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Autore: Ya_mi    06/10/2015    3 recensioni
Dal capitolo 1:
-[...] Il fatto di non avere nessuno, di non avere radici mi rende diversa dagli altri. E questo è uno di quei posti dove la diversità viene odiata sopra ogni cosa.-
L’espressione in quegli occhi azzurri era forte, a dispetto della timidezza che aveva ostentato prima.
Lavi l’aveva ascoltata con attenzione e aveva sentito qualcosa scattare dentro di lui.
Quella ragazza non aveva origine, non sapeva da dove veniva. Era un’emarginata, era... diversa.
Come lui.
Dal capitolo 15:
Non avrebbero dovuto fargli effetto le piaghe sparse sul corpo di quella ragazza, né l’espressione triste sul suo viso. [...] Si stava dimostrando debole, aveva abbassato le sue difese e ora stava accadendo l’inevitabile.
Lui, che era il solo tra i più soli, lui che aveva fatto voto di una vita dedita alla pura conoscenza e all’assenza di ogni tipo di legame, proprio lui... stava facendo andare in malora tutto quanto per una ragazzina.
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rabi/Lavi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Yami: MA ieri era il compleanno di Angelica! Tanti auguri!
Angelica: oh grazie, miss Yami!
Wisely: yeeeh, auguri! *lancia coriandoli*
TUTTI: *lo fissano*
Kanda: e tu cosa ci fai qui?
Wisely: ma se siete stati voi a chiamarmi perché vi manca la gente!
Angelica: e di chi è la colpa se ci manca la gente...? *fissa Wisely*
Yami: ma su, ragazzi! Almeno in questo contesto cerchiamo di andare tutti d'accordo. Qui siamo tutti amici!
Kanda: VOI sarete amici, io me ne tiro fuori.
Angelica: fai come ti pare...
Yami: e siccome siamo tutti amici, salutiamo i nostri amici lettori, che sono tornati a trovarci nonostante il capitolo sia arrivato in ritardo!
Kanda: che strano, sei in ritardo...
Yami: taci! A mia discolpa posso dire che questo capitolo è stato un PARTO!
Wisely: nel senso che ci hai messo nove mesi a tirarlo fuori dal cappello?
Yami: ... no, nel senso che ho davvero faticato a scriverlo perché è stato uno dei capitoli per cui ho dovuto fare più ricerche, unendo anche delle mie esperienze personali. Ho in mente questa parte della storia da moltissimo tempo e, approfittando di una provvidenziale vacanza a Roma, ho potuto visitare tutti i luoghi che sapevo di dover trattare, così da avere le idee chiare su quello che dovevo descrivere.
Angelica: se poi contiamo che ci sono state di mezzo due sessioni di esami e le vacanze estive potete capire il perché del ritardo.
Yami: non posso promettere che non accadrà più (anche perché i capitoli futuri si prospettano abbastanza ostici) ma di certo farò del mio meglio per ridurre i tempi di attesa il più possibile!
Wisely: il resto delle informazioni vi verrà fornito a lettura ultimata!
Kanda: ah, quindi mi tocca rivedervi anche dopo...?
Yami: pensate a leggere il capitolo e rimandiamo le chiacchiere a più tardi.
Angelica: buona lettura!

CAPITOLO 25 – Lungo le vie dell’Urbe

I preparativi per la trasferta presso il Vaticano si erano protratti per diverso tempo, perciò esorcisti e membri eminenti dell’Ordine erano riusciti a mettersi in viaggio alla volta di Roma solo all’inizio di settembre.
Angelica aveva contato i giorni sul calendario. Ovviamente non era emozionata per la convocazione del pontefice (anzi, poco le importava di incontrare qualcuno che per lei non rappresentava nessun tipo di autorità, se non a livello formale) ma perché sapeva che da lì le sarebbe stato molto più semplice raggiungere il luogo verso il quale i Noah avevano voluto attirare la sua attenzione.
Per arrivare a Firenze le sarebbe bastato prendere un treno e l’idea che ogni cosa stesse finalmente andando al suo posto la rendeva talmente felice che quasi non riusciva a smettere di sorridere.
Questo finché lei e i suoi compagni non giunsero a Roma.
I rappresentanti del Vaticano mandati a riceverli al loro arrivo erano persone rigide, parlavano un inglese pessimo e tutto sembravano volere tranne che mettere a proprio agio i loro ospiti.
Quando Angelica venne scortata nella stanza che era stata preparata per lei all’interno del Palazzo Apostolico si sentì come se l’avessero appena portata in una cella. Nonostante la camera fosse piuttosto lussuosa, la ragazza non poté non notare le inferriate alla finestra e il tono con cui l’inserviente che l’aveva accompagnata le intimò di non uscire dall’edificio senza autorizzazione. Inutile dire che se anche avesse voluto provarci sarebbe stata intercettata da una delle innumerevoli Guardie svizzere che pattugliavano ogni uscita e corridoio.
Angelica aveva l’impressione che il vero scopo di quella convocazione non fosse conoscere i soldati che combattevano quella crociata in prima linea, ma piuttosto ricordare loro quale fosse il loro posto e chi era che comandava.
Le cose non migliorarono dopo il primo incontro ufficiale con il Papa.
Leone XIII aveva fatto preparare una funzione solenne privata che officiò personalmente dall’altare maggiore della basilica di San Pietro. Alcune parti furono eccezionalmente celebrate in inglese per permettere agli esorcisti e agli altri membri dell’Ordine Oscuro, non abituati a seguire i riti religiosi in latino, di partecipare.
Le parole di lode nei loro confronti si sprecarono e verso la fine della celebrazione un diacono lesse con grande trasporto un estratto da una delle lettere di San Paolo:
“Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. [...] Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. [...] Proprio come sta scritto:
Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno,
siamo trattati come pecore da macello.
Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati.”
Forse quel brano era stato scelto con l’intenzione di elogiare ancora una volta le virtù degli esorcisti, ma Angelica non riuscì a vedere altro se non la conferma che tutte quelle ciance sul loro essere dei prescelti di Dio erano solo un’enorme fregatura.
Non importava ciò che cercavano di far credere, all’interno di quella sacra schermaglia gli esorcisti venivano considerati i pezzi più deboli del gioco, come pedoni su una scacchiera. E come dei pedoni erano facilmente sacrificabili.
La ragazza si riscosse dalle proprie riflessioni quando si accorse che la funzione non era finita e che per di più stava accadendo qualcosa di fuori dal normale. Leverrier era uscito dalla sua panca per andare a sistemare il lezionario dal quale aveva appena letto il diacono, per poi dichiarare:
 
-Abbiamo selezionato un’ultima lettura per voi, al posto dell’Últimum Evangélium.-
La sorpresa era evidente sul volto del pontefice, come se quello fosse un evento imprevisto, e Angelica si chiese chi avesse effettivamente scelto di operare quella sostituzione.
-La cosa migliore sarebbe se fosse un esorcista ad annunciarla. Per esempio... miss Knight, perché non viene lei?-
 
La giovane sgranò gli occhi e si irrigidì quando percepì che l’attenzione di tutti era rivolta verso di lei.
Avvertì che qualcuno le tirava una gomitata nelle costole. Si voltò e trovò Kanda che le riservava una delle sue occhiate truci.
 
