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Autore: alessandroago_94    05/10/2015    5 recensioni
1837, Romagna. Giovanni è un pericoloso brigante, un fuorilegge che terrorizza tutti i nobili romagnoli. Compie furti, rapine e rapimenti, senza farsi molti scrupoli. Ha formato una sua banda di delinquenti, e pare inarrestabile. Non sa cosa sia la pace, lui combatte per sé stesso e per il bene della sua banda, in una terra martoriata dalla povertà, dalla criminalità e dalle continue insurrezioni del popolo, represse nel sangue.
Quando rapisce Teresa, la figlia di un ricco conte, pensa solo al riscatto che pagherà suo padre. Ma passerà un po’ di tempo prima che il riscatto venga pagato. Nel frattempo Giovanni resta invaghito della giovane e seducente contessina, e lei, dopo un iniziale reticenza, lo ricambia, affascinata dalla figura del forte e misterioso brigante. Il problema è che Teresa deve tornare dalla sua famiglia, e deve andare in sposa ad un giovane nobile romano. In un mondo difficile e pieno di pericoli, due persone così diverse, con destini così differenti, riusciranno ugualmente ad amarsi e ad affrontare il percorso pieno di ostacoli che la vita ha predisposto davanti a loro?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza | Contesto: L'Ottocento
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Capitolo 44

CAPITOLO 44

 

 

 

 

Quando Teresa si risvegliò, dopo un periodo di tempo indeterminato ma apparentemente molto lungo, riprese velocemente i sensi e si affrettò ad aprire gli occhi, sperando che quello che le era parso un sogno fosse realtà e che colui che amava stesse ancora vegliando su di lei.

Si alzò subito sui gomiti e, riconoscendo che si trovava ancora nella stanza di Lina, cercò subito con gli occhi il brigante, ma dopo un istante dovette amaramente constatare che di lui non c’era traccia.

Ancora confusa, per un attimo ebbe paura, mentre i ricordi, anche quelli più brutti, tornavano a offuscarle la mente, costringendola a restare in uno stato di confusione.

‘’Lina! Lina!’’, disse ad alta voce la contessina, augurandosi che l’amica potesse darle conforto e sperando che fosse in zona. Fortunatamente, la donna si precipitò subito in camera.

‘’Teresa! Cos’hai fatto?’’, le chiese subito Lina, preoccupata.

‘’Scusa… scusa se ti ho allarmata. È solo che… non volevo si trattasse solo di un sogno’’, disse la ragazza, smettendo di trattenere il fiato e cercando di scacciare l’ansia che per qualche istante l’aveva avvinghiata in una morsa letale.

‘’Nessun sogno, questa è la realtà. Ci sei riuscita, finalmente! Sei tornata’’, la rincuorò l’amica, avvicinandosi a lei e sedendosi sulla sedia sulla quale si era posizionato anche il brigante.

‘’Non sai quante cose ho da dirti… e quanto ho sofferto. Ma dov’è Zvàn? Voglio vederlo’’, chiese subito Teresa, impaziente. Il brigante le era tornato in mente e voleva assolutamente rivederlo e parlargli, per potergli raccontare tutto quello che le era capitato durante il lungo periodo che non erano stati insieme. Ma soprattutto, per dirgli quanto lo amava.

‘’Be’, Zvàn, ecco, non so. Magari arriverà, prima o poi… ed è da un po’ che non si è fatto vedere’’, disse Lina, impacciata e in evidente imbarazzo, mentre scrollava lievemente le spalle con fare innocente.

‘’Sta male? Si è ammalato? Ha litigato con qualcuno? Dove lo posso trovare, ti prego dimmelo Lina, devo parlargli, devo…’’.

La contessina non riuscì a finire la caterva di domande e la frase che stava pronunciando, poiché le venne da piangere. Aveva inseguito un sogno, fuggendo da suo marito e lanciandosi alla ricerca dell’amica e di qualche ricordo del suo amore perduto, ed ora che aveva scoperto che Giovanni era ancora vivo e vegeto, ecco che non era più a suo fianco.

