CAPITOLO 44
Quando Teresa si risvegliò, dopo un periodo di tempo
indeterminato ma apparentemente molto lungo, riprese velocemente i sensi e si
affrettò ad aprire gli occhi, sperando che quello che le era parso un sogno
fosse realtà e che colui che amava stesse ancora vegliando su di lei.
Si alzò subito sui gomiti e, riconoscendo che si trovava
ancora nella stanza di Lina, cercò subito con gli occhi il brigante, ma dopo un
istante dovette amaramente constatare che di lui non c’era traccia.
Ancora confusa, per un attimo ebbe paura, mentre i ricordi,
anche quelli più brutti, tornavano a offuscarle la mente, costringendola a
restare in uno stato di confusione.
‘’Lina! Lina!’’, disse ad alta voce la contessina, augurandosi
che l’amica potesse darle conforto e sperando che fosse in zona.
Fortunatamente, la donna si precipitò subito in camera.
‘’Teresa! Cos’hai fatto?’’, le chiese subito Lina,
preoccupata.
‘’Scusa… scusa se ti ho allarmata. È solo che… non volevo si
trattasse solo di un sogno’’, disse la ragazza, smettendo di trattenere il
fiato e cercando di scacciare l’ansia che per qualche istante l’aveva
avvinghiata in una morsa letale.
‘’Nessun sogno, questa è la realtà. Ci sei riuscita,
finalmente! Sei tornata’’, la rincuorò l’amica, avvicinandosi a lei e sedendosi
sulla sedia sulla quale si era posizionato anche il brigante.
‘’Non sai quante cose ho da dirti… e quanto ho sofferto. Ma
dov’è Zvàn? Voglio vederlo’’, chiese subito Teresa, impaziente. Il brigante le
era tornato in mente e voleva assolutamente rivederlo e parlargli, per potergli
raccontare tutto quello che le era capitato durante il lungo periodo che non
erano stati insieme. Ma soprattutto, per dirgli quanto lo amava.
‘’Be’, Zvàn, ecco, non so. Magari arriverà, prima o poi… ed è
da un po’ che non si è fatto vedere’’, disse Lina, impacciata e in evidente
imbarazzo, mentre scrollava lievemente le spalle con fare innocente.
‘’Sta male? Si è ammalato? Ha litigato con qualcuno? Dove lo
posso trovare, ti prego dimmelo Lina, devo parlargli, devo…’’.
La contessina non riuscì a finire la caterva di domande e la
frase che stava pronunciando, poiché le venne da piangere. Aveva inseguito un
sogno, fuggendo da suo marito e lanciandosi alla ricerca dell’amica e di
qualche ricordo del suo amore perduto, ed ora che aveva scoperto che Giovanni
era ancora vivo e vegeto, ecco che non era più a suo fianco.
‘’Lo ami ancora?’’, chiese Lina, continuando a stare seduta
sulla sedia e guardandola in modo serio.
‘’Non voglio neppure che tu mi ponga questa domanda. Non sai
quello che ho dovuto sopportare in questi mesi, e se sono giunta fin qui è solo
per trovare qualche ricordo di lui, qualcosa che mi dicesse che era ancora
disposto ad aspettarmi, ed ora che so che è vivo devo parlargli e vederlo’’,
disse la giovane, tutto d’un fiato e con fare esasperato. In realtà, non poteva
più fare a meno di lui.
‘’Teresa, mia cara, ora ti vedo in forma e penso che possiamo
parlarci chiaramente. Tu sei sposata, sai benissimo che non potrai mai avere
altri uomini al di fuori di tuo marito. Il matrimonio è una cosa seria, e
l’adulterio femminile è punibile’’, disse l’amica, con un tono di voce neutro e
indicando la sua fede nuziale con un dito, come quasi per volergliela
ricordare.
Teresa spalancò la bocca di fronte a quelle parole. Dovette
comunque riconoscere che l’amica aveva detto una cosa vera, come sempre, mentre
lei si stava lasciando andare solo ai sentimenti. Oppure solo alla sua ragione,
ormai stanca di soffrire.
‘’Sono sposata, è vero! Ma sono stata costretta a sposare un
mostro, un uomo odioso che mi teneva rinchiusa in un palazzo e non mi
permetteva di parlare con nessuno, isolandomi persino da mio padre! E non
parlarmi di infedeltà coniugale, poiché mio marito ogni notte si intratteneva
con delle prostitute in un bordello. Quindi risparmiami le tue considerazioni’’,
concluse la contessina, inasprendosi più del previsto. Irritata come non mai,
si tirò su dal letto e si mise a sedere, pronta ad alzarsi.