-Avanti, quello vuole solo intimorirti.-
le sussurrò tra i denti. Quando la vide esitare aggiunse:
-Muoviti, non vorrai dargli questa soddisfazione!-
 
Detto questo le diede una leggera spinta e finalmente lei si convinse ad alzarsi e ad avviarsi lungo la navata, gli sguardi di tutti sempre fissi su di lei. Salì con passo incerto i gradini che portavano al presbiterio, osservando nervosamente l’imponente baldacchino di bronzo che lo sovrastava.
Leverrier le lasciò il posto dietro l’ambone e mentre si scambiavano i due si guardarono di traverso. La ragazza si appoggiò ai lati del leggio e prese a leggere, l’incredulità si faceva sempre più manifesta nella sua voce man mano che le parole le scorrevano davanti agli occhi:
 
-Léctio Epístolæ Primæ beáti Pauli Apóstoli ad Timotheum.
“Voglio, pertanto, che gli uomini preghino in ogni luogo, innalzando verso il cielo mani pure, senza collera e spirito di contesa.
Alla stessa maniera facciano le donne, vestendosi con abbigliamento decoroso: si adornino secondo verecondia e moderatezza, non con trecce ed ornamenti d’oro, oppure con perle o vesti sontuose, ma con opere buone, come conviene a donne che fanno professione di pietà.
La donna impari in silenzio, con perfetta sottomissione.”-
Senza volerlo aveva stretto la presa sull’ambone e le mani avevano iniziato a tremarle per la rabbia.
-“Non permetto alla donna d’insegnare né di dominare sull’uomo, voglio invece... che stia in silenzio.”-
 
Il testo continuava ma lei non avrebbe letto una riga di più. Tornò alla sua panca con un’espressione cupa in volto, non osando alzare lo sguardo su Leverrier.
Il Papa concluse la funzione e lo stesso diacono che aveva letto la prima lettura si fece di nuovo avanti.
 
-La celebrazione è finita. Ora andate a riposare, cari figlioli. E pregate per il nostro Santo Padre, il Principe della Cristianità, che ama così teneramente i propri figli prediletti...-
 
Ma Angelica aveva già smesso di ascoltare.
C'era un dettaglio del discorso del diacono che l’aveva subito fatta pensare all’indovinello dei Noah la cui soluzione era convinta di aver trovato più di un mese prima. C'era qualcosa che la spingeva a rifletterci ancora.
Il Papa era stato definito il Principe della Cristianità.
Il più grande Principe...
 
-Il testo non era finito, miss Knight. La parola di Dio va annunciata per intero, non ci si può limitare solo a ciò che ci piace o che ci fa comodo.-
La giovane fu costretta ad abbandonare le sue elucubrazioni a causa dell’improvvisa apparizione davanti a lei di Leverrier che le sorrideva beffardo. Dominò l’istinto di tirargli un ceffone e si limitò a rispondere:
-Potrei dirle la stessa cosa. Vista la faccia sorpresa del Santo Padre e il tema della lettura non mi è difficile immaginare chi possa averla scelta.-
Lui si strinse nelle spalle.
-Che importanza può avere sapere chi l'ha scelta? È la parola di Nostro Signore, questa è l'unica cosa che ci serve sapere.-
Angelica sbuffò spazientita.
-Sovrintendente, adesso meno che mai ho tempo di stare a sentire le sue chiacchiere vuote. Perché non se ne va con i suoi amici di alto rango ad architettare il suo prossimo tiro e non mi lascia in pace, almeno per ora? Credo che sia un modo migliore per entrambi di occupare il nostro tempo piuttosto che perderci in un altro inutile scontro verbale.-
Gli voltò le spalle e si avviò lungo la navata centrale.
-Miss Knight?-
Lei si fermò ma non si degnò di girarsi per guardarlo in faccia.
-Non dimentichi qual è il suo posto.-
 
Quando capì che non aveva intenzione di dirle altro, la ragazza riprese a camminare. Uscì dalla basilica e rientrò a Palazzo Apostolico, venendo subito fermata da un inserviente che, accortosi che lei non aveva intenzione di dirigersi alla sua stanza, le intimò di ritirarsi.
A quel punto Angelica si stancò di ostentare una cortesia che non aveva mai davvero avuto voglia di dimostrare e sbottò.
 
-So benissimo che non ho il permesso di uscire dal Palazzo, ma che mi vietate anche di girare al suo interno è paragonabile alla prigionia! E adesso, invece di sprecare il fiato per ricordarmi che non sono libera nemmeno per quel che riguarda la mia persona, ditemi se c'è una biblioteca in questo dannato posto e mostratemi dove si trova!-
 
L’uomo non ebbe il coraggio di replicare e si limitò ad invitarla a seguirlo.
Dopo aver attraversato diversi corridoi e un cortile, l’inserviente le indicò che si trovavano davanti alla Biblioteca apostolica vaticana. La ragazza lo congedò dicendogli che per tornare poteva trovare la strada da sola e poi entrò subito nella biblioteca prima che l’altro potesse ribattere.
Le grandi librerie e gli affreschi variopinti alle pareti la fecero sentire schiacciata dall’imponenza di quel luogo. Se già la biblioteca dell’Ordine era enorme, questa era praticamente sconfinata e a complicare ulteriormente la situazione si aggiungeva il fatto che Angelica non aveva nemmeno le idee molto chiare su quello che doveva cercare.
Avanzò con passo incerto, cercando di decidere da che parte cominciare, finché una voce non la chiamò, facendole fare un salto per la sorpresa.
 
-Vi serve aiuto?-
Un vecchio sacerdote in tonaca nera era spuntato da una nicchia nascosta alla vista da una fila di scaffali e la osservava con evidente curiosità.
-Chi siete?-
chiese la giovane, sospettosa. Per nulla infastidito dalla sua diffidenza lui le sorrise cordialmente.
-Sono Padre Agostino, uno dei bibliotecari. E voi dovete essere un’esorcista, se la vista non mi inganna.-
La ragazza abbassò istintivamente lo sguardo sul suo abbigliamento. In Vaticano agli esorcisti era stato permesso di vestirsi come preferivano, eccezion fatta per la stola pastorale ricamata in blu e argento che dovevano portare sulle spalle e che li rendeva immediatamente riconoscibili.
-Sì, io mi chiamo Angelica. Angelica Knight.-
Il sacerdote annuì e le si avvicinò.
-Posso esservi utile, signorina Angelica?-
 
Lei soppesò le sue parole. Nonostante l’inglese un po’ zoppicante Padre Agostino sembrava davvero armato di buone intenzioni, per non parlare del fatto che era la prima persona in quel posto a trattarla con gentilezza.
Con un enorme sospiro e una scrollata di spalle, Angelica decise di fidarsi.
 
-In effetti potreste. Per iniziare avrei bisogno di confermare il significato di una parola latina.-
Il sorriso sul volto dell’uomo si illuminò.
-Ma certo, cosa vi serve sapere?-
-Vorrei che mi spiegaste cosa si intende esattamente con il termine “Urbe”.-
Lui non ebbe alcuna esitazione ed iniziò a spiegare senza pensarci nemmeno un secondo.
-Il significato generico di “Urbe” è quello traducibile nella lingua corrente con la parola “città”. In realtà però quando i latini parlavano dell’Urbe si riferivano quasi sempre a quella che per loro era la città, il cuore dell’Impero.-
La giovane trattenne il respiro in attesa che lui confermasse l’idea che già si era fatta strada nella sua mente.
-Roma.-
Lo sapevo!
-Ehm... prima ho sentito che il Papa può essere definito il “Principe della Cristianità”. Si potrebbe dire che il pontefice è il Principe più grande di tutti?-
Questa volta Padre Agostino si mise un dito sul mento con fare pensieroso, chiaramente meno preparato a rispondere a quella domanda.
-Io penso proprio di sì. D’altra parte, quale sovrano può superare in importanza il Vicario di Cristo?-
 
Angelica si trattenne dall’esprimere la sua opinione sulla faccenda, riflettendo su ciò che aveva appena scoperto.
Che la sua prima interpretazione fosse sbagliata? Forse era stata troppo avventata nel cercare la soluzione, forse avrebbe dovuto fare delle altre ricerche invece di fossilizzarsi sulla prima opzione che aveva trovato.
Un brivido le attraversò la schiena al pensiero che potessero esistere infinite possibilità per interpretare quell’enigma.
 