‘’Lo ami ancora?’’, chiese Lina, continuando a stare seduta sulla sedia e guardandola in modo serio.

‘’Non voglio neppure che tu mi ponga questa domanda. Non sai quello che ho dovuto sopportare in questi mesi, e se sono giunta fin qui è solo per trovare qualche ricordo di lui, qualcosa che mi dicesse che era ancora disposto ad aspettarmi, ed ora che so che è vivo devo parlargli e vederlo’’, disse la giovane, tutto d’un fiato e con fare esasperato. In realtà, non poteva più fare a meno di lui.

‘’Teresa, mia cara, ora ti vedo in forma e penso che possiamo parlarci chiaramente. Tu sei sposata, sai benissimo che non potrai mai avere altri uomini al di fuori di tuo marito. Il matrimonio è una cosa seria, e l’adulterio femminile è punibile’’, disse l’amica, con un tono di voce neutro e indicando la sua fede nuziale con un dito, come quasi per volergliela ricordare.

Teresa spalancò la bocca di fronte a quelle parole. Dovette comunque riconoscere che l’amica aveva detto una cosa vera, come sempre, mentre lei si stava lasciando andare solo ai sentimenti. Oppure solo alla sua ragione, ormai stanca di soffrire.

‘’Sono sposata, è vero! Ma sono stata costretta a sposare un mostro, un uomo odioso che mi teneva rinchiusa in un palazzo e non mi permetteva di parlare con nessuno, isolandomi persino da mio padre! E non parlarmi di infedeltà coniugale, poiché mio marito ogni notte si intratteneva con delle prostitute in un bordello. Quindi risparmiami le tue considerazioni’’, concluse la contessina, inasprendosi più del previsto. Irritata come non mai, si tirò su dal letto e si mise a sedere, pronta ad alzarsi.

‘’No, Teresa, mi dispiace, mi hai frainteso. Non volevo assolutamente mettere in dubbio il fatto che hai sofferto ma solo ricordarti che ora le cose sono radicalmente cambiate. Se prima tutto era già impossibile, ora è addirittura impensabile; ma non prendertela per le mie parole e torna a sdraiarti, ancora per alcuni giorni hai bisogno di riposare’’, la bloccò subito Lina, alzandosi e tornando ad essere premurosa con lei.

‘’Non mi importa del riposo. Io devo parlare con Giovanni, solo questo, e se lui non è qui, vuol dire che andrò io a cercarlo’’, concluse la giovane, alzandosi dal letto e tentando di trovare con gli occhi qualche abito, visto che si trovava in vestaglia. La valigetta che si era portata dietro dal palazzo di Alfonso era rimasta assicurata alla sella del suo cavallo, ma quando lei era caduta e l’animale si era allontanato forse era andata perduta.

‘’No, ora è meglio di no. Non cercare i tuoi abiti, li ho recuperati ma non te li darò per oggi. E calmati subito; l’agitazione potrebbe farti molto male’’, disse la donna, facendola poi tornare a sdraiarsi.

‘’Ho avuto solo una semplice influenza, Lina. Ora non l’ho più e sono guarita; perché dovrei continuare a stare a riposo?’’, chiese comunque la contessina, irritata.

‘’Senti, Teresa, io non te l’ho detto finora perché mi aspettavo che fossi tu stessa a dirlo o almeno a chiedere qualcosa. Ma visto che tu non ti preoccupi minimamente di nulla e pensi solo al brigante, te lo ricorderò io; hai perso tuo figlio. Hai avuto un aborto cadendo dalla sella, quando sei giunta qui’’.

Le parole semplici, schiette e dirette dell’amica caddero come macigni sulla già provata Teresa, che si ritrovò di nuovo ad essere incredula.

