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Autore: rossella0806    08/10/2015    2 recensioni
Aurora è una ragazza con un passato molto doloroso alle spalle: dopo l'ennesima batosta ricevuta nella vita, decide di rifugiarsi in un paesino sperduto, un posto magico circondato da lago e montagne, per poter riflettere e ridare un senso alla propria vita.
Qui si ritroverà a fare i conti con se stessa e con la curiosità dei paesani, gente semplice che si rivelerà di grande aiuto per la sua rinascita spirituale.
Grazie a tutti loro, dal sindaco impicciona, a Liliana, la bottegaia del paese, a Linda, una ragazzina di dodici anni, a Macchia, un gattino trovatello e a Tommaso, aitante vigile del fuoco, Aurora imparerà a vivere e ad affrontare la sua solitudine.
E, alla fine, non solo verrà riscattata dalla sua passione per la fotografia ma, grazie anche ad un incontro inaspettato, si scoprirà più forte e amata di quanto avrebbe mai immaginato.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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LE FESTE NATALIZIE DI AURORA


Tardo pomeriggio di martedì 25 Luglio


Invece, alla cena, Aurora non deve affatto pensare.
Appena rientrati alla casa rossa, infatti, lei e Tommaso trovano Liliana indaffarata
in cucina, intenta a tirare fuori dal forno due teglie fumanti.
-Buonasera! Eccovi, finalmente, stavo per … oh, signor Pastero, cos’è successo? Cosa si è fatto?!- domanda allarmata la donna,
appena vede il ragazzo in quelle condizioni, gli occhi chiari contratti in una smorfia preoccupata e il sorriso che si spegne all’istante.
Posa con non troppa cura le presine e il contenuto che reggono sulla credenza lì vicino, per avvicinarsi insicura ai due nuovi venuti.
-Non si preoccupi, abbiamo avuto un piccolo incidente durante la rimozione della frana. Per fortuna non è successo niente di grave, solo qualche escoriazione … - la tranquillizza Tommaso, passandosi il braccio sinistro, quello che non gli fa troppo male, sul viso ancora leggermente sporco e graffiato sulla guancia.
-Le sue mani … le fanno male? Posso fare qualcosa?- continua la donna, la voce preoccupata e gli occhi angosciati, gesticolando con una punta d'isteria, in preda all’ansia.
-Mi danno fastidio, lo ammetto, ma, le ripeto, signora, non è successo nulla di grave. Poco fa,
nell’ufficio del sindaco, ci ha visitati il dottor Berti, veniamo proprio da lì. Devo solo disinfettare le ferite e metterci una pomata, ma nel giro di qualche giorno passerà tutto, stia tranquilla!-
Tommaso rassicura con lo sguardo la donna, che si appresta a soffiarsi il naso, l’emozione palpabile che quella scena le ha suscitato.
-E siete riusciti a rimuovere la frana?- domanda speranzosa, rimettendo il fazzoletto nell’incavo del seno, indosso la maglia turchese traforata a maniche corte.
-Sì, l'incidente è avvenuto poco dopo. Il masso che ci ha quasi investito è stata un’altro, più piccolo, che è inaspettatamente sceso a valle. Proprio in questi momenti, il Comandante dei Vigili del fuoco insieme agli uomini della Protezione civile è andato a fare un sopralluogo su in montagna, per controllare l'eventuale presenza di zone a rischio e non visibili dal paese … -
I tre, ancora in piedi vicino alla credenza in legno, non riescono ad alleggerire la tensione, sebbene nessuno di loro voglia fomentare ancora di più l'ansia e l'agitazione che le parole hanno suscitato.
-Possiamo anche sederci … - propone Aurora, sorridendo, trasformando a parole il pensiero di Liliana e Tommaso –la situazione di certo non cambierà se rimaniamo in piedi. Anzi, beviamo qualcosa?-
Il ragazzo è il primo ad assecondare la proposta della forestiera, ovviamente scosso da tutto ciò che gli è capitato nel pomeriggio.
Le mani fasciate gli prudono terribilmente, il braccio sinistro gli pulsa fastidiosamente; si sente sporco, a causa della terra che percepisce essersi infilata nella divisa che ha ancora addosso.
