Serie TV > The Originals
Segui la storia  |       
Autore: Robigna88    06/10/2015    3 recensioni
MEGA CROSSOVER TRA Supernatural/The Originals/The Vampire Diaries/Constantine
Quando Elijah viene rapito da sua madre, Esther, e Mikael torna di nuovo dal regno dei morti intenzionato ad eliminare Niklaus, quest'ultimo, come il minore dei Winchester, sa non gli resta altro da fare che chiamare i rinforzi.
Quando Dean diventa Demon-Dean, Cass sta per esaurire la sua grazia e Sam si ritrova da solo nel momento peggiore della sua vita, sa che c'è solo una persona che può aiutarlo.
I rinforzi hanno due begli occhi nocciola, le fossette sulle guance, un caratterino per nulla facile e si chiamano Allison Morgan.
Riuscirà Allison ad aiutare la famiglia degli Originali e la famiglia dei cacciatori? E quanto la sua presenza peserà sui vari equilibri?
Genere: Drammatico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Hayley, Klaus, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The family Business'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
NDA: Di Josephine non si sa molto quindi ho improvvisato scrivendo una libera interpretazione del personaggio. E per i fan di Elijah ed Allison... ci siamo... Buona lettura, Roby.

TFB


29.

 

 

 

 

 

Elijah la stava aspettando poggiato alla sua auto quando lei arrivò. Non a bordo del suo inconfondibile maggiolone, ma con un taxi. Gli sembrava ancora impossibile essere riuscito a convincerla e nonostante con Gia avesse fallito, la sola presenza di Allison era sufficiente per lui e sperava che lo fosse anche per Josephine.

Quando la donna scese dall’auto Elijah pensò che fosse la creatura più bella che avesse mai visto; fasciata da un abito grigio a costine che scendeva arricciato su una spalla, i capelli sciolti mossi, quella frangia che le accarezzava dolcemente la fronte le dava l’aria di una bellissima bambola di porcellana.

“Perché sei venuta in taxi?” le chiese andandole incontro.

Lei fece un grosso respiro stringendosi addosso il cappotto. “La mia auto è rotta. Ho provato a farla partire ma non ha funzionato.”

“Avresti potuto chiamare me. Sarei venuto a prenderti.”

“Il servizio taxi esiste per un motivo. Avevo anche pensato di venire a piedi ma con questi tacchi alti passeggiare non è proprio un piacere.”

Elijah abbozzò un sorriso. “Lo immagino, ma sei bellissima.”

“Il trucco fa miracoli,” Allison sospirò guardandosi intorno. “Entriamo?”

L’Originale annuì invitandola a precederlo, poi la seguì perdendosi nella scia di profumo che lasciò al suo passaggio. Il cuore gli suggeriva di afferrarla per un braccio, stringersela al petto e perdersi su quelle labbra rosate e soffici. Ma la ragione gli suggeriva di non farlo perché non era quello il momento giusto, il modo giusto… e lui di dar retta alla testa più che al cuore ne aveva fatto un tratto distintivo.

Quando le fu accanto sulla soglia della porta, fu impossibile resistere e con delicatezza le poggiò un mano sulla schiena mentre con l’altra bussava alla porta. Fu felice di vedere che lei non si scansava, anzi si lasciava toccare, avvicinare, con l’aria rilassata come non la vedeva da giorni.

Stava per dirle qualcosa quando il maggiordomo aprì e sorridendo li invitò ad entrare. Allison lo precedette all’interno della casa e si guardò intorno senza mostrare alcuna sorpresa o ammirazione per l’arredamento classico ed elegante. Nonostante la casa fosse molto grande lei sembrava totalmente a proprio agio e questo non lo sorprese perché era stato a casa sua a Los Angeles e ricordava quanto fosse grande.

Il maggiordomo prese i loro soprabiti, poi li guidò lentamente lungo il corridoio fino al grande salotto. Josephine era seduta su una poltrona, la stessa sulla quale era stata seduta quasi tutto il tempo quando Elijah le aveva fatto visita per la prima volta, a quel tempo in compagnia di Gia e del suo talento come musicista.