-Per caso vi occorre altro?-
Padre Agostino le stava ancora sorridendo in quel modo che irradiava disponibilità da tutti i pori.
-Ecco... so che può sembrarvi una domanda strana... ma vorrei sapere se a Roma potrebbe esserci una chiesa costruita sulle rovine di un tempio romano.-
Dovette ammettere di esserci rimasta male quando lo vide ridacchiare di gusto e non appena lui se ne accorse si affrettò a schiarirsi la voce e a spiegare.
-Perdonatemi, non volevo essere irrispettoso. Ho solo trovato la vostra richiesta un po’... ingenua.-
-Ingenua?-
-Roma è stata il centro di un vastissimo impero per decenni e con tutto quello che ha dovuto passare questa città nel corso dei secoli, gli antichi templi distrutti e le chiese costruite sulle loro rovine potrebbero essere centinaia.-
La giovane avvertì l’improvviso bisogno di sedersi.
-Potrebbe... potrebbe restringere il campo sapere che la chiesa che cerco ha probabilmente a che fare con l’acqua?
Il sacerdote rifletté a lungo prima di rispondere.
-In realtà no. Bisognerebbe fare ricerche approfondite su diverse chiese, il riferimento all’acqua potrebbe risiedere nella storia dell’edificio, in qualche reliquia contenuta al suo interno, magari. Anche in questo caso potremmo parlare di centinaia di possibilità.-
 
Se c'era una cosa che Angelica sapeva era che non aveva tempo di spulciare la storia di ogni chiesa di Roma (città che a quanto ne sapeva contava un numero assolutamente sproporzionato di chiese, santuari, cappelle e simili).
Senz'altro avrebbe dovuto fare delle altre ricerche, ma al momento sentiva solo la necessità di riposare. Forse dopo una buona notte di sonno avrebbe avuto le idee abbastanza chiare da riuscire a prendere una decisione lucida sul da farsi.
 
-Vi ringrazio, mi siete stato di grande aiuto.-
Padre Agostino si prodigò in un piccolo inchino.
-Non esitate a chiedere se dovesse servirvi altro. Mi troverete sempre qui.-
-Ne terrò conto. Grazie.-
La ragazza gli riservò un ultimo sorriso prima di voltarsi per uscire. Aveva già appoggiato una mano sulla maniglia della porta quando udì la voce del sacerdote che la richiamava.
-Signorina Angelica, aspettate!-
Lei si girò a guardarlo, sorpresa.
-Sì?-
-Ho appena avuto un’idea. Potrebbe non c’entrare nulla con ciò che state cercando ma credo che valga comunque la pena di mostrarvi ciò a cui ho pensato.-
 
Detto questo si precipitò verso una delle librerie e dopo qualche secondo di ricerca estrasse un enorme volume rilegato in cuoio stinto che appoggiò subito su uno dei banchi da lettura.
Angelica gli si avvicinò e cerco di sbirciare il contenuto del libro mentre lui scorreva le pagine, scoprendo che il testo era completamente scritto in latino.
Pensandoci era stata veramente fortunata a trovare qualcuno disposto ad aiutarla. Non aveva considerato che, essendo in un altro paese, se anche ci fosse stato qualche libro utile alla sua ricerca probabilmente sarebbe stato in un’altra lingua.
Padre Agostino aveva evidentemente trovato quello che cercava: una mappa di parte della città di Roma stampata su due pagine contigue. La striscia azzurra che rappresentava il fiume Tevere balzava subito all’occhio, insieme ai puntini verdi che indicavano la presenza di una chiesa o di un santuario.
 
-Potrebbe essere questo il posto che vi interessa?-
La ragazza seguì con lo sguardo il suo dito che puntava verso uno di quei bollini verdi e rimase a bocca aperta.
-Wow...-
fu l’unica cosa che riuscì a dire.
-Non l’avevo mai pensata in questo modo...-
 
La chiesa sulla quale il sacerdote aveva attirato la sua attenzione sembrava non avere nulla di particolare, salvo per un dettaglio: la sua ubicazione.
Di nuovo le tornò in mente il testo dell’enigma.
... che acqua e nuove credenze dalla tradizione han separato.
-Non sapevo che in mezzo al fiume ci fosse un’isola...-
Padre Agostino annuì.
-L’Isola Tiberina è un luogo simbolicamente molto importante nella storia della città.-
-Cosa sapete dirmi su quella chiesa?-
Lui girò un paio di pagine e trovò il paragrafo che gli serviva.
-È la basilica di San Bartolomeo all’Isola, edificata nel 998 dall’imperatore Ottone III sui resti di un tempio romano dedicato alla divinità minore Esculapio, dio della medicina. La scelta del luogo è simbolica, naturalmente: il tempio di Esculapio fu costruito in un periodo di grandi disordini all’interno della città e il fatto di trovarsi in una posizione separata dal resto dell’Urbe permetteva a pellegrini e officianti di rendere onore alla divinità più tranquillamente...-
-L’acqua la divide letteralmente dalla terraferma... come ho potuto non pensarci prima?-
Si era talmente convinta che quell’enigma potesse essere risolto ragionando solo in chiave metaforica che solo adesso si rendeva conto di quanto tempo avrebbe risparmiato se avesse fatto fin dall’inizio una ricerca del genere.
-Potrebbe essere quello che cercate?-
Padre Agostino doveva essersi accorto del suo interesse e le sorrideva incoraggiante. Lei tornò a concentrarsi sulla cartina.
-Sì... sì che potrebbe essere. Dove si trova esattamente l’Isola? Come ci si arriva da qui?-
Lo stesso inserviente che l’aveva accompagnata scelse proprio quel momento per entrare in biblioteca, impedendo al sacerdote di rispondere alle domande che gli erano state poste.
-Angelica Knight, il Supervisore Komui e il Sovrintendente Leverrier richiedono la vostra presenza immediatamente.-
La tentazione di ignorarlo o mandarlo via era forte, ma la ragazza conosceva la sua situazione e sapeva che in quel caso era meglio fare quanto le veniva detto, per evitare di essere ripresa e magari punita. Perciò si raddrizzò e stiracchiò un sorriso per l’uomo che l’aveva voluta aiutare.
-Non so come ringraziarvi. Non avete idea di quanto voi mi siate stato utile.
Lui le sorrise a sua volta.
-Sapere di avervi aiutata è un ringraziamento sufficiente. Mi auguro di rivedervi, signorina Angelica.-
-Me lo auguro anch'io.-
 
Dopo essersi congedata, la giovane seguì l’inserviente, che la condusse alla stanza che era stata riadattata ad ufficio temporaneo di Komui durante la loro permanenza in Vaticano. Un ambiente luminoso ma spoglio, il cui unico arredo constava della scrivania dietro la quale sedeva il Supervisore e di due poltroncine.
Leverrier stava in piedi a fianco dello scienziato.
 
-Mi avete fatta chiamare?-
chiese quando vide che nessuno sembrava intenzionato a dirle una parola.
-Si sieda, miss Knight. Abbiamo un incarico per lei.-
Leverrier le indicò le poltroncine poste di fronte alla scrivania. Lei si sedette, esternando la sua perplessità.
-Un incarico? Credevo che finché fossimo stati in trasferta non ci sarebbero state assegnate missioni.-
Komui le passò un fascicolo mentre il Sovrintendente chiariva i suoi dubbi.
-Il luogo di nostro interesse si trova qui a Roma, perciò abbiamo deciso di fare un’eccezione vista la locazione favorevole e la scarsa gravità del caso.-
Angelica scorse il breve dossier e inarcò le sopracciglia quando lesse il nome del “luogo di loro interesse”.
-Santa Maria dell’orazione e morte?-
Lo scienziato cinese le spiegò:
-Prende il nome dalla confraternita che la eresse nel XVI secolo. Il loro scopo è quello di dare sepoltura ai morti in campagna, affogati nel Tevere o che per qualche motivo non possono permettersi un funerale dignitoso. Abbiamo ricevuto delle segnalazioni riguardo la scomparsa di alcuni membri della confraternita: almeno cinque persone sono entrate nella chiesa e non ne sono mai uscite. Secondo i Finders che hanno condotto il sopralluogo potrebbe essere opera di due o tre akuma di livello non meglio identificato. Riteniamo che sia meglio agire prima che la situazione degeneri, vale a dire prima che il numero di akuma aumenti o che quelli presenti crescano di livello.-
Lei annuì.
-Certo. Va bene, se non c'è altro mi andrò a cambiare e partirò subito.-
Komui si alzò.
-Sì, è tutto. Troverai un Finder ad aspettarti nel corridoio quando avrai finito di prepararti. Anche se non sembra una missione difficile fai attenzione e facci chiamare se pensi di aver bisogno di aiuto.-
La giovane sorrise.
-Tranquillo, sarò di ritorno prima che ti renda conto che me ne sono andata.-
 