‘’No, Teresa, mi dispiace, mi hai frainteso. Non volevo
assolutamente mettere in dubbio il fatto che hai sofferto ma solo ricordarti
che ora le cose sono radicalmente cambiate. Se prima tutto era già impossibile,
ora è addirittura impensabile; ma non prendertela per le mie parole e torna a
sdraiarti, ancora per alcuni giorni hai bisogno di riposare’’, la bloccò subito
Lina, alzandosi e tornando ad essere premurosa con lei.
‘’Non mi importa del riposo. Io devo parlare con Giovanni,
solo questo, e se lui non è qui, vuol dire che andrò io a cercarlo’’, concluse
la giovane, alzandosi dal letto e tentando di trovare con gli occhi qualche
abito, visto che si trovava in vestaglia. La valigetta che si era portata
dietro dal palazzo di Alfonso era rimasta assicurata alla sella del suo
cavallo, ma quando lei era caduta e l’animale si era allontanato forse era
andata perduta.
‘’No, ora è meglio di no. Non cercare i tuoi abiti, li ho
recuperati ma non te li darò per oggi. E calmati subito; l’agitazione potrebbe
farti molto male’’, disse la donna, facendola poi tornare a sdraiarsi.
‘’Ho avuto solo una semplice influenza, Lina. Ora non l’ho
più e sono guarita; perché dovrei continuare a stare a riposo?’’, chiese
comunque la contessina, irritata.
‘’Senti, Teresa, io non te l’ho detto finora perché mi
aspettavo che fossi tu stessa a dirlo o almeno a chiedere qualcosa. Ma visto
che tu non ti preoccupi minimamente di nulla e pensi solo al brigante, te lo
ricorderò io; hai perso tuo figlio. Hai avuto un aborto cadendo dalla sella,
quando sei giunta qui’’.
Le parole semplici, schiette e dirette dell’amica caddero
come macigni sulla già provata Teresa, che si ritrovò di nuovo ad essere
incredula.
‘’Io non ero incinta. Io non ho mai perso mio figlio,
semplicemente perché non sono mai stata incinta’’, ripeté la giovane, con fare
confuso. Eppure, si ricordò di quelle nausee frequenti, delle parole di Anna, e
soprattutto di quel sangue e di quel dolore che l’avevano trafitta subito dopo
la caduta da cavallo.
Non ci aveva mai pensato troppo su fino a quel momento,
d’altronde la febbre alta aveva totalmente modificato la sua percezione della
realtà fino a poco prima, ma ora comprendeva che tutto ciò poteva essere vero.
Ma non poteva e non voleva crederci.
‘’Invece sì. Eri incinta di quasi due mesi, quando sei arrivata
qui, e la brutta caduta ti ha provocato l’aborto. Non sappiamo se questo triste
evento avrà ripercussioni sulla tua vita futura, comunque Vanna dice di no, ma
a patto che continuerai a riposarti e a non agitarti eccessivamente per un
altro paio di settimane. Poi si vedrà’’, aggiunse Lina, seria più che mai.
Teresa non poté far altro che accettare tutto con
incredulità. Aveva appena scoperto di aver perso suo figlio, la prima creatura
che aveva avuto in grembo, e questo la spaventava parecchio. Eppure, aveva
cercato di fare del suo meglio per evitare la gravidanza, e con attenzione
aveva sempre preparato i suoi soliti infusi di erbe.
‘’Lina, comunque non è possibile. Ho sempre utilizzato le
erbe che mi avevi dato tu in modo corretto’’, disse prontamente la ragazza, che
ricordò solo in quel momento di aver dimenticato sacchettino che le aveva dato
l’amica nel palazzo di suo marito, ma a quel punto non poté far altro che
cercare di non pensarci, d’altronde al suo interno c’erano rimaste davvero
poche erbe e nessuno avrebbe mai capito di cosa si trattasse, sempre se suo
marito si fosse preso la briga di rovistare nei suoi cassetti e nel suo
armadio, rimasto pieno dei suoi abiti, visto che se n’era portata dietro solo
due.
Conosceva i metodi di Alfonso, e sapeva che molto probabilmente,
in preda alla rabbia, doveva già aver mandato la sua dannata governante a
gettare tutto nel fuoco, sempre se fosse riuscita a sopravvivere alle brutte
botte che aveva ricevuto in testa. Teresa cercò di non pensarci più.
