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Autore: erzsi    08/10/2015    4 recensioni
Non era una brava persona.
Certo, nella sua vita aveva fatto cose di cui chiunque – quasi chiunque, o almeno, il chiunque che per lui sembrava contare di più – ne sarebbe andato orgoglioso : aveva deriso, minacciato, macchinato e manipolato qualsiasi persona potesse offrirgli un qualsiasi tornaconto. Era un Serpeverde, dopotutto. No, era stato un Serpeverde, ma era e sarebbe stato sempre un Malfoy.
Genere: Generale, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Ginny Weasley, Narcissa Malfoy, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Pieno















«Hermione, ti ricordi di Blaise, vero?»
Lei annuì, allungando una mano per stringere quella del moro, mostrando tutto il suo sollievo e
l’altro ricambiò con un sorriso breve ma sincero.
«Loro, invece, sono sua moglie Daphne e le loro figlie Cassandra e Anfitea.
» presentò, prendendo a giocare con le bambine. Hermione si schiarì la voce, imbarazzata per il trovarsi con sconosciuti, ma i sorrisi incoraggianti di Draco la calmarono.
«Scorpius e Astoria?» domandò il biondo alla donna. «L’ha già riportato a Hogwarts?»
«No, non credo. L’ho vista ieri, e mi ha detto che oggi sarebbe stata presente. A quanto ne so, avrebbe portato anche Scorpius.»
Draco le annuì, abbassando lo sguardo verso la bambina che reclamava la sua attenzione.
«Zio, voglio giocare.»
«Tea, gioca con tua sorella.» le consigliò Daphne, scusandola con i gesti. «I grandi devono parlare. Ora arriva anche tuo cugino, contenta?»
«Bene, uhm… Hermione?» la chiamò Zabini, grattandosi distrattamente la nuca. «Posso darti del tu, sì? Tanto ormai sei di famiglia.»
«Oh, è arrossita!»
«Daphne!» esclamò Draco, stringendo a sé Hermione con un sorriso divertito in viso. «Avessi saputo che saresti venuta anche tu, avrei chiesto a Blaise di incontrarci nel suo studio.»
«E privarmi delle guance rosse della tua nuova moglie?» ribatté lei, scherzando. «Non avresti potuto farmi questo, tesoro.»
Ad Hermione per poco non andò di traverso la sua stessa saliva, e Draco dovette darle dei colpetti sulla schiena per farla riprendere, mentre rivolgeva un’occhiata truce a Daphne.

«Daphne.» si intromise allora Blaise, gelando con lo sguardo sua moglie. «Chiamalo ancora tesoro e giuro che divorzio anch’io.»
La donna rise di cuore, avvicinandosi al marito per baciarlo, e subito l’espressione di lui tornò serena come era stata fin dall’inizio, ed anche Hermione non poté trattenere una risata.

«Papà!»
L’esclamazione improvvisa fece girare tutti i presenti, notando l’entrata di Astoria e di suo figlio. Hermione lo ricordava bene, dal funerale di Lucius; se anche non l’avesse fatto, non sarebbe stato comunque difficile capirne l’identità. Quei capelli biondi erano identici a quelli di Draco. Il bambino corse verso suo padre, incurante del lieve rimprovero sul suo viso che si aprì subito in un sorriso quando lo strinse tra le braccia, inginocchiato sul pavimento per abbracciarlo meglio.