Si alzò in piedi a sua volta e riservò un freddo cenno di saluto a Leverrier prima di lasciare la stanza.
Raggiunta la sua camera, la ragazza si liberò della stola e dell’abito nero, tirando fuori dall’armadio la nuova uniforme che le avevano fornito in occasione della trasferta e che aveva indossato soltanto durante il viaggio verso Roma.
Questa volta era riuscita ad ottenere un paio di pantaloncini (riuscendo a disfarsi con enorme soddisfazione della gonna che Johnny le aveva affibbiato a tradimento l’ultima volta), ai quali si accompagnavano una camicia smanicata, un gilet di velluto nero e un cravattino bordeaux. Una giacca dalle rifiniture in color panna e bordeaux completava il quadro insieme agli stivali di cuoio.
Dopo essersi cambiata, Angelica si spazzolò i capelli davanti allo specchio, legandoli in un corto codino fissato all’altezza delle orecchie. Osservò compiaciuta che pian piano la sua capigliatura stava tornando ad avere una lunghezza accettabile.
Lanciando un’ultima occhiata allo specchio uscì per incontrare il Finder che la aspettava in corridoio. Rimase molto sorpresa nel constatare che si trattava di un ragazzo che poteva avere al massimo la sua età.
Quando la vide, il giovane si raddrizzò e la salutò con un mezzo inchino.
 
-Signorina esorcista.-
mormorò, chinando il capo. La sua formalità la metteva a disagio e Angelica cercò di convincerlo che non era il caso di trattarla con tanta deferenza.
-Ti prego, non c’è bisogno di mostrare tutto questo riguardo. Io mi chiamo Angelica e ti sarei grata se tu ti rivolgessi a me semplicemente usando il mio nome. Approposito, il tuo qual è?-
Incoraggiato dai suoi modi gentili, il ragazzo si permise di sorridere.
-Sono Gabriel.-
-Bene, Gabriel. È un piacere conoscerti.-
-Altrettanto, miss Angelica.-
I due si avviarono verso l’uscita.
-Allora, dimmi: è molto lontano il posto dove dobbiamo andare?-
chiese la ragazza, più per fare conversazione che per reale curiosità.
-No, non molto. Dobbiamo solo attraversare il Tevere e seguire il fiume per un po’. Quando vedremo l’Isola Tiberina sapremo di essere in zona.-
Lei sussultò.
-Hai detto l’Isola Tiberina? È vicina?-
-Sì, abbastanza... ma perché? Le interessa?-
Stava quasi per rispondere affermativamente, quando qualcosa la bloccò. Forse non era una buona idea farlo sapere troppo in giro.
-Beh... più o meno...-
 
Il resto del tragitto lo fecero in silenzio.
Percorsero il lungo viale che dal Vaticano portava al lungotevere e quando furono passati sull’altra sponda grazie ad uno dei numerosi ponti che tagliavano il fiume, camminarono di buon passo per qualche minuto mantenendo il corso d’acqua sulla destra.
Angelica rimase a bocca aperta quando individuò da lontano la punta bianchissima dell’Isola.
Sembrava risplendere come il più brillante dei gioielli, circondata dai riflessi dorati che l’acqua del fiume emetteva riflettendo i raggi del sole. Quella specie di piazzale di pietra chiara abbracciava tutto il perimetro dell’Isola, racchiudendo al suo interno una mezza luna di alberi ed edifici.
L’accesso dalle due rive del Tevere era permesso dai ponti Cestio e Fabricio, che spuntavano dai due lati dell’Isola come remi da un’imbarcazione.
La ragazza non riusciva a smettere di guardare quella sagoma dai contorni innaturalmente sfumati dalla luce del primo pomeriggio e avrebbe continuato a camminare fino a raggiungerla se la voce di Gabriel non l’avesse richiamata.
 
-Miss Angelica, non dobbiamo andare da quella parte.-
 
Con la morte nel cuore la giovane seguì il Finder, che si infilò in una traversa che disegnava uno strettissimo tornante con il lungotevere.
Pochi passi più avanti li attendeva la loro destinazione: incassata tra i semplici palazzi che la affiancavano, della chiesa di Santa Maria dell’orazione e morte era visibile solo la macabra facciata.
Angelica osservò a disagio i teschi di pietra che fungevano da capitelli delle colonne decorative ai lati del portone e la clessidra alata che ornava l’architrave. Alla base dei pilastri più vicini ai portali minori, due riquadri di marmo raffiguravano la Morte che osservava un cadavere disteso a terra e uno scheletro che reggeva una pergamena recante un inquietante avvertimento: “Hodie mihi, cras tibi”.
Oggi a me, domani a te.
 
-Il posto è questo. Sotto la chiesa c'è una cripta che funge anche da cimitero e da ossario. Penso che gli akuma si nascondano lì.-
spiegò Gabriel. Angelica annuì.
-Bene, allora io vado. Tu rimani qui e se dovessi sentire qualcosa di strano...-
-Non posso lasciarla da sola! Io vengo con lei!-
Angelica sorrise e gli mise una mano sulla spalla.
-Non voglio che tu corra rischi inutili, se dovesse succederti qualcosa non potrei perdonarmelo... e poi non potresti essermi molto utile, ti pare? Resta qui fuori e se non mi vedi tornare chiama aiuto. Siamo intesi?-
Non senza qualche remora lui si lasciò convincere.
-D’accordo. Stia attenta.-
-È quello che faccio sempre.-
 
Lei gli fece l’occhiolino, simulando una sicurezza che in realtà non aveva. Fu solo quando ebbe messo piede nella chiesa deserta e la porta si fu chiusa dietro di lei che la ragazza si concesse di tirare un sospirone.
La mano le tremava quando la portò alla cintura e appena toccò l’Innocence questa le scivolò, finendo a terra e facendo riecheggiare il tonfo per tutta la chiesa.
La giovane raccolse la sua arma e la attivò, imprecando a mezza voce.
Quando ebbe tra le mani le sue spade le sembrò che i tremolii che le scuotevano le braccia fossero aumentati e con enorme sorpresa si accorse che era l’Innocence stessa a vibrare e lampeggiare, come se stesse riflettendo la paura che la sua compatibile stava provando.
 
-Andiamo, non tradirmi anche tu. Non è il momento per fare i capricci, questo...-
 
Borbottando tra sé, la ragazza si spostò con circospezione alla ricerca dell’entrata della cripta sotterranea.
Rabbrividì quando passò davanti all’acquasantiera: era sormontata da un busto di scheletro con un braccio alzato come in segno di avvertimento.
Quando trovò l’ingresso alla cripta ci si infilò di corsa per non avere ripensamenti e quando arrivò sul fondo si sentì mancare: ad aspettarla c'erano tre akuma, due Livello 3 e un Livello 4.
 
