Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
Segui la storia  |       
Autore: Eleonor_98    05/10/2015    1 recensioni
"Un eroe non è solo chi salva delle vite, un eroe è soprattutto chi è in grado di cambiarle, di stravolgerle. Ed Henry Fitz è stato un eroe fin dal giorno in cui è nato."
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

H.F. – the heroes’ friend

Questo capitolo è dedicato a Ludovica,
perché si è convinta a continuare a soffrire solo per leggere questa storia

 

Capitolo uno - 07.30


Leo Fitz cominciava le sue giornate sempre allo stesso modo. Si svegliava alle 07.30 –né minuto prima, né minuto dopo-, andava in bagno a sciacquarsi il viso e poi scendeva a preparare la colazione: caffè macchiato e biscotti a cioccolato per sé e caffè nero e biscotti integrali per la moglie.
L’agente era abituato ad avere a che fare con cose sempre al di fuori dell’ordine naturale, così cercava di mantenere almeno a casa una certa routine. Crollasse il mondo, alle 07.30 del mattino Leo Fitz apriva gli occhi e cominciava la sua giornata.
Anche Jemma Simmons alle 07.30 si svegliava, ma non apriva ancora gli occhi. Si godeva per qualche altro minuto il calore del letto e il silenzio del mattino, lasciando che fosse il marito a portarle su la colazione. Con il lavoro che facevano avevano entrambi bisogno di stabilità e l’amore che li univa indissolubilmente era il loro unico punto fermo, ma quelle piccole abitudini contribuivano a dar loro un po’ di sicurezza per cominciare la giornata. Il mondo per la coppia sembrava girare sempre al contrario: la loro normalità era trattare quotidianamente con oggetti ed esseri alieni, combattere con la morte, salvare vite. Alla fine della giornata erano uno l’eccezione dell’altra. Così, ogni giorno alle 07.30 Leo Fitz continuava a svegliarsi e Jemma Simmons a far finta di dormire, fino a quando una mattina questo aprì gli occhi e trovò il letto vuoto accanto a sé. Leo Fitz era stato costretto ad affrontare tanti cambiamenti più o meno grandi nella sua vita, ma quel giorno svegliarsi da solo alle 07.30 del mattino non era che l’inizio di un cambiamento che di vite ne avrebbe stravolte molte.

Jemma quel giorno si era svegliata sapendo che qualcosa non andava. Erano le 06.30 e si sentiva stanchissima, le girava la testa e aveva lo stomaco sottosopra. Stava giusto passando in rassegna cosa avesse mangiato il giorno prima che avvrebbe potuto provocarle quei fastidi, quando fu costretta a sfrecciare fuori dal letto e a piegarsi sul gabinetto. Vomitare era la cosa che Jemma Simmons odiava di più. Avrebbe preferito trovarsi faccia a faccia con Medusa piuttosto che quello. Si sentiva malissimo, ma non le sembrava di avere i sintomi influenzali. Forse erano le conseguenze del ritardo delle sue mestruazioni, era la prima volta che le succedeva una cosa simile ed era possibile che… oh. Il flusso dei pensieri di Jemma si fermò di colpo. Oh. Era una biologa, avrebbe potuto pensarci prima. Si alzò dal pavimento freddo del bagno, si lavò i denti e sgattaiolò silenziosamente nella camera da letto dove Fitz dormiva ancora beatamente. Il giorno prima avevano lavorato entrambi fino a tardi e non si era accorto di nulla. Jemma fece un mezzo sorriso e si fermò ad osservarlo. Il suo Fitz. Non passava giorno in cui non lo ringraziasse per averla salvata. E non si riferiva solo alle volte in cui le aveva letteralmente donato la sua vita sacrificandosi per lei, ma a tutte quelle in cui era stato il suo supporto -anche quando non stavano ancora insieme-, mostrandole un’accecante fiducia e un amore cieco (ogni singolo momento). E in passato l’amore aveva reso cieca anche lei, ma all’amore stesso, bloccata nelle sue paure per i cambiamenti. Non si accorgeva che amare Fitz non determinava un cambiamento, era ciò che faceva da sempre inconsapevolmente. Jemma si odiava per aver sprecato tutto il tempo in cui potevano stare insieme –rendendo infelici entrambi- per nascondersi in se stessa. Fortunatamente Fitz l’aveva trovata, lo faceva sempre. Con il tempo poi non c’era stato più il bisogno di cercarsi, erano sempre lì, uno di fianco all’altra.
Jemma si girò a guardare l’ora: le 07.00. Forse solo quel mattino sarebbe stato diverso, lasciando che il marito non la trovasse accanto a sé al suo risveglio, ma non si preoccupò più di tanto: se aveva ragione voleva fargli una sorpresa. Si vestì in fretta, gli diede un bacio sulla tempia attenta a non svegliarlo e uscì.

