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Autore: piccolo_uragano_    09/10/2015    1 recensioni
Il ragazzo sorrise, e a Felpato sembrò di guardarsi attraverso un specchio che lo ringiovaniva di vent'anni.
Sirius guardò suo figlio, e gli sembrò già troppo grande. "Ma non lo vedi, Robert? La neve se ne frega."
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Spin-off sulla vita del primogenito della nuova generazione Black, Robert Sirius. Perché forse esistono dei Black che non sanno mentire.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Weasley, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Sirius Black, Un po' tutti | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Alex non aveva mai amato Capodanno, perché i suoi lo avevano sempre sminuito. Ma seduta sul divano del piccolo salotto di casa Black, guardando le sorelle Redfort scattare per una canzone vecchia di secoli come due ragazzine, tra i crampi per le risate, era stata costretta a ricredersi.
“Perché hanno reagito così?” aveva domandato a Tonks e Robert.
“Perché è la loro canzone!” aveva risposto Robert, mentre guardava suo padre posare con garbo le labbra su quelle di sua moglie. Rose prese in braccio Kayla, per ballare, e Remus si avvicinò al divano, e con la sua solita delicatezza, prese la mano di Tonks. Fred e George si rifiutarono di ballare in modo categorico, così Robert si era alzato, aveva preso le mani di Alex, e l’aveva trascinata al centro del salotto, mentre i quattro adulti strillavano il testo, Robert si unì a loro.
“How much longer will it take to cure this? Just to cure it cause I can't ignore it if it's love!”
Alex rise e riconobbe la canzone. “Oh, la conosco!” disse, per poi unirsi al coro. “Come on, come on, turn a little faster! Come on, come on, the world will follow after! Come on, come on, ‘cause everybody's after love!
“Ehi, giovani!” strillò Martha. “Questa è la nostra canzone!”
“Già!” aggiunse Sirius. “Trovatevene una vostra!”
These lines of lightning mean we're never alone! Never alone, no, no!” rispose prontamente Tonks.
Martha rise e si appoggiò alla spalla di suo marito. “Forse potremmo prestarglierla.”
Lui sorrise e scosse la testa. “Settle down inside my love.”