-Ci chiedevamo quando avrebbero mandato uno di voi a cercare di fermarci, esorcista.-
ghignò uno dei Livello 3.
-Già, quando abbiamo sentito che stava arrivando qualcuno ci aspettavamo un altro di quei fraticelli tutt’ossa e invece finalmente è arrivato un avversario divertente!-
rise l’altro Livello 3 prima di balzare verso di lei. Angelica comunque era pronta e saltando a sua volta gli ultimi gradini della scala che permetteva l’accesso alla cripta, tagliò in due l’akuma all’altezza dell’addome, scansandosi poi per evitare l’esplosione che seguì.
-Se anche i tuoi amici sono deboli come te, sarò io a non divertirmi.-
Nonostante li avesse appena sfidati, la ragazza dubitava che gli avversari rimanenti sarebbero stati tanto sprovveduti da imitare il loro incauto compagno. Ma più che questo, a preoccuparla era il fatto che la sua Innocence non aveva mai smesso di vibrare e lampeggiare, rendendole anche fastidioso il solo impugnare le spade.
-Accidenti, ma cosa ti prende oggi?-
 
Dovette spostarsi quando vide il secondo Livello 3 che caricava dalla sua parte, ma non fu abbastanza svelta e quello la afferrò per una caviglia, scagliandola con forza contro la parete.
La giovane sbatté forte la testa contro qualcosa che sporgeva dal muro e quando scivolò a terra e alzò lo sguardo per vedere cosa fosse, balzò istintivamente indietro nel constatare che si trattava di un teschio umano.
Rammentò che Gabriel le aveva parlato del fatto che la cripta fungeva anche da ossario quando vide l’enorme quantità di ossa che ricoprivano le pareti.
Il Livello 3 emise una risata rauca quando la vide osservare i macabri ornamenti della cripta.
 
-Posto interessante, non è vero? Quando avremo finito con te non ci sarà nemmeno bisogno di farti il funerale, incastoneremo le tue ossa ancora insanguinate insieme a tutte le altre e risparmieremo ai tuoi amici la fatica di seppellirti.-
Angelica dovette sforzarsi per non rendere troppo evidente il fatto che un brivido le aveva attraversato la schiena. Si alzò in piedi tenendosi la testa dolorante con una mano e quando la allontanò la trovò leggermente macchiata di sangue.
-Stupendo...-
commentò tra i denti. L’akuma rise più forte.
-Forza, impegnati! Così è troppo facile!-
 
Scattò verso di lei e la ragazza fece appena in tempo a spostarsi verso la parete opposta e a rimettersi dritta.
Lanciò uno sguardo al Livello 4 e pensò che fosse una fortuna che, almeno per ora, non sembrasse avere intenzione di sporcarsi le mani. Probabilmente sarebbe intervenuto quando e se lo avesse ritenuto necessario.
 
-Ehi bambolina, non ti distrarre! Se non ci metti tutta te stessa non c'è neanche gusto ad ucciderti!-
Il Livello 3 si scagliò contro di lei e Angelica, sapendo di non poter fare in tempo a spostarsi, incrociò le sue spade davanti a sé e innalzò un muro di ghiaccio contro il quale l’akuma cozzò ripetutamente. Quando capì che non avrebbe ceduto a furia di spinte e spallate iniziò a prenderlo a pugni.
-Esci da lì dietro, vigliacca! Quando ti avrò presa ti strapperò via le ossa una ad una e ti farò strillare così forte che tutta la città saprà cosa ti sta succedendo! Sarai tu stessa a pregarmi di ucciderti!-
La ragazza alzò gli occhi al cielo.
-Così non mi incoraggi molto a venire fuori, non credi? Comunque va bene, adesso ti accontento!-
 
Confidando nel fatto che il suo avversario non si sarebbe aspettato una mossa del genere, Angelica fece sciogliere la barriera di ghiaccio e scattò in avanti, rompendo le difese del nemico e trapassandolo da parte a parte con entrambe le sue lame.
Nonostante la sorpresa iniziale, l’akuma riuscì a spingere la giovane fino a farla finire contro il muro, facendole sbattere di nuovo la testa e premendole dolorosamente i pomoli delle spade contro le costole.
La corazza di quella macchina assassina era attraversata da crepe sempre più profonde ed era solo questione di tempo prima che il suo corpo metallico esplodesse in mille pezzi. Nonostante la sofferenza che doveva star provando in quel momento, l’akuma si permise un’ultima risata.
 
-Sembra che alla fine abbia vinto tu, bambolina. Ma non esultare troppo presto... quello che resta dopo di me... è molto più forte... molto più cattivo... e ti farà molto... molto più male...-
Angelica puntò un piede contro il corpo corazzato del Livello 3 e lo spinse via prima che potesse esploderle in faccia. La ragazza scivolò lungo la parete fino a ritrovarsi seduta per terra con un gemito, tenendosi la testa e le costole doloranti.
-Quanto chiacchieri... comunque non sono problemi tuoi, no?-
così commentò le ultime parole del suo avversario. Lanciò un’occhiataccia alle sue armi che non avevano mai smesso di vibrare e lampeggiare.
-Coraggio, resisti ancora un po’...-
Sollevò lo sguardo e vide che l’ultimo akuma la stava osservando. Mentre la giovane si alzava faticosamente in piedi, il Livello 4 le sorrise.
-Si sono rotti... gli altri giocattoli si sono rotti...-
Angelica rabbrividì.
-Sì... vedi di non fare troppe storie e segui anche tu il tuo destino, sarà... molto meglio per entrambi.-
Quasi non fece in tempo a terminare la frase che si ritrovò l’akuma a pochissimi centimetri dal viso.
-Li hai rotti... adesso io dovrò rompere te...-
Lei spalancò gli occhi.
-Eh no... così non ci stiamo più capendo!-
 
La ragazza tentò un affondo disperato che ovviamente finì a vuoto, soprattutto per colpa del fatto che le spade avevano preso a vibrare ancora più di prima e le rendevano quasi impossibile prendere bene la mira e mantenere una presa abbastanza salda da portare dei colpi efficaci.
Cercò di spostarsi di lato per non essere colpita ma il Livello 4 la prese per i capelli e la sollevò, portandosela vicina. Il dolore era quasi intollerabile e Angelica dovette ricorrere a tutta la sua forza di volontà per non urlare.
Sollevò una spada e tagliò di netto il polso del suo nemico, rovinando poi a terra con la sua mano mozzata ancora stretta intorno ai capelli. Orripilata se la tolse di dosso, strappando via anche il nastro che le teneva raccolte le ciocche.
Si alzò il più velocemente possibile e provò ad approfittare del fatto che l’akuma era temporaneamente monco, ma quando sollevò il braccio sinistro per colpire, il Livello 4 glielo afferrò con la mano già ricresciuta miracolosamente. Angelica gridò e la spada le cadde di mano quando le sue dita le strinsero l’avambraccio in una morsa insopportabile fino a spezzarle le ossa.
Nonostante la paura e i dolori lancinanti, la giovane riuscì a mantenere la lucidità necessaria a impugnare meglio l’altra arma di cui disponeva e ad infilzarla con la poca forza che le rimaneva nel torace del suo avversario.
All’inizio le venne l’atroce dubbio di non avergli fatto alcun danno, ma poi vide che la pelle vicino alla ferita procurata dalla sua lama sfrigolava e si inaridiva lentamente.
 
-L’ultimo sforzo... Innocence... solo un altro po’...-
 
La lama della spada si illuminò e le vibrazioni che emetteva si intensificarono.
Improvvisamente intorno al Livello 4 iniziò a formarsi un sottilissimo strato di brina argentata che ustionava e piagava la sua pelle candida non appena entrava in contatto con essa. Quando l’akuma finalmente si distrusse, l’esplosione fu talmente violenta che il soffitto cedette e Angelica venne sbalzata dall’altra parte della cripta, perdendo i sensi a causa dell’impatto con la parete coperta di teschi e ossa.
 
* * *
 
Quando Angelica si risvegliò, intorno a lei vedeva solo oscurità.
Non riuscì a trattenere i gemiti di dolore quando cercò di muovere il braccio sinistro, la testa le doleva talmente tanto che sembrava dovesse spaccarsi in due ed era sicura che qualcosa di molto pesante le stesse bloccando una gamba.
Ricordava vagamente la missione, i tre akuma, l’ultima esplosione che doveva aver provocato il crollo di tutta la struttura.
Non senza un certo sconforto ricordò anche di essere sola.
Sperava che, allertato dai rumori delle esplosioni e dei cedimenti, Gabriel avesse chiamato qualcuno, ma nel dubbio doveva cercare di tirarsi fuori dai guai per conto suo. Non poteva rischiare di morire aspettando dei soccorsi che probabilmente non sarebbero mai arrivati.
I suoi occhi si erano abituati al buio e guardandosi intorno le parve di scorgere il timido alone della sua Innocence.
A fatica si sporse di lato e a tentoni riuscì a trovare la bacchetta del nastro e ad afferrarla.
 
