Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: La_Effe    04/10/2015    3 recensioni
Cosa accadrebbe se all'improvviso vi ponessero questa domanda: "Quanti tipi di amori esistono?"
e se vi chiedessero: "Quello che c'è fra te e tuo fratello, può essere considerato amore?"
Cosa sareste davvero disposti a fare per vostra sorella. Potreste mai odiarla a tal punto da non parlarle più? E se le tue ultime parole fossero: "ti odio" e non poteste mai più vederla per chiederle scusa?
Se fosse ormai troppo tardi...
Una storia breve e dolce per raccontare un legame forte e indissolubile fra due sorelle.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
[CAPITOLO 4]

-Nella caduta di una foglia si cela il germoglio della rinascita
Andrea Barani-

- Fù il lampo più luminoso e terrorizzante che vidi, il fulmine più doloroso che poteva colpire il mio cuore. Era tutto accaduto in un paio di secondi, la felicità che avevo provato nel vedere mia sorella venire in mio soccorso fu strappata e soppiantata dall'orrore.- 
Sembra commossa, le vedo gli occhi bagnarsi leggermente e brillare, ma non una lacrima cade sulle sue guance. Così doloroso doveva essere stato tale ricordo, che dopo così tanti anni si poteva vedere, anzi, direi più toccare, la disperazione che l'aveva colpita. 
-la mia amata sorella, lei che mi aveva sempre protetto, così bella e forte che non ci aveva messo poi così molto ad avere il vantaggio su quell'uomo, non poté nulla quando la lama del coltello le perforò lo stomaco -
Descriveva con durezza, coprendo le sue parole di velato disprezzo.
-Più rapido di un battito di ciglia, tutto perché quel coltello era indirizzato a me e lei preferì rischiare la sua vita al posto della mia-
Mi si stringe lo stomaco in una morsa dolorosa mentre sento la descrizione cruda dell'anziana, sembra non preoccuparsi di potermi infastidire.
-Deve essere stato orribile...- 
la mia voce trema, vedo offuscato per le lacrime che si stanno formando ma le trattengo. Non so per quanto quanto ancora ma, ora le devo trattenere, non devo piangere. Non capisco perché dovrei, nessuno è morto.
-quel lurido vigliacco ..- 
Attendo che prenda fiato, immagino che vigliacco non fosse il vero aggettivo che voleva attribuire al ladro.
- scappò via lasciandole la lama del coltello ancora nello stomaco, la vidi cadere a terra rovinosamente mentre con le mani tentava di coprirsi la ferita. La sentivo rantolare mentre il sangue cremisi le scivolava fra le sue dita ormai non più rosee, le labbra assunsero un colore violaceo e dopo il primo colpo di tosse si sporcarono di sangue. Le tremavano, il suo bel volto era di un pallore spaventoso ...- 
Sento la sua voce diventare un sussurro mentre con una mano va a coprirsi la bocca, forse per nascondere una smorfia di tristezza o forse per evitare di continuare a ricordare quella situazione così orrenda. 
A me non dà fastidio, non rimango colpita ne svengo se sento parlare di sangue, ferite o di un accoltellamento.   
Voglio dirglielo ma, resto muta.
Cosa posso fare? 
Scivolo lentamente sulla panchina, ponendo fine alla barriera che io stessa mi ero posta fra me e la nonna, finalmente metto il punto fine a questa inutile distanza.
Non sono sicura di fare la cosa giusta!
La mia mano destra trema leggermente, quasi impercettibilmente e forse nessuno vedendomi lo potrebbe capire ma, io lo sento. Lo so di tremare in questo momento, eppure trovo il coraggio e la poggio sulla sua spalla, rimango ferma con la paura di non essere accettata.
Adesso che faccio? Resto ferma così è provo a farle capire il mio dispiacere?
Aspetto qualche dissenso o lamento di fastidio dalla nonna, ma non la sento pormi nessuna opposizione. In realtà Sembra quasi non abbia neanche sentito il mio tocco, resta ferma immobile e non prova nemmeno a voltare i suoi occhi celesti verso di me.
