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Autore: lollyyyy    04/10/2015    1 recensioni
Il governo, per creare bambini più forti e sani, ognuno dotato di un proprio potere, un giorno separa tutti i bambini appena nati dalla proprie famiglie per mettere in atto il progetto nuovi bambini( Project New Children). Vennero cresciuti fino ai cinque anni, finché, un giorno, un gruppo di sconosciuti entra e lascia evadere tutti i bambini. Ma, insieme ai bambini rubano anche un siero, un siero della memoria utilizzata per cancellarla ai bambini i ricordi di quei cinque anni , e un microchip in grado di bloccare i poteri.
Una ragazza come le altre, una normalissima sedicenne. Una che preferisce stare sulle sue che essere circondata da gente. Non si sarebbe mai aspettata, un giorno, di diventare chissà chi. Ma poi, uno sparo, un incontro forse predestinato, tutto cambierà in quel giorno.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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“Cosa intendi? Chi sono i bambini?” Prima ancora che potessi finire la frase, mia nonna mi prese la mano e mi portò fuori dalla stanza, lasciando tutti perplessi e pensierosi. Salimmo le scale e entrammo in camera mia. “Nonna cosa sta succedendo?” Chiesi allarmata. “Non è niente…almeno per ora…Comunque io ora torno giù, tu resta qui. Quando avrò finito ti spiegherò tutto, quindi aspettami.” Detto questo uscì da camera mia, chiuse la porta e tornò dagli altri. Tutte le mie forze ad un tratto se ne andarono e mi ritrovai seduta sul pavimento. Alquanto pare ero più stanca del previsto e se prima ero confusa, ora lo ero di più. Cosa stava succedendo? L’unica cosa di cui ero certa era che tutti mi stavano nascondendo qualcosa e su quel qualcosa avevo uno strano presentimento. Però non sapevo di che presentimento si trattasse e ciò mi rendeva ancor più nervosa. Più pensavo e più sembrasse che il tempo scorreva, anche se era al massimo passato qualche minuto. A riportarmi alla realtà fu il rumore di qualcuno che bussava alla mia porta e che aspettava il mio consenso ad entrare. “Entra pura” Replicai nemmeno pensando chi fosse. La prima cosa che sbucò dalla porta era una mano che teneva un cestino con dentro della frutta, poi una chioma nera, per poi entrare completamente il ragazzo di prima. Se non mi sbaglio il suo nome dovrebbe essere Alex? “Ehi là! Sono venuto a fare visita alla principessa rinchiusa nella torre.” Mi disse appoggiandomi difronte il cestino e mettendosi a sedere per terra dall’altra parte del cestino e difronte a me. “Non sei molto bravo a mentire sai? Più che a uno che viene fare una visita sembri colui che deve tenere d’occhio il carcerato così che non scappi.” Replicai scocciata a mia volta. “Beh visto che sai come stanno le cose non facciamo sceneggiate e arriviamo al sodo: Non provare a fare stupidaggini, non cercare informazioni dagli altri prima che Evelyn (Il nome di mia nonna) venga a parlare con te, anzi non muoverti proprio da cui, e, per ultimo, non chiedere nulla sui bambini ne a me ne ad nessun altro. Sono stato chiaro?” Come faceva a sapere quello che avevo in mente di fare? Beh.. in fondo me lo aspettavo…se finora non mi era stato detto niente perché proprio ora? Comunque non riesco ad togliermi questo strano presentimento, è come se ci fosse qualcosa che dovrei sapere ma che non riesco ad ricordare….Ma chi mi credo di essere? Sarà sicuramente niente o qualcosa di inutile. “Riemaneremo al lungo qui dentro quindi ti consiglio di mangiare qualcosa o vuoi rimanere senza cena?” Mi chiese riportandomi ai miei sensi. “Si, si, ora mangio. Deve essere dura per te fare il poliziotto al carcerato e anche accertarsi che mangi e stia bene, vero?” “Allora sei proprio irritata. Comunque per me non importa, basta che fai quel che ti è stato detto e il resto non conta.” Detto questo ci silenziammo tutti e due. Dopo qualche minuto, stanca e affamata, decisi di dare retta al suo consiglio e presi dell’uva dal cestino e mi alzai per andare a prendere un piatto in cucina per metterci i semini, ma appena mi mossi verso la porta, lo vidi davanti a me. “Che vuoi?” Chiesi irritata. “Non ti preoccupare per i semi, ho preso l’uva che non li ha. E non serve manco lavarli, l’ho già fatto.” Da poliziotto a balia? Li piacciono proprio i giochi di ruolo… Ancor più irritata di prima mi rimisi a sedere per terra. Finita l’uva, avendo ancora fame, decisi di prendere una mela, ma appena sfiorata, gli sentì chiedere: “Com’era l’uva?” Sentita la domanda, mi ritrovai a fissarlo. Perché cercava di fare conversazione con me? Ora che lo guardavo meglio era un tipo abbastanza