Imprevisti
Così mi gettai a capofitto tra le stanze, aprendo tutte le
porte con la testa, perché non avevo ne il tempo ne la voglia di aspettare gli
altri. Entrai nella sala grande, pronta ad azzannare Jane, quando mi ritrovai
di fronte ad un vero e proprio rogo. Dal fumo e dall’odore avevo appena capito
che qualcosa, o meglio, qualcuno era stato bruciato. Nel centro della stanza,
di fronte ad Aro, un uomo stringeva a se un bambino terrorizzato. Aro mi guardò
sorpreso e felice della mia presenza.
<< Ah Elaisa…prego avvicinati >> mi invitò gentile
e, come sempre, mi sdraia al suo fianco. Lui mi portò una mano sulla schiena
per leggere i pensieri che gli permettevo di leggere.
Cosa succede Aro? Non
posso andare via per un po’ che quando torno mi fai trovare un rogo in mezzo
alla stanza?
Posai il mio sguardo sul bambino che da quando mi aveva
vista non smetteva di togliermi gli occhi di dosso. Aveva un aria più sicura e
superato il padre, si avvicinò a me con la mano tremante cercando di accarezzarmi
il muso. Mi avvicinai pensando che non sarebbe stato pericoloso…in fondo era
solo un bimbo immortale!
Mi avvicinai con il muso per permeategli di accarezzarmi se voleva, tanto era
l’ultima cosa che faceva in vita, ma lui non volle accarezzarmi. Poggiò la mano
sulla fronte come a studiarmi…chi era quello strano bambino? Annusai meglio il
suo odore…era vampiro, o almeno lo sembra, fin troppo bene. In parte aveva uno
strano odore che non riuscii ad identificare subito, ma poi lo abbinai
all’odore di un umano. A convincermi che non fosse del tutto vampiro fu il
fievole e debole battito del suo cuoricino. Lo guardai con espressione curiosa
e stupita, ponendomi un’unica e semplice domanda Cosa sei?
<< No… >> disse lui con voce squillante. Dimostrava appena sei mesi
e già parlava e camminava….quel bambino non era un semplice vampiro immortale
<< …tu cosa sei? >>
Cosa? Mi aveva letto nel pensiero? Ah che bello….ci mancava
solo il ragazzino che sussurrava agli animali.
<< Sei nervosa….mi permetti di vedere perché? >>
Me lo chiese tanto gentilmente che non potei rifiutare e gli mostrai le
immagini della bambina che moriva fra le mie mani
<< Ah… >> continuò visibilmente stupito
Mise entrambe la mani sulla mia testa e, chissà per quale motivo, mi sentii
leggermente meglio. Lui mi fissò confuso come se gli fosse appena capitata
qualcosa di strano e imprevedibile.
Aro ci fissava entrambi arrabbiato e visibilmente infastidito dalla cosa. Ok,
era finito il tempo degli scherzi, dovevo entrare in azione. Mi guardò e con un
cenno della testa mi indicò la mia preda. Il padre del bambino doveva morire
per mano mia che bella notizia. Almeno mi sarei sfogata.
Prima di attaccare guardai il volto di Jane. Aveva una espressione particolare.
Sembrava dire: “Alleluia questa volta non ha preso me di mira”, ed io risposi
con una espressione che diceva qualcosa di simile a “Spera, tanto tu sei la
prossima.” Ritornai alla mia preda e, come ordinatimi da Aro, e dalla mia
rabbia, con diversi morsi feci a pezzi il vampiro, buttando, ogni volta, i pezzi
staccati nel fuoco.
Il bambino, che doveva amare il padre veramente, versò una lacrima e mi si
gettò contro dandomi dei pugni sul petto. Cercai di calmarlo, in qualche modo,
e quando mi abbraccio al collo capii che stava ascoltando i miei pensieri, perché
nella mia testa continuavo a sentire i suoi.
Piccolo....pensai
dolce non aveva scelta. Ma non ti faranno
del male. Non glielo permetterò
<< Elaisa adesso il bambino…. >> disse Aro
guardandomi
Io lo ignorai e continuai a consolare il piccino, mente il suo
cuore da umano stuzzicava la mia voglia di mordere qualcosa. In un primo
momento pensai che Jane sarebbe stata una preda perfetta, ma quando Aro si
avvicinò a me e al piccolo Altair, capii che mi sarei dovuta arrangiare e
sfidare per la prima volta un anziano.
