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Autore: lollyyyy    06/10/2015    0 recensioni
Il governo, per creare bambini più forti e sani, ognuno dotato di un proprio potere, un giorno separa tutti i bambini appena nati dalla proprie famiglie per mettere in atto il progetto nuovi bambini( Project New Children). Vennero cresciuti fino ai cinque anni, finché, un giorno, un gruppo di sconosciuti entra e lascia evadere tutti i bambini. Ma, insieme ai bambini rubano anche un siero, un siero della memoria utilizzata per cancellarla ai bambini i ricordi di quei cinque anni , e un microchip in grado di bloccare i poteri.
Una ragazza come le altre, una normalissima sedicenne. Una che preferisce stare sulle sue che essere circondata da gente. Non si sarebbe mai aspettata, un giorno, di diventare chissà chi. Ma poi, uno sparo, un incontro forse predestinato, tutto cambierà in quel giorno.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
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Mi svegliai col mal di testa per colpa della mia sveglia che sembrava suonasse per ore. Era strano, di solito mi svegliavo sempre prima che suonasse la mia sveglia. Cercai sulla superficie liscia del tavolino accanto al mio letto il mio cellullare. Ma quando lo sfiorai finalmente, tutti i ricordi della giornata precedente mi ritornarono in mente. Se prima mi ero svegliata con un leggero mal di testa, ora sembrava che la mia testa scoppiasse dal dolore. Più pensavo alle bugie che mi avevano detto negli anni, più la rabbia mi assaliva. E, ad un certo punto, mi sembrava che i miei occhi bruciavano. Li sentivo in fiamme! Ma non era possibile.. Decisa a vedere se avevo qualcosa nei occhi, mi avvicinai al mio specchio. Appena guardai il mio riflesso, fui traumatizzata da quello che vidi. “C-cosa mi sta succedendo?!” Davanti a me ritrovai me riflessa. Ma c’era qualcosa di differente. Quella nel mio riflesso aveva gli occhi rossi come il sangue ma con la pupilla come quella dei gatti! Ero completamente terrorizzata. E più cercavo di concentrarmi, più sembrava che la mie pupille diventassero più fini. Passarono alcuni minuti e i miei occhi non avevano l’intenzione di tornare come prima, così, invece di rimanere a fissarmi nello specchio, decisi di sdraiarmi sul letto e di tranquillizzarmi. Dopo già due minuti mi riaddormentai subito, dimenticandomi che dovevo andare a scuola. E, all’improvviso, senti la porta della mia camera sbattere contro il muro e qualcuno che entrava. Io, ormai nella fase rem, non me ne curai molto, anzi mi girai dall’altra parte del letto come se non fosse successo nulla. “Ehi bella addormentata, è ora di svegliarsi!” Disse qualcuno rubandomi le coperte. Aprì gli occhi dall’improvvisa arietta fresca che mi trapassò il corpo. Appena misi a fuoco che fosse, rimbalzai, sorpresa, un'altra volta dall’altra parte del letto. “A-A-Alex??!” Mi ritrovai a gridare il suo nome. “Abbassa la voce o vuoi svegliare tutti di sotto?” Disse mettendo la sua mano grande e calda sulla mia bocca. Ora basta, mi sono stancata che ogni volta che ci dobbiamo incontrare mi debba zittire. Scansai la sua mano dalla mia bocca e gli chiesi: “Potresti smetterla di in zittirmi ogni santa volta che ci incontriamo, per favore?” “Vedo che siamo freddi come sempre, piccola addormentata. Certo che il tempo passa e te non cambi mai.” Cosa voleva dire? Che ci eravamo già incontrati? Ora che ci penso non è la prima volta che si riferisce al passato con me. “Ti vedo un po’ confusa, quindi ti schiarisco le idee. Anch’io facevo parte del progetto nuovi bambini e per un lungo tempo io, te e Francesco siamo stati amici. Possiamo all’incirca dire che siamo amici d’infanzia.” Io