un messaggio in cui vi informerò di ogni aggiornamento 😊 oppure lasciate una recensione!)
Elen;-)
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Capitolo Diciassette
betato da Maki Chan


Bonnie non sapeva cosa fare. 
Solitamente aveva il controllo delle cose ma da quando aveva perso il lavoro sembrava che la sua vita stesse prendendo strade diverse da quelle che aveva previsto.
Era finita a lavorare in una gelateria, e non si trattava di un lavoro “programmato” -se glielo avessero detto da piccola, non ci avrebbe creduto. Stava pensando sempre più spesso all’amica di sua sorella, e anche questo non era programmato dato che aveva deciso di reprimere la sua sessualità -non importava che fosse omosessuale, ma che non perdesse tempo con cose che aveva sempre reputato inutili- fin quando non avrebbe navigato in acque più sicure, economicamente parlando.
Ma ora Florence voleva parlare e Bonnie non l’aveva mai vista così determinata.
Sospirò nel momento stesso in cui sentì le chiavi di Meredith sferragliare dentro la toppa della porta. 
Florence raggiunse l’ingresso con grandi falcate e spalancò la porta. Apparve una Meredith stanca e sbigottita, che guardò subito Bonnie per capire cosa stesse succedendo.
Florence si parò davanti a Meredith e Bonnie poté notare che ormai mancavano pochi centimetri alla minore perché raggiungesse entrambe le sorelle.
-“Dobbiamo parlare” sbottò Flo, ticchettando il piede come sempre quando era agitata e impaziente.
-“E’ tardi per parlare, non hai scuo…”
-“Appunto, è tardi! Proprio di questo voglio parlare!” esclamò Florence, perdendo la pazienza ed indicando con il pollice il divano alla sorella.
Meredith era sbiancata e non ribatté, sorprendendo Bonnie, che si aspettava almeno qualche protesta da parte della sorella.
-“Il fatto che Bonnie stia passando sopra a tutte le tue “uscite serali” -Florence mimò le virgolette con le dita, fissando entrambe le sorelle- non vuol dire che io non le noti” disse con un tono che incuteva timore e una sorta di rispetto -“Pensi che siamo stupide?” non lasciò il tempo a Meredith di rispondere -“Forse è ora che tu ci dica la verità, che ne dici? Siamo sorelle e non dovremmo avere segreti. Ho come l’impressione che il tuo sia un grande segreto!” aggiunse Florence con i pugni sui fianchi. 
Bonnie trovò la situazione troppo surreale e scoppiò a ridere, nonostante le parole di Flo stessero ancora echeggiando in un angolo della sua mente. 
Florence la fulminò con lo sguardo e Meredith sembrò risvegliarsi dallo stato quasi catatonico in cui era scivolata. La guardò con sospetto e si schiarì la gola.
-“A proposito di segreti…”borbottò Meredith -“Io non sono l’unica ad averne uno” concluse, fissando Bonnie, che ebbe la certezza che Meredith sapesse la verità. Si schiarì la gola e si dimenò, sistemandosi meglio sul divano.
-“Allora sarà meglio se sistemiamo una volta per tutte questa situazione” sbottò Florence.
-“Chi comincia?” chiese Bonnie, che sentiva ancora su di sé lo sguardo severo di Meredith.
-“Da Meredith” replicò Flo.
Tutti gli sguardi si spostarono sulla ragazza ancora intenta a fissare Bonnie. Sbuffò ma si preparò a raccontare tutta la verità.
-“Quando siamo arrivate a San Diego” sospirò, inumidendosi la bocca e fissando Flo con un cenno di sfida -“avevamo bisogno di soldi e Bonnie non era riuscita a trovare un lavoro migliore di quello nella casa editrice. Non te ne faccio certo una colpa, ma il tuo stipendio non bastava per tutto. -disse, guardando la sorella- Quindi capii che avrei dovuto lavorare anche io ma mi serviva qualcosa che non mi togliesse troppo tempo allo studio, allora trovai il Timmy’s” prese un grande respiro ed abbasso lo sguardo -“Il Timmy’s è un locale di streap e burlesque. Guadagno abbastanza in poco tempo, spendendo relativamente poche energie e ho il tempo per il college.” azzardò un’occhiata alle sorelle, vergognandosi per quella rivelazione. Florence non sembrava sorpresa, invece Bonnie era…esterrefatta -“Questo è il mio segreto”
Florence annuì e si sedette a terra davanti a loro, quindi guardò Bonnie.
-“Ora tocca a te”
Bonnie non riusciva a staccare lo sguardo da Meredith. Poi prese un sospiro e guardò Florence, tornando subito dopo a guardare Meredith.
-“Sono lesbica” 
La mascella di Florence raggiunse il pavimento mentre stavolta era Meredith a non sembrare sorpresa.
-“Sicura?”
-“Sicurissima”
-“Beh, io non ho problemi” disse Florence dopo un attimo di silenzio, poi abbasso lo sguardo, colpevole -“Ehm…io…sì, ecco…io sono fidanzata da un po’”
Meredith sgranò gli occhi e Bonnie “ridacchiò mentalmente”, sapendo già cosa sarebbe successo e prevedendo con estrema esattezza ogni parola che Meredith avrebbe rivolto di lì a poco alla sorella minore. Per quanto riguardava il fidanzato, Meredith censurò il più possibile il linguaggio…ma con scarsi risultati.
 