Inizia a ringhiare ad Aro mentre il bambino si nascose
dietro una mia zampa. Non credevo che aro avrebbe mai avuto il coraggio di
sfidare un lupo grande quanto un cavallo, ma mi sbagliavo. Si avvicinava a me
con passo troppo sicuro per tirarsi indietro. Bene. Se lo avessi battuto avrei
finalmente riacquistato la mia libertà e sarei potuta scappare di li. Jane
sembrava preoccupata della sorte del suo amato capo e si unì a lui. Due contro
una…non era reale ma divertente. Alec si portò al mio fianco e poggiò una mano
contro la mia spalla.
<< Io sono con te! Lascia a me Jane >>
Con piacere. L’importante è che io combattessi contro Aro.
Mi guardai intorno. Erano tutti preoccupati per Aro. Renata
voleva venire in nostro aiuto ma non poteva disobbedire ad Aro, lo stesso
valeva per Chelsea, ma Alec….lui era già un traditore perché aveva stretto un
amicizia così forte con me. Lui avrebbe potuto lasciare con me i Volturi una
volta che Aro fosse stato sconfitto dalla sottoscritta.
Ero pronta. Finalmente avrei avuto la mia possibilità di
sfidare il grande capo e vincere. Renata era visibilmente preoccupata e quello
stato d’animo era di sicuro volto a Aro, eppure lo sapeva che io non lo avrei
mai ucciso, ma, allora, perché era così preoccupata? La sua preoccupazione
contagiò prima Jane e Chelsea, poi Aftron, il compagno di Chelsea che era
l’unico che faceva sempre silenzio, poi il resto della guardia, mogli comprese.
Quando ormai ero sicura di vincere e di farcela finalmente avvenne
dell’incredibile, o meglio, dell’impossibile. Sulpicia, la moglie di Aro,
l’unica che in quel castello non mi aveva mai parlata, si mise tra me e Aro a
braccia allungate come a formare un muro tra di noi.
<< Aro.....no.... >> sussurrò preoccupata.
Aro prima sembrò non darle retta, poi con un secondo sguardo
prima su di me e poi di nuovo su di lei, si bloccò e voltò di colpo, dandomi la
spalle. La cosa mi irritò. Avrei voluto ucciderlo in quel momento stesso ma la
mia bontà e la presenza di Altair mi fermarono. Sbuffai e mi accucciai a terra
per permettere al piccolo bambino e ad Alec di salirmi in groppa.
<< Elaisa…. >> disse Aro voltandosi verso di me
una volta raggiunto il suo trono <<....voglio che questa grinta e questa
determinazione la metta anche nelle missioni e non solo quando vuoi combattere
con me o con Jane>>
La sua espressione, troppo sicura, troppa altezzosa, se
veramente non ci fosse stato Altari, Aro sarebbe di sicuro tra bruciato nelle
fiamme nel quale anche in padre e la madre del bambino che avevo sulla mia
schiena, erano bruciati. Sbuffai avvicinandomi a al trono per farmi toccare il
muso da lui e fargli leggere i miei pensieri, pensieri sempre rispettosi e
degni di lode, mai una volta che lui avesse letto i miei veri pensieri.
Si Aro... pensai
con tono moderato stai tranquillo...per
il bambino lo controllerò io. Non farà del male a nessuno non è completamente
vampiro.
Alle mie parole Aro spalancò gli occhi. Lui non lo aveva
capito.
Dopo essersi ripreso dallo shock iniziale, si ricompose e, guardandomi, ordinò
a Renata e a Jane di rimettere tutto in ordine e, successivamente, a me e ad
alec di portare Altair fuori da quella stanza. Sorrisi e obbedii uscendo da
quella stanza senza fare storie.
Così Aro mi aveva affidato un’altra missione, olè, era la
settima in quel mese. La cosa ormai non mi dispiaceva più, anzi, ma era un po’
stressante. Ogni volta che andavo in missione tornavo sempre ferita a causa dei
combattimenti e , ogni volta, rischiavo di staccare la testa ad Alec con un
morso quando mi curava le ferite. Povero....ma anche scemo. Non mi doveva
toccare dove mi ero ferita. Lui invece spesso e volentieri si divertiva a darmi
degli schiaffi esattamente sulle mie povere ferite e, in un batter d’occhio, si
ritrovava circondato da due falchi e un lupo, animali di compagnia di Altair.