‘’Mah, dipende. Quante ne assumevi?’’.
‘’La dose che mi avevi consigliato, ma solo per le prime
settimane. Poi, in seguito sono stata costretta ad utilizzarne di meno, poiché
stavano per finire…’’.
‘’Non c’è bisogno che tu dica altro. Se ne assumevi una
quantità inferiore, non producevano alcun effetto’’, disse Lina, con sicurezza.
Teresa non poté far altro che abbassare lo sguardo e
comprendere che alla fine era successo l’inevitabile, proprio quando meno se
l’aspettava. In quel momento non sapeva come avrebbe poi rielaborato il tutto,
poiché era ancora lievemente confusa, ma sapeva che la piena consapevolezza di
quello che era successo non le avrebbe fatto bene.
‘’Mi dispiace’’, tornò a dire l’amica, vedendo lo sguardo
abbattuto della contessina, che scrollò le spalle.
‘’Quel bambino mi avrebbe legato per sempre a lui. Come avrei
fatto ora, se fosse stato ancora vivo dentro di me? No, non l’avrei mai potuto
sopportare… sarei impazzita, ne sono certa’’, disse Teresa, senza molto
rimorso. Ma in cuor suo qualcosa stava cominciando a roderla, ed anche ad
impensierirla.
‘’Potrò avere altri figli?’’, chiese di nuovo, non lasciando
spazio di replica all’amica.
‘’Vanna non lo sa. Dice che secondo lei non ci saranno
ripercussioni, ma dovrai stare a riposo ancora per un po’, e stare calma, poi
si vedrà. Entro tre settimane, si vedrà’’, disse Lina, cercando di non essere
tragica. Teresa annuì, ben sapendo a cosa si riferiva l’amica. Sapeva che entro
un mese si sarebbe dovuto ripresentare il suo solito e regolare ciclo, e questo
l’avrebbe salvata dalla possibile sterilità.
Ci sarebbe rimasta molto male se avesse dovuto anche
accettare di essere rimasta sterile, ma d’altronde suo marito sembrava averle
davvero portato via tutto. Era vero che avrebbe voluto avere figli, ma non
certo suoi, bensì di Giovanni, ma sapeva anche che con lui non avrebbe mai
potuto avere nulla, ora che tutto era irrimediabilmente cambiato. Forse,
sarebbe davvero stato meglio non poter avere più figli.
Si sdraiò per bene sul letto e si lasciò rimboccare le
coperte come una bambina, restando pensierosa.
‘’Lina, ti prego, devo vedere il brigante. Me lo andresti a
chiamare? Ti supplico’’, chiese dopo poco Teresa, sempre più preoccupata.
Sapeva di non essere in una situazione facile, e l’unica cosa che poteva fare
in quel momento era proprio cercare colui che amava, in modo da provare di
ricevere qualche garanzia, ben sapendo che molto probabilmente Alfonso sarebbe
tornato a cercarla.
Voleva sapere se Giovanni l’amava ancora e sul serio, e se
era disposto a trascorrere una vita da fuggiaschi insieme a lei, poiché questo
sarebbe stato il costo del loro amore.
‘’No, non ora…’’, rispose però la donna, impacciata e
lievemente in imbarazzo.
‘’Be’, se non puoi ora e se pure lui non può, diglielo
pomeriggio e fallo venire quando gli pare, basta che sia a breve e al più
presto possibile’’, continuò ad insistere la ragazza, sapendo che l’imbarazzo
dell’amica non preannunciava nulla di buono.
‘’Non è questo che intendevo. Ecco, non posso andarlo a chiamare
semplicemente perché lui… ecco, lui…’’.
‘’Ho capito’’, disse la contessina, facendo così interrompere
alla donna la vana ricerca di una qualche parola più confortante della frase
più semplice del mondo, ovvero che lui non la voleva vedere.
Eppure, si chiese il perché del fatto che solo pochi giorni
prima stesse attendendo il suo risveglio con così tanta apprensione, mentre in
quel momento la stava allontanando.
Un profondo senso di dolore e di disperazione la pervase
dalla testa ai piedi.
‘’No, non so se hai capito. Non voglio che tu intenda questo
allontanamento come qualcosa di malvagio, o per semplice odio. Sembra che sia
irritato da più cose, dentro di lui ha una rabbia primordiale e capricciosa
tipica degli uomini. Vedrai, prima o poi gli passerà’’, disse Lina, scrollando
le spalle e mostrando semplicemente che lei non poteva farci nulla in ogni
caso. Teresa si morse un labbro e tornò ad affondare la testa nel cuscino, chiudendo
gli occhi.