***


-“Lo hai detto tu a Meredith, non è vero?”
Charlotte la guardò con uno sguardo pieno di senso di colpa -“Scusa”
Bonnie scosse le spalle -“E’ servito”
-“Lo hai detto a tutt’e due?”
-“Già…”
Rimasero per un po’ in un silenzio assorto, poi Charlotte sospirò e si fermò, facendo fermare anche Bonnie. La rossa strinse la mano intorno a quella della ragazza e le sorrise in modo un po’ insicuro.
-“E’ una buona cosa” disse alla fine e Bonnie non poté fare a meno di credere che Charlotte avesse ragione. 
Tirò un sospiro di sollievo, sentendo l’animo più leggero. Ora che le sue sorelle sapevano la verità, si sentiva meno costretta…non più incatenata al suo segreto.
Guardò Charlotte e le sorrise, pensando a quanto il sorriso stentato della rossa fosse adorabile. Avrebbe voluto dirle che ultimamente non faceva altro che pensare a lei, qualsiasi cosa facesse, in qualsiasi momento. Ma non le sembrava il caso.
Spostò lo sguardo sui palazzi che le circondavano. Charlotte l’aveva chiamata nel pomeriggio, sapendo che il venerdì era il suo giorno libero, e le aveva chiesto di fare una passeggiata.
Bonnie stava cercando di convincersi che non si trattasse affatto di un segno, probabilmente era solo una coincidenza.