“Signor Mikaelson” disse quando li vide. Alzandosi li raggiunse e sorrise cordiale. Poi si voltò verso di Allison.

“Lei deve essere la signorina Morgan,” asserì. “Grazie di aver accettato il mio invito a cena, per me era molto importante fare la sua conoscenza. Ma prego, accomodatevi. Gradite qualcosa da bere?”

“Niente per me” rispose Elijah attendendo che Allison si mettesse a sedere prima di sedersi a sua volta.

“Un bicchiere di vino sarebbe perfetto per me” chiese proprio la cacciatrice sorridendo gentilmente all’anziana donna. “Posso sapere perché era così importante per lei fare la mia conoscenza?”

Josephine fece cenno ad una cameriera che sparì dietro un arco e tornando composta rivolse lo sguardo ad Allison. “Ho chiesto di incontrarla perché volevo raccontarle una storia.”

“Una storia?”

“Sì, la storia di come ho conosciuto i suoi genitori.”

Allison sgranò gli occhi sorpresa, talmente concentrata e pallida che Elijah pensò che si sarebbe sentita male.

 

 

 

LOS ANGELES – CALIFORNIA 32 ANNI PRIMA

 

La serata di beneficienza organizzata dall’ospedale era bella esattamente come l’aveva immaginata. Josephine aveva partecipato a diversi di quegli eventi, più per ascoltare la buona musica che tanto le mancava che per altro.

Fare del bene mangiando bene e conoscendo gente interessante – in un modo o in un altro – era bello, ma la musica… quei musicisti seduti al pianoforte oppure col viso poggiato al loro violino… in quelle feste erano sempre sublimi.

Lei non poteva sognare più, per colpa di una madre gelosa e possessiva, per colpa di un sentimento che le aveva fatto male ancor prima di sbocciare. Il suo musicista jazz non era stato abbastanza uomo da ribellarsi, da combattere per lei. Anzi, l’aveva lasciata quando era stato chiaro che le sue mani non sarebbero state mai più capaci di suonare e oltre al danno Josephine aveva subito anche la beffa.

“Queste serate sono sempre bellissime. Partecipo a queste feste di beneficienza da anni eppure non mi annoio mai.”

Josephine si voltò verso la donna che le aveva parlato strappandola dai suoi pensieri e si ritrovò davanti ad una signora elegante con bellissimi capelli rossi raccolti in un ordinato chignon. Fasciata da un abito bianco e nero era radiosa, quasi eterea  e guardandole il ventre arrotondato capì perché.

“Partecipo a molte di queste serate anche io,” le disse. “Ma queste organizzate dall’ospedale qui a Los Angeles sono sempre le migliori. E il dottor Morgan è un grande oratore oltre che un ottimo medico.”

“Ah quindi conosce mio marito.”

“Suo marito?”

L’altra sorrise. “Sì, è mio marito da quindici anni, e so che sembra che io lo racconti per vantarmi, ma in realtà lo faccio solo perché sono molto innamorata e fiera della mia famiglia.”

“Oh lo immagino” Josephine sorrise poggiando istintivamente la mano sul ventre, pensando solo dopo che forse non era un gesto gradito. Ma la donna sorrise poggiando la mano bella su quella deforme.

“Nascerà tra poco e sarà la sorellina felice di uno splendido fratellino di dieci anni” le fece sapere.

“Ha già un nome?”

Allison Marie. Si chiamerà Allison Marie Morgan e farà grandi cose.”

 

 

 

“Lei non era ancora nata signorina Morgan, ma sua madre era già innamorata di lei, glielo si leggeva negli occhi.”

Allison deglutì a vuoto e con la punta delle dita si asciugò il viso. Poi si alzò e singhiozzando si avvicinò a Josephine per stringerla in un abbraccio inaspettato e stranamente ricambiato dall’anziana.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Al contrario di quanto lui si aspettava, Allison non protestò quando alla fine della cena Elijah si offrì di accompagnarla a casa. Sull’auto regnava il silenzio ma non c’era alcun imbarazzo.