«Siete in ritardo.»
«Già. Dillo a lui, Daphne. Non ne voleva sapere di alzarsi dal letto, stamattina.» spiegò Astoria, rivolgendo un sorriso di saluto ad Hermione. «Vedo che ci siete tutti. Scorpius, perché non vieni a giocare con me e la zia? Di là ci sono due sorprese per te…»
«Cassandra e Tea!» esclamò il bambino, correndo nella direzione indicatagli dalla madre. Astoria e Daphne lo seguirono con un sospiro rassegnato, ed uscirono dalla sala senza più dire una parola.
«Allora, Hermione.» il moro la chiamò nuovamente con un tono serio, sedendosi davanti a lei. Una pergamena ed una piuma svolazzano a mezz’aria, e si sforzò di ignorarli. «Astoria mi ha spiegato brevemente quello che è accaduto, ma vorrei che me lo ripetessi tu. So che riguarda tuo marito, quel rosso di Weasley.»
«Sì.» confermò torturandosi le dita, ma la stretta di Draco la fermò. Rivolse un breve sguardo agli occhi del biondo, che la spronavano a continuare. «Lui… lui ha detto che… ha detto che mi avrebbe tolto la custodia dei miei figli.»
«Dì le cose come stanno, Hermione.» la interruppe Draco seccamente, gli occhi pieni di scintille di rabbia. «L’ha minacciata di non farglieli più vedere, Blaise, dopo averla persino accusata di essere una… una di quelle.»
«Draco.» lo chiamò l’altro, ammonendolo con lo sguardo. «Capisco la tua ira, ma è superflua. No, aspetta, mi sono espresso male. So che ci tieni a lei, e che faresti tutto per cercare di proteggerla, ma… ma ci sono altri metodi, per farlo. Per questo sono qui.» gli mormorò, evocando un libro. Cominciò a sfogliarlo in silenzio, ma ben presto si interruppe. Rivolse nuovamente la sua attenzione ad Hermione, chiudendo quello stesso libro con uno scatto secco che la fece sussultare.
«Hermione, devo chiedertelo, e spero che tu mi dica la verità.» iniziò, esitando subito dopo. «Draco, potresti…»
«No.» pronunciò secco, sistemandosi meglio sulla poltrona. «Non me ne vado, Blaise.»
«Draco, quello che… ci sono domande che devo farle, ed ho bisogno di privacy. Devo davvero chiederti di uscire.» si scusò alzando le spalle. «Non posso fare altrimenti, lo sai bene.»
Il biondo se ne andò controvoglia, sbattendo la porta infuriato mentre usciva, e Blaise poté continuare quel colloquio con una Hermione sempre più nervosa.

«So che tanto poi gli dirai tutto, ma per legge non potevo farlo rimanere. Sai, segreto tra avvocato a cliente.»
Hermione annuì, sorridendo alla smorfia infastidita che l’altro fece subito dopo.

«Draco!» tuonò, afferrando l’oggetto che spuntava da sotto la porta. «La privacy!»
Hermione rise, osservando la scena : Draco se ne stava comodamente contro lo stipite della porta della stanza davanti lo studio, in mano un riconoscibilissimo filo color carne, ed alzò gli occhi quando incrociò quelli grigi che le fecero l’occhiolino. Guardò Blaise rientrare, insonorizzando la stanza, e subito fece evanescere le Orecchie Oblunghe sequestrate a Draco.

«Scusalo, Hermione. A volte è più infantile di Scorpius e delle mie figlie messi insieme.»
«Sì, me ne sto accorgendo.» confermò lei, un sorriso sinceramente divertito sulle labbra, vedendo l’altro annuire vigorosamente.
«A volte mi domando quanti anni abbia esattamente. Ha l’aspetto di un adulto, ma si comporta ancora come un undicenne.» mormorò fingendosi esasperato. «Comunque… pronta, per le domande?»

 