-Sì, grazie- risponde con un sorriso tirato – per me va bene dell’acqua fresca … -
La giovane si avvicina al frigo e, dopo che anche Liliana ha confermato di volerne un semplice e dissetante bicchiere, tira fuori la bottiglia.
La porta al tavolo, dove recupera dei bicchieri capovolti su uno strofinaccio verde e posti lungo la parete, al centro, in modo che non cadano.
-Quindi, signor Pastero- prosegue la bottegaia, dopo aver sorseggiato il liquido trasparente – se c’è la possibilità che esista qualche altra frana, vuol dire che dovremo fermarci ancora qui, almeno per questa notte?-
-Credo proprio di sì, signora, però, almeno una buona cosa siamo riuscita a portarla a termine: abbiamo fatto in tempo a togliere i detriti dalla strada che porta alla città, così ora non saremo più isolati- spiega Tommaso, mentre Aurora gli versa dell’altra acqua.
-Oh, finalmente una bella notizia!-
-Dobbiamo esserne molto felici!- s’intromette la ragazza –è un passo avanti verso la normalità che, sono certa, presto tornerà a regnare in paese!-
Il forestiero le lancia un’occhiata complice, soddisfatto per quella testimonianza inattesa di generosità, mentre Liliana la fissa con occhi lucidi, poi, trattenendo a stento le lacrime, si giustifica:
-Mi dispiace molto per quello che sta succedendo, Aurora, e anche per il disturbo che le stiamo creando! Lei, qui, è venuta per fare una semplice vacanza, per rilassarsi, invece si ritrova catapultata in quest’incubo ad occhi aperti ... mi dispiace davvero-
-Ma no! Perché dice questo?- le risponde la forestiera, mentre un sorriso di conforto le affiora sulle labbra.
-E’ il minimo che possa fare per la sua gentilezza e quella della sua famiglia- prosegue, avvicinando la sedia a quella della bottegaia.
-Anzi, almeno mi ha dato la possibilità di sdebitarmi per quella fantastica cena che alla fine non ho più avuto occasione di ricambiare!-
-
A proposito di cena, quasi mi dimenticavo!- la donna batte una mano sul tavolo, le guance imporporate.
-Mi sono permessa di preparare qualcosa con quello che ho trovato in giro. Volevo farvi una sorpresa per festeggiare il rientro nelle nostre case, invece … -
-Invece ci mangeremo ugualmente tutto quello che ha preparato!- conclude la ragazza, appoggiandole una mano sul braccio – allora, cos’è questo profumino?-
-Oh, nulla di che- si schernisce ingenuamente Liliana -ho infornato due teglie di focacce. Le ho potute fare solo semplici, con un po’ d’olio, di sale grosso e del tonno che ho portato-
Poi, dopo aver ritrovato il solito entusiasmo che la caratterizza e alzandosi per rimettere a posto le presine che ha malamente abbandonato sulla credenza pochi attimi prima, continua:
-Ho preparato anche due budini al cioccolato, li ho già messi in frigo. Non so se basterà come cena ... magari potremmo fare uno sformato di pasta: ho visto che c’è della mozzarella e ancora mezza bottiglia di salsa, in frigo.
Anzi, le prometto che appena tutto questo sarà finito, le offrirò tutte le spese che vuole, potrà comprare anche mezzo negozio, se lo desidera!- propone in rapida successione la donna più anziana, per poi ritrovarsi a ridere entrambe, complici dell’intimità che si è creata tra di loro:
-Va bene, ma non vorrei depredarle la bottega! Ora, però, bando alle ciance! Preparariamo lo sformato, altrimenti non sarà tutto pronto per l’inizio del primo turno delle sette! E tu, Tommaso, rimani seduto e riposati!-
-Agli ordini!- si arrende il ragazzo, reprimendo una smorfia di doloroso fastidio alla mano destra, portata alla tempia per fare il tipico gesto di obbedienza dei soldati di fronte ai loro superiori.
-A proposito, Linda come sta?- s’informa la forestiera, recuperando
dal chiodo nel muro il grembiule giallo con le cocche scucite, vicino alla finestra semiaperta.
