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Autore: one_fable    16/02/2009    9 recensioni
Voleva incominciare una nuova vita a New York come assisstente del direttore di una delle riviste di moda più letta del mondo. Peccato che il suo capo sia un bastardo.
Genere: Romantico, Triste, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Itachi, Kiba Inuzuka, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU), Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Era seduto sulla sedia della sua scrivania, lo sguardo perso nel vuoto e i ricordi di quello che aveva fatto la sera prima ancora vividi nella sua mente. Come aveva potuto? Era il suo capo dannazione! E lui aveva il ragazzo! Cosa avrebbe dovuto fare? Dire tutto a Akai? Mettere in rischio la loro relazione? Oppure fingere che non si successo niente? Infondo Kyubi aveva un ragazzo, non sarebbe successo niente.

Naruto respirò a fondo, chiuse gli occhi e buttò indietro la testa, poi di colpo sentì la porta aprirsi e un uomo di una certa età entrare a gran passo.

 

“Cosa posso fare per lei?” quando l’uomo lo ignoro il giovane segretario lo bloccò, si mise davanti a lui e con un sorriso gentile gli rifece la domanda, l’uomo gli lanciò uno sguardo furioso e disse: “Voglio parlare con Kyubi.”

“Ha un appuntamento?” ovviamente no, conosceva gli appuntamenti del suo capo a memoria e ora non doveva arrivare nessuno.

“No, ma voglio parlare con lui!”

Sospirò scocciato, si sedette dietro alla scrivania, prese il telefono e schiacciò un tasto: “Kyubi-sama? Qui c’è un uomo che vorrebbe vederti. Hai. Si chiama….”

“Shukaku.”

“Shukaku. Hai.” Spinse di nuovo il bottone e disse sorridendo a Shukaku: “Ha parecchio da fare al momento, deve capire rassegne, lezioni, articoli, interviste, ma in ogni caso, torni tra due settimane e forse sarò in grado di darle un appuntamento.”

L’uomo picchiò con entrambe mani con forza sulla scrivania: “Digli che lo voglio vedere. Subito!”

L’assistente sospirò e poi disse: “Signore le frasi ‘è occupato’ e ‘torni un’altra volta’ hanno un significato. Se mi vuole dire qual è il problema potrei darle una mano io.”

“Non credo che mi potrai dare una mano bambolina, Sono l’ex del tuo capo. Mi ha lasciato senza una ragione un’ora fa con un sms.”

Naruto rimase in silenzio a fissare Shukaku e poi sorrise dispiaciuto: “Mi dispiace molto, ma le mie competenze sono solamente lavorative…”

“Hai, capisco.” L’uomo si era calmato a parlare con il ragazzo sembrava che tutto andasse bene e che non c’era motivo di essere agitati.

“Ma se vuole, le posso offrire un caffè, non ho ancora preso la mia pausa caffè, che ne dice?”

 

L’uomo rimase un attimo a fissare il ragazzo davanti a se e poi sorrise: “Sei molto gentile, ma forse è meglio che ti lascio tornare al lavoro, Kyubi mi ha parlato molto bene di te, sembra che sei il ‘migliore assistente che si possa avere’.”

 Naruto sorrise: “Cerco di fare il mio meglio.”

“Hm.” Shukaku si voltò e si diresse verso la porta ma venne fermato da Naruto: “Un consiglio Shukaku-san. Per le brutte esperienze in amore.”

“Si?”

“Cioccolato. Si compri dei vasi da cinque chili di nutella, caramelle, cioccolato con le noci, quello che vuole, si noleggi dei film per bambini, quelli divertenti. Shrek, Madagascar, la gang del bosco, rida, si diverta. Mi creda, se un uomo la lascia con un sms è un codardo. Lo dimentichi, lo ignori, il dolore le passerà, per un po’ non riuscirà a dormire la notte, perché farà male, poi il dolore svanirà e tutto tornerà come prima.”

Lui annuì ed attraversò la porta, chiudendola dietro di se.