-Innocence... attivati...-
 
La stoffa luminescente si accartocciò su se stessa e l’impugnatura divenne così calda che Angelica quasi la lasciò cadere.
Invece di trasformarsi come di consueto, il nastro si rimpicciolì fino a prendere la forma di un cubetto nero che la ragazza osservò con gli occhi spalancati.
Ricordava perfettamente quando la stessa cosa era successa a Lenalee e sapeva bene cosa significasse quella metamorfosi.
La trasformazione dell’Innocence da tipo Equipaggiamento a tipo Cristallo
Ma perché proprio adesso?
Le lacrime uscirono spontaneamente e le scivolarono lungo le guance mentre il cubetto di Innocence pian piano si scioglieva, raccogliendosi nel palmo della sua mano destra.
Dopo diversi secondi di esitazione e senza smettere di piangere, Angelica decise che l’unica cosa da fare era bere. Portò la mano alle labbra e cercò di mandar giù tutta l’Innocence liquefatta senza versarne nemmeno una goccia.
Dopo un’attesa in apparenza interminabile, fu colta da un dolore lancinante ai palmi delle mani, sui quali si aprirono le caratteristiche stigmate a forma di croce da cui iniziarono ad uscire due violenti fiotti di sangue.
La giovane strinse i denti e pianse in silenzio mentre il suo stesso sangue formava due pozze scure che le inzaccheravano braccia e abiti.
Quando si sentì talmente debole da pensare di non avere più sangue in corpo, quello che si era raccolto sul pavimento si raggrumò e si cristallizzò fino a formare la sagoma di una figura alata che si sporse verso Angelica come se la stesse osservando.
 
-Ti prego... aiutami...-
 
Sapeva che chiedere aiuto alla propria Innocence non sarebbe servito a molto, ma in quel momento di totale solitudine la Sostanza Divina era l’unica cosa su cui poteva fare affidamento.
La figura alata venne riassorbita dalla pozza di sangue dalla quale, dopo qualche secondo passato a gorgogliare, emerse la nuova arma di Angelica: una lunga spada bilama dall’impugnatura d’argento e con la larga guardia a croce che indicava il modo di brandirla. La lama principale era fine, molto simile a quelle delle precedenti forme che la sua Innocence aveva preso e splendeva di un debole bagliore che rischiarava un poco la densa oscurità della cripta semidistrutta; la lama posteriore sembrava ricavata da una stalattite di ghiaccio, sottile e cristallina.
La ragazza impugnò l’arma con la mano tremante e ancora piagata dalla ferita aperta a causa della trasformazione in tipo Cristallo, puntando la lama di ghiaccio per terra e tentando di usarla come appoggio per alzarsi. Provò a fare presa con entrambe le mani ma rinunciò quando il solo muovere il braccio sinistro le provocò una serie di fitte di dolore insopportabili.
Con fatica riuscì a liberare la gamba bloccata sotto le macerie e pian piano si alzò, sempre aggrappandosi alla spada. Una volta in piedi la giovane constatò che la nuova arma era alta quanto lei.
Fu in grado di muovere qualche piccolo passo alla ricerca di una via d’uscita prima che le gambe le cedessero e la facessero crollare al suolo. Esasperata, Angelica gemette e colpì il terreno con la spada.
Le sembrava di avere male ovunque e iniziava a pensare che non sarebbe mai uscita da lì.
Nessuno la sarebbe venuta ad aiutare e così nessuno sarebbe riuscito a salvare Lavi.
Quel pensiero le diede la forza di riprovare ad alzarsi, ma prima che potesse farlo udì dei rumori provenire da sopra di lei. Sembrava che qualcuno stesse spostando le macerie per cercare di accedere a quel che rimaneva della cripta.
 
-C'è qualcuno?-
La voce della giovane era roca e risultava appena udibile anche per se stessa. Angelica si schiarì debolmente la gola irritata dalla polvere e parlò ancora.
-C'è qualcuno?-
Quale sollievo quando sentì una voce che intimava:
-Aspetta... credo di aver sentito qualcosa.-
Rincuorata cercò di parlare più forte per farsi trovare.
-Sono... qui. Sono qui!-
Una grossa pietra si spostò sopra di lei, aprendo un varco nel mucchio di macerie e lasciando entrare la luce rossastra del tramonto. La ragazza ne rimase abbagliata, dato che era rimasta al buio per diverso tempo, e non riuscì subito a scorgere chi fossero i suoi salvatori.
-L’abbiamo trovata! Tu rimani qui, la vado a prendere.-
-Sì, signor esorcista.-
Angelica rimase immobile finché non avvertì che qualcuno le si era accovacciato davanti e le aveva messo una mano su una spalla.
-Ehi, stai bene?-
Sollevò il viso per guardare la persona che aveva già riconosciuto solo dalla voce.
-Kanda... la mia Innocence...-
Il giovane giapponese le prese le mani e le osservò, passando delicatamente le dita sulle stigmate a forma di croce.
-E’ solo diventata un tipo Cristallo, non è successo niente di male.-
Lei ricominciò a piangere.
-Io... avevo paura che non sarebbe venuto nessuno... credevo che sarei morta. E poi... mi fa male il braccio... e la testa... ti prego, falli smettere! Non ce la faccio più!-
Lui la prese tra le braccia e la sollevò di peso.
-Non piangere, adesso ce ne andiamo da qui.-
-Mi fanno male... voglio che smettano...-
-Lo so. Andrà tutto bene, presto non ti faranno più male.-
La ragazza si rannicchiò contro di lui e si lasciò portare via. Il dolore e la stanchezza le avevano messo addosso un improvviso torpore e adesso che sapeva di essere al sicuro ci si abbandonò completamente, perdendo di nuovo conoscenza.
 
* * *
 
-Sei fortunata che sotto quelle macerie non ti sia successo niente di peggio, saresti potuta morire schiacciata o soffocata.-
Angelica sospirò quando Komui le fece notare ciò che lei aveva ritenuto ovvio fin dall’inizio.
-Non avrei avuto così paura, altrimenti, non ti pare?-
Lenalee, seduta su una sedia a fianco del letto sul quale giaceva semidistesa la sua amica, sorrise.
-La cosa importante è che Kanda e i Finders siano riusciti a trovarti. Adesso devi solo pensare a riposarti.-
Ma Angelica tutto aveva in mente tranne che di riposarsi. Si mise seduta, ignorando le fitte e i capogiri che attraversarono la sua testa dolorante.
-Non ne ho bisogno. Sto già meglio, mi posso alzare.-
Komui scosse la testa.
-Con un braccio rotto, un trauma cranico e dopo essere quasi morta dissanguata non hai bisogno di riposare? Mi dispiace ma non sono d’accordo.-
La giovane abbassò lo sguardo sul suo braccio steccato, soffermandosi sulla ferita a forma di croce che le insidiava l’intero palmo della mano.
-E’ vero, non sto ancora bene... ma non posso permettermi di perdere tempo a vegetare a letto senza fare niente.-
-Ah, davvero? E cosa dovresti fare di così importante da non poter aspettare?-
Lei non rispose, ma non c’era bisogno che lo facesse. Il Supervisore conosceva già la risposta.
-Vuoi andare a cercare Lavi, vero?-
-Sì...-
Lenalee si chinò verso di lei.
-Angi, stai ancora pensando a quell’indovinello? E’ solo una filastrocca senza senso, non ti porterà a niente.-
-Non è vero, io l’ho risolto! Adesso so dove devo andare, ho solo bisogno di un’occasione e non posso starmene ferma ad aspettare! Dio, sono stanca di aspettare! Perché nessuno lo capisce?!-
Angelica si rivolse a Komui, disperata.
-Komui, ti prego! Non mi permetteranno mai di uscire da qui, ho bisogno di aiuto. So che non mi credi, ma non ho nessun altro a cui rivolgermi! Ti scongiuro. Aiutami.-
Lo scienziato non ebbe alcuna esitazione.
-Mi dispiace, Angelica. E’ fuori discussione.-
Si era già voltato per andarsene quando lei decise di fare un ultimo, estremo tentativo.
-Se mi aiuti questa volta, ti prometto che sarà l’ultima! Ti giuro che se dovessi essermi sbagliata rinuncerò a cercare e lascerò che se ne occupi l’Ordine.-
 