I capelli ricci e folti di Alex erano pieni di piccoli, innocenti fiocchi di neve. Il giardino di Hogwarts, immenso, si preparava a veder attecchire quella magica poltiglia bianca. La camicia della divisa, ormai, non le si chiudeva più; aveva chiesto a Robert di dargliene un paio delle sue, e lei, la prima volta che ne aveva messa una, si era sorpresa di quanto il suo odore fosse buono. Si era accorta che l’odore di quel Black fuori dagli schemi la tranquillizzava, così aveva preso ad abbracciarlo molto spesso. Si accarezzava la pancia: ormai mancava solo un mese e mezzo, e lei avrebbe dovuto smetterla di fare le scale, di correre e di pensare, anche. Pensare troppo a volte fa male, e questo lo aveva imparato sulla sua pelle.
Aveva seriamente pensato di dare in adozione questo bambino. Stava per dirlo a suo padre, quando, una sera a casa Black, aveva visto Robert abbracciare Martha, e lei perdersi nel suo abbraccio, per poi alzarsi in punta di piedi e baciargli la fronte. Ecco, si era detta, è così che dovremo finire io e questo bambino.
“Ciao.”
Non ebbe bisogno di girarsi per riconoscere la voce di Robert. “Tra poco la neve attecchirà.” Comunicò lei.
Lui fissava il paesaggio con aria dubbiosa. “Probabilmente la partita sarà rimandata. E anche le lezioni di Cura delle Creature Magiche.”
Alex abbassò la testa e si fissò la pancia. “Devo dirti una cosa.”
Lui la scrutò con occhi attenti. “Ti ascolto.”
La ragazza prese un respiro profondo. Non era facile deludere le aspettative delle persone a cui si vuole bene, e fa male rimangiarsi la parola. “Credo che terrò il bambino.”
L’espressione di Robert mutò velocemente. Rabbia, stupore, paura. Poi tornò ad essere fredda, come sempre. “Pare che tu lo abbia già deciso.” Constatò.
Lei non poté fare a meno di annuire. “Beh, si. Voglio dire, ho parlato con Silente, e Madama Chips, e abbiamo pensato che tornerò a casa, dopo le vacanze di Pasqua, per partorire e curarmi di lui, ma tornerò qui per prendere i M.A.G.O., e ...”
“Pasqua?” domandò lui. “Pasqua, Alex?! Manca un mese!”
“Si.” Ammise lei. “Si, lo so.”
“Pensavo l’avresti dato via.”
“Beh, non lo farò.”
“Perché hai cambiato idea.”
“Perché è mio figlio.”
“Non ce la farai, a crescerlo da sola.”
“Ci saranno mio padre e sua moglie.”
“Non reggerete a lungo.”
Alex guardò Robert, riscoprendosi improvvisamente arrabbiata. “Ah, e che avrei dovuto fare? Sbarazzarmi di mio figlio come se fosse un vecchio vestito?”
“Non ho detto questo, Alexandra.” Replicò lui. “Ho detto che crescere un figlio da sola a diciassette anni è davvero difficile. E lasciare il castello, poi …”
Alex incrociò le braccia sul petto. “Lasciare il castello o lasciare te?”
“Non stiamo parlando di me, ma di te e di quel bambino.”
“Bene!” strillò. “Io e ‘quel bambino’ lasceremo in castello dopo le vacanze di Pasqua, e vorrei averti dalla mia parte. Se non ci vorrai essere, peggio per te.”
“Non ho detto che io non ci voglia essere!”
Alex si avvicinò a Robert. “E allora?”
“Allora non so cosa mi prenda quando sono con te, ma l’idea che tu te ne vada mi terrorizza, Alexandra.”
Alex allargò le braccia. “Oh, siamo arrivati ad un dunque. Bravo, Robert, bravo! Sei così ingenuo da pensare che tu mi piaccia di meno perché ho scelto di tenere il bambino con me?! Cazzo, Black, se non fosse stato per te, io non lo avrei tenuto questo bambino, perché non sarei stata in grado di credere in me stessa al punto da decidere di poter essere una buona madre, lo capisci?”
“Oh, quindi è colpa mia?”
“No, dannazione, è merito tuo!”
Merito?! È merito mio se te ne andrai da me?” si passò una mano nei capelli con aria nervosa. “Vaffanculo, Dixon.”