‘’Io non ero incinta. Io non ho mai perso mio figlio, semplicemente perché non sono mai stata incinta’’, ripeté la giovane, con fare confuso. Eppure, si ricordò di quelle nausee frequenti, delle parole di Anna, e soprattutto di quel sangue e di quel dolore che l’avevano trafitta subito dopo la caduta da cavallo.

Non ci aveva mai pensato troppo su fino a quel momento, d’altronde la febbre alta aveva totalmente modificato la sua percezione della realtà fino a poco prima, ma ora comprendeva che tutto ciò poteva essere vero. Ma non poteva e non voleva crederci.

‘’Invece sì. Eri incinta di quasi due mesi, quando sei arrivata qui, e la brutta caduta ti ha provocato l’aborto. Non sappiamo se questo triste evento avrà ripercussioni sulla tua vita futura, comunque Vanna dice di no, ma a patto che continuerai a riposarti e a non agitarti eccessivamente per un altro paio di settimane. Poi si vedrà’’, aggiunse Lina, seria più che mai.

Teresa non poté far altro che accettare tutto con incredulità. Aveva appena scoperto di aver perso suo figlio, la prima creatura che aveva avuto in grembo, e questo la spaventava parecchio. Eppure, aveva cercato di fare del suo meglio per evitare la gravidanza, e con attenzione aveva sempre preparato i suoi soliti infusi di erbe.

‘’Lina, comunque non è possibile. Ho sempre utilizzato le erbe che mi avevi dato tu in modo corretto’’, disse prontamente la ragazza, che ricordò solo in quel momento di aver dimenticato sacchettino che le aveva dato l’amica nel palazzo di suo marito, ma a quel punto non poté far altro che cercare di non pensarci, d’altronde al suo interno c’erano rimaste davvero poche erbe e nessuno avrebbe mai capito di cosa si trattasse, sempre se suo marito si fosse preso la briga di rovistare nei suoi cassetti e nel suo armadio, rimasto pieno dei suoi abiti, visto che se n’era portata dietro solo due.

Conosceva i metodi di Alfonso, e sapeva che molto probabilmente, in preda alla rabbia, doveva già aver mandato la sua dannata governante a gettare tutto nel fuoco, sempre se fosse riuscita a sopravvivere alle brutte botte che aveva ricevuto in testa. Teresa cercò di non pensarci più.

‘’Mah, dipende. Quante ne assumevi?’’.

‘’La dose che mi avevi consigliato, ma solo per le prime settimane. Poi, in seguito sono stata costretta ad utilizzarne di meno, poiché stavano per finire…’’.

‘’Non c’è bisogno che tu dica altro. Se ne assumevi una quantità inferiore, non producevano alcun effetto’’, disse Lina, con sicurezza.

Teresa non poté far altro che abbassare lo sguardo e comprendere che alla fine era successo l’inevitabile, proprio quando meno se l’aspettava. In quel momento non sapeva come avrebbe poi rielaborato il tutto, poiché era ancora lievemente confusa, ma sapeva che la piena consapevolezza di quello che era successo non le avrebbe fatto bene.

‘’Mi dispiace’’, tornò a dire l’amica, vedendo lo sguardo abbattuto della contessina, che scrollò le spalle.

‘’Quel bambino mi avrebbe legato per sempre a lui. Come avrei fatto ora, se fosse stato ancora vivo dentro di me? No, non l’avrei mai potuto sopportare… sarei impazzita, ne sono certa’’, disse Teresa, senza molto rimorso. Ma in cuor suo qualcosa stava cominciando a roderla, ed anche ad impensierirla.

‘’Potrò avere altri figli?’’, chiese di nuovo, non lasciando spazio di replica all’amica.

‘’Vanna non lo sa. Dice che secondo lei non ci saranno ripercussioni, ma dovrai stare a riposo ancora per un po’, e stare calma, poi si vedrà. Entro tre settimane, si vedrà’’, disse Lina, cercando di non essere tragica. Teresa annuì, ben sapendo a cosa si riferiva l’amica. Sapeva che entro un mese si sarebbe dovuto ripresentare il suo solito e regolare ciclo, e questo l’avrebbe salvata dalla possibile sterilità.