Sapeva di star rischiando molto con quella promessa. Non aveva alcuna certezza che le sue idee fossero giuste, anzi aveva ancora moltissimi dubbi.
Ma quale che fosse il prezzo per provare quell’unica volta a fare qualcosa di concreto dopo mesi passati a pensare ed aspettare, Angelica era pronta a pagarlo.
Komui si era fermato e sembrava star ponderando il da farsi. Le due ragazze lo guardavano col fiato sospeso.
 
-E va bene. Penserò ad un modo per farti uscire e cercherò di coprirti il più possibile quando si accorgeranno della tua assenza. Ma più di questo non posso fare.-
Se avesse avuto abbastanza forze, Angelica si sarebbe alzata per baciarlo.
-Grazie! È più di quanto potessi sperare.-
Lo scienziato annuì e uscì dalla stanza. Lenalee guardò prima il fratello che se ne andava e poi l’amica.
-Angi... sei sicura di quello che stai facendo?-
L’altra ragazza si rimise sdraiata, sperando che i capogiri si calmassero.
-No, per niente... ma è tutto ciò che ho e se può darmi anche una minima speranza di trovare Lavi... non mi arrenderò solo perché non sono sicura.-
 
Lenalee annuì, senza dire altro. Poi si alzò e lasciò che l’amica potesse riposare.
Nonostante l’impazienza, Angelica si comportò bene nei due giorni successivi, seguendo le indicazioni dei medici e restando tranquilla a letto. Sapeva che non aveva senso mettere fretta a Komui, come anche non aveva senso fare troppo rumore e attirarsi addosso gli sguardi di tutti.
Sperava che mantenendo un profilo basso nessuno ritenesse necessario tenerla d'occhio, cosa che avrebbe favorito lei e chiunque si sarebbe incaricato di coprirla nel momento in cui avesse dovuto sparire.
Quando Komui la andò a trovare il cuore le batteva a mille.
 
-Ho trovato un modo per farti lasciare il Vaticano senza farti vedere. Anche così non sarà un’impresa priva di rischi, ma almeno non dovrai usare la porta principale.-
La giovane lo fissò con interesse, attendendo che continuasse. Lui si frugò nelle tasche per qualche istante finché non ne tirò fuori un mazzo di grosse chiavi.
-Queste sono le chiavi che permettono l’accesso al Passetto di Borgo. Sai di cosa si tratta?-
Lei negò con il capo.
-È un passaggio fortificato che permette una via d'accesso riservata a Castel Sant’Angelo. Una volta i papi usavano il castello come fortezza, poi è diventato una prigione. Adesso è in via di restauro, per questo dovrebbe essere abbastanza semplice per te entrare e uscire senza che nessuno ti veda.-
-Come hai ottenuto quelle chiavi?-
Lui scrollò le spalle.
-Non ha importanza. Però ascoltami bene: questa è l’unica opportunità che ti posso dare. Se le cose dovessero andare storte e tu dovessi essere trovata, non ti toglieranno mai gli occhi di dosso. Ti staranno addosso come mastini e non ti daranno più alcuna possibilità di fare di testa tua. Sei certa di voler correre questo rischio?-
Angelica sospirò e fece un sorrisino sghembo.
-Sì, sono disposta a qualunque cosa. Anche se dovesse costarmi quel poco di libertà che mi resta, io ci voglio provare.-
 
* * *
 
Poche ore più tardi, con la complicità di Komui e Lenalee, Angelica si era defilata dalla stanza dove sarebbe dovuta rimanere fino alla fine della sua convalescenza, si era cambiata in modo da nascondere i lividi e la stecca al braccio e si era liberata delle bende che le fasciavano la testa. Dopo le ultime raccomandazioni, il Supervisore le mostrò come accedere al Passetto e si congedò da lei.
Con un sospirone la giovane si avviò lungo uno stretto corridoio intonacato di bianco con il soffitto a volta. Quando arrivò in fondo trovò che era obbligata a salire una scaletta di pietra e a continuare il percorso nella parte esterna.
Una volta uscita, Angelica si guardò intorno e scoprì di trovarsi circa a metà strada. Riprese subito a camminare, cercando di mantenersi sempre lontana dai bordi.
Nonostante il passaggio fosse sulla sommità di un muraglione fortificato, quindi molto in alto, la ragazza aveva continuamente paura che qualcuno potesse vederla.
A causa della testa dolorante e dei capogiri a volte si doveva fermare, così che impiegò parecchio ad arrivare in fondo. La figura imponente del castello la aspettava poco più avanti, come per assicurarle che era quasi arrivata.
Scese una scala uguale a quella che aveva salito prima e giunse in una stanza lunga e stretta illuminata fiocamente dalla luce proveniente da alcune feritoie. Sulla parete di fondo la attendeva un cancello di ferro, sbarrato.
La ragazza estrasse il mazzo di chiavi che le aveva dato Komui e, con le mani che tremavano, provò le chiavi una per una finché non trovò quella giusta. Aprì il pesante battente, si infilò dall’altra parte e lo richiuse, sobbalzando per colpa del forte rumore metallico che accompagnò ogni sua azione.
Si ritrovò nell’ultimo tratto del Passetto, una breve passerella di terra battuta delimitata ai lati da alte pareti di pietra senza feritoie. La ragazza la percorse fino a raggiungere un altro cancello arrugginito che collegava il Passetto ad uno dei torrioni del castello.
Dal torrione si accedeva subito al cortile, nel quale Angelica entrò con circospezione, assicurandosi di non essere vista. Per sua fortuna, comunque, pareva che non ci fosse nessuno, così costeggiò le mura del castello fino a che non trovò il portone principale, che si spalancava su un piazzale invaso dalla luce del sole pomeridiano.
Senza perdere tempo la giovane uscì allo scoperto e tentò di mescolarsi alle molte persone che passeggiavano tranquillamente davanti al castello. Ogni tanto lanciava qualche sguardo intorno a sé per controllare che nessuno l’avesse notata, l’ansia di essere trovata e riportata indietro prima di essersi davvero allontanata la assaliva.
La presenza della cupola candida della cattedrale di San Pietro che si stagliava contro l’azzurro del cielo le ricordava che il Vaticano era ancora troppo vicino, che doveva allontanarsi il più possibile e doveva farlo subito.
Dimenticando tutte le sue esitazioni attraversò a passo spedito il piazzale e raggiunse Ponte Sant’Angelo, grazie al quale poté guadare il Tevere e continuare la sua marcia dall’altra parte del fiume.
Quella strada le era familiare, ricordava di averla percorsa pochi giorni prima insieme a Gabriel per dirigersi al luogo della missione. Era semplice, doveva solo seguire il fiume e sarebbe arrivata.
Non fu un tragitto tranquillo, Angelica non aveva potuto portarsi dietro l’Innocence, che a detta di Komui era tenuta sotto custodia, quindi stava girando ferita e indifesa. Continuava a tormentare l’orlo e le maniche del vestito, i punti di sutura delle ferite alla testa le tiravano e temeva che ogni persona che le passava di fianco potesse essere una spia dell’Ordine venuta per riportarla indietro.
Ad ogni modo le sue ansie si rivelarono ingiustificate e presto riuscì a vedere la punta dell’Isola Tiberina. Ormai il sole stava tramontando e l’Isola non era avvolta dai riflessi dorati che la circondavano la prima volta che Angelica l’aveva vista.
Emozionata, la giovane dimenticò i suoi dubbi e cominciò a correre verso la tanto agognata meta.
Attraversò il ponte sempre di corsa e raggiunse in men che non si dica l’altro lato dell’Isola, dove la aspettava la chiesa di San Bartolomeo, al di là di una bella piazzetta con un alto obelisco al centro.
Si guardò intorno. Non c'era nessuno.
La luce arancione del sole che tramontava si rifletteva sulle superfici chiare dei bassi palazzi circostanti e sulla pietra bianca della chiesa e del ponte che collegava la piccola isola alla riva opposta rispetto a quella da cui era arrivata.
Ma il posto era quello, ne era certa! Tutto portava lì, doveva essere lì.
Un dubbio iniziò a farsi strada nella sua mente. Che avesse sbagliato? Forse era giusto il suo ragionamento iniziale, forse doveva davvero andare a Firenze, ora si ritrovava nel mezzo di una città enorme che non conosceva e per di più aveva gettato alle ortiche ogni possibilità di fare altri tentativi in futuro.
Stupendo. Davvero stupendo.
Non fosse stato che avrebbe reso ovvia la sua presenza in quel luogo Angelica avrebbe urlato per la frustrazione.
D’accordo, niente panico. Poteva ancora farcela.
Doveva cercare un posto in cui nascondersi fino al mattino seguente e poi avrebbe tentato di raggiungere la stazione e prendere un treno per Firenze, non poteva sprecare l’aiuto di Komui soltanto perché aveva commesso un errore di interpretazione.
Abbastanza soddisfatta del suo piano la ragazza si voltò istintivamente un’ultima volta verso la chiesa e rimase di stucco.
Nella piazza, deserta fino a pochi secondi prima, era apparsa una persona. E a meno che possedesse una velocità fuori dal normale era impossibile che ci fosse arrivata seguendo la strada. Era come se fosse apparsa dal nulla.
 