-Meglio. Poco dopo che è andata via, ha voluto scendere in soggiorno e ha coccolato un po’ Blasco: deve vedere come
quei due gatti vanno d’accordo!-
Liliana sta recuperando dal frigo la mozzarella e la bottiglia di pomodoro già per metà utilizzata.
-Lo so, li ho visti ieri! Se sua figlia si sta riprendendo, magari stasera potrà scendere a cenare con noi …  immagino si annoi molto a rimanere sempre da sola in camera sua-
La bottegaia fa spallucce, mentre con la forbice taglia un lato della confezione del formaggio molle e, sorridendo, asserisce:
-Forse, se sale lei a chiederglielo, riuscirà a convincerla!- le schiaccia l'occhiolino la donna, accondiscendente.
-Va bene. L’aiuto qui e, una volta finito, vado!-



Aurora sta salendo le scale per andare a farsi una doccia: la preoccupazione per quello che improvvisamente è successo, l’ansia per le condizioni fisiche dei feriti, la piacevole sorpresa della cena che Liliana ha preparato e la velocità con cui hanno cucinato i due timballi di pasta, insomma, tutte quelle emozioni hanno contribuire a sfiancare ancora di più la ragazza.
Non si azzarda nemmeno a pensare alla possibilità tutt’altro che remota che la festa non si possa realizzare: tutto il lavoro che ha condotto in quella settimana per completare la mostra fotografica, l’impegno, la ricerca di idee, non può rivelarsi solo mero tempo sprecato.
Dopo aver recuperato dall’armadio e dal comò il necessario per rimettersi in sesto, la forestiera è pronta per rinfrescarsi corpo e idee con una bella doccia fresca.
Sul pianerottolo, di fronte alla sua camera, c’è il bagno che ha scelto di utilizzare prima che arrivassero Tommaso e gli esuli, in quanto più grande e vicino rispetto agli altri due e alla piccola lavanderia posta sul retro della cucina, al piano terra, dove si trovano anche il grande salotto con il divano e la poltrona in tessuto a fiori rossi e alla sala da pranzo, priva di un altro tavolo, assolutamente essenziale in quei giorni, ma occupata dalla meravigliosa credenza in legno intarsiato, con i pannelli colorati di vetro smerigliato e i pomelli dorati.
Dal lato opposto rispetto alla propria, ci sono le altre cinque stanze da letto, ora occupate dai nuovi coinquilini.
Esattamente a metà del corridoio del piano superiore, vi è la biblioteca, dove quasi due settimane prima Aurora ha ritrovato il carillon con le lettere e le fotografie di Teresa, la figlia più piccola dei conti che fino a quarant’anni prima erano gli unici proprietari della villa.
La ragazza aveva trovato la morte giovanissima, appena ventenne, decidendo di impiccarsi al ciliegio del giardino ormai sradicato, per fuggire al viaggio in Uruguay con il ricco marito libertino, lontano dalla sua casa e dai suoi cari.
La forestiera conserva
quell’oggetto prezioso e antico in uno dei cassetti del comò, nella camera che probabilmente avrebbe potuto bennissimo essere della ragazza, per quanto ne sa, l’eredità di una persona che non ha mai conosciuto, ma che, grazie anche al racconto di Linda di qualche giorno prima, riesce a sentire emotivamente vicino.
All’improvviso, proprio mentre sta richiudendosi la porta alle spalle, la ragazza avverte il getto dell’acqua provenire da una delle altre stanze da bagno, quella più vicina alla camera di Tommaso, ora occupata dalla Lina.
Aurora appoggia i vestiti sullo stretto davanzale in pietra e, con passi titubanti, si avvia lungo il corridoio.
Il giovane, poco prima di salire, l’ha avvisata che avrebbe voluto lavarsi, per rimuovere tutta quella polvere che avverte essergli finita addosso, sotto la divisa.
Lei e Liliana si erano subito offerte di aiutarlo, anche solo per fargli la barba, se ce ne fosse stato bisogno, però, dopo aver pronunciato quella richiesta non del tutto assurda, il senso di pudore e l’imbarazzo si erano insinuati nella loro mente: che domanda stupida, che cosa avrebbero potuto fare per rendersi utile?