Ci sarebbe rimasta molto male se avesse dovuto anche accettare di essere rimasta sterile, ma d’altronde suo marito sembrava averle davvero portato via tutto. Era vero che avrebbe voluto avere figli, ma non certo suoi, bensì di Giovanni, ma sapeva anche che con lui non avrebbe mai potuto avere nulla, ora che tutto era irrimediabilmente cambiato. Forse, sarebbe davvero stato meglio non poter avere più figli.

Si sdraiò per bene sul letto e si lasciò rimboccare le coperte come una bambina, restando pensierosa.

‘’Lina, ti prego, devo vedere il brigante. Me lo andresti a chiamare? Ti supplico’’, chiese dopo poco Teresa, sempre più preoccupata. Sapeva di non essere in una situazione facile, e l’unica cosa che poteva fare in quel momento era proprio cercare colui che amava, in modo da provare di ricevere qualche garanzia, ben sapendo che molto probabilmente Alfonso sarebbe tornato a cercarla.

Voleva sapere se Giovanni l’amava ancora e sul serio, e se era disposto a trascorrere una vita da fuggiaschi insieme a lei, poiché questo sarebbe stato il costo del loro amore.

‘’No, non ora…’’, rispose però la donna, impacciata e lievemente in imbarazzo.

‘’Be’, se non puoi ora e se pure lui non può, diglielo pomeriggio e fallo venire quando gli pare, basta che sia a breve e al più presto possibile’’, continuò ad insistere la ragazza, sapendo che l’imbarazzo dell’amica non preannunciava nulla di buono.

‘’Non è questo che intendevo. Ecco, non posso andarlo a chiamare semplicemente perché lui… ecco, lui…’’.

‘’Ho capito’’, disse la contessina, facendo così interrompere alla donna la vana ricerca di una qualche parola più confortante della frase più semplice del mondo, ovvero che lui non la voleva vedere.

Eppure, si chiese il perché del fatto che solo pochi giorni prima stesse attendendo il suo risveglio con così tanta apprensione, mentre in quel momento la stava allontanando.

Un profondo senso di dolore e di disperazione la pervase dalla testa ai piedi.

‘’No, non so se hai capito. Non voglio che tu intenda questo allontanamento come qualcosa di malvagio, o per semplice odio. Sembra che sia irritato da più cose, dentro di lui ha una rabbia primordiale e capricciosa tipica degli uomini. Vedrai, prima o poi gli passerà’’, disse Lina, scrollando le spalle e mostrando semplicemente che lei non poteva farci nulla in ogni caso. Teresa si morse un labbro e tornò ad affondare la testa nel cuscino, chiudendo gli occhi.

‘’Quando gli passerà potrebbe essere troppo tardi’’, mormorò, chiudendo definitivamente la conversazione e voltandosi su un fianco. L’amica intese subito al volo il messaggio ma non aggiunse altro, sapendo che comunque non avrebbe potuto fare nulla per lei.

In quel momento, qualcuno bussò vigorosamente alla porta, e Lina si precipitò subito ad aprirla.

‘’Quanta foga, e che maleducazione! Chi è questo screanzato?’’, sibilò la donna, inacerbita come non mai dal bussare isterico e violento sul legno dell’uscio.

Teresa sollevò lievemente la testa, e cercò di osservare chi avrebbe varcato la soglia di casa, approfittandone di un pizzico di visuale sul breve e ristretto corridoio. Poi, sentì che qualcuno stava entrando con rapidità.

‘’Oh’’, disse Lina, mentre poco dopo si iniziarono a sentire lievi suoni sommessi.

La contessina rimase allibita riconoscendo che pareva rumore di baci. Scossa e spaventata, non ebbe il coraggio per muoversi ed andare a vedere se stava andando tutto bene o se si trattasse di un intruso.