Nonostante avessero ascoltato tutto ciò che era successo, Fred e George decisero che lo scherzo alle serpi avrebbe avuto luogo comunque quella sera, mentre tutti sarebbero stati impegnati al banchetto di Carnevale. Robert, pallido, furioso e con una mano fasciata in qualche modo (non aveva raccontato a nessuno cosa fosse davvero successo) lanciò le Caccabombe con una tale forza che Fred pensò più volte che gli si sarebbe staccato il braccio.
Quando, come era prevedibile, vennero scoperti, Robert non mutò minimamente espressione: rimase furioso, anche davanti a Piton, Silente e alla McGranitt, e, cosa che sorpresa ancora di più i gemelli, rimase impassibile anche dopo aver assistito al litigio tra Piton e i suoi genitori.
Aveva chiesto a suo padre di fermarsi un attimo, per parlare, e Sirius aveva accettato con piacere, e dopo aver salutato Harry, aveva condotto Robert sulla Torre di Astronomia. Non era stata una scelta casuale, quella di Sirius: da lì si poteva vedere tutto il castello, ormai ricoperto da un manto di neve fresca.
“Che hai fatto alla mano?” domandò, dopo essersi appoggiato alla ringhiera.
“Oh, nulla di grave.” Rispose il ragazzo.
“Le hai anche prese?”
“Non ho fatto a pugni con nessuno.”
“Allora, che hai fatto?”
“Sicuro di volerlo sapere?”
Sirius sorrise. “Credo di poterlo sopportare.”
“Ho tirato un pugno allo specchio del bagno.”
“E perché mai lo avresti fatto?” domandò il padre cercando di non ridere.
“Non immagineresti mai. C’era un ragazzo dentro, che mi fissava con insistenza.” Ironizzò Robert.
“Oh, che mascalzone!” scherzò il padre. “Che aspetto aveva?”
“Assomigliava tremendamente a te, ma aveva l’espressione della mamma quando si arrabbia.”
“Chissà chi è!” sorrise Sirius. “Se dovessi vederlo in giro, gliela farò pagare.”
“Te ne sono grato.” Rispose il ragazzo. Poi sospirò. “Ho litigato con Alex.”
“Non l’avrei mai detto. Quale sarebbe il motivo? Si tiene il bambino?”
Robert annuì. “Come fai a saperlo?”
“Era prevedibile.”
“E perché non me lo hai detto quando ti ho parlato di lei per la prima volta?”
“Perché avrei dovuto impedirti di affezionarti a lei? Il fatto che se ne vada non implica che tu debba smettere di volerle bene.”
“Io … io credo che sia qualcosa di più, del volersi bene.”
“Meglio ancora.”
“Meglio? Avrà un bambino tra meno di due mesi.”
“Non può essere tutto perfetto, Robert.”
Robert si morse il labbro. “Perché allora, tu e la mamma vi siete trovati?”
Sirius accennò un sorriso, perdendosi a guardare la neve. “Tra me e la mamma è stata una cosa diversa.” Si guardò le mani, si guardò la fede d’argento, e si perse nei ricordi. “La prima sera del sesto anno sono sceso in Sala Comune, perché … avevo bisogno di un po’ di silenzio. L’ho vista lì, davanti al fuoco, ed era come se mi stesse aspettando da sempre.”
“E non hai mai commesso nessun errore?”
“Tutti commettiamo degli errori. Io e tua madre ne abbiamo commessi a decine. Ma sai qual è era la cosa più importante?” Sirius fissò suo figlio, il quale si rifletté in lui. “Che non abbiamo mai smesso di amarci e di perdonarci.”
“E … la prima volta che avete litigato, come …?”
“Le ho detto che la amavo. Davanti a tutti, alla festa di Grifondoro. Oh, ma tu non farlo, Alex andrebbe nel pallone. La secondo volta che abbiamo litigato, invece, era stato a causa di una cosa che io e zia Rose avevamo fatto un anno prima. È stata la prima volta che ho visto Martha delusa da me, e mi sono ripromesso che non avrebbe più avuto quell’espressione sul volto a causa mia.”
“Tu e zia Rose?” rise Robert, intuendo di cosa si trattasse l’errore. “Seriamente?”
Sirius rispose al sorriso. “Al primo colpo, presi la Redfort sbagliata. Probabilmente lei nemmeno se lo ricorda.”
“Oh, beh, glielo chiederò!” rispose Robert. Poi riprese ad essere serio. “Quindi, che devo fare?”
“Con che cosa?”
“Con la neve.” Scherzò lui. Sirius capì. Aveva pensato anche lui che il pallore di Alex ricordasse la neve.
Il ragazzo sorrise, e a Felpato sembrò di guardarsi attraverso ad uno specchio che lo ringiovaniva di vent’anni.
Sirius guardò suo figlio, e gli sembrò già troppo grande. “Ma non lo vedi, Robert? La neve se ne frega.” Guardò ancora la fede che portava al dito. “Non importa quanto litigherete, ma quanto sarete in grado di chiedervi scusa. Non importa quanti mesi passerete lontani, ma cosa ne farete di questo mese che vi rimane.” Passò a guardare suo figlio. “Parlale, parlale davvero. Sciogli il gelo della neve, che il cielo non cascherà addosso a voi due.”
Robert guardò suo padre, certo che non fosse mai stato così sincero. “Papà?”
Sirius mosse le mani, come per dire che lo avrebbe ascoltato.
“Ti voglio bene.”