 

Naruto sospirò, prese dei documenti ed entrò nell’ufficio del suo capo, Kyubi stava fissando il soffitto.

“Kyubi, i documenti che deve revisionare e le devo ricordare dell’articolo che deve scrivere…mi stai ascoltando?”

L’uomo dai capelli rossi guardò il suo assistente e prese i documenti senza neanche guardarli: “Shukaku?”

“Se ne è andato.”

“Bene.”

L’Uzumaki si voltò ma venne fermato dal suo capo: “L’ho lasciato.”

“Si…”

“Fammi finire di parlare. L’ho lasciato, per te, voglio stare con te.”

“Io non credo sia una buona…”

Kyubi lo portò verso di se, baciandolo con passione sulle labbra: “Io invece credo di si.”

 

Il giovane assistente chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dalla passione, un bacio, un altro, un altro ancora e altri mille sempre di più sempre più forti, trascinati da una passione incontrollata. I vestiti caddero, il calore aumentò, le mani esploravano, cercavano luoghi intoccati fino a raggiungere quella piccola apertura, violarla e gemiti fluivano, riempirono la stanza, la passione divorava ogni buon senso.

“Kyu…Kyubi…”

“Si…oh, Naruto…”

Nomi sussurrati, urlati, non faceva differenza, la ragione aveva abbandonato il dolce giovane e si era fatto prendere da un demone molto più potente di lui, la passione o forse meglio dire, l’amore…

 

*

 

Oh che bella la vita! Si aveva deciso che era proprio un bel lavoro, il migliore di tutti! Voglio dire, cosa c'è di meglio di stare ore e ore al telefono, senza pausa pranzo e senza pausa per andare al bagno? Naruto sospirò e sbatté la testa contro la sua scrivania: “Si miss so che è importantissimo e si miss, informerò Sasuke della faccenda, naturalmente, sarà ceruleo, non celeste, no miss non sarà turchese ma ceruleo, si miss l’ho sottolineato tre volte. Bene arrivederci.”

Posò la cornetta del telefono e pensò seriamente allo staccare il filo, non ce la faceva più, da quando era incominciata la stagione delle filate e dei ‘red carpet’ non c’era un attimo di pausa.

Decise che dato che il telefono sembrava non suonare decise che avrebbe rischiato di andare un attimo al bagno, quando tornò si trovò Karin che si stava dirigendo a gran passo verso l’ufficio di Sasuke. La bloccò a metà strada: “Cosa posso fare per lei?”

La donna sbuffò e si lanciò la ciocca oltre la spalla con fare superiore: “Sono Karin.”

“Lo so, cosa posso fare per lei?”

“Voglio parlare con Sasuke-kun!”

“Ha un appuntamento?”

No, non ce l’aveva, li sapeva a memoria.

“No, ma voglio parlare con lui, sono la sua ragazza.”

Naruto annuii e le fece segno di aspettare, prese il telefono e schiacciò un tasto: “Sasuke? Si, scusa se ti disturbo, ma qui c’è Karin, vorrebbe parlarti. Si, okay. Si.”

“Sasuke mi ha detto di dirle che non vuole vederla e che la loro storia é finita.”

“Ma...”

“Signorina, lo so che non centro niente, ma forse dovrebbe scordarsi di Sasuke.”

“Ma io lo amo.”

“Mi creda, lui non la merita, non é così perfetto come crede.”

“Ma...”

Sospirò e le sorrise: “Si sieda e si dia una calmata.” La rossa si fece cadere su una sedia davanti alla scrivania del biondo: “Tu non puoi capire, Sasuke-kun è il massimo, è bellissimo, popolare, bravo in tutto quello che fa, ricco...ah.”

“Le ha mai detto che l’ama?”

“No, però mi chiama spesso...”

“Come molte altre.”

Adesso era sorpresa: “Ha delle altre?”

“Molte altre e altri.”

La donna rimase in silenzio, sospirò rassegnata e si alzò andandosene, senza rivolgere la parola all’Uzumaki, che rimase in silenzio e la guardò allontanarsi.