‘’Smettila, non ora…’’, disse Lina poco distante, nel corridoio, mentre il fruscio di passi lenti stava portando la padrona di casa e lo sconosciuto verso la camera da letto.

‘’Perché no? Sta dormendo, lei…’’.

L’intruso aveva parlato, e mentre i baci riprendevano a fare il solito rumore pieno di passione, la contessina rimase sconcertata nello scoprire che pareva che si trattasse della voce di Mario, ma non ci volle credere. Comunque, le parve evidente che l’amica avesse fatto colpo su qualcuno, e che quel qualcuno la stesse ricambiando appassionatamente.

Dovette riconoscere che era davvero cambiato tutto nel giro dei pochi mesi durante i quali non era stata presente.

‘’No, è…’’.

Fu inutile quel tentativo di Lina di far retrocedere il suo focoso amante, poiché la donna passò di fronte alla porta spalancata della contessina avvinghiata al nuovo entrato, che la teneva stretta in un abbraccio amorevole e passionale.

A nulla valse la voglia di Teresa di voltarsi sull’altro fianco e di fingere di dormire, oppure di farsi gli affari suoi, poiché rimase a bocca spalancata di fronte all’amica e Mario, che continuavano a baciarsi di fronte a lei, dirigendosi verso il retro dell’abitazione.

‘’Oh…’’, disse tutt’a un tratto Mario, sorpreso nel scoprire che la ragazza lo stava fissando.

‘’Ho cercato di dirtelo, cafone!’’, disse Lina, liberandosi del suo abbraccio e dandogli un lieve schiaffo sulla guancia destra. In ogni caso, entrambe ben presto si imporporarono e divennero rosse all’inverosimile.

‘’Chiedo scusa per ciò che hai visto, Teresa, non era davvero nostro intento farti assistere…’’, tentò di dire la donna, scusandosi e guardando di sottecchi l’amante, che rimase serio ed impacciato.

‘’No, questa è casa tua e puoi farci ciò che ti pare, per me non è un problema… anzi se vuoi ti lascio pure il letto, vado a sedermi in cucina…’’, si lasciò sfuggire Teresa, imbarazzata più che mai.

In realtà, si rese conto del doppio senso della sua frase solo dopo averla pronunciata, poiché voleva riferirsi al fatto che l’amica doveva aver dormito a lungo assieme al suo innamorato sul giaciglio di paglia improvvisato nel capanno degli animali a causa sua, e questo l’aveva fatta sentire in colpa per un momento. Ma ormai il danno era fatto, e i due non compresero il senso di ciò che aveva appena detto loro.

‘’Dai, non fare ironia, non mi sembra il caso. Resta pur lì, sei un’amica inferma e non ha importanza in questo momento dove io dorma o dove… oh insomma, resta pure lì senza farti problemi. E poi, mica siamo bestie! Si fa solo una volta ogni tanto’’, disse infine Lina, rompendo il ghiaccio e ridacchiando.

Teresa sorrise mentre guardava Mario, che nel frattempo si passava una mano sul volto e sulla barba, mentre il suo viso ormai maturo e rigido era in fiamme.

‘’Ma guardalo! Prima fa il bischero ed adesso è bordò e tace! Ah, caro Mario, devi ancora imparare a prenderti la giusta responsabilità delle tue azioni’’, continuò a canzonarlo Lina, sorridendo anch’essa, mentre la contessina si lasciava sfuggire una risatina divertita.

Di fronte alle due donne, il maturo brigante ormai pareva in preda al panico e incassò tutto stando in silenzio e guardando verso terra.

‘’Ovviamente sto scherzando, amore mio’’, concluse Lina, tornando poi ad avvicinarsi a lui e baciandolo nuovamente con dolcezza.

Si scambiarono un bacio da favola, dovette riconoscere Teresa; un bacio che non aveva nulla di carnale, ma lento e calibrato.