-Salve.-
 
Il sorrisetto con il quale accompagnò quel saluto per qualche motivo la inquietò.
Per riflesso Angelica portò una mano alla cintura, momentaneamente dimentica del fatto che era disarmata. Imprecando tra sé si dedicò ad osservare l’individuo che le era spuntato davanti.
Era un giovane uomo vestito di abiti bianchi di foggia orientale e con una fascia a coprirgli la fronte. Anche se non poteva vedere le caratteristiche stigmate, il singolare colore scuro della sua carnagione non lasciava spazio a dubbi.
 
-Noah.-
mormorò con un filo di voce. Il sorriso del suo interlocutore si allargò.
-Già. Non credo che ci siamo mai incontrati, io sono Wisely.-
Si esibì in un plateale inchino prima di continuare.
-E tu invece devi essere la signorina di cui ho tanto sentito parlare. Angelica Knight, se non sbaglio. Posso chiamarti Angelica, vero?-
Lei si limitò a guardarlo sprezzante senza rispondere, reazione per la quale il Noah non mostrò alcun fastidio.
-Sai, devo ammettere che sono... sbalordito dal fatto che tu sia riuscita ad arrivare fin qui. E io non mi sbalordisco facilmente. Road non aveva dubbi che ce l’avresti fatta mentre io... sarò schietto, non avrei scommesso un penny su di te. Ma a quanto pare mi sono sbagliato.-
Angelica sentì le gambe che iniziavano a tremare.
-Il posto è quello giusto, quindi...-
Wisely ghignò.
-Oh sì.-
Se non altro aveva la soddisfazione di sapere di non aver lavorato inutilmente per mesi. Rimaneva comunque ancora un quesito.
-Perché avete fatto tutto questo?-
Lui fece spallucce.
-Idea di Road. Ha pensato che coinvolgere anche te avrebbe reso le cose più interessanti. Credo che dipenda dal fatto che insieme al vecchio abbiamo... “trattenuto” anche il suo apprendista guercio.-
Di nuovo il suo sorriso si allargò in un ghigno perfido.
-Approposito, voi due state insieme, giusto?-
Il cuore della ragazza batteva talmente forte che era certa che anche il Noah riuscisse a sentirlo.
-Lui... sta bene... vero?-
-Beh, respira ancora, se è questo che intendi.-
In meno di un secondo se lo trovò davanti, pericolosamente vicino.
-Comunque non preoccuparti. Lo rivedrai presto.-
 
Detto questo le mise un braccio intorno alla vita perché non potesse muoversi e le appoggiò due dita sulla fronte.
Angelica riuscì a scorgere gli ultimi raggi del sole che tramontava oltre gli edifici della città eterna prima che il suo mondo venisse avvolto dall’oscurità.

Author
and characters corner:
Kanda: ehi tu! Sto parlando con te!
Wisely: dici a me?
Kanda: sì, a te. Vieni qui un secondo.
Wisely: *si avvicina*
Kanda: *stringe la mano a Wisely*
Wisely: ma perché...?
Kanda: perché sei riuscito a zittire quella maledetta piattola!
Yami: dai, Kanda-chan! Questa non è una cosa carina da dire su una tua collega.
Kanda: ma quale collega e collega! E poi non chiamarmi Kanda-chan, mi fai venire i brividi...
Wisely: qualche problema, Kanda-chan?
Kanda: GAAAAH! Ti ammazzo!
Yami: beh, mentre loro si picchiano vi chiedo, cari lettori, cosa ne pensate del capitolo. Spero che vi sia piaciuto e sia valsa la pena di aspettare. Per quanto riguarda le letture che ho inserito nella funzione di cui si parla all'inizio del capitolo, le ho prese entrambe da due lettere di San Paolo: la prima dal capitolo 8 della Lettera ai Romani (La Sacra Bibbia, CEI); la seconda dal capitolo 2 della Prima Lettera a Timoteo (Bibbia, edizioni San Paolo, 1982). Gli estratti sono presi da due fonti differenti semplicemente perché, dopo aver confrontato diverse versioni per entrambi i brani, ho scelto quelle che mi piacevano di più.
Kanda e Wisely: *riappaiono*
Yami: avete finito di prendervi a cazzotti, voi due?
Kanda e Wisely: sì...
Yami: allora datemi una mano che abbiamo ancora un sacco di cose da dire!
Wisely: comincio io! I temi musicali di questo capitolo sono "Kyrie for the Magdalene" dalla colonna sonora de "Il Codice da Vinci" (che funge da tema per la parte iniziale) e "The Last Crusade" degli Epica (che accompagna la parte finale).
Kanda: tsk, inoltre ringraziamo Mitsuki no Kaze per aver recensito il capitolo precedente a questo e per il suo sostegno continuo.
Yami: Kanda, mettici più entusiasmo...
Kanda: non rompere, mi sto già sforzando più di quel che faccio di solito!
Yami: concludo dicendo che la nuova uniforme di Angelica è ispirata agli ultimi disegni della Hoshino che rappresentano alcuni personaggi con (appunto) una nuova divisa che, nella mia modesta opinione, accentua la figaggine di tali personaggi *fissa immagini di Lavi*
Kanda: bleah, sei disgustosa quando sbavi in quel modo sul baka usagi.
Yami: tu aspetta che la Hoshino disegni anche te con la divisa nuova, poi ne riparliamo!
Kanda: ...
Wisely: paura, eh?
Yami: bene gente! Sperando che il capitolo vi sia piaciuto e che vogliate continuare a seguire la mia storia, vi invito (se vi va) a lasciarmi un parere e vi do appuntamento alla prossima volta (sperando di riuscire a non farvi aspettare ancora così tanto).
Wisely: *saluta con la manina* a prestooo! Nel prossimo capitolo ci siamo anche io e i miei colleghi Noah, solo per questo dovreste sentirvi enormemente motivati a leggerlo!
Kanda: tsk, trovarne uno normale è impossibile...
   
 
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