Aveva già vissuto una scena simile, aveva una specie di deja vù. Alzò le spalle, prese gli appunti delle chiamate ed aprofittò della pausa delle chiamate per portargli a Sasuke, entrò dopo aver bussato: “Sasuke? Ci sono delle persone che hanno chiamato e mi hanno lasciato delle cose da dirti. Poi ci sarebbe da scrivere l’articolo sulle modelle ultra quarantenne e da scegliere chi mettere in copertina. Sasuke? Mi stai ascoltando?”

L’Uchiha prese gli appunti, si mise apposto gli occhiali e incominciò a sfogliarli: “Se viene qualuncue mia vecchia conoscenza, se capisci quello che intendo, dille o digli che la nostra ‘storia’ o come vuoi chiamarla è chiusa.”

“Mollarli attraverso una segretaria è squallido.”

“Li ho chiamati uno a uno per dirgli che non li voglio più, ma alcuni sono un pò, come dire, testardi.”

“Hm, capisco.”

“Come va con Kiba?”

Naruto rimase in silenzio per un attimo, sospirò e si sedette sulla sedia davanti alla scrivania del suo capo: “È finita, l’ho lasciato.”

“Hm? Perchè?”

Ma che diamine! Che gliene fregava a lui? Non poteva mica dirgli che aveva una cotta per lui e no!

“Non stava funzionando.”

“Mh, capisco. Credi che noi due potremmo funzionare?”

 

Naruto sbatté gli occhi, scioccato, poi si ricompose, ritornando l’assistente perfetto: “Credo di aver capito male.”

Sasuke si tolse gli occhiali e incrociò le mani sotto il mento, appoggiandocelo sopra: “Allora, pensavo ad una cenetta a casa mia, sabato sera.”

“Uh…”

“Poi magari un film e che ne so io…”

“Sono convinto che non sia nella politica di quest’ufficio permettere rapporti al di fuori dell’amicizia.”

“Sono io che decido la politica di quest’ufficio.”

“È suo padre a decidere la politica d’ufficio e lei, è troppo occupato per fare caccia a nuove conquiste.” Anche se gli si rompeva il cuore a rispondergli così, non aveva intenzione di diventare il giocattolo di nessuno.

“Secondo te, lascerei tutti i miei giocattoli, solo per prendermene un solo altro?”

Il ragionamento filava, Naruto doveva ammetterlo, ma non voleva che tutto si ripetesse, si era appena lasciato con Kiba, doveva fare passare del tempo, per se, per lui.

“Io… io non credo sia una buon’idea.” Fece cadere i fogli con gli appunti sulla scrivania e si voltò per uscire.

“Pensaci.” La sua voce era normale, come al solito, ma vi era contenuto una traccia di speranza e tristezza e non riuscii a dirgli di no: “Okay.”

Appena si sedette di nuovo alla scrivania tirò una testata sul mobile, dork, che stupido che era, aveva deciso di non diventare il suo giocattolo, perché allora non gli aveva detto un secco no? Non riuscì a pensarci sopra perché subito il telefono incominciò di nuovo a suonare e lui dovette cambiare da Naruto al segretario di Sasuke.

 

Quando il biondo tornò nel suo appartamento il custode gli disse che qualcuno era entrato nel suo appartamento per portare alcune cose: “Ma non si preoccupi signorino Uzumaki, gli ho controllato personalmente mentre lasciavano le cose.”

“Grazie, sai per caso chi è stato?”

“No, quello che le ha portate non voleva dire il nome, dice che lo capirai.”

Il biondo annuì, salutò il vecchio ed entrò nel suo appartamento, accese le luci e si trovò l’intera stanza sommersa di rose rosse… oddio, ma chi diavolo le aveva mandate? Si guardò in giro in ricerca di un biglietto o qualcosa del genere, non trovò niente, ma quando il suo sguardo si posò sul tavolo vi trovò una scatola di un color blu scuro con sopra scritto ‘cartier’ e vicino ad essa una busta. Alzò un sopracciglio, prese la busta, la aprì e lesse la lettera:

 

Volevo dimostrare la sincerità delle mie intenzioni, spero che le rose ti piacciano, volevo mandarti dei girasoli, ma ho pensato che le rose fossero più appropriate per il corteggiamento. Spero ti siano piaciute, ti ho anche comprato un regalo, qualcosa di piccolo che potrebbe esseri utile, ho visto che non li porti e pensavo che col tuo lavoro averne uno è utile.