 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

«Padrone…»
«Cosa c’è?» gli si rivolse con un sibilo, sgridandolo con gli occhi per il tono troppo alto che aveva usato nel chiamarlo. Diede un’occhiata ad Hermione, fortunatamente ancora addormentata di fianco a lui.
«Il signor Harry Potter, padrone. È sotto che aspetta padron Malfoy.»
Il biondo si affrettò a rivestirsi, dopo aver congedato l’elfo, riflettendo sul motivo che avrebbe dovuto spingere Potter a presentarsi a casa sua. Sapeva di non riuscire a darsi una risposta, al momento, e comunque non prima di aver parlato con l’Auror. Che Weasley gli avesse spifferato tutto quello che era accaduto poche ore prima? No, non poteva essere, pensò subito dopo. Lenticchia non era il tipo da umiliarsi con gli amici, per quanto tardo potesse essere.
Si affrettò a raggiungerlo, incuriosito, e lo trovò nel corridoio centrale che si guardava intorno, accompagnato da un nucleo di altri Auror. Draco li guardò uno per uno, non riconoscendoli.
«Potter.
» lo chiamò, piazzandosi davanti. «A cosa devo l’onore di avere te ed altri… sei Auror in casa mia?»
«Siamo qui per Narcissa Malfoy.» gli rispose, ed il biondo capì ancora meno di prima.
«Mia madre?» sussurrò, l’espressione sinceramente confusa. «Cosa volete da lei?»
«Affari del Ministero.» lo liquidò lapidario, ma fu grazie a quella reazione che Draco capì il motivo di quella visita. Gli unici affari del Ministero, perlomeno i più urgenti, riguardavano tutti l’assassinio di suo padre e l’attacco a quel negozio. Ma perché il dipartimento Auror avrebbe dovuto cercare sua madre? Cosa c’entrava lei, e in che modo quella situazione la riguardava?
«Perché la cerchi, Potter?» gli domandò, ma l’Auror scosse la testa dimostrando così la sua intenzione a non rispondergli.
«È qui?»
Draco tentennò, non sapendo bene cosa rispondergli. Da un lato, sapeva che prima o poi Potter e gli altri se ne sarebbero accorti, della sua menzogna, ma d’altro canto… era pur sempre di sua madre, che si stava parlando. Sapeva che erano lì per interrogarla - Merlino solo sapeva per quale effettivo motivo - e ostacolarli sarebbe significato finire immischiato anche lui. Ed era l’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento, caricare di lavoro extra Blaise, già indaffarato per conto di Hermione.

«Ecco, non…»
«Hermione?
»  l’esclamazione stupita di Potter lo fece voltare verso le scale che lei stava scendendo. Si fermò a metà, rivolgendo uno sguardo altrettanto stupito ad Harry, sinceramente sorpresa di trovarlo lì. Come lui, del resto.
«Ciao, Harry. Volevo andare in cucina.
» si scusò lei, distogliendo imbarazzata lo sguardo per fissarlo su Draco. «Ma non so dove sia.»
Lui le sorrise, grato di quel momentaneo diversivo. Le porse una mano, aspettando che lei l’afferrasse.
«Non potevi chiamare l’elfo? Ti avrebbe portato qualunque cosa volessi.»
«Assolutamente no!» esclamò infervorata. «Non sfrutterò Sock, Draco. E poi, non voglio disturbare.»
«Sciocchezze.» minimizzò lui. «È pagato, per questo.»
Hermione lo guardò prima allibita, ma subito un espressione contenta sostituì la precedente.
«Lo paghi? Davvero?»
«Certo.» Malfoy annuì, ghignando davanti al suo viso stupito, tornando a prestare attenzione a Potter. Hermione lo imitò, guardandolo con curiosità.
«Cosa succede? Perché Harry è qui?»
«Questioni di lavoro, suppongo.» le spiegò brevemente Draco. «Lui e gli altri cercano mia madre.»
«Oh. Per quale motivo, Harry?»
«Per questa.»
Tutti i presenti si voltarono in direzione delle scale, dove la voce limpida di Narcissa Malfoy li aveva interrotti. Stava scendendo i gradini con la solita grazia che la contraddistingueva, tra le mani una maschera.
Draco sgranò gli occhi, riconoscendola, osservando distrattamente che tutti gli Auror presenti avevano le bacchette pronte in mano. Narcissa lo raggiunse, superandolo di poco, e si sistemò a metà tra il gruppo del Ministero e lui ed Hermione.
«Cercava questa, signor Potter?
» gli domandò retoricamente, porgendogli la maschera da Mangiamorte di Lucius. «Suppongo di sì. La prenda, non mi servirà più.»
La maschera passò di mano in mano, finendo tra quelle di un Auror che si smaterializzò immediatamente, sotto lo sguardo confuso di Draco.