Alle 07.30 quando Fitz sentì il vuoto nel lato destro del letto, si alzò di colpo. Era disorientato dato che in quei cinque anni in cui erano stati sposati non si era mai svegliato da solo (e sperò che quella prima volta fosse anche l’ultima). All’inizio si preoccupò, ma sapeva che se qualcosa di grave era successa la moglie lo avrebbe avvertito. Immaginò che potesse essere stata chiamata per qualche emergenza a lavoro, oppure che Skye –Daisy, dannazione- le avesse chiesto un consulto per qualche caso delicato di cui serviva un parere fidato, così si limitò a chiamarla e, quando a rispondere fu la segreteria, si vestì e si diresse a lavoro. A quell’ora gli agenti che si aggiravano per i corridoi della base erano molti meno di quelli che incontrava di giorno, alcuni era sicuro che non li aveva neanche mai visti. Probabilmente, pensò, facevano solo i turni notturni, effettivamente sembravano abbastanza stanchi. Fitz si chiese se anche i cattivi fossero operativi dalle 09.30 del mattino dopo un bel caffè. Continuò a guardarsi intorno finché non incrociò uno sguardo familiare. Daisy lo salutò con un sorriso luminoso e un po’ sinistro, di chi ha un segreto che non ha la minima intenzione di svelare. Fitz strinse gli occhi e la guardò con finta diffidenza “Tu sai qualcosa che io non so ancora di voler sapere, ammettilo”.
Daisy scrollò le spalle fingendo indifferenza “Buongiorno anche a te, Leo”.
Okay stava davvero succedendo qualcosa di grosso. “Daisy non mi chiami mai Leo” le fece notare “fai davvero schifo a mentire. E voi che sottovalutavate mia moglie!”.
A queste parole l’altra ragazza –o forse sarebbe il caso di chiamarla donna- ghignò. “Effettivamente riguarda proprio lei. E’ in laboratorio, ti sta aspettando con una sorpresa”.
Fitz parve stupito. Una sorpresa? Perché? Di che si trattava? Forse…
So che stai pensando e no, non si tratta di una scimmia”. Le parole di Daisy lo fermarono dal vortice di domande in cui stava cadendo, lasciandolo senza nessun indizio. Un po’ ci aveva sperato nella scimmia, doveva ammetterlo. Ed evidentemente doveva averlo capito anche l’amica perché scosse la testa divertita. “Non capirò mai che cosa ci trovi in quelle mangia-banane” gli disse, e stava giusto per iniziare a farle una lista di motivi per cui desiderava avere una scimmietta come compagna di laboratorio, quando Daisy lo abbracciò. All’inizio rimase spiazzato, poi ricambiò subito la stretta. Si aspettava gli dicesse qualcosa, ma si limitò a sorridere nell’incavo della sua spalla e proprio quando era sul punto di staccarsi gli sussurrò all’orecchio “Non farla aspettare”.
Fitz non se lo fece ripetere due volte, la salutò e si diresse verso il laboratorio.