attraente. Occhi e capelli tendenti al nero, corpo abbastanza robusto. Indossava una maglietta bianca a v, dei jeans e un giubbottino a pelle. Sembrava il tipo da motociclista. Ma ci fu una cosa in particolare che attirò la mia attenzione. Vicino alla scollatura della maglietta si potevano intravedere delle cicatrici, sembravano le stessa del ragazzo biondo, Francesco. Ma perché tutti e due possedevano delle cicatrici così simili e perché le avevano? Mentre pensavo, non accorgendomi che continuavo a fissarlo lo vidi per un attimo arrossire, ma si girò subito, chiudi non ne fui certa. Ricordandomi che mi aveva fatto una domanda, mi ritrovai a dire velocemente: “Era buona…” Non so perché, ma mi ritrovai anch’io per una strana ragione ad arrossire. Restammo così per un bel po’, finche non gli sentì mormorare: “Mi ricordavo bene allora…” Ma prima che potessi chiedergli cosa intendesse, sentì bussare alla porta. Nemmeno aspettando il mio consenso, entrò mia nonna. Tipico di mia nonna. “ Si è svegliato e ti vuole parlare. Finisci di mangiare e vieni giù.” Finita la frase ed era già andata via. Si vede lontano un miglio che è nervosa da tutto quello che ha da fare, ma infondo come posso giudicare io non sapendo nulla? Sarà meglio però non irritarla ulteriormente dato che è una bestia quando lo è. Finto di pensare, decisi di lasciar stare la mela e di invece avviarmi subito verso la cucina. Quando camminavo, sentivo che Alex mi stava seguendo e la cosa un po’ mi irritava dato che significava che per qualsiasi cosa avessi dovuto fare avrei avuto lui in mezzo. Passata la porta, ritrovai Francesco intento a mettersi in piedi. Appena Alex lo vide, gli corse subito in contro per aiutarlo. Senti che mormorò un grazie verso Alex, ma appena si accorse di me gli si stampò un sorriso in faccia e mi rimase a fissare. Era come se si fosse completamente dimenticato di Alex. Al contrario di offendersi, Alex utilizzò questo momento di debolezza e lo rifece sdraiare. Io rimasi lì, sulla soglia della porta, a guardare Alex che si prendeva cura della ferita di Francesco. “Avvicinati Lisa. Sei venuta perché Evelyn ti ha detto che ti volevo parlare, no? Se vuoi ascoltare quello che ti ho da dire, avvicinati.” Mi disse mormorandolo dolcemente. Non so il perché ma ero molto interessata su quello che mi aveva da dire. Era come se lui aveva la chiave a tutti i miei problemi e che solo nel momento giusto le avrebbe utilizzate. Attirata dalla voglia di sapere mi avvicinai a lui. “Lo so che sei venuta da me solo e soltanto per sentire la verità, quindi non mi metterò a chiacchierare con te e inizierò a raccontarti subito e tutto. Iniziamo con il fatto che il tuo vero nome non è Lisa Limoni, ma è Sabrina Bloodstar e tutto quello che ricordi di quando eri piccola o tutte le foto che hai di quando eri piccola sono false, diciamo che ti hanno tolto i ricordi e te ne hanno dato degli altri. Ma questa non è la parte in cui inizi ad avere paura, ora arriva il peggio. Ma per raccontartelo non mi devo concentrare sulla tua di storia, ma anche su quella di molti altri come te, come me. E, se ne sei pronta, te la racconterò. Ti racconterò la storia sui New Childrend solo se tu lo voglia. ” Non ancora formulate le informazioni sconvolgenti nella mia testa; non so come, ma la mia bocca si mosse da sola e ,prima che ci potessi pensare, dissi che volevo sapere. “Bene. Allora iniziamo. Undici anni fa dei scienziati, finalizzati dal governo, si misero all’opera per un nuovo progetto, volevano trovare delle cure per ogni sorta di male che potesse soffrire l’uomo. Inizialmente si servirono di rane, scimmie e altri animali del genere. Ma trascorsero i mesi e non riuscirono ad trovare nulla, ma per loro non era quello il problema. Diciamo che non gli interessava nemmeno trovare delle cure per l’uomo. Loro avevano un solo e unico desiderio. Volevano il potere sugli uomini e volevano il dono dell’immortalità. Alla fine, affamati di trovare questo potere, decisero di abbandonare gli animali e di, invece, concentrarsi su colui che alla fine doveva controllare questo potere: l’uomo. Ovviamente non erano così tanto impazziti da utilizzare una forma umana adulta che, se scappata, avrebbe potuto spifferare tutto al governo, all’oscuro di tutto ciò. Quindi si concentrarono su un’altra forma di vita umana, i bambini. Ma con loro non trovarono quello che stavano cercando, bensì un’altra cosa. Qualcosa di ancor più mostruoso e terrificante, ma essa cambiava da bambino a bambino, quindi ora non ti saprei dire che cosa fosse o che cosa fossero. Alla fine tutti gli esperimenti sui bambini andarono a buon fine per gli scienziati e