Spero che accetterai il mio invito per cena.

Con amore

               Sasuke Uchiha    

 

 

Naruto sorrise, felice della dolcezza del proprio capo, non avrebbe mai creduto che sarebbe stato possibile che fosse così dolce, poi il suo occhio cadde sulla scatola, la prese in mano, la aprì e rimase completamente senza parola, completamente scioccato.

Com’era possibile che quel… quel teme avesse saputo che lo voleva? Non poteva assolutamente aver notato con quanto desiderio lo aveva guardato sul catalogo! Era impossibile, l’unico a cui dava attenzione era se stesso! Ma sembrava proprio che l’avesse notato.

Davanti a lui stava un rolex da uomo della nuova collezione cartier, era vero che non ne portava uno, ma era solo perché non aveva i soldi per comprarsi un bell’orologio e lui ne voleva uno bello, non di plastica o che ne so io.

Esitò un attimo, la sua mente che inconsciamente tornava al passato, che non voleva che ciò che era accaduto sarebbe potuto accadere ancora, non voleva, non lo desiderava, ma Sasuke era così dolce, non si ricordava che si fosse mai comportato così con nessuno…

Sospirò e poi s’infilò l’orologio al polso, lo osservò e si trovò un piccolo sorrisino spuntargli sulle labbra, si, decisamente doveva provarci, forse non sarebbe successo come l’ultima volta.

Voglio dire la storia non si ripete sempre no?

 

*

 

Naruto ed Akai erano seduti ad un tavolo, il ragazzo più giovane rideva e parlava, scherzava cercando di coinvolgere anche il suo ragazzo, cosa che non accadde. Il biondo rimaneva in silenzio ad osservare Akai, la sua bellezza etera, la sua spensieratezza e la sua felicità, era il ragazzo perfetto per lui, lo sapeva, ma non era Kyubi. Kyubi era un freddo bastardo, sadico e manipolatore, ma era anche dolce quando la situazione lo richiedeva e oltretutto era Kyubi, semplicemente Kyubi.

“Naruto?”

“Hm?”

“Cosa c’è? Oggi sei strano. È successo qualcosa?”

Ti ho tradito con tuo fratello, ecco cosa è successo. Pensò Naruto, ma non lo disse.

“Io devo dirti una cosa.”

“Hm?”

“Credo che questa storia debba finire.”

Il rosso rimase in silenzio, cercando dei significati nascosti in quella frase, significati che non implicassero che Naruto lo volesse lasciare.

“Stai scherzando?”

“Mi dispiace Akai, io credo che non stia funzionando, tu sei meraviglioso, ma io non provo quello che dovrei provare…”

L’altro era sull’orlo delle lacrime: “Ma io ti amo! Non puoi lasciarmi così!”

“Io… mi dispiace.”

Akai singhiozzò, e poi corse via, non volendo mostrare alla persona che amava le sue lacrime. Naruto sospirò triste e s’alzò, lasciando i soldi per pagare i drink sul tavolo, per fortuna che era domenica e che non doveva andare al lavoro.

 

Quando il giorno dopo arrivò al lavoro trovò sulla scrivania dei girasoli, non ebbe neanche tempo di dire qualcosa che il suo capo lo chiamò a se: “Naruto.”

Entrò nell’ufficio dopo un attimo di esitazione, insicuro su cosa avrebbe affrontato, ma quando vide l’enorme sorriso del suo capo, il respiro gli si bloccò in gola, kami-sama, era bellissimo ed affascinante…

“Avvicinati.” Naruto eseguì l’ordine.

“Ho sentito che hai lasciato Akai.”

L’assistente rimase in silenzio, non sapendo cosa dire, ma venne subito preso per il colletto e tirato verso l’altro. Il bacio fu coinvolgente e pieno di passione.