-Io non mi mossi per almeno una manciata di secondi, avevo il terrore del sangue, una sola goccia mi mandava a terra definitivamente. In oltre la paura mi aveva bloccato le gambe, nonostante fosse ben visibile quanto stessero tremando. I piedi erano inchiodati al suolo, impossibile per me muovere anche un solo passo e se ci avessi provato, ero certa sarei caduta al suolo. Solo Alberto si mosse con uno scatto fulmineo non appena mia sorella cadde, lo sentivo gridare e chiamarmi a gran voce. Iniziò a urlare frasi come: chiamate un ambulanza! Elena, cazzo, chiama un'ambulanza! Muoviti, fai qualcosa!.
Ma per me era come se quello che stava succedendo fosse un film. A terra c'era un'attrice mai vista, e io ero ferma solo una spettatrice-
Preso un respiro profondo aggiunge:
-ma solo una frase mi giunse all'orecchio, una frase così tremenda che mi gelò il sangue nelle vene e mi riportò alla realtà: "Elena, aiuta tua sorella!"
Capii che quella a terra non era una bambola o una sconosciuta, che quello che stava accadendo non era un film..
E io, che fino ad allora, e tutt'ora, odiavo la vista del sangue, mi buttai verso di lei. Le presi la testa fra le mani, le baciai la fronte e inizia a piangere senza sosta. Con una mano le sorreggevo la testa mentre l'altra mano ancora libera raggiungeva quella di Alberto per cercare di fermare l' emorragia. Fù così che sentii la fredda lama del coltello e, per la prima volta, il caldo sangue di mia sorella bagnarmi la mano.-
-perché non le estrasse la lama dalla pancia?- 
Sono sbalordita, perché lasciarle il coltello nello stomaco ?
-perché, bambina mia, se lo avessi estratto il sangue sarebbe uscita ancora di più e più velocemente. Invece la lama in quel momento le faceva da tappo, diciamo, bloccandole parzialmente l'emorragia. Se lo avessi fatto sarebbe morta subito.. - 
Che stupida che sono, ora che me lo fa notare ne avevo già sentito paelare molti programmi alla televisione come CSI o ER.
-capisco, scusi... E come si salvò? Intendo sua sorella, i soccorsi furono molto rapidi?-
In un attimo mi si raggela il sangue nelle vene, sgrano gli occhi e mi si riempiono nuovamente di lacrime.
Questo è un colpo basso, lo vedo con che sguardo di tenerezza e tristezza, quei tuoi due occhi celesti e leggermente arrossati si posano su di me.
Mi sento così stupida per essere arrivata a una conclusione così affrettata, ma come potevo immaginarlo? Fino a qualche minuto fa parlava di lei come se fosse tutt'ora viva. 
Non trattengo più le lacrime. 
-bambina mia, l'ambulanza arrivò davvero poco dopo la chiamata ma a me parve un'eternità, e la corsa contro il tempo fu davvero difficile.- con lentezza mi prende le mani fra le sue fredde e tremanti.
Perché, perché piango? Perché mi deve guardare così, con tanta compassione, non sono io che ho perso una sorella! Dovrei io stringerti le mani, come ora stai facendo tu.
-mia sorella morì in quella notte, circa 56anni fa e..-
-allora perché ne parla al presente e non al passato!!-
Sbotto senza farle finire di parlare, come un fiume in piena vomito quelle parole così duramente e così dolorosamente che solo questa mia cascata di lacrime può portarle via.
-Perchè lei è comunque ancora quì con me, non mi ha mai abbandonato..-
Non reggo più il peso della testa, mi vergogno delle lacrime che si stanno facendo strada sul mio volto, senza ritegno mi appoggio sulla spalla della vecchia per piangere, mentre con affetto mi tocca la testa, cercando di confortarmi.
Tutto questo è sbagliato, io non Posso piangere per una sconosciuta! E quella da consolare non Devo essere io ma la nonna!
Rimango ferma così giusto il tempo per smettere di piangere, e ancora una manciata di minuti per darmi la forza di calmarmi.
Ora sono pronta per alzare di nuovo la testa.
Si sta facendo così tardi! Solo ora mi rendo conto, di quanto sia volato il tempo. Il pomeriggio ha ormai dato spazio alla sera, e il sole, non più caldo, sta tramontando così velocemente ma così magnificamente da colorare le nuvole e il cielo di arancione e giallo. I mie colori autunnali preferiti. Come il tappeto di foglie che stavo ammirando fino a qualche ora fa, e che adesso mi sembra avere perso tutto il suo splendore.