nessuno per ben cinque anni non si accorse di nulla di quello che stava succedendo. Ma poi, appena trascorso il sesto anno un gruppo di scienziati che, quando si erano accorti di quello che stavano facendo e quello che stavano facendo i compagni se ne andarono, fecero un’imboscata e riuscirono a far sfuggire tutti i bambini e a nasconderli. Ma per proteggerli bisognava proteggerli da una cosa ancor più importante, da se stessi. Per farlo crearono un cip che fosse in grado di trattenere i poteri e i ricordi dei bambini. E per far si che nessuno lo utilizzasse in mal modo, diedero la chiave a tutti i cip a una persona sola, la diedero ad uno dei bambini. Però non poteva essere uno qualunque di loro, doveva essere il più forte, il più temuto che, in questo caso, era il primo bambino che era stato creato. Infatti il primo bambino era una femmina, per specificare, era proprio figlia di uno degli scienziati. Questa bambini sei tu, Sabrina Bloodstar.” “…..Eh? IOOO?! Non è possibile! Guarda che io non so manco uccidere una mosca!” “Le tue capacità umane non centrano nulla colla storia, ma la tua capacità data si.” Mi disse serio. Non può essere vero…Non è possibile una cosa del genere… “Invece è vero, Lisa.” Sentì dire da una voce vicina. Mi girai e vidi che accanto alla porta c’era mia nonna. “Tutto quello che ti ha raccontato Francesco è vero. Tu non sei una umana qualsiasi e, per sino tra i tuoi simili, sei quella più temuta. Hai sempre avuto questo peso sulle tue spalle senza mai saperlo o ricordarlo. Ma ora è giunto il momento che tu inizi a ricordare e ad occuparti delle tue responsabilità.” Non sapevo cosa dire. Non sapevo se crederle o no. Ormai il mondo mi sembrava sconosciuto, ma la cosa peggiore, mi sembrava di non avere più una identità. Sentendo il peso degli sguardi delle persone che mi stavano intorno, non riuscivo ad guardarli e rimasi zitta a guardare il pavimento. Alla fine, mia nonna emise un sospiro e mi consigliò di tornare in camera mia a riflettere su quello che mi era stato detto. Senti mia nonna bisbigliare ad Alex di accompagnarmi, ma appena si chinò per aiutarmi, lo scansai e me ne andai da sola in camera mia. Non riuscivo a pensare.. era come se la mia testa fosse vuoto ma allo stesso tempo troppo piena. Una volta entrata in camera mia mi buttai sul letto. Non sapevo come reagire…. L’essere non imparentata coi miei genitori non mi era tanto doloroso, ma quello che mi faceva più rabbia è che ero stata ingannata per ben undici anni. Poi dicevano che questi bambini, che era, come me, saranno diventati grandi, avevano delle doti speciali e che io ero la più potente. Come se io li avessi….. ma se li avessi sul serio? Cosa dovrei fare?...... Aspetta un attimo.. perché mi hanno raccontato tutto? Perché non hanno finto per sempre che ero normale e che i miei genitori erano effettivamente i miei genitori? Ci deve essere qualcosa sotto, mia nonna non farebbe mai nulla per caso o per gentilezza ma allora perché? Prima che potessi formulare altre domande nella mia mente, sentì di nuovo qualcuno bussare alla mia porta. Questa volta, avendone abbastanza per una giornata, decisi di fingermi addormentata. Sentì qualcuno aprire la porta e, guardando di soppiatto, vidi che erano Evelyn e Alex. “Sembra che si sia già addormentata..” Disse Evelyn. Ora mi era persino difficile pensarla come nonna. “Alquanto pare.. deve essere stata una giornata dura per lei.” Le rispose Alex. Come se volessi la sua compassione… Mi ritrovai a pensare. All’improvviso mi sembrò sorpreso, ma poi mi sembrava che tra un momento all’altro era pronto ad esplodere nelle risate. “Che succede Alex?” Chiese Evelyn preoccupata. “Niente. Mi è solo venuto in mente una cosa buffa.” Disse facendo una smorfia divertita. “Ora non è proprio il momento per divertirsi Alex. Sia tu, che gli altri in questo momento dovete essere il più seri e più decisi di sempre. Soprattutto Lisa. Se si è già esausta da sola questa giornata, non voglio sapere delle prossime che verranno. Dovrà diventare più forte e più decisa se vorrà realizzare il suo scopo.” Detto questo, richiuse la porta e se ne andarono. Stanca, decisi di non farmi delle domande su quello che avevano detto e, invece, di andare a dormire. Ma anche se avevo deciso di dormire, non ci riuscivo a causa di tutti gli avvenimenti successi in giornata. La cosa che mi ritrovavo a pensare di più, erano i paia di occhi verdi color del mare e i paia neri come le perle nere dell’oceano. Quando mi addormentai, infatti, il giorno dopo non mi ricordai più a quale paio di occhi avessi pensato all’ultimo.
  
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