Charlotte la guidò all’interno di un bellissimo palazzo, la cui facciata era sorretta da possenti colonne e tutt’intorno crescevano lussureggianti piante tropicali, che godevano del caldo del sud California.
-“Sei mai stata al M.O.P.A?” le chiese Charlotte.
-“In realtà no…” mormorò Bonnie, leggermente imbarazzata.
-“E’ il museo di fotografia più bello di San Diego, ne varrà la pena, dai retta a me. In questi ultimi due mesi il M.O.P.A ha fatto una promozione per gli habitué, diciamo così, per cui potremo assistere a due mostre in una” Charlotte le sorrise come se avesse scoperto un tesoro dei pirati e fosse ansiosa di vedere la sua reazione -“Si tratta di una mostra di fotografie strepitose di Diane Arbus e di una mostra di quadri. Le due mostre hanno in comune il tema della diversità fra esseri umani…vedrai, ti piacerà” ripeté alla fine. Bonnie non poté reprimere un sorriso, davanti a quella versione di Charlotte. Le sembrava di vedere la Charlotte bambina che avrebbe tanto voluto conoscere, emozionata per una caramella.
All’interno, il museo era fresco e profumato. L’ambiente era accogliente anche se era arredato con uno stile molto lineare, inaspettato vista la facciata “classica”.
Era il tipo di arredamento che si abbina sempre ai musei di arte contemporanea o alle case di lusso dei ricchi nei Caraibi: tutto vetrate, scale a chiocciola di ferro e mobili squadrati. C’erano dei divani morbidi di cuoio nero, dalla forma inusuale, disseminati per l’ala principale davanti alla reception dove Charlotte si fiondò a comprare i biglietti.
Bonnie inspirò a fondo, riempiendosi i polmoni di quell’aria fresca, né troppo secca né troppo umida, e profumata di fiori e di mobili nuovi.
La ragazza dietro al bancone consegnò loro i biglietti insieme ad un depliant in cui erano mostrati le fotografie principali correlate ai quadri più importanti. Il tutto contornato da una breve spiegazione dei collegamenti che c’erano fra le due mostre.
Charlotte la guidò lungo un corridoio al margine dell’ala principale e poi su per delle scale molto chic, quindi raggiunsero la prima stanza in cui le fotografie fronteggiavano i quadri. 
Se le fotografie erano di una sola artista, non si poteva dire lo stesso dei quadri. In fondo, era un museo di fotografia, era naturale quindi che si ponesse l’accento sulle fotografie.
C’erano poche persone, il che rendeva l’ambiente ancora più altolocato e ricercato. Bonnie si sentì leggermente a disagio, ma poi il suo sguardo venne attirato dalla fotografia in bianco e nero di un bambino. Il suo volto era maniacale. Era magrissimo.
Il suo cuore ebbe un sussulto, intorno a lei il mondo perse importanza mentre si perdeva nei particolari della fotografia.
Era perfetta.
Dopo minuti interminabili, i suoi occhi guizzarono verso il quadro collegato e Bonnie si ritrovò a pensare che quella era la mostra più bella a cui avesse mai assistito.
Charlotte e Bonnie proseguirono in totale silenzio, ognuna immersa in sé stessa ma consapevole della presenza dell’altra. Ogni tanto si avvicinava qualcuno, sempre la stessa persona: un uomo basso e tracagnotto con dei grossi occhiali alla Harry Potter; se solo Bonnie non fosse stata così presa dai quadri avrebbe sentito l’ansia salire al massimo nell’accorgersi che l’uomo studiava Charlotte con l’occhio critico e curioso di un anatomista. 
All’uscita l’uomo fermò Charlotte e le sorrise come se avesse in serbo per lei grandi cose. Ed era vero.
-“Posso esserle utile?” chiese Charlotte, leggermente infastidita dalla presenza dell’uomo. Voleva sapere al più presto cosa ne pensava Bonnie della mostra appena vista.
-“Sì, penso proprio di sì” rispose l’uomo.
-“In cosa?”
-“Voglio offrirti un lavoro”
Bonnie si strozzò con la saliva.
-“Sono un talent scout di Vogue, siamo alla ricerca di nuovi volti per la rivista. Ci serve una modella che indossi gli abiti per il servizio fotografico alla fine di ogni numero.” spiegò brevemente l’uomo -“Vi offro un caffè” aggiunse, notando le espressioni corrucciate di Bonnie e Charlotte.

Angoletto
Sono passate più o meno tre settimane, o sbaglio? 
Insomma...mi vorrete uccidere. E io? Io cosa posso dire? E' cominciata scuola, non avevo tempo...insomma se avete seguito la mia pagina Facebook avrete letto tutte le mie scuse.
Novità? Che novità ho? Nulla di che...sto male, ma a dispetto della frebbe sono uscita e mi sono tagliata i capelli dopo sedici anni che li tenevo lunghi... non li ho mai avuti così corti e sinceramente mi piacciono. Mi sono sentita leggera come una della mia età dovrebbe essere ^_^
Il prossimo appuntamento è per sabato prossimo, in caso dovesse succedere qualcosa che mi impedisca di aggiornare, lo saprete tramite la pagina Facebook.
Ringrazio le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e me ne vado a studiare *_*
Elen;-)


 

 

  
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