-mi dispiace, scusi-
-di cosa ti scusi bambina mia..-
-Mi racconti la fine della storia, non si interrompa, se per lei va bene voglio sapere tutto- 
La prego ...
La nonna sospira alzando gli occhi al cielo, forse ora non è più sicura di volermi raccontare tutto. Eppure, poco dopo una breve boccata d'aria, continuò
 -salii con lei in ambulanza senza mai lasciarle la mano, quella mano che fino a pochi secondi prima era così forte e tenace e che adesso era diventata così debole. Toccava a me stringergliela con vigore, cercando di trasmetterle tutto il mio coraggio. Tentavo di farle capire che ero lì con lei, ero presente. Le sussurravo "dai che si sistema tutto, possiamo ancora far pace domani. Oggi ti riprendi e domani facciamo pace! Quindi lotta come hai sempre fatto, lotta e non mi lasciare. Lotta che io lotterò con te e per te!". E mentre le dicevo queste parole, delle calde lacrime mi bagnavano le guance e un sorriso, quanto più sincero riuscì a fare, increspava le mie labbra secche e rotte per il freddo e l'agitazione. Avevo paura, sentivo i medici dire "la situazione è critica, sta perdendo molto sangue. Di che gruppo sanguigno è sua sorella? Abbiamo sacche di gruppo 0-?" Alle loro domande rispondevo con piena sicurezza, io sapevo tutto su di lei, come lei sapeva ogni minima cosa su di me."
"Durate il viaggio verso l'ospedale, temetti di aver perso contatto con lei, la mano che le stringevo era pallida e gelida, non la sentivo rispondere alla mia stretta e aveva chiuso gli occhi. Gridai il suo nome, Alexandra, a pieni polmoni, spaventando per un attimo i medici. Volevo che si svegliasse che non perdesse conoscenza, volevo che rimanesse con me. Ma la mia chiamata sembrò vana.-
Racconta tutto senza prendere fiato e io vengo rapita dalla sua descrizione così dettagliata da farmi vivere il momento.
- quando finalmente riaprì gli occhi feci un sospiro di sollievo, non solo perché aveva risposto al mio urlo disperato, ma perché nei suoi occhi vidi la stessa forza e voglia di vivere che aveva sempre avuto. Stava lottando, lo vedevo e me lo sentivo! Avrebbe sicuramente vinto, perché era così testarda che quando ci si metteva vinceva sempre. Per un attimo mi illusi veramente di avere visto ciò, mi convinsi di potermi scusare veramente con lei il giorno dopo, di poter tornare ad abbracciarla come facevo sempre quando ero triste, mi aspettavo di essere accolta fra le sue braccia come faceva sempre quando ne avevo bisogno.-
-Ma quei suoi occhi così forti e pieni di amore, quegli occhi che non mostrarono mai paura, nemmeno per un secondo, se non quando temette di perdermi per colpa di quel delinquente, furono in realtà il suo ultimo saluto. La corsa verso la salvezza si fermò appena arrivati al pronto soccorso, sentì il medico pronunciare le fatidiche e formali parole: "la paziente è deceduta alle ore 22.36 prima di raggiungere l'ospedale. Mi dispiace...".-
Distolgo nuovamente lo sguardo dalla nonna mentre Altre dolorose lacrime fanno già capolino nei miei occhi.
Faccio un gran respiro profondo, provo a tranquillizzarmi, e ne faccio altri quattro ancora prima di tornare a prestare attenzione all'anziana.
-così voi due non faceste mai pace, non vi scusaste mai... Sono davvero..
Dispiaciuta-
Sento il cuore chiudersi in una morsa così dolorosa, che mi sento davvero dispiaciuta di averle risposto così male fino a poco prima.
Dannata boccaccia, sono così stupida e così "superficiale" . Aveva ragione veramente a darmi della frettolosa e della superficiale.
-è vero, noi non ci scusammo mai veramente a parole. Ma non fu proprio così. 
All'inizio non capii e piansi lacrime così dolorose e amare che credetti di morire lì con lei in quell'istante, e in parte era vero. Quella sera una parte di me morì con lei, perché lei era parte fondamentale di me. Mi ci volle molto tempo e tutto il sostegno che poté darmi la mia famiglia e il mio amato ragazzo, per guarire dal mio stato di depressione. Solo quando inizia a riprendere coscienza della vita, capii che in realtà io e Alexandra c'eravamo dette molto di più! Capii che mia sorella era in realtà morta già a metà corsa, prima di arrivare all'ospedale.... Prima che lo pronunciasse il medico.-
Cosa?