‘’Quando gli passerà potrebbe essere troppo tardi’’, mormorò,
chiudendo definitivamente la conversazione e voltandosi su un fianco. L’amica
intese subito al volo il messaggio ma non aggiunse altro, sapendo che comunque
non avrebbe potuto fare nulla per lei.
In quel momento, qualcuno bussò vigorosamente alla porta, e
Lina si precipitò subito ad aprirla.
‘’Quanta foga, e che maleducazione! Chi è questo
screanzato?’’, sibilò la donna, inacerbita come non mai dal bussare isterico e
violento sul legno dell’uscio.
Teresa sollevò lievemente la testa, e cercò di osservare chi
avrebbe varcato la soglia di casa, approfittandone di un pizzico di visuale sul
breve e ristretto corridoio. Poi, sentì che qualcuno stava entrando con
rapidità.
‘’Oh’’, disse Lina, mentre poco dopo si iniziarono a sentire
lievi suoni sommessi.
La contessina rimase allibita riconoscendo che pareva rumore
di baci. Scossa e spaventata, non ebbe il coraggio per muoversi ed andare a
vedere se stava andando tutto bene o se si trattasse di un intruso.
‘’Smettila, non ora…’’, disse Lina poco distante, nel
corridoio, mentre il fruscio di passi lenti stava portando la padrona di casa e
lo sconosciuto verso la camera da letto.
‘’Perché no? Sta dormendo, lei…’’.
L’intruso aveva parlato, e mentre i baci riprendevano a fare
il solito rumore pieno di passione, la contessina rimase sconcertata nello
scoprire che pareva che si trattasse della voce di Mario, ma non ci volle
credere. Comunque, le parve evidente che l’amica avesse fatto colpo su
qualcuno, e che quel qualcuno la stesse ricambiando appassionatamente.
Dovette riconoscere che era davvero cambiato tutto nel giro dei
pochi mesi durante i quali non era stata presente.
‘’No, è…’’.
Fu inutile quel tentativo di Lina di far retrocedere il suo
focoso amante, poiché la donna passò di fronte alla porta spalancata della contessina
avvinghiata al nuovo entrato, che la teneva stretta in un abbraccio amorevole e
passionale.
A nulla valse la voglia di Teresa di voltarsi sull’altro
fianco e di fingere di dormire, oppure di farsi gli affari suoi, poiché rimase
a bocca spalancata di fronte all’amica e Mario, che continuavano a baciarsi di
fronte a lei, dirigendosi verso il retro dell’abitazione.
‘’Oh…’’, disse tutt’a un tratto Mario, sorpreso nel scoprire
che la ragazza lo stava fissando.
‘’Ho cercato di dirtelo, cafone!’’, disse Lina, liberandosi
del suo abbraccio e dandogli un lieve schiaffo sulla guancia destra. In ogni
caso, entrambe ben presto si imporporarono e divennero rosse all’inverosimile.
‘’Chiedo scusa per ciò che hai visto, Teresa, non era davvero
nostro intento farti assistere…’’, tentò di dire la donna, scusandosi e
guardando di sottecchi l’amante, che rimase serio ed impacciato.
‘’No, questa è casa tua e puoi farci ciò che ti pare, per me
non è un problema… anzi se vuoi ti lascio pure il letto, vado a sedermi in
cucina…’’, si lasciò sfuggire Teresa, imbarazzata più che mai.
In realtà, si rese conto del doppio senso della sua frase
solo dopo averla pronunciata, poiché voleva riferirsi al fatto che l’amica
doveva aver dormito a lungo assieme al suo innamorato sul giaciglio di paglia
improvvisato nel capanno degli animali a causa sua, e questo l’aveva fatta
sentire in colpa per un momento. Ma ormai il danno era fatto, e i due non compresero
il senso di ciò che aveva appena detto loro.
‘’Dai, non fare ironia, non mi sembra il caso. Resta pur lì,
sei un’amica inferma e non ha importanza in questo momento dove io dorma o
dove… oh insomma, resta pure lì senza farti problemi. E poi, mica siamo bestie!
Si fa solo una volta ogni tanto’’, disse infine Lina, rompendo il ghiaccio e
ridacchiando.