‘’Come avrai capito, noi due abbiamo una relazione’’, disse Mario, rompendo il suo silenzio e staccandosi da Lina. La contessina annuì, sorridendo.

‘’Però, per favore, non fare chiacchiere. Non lo sa nessuno qui, almeno spero’’, continuò a dire il maturo brigante.

‘’Certo, vi assicuro che non dirò nulla. Di me potete fidarvi’’, si affrettò a dire con sicurezza Teresa.

‘’Perché, credi davvero che nessuno se lo immagini? E poi, prima o poi dovremmo venire allo scoperto. Sai che voglio sposarti… voglio sceglierti e tenerti a mio fianco per tutta la vita’’, disse Lina, strofinando l’ampio petto del maturo brigante, che nel frattempo continuava ad essere in imbarazzo.

‘’Temo che questo non sarà possibile nell’immediato. Ma se dovesse esserci un momento propizio, lo coglieremo senz’altro al volo’’, rispose Mario, sincero. La sua compagna non la prese tanto bene, anche se lo baciò nuovamente sulle labbra.

‘’Be’, Teresa ora ti lascio sola a riposare un po’, se hai bisogno… chiamami, sono nel retro’’, disse l’amica, accennando a chiudere la porta.

‘’Stai tranquilla, fai anche troppo per me. Ora ho proprio bisogno di fare un pisolino, non necessito di altro, grazie’’, la congedò la contessina, che prontamente tornò a voltarsi su un fianco e a chiudere gli occhi, mentre Lina chiudeva la porta della stanza.

Ovviamente, non appena fu certa che non c’era più nessuno ad osservarla, riaprì gli occhi e si mise a fissare il soffitto in legno, cercando le risposte alle sue domande e alle sue inquietudini in quelle assi scure.

Era felice per Lina e Mario, ma dovette ammettere di provare un pizzico di gelosia per loro; erano una coppia affiatata, e che di certo non avrebbe trovato molti problemi. Invece, tra lei e il suo grandissimo ed unico amore, tutto pareva concluso e distrutto.

Era consapevole che tutto tra loro si era complicato all’inverosimile, ma se il brigante non le voleva neppure parlare, ogni suo sforzo sarebbe stato inutile. E poi le tornò alla mente la storia del bambino, di suo figlio, morto a causa delle sue scelleratezze, e dell’anziano conte suo padre, che aveva abbandonato senza un minimo di pietà nel letto di morte, e gli aveva voltato le spalle, fuggendo mentre ancora lui la chiamava in modo disperato.

In quel momento, ebbe la certezza che lei doveva essere davvero pazza per aver commesso tutte quelle atrocità, e non si sentì molto dissimile da Alfonso. Forse, stando vicino a suo marito era diventata un mostro anche lei.

A quel punto la contessina chiuse gli occhi, sperando di trovare sollievo da quella marea di interrogativi e di dolore.

 

 

 

Giovanni si allontanò dal retro della casa di Lina non appena vide che il suo braccio destro stava per entrare anch’esso all’interno dell’abitazione.

Per un attimo, una profonda invidia lo pervase, poiché anche lui avrebbe voluto entrare in quella casa e vedere la sua contessina, invece di passare il tempo a cercare di spiarla da fuori, ma poi si rimproverò, poiché comprese che d’altronde nessuno gli vietava di farlo.

Si era imposto quel divieto doloroso da solo, sapendo che se avesse perseverato ad andare a farle visita avrebbe solamente sofferto, poiché prima o poi lei lo avrebbe abbandonato di nuovo. Magari amava suo marito, ed era fuggita solo per tornare un po’ da Lina, ma dovette ammettere a sé stesso che quel suo pensiero era davvero stupido e banale. Se fosse venuta solo per fare una visita all’amica, non sarebbe arrivata mezza morta, dopo quella che doveva essere stata una rocambolesca fuga.