Di certo non si trattava di un bambino, che potevano lavare come meglio credevano, ma di un uomo, che non avrebbe lasciato che due donne sconosciute gli pulissero schiena e torso.
Avrebbe dovuto sfasciare le bende, certo, ma Tommaso era sicuro che un po’ di acqua e del sapone neutro non avrebbero fatto male alle sue escoriazioni.
E poi, da coscienzioso paziente, le avrebbe diligentemente disinfettate, vi avrebbe spalmato con cura la pomata che gli aveva dato il dottor Berti per, infine, rimettere a posto le fasciature, con l'intento di proteggere le mani ancora per qualche giorno.
Aurora passa di fronte alla porta dietro cui sente distintamente lo scroscio dell’acqua: sa per esperienza che le tubature della villa sono piuttosto vecchie e che ci vuole qualche minuto prima che l’acqua diventi calda, quindi, probabilmente, potrebbe fare ancora in tempo a bussare e domandare a Tommaso se ha bisogno del suo aiuto.
Poi, appena formulato quel pensiero, si dà della sciocca: c’era voluto molto tempo per entrare in intimità con Mattia, il suo Mattia, figuriamoci se potevano bastare tre giorni per permettersi di vedere un completo estraneo mezzo nudo.
Già, Mattia: da quanto tempo non lo vedeva? Almeno un mese, da quella sera in cui lei gli aveva chiesto del tempo per riflettere, per pensare alla loro storia e al rapporto che li legava.
Quello che era successo, prima con l'insensata rivelazione della madre e poi con la violenza subita dal suo capo, l’aveva indubbiamente scossa, facendole vacillare le più elementari certezze che credeva facessero parte della sua vita: la famiglia e l’amore.
Pensare anche solo di non riuscire a stringerlo tra le sue braccia, di non riuscire a baciarlo, perché la vicinanza, il contatto fisico le avrebbe procurato ribrezzo e pudore, era qualcosa che non avrebbe mai pensato potesse accadere.
I dieci mesi che li avevano visti uniti erano stati tra i periodi più belli che riusciva a ricordare.
Ancora ferma in corridoio, Aurora avverte la porta di una delle stanze aprirsi: prima di rendersi conto che ha gli occhi lucidi, si allontana velocemente dalla parte opposta da cui proviene il rumore, per rintanarsi, finalmente e in solitudine, in bagno, non desiderando incontrare nessuno che, con il solo sguardo, la possa compatire.




Il vociare in soggiorno e in cucina si fa sempre più alto: i poveri sfollati sono usciti dalle loro camere e, ora, sono tutti concentrati a dare una mano con i preparativi della cena.
La signora Angela e Roberta stanno apparecchiando la tavola; Liliana è intenta a tagliare in fette più eque possibili le due focacce e gli sformati di pasta; i mariti si sono autoproclamati addetti ufficiali alle bevande, mentre la Lina, gli occhi incollati su Tommaso, lo
sta tartassando con parole zuccherose e abbondanti moine.
Dalla porta della veranda aperta, la ragazza riesce a scorgere Macchia scorrazzare tra i cespugli di more e i gigli in fiore.
La doccia l’ha fisicamente rigenerata ma, prima di andare da Linda, vuole assicurarsi che la bottegaia non abbia bisogno di aiuto per imbandire il tavolo in favore del primo turno che si sarebbe svolto da lì a dieci minuti.
Gli esuli più anziani – le due coppie che ha visto per la prima volta solo il giorno precedente, all’arrivo dell’Esodo, e la signora Lina- sono già pronti per riversarsi affamati sui piatti.
Ad Aurora, tutto quel piacevole e famigliare trambusto, fa riaffiorare alla mente i giorni affannosi delle feste natalizie: a casa sua tutti erano in gran fermento, la madre stilava il menù della Vigilia con settimane di anticipo e, ogni cosa, dall’argenteria impolverata che tirava fuori solo per le occasioni importanti, ai vestiti eleganti delle figlie e del marito, doveva risplendere per l’intera serata e suscitare invidia davanti ai parenti al gran completo.
Persino ai due cani di famiglia, Sansone ed Ercole, veniva comprato un collare o un guinzaglio nuovo, a seconda delle necessità annuali, ovviamente.