“Ora sta con me.”

“Kyubi-san, non credo sia…”

“E io invece si e io ottengo sempre quel che voglio.”

Naruto non poté fare a meno di dargli ragione, iniziando un altro bacio.

 

*

 

Quando il giorno dopo Naruto aveva ricevuto l’enorme regalo, andò al lavoro si trovò un piccolo vaso con dentro un mazzo di girasoli, oho, dejà vu. Si avvicinò e lesse il bigliettino che vi era appeso: “Non ho potuto resistere.”

“Hm.” Sorrise di nuovo, poi lanciò uno sguardo sull’orologio da polso, era in perfetto orario, mise via la giacca, bussò alla porta dell’ufficio e poi entrò: “Sasuke?”

“Hn.”

Bene poteva entrare, si chiuse la porta dietro di se e si avvicinò alla scrivania: “Grazie per l’orologio, mi piace molto.”

Un piccolo sorrisetto apparve sulle labbra del corvino, era soddisfatto della sua scelta, forse era veramente solo un caso che avesse scelto proprio l’orologio che desiderava tanto.

“Ho visto che hai fatto un orecchio alla pagina del tuo catalogo di cartier dove era raffigurato questo orologio, sono felice che ti piaccia.”

L’Uzumaki ridacchiò imbarazzato e poi incominciò a giocherellare con le sue mani: “Ecco, pensavo, che forse, potevamo provarci… cioè una cena va bene.”

Il sorriso dell’Uchiha si allargò ancora e annuì: “D’accordo, allora sabato sera, ti vengo a prendere alle otto.”

“Okay, bene.” Si schiarì la voce, tornando di nuovo professionale: “C’è qualcosa che devo fare?”

“Chiama Temari Sabaku e dille che voglio un nuovo paesaggio per il servizio su Gaara Sabaku, quello che mi ha mandato è banale, poi crea una lista di invitati per la festa annuale di ‘OL’ e decidi a quale ente di beneficenza dobbiamo dedicarlo quest’anno.”

“Bene.” L’assistente chiuse il libretto degli appunti e poi andò al lavoro, con un sorriso sulle labbra e un’allegria dentro di se, che da molto non aveva più provato.

 

Shikamaru, non si sa come, aveva scoperto dell’appuntamento e sabato pomeriggio aveva intrappolato la povera kitsune per vestirlo: “Sono sicuro che Gaultier ti starà benissimo! Il taglio, il colore, ti cade bene poi…”

Certo… il povero pazzo stava di nuovo delirando, aveva bisogno di una ragazza o un ragazzo, vedendo come si comportava era quasi sicuramente gay.

“Shikamaru! Ho provato oltre una ventina di attirè, ti prego lasciami andare! Devo ancora prepararmi psicologicamente.”

“Tra due ore avrai un appuntamento con lo scapolo d’oro di tutta New York, i giornalisti ti salteranno addosso come bufali inferociti, con un po’ di sfortuna finirete sul New York gossip e ti dico una cosa, sicuramente non saranno carini, o no.”

“Vabbè ho capito, allora?”

“Valentino, decisamente Valentino.” Naruto si tolse la camicia di Gaultier e s’infilò quella di Valentino, Shikamaru gli fece il nodo della cravatta e poi sorrise: “Perfetto. Bene, ora vai.”

Naruto annuì e si diresse fuori dalla stanza, ma prima che riuscì ad abbandonare quel antro della strega sentì la voce di Shikamaru urlargli dietro: “E ricordati di mostrare il tuo lato migliore alla macchina fotografica!”

Oh, sant iddio!

 

Naruto stava in silenzio davanti allo specchio, si osservava, doveva ammettere che stava benino, sicuramente Shikamaru sapeva fare il suo lavoro, non c’era dubbio in questo. Guardò l’ora e vide che mancavano dieci minuti, urgh, l’agitazione incominciò a salirgli nelle ossa, non si era mai sentito così agitato, con nessuno, nemmeno con lui…

 

Il campanello suonò, era in anticipo, ma faceva lo stesso, rispose con tono felice: “Sasuke?”