«Madre… cosa sta succedendo?»
Narcissa si voltò verso di lui, fiera come era sempre stata, e suo figlio poté sentire un singulto provenire dalle labbra di Hermione. Ma non ne capì il motivo.

«Ti voglio bene, Draco. Te ne ho sempre voluto.» cominciò lei, imponendosi di non piangere davanti a suo figlio. I Black non piangono, i Black affrontano tutto a testa alta. Ed era esattamente quello che stava facendo Narcissa, anche se le costava come nient’altro nella sua vita. Nemmeno dare alla luce Draco le era stato così doloroso. «Tutto ciò che ho fatto… è stato per te. Perché tu fossi davvero felice, perché tu potessi essere realmente te stesso, senza costrizioni, pregiudizi ed ordini.»
Draco la guardava a bocca lievemente aperta, e lei vi vedeva non l’adulto che era adesso, ma il bambino paffuto e maldestro che era da piccolo. Questo, sarebbe stato sempre per lei : il bambino che amava abbracciarla, confortandosi del suo profumo, e darle baci di nascosto a suo padre, custodendoli gelosamente come un segreto solo tra loro due; il bambino che con la sua prima magia aveva rotto il vaso preferito di Lucius, vecchio di trecento anni; il bambino dolce che era un tempo, prima di essere plasmato ad immagine e somiglianza del suo stesso genitore. E quegli occhi grigi… nonostante tutto, erano ancora infantili. Dopo tutto quello che Draco aveva passato nella sua vita, i suoi occhi avevano ancora quella purezza fanciullesca che l’aveva affascinata fin da subito, fin dalla prima volta che li aveva incrociati.

«Ti chiedo di perdonarmi, se puoi.» riprese lei, sforzandosi di parlare con voce chiara, nonostante gli occhi umidi. Ma non avrebbe mai pianto. «Per il gesto che ho compiuto. Chiunque avrebbe agito così.»
«Madre…» Draco la chiamò con un mormorio, più confuso di prima. «Cosa hai fatto?»
Narcissa non gli rispose; si voltò verso Harry Potter con i polsi uniti ma a testa alta. Nessuno mai gliel’avrebbe fatta abbassare, pensò in quel momento, lei era e sarebbe stata sempre una Black.

«Narcissa Malfoy.» Harry chiamò il suo nome, ignorando le occhiate supplicanti di Hermione e lo sguardo perso di Draco. Non poteva fare altrimenti. «Lei è accusata formalmente dal Ministero per l’assassinio di Lucius Malfoy e l’attacco al negozio di Madama McClan.»
Narcissa gli annuì, schiarendosi la voce per scacciare quel blocco che le stava impedendo di parlare.
«Come ha capito che ero stata io, signor Potter?»
L’Auror si raddrizzò velocemente gli occhiali, cieco però alle occhiate che Hermione gli lanciava per fargli capire di non parlare davanti a Draco. Ma Malfoy era un adulto, e comunque prima o poi sarebbe venuto comunque a conoscenza delle motivazioni di sua madre.