Oltre ai soliti battibecchi, però, Alec ed Altair, si adoravano. Altair vedeva
in Alec un fratello maggiore/ baby-sitter/ papà/ maestro. Faceva di tutto per
stare con lui. Ci mancava solo che pensasse a lui come suo sposo e la cosa era
completa. Fortunatamente, anzi, sfortunatamente, vedeva Alec come futuro genero....si
era innamorati di Jane. Tra tutte le ragazze, tutte le vampire, proprio di
quella vipera velenosa si doveva innamorare? Non potevo più toccarla,
maledizione! Ma Jane non lo sapeva e questo giocava a mio vantaggio.
La missione affidatami da Aro era relativamente semplice –
fu per quello che mi ritrovai con un bambino e due falchi sulla schiena.
<< Nei pressi della cascate del Niagara c’è una
famiglia di vampiri che ha creato un neonato vampiro, un bambino immortale che
va distrutto! >> spiegai calma e decisa verso il mio seguito
<< Un bambino immortale…che cos’è? >> mi chiese
Altair visibilmente confuso
<< Una cosa che non dovresti mai vedere >> Rispose
Alec al posto mio
<< Mamma… >> disse dolce poi vi voltò verso Alec
<< .....papà >>
<< Ti ho detto di non chiamarmi papà! >> replicò
Alec irritato
<< Ok allora….nonno >> disse Altair scoppiando a
ridere all’ultima parola
<< Non stressare Altair…cosa vuoi? >>
<< Rafic dice che c’è un gruppo di licantropi più
avanti! >>
<< E come fa il tuo falco a sapere che ci sono dei licantropi? >>
chiesi sinceramente impressionata dalla cosa.
<< Non lo sa…sono io che ne sento la puzza fino
qui! >> rispose lui sorridendo e scendendo dalle mie spalle. Altair,
infatti, era solito viaggiare in braccio a me, anche se mi preferiva quando ero
sotto forma di lupo.
Si avvicinò al Alec che gli diede una pacca sulla spalla così forte da
staccargli quasi un braccio. Lo congelai con uno sguardo
<< Scusa… >> disse spaventato poi tornò ad piccolo
bambino
<< Zitto Altair! Non ne puoi sentire la puzza tu! >> disse Jane
antipatica come al solito
<< Ah ci sei anche tu vipera? E Renata? >>
<< Presente >>
<< Peccato non posso ucciderla >> dissi fra me e
me e ricevetti anche un calcio nelle costole da Altair che mi era da poco
risalito sulla schiena << Tanto non le avrei fatto niente
comunque! >> sussurrai una scusa come un’altra per calmarlo
<< Ancora innamorato di mia sorella? >> chiese
Alec
<< Si… >> risposi contrariata
<< A me va bene! Così non mi chiamerà più papà >>
<< Grazie Alec, come si vede che mi vuoi
bene! >>risposi sarcastica << Non ci fermiamo…non ci faranno del male
se passiamo oltre >>
<< Ok…allora? Dove andiamo? >>
<< Sempre avanti! Ci fermiamo alle cascate >>
<< Perché alle cascate mamma? >> mi chiese Altair
con la sua solita voce da angioletto
<< Perché sono uno spettacolo! >> rispose Renata
al posto mio
<< È una mio impressione o, da quando c’è Altair con
lei, Elaisa si è addolcita? >> chiede Jane al fratello
Il ragazzo fece spallucce e proseguì.
In effetti Jane aveva ragione, io mi ero addolcita stando a contatto con un
bambino dolce e buono come lui. In qualche modo Altair stava colmando il vuoto
che William aveva lasciato dentro di me. William....da quanto tempo avevo
nascosto a me stessa quel nome per evitare di soffrire; ormai non sentivo
nemmeno più la sua mancanza, come non sentivo più il suo delicato tocco sulla
mia pelle e la sua voce dolce e profonda. Mi ero rassegnata. Ero solo una
scema, ecco cosa ero. Mi ero lasciata sfuggire la cosa più bella che avessi mai
avuto al mondo, mi ero lasciata sfuggire l’amore di William dalle mani come
fosse un semplice pezzo di carta. Una lacrima scese lungo il mio viso e Altair
mi guardò stupito e preoccupato. Era la prima volta che quel bambino vedeva una
lacrima e, come al solito, subito si preoccupò e mi venne a chiedere se stavo bene.