“Hn.”

“Adesso scendo.”

Presela giacca e si precipitò giù, salutando il custode che rispose guardandolo con un sopracciglio alzato, forse sorpreso di vedere il di solito così serio inquilino sorridere in quel modo.

Sasuke sorrise leggermente alla vista di un Naruto allegro, felice di sapere che la prospettiva di un appuntamento con lui lo faceva sorridere quanto lui.

“Allora teme, qual è il piano?”

L’Uchiha gli aprì la porta della macchina. Era favolosa, non una limousine, ma era anche meglio.

Quando furono in viaggio, Naruto chiese curioso i piani per la serata.

“Andiamo al cinema, ceniamo e poi vedremo.”

“Al cinema? Ma perché ci stiamo allontanando così tanto dalla città allora?”

“Andiamo a casa mia.”

Il biondo ci dovette riflettere su un attimo, ma poi ebbe un’intuizione: “Hai un cinema a casa tua?”

L’altro sorrise furbescamente.

“Ma che figata! Ma quanto è grande casa tua? Non dirmi che è come quelle case delle star, tipo quelle che si vedono su MTV di tanto in tanto?”

“Beh quasi.”

Quando entrarono nella casa di Sasuke Uchiha, Naruto fu completamente senza parole: “Wow, questa casa è enorme! Quanti piani ha?”

“Sette.”

“Kami-sama, ma non ti perdi?”

“Usarotonkachi.”

“Hei, non insultarmi! Questa casa è grande come un palazzo.”

“Era un palazzo settecentesco, costruito dalla famiglia York, io l’ho comprato e rinnovato.”

“Hai conosciuto la famiglia York?”

“Ovviamente no dobe, me l’hanno venduto attraverso dei subordinati.”

Naruto ridacchiò e lo seguì verso la sala cinema.

“Accidenti, ma è ancora più grande di un cinema vero!”

“Hn, siediti, mentre io vado a prendere il film.”

L’ordine fu eseguito senza esitazioni, Sasuke infilò un DVD nel player e si sedette vicino al suo appuntamento con un telecomando in mano: “Ho scelto un film che dovrebbe piacerti, è intitolato ‘leoni per agnelli’ (esiste veramente ed è bellissimo, ve lo consiglio nda me).”

“Oh, si, volevo vederlo.”

Un sorriso, poi il film incomincia e sui due cadde il silenzio, per la prima mezz’ora rimangono immobili, poi il braccio del corvino si portò delicatamente oltre le spalle dell’altro, vi fu un attimo di tensione da parte di Naruto, ma poi si rilassò e appoggiò la sua testa sulle spalle di Sasuke. Era una bella sensazione avere quel braccio protettivo attorno a se e potersi appoggiare a un petto forte, con l’altro non l’aveva mai fatto, non ci era mai riuscito, non provava la stessa situazione…

 

“Ma vivi veramente da solo in questa casa?”

“Beh, ho uno staff di persone che fa le pulizie e un maggiordomo, ma altrimenti abito da solo, abbiamo tutti una casa propria in famiglia.”

“Ma è troppo grande per viverci da soli!”

Un ghigno apparve sulle labbra dell’Uchiha. Ma Naruto, troppo intento ad ammirare il salone che stavano attraversando per giungere al balcone e poi cenare, non lo notò.

“Beh alla cosa può essere trovato rimedio.”

“Cosa?”

“Niente, dobe, ti piace il sushi.”

“Non chiamarmi così teme! E si, mi piace molto.”

Raggiunsero il balcone principale della villa, era enorme e in mezzo vi si trovava un piccolo tavolo rotondo, apparecchiato elegantemente per due e con, al centro, un vaso con dentro una rosa.

“Per fortuna, perché ho fatto preparare solo quello, di tutti i tipi.”

Si sedettero e subito un maggiordomo gli portò un carrello con sopra tonnellate di maki, sashimi, e altri tipi di sushi, avevano un aspetto così delizioso che Naruto notò un aumento della salivazione. Cercò le posate, ma non le trovò.