Sono così allibita che non mi rendo conto di avere la bocca aperta. Cerco di capire di cosa sta parlando, ma  Non ha senso. La sorella non poteva essere morta prima di arrivare all'ospedale, se si erano strette la mano e guardate negli occhi fino all'ultimo...momento.
Ora capisco cosa intende!
Guardo l'anziana signora con confusione e lei mi sorride annuendo, capisco subito.
-Quando nell'ambulanza sua sorella chiuse gli occhi e lei la chiamò per nome!-
Esclamo d'un fiato.
-esatto, lei era già morta in quel momento ma sono sicura che la mia amata Alex..-
Una breve pausa durante il quale alza gli occhi al cielo cercando forse la sorella, ma il cielo è ormai scuro e illuminato solo dai lampioni che percorrono il marciapiede in cui ci troviamo. 
-abbia usato fino all'ultima goccia di forza che aveva in corpo, per poter tornare ancora una volta nel mondo dei vivi. Quello sguardo tanto forte che avevo male interpretato, rappresentava l'amore che aveva per me, era tornata per dirmi almeno addio e per darmi forza. Fino all'ultimo, quella mia sciocca e testarda sorella, ha pensato di donarmi tutti i ciò che aveva: la sua vita e la sua forza.-
-Sua sorella l'amava molto!- 
Ora che pronuncio queste frasi, mi rendo conto di cosa voleva farmi capire. La guardo e lei mi sta sorridendo, sa che ho capito e per la prima volta ho voglia di sorriderle in risposta. 

"Sai cosa vuol dire amare? Puoi amare di tutto e comunque avrà sempre una forma diversa ma uno stesso significato. Potrai litigare con la persona che ami, magari non rivolgerle più la parola per due anni, ma qualunque cosa accada, il suo cuore sarà sempre lì per te. Non servono scuse o parole quando il legame è così forte."


Conclusione 

Quella sera, una ragazzina di appena 17 anni, stava entrando a casa sua cercando di non fare tanto rumore e di non attirare su di se l'ira della madre. Era dannatamente in ritardo, e se prima di allora se ne sarebbe fregata, oggi si sentiva stranamente in colpa.
-Gioia sei tu?-
-dannato udito materno!- imprecò a bassa voce senza risponderle. Fece due passi verso le scale che si trovavano davanti alla porta, in cima l'aspettava la salvezza. Doveva solo superare la porta semi chiusa della cucina che si trovava alla sua destra e Una volta raggiunta camera sua avrebbe...
-Dove pensi di andare, signorina!-
La voce che le giunse dalle spalle la fece rabbrividire e voltare di scatto.
La porta della cucina era ora spalancata e illuminava parzialmente il pianerottolo. Un ottimo profumo di carne e sugo le pervase e riempi i polmoni facendo così brontolare lo stomaco della ragazza. Ma non solo quello uscì dalla stanza, alla soglia infatti si trovava sua madre, le braccia conserte sotto i seni gonfi e nella mano sinistra un cucchiaio di legno, che a parere di Gioia, in quel momento sembrava più un'arma che un utensile da cucina. Lo sguardo severo della donna, non andava a discriminarne la bellezza, le labbra rosa pastello erano arricciate in una smorfia di dissenso e gli occhi colore nocciola, erano socchiusi conferendole un'espressione seria e abbastanza minacciosa. A contornarle il volto, c'era un curato taglio carrè color castano, mentre le punte dei capelli e le ciocche che le contornavano il volto, sfumavano verso il color castano miele. 
-Dove cavolo sei stata fino ad ora? Con sto freddo poi! Siamo già in autunno e tu rischi di prenderti un'accidenti se non ti copri abbastanza!- la voce severa della madre fece abbassare immediatamente la testa della ragazzina che trovava improvvisamente interessante le piastrelle bianche del pavimento. La madre, al contrario, si sorprese così tanto del comportamento così remissivo della figlia che si allarmò subito.
-Gioia, che succede ?  C'è qualcosa che non va? - 
Tentò di avvicinarsi alla figlia lentamente ma dopo i primi passi si fermò. Ora si trovavano a poco meno di 1metro di distanza l'una dall'altra.