che sono stata fin da quando ricordo un asociale, avevo dei amici d’infanzia?! Però non mi pare proprio che stia scherzando o mentendo, poi perché mentire su un argomento del genere? Ora che ci penso, quando ho visto gli occhi di Francesco e di Alex mi parevano famigliari, però non il loro corpo. Sarà perché, crescendo, il loro fisico è cambiato, ma i loro occhi no. Per trovare certezza nei miei pensieri, mi ritrovai a guardare negli occhi Alex che contro cambiava il mio sguardo. Dopo un po’ sembrò che gli venne in mente una cosa. “ è meglio sbragarci O faremo tardi a scuola.” È vero! Aspetta, cosa? Faremo?! Vedendomi di nuovo confusa, mi spiegò la situazione. “Dato che è rischioso mandarti a scuola con i tuoi poteri che potrebbero risvegliarsi da un momento all’altro e che Evelyn vuole che sfrutti fin che puoi la scuola, mi hanno incaricato di prendere il posto di Francesco e quindi di sorvegliarti.” Quindi era questo quello che stava facendo Francesco la prima volta che l’avevo visto… Mi stava sorvegliando. Ma non avevano detto che i nostri poteri sono stati repressi grazie ad un cip? Perché mi dovrebbero tenere d’occhio se ho i miei poteri ancora controllati? Di nuovo, capendomi al volo, Alex mi rispose: “ Per alcuni di noi i cip sono stati impostati con una durata di tempo. Uno di questi è il tuo che è stato impostato per undici anni, un altro è il mio che è stato impostato per sei. È più o meno questo di cui si occupa Evelyn, cerca i bambini con il cip impostati con una durata, aspetta che il tempo scada e poi si prende cura di loro.” Ecco perché a volte mia nonna scompariva senza dirmi niente e poi riappariva come se non fosse successo niente. Certo che sarebbe stato tutto più facile per lei se mi avesse raccontato tutto e se non fosse stata zitta. “Aspetta, hai detto che anche il tuo era impostato su una durata e, precisando, hai detto che era impostata per sei anni. Vuoi dire che hai già riavuto indietro i tuoi poteri?” Appena mi sentì, lo vidi sorridere come se mi volesse prendere in giro. Si avvicinò sempre di più alla mia faccia, finché i nostri visi non erano pochi centimetri l’uno dall’altro. Gli vidi alzare una mano e posizionarmela sulla mia spalla. C-cosa vuole fare?! Mi vuole baciare?! Sentì le mie guance arrossirsi e dall’imbarazzo chiusi gli occhi nervosamente. Ma la prima cosa che sentì, non era qualcosa di morbido sulle labbra, ma bensì una mano che mi pizzicava la guancia. Dolorante, gli supplicai di smetterla e di lasciarmi in pace. “Sei molto curiosa ragazzina. Sta attenta che se metti il muso in affari che non ti riguardano ti troverai in guai seri. Non che per me è una cosa privata quello che hai chiesto, ma per altri lo potrebbe essere.” Finita la frase si diresse verso la porta spalancata. “E comunque se vuoi sapere il mio potere te lo dirò. Diciamo che so che ieri sera eri sveglia mentre ci ascoltavi e che so esattamente quello che stavi pensando.” E così se ne andò. Capendo che potere possedesse, la mia faccia andò in fiamme. Un attimo fa, prima che potessi fare una domanda, riusciva a rispondermi manco a sentirla, sapeva che la notte scorsa ero sveglia mentre ero girata con la schiena rivolta verso la porta. Il suo potere è la telepatia. Rimasi di nuovo per un po’ con la mente sopra le nuvole, finché non mi ricordai che dovevo andare a scuola e che, sicuramente, avrei fatto tardi. Appena scesi dal letto mi accorsi che ero ancora in pigiama( Il mio pigiama era semplicemente una canottiera e dei pantaloncini elastici con disegnatoci sopra dei cuoricini) e che per tutto il tempo ero rimasta così a parlare con Alex. Però, non avendo più tempo per pensarci e per imbarazzarmi, presi i primi