Jemma era di spalle, appoggiata al lungo tavolo al centro della stanza. Fitz riusciva a vedere solo la sua schiena attraverso le pareti trasparenti, ma dalla sua postura poteva indovinare l’espressione assorta del viso, magari con lo sguardo fisso in un punto davanti a sé e la mente a ripercorrere altri posti e situazioni come era solita fare quando era pensierosa. Si domandò cosa le passasse per la testa. Varcò la porta del laboratorio e Jemma si girò al rumore dei passi del marito. Sorrise. Fitz la guardò meglio: indossava un maglioncino blu e una camicia che si mostrava bianca solo per in colletto rotondo che fuoriusciva da esso. Erano gli stessi vestiti che aveva la prima volta in cui credette di perderla –la volta in cui realizzò di amarla. Dopo tutto questo tempo non aveva ancora il coraggio di confessarle che quando lo aveva lasciato dopo essersi svegliato dal coma in cui era sprofondato dopo l’incidente nell’oceano la immaginava accanto a sé e in quei momenti era vestita proprio in quel modo. Quella volta però c’era qualcosa di diverso: al centro del petto il blu del maglioncino era spezzato dallo scintillio dell’anello di fidanzamento con cui si era proposto anni prima. Jemma lo aveva trasformato in una collana dopo che questo era stato rimpiazzato dalla fede nuziale. Fitz le sorrise di rimando.
Dov’eri finita stamattina? Il letto vuoto accanto a me era qualcosa che non mi mancava affatto”. Fitz mise su un piccolo broncio che la moglie si affrettò a cancellare con un bacio.
Sono passata al supermercato vicino casa e poi sono andata da Daisy”. Un’espressione di confusione apparì sul volto del marito. “Il supermercato? Alle 07.00 del mattino? Perché?” Jemma sorrise a tutte quelle domande.
Sai Fitz, nel tempo in cui ti ho aspettato qui ho immaginato almeno venti varianti di uno stesso discorso su quanto ti ami, ma ora che ti ho davanti capisco che ho sbagliato completamente. Il nostro amore è speciale non per quantità, ma per qualità: il nostro amore ha le sfumature di tutto quello che abbiamo vissuto insieme in questi anni, prima da amici e solo più tardi da coppia.” Jemma si fermò un istante sopraffatta dalla felicità e con gli occhi lucidi. “Oggi il nostro amore si colora non di una nuova sfumatura, ma di una tinta completamente diversa. E sono così orgogliosa di poterti confessare questo ‘ti amo’ che è ancora più bello di prima, perché Fitz…” Jemma gli prese le mani tra le sue “…sono incinta.”

Silenzio. Certo si sarebbe aspettata qualsiasi risposta tranne quella, nessuna. Simmons lasciò che la nuova notizia alleggiasse nella stanza tra di loro, dando il tempo al marito di poter assorbirla. Dopo qualche secondo in cui Fitz non dava segni di voler reagire, Jemma, assalita dall’ansia e dall’impazienza, fu la prima a rompere il silenzio, “Allora? Cosa ne pensi?”. Il marito che fino a quel momento sembrava aver abbandonato il proprio corpo, si riscosse, le regalò il sorriso più brillante che gli avesse mai visto e disse: “Immagino che tra qualche mese non ci sveglieremo più alle 07.30, uh?”.
 

L’angolo della pazza

Saaaalve a tutti! Sì a quanto pare sono ancora viva. Chiedo umilmente scusa a tutti quelli che seguono la storia per queste lunghe pause tra un capitolo e l’altro, ma la scuola prende davvero tutto il mio tempo. Spero che con questo capitolo tutto FitzSimmons mi sia fatta perdonare un po’ e vi abbia riparato un po’ i feelings che Agents of Shield continua ad affogare in un mare di angst (I MIEI BIMBIIII *piange*). Eee niente, grazie a tutti quelli che leggono in silenzio e a chi dice la sua!
Love you all,

Eleonor :)
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D. / Vai alla pagina dell'autore: Eleonor_98