In contrasto con la preoccupazione di Altair era la evidente e persistente
soddisfazione di Jane di vedermi soffrire. La cosa la rendeva felice, perché se
solo avesse trovato il motivo delle mie lacrime prima di me, mi avrebbe tenuta
in pugno senza problemi. Finsi di non vederla e la ignorai.
Continuammo a camminare lenti per diverse ora e Alec e
Altair si erano messi d’accordo per stressarmi. Un po’ tutti avevamo sete ma
quei due di lamentavano una continuazione e io, da brava baby-sitter, li
minacciavo di morte se non avessero fatto silenzio. Alle mie parole i due
ragazzini scattavano in fila come bravi soldatini e, finalmente, calava il
silenzio che però non riusciva mai a durare a lungo. Di solito o Jane o Renata
mettevano in mezzo argomenti raccapricciati, come del tipo “Qual è il miglior
modo per uccidere un vampiro?” domanda alla quale Jane rispondeva sempre con
“torturandolo fino alla morte”; oppure argomenti come “Dove preferite mordere
le vostre vittime?”. Ma argomenti allegri mai eh? Mi sorpresero molto Alec e
Altair che di punto in bianco iniziarono un discorso molto “profondo” sulla
differenza tra il sangue maschile e quello femminile.
Altair preferiva il sangue maschile e diceva che spesso gli uomini, avendo
forza superiore rispetto alle donne, e quindi una migliore salute, dovuta al
continuo sport praticato, avevano un sangue più buono. Alec invece continuava a
negare la cosa mettendo in mezzo me come esempio di forza. Ripeteva spesso che
io ero il vampiro più forte di tutti, più forte anche dei tre anziani, quindi
la forza non centrava niente. Lui preferiva assolutamente il sangue delle donne
dicendo che era più “dolce”. Non volevo sapere a cosa di riferisse quel dolce,
per questo sorvolai l’argomento e chiesi alle due vampire dietro di noi cosa
pensavano di questo argomento.
Jane, come al solito, mi sorprese con una delle sue orrende uscire.
<< Io preferisco il sangue dei bambini...è più
puro! >>
Se non ci fosse stato Altair l’avrei uccisa seduta stante.
Renata si accordo con Altair dicendo che le donne erano molto meno appetibili
rispetto agli uomini.
Quando poi chiesero la mia opinione cercai di svignarmela cambiando argomento,
ma non vollero sentire ragioni e mi costrinsero a parlare con la forza.
<< Mamma ti leggo nel pensiero! >>
<< Come se potessi…non te lo permetterà! >>
rispose Alec poi si voltò verso di me con sguardo duro e, dopo due minuti, si
inginocchiò ai miei piedi e iniziò a guardarmi con una espressione da cane
bastonato...<< Dai Elaisa >>
Oddio. Come si poteva resistere a quella espressione? No…non
si poteva.
<< Alzati! >> esclamai dandogli un pugno sulla testa…forse gli avevo
fatto un po’ male…
<< Dai allora? Uomini o Donne? >> mi chiese Renata
Finsi di pensarci e diedi la mia risposa
<< Animali! >>
<< Eh? >> Chiesero sorpresi in coro
<< Tra uomini e Donne non c’è differenza. Il sangue
umano è buono ma in una scala da uno a dieci lo valuto otto. Il sangue animale,
invece, lo valuto dieci, anche se ci sono persone che valgono undici! >>
<< Mamma....tu bevi il sangue dei miei amici
animali! >> esclamò Altair deluso a mo di rimprovero
<< Altair tu bevi il sangue umano! Non venire a fare la
morale a me! >>
<< Allora Jane... >>fece una breve pausa e
imbarazzato continuò << ...come ti senti ora che Elaisa è la preferita di
Aro? >>
Argomento sbagliato!