Teresa sorrise mentre guardava Mario, che nel frattempo si
passava una mano sul volto e sulla barba, mentre il suo viso ormai maturo e
rigido era in fiamme.
‘’Ma guardalo! Prima fa il bischero ed adesso è bordò e tace!
Ah, caro Mario, devi ancora imparare a prenderti la giusta responsabilità delle
tue azioni’’, continuò a canzonarlo Lina, sorridendo anch’essa, mentre la
contessina si lasciava sfuggire una risatina divertita.
Di fronte alle due donne, il maturo brigante ormai pareva in preda
al panico e incassò tutto stando in silenzio e guardando verso terra.
‘’Ovviamente sto scherzando, amore mio’’, concluse Lina,
tornando poi ad avvicinarsi a lui e baciandolo nuovamente con dolcezza.
Si scambiarono un bacio da favola, dovette riconoscere
Teresa; un bacio che non aveva nulla di carnale, ma lento e calibrato.
‘’Come avrai capito, noi due abbiamo una relazione’’, disse
Mario, rompendo il suo silenzio e staccandosi da Lina. La contessina annuì,
sorridendo.
‘’Però, per favore, non fare chiacchiere. Non lo sa nessuno
qui, almeno spero’’, continuò a dire il maturo brigante.
‘’Certo, vi assicuro che non dirò nulla. Di me potete
fidarvi’’, si affrettò a dire con sicurezza Teresa.
‘’Perché, credi davvero che nessuno se lo immagini? E poi,
prima o poi dovremmo venire allo scoperto. Sai che voglio sposarti… voglio
sceglierti e tenerti a mio fianco per tutta la vita’’, disse Lina, strofinando
l’ampio petto del maturo brigante, che nel frattempo continuava ad essere in
imbarazzo.
‘’Temo che questo non sarà possibile nell’immediato. Ma se
dovesse esserci un momento propizio, lo coglieremo senz’altro al volo’’,
rispose Mario, sincero. La sua compagna non la prese tanto bene, anche se lo
baciò nuovamente sulle labbra.
‘’Be’, Teresa ora ti lascio sola a riposare un po’, se hai
bisogno… chiamami, sono nel retro’’, disse l’amica, accennando a chiudere la
porta.
‘’Stai tranquilla, fai anche troppo per me. Ora ho proprio
bisogno di fare un pisolino, non necessito di altro, grazie’’, la congedò la
contessina, che prontamente tornò a voltarsi su un fianco e a chiudere gli
occhi, mentre Lina chiudeva la porta della stanza.
Ovviamente, non appena fu certa che non c’era più nessuno ad
osservarla, riaprì gli occhi e si mise a fissare il soffitto in legno, cercando
le risposte alle sue domande e alle sue inquietudini in quelle assi scure.
Era felice per Lina e Mario, ma dovette ammettere di provare
un pizzico di gelosia per loro; erano una coppia affiatata, e che di certo non
avrebbe trovato molti problemi. Invece, tra lei e il suo grandissimo ed unico
amore, tutto pareva concluso e distrutto.
Era consapevole che tutto tra loro si era complicato
all’inverosimile, ma se il brigante non le voleva neppure parlare, ogni suo
sforzo sarebbe stato inutile. E poi le tornò alla mente la storia del bambino,
di suo figlio, morto a causa delle sue scelleratezze, e dell’anziano conte suo
padre, che aveva abbandonato senza un minimo di pietà nel letto di morte, e gli
aveva voltato le spalle, fuggendo mentre ancora lui la chiamava in modo
disperato.
In quel momento, ebbe la certezza che lei doveva essere
davvero pazza per aver commesso tutte quelle atrocità, e non si sentì molto
dissimile da Alfonso. Forse, stando vicino a suo marito era diventata un mostro
anche lei.
A quel punto la contessina chiuse gli occhi, sperando di
trovare sollievo da quella marea di interrogativi e di dolore.
Giovanni si allontanò dal retro della casa di Lina non appena
vide che il suo braccio destro stava per entrare anch’esso all’interno dell’abitazione.
Per un attimo, una profonda invidia lo pervase, poiché anche
lui avrebbe voluto entrare in quella casa e vedere la sua contessina, invece di
passare il tempo a cercare di spiarla da fuori, ma poi si rimproverò, poiché
comprese che d’altronde nessuno gli vietava di farlo.