Alex era raggomitolata su una poltrona, nella Sala Comune di Corvonero. Aveva girato la poltrona in modo da poter guardare fuori dalla gigantesca finestra, mentre nevicava ancora sul castello. Non era difficile scorgere due uomini, con i capelli scuri e della medesima altezza, appoggiati alla balaustra a parlare. Ogni tanto, uno dei due sorrideva all’altro. Loro non potevano vedere lei, ma lei vedeva benissimo loro. E quasi si commosse quando vide che si abbracciarono.
“Tutto bene, cara?” chiese una voce leggera.
Alex si voltò, trovandosi davanti al fantasma della Dama Grigia. “Lei crede nell’amore, Helena?” domandò, con tono gentile.
“Esiste un solo tipo di amore, ma in mille specie diverse. Indubbiamente, ognuna di loro ha una diversa importanza nel cuore di ciascuno di noi.”
Alex sorrise. “Grazie.” Sospirò, sincera.

Robert sapeva che, come ogni mattina, avrebbe trovato Alex seduta a guardare l’alba, pochi metri lontana dall’uscita del castello. Lei sapeva che lui sarebbe arrivato, e forse voleva farsi trovare. Guardava il sole illuminare lentamente tutto, quando sentì l’odore di Robert dietro di lei, tra i suoi capelli.
“Ricordi a Capodanno, quando mia madre ci urlò di trovare la nostra canzone, che quella su cui stavamo ballando era la loro?”
Alex annuì.
“Credo di averla trovata, la nostra canzone.”
“Ah si?” domandò, senza girarsi.
“Sì. Conosci i Green Day?”
“Certo.”
Stray heart.” Disse lui, con orgoglio. “Me la fece ascoltare Tonks una volta, Remus le aveva consigliato quel gruppo. Io ho collegato solo qualche ora fa che probabilmente è stata scritta per noi, quella canzone.”
Alex sospirò. “You’re not alone, oh oh and now I’m where I belong. We’re not alone, oh oh I’ll hold your heart and never let go.” Canticchiò lei.
“Si, esatto. Sai a che ho pensato?”
“Oh, tu pensi?” scherzò lei. “Pensavo mandassi solo a fanculo le persone.”
Robert fece finta di non averla sentita. “Pensavo che non m’importa quanto tempo passeremo lontani, l’importante è come useremo queste ultime settimane messe a nostra disposizione.”
“Messe a disposizione da chi?”
Lui alzò le spalle. “Dal destino, se ti pare.”
“Tu non credi nel destino, Robert.”
Lui si permise di guardarla. Era semplicemente bellissima.
“Io no, ma tu si.”
“E allora?”
“E allora, per te, potrei anche crederci.”
Alex sorrise. “Quindi, che dovremmo fare in queste cinque settimane?”
Robert si portò le mani in tasca e si strinse nelle spalle. “Essere noi. E una volta scesi dall’Espresso, salutarci come se andasse tutto bene.”
“Ti scriverò ogni giorno.” Provò a consolarlo lei.
“No.” rispose subito lui. “Non voglio che tu mi scriva.”
“Perché no?”
“Perché poi io tornerò qui, e dovrò lasciarti andare.”
Lei annuì, mentre il sole era ormai alto nel cielo. 
 
Come era stato per il capitolo 21 della long 'di base', la canzone di Capodanno è 'accidentally in love'
Credo che quella, in qualche modo, sia davvero la loro canzone.
A parte questo, spero che il capitolo sia piaciuto e prometto che cercherò presto di scrivere di queste loro cinque settimane (e di quello che verrà dopo), ma ho deciso di aggiornare oggi perchè non volevo che passasse troppo tempo tra l'aggiornamento di questo e quello di 'ti amo più di ieri e meno di domani'.
(Come sempre, un ringraziamento particolare a Distretto_9_e_34 per il sostegno!)

 
   
 
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