«Ha commesso un errore, Narcissa. Certo, è stato forse involontario, ma l’ha fatto. La bacchetta di Biancospino. Abbiamo trovato un frammento di quel legno mischiato ad altri, sia dove esisteva il negozio di Madama McClan che sul luogo del… dove è stato trovato suo marito, insieme con Acacia e Noce.» spiegò Harry, prendendo un respiro veloce prima di tornare a parlare. «Gli Incendio e l’Ardemonio non sono riusciti a distruggerli del tutto. Ma è stato grazie al Biancospino che sono riuscito a risalire a lei.»
«Quella bacchetta è di Draco.» puntualizzò Narcissa, e l’Auror annuì.
«Sì, ma sappiamo tutti, qui, che suo figlio non sarebbe stato in grado di fare male nemmeno ad una mosca. Non poteva essere stato lui. Non è un assassino, e questo l’abbiamo già appurato vent’anni fa.» la voce di Harry finì in un sussurro, ricordando la morte di Silente nella torre. «In più, quella maschera era l’unica che mancava all’appello. Quello che non riesco a capire, - aggiunse subito dopo, - è il motivo. Perché…»
«Perché colpire il negozio?» Narcissa lo interruppe con un gesto secco della mano. «Un semplice diversivo, signor Potter.»
«Ha ferito delle persone!» Harry alzò la voce, incurante delle occhiate che la Malfoy gli lanciava. «Decine di persone finite al San Mungo!»
«È vero. Ma sono ancora vive, no? Avevo bisogno di qualcosa che vi tenesse impegnati, mentre…» Narcissa prese un profondo respiro, guardando addolorata suo figlio, ma lui non sembrava realmente vederla. Aveva gli occhi vacui, e nemmeno gli abbracci di Hermione sembravano riscuoterlo dallo stato in cui era caduto.
«Mentre ordinava l’uccisione di Lucius Malfoy?» le domandò Harry, un finto tono sarcastico che stonava terribilmente con tutta quella situazione, ma lei lo fissò con stupore.
«Ordinare?» ripeté, le labbra strette in una linea severa. «Non sono una stupida, signor Potter. Non avrei mai rischiato che qualcun altro potesse… potesse tradirmi. Non ho ordinato alcunché a nessuno. L’unica responsabile sono solamente io.»
L’Auror aggrottò le sopracciglia, guardandola con confusione.
«Ma i testimoni… giurano di aver visto almeno un paio di persone.»
«Signor Potter, non credo che sia mio dovere ricordarle quanto le persone possano essere estremamente suggestionabili. Specialmente quando vedono del sangue. Ed un buon Confundus ha fatto il resto, facendo credere loro che le persone fossero molte di più.»
«Ha fatto tutto da sola, quindi.» ripeté Harry, incredulo a ciò che sentiva. «Non mi spiego un’altra cosa. Come ha fatto ad ucc… a colpire suo marito?» si corresse subito, dopo l’occhiata truce di Hermione verso di lui. «I Medimaghi hanno detto che sembrava qualcosa di simile al Diffindo, ma che era un incantesimo di tutt’altro genere. Quale ha usato?»
Sul volto di Narcissa spuntò un sorriso amaro. «Le ricorda nulla, signor Potter, il Sectumsempra?»
L’Auror sgranò gli occhi, balbettando poi parole incomprensibili.
«La formula di Piton?» le domandò, incredulo. «Come fa a conoscerla?»
«Signor Potter, come le ho già detto, non sono una sprovveduta. Severus mi ha confessato che lei ha usato quella stessa formula su mio figlio, al vostro sesto anno. Se Lucius non avesse fallito, l’anno prima, Draco non sarebbe stato Marchiato per rimediare agli errori di suo padre, come invece è stato, e tantomeno non sarebbe stato vittima di quella maledizione. Lucius meritava di morire nello stesso modo in cui aveva rischiato la vita il suo unico figlio.» spiegò senza tentennamenti, animata dalla rabbia che la vigliaccheria di suo marito le aveva provocato in passato.
Si voltò brevemente verso Draco, trovandolo con lo sguardo perso nel vuoto, e gli accarezzò una guancia. Lo fece piano, con estrema lentezza : voleva imprimersi ancora una volta la sensazione - la bellissima sensazione - che provava ogni volta che le sue dita entravano in contatto con la pelle di suo figlio. E, per lei, sarebbe stato davvero sempre un bambino, qualunque età potesse mai avere.
Narcissa sapeva cosa stava per accadere, lo aveva sempre saputo. Era cosciente che Azkaban era inevitabile, per una come lei, e nonostante conoscesse dal principio la fine che l’avrebbe aspettata, non aveva esitato neanche un momento. Forse, realizzò in quell’istante, Azkaban era un buon compromesso.