vestiti che mi capitarono di mano(che erano semplicemente i vestiti dell’altro giorno. Cioè una maglietta larga bianca e dei leggins neri) e corsi subito fuori camera mia con lo zaino in mano. Quando passai per il corridoio, notai che tutta la gente che c’era la sera prima era diminuita e, quelli che erano rimasti, erano tutti addormentati o in terra o sui divani con dei fogli e delle penne addosso. Uscita dalla porta principale, trovai Alex ad aspettarmi. Ma appena mi vide si mise a camminare. Feci una piccola corsetta per raggiungerlo, dato che volevo delle risposte su alcune cose in particolare. “Perché stai camminando come se non fossimo in ritardo?” Gli chiesi confusa e per iniziare una conversazione. “Non serve che fingi con me, so quello che pensi. Ma so anche che ti interessa davvero una risposta alla tua domanda quindi te la darò. Non mi metto a correre come una smidollato perché anche se corressimo arriveremo comunque in ritardo, quindi teniamoci a noi le nostre forze.” Disse serio manco parlandomi in faccia. Un po’ mi offesi per la sua risposta diretta e fredda, non ero abituata a essere io quella scansata dagli altri, ma non mi arresi e decisi di arrivare al sodo. “Arriviamo al punto. Quali sono i miei poteri e come li controllo?” Resto di stucco, era come se non si aspettasse che gli lo avrei chiesto direttamente. “Certo che passa il tempo e tu non cambi mai. Se continui così rimarrai per sempre una ragazzina.” Mi disse con occhi di sfida. Se sperava che con questo era riuscito a farmi innervosire, ci è riuscito eccome, ma se crede che gli do la soddisfazione di fare una sceneggiata da isterici per suo puro divertimento se lo scorda. Così decisi di rimanere seria e di richiedergli in cosa consistevano i miei poteri. “Non ho voglia di scherzare. È di una cosa importante di cui stiamo parlando, quindi parla.” Dissi più acida di quel che avevo programmato. Vedendomi seria mi rispose: “Cosa cambierebbe se te lo raccontassi ora? Non voglio spaventarti con racconti che ero sono inutili. Dovrai aspettare finché i tuoi poteri non si risveglieranno, allora ti dirò tutto quello che vorai sapere, anche se dubito che mi chiederai qualcosa dato che il cip del bloccamento dei poteri è collegato al siero della memoria e, una volta disattivato il cip ti dovrebbero tornare tutti i ricordi.” “Ma alcuni poteri si possono manifestare prima che il cip si sia disattivato?” Chiesi senza volerlo con un tono di urgenza. Fu alloro che Alex ebbe uno scatto e, da alla mia destra, lo ritrovai davanti a me con le sue mani sulle spalle che già aveva iniziato a scuotermi. “Perché lo chiedi?! È successo qualcosa?!” A quelle domande, involontariamente, pensai a quello che era successo la mattina. Pensai al mio riflesso coi occhi rossi e con le pupille come quelle da gatto. Sorpreso da quello che vide, mi lasciò le spalle e mi guardò con perplessità. “Oddio…Ma come è possibile? Non avresti dovuto riavere i tuoi poteri fino alla prossima settimana, eppure quei occhi.. Aspetta! Ti sono anche tornati i ricordi?!” Mi chiese tutt’un tratto riprendendomi e stringendomi le spalle. “No, è successo tutto all’improvviso senza che sentissi nulla o ricordassi qualcosa.” Vidi nei suoi occhi delusione, ma come al solito, si girò verso la strada e iniziò di nuovo a camminare. Arrivati a scuola tutti e due andammo in loghi opposti e non ci vedemmo fino al suonare della campanella di ricreazione. “Ehi, c’è un ragazzo stra sexy che ti sta fissando da ore.” Mi disse ad un certo punto della ricreazione Emily. Guardai nella direzione in cui Emily puntava e vidi Alex. “Quello non mi sta fissando, sta soltanto fissando un punto qualsiasi della scuola e pensando a cosa prendere