La sua testa era piena di dubbi, e l’unica persona che poteva dissiparli era lì, dentro a quella casa, ma lui non voleva parlarle mai più, perché sapeva che Teresa, con la sua melodica voce che tanto gli era mancata, non avrebbe fatto altro che fomentare il profondo amore che provava ancora per lei.

Si rimproverò anche per il suo comportamento infantile; spiare la ragazza per vedere come stava era una cosa davvero vergognosa. Si stava comportando come uno stupido, e doveva assolutamente smetterla.

Allontanandosi da quella casa, decise di dirigersi verso le nuove costruzioni dei suoi giovani aiutanti, Luca e Lorenzo, che nel tempo libero si davano parecchio da fare ad ultimare i loro nuovi pollai. Almeno, in questo modo si sarebbe svagato un po’ ed avrebbe smesso di pensare alla contessina.

Aveva cercato di scusarsi anche con loro la sera precedente, esprimendo il suo grande desiderio di visionare al più presto il loro lavoro, ed ora avrebbe mantenuto ciò che aveva detto. Lui era un capobanda, e come tale doveva farsi rispettare, ma allo stesso tempo non doveva mancare di rispetto ai suoi uomini.

Nel frattempo, non ci mise molto a raggiungere i ragazzi, che stavano lavorando anche in quel momento, mentre ormai pareva quasi tutto ultimato.

‘’Zvàn, che bello trovarti qui!’’, disse subito Lorenzo, vedendolo e facendogli una calorosa accoglienza. Anche Luca sorrise e accennò un saluto, stando attento a non far cadere un’asse pericolante, che non era ancora stata inchiodata alla parete laterale del piccolo capanno.

‘’Siete stati davvero bravi! Ragazzi, mi sorprendete ogni giorno. State facendo davvero un buon lavoro’’, riconobbe il capo dei briganti, sorridendo. Per un attimo riuscì pure a scordarsi di Teresa, mentre guardava i due all’opera.

‘’Ti ringraziamo per i complimenti. Ma tu, che hai fatto? Sei molto assente nell’ultimo periodo, e sembri sempre pensieroso’’, chiese Luca con un tono indagatore, che lasciava trapelare tutta la sua curiosità. Lorenzo lo fulminò con lo sguardo mentre il volto di Giovanni tornava ad oscurarsi.

‘’Penso proprio che qualcuno mi abbia lanciato il malocchio, amici. Ho la testa piena di problemi e di frasi insulse, sembra quasi che stia per scoppiare. A presto, e continuate così, vedrete che verrà un bel lavoro’’, rispose infine il capo dei briganti, passandosi una mano sul volto e tornando ad allontanarsi, dando le spalle ai giovani e dileguandosi in fretta.

Sentì di nuovo Lorenzo mentre stava riprendendo il giovane amico per la sua eccessiva curiosità, mentre dentro di sé pensava che tutti ormai dovevano sapere il motivo delle sue ultime assenze.

Quando fu certo che nessuno poteva più vederlo e che era solo tra gli alberi spogli, si fermò e si sedette, tormentato dai suoi pensieri, capendo che non sapeva davvero come comportarsi. Ben presto, sarebbe diventato lo zimbello di tutti, ma questo in fondo non gli importava. Gli importava solo di Teresa.

In ogni caso, nel dubbio decise che avrebbe aspettato che fosse lei a fare la prima mossa, in modo da vedere se ancora le stava a cuore, anche se tutto ciò gli faceva davvero molto male, e tornando a reprimere la sua immensa voglia di rivederla e di parlarle, pensò che sarebbe stato il tempo a fornirgli tutte le risposte di cui aveva bisogno.

 

 

 

 

 

NOTA DELL’AUTORE

 

 

Ciao a tutti, e grazie per aver letto questo capitolo J

La situazione è in stallo, ma non temete, già nel prossimo capitolo i nostri due protagonisti avranno modo di dialogare e di incontrarsi.

Grazie di cuore per il sostegno e per continuare a seguirmi con assiduità J

A lunedì prossimo J

   
 
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