«Non mi pento di nulla.» gli mormorò, mentre un sorriso dolce spuntava dalle sue labbra rosse. «Perdonami.»
Si allontanò da lui, pronta a consegnarsi definitivamente nelle mani del Ministero, ma un sussurro timido la fece voltare nuovamente indietro.
«Perché?»
Narcissa guardò con gratitudine Hermione, abbracciata a suo figlio nel tentativo di sostenerlo, e non poté trattenere un sorriso dolce.
«Perché ti voglio bene. Perché sei il mio unico figlio. Perché tu, più di tutti gli altri, meriti di essere felice al fianco di una donna come Hermione. Perché sono una madre.»
Si voltò, dopo aver accarezzato ancora una volta con un sorriso il viso di suo figlio, e superò tutti quegli Auror giunti per arrestarla.

A testa alta.




 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

«Te l’avevo detto che Blaise era bravo, no?»
Hermione annuì, giocando con l’angolo del lenzuolo attorcigliandolo tra le dita.
«Sì, è vero. Ha fatto un buon lavoro, per Narcissa. E per me, trovando un cavillo che riuscisse a farmi ottenere i miei figli, nonostante avessi torto.»
«Ed è così. La Legge Magica è alquanto severa, su temi come questo. Sono le madri, ad avere la potestà in caso di separazione, o di divorzio, non i padri.»
«Non esserne così contento, Malfoy.» lo rimbeccò lei, sentendo il tono con il quale aveva pronunciato la parola divorzio. «Il fatto che, ora, Ronald ed io lo siamo non significa che puoi…»
«Gioirne?» domandò lui, accarezzandole un fianco fino a farla rabbrividire. «E’ stato difficile? Firmare quei documenti.»
Hermione ci pensò su per qualche istante, ma poi scosse convinta la testa. «Credevo di sì, sai? Credevo che avrei esitato, e che me ne sarei pentita subito dopo.»
«E non è successo.»
«No, non è successo.» ripeté, strappandogli un bacio. «Merlino, dovrò rivederlo. Devo andare a prendere Hugo, e so che Ron sarà alla Tana. Per fortuna che c’è Molly, con sua madre presente non potrà fare sciocchezze.»
«Ti stai dimenticando di me, Mezzosangue.» le ricordò con un bisbiglio, sfiorandole i capelli, ed Hermione trattenne il respiro. Alzò la testa per guardarlo, non leggendo altro che sincerità nel grigio dei suoi occhi.
«Vuoi essere presente? Perché?»
«Hermione.» scandì lentamente. «Dopo tutto quello che è successo, come puoi dubitare che non voglia fare parte della tua vita? Di ogni singolo aspetto? Devi essere davvero sciocca, per non esserci ancora arrivata.»
Lei sentì il cuore prendere a battere forte, sempre più forte, e non poté trattenere la parola che le uscì dalle labbra.
«Tu…»
«Sì.» la interruppe, deglutendo improvvisamente in imbarazzo. Lo era sempre, quando si parlava di sentimenti, e non avrebbe mai potuto farci niente. «Mi pare di averlo già detto. In una qualche sala da tè, se non ricordo male. Probabilmente quella del San Mungo.»
«Ma non era rivolto a me, bensì ad Astoria.» puntualizzò lei, gonfiando lievemente le guance come una bambina, e lui sogghignò davanti quell’espressione buffa. «Sai, sono contenta che sia in attesa. È una brava donna, si merita questa felicità. Anche Terence mi sembra gentile.»
«Vero, lo sono entrambi. Lo desiderava da tanto, un altro figlio, e sono contento che Terence sia riuscito a darglielo.»
«Ti dispiace, non averne avuto un altro?» gli domandò Hermione, ma evitò di guardarlo in volto.
«Sì, se devo essere sincero. Avrei tanto voluto avere una bambina. Ma Astoria… prima non riusciva a rimanere incinta. Aveva dei problemi, ma per sua fortuna li ha risolti.»
«Magari, in un futuro…»
Draco la guardò con un espressione indecifrabile, ma dentro si sentiva pieno di gioia per il solo fatto che lei potesse valutare quell’opportunità.
«Sì, magari.»
Hermione sospirò, non sapendo cosa dire. Si sentiva la testa libera da qualsiasi pensiero, ora che era lì con Draco. Le aveva proposto di trasferirsi da lui solo qualche giorno prima, dietro la scusa della solitudine : le aveva detto che non voleva sentirsi solo, in quella villa enorme, e che la sola compagnia di Narcissa non gli bastava. Voleva quella di Hermione, e l’aveva ottenuta.