Lei e sua sorella Silvia erano le addette alle decorazioni dell’albero e della tovaglia di raso rosso e dorato: disseminavano gli aghi più lunghi che rubacchiavano dal pino nel giardino della casa della nonna, avendo cura di posizionarli negli spazi tra i vari piatti e bicchieri, appoggiavano con solennità i segnaposti a forma di renna – disegnati rigorosamente da loro due- davanti ai piatti di cristallo e, infine, sparpagliavano, con abile maestria, candele bianche e rosse in prossimità dei calici per il vino e lo spumante …
I mormorii indistinti della signora Lina, avvolta in un vestito nero da lutto, risvegliano da quel viaggio della memoria la forestiera: l’anziana donna ha cominciato a pregare insieme alle altre due vecchiette -Angela e Teresa, che è scesa
in compagnia del marito pochi attimi dopo la ragazza-, non prima di essersi assicurata che il suo prediletto, Tommaso, stia effettivamente bene:
-Oh, caro, come ti senti? Ti fa male da qualche parte?- è ormai diventata la sua implacabile nenia.
-No, signora, sto bene- biascica per l’ennesima volta il forestiero, avvolto da una T-shirt rossa che lascia scoperte le braccia abbronzate e
muscolose al punto giusto, le ampie spalle rivolte verso la porta della cucina, i pantaloncini grigi appena sopra il ginocchio e ai piedi un paio di sneakers.
Le mani ancora fasciate ondeggiano sui fianchi, un antistress alle domande monotone della vecchietta.
-Sei stato molto coraggioso, sai? Non tutti avrebbero avuto quella prontezza di riflessi! Però, se fossi in te, cambierei mestiere, almeno è quello che ti suggerisco. E’ troppo pericoloso, soprattutto per una persona giovane come te: poverino, chissà come soffri con tutte queste ferite … !- prosegue petulante, accarezzando dolcemente le mani di Tommaso.
-Ma a me il mio lavoro piace, signora! E poi, se la pensassero tutti così, chi lo farebbe?-
La signora Lina ci riflette su per un nanosecondo, la fronte carrugata,poi asserisce con convinzione:
-Hai ragione, caro, solo gli eroi come te possono fare un lavoro del genere. Fossi nel sindaco, ti darei la medaglia d’oro!-
Poi, stringendo gli occhi cerulei e acquosi, sotto la perfetta pettinatura candida cotonata, ha un’illuminazione a dir poco sensazionale, che non le impedisce di emettere un risolino di auto convincimento e di battere le mani ossute, con le vene in rilievo ma incredibilmente senza rughe:
-Forse, non tutto è perduto! Come membro più anziano del Comitato, sono sicura che riuscirò a convincerla, mio caro!-
-Ma no, non si deve disturbare! -
Il forestiero si guarda intorno con la speranza che, qualche anima pia, venga finalmente a trarlo in salvo.
-Quale disturbo?! Se non ci fossi stato tu, chissà dove avrei dormito! Fuori, nel cortile, ecco dove mi avrebbero messo! E poi, ieri mi hai salvato la vita: non potrò mai dimenticarlo, caro, mai!-
Aurora non riesce a resistere a quelle moine, le viene inevitabilmente da ridere e, visto che a differenza di Tommaso lei non rientra nelle grazie della Lina, preferisce salire da Linda, per vedere se riesce a convincerla a cenare con loro.
Macchia le sfreccia davanti, per concludere la sua corsa con un elegante e quasi silenzioso tuffo su uno dei cuscini del divano.
La ragazza dà un’ultima occhiata divertita a quel covo di matti e, finalmente, sale di nuovo le scale.



-Posso entrare?- domanda la forestiera, dopo aver bussato con un paio di colpi di nocche alla porta.
La voce della ragazzina non risuona più flebile, anche se è ancora sdraiata nel letto, il cuscino dietro la schiena e Blasco accoccolato vicino a lei.