Si era imposto quel divieto doloroso da solo, sapendo che se
avesse perseverato ad andare a farle visita avrebbe solamente sofferto, poiché
prima o poi lei lo avrebbe abbandonato di nuovo. Magari amava suo marito, ed
era fuggita solo per tornare un po’ da Lina, ma dovette ammettere a sé stesso
che quel suo pensiero era davvero stupido e banale. Se fosse venuta solo per
fare una visita all’amica, non sarebbe arrivata mezza morta, dopo quella che
doveva essere stata una rocambolesca fuga.
La sua testa era piena di dubbi, e l’unica persona che poteva
dissiparli era lì, dentro a quella casa, ma lui non voleva parlarle mai più,
perché sapeva che Teresa, con la sua melodica voce che tanto gli era mancata,
non avrebbe fatto altro che fomentare il profondo amore che provava ancora per
lei.
Si rimproverò anche per il suo comportamento infantile;
spiare la ragazza per vedere come stava era una cosa davvero vergognosa. Si stava
comportando come uno stupido, e doveva assolutamente smetterla.
Allontanandosi da quella casa, decise di dirigersi verso le
nuove costruzioni dei suoi giovani aiutanti, Luca e Lorenzo, che nel tempo
libero si davano parecchio da fare ad ultimare i loro nuovi pollai. Almeno, in
questo modo si sarebbe svagato un po’ ed avrebbe smesso di pensare alla
contessina.
Aveva cercato di scusarsi anche con loro la sera precedente,
esprimendo il suo grande desiderio di visionare al più presto il loro lavoro,
ed ora avrebbe mantenuto ciò che aveva detto. Lui era un capobanda, e come tale
doveva farsi rispettare, ma allo stesso tempo non doveva mancare di rispetto ai
suoi uomini.
Nel frattempo, non ci mise molto a raggiungere i ragazzi, che
stavano lavorando anche in quel momento, mentre ormai pareva quasi tutto
ultimato.
‘’Zvàn, che bello trovarti qui!’’, disse subito Lorenzo,
vedendolo e facendogli una calorosa accoglienza. Anche Luca sorrise e accennò
un saluto, stando attento a non far cadere un’asse pericolante, che non era
ancora stata inchiodata alla parete laterale del piccolo capanno.
‘’Siete stati davvero bravi! Ragazzi, mi sorprendete ogni
giorno. State facendo davvero un buon lavoro’’, riconobbe il capo dei briganti,
sorridendo. Per un attimo riuscì pure a scordarsi di Teresa, mentre guardava i
due all’opera.
‘’Ti ringraziamo per i complimenti. Ma tu, che hai fatto? Sei
molto assente nell’ultimo periodo, e sembri sempre pensieroso’’, chiese Luca
con un tono indagatore, che lasciava trapelare tutta la sua curiosità. Lorenzo
lo fulminò con lo sguardo mentre il volto di Giovanni tornava ad oscurarsi.
‘’Penso proprio che qualcuno mi abbia lanciato il malocchio,
amici. Ho la testa piena di problemi e di frasi insulse, sembra quasi che stia
per scoppiare. A presto, e continuate così, vedrete che verrà un bel lavoro’’,
rispose infine il capo dei briganti, passandosi una mano sul volto e tornando
ad allontanarsi, dando le spalle ai giovani e dileguandosi in fretta.
Sentì di nuovo Lorenzo mentre stava riprendendo il giovane
amico per la sua eccessiva curiosità, mentre dentro di sé pensava che tutti
ormai dovevano sapere il motivo delle sue ultime assenze.
Quando fu certo che nessuno poteva più vederlo e che era solo
tra gli alberi spogli, si fermò e si sedette, tormentato dai suoi pensieri,
capendo che non sapeva davvero come comportarsi. Ben presto, sarebbe diventato
lo zimbello di tutti, ma questo in fondo non gli importava. Gli importava solo
di Teresa.
In ogni caso, nel dubbio decise che avrebbe aspettato che
fosse lei a fare la prima mossa, in modo da vedere se ancora le stava a cuore,
anche se tutto ciò gli faceva davvero molto male, e tornando a reprimere la sua
immensa voglia di rivederla e di parlarle, pensò che sarebbe stato il tempo a
fornirgli tutte le risposte di cui aveva bisogno.
NOTA DELL’AUTORE
Ciao a tutti, e grazie per aver letto questo capitolo J
La situazione è in stallo, ma non temete, già nel prossimo
capitolo i nostri due protagonisti avranno modo di dialogare e di incontrarsi.
Grazie di cuore per il sostegno e per continuare a seguirmi
con assiduità J
A lunedì prossimo J