«Sei tu, la mia scelta volontaria.» affermò lui dopo qualche istante di silenzio. «E non avrei potuto farne una migliore, nella mia vita.»
Draco le accarezzò il volto arrossato, ammirandola mentre lo guardava trattenendo ancora il respiro.
«Voglio darti tutto, Hermione. A volte non sarà facile, ma cosa lo è? Potrà capitare che litigheremo, arrabbiati l’una con l’altro, ma sono cose che potremo superare. Se tu lo vorrai.»
Attese in silenzio una sua risposta, pregando Merlino che fosse quella che lui si aspettava e non quella che sarebbe stata capace di distruggerlo completamente. Ci aveva riflettuto fin da quando l’aveva incontrata di nuovo, un paio di mesi prima, e con il passare del tempo si era reso conto che non aveva mai avuto scelta; si era reso conto di dipendere da lei, dai suoi sorrisi, dalle sue occhiate e dalle sue parole in un modo che non aveva mai creduto di provare. Nemmeno il matrimonio, ormai sciolto, con Astoria era stato così.
Ed Hermione… Hermione gli mostrò con i gesti, quale sarebbe stata la sua risposta.
Draco la guardava, abbracciata a lui e con la testa postata contro il suo petto, e sorrise al vuoto nella sua camera.
Era un Malfoy.

Tutto si era risolto.
Ed i Malfoy ottenevano tutto ciò che desideravano, da vincenti quali erano.
Sua madre aveva ottenuto il permesso dal Ministero per scontare la sua pena alla villa.
Draco aveva ottenuto Hermione.
Lui aveva divorziato, ed anche lei. Sarebbero potuti stare insieme senza ostacoli.
Fino a quando lui l’avrebbe voluta.
Forse…
Per il resto della sua vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note.

Scrivere la parola fine ad una storia è sempre difficile, ma per questa lo è stata il doppio. Vuoto per pieno è stata una storia nata per caso, senza essere minimamente programmata, e fino alla fine non sapevo quale esito ne avrebbe avuto. Sarebbe stata a lieto fine? Avrebbe avuto un finale triste? Non lo sapevo, fino a quando non ho scritto l’ultima parola di questo capitolo.
E ne sono soddisfatta.
Nonostante i ritardi, nonostante i blocchi che la stesura di questa breve storia mi ha portato ad avere, ne sono soddisfatta : si è svolta esattamente come l’avevo immaginata fin dall’inizio, ed è stato bello leggere i vostri commenti man mano che postavo, sia in pubblico che in privato, perché mi hanno aiutata ad essere più celere e - probabilmente - meno dispersiva negli stessi dialoghi tra i personaggi.

Per chi se lo stesse chiedendo, Terence ed Astoria hanno avuto una bambina, con grande invidia di Draco. Il nome è a vostra discrezione, ed anzi vi vorrei chiedere di suggerirmene alcuni per un probabile seguito al quale sto pensando.

Non so se effettivamente Daphne e Blaise fossero sposati, né se tantomeno entrambi avessero avuto dei figli, e sinceramente poco importa, ma questi sono personaggi a cui mi sto affezionando e non potevo assolutamente non metterli insieme. Con tanto di pargolette al seguito, i cui nomi riprendono le radici familiari dei Greengrass.  

Per quanto riguarda Ronald, anche se nel capitolo non è specificato, diciamo che una certa Lav-Lav in forma decisamente corporea ha fatto nuovamente capolino nella vita del suo Ron-Ron.

Ultimo ma non ultimo, ci terrei a ringraziare le lettrici che hanno recensito questa storia, che hanno semplicemente letto in silenzio e che l’hanno aggiunta nelle varie liste.

Mi auguro che anche quest’ultimo capitolo vi sia piaciuto.
Per l’ultima volta, grazie di essere arrivati fin qui.
erzsi.

 

 

 

 

 

 

P.S. : Capitolo non betato.

   
 
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