 La figlia non rispondeva e rimaneva in silenzio, la testa fissa sul pavimento pensando chissà a che cosa è preoccupando sempre più la madre.
-niente mamma, scusami ... Mi dispiace di essere arrivata così tardi.-
-tesoro ne sei sicura? Se vuoi puoi parlare con me di qualunque cosa ... - rispose la madre, aggiungendo subito dopo -Non mi allontanare..- con tono disperato che colpì la figlia al cuore. La madre aveva nuovamente cambiato umore con estrema velocità. La rabbia le era appena passata trasformandosi in paura, per diventare in fine tristezza. Che fossero gli ormoni ad accentuare poi questi sbalzi ormonali era ovvio, d'altronde è così che si comportano le donne incinta. 
-No mamma, sono davvero dispiaciuta .... Però avrei piacere di raccontarti cosa mi è successo oggi al parco.... Tranquilla nulla di preoccupante!- aggiunse immediatamente vedendo il volto della madre contorcersi in una smorfia di preoccupazione. -Ho solo parlato con una signora ... Ora però vado a cambiarmi, ok?- 
La madre era sorpresa, felice che la figlia volesse renderla partecipe di qualcosa accadutale, ma allo stesso tempo preoccupata del suo cambio di comportamento. 
-ehm, certo vai pure ma fai veloce. La cena è pronta e papà tornerà più tardi a casa. Siamo solo noi due...- 
-noi tre!- alludendo al pancione della madre, la quale non seppe trattenere una lacrima. Era la prima volta che la figlia accennava felicemente alla sua gravidanza.
Senza aggiungere altro Gioia si voltò correndo verso camera sua, ma arrivata a metà scale si girò e chiese alla madre :
-mamma tu lo sai vero cosa vuol dire amore ? E sai quanti tipi di amore esistono?-
-si ... Quello che provo per te e tuo padre è amore.- rispose confusa
-ma perché queste domande?-
La figlia le rispose con un sorriso che sorprese la madre, una volta voltata tornò a correre verso camera sua. 
Raggiunta la porta e chiusasela alle spalle, poté tirare un sospiro di sollievo. Aveva passato un pomeriggio davvero strano, in compagnia di una signora che l'aveva riportata alla realtà con una storia così triste da farla piangere. Eppure era stata ingrado di farle far pace con se stessa. Corse verso l'armadio spogliandosi e lanciando i vestiti sul letto, prese i primi pantaloni della tuta che le capitava sotto mano e una felpa grigia della Diesel. Mentre si indirizzava verso la porta passò davanti lo specchio che era appeso al muro sulla sua destra. La figura che rifletteva era quella di una giovane ragazza dai lunghi capelli castani che si arricciavano verso le punte, una piccola foglia incastrata arancione spiccava fra i capelli scuri. Quasi le dispiacque di toglierssela fra i capelli, ma la poggiò su un ripiano come ricordo.
Aveva uno sguardo profondo accentuato dai suoi occhi neri e un naso sottile con la punta tendente all'insù. Era magra ma un seno sodo, seppure non abbondante, si vedeva leggermente abbozzato sotto la felpa, ma ciò che la colpiva di più era il sorriso. Sulle labbra non c'era più una smorfia di disprezzo e tristezza, ora ad accompagnarla c'era un sorriso.
E mentre si allontanava da quello strano riflesso che sembrava essere diventato suo, sussurrò: "infondo, l'idea di un fratellino non mi dispiace poi molto..."
 
Fine


 Angolo autore:
Come avevo promesso, ecco a voi il 4 e ultimo capitolo di questa breve storia.
Spero vi sia piaciuta e che in questo capitolo sia riuscita a trasmettervi qualcosa, 
la tristezza, la paura e la disperazione che ho cercato di far esprimere dai miei 
personaggi. Probabilmente sarà la classica storia dalla fine triste che avete letto
tante volte, ma in questo breve scritto ho messo il cuore. L'idea era quella di 
focalizzarvi fondamentalmente sulla storia e il carattere delle due protagoniste,
quindi vi ho lasciato campo abbastanza libero per il resto. Vi ringrazio per aver 
letto, recensito e seguito la storia, vi prego di dirmi cosa ne pensate anche tramite
messaggio privato così da poter migliorarla.
Grazie di cuore!

 
La_Effe 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: La_Effe