dal distributore.” Dissi per tagliare corto sul discorso Alex. Infondo lui non mi fissava per sua volontà, doveva tenermi d’occhio, era il suo lavoro. “Di quello che vuoi, ma per me ti sta fissando. Certo che sei fortunata… Ieri che ti fissava quel biondo figo della madonna ora questo super stra sexy.” Sapendo che Alex poteva leggerci nella mente e quindi ascoltare i nostri discorsi lo guardai. Appena i nostri sguardi si incrociarono vidi che la sua bocca e i suoi occhi erano messi in una sotto specie di smorfia vincitrice. Disgustata, mi negai persino di guardarlo, mi girai verso Emily e le dissi: “Chi? Quello? Ma se sembra che non si è lavato da una settimana. Non dovresti frequentare un tipo del genere, chissà che malattie avrà.” Emily mi guardò confusa, ma quando riguardai nella direzione di Alex fui molto soddisfatta di vederlo stupito. All’improvviso giunsero delle voci che due ragazzi stavano facendo a botte e, trascinate dall’entusiasmo della folla, sia io che Emily ci trovammo a guardare i due che combattevano. All’inizio sembrava che quello più robusto aveva la meglio, ma poi la situazione si ribaltò parecchie volte. Ad un certo punto, più interessata a che vincesse, mi ritrovai a osservare attentamente ogni movimento che i due facevano e a calcolare quanto movimento impegnassero entrambi a fare. Alla fine mi ritrovai persino, basandomi su questo calcoli, a indovinare che mosse avrebbero fatto e, ogni volta, azzeccavo. Alla fine mi concentrai ancor di più, finché non mi sembrò di vedere qualcosa di diverso, ma, all’improvviso, una mano mi coprì gli occhi. “Non dire nulla e seguimi.” Disse una voce roca e forte. Alex. “Ma devi sempre avere queste entrate da duro o poi per una volta anche salutarmi?” Chiesi sarcasticamente, sorprendendomi d’essermi già abituata a situazioni del genere. “Ciao.. ora vieni con me, ma copriti gli occhi!” Pensando che scherzasse, appena lasciò la presa aprì gli occhi senza pensarci. “Ti ho detto di tenerteli chiusi! Non importa se chiudi gli occhi o tieni una mano su essi, ma non farli vedere a chi ti sta intorno. Ti guiderò io, ma tu fai quello che ti ho detto.” Detto questo, tolse la mano dai miei occhi e, capendo che non dovevo discutere, chiusi gli occhi. Una volta chiusi, mi prese la mano e mi guidò finché non trovo un posto desolato. Finalmente, quando mi diede il consenso di aprire gli occhi, guardai dove mi aveva portata. Sacchi della spazzatura e pavimento pieno di piccole sigarette finite. Mi aveva portato nella parte della scuola dei strafatti. “Perché mi hai portato nella zona degli strafatti?” Gli chiesi dubbiosa. “Perché è l’unico posto in cui a quest’ora non c’è nessuno e anche se ci fosse qualcuno che ci sentirebbe ci prenderebbe per strafatti. Comunque mi potresti dire quello che ti sta succedendo? Perché all’improvviso hai gli occhi così?” Non vedendomi capire, prese il cellulare, lo mise su fotocamera interna e vidi di nuovo me stessa con gli stessi occhi di stamattina. “Perché dovrei saperlo io?! Sono l’unica che non sa niente di tutta la faccenda e me lo vieni proprio a chiedere a me?!” Dissi ormai arrabbiata della situazione. “Quindi non lo sai manco tu…. Le cose si mettono difficili. Le cose si stanno mettendo troppo rischiose, per ora è meglio tornare a casa e riferire tutto quello che è successo a Evelyn e vedere cosa ci dirà di fare. ” Disse serissimo. Lo guardai nei occhi e capì che era inutile protestare e che era meglio fare quello che mi stava dicendo. “Prendi le tue cose e ritorniamocene a casa tua. Ci dovremmo far spiegare molte cose…” Disse iniziando a camminare, non avendo una destinazione fissa.
  
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