La donna era ancora persa nelle emozioni della serata appena trascorsa, un regalo inaspettato che le aveva fatto bene al cuore anche se l’aveva fatta piangere. Josephine l’aveva omaggiata con un ricordo che le scaldava l’animo e anche se poi le aveva chiesto di occuparsi per suo conto di una strega che nessuno riusciva a trovare e fermare, Allison non se l’era presa.

Sentire parlare di sua madre era stata un’emozione talmente grande che Josephine si era meritata qualcosa in cambio e una strega era un affare di poco conto per la cacciatrice.

Quando arrivarono davanti casa, Elijah scese dall’auto e corse dall’altro lato per aprirle la portiera. La seguì fino alla porta di ingresso e poi si fermò mentre lei apriva ed entrava. Non era stato invitato e dubitava che lei gli avrebbe chiesto di entrare… ma poco male, quello che aveva in mente poteva farlo benissimo anche dall’altra parte della soglia.

“È stata una serata piuttosto impegnativa per te, a livello emozionale” le disse prima che lei avesse l’occasione di parlare e salutarlo.

Lei annuì ma un sorriso le colorò il viso. “Sì, direi di sì. Ma è stato bello sentire parlare di mia madre.”

Lui fece un grosso respiro guardandosi intorno, poi tirò fuori dalla tasca interna della giacca un cartoncino dorato e glielo porse.

“Cos’è?” gli chiese lei.

“Devo dirti una cosa ma visto che hai detto di non sopportare il suono della mia voce ho pensato di scrivertelo. Leggi.”

Allison prese il bigliettino con espressione perplessa, stringendolo delicatamente tra le mani e accese la luce all’entrata di casa per leggere meglio.

 

So di non meritare niente da te, ma ho una richiesta

… avvicinati.

 

 

Lei piegò poco il capo e lo guardò per un lungo istante; confusione e curiosità si alternavano su quel viso bello, dentro quegli occhi lucidi ed espressivi. Si tolse le scarpe e il cappotto e poi con calma gli si avvicinò, rimanendo sulla soglia di marmo che divideva l’interno dall’esterno.

Elijah fece finalmente quello che il cuore gli suggeriva di fare, perché della ragione pensò che ne aveva le scatole piene. Senza esitare le avvolse la vita con un braccio e la baciò.

Lei rimase immobile per un attimo, sorpresa da quel tocco deciso, da quel bacio impetuoso e dopo qualche secondo gli prese il viso tra le mani e chiuse gli occhi abbandonandosi alla piacevole stretta di quel braccio. Dischiuse le labbra permettendo alla lingua calda dell’Originale di insinuarsi dentro la sua bocca, di cercare la sua lingua ed incontrarla in quella danza che sapeva di attesa e desiderio.

Con trasporto si strinse a lui sollevandosi sulla punta dei piedi, approfondendo ancora di più quell’incontro di bocche.

Poi, improvvisamente si staccò e fece un grosso respiro; le labbra arrossate, gli occhi ancora chiusi, un sorriso quasi timido che si affacciava su quel volto.

“Questo sì che era un bacio della buonanotte come si deve…” scherzò riaprendo gli occhi e puntando lo sguardo dentro il suo.

Lui la baciò di nuovo, ma stavolta fu un bacio veloce. Le spostò piano la frangia per poi baciarle la punta del naso. “Ho un altro bigliettino per te” le disse infilando la mano nella tasca della giacca.

Ma lei scosse il capo poggiandogli una mano sul petto. “Dimmelo a voce” gli sussurrò.

Elijah sorrise. Per quello sguardo nocciola carico di attesa, per quell’espressione dolce, perché stava per pronunciare due parole che aveva già pronunciato nel corso dei secoli ma che non aveva mai sentito come in quel momento.

“Ti amo, Allison” disse con voce chiara e decisa.

La risposta che ricevette fu un bacio intenso alla fine del quale lei gli diede la buonanotte senza invitarlo ad entrare ed Elijah sospirò accarezzandosi le labbra con le dita.

Poi andò a casa, ma dubitava che sarebbe riuscito a chiudere occhio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Originals / Vai alla pagina dell'autore: Robigna88