-Ciao! Sì, entra pure. Oggi pomeriggio mi sentivo meglio e sono scesa giù sperando di fare due chiacchiere con te, ma non c’eri … -
-Sono andata a sistemare gli ultimi preparativi per la mostra- le spiega Aurora, accomodandosi sulla sedia rivestita di velluto rosso - il sindaco mi ha fatto vedere gli striscioni da appendere in chiesa, per questo sono dovuta uscire ... -
-Ma allora avete fatto le cose in grande! E cosa c’è scritto?-
-Il titolo della mostra fotografica, Lavori di ieri e di oggi: il passato e il presente fra tradizione e modernità. Che te ne pare?-
-Mi piace! Sì, suona proprio bene!-
Poi, con voce coscienziosa e una punta di preoccupazione, chiede:
-Senti, ma secondo te, riusciremo a fare la festa?-
La ragazza sospira in maniera più evidente del solito, a testimoniare che quella è una domanda per la quale nessuno conosce ancora la risposta.
-Non lo so. Questa mattina, i Vigili del fuoco sono riusciti a rimuovere la frana, ma ne è scesa un’altra, ferendo alcuni di loro … -
Linda, eccitata e incuriosita, si sistema meglio il cuscino dietro la schiena, Blasco immobile accanto a lei e, con fare solenne, domanda:
-Stanno bene, però, vero?-
-Sì, per fortuna, il dottor Berti li ha medicati e sembra che non avranno conseguenze. Solo che adesso, dopo quello che è successo, i pompieri temono che ci possa essere qualche altra frana nascosta, su in montagna, per questo dovrete rimanere qui ancora per questa notte … -
-Che bello!- batte le mani la ragazzina, ridiventando subito dopo seria  -cioè, ovviamente mi dispiace per quello che sta capitando, non sono così insensibile, mi rendo conto anch'io che la situazione è molto precaria, però qui mi piace molto: dalla finestra riesco a vedere un panorama bellissimo, con il lago e parte della città, mentre a casa, dalla mia camera, posso guardare solo le montagne e il campanile della piazza-
-Ogni volta che vorrai, lo sai, potrai venire da me ... - le sussurra amorevolmente Aurora, guardandola con dolcezza.
-Lo so, ma non è solo per il paesaggio. Qui ci sei tu che mi fai compagnia, e anche Blasco si diverte tanto con Macchia! E poi, se penso che in questa villa ha abitato Teresa e che magari per il giardino si aggira il suo fantasma, mi elettrizza un sacco! Quando tutto questo sarà finito, potrò vantarmene con le mie amiche!-
-Ehi, calmati, Linda!- le sorride con una punta di rimprovero la forestiera, bloccando quel fiume di parole.
-Lo so bene che tutto questo ti piace- prosegue, accarezzando il dorso di Blasco.
–E so anche che il tuo gatto e il mio sono diventati amici: si sono talmente stancati, che ora Macchia si sta riposando sul divano, anche se, con tutto quel rumore, non so proprio come faccia! A proposito, ti va di scendere e mangiare con noi?-
Gli occhi verdi della ragazzina si illuminano di gioia e, non riuscendo a frenare la curiosità, s’informa se quello che ha sentito corrisponde a verità:
-Stamattina, la mamma mi ha raccontato che dovete fare i turni. E' davvero così?-
-Sì- ammette la forestiera, allargando le mani con un sorriso -non ci sono abbastanza posti per sedersi al tavolo tutti insieme, così siamo stati costretti a trovare questo piccolo stratagemma! Ma, se è solo questo che ti preoccupa, non hai scuse, perché tanto tu mangerai con noi, non con i vecchietti!- continua a punzecchiarla, pizzicandole amichevolmente una guancia.
-Allora, scendi?-
-Uhm, va bene- fa finta di fare la sostenuta Linda, per poi aggiungere allegramente: -Oggi a pranzo non ho quasi mangiato nulla, ma adesso, dalla fame che ho, mi sta venendo un’acquolina in bocca che mi divorerei l'intero letto!-
-Perfetto!- si alza in piedi Aurora -quando tocca a noi, verrò su a chiamarti. Anzi, se te la senti, possiamo far che scendere, così non starai più tutta sola e Blasco terrà compagnia a Macchia! Che ne dici?-
Gettando il lenzuolo e la leggera coperta raffigurante dei delfini da un lato, Linda si mette a sedere entusiasta:
-D’accordo, ci sto!-

   
 
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