Jane se la prese a morte e si scagliò contro Altair
aggressiva. Non le avrei mai permesso di fare del male al mio bambino e, detto
sinceramente, quella mi sembrò una buona scusa per maltrattare un po’ la
vipera. La bloccai con una mano al collo e alzai da terra. Come al solito
cercava inutilmente di liberarsi, divincolandosi senza successo.
<< L...lasciami... >> balbettò spaventata
Portai uno sguardo ad altair che sembrava pronto a correre
in aiuto della sua amata. La sua espressione mi ricordò molto il modo in cui mi
guardò William quando mi salvò dai licantropi nella foresta. Jane colse il mio
attimo di debolezza e usò il suo potere su di me riuscendo così a liberarsi,
anche se solo per poco. Il dolore mi buttò a terra per qualche minuto. La
sentii blaterare qualcosa del tipo “così impari cane randagio!”. A quelle
parole scatenai l’inferno. Riformai la barriera mentale impenetrabile e la
afferrai pronta a staccarle la testa con un morso, ma l’espressione di Altair
mi fermò di nuovo. La buttai a terra disgustata e piena di rabbia.
<< Ringrazia solo Altair se sei ancora viva! Fosse
stato per me adesso saresti già arrivata all’altro mondo! >> le ringhiai
contro e, dopo essermi alzata il cappuccio della mantella nera -non sapevo
perché io fossi l’unica ad avere la tunica nera, perché tutti la avevano grigia
scura- e mi allontanai dal gruppo per evitare di trasformarmi in un grande lupo
bianco.
Non lo sapevo ma la mia azione aiutò il piccolo Altair a fare colpo sulla
maledetta succiasangue.
<< Sei una stupida Jane! >> esclamò Alec alla
sorella per poi seguirmi nella foresta.
Io camminavo veloce, più veloce di lui, per questo fu costretto a correre per raggiungermi.
In un primo momento decise che forse mantenere il mio passo e rimanermi accanto
fosse la decisione migliore, ma quando mi diressi troppo verso l’odore dei
licantropi,che io logicamente non sentivo, fu costretto a bloccarmi mettendosi
davanti a me.
<< Che c’è? >> gli chiesi arrabbiata
<< Uno: calmati Elaisa! Jane te ne ha sempre fatte di
tutti i colori e questa non è diversa dalle altre. Quando torneremo al castello
potrai staccarle ambo le braccia, chiederò a Renata di non proteggerla. Due:
forse tu non te ne sei accorta ma ti stavi buttando nella tana dei licantropi.
Abbiamo una missione se ricordi bene e non è il momento per mettersi litigare con
qualche cane pulcioso >>
Aveva ragione.
Sospirai e mi lasciai condurre via verso il luogo in cui si erano accampati gli
altri in mia assenza.
Arrivammo al campo e la prima cosa che notai fu il forte rumore delle cascate e
l’odore di una preda prelibata che sembrò attirare l’attenzione anche di Alec.
<< Che odore irresistibile! >> dissi sorridendo
<< Questo vale 12 come voto! >>
Alec mi guardò anch’esso sorridendo ma il suo sorriso era
fin troppo sicuro. Lo guardai più attentamente. Aveva l’impressione di aver
appena trovato un nuovo giocattolo. Sembrava chiedermi il permesso di trovare
quella preda che tanto lo attirava.
<< No Alec! Ricorda la missione! >>
Parole buttate al vento.
Alec partì e tutti insieme ci avviammo al suo inseguimento. Per me non fu
difficile raggiungerlo. Il suo intento era facile da capire. Voleva a tutti i
costi il sangue di quella preda che tanto lo attirava. Quando gli arrivai
accanto mi guardò.
<< Ti prego Elaisa...lasciami solo questa preda. Da come ho capito piace
anche a te. Ce la dividiamo! Ma lasciami cacciare... >> mi supplicò dolce,
per quando potesse essere dolce un succhiasangue preso dall’euforia della
caccia.
Ci pensai un attimo e la mia reazione lo convinse che
cacciare non avrebbe fatto del male a nessuno. Così credevo, finché non sentii
l’odore di un licantropo conosciuto.
<< NO ALEC! FERMO! >>
Troppo tardi...si era già gettato alla ceca, fuori da dei
cespugli, sulla sua presa.