“Hei teme, dove sono le posate?”

Sasuke aveva preso i bastoncini neri vicino al sushi e ne prese un pezzo: “Niente posate, usa i bastoncini.”

“Ma non so usarli!”

“Mi stai dicendo che sai parlare fluentemente il giapponese e il cinese, ma non sai usare i bastoncini?”

Sul volto dell’Uzumaki apparve un adorabile broncio e mentre malediceva il suo capo in tutte le lingue che conosceva, prese i bastoncini ed incominciò a mangiare a tentoni, arrivando persino ad usare le dita.

Quando ebbero finito le dita di Naruto erano sporchissime.

“Sei un maiale dobe.”

“E tu sei un bastardo, baka.”

Poi si guardarono e scoppiarono entrambi a ridere.

“Ehi dobe, che ne dici di un bagno di mezzanotte?”

“Il mare è troppo lontano da qui, genio.”

“Non intendevo andare al mare, usarotonkachi.”

Il biondo alzò le sopracciglia: “ E allora…?”

Un altro ghigno apparve sulle labbra di Sasuke e poco dopo si ritrovarono al piano terra.

“Oh mio Dio! Hai una piscina coperta?”

“E una scoperta, per l’estate. Lo vuoi fare il bagno?”

“Beh certo… però non ho il costume da bagno.”

“Puoi anche farlo senza.”

Il corvino ridacchiò all’espressione terrorizzata che fece il suo assistente e poi disse: “Tranquillo dobe, te ne presto uno io.”

 

Appena si furono cambiati Naruto si gettò nella piscina, mentre Sasuke si sedette al bordo osservando la persona che amava nuotare allegramente.

“Dai vieni Sas’ke!”

“No, non mi piace nuotare.”

L’Uzumaki mostrò un’espressione scioccata a quella risposta: “Come fai ad avere una piscina e a non volerla usare?”

“Hn.”

Poi Naruto respirò a fondo, si immerse di nuovo sott’acqua, nuotò fino da Sasuke e saltò fuori di fronte a lui, bagnandolo tutto.

“DOBE!”

“Questa è la punizione per non usare la piscina come dovrebbe essere usata!” tirò fuori la lingua, scoppiando poi a ridere.

“Hn.”

Sasuke entrò elegantemente nell’acqua, portò le sue braccia alla vita di Naruto, lo tirò a se: “Allora dovrai venire qui spesso, per fare ammenda per questo torto.” E lo baciò, prima fu un bacio dolce, delicato, quasi solo uno sfiorarsi di labbra, poi l’altro portò la sua mano verso la nuca dell’Uchiha e spinse, per approfondire il bacio, che divenne più forte, passionale, coinvolgente.

Le due labbra si staccarono, Naruto sorrise e annuì: “Già, dovrò venire spesso.”

Iniziando poi un nuovo bacio, pieno di desiderio, Sasuke lo spinse contro il bordo della piscina, spingendo il proprio corpo su quello dell’altro, portando le sue labbra sul collo dell’altro. Le mani vagavano ovunque, toccando, accarezzando, giocando, lui era pronto per prendere l’altro quando sentì la sua voce supplicante: “No, ti prego Sas’ke, non farlo.”

Annuì lentamente e si staccò dall’altro.

Naruto iniziò: “Io, scusa…”

Venne zittito subito dalle labbra di Sasuke: “No, se non sei pronto non sei pronto, ti sei appena lasciato con Kiba, è naturale.”

 

Più tardi erano sdraiati entrambi nel letto, abbracciati e lacrime caddero dagli occhi del giovane Uzumaki, tutta quella dolcezza con lui non l’aveva mai provata e se voleva costruire una vera storia, doveva superarlo, per se e per Sasuke.         

 

 

Ecco qui il penultimo capitolo, si lo so, doveva essere l’ultimo ed invece… ho deciso di farlo ancora più lungo!

 

Spero che vi sia piaciuto.

 

Alla prossima!

 

  
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