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Autore: piccolo_uragano_    28/09/2015    1 recensioni
Il ragazzo sorrise, e a Felpato sembrò di guardarsi attraverso un specchio che lo ringiovaniva di vent'anni.
Sirius guardò suo figlio, e gli sembrò già troppo grande. "Ma non lo vedi, Robert? La neve se ne frega."
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Spin-off sulla vita del primogenito della nuova generazione Black, Robert Sirius. Perché forse esistono dei Black che non sanno mentire.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Weasley, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Sirius Black, Un po' tutti | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Era l’alba, e Hogwarts veniva illuminata dal sole di inizio novembre. Ogni cosa sembrava essere al suo posto, eppure, una ragazza dai riccioli scuri se ne stava seduta appena fuori dal castello, con una perfetta visuale del caminetto di Hagrid già in funzione. Teneva in mano un libro azzurro con un riquadro giallo, mentre, con aria tranquilla, fumava una sigaretta. Si appoggiava con la spalla ad una grossa roccia, e parve non accorgersi del ragazzino che si sedette poco lontano da lei.
“Che ci fai sveglia?”
Alex alzò gli occhi solo quando riconobbe la voce di Robert. “Dipende. Tu che ci fai sveglio, Black?”
Lui aveva un’ aria stanca. Quella ragazza aveva solo tre anni più di lui, eppure sembrava capirlo meglio di chiunque altro, anche solo con uno sguardo. “Dieci anni fa oggi mio padre fu arrestato.”
Alex posò il libro a terra, per porre davanti a Robert i due palmi bianchi. Alzò una mano ed abbassò l’altra, e poi il contrario. “Tre giorni fa tuo padre è stato assolto da tutte le accuse. Fatti un calcolo. Quale vale di più?” poi, aspirò con la sigaretta.
“Non dovresti fumare.” Contestò Robert, lasciando cadere l’argomento.
“Senti mostriciattolo, fumo da quando avevo la tua età. Non smetterò certo ora.”
“Perché sei sveglia? È a malapena l’alba.”
Lei lo scrutò attentamente. “Per il libro.” Scherzò poi.
Robert spiò il titolo, con l’impressione di conoscerlo già. “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare.” Lesse, ad alta voce. “Sei una nata Babbana e non avevi mai letto quel libro prima?”
Lei sembrò sentirsi smascherata, ma solo per qualche secondo. “E allora?”
“Tutti i Babbani lo leggono ai propri figli.”
“E tu che ne sai? Credevo fossi un Black.”
Robert scosse la testa. “Non l’ho mai capita, quella storia. Comunque, sia da il caso che mia madre sia stata cresciuta da una Babbana, e che quindi io a casa abbia una copia di quel libro.”
“E lo hai mai letto?”
“No.”
“Ecco. Questo libro è anche troppo bello per te.” Scherzò.
“Ti ringrazio! Questo è davvero di grande aiuto.”
“Non c’è di che.” Poi lo guardò con aria più seria. “Perché non lo hai mai letto?”
Lui alzò le spalle. “C’è già tutto scritto nel titolo.” Buttò lì.
“Anche tu hai già tutto scritto in faccia, eppure la gente ti parla ugualmente.”
Robert rise, e la sua risata ad Alex ricordò un cane che ulula. Rimase a guardarlo ridere del suo sarcasmo, chiedendosi come potesse essere possibile che loro due fossero davvero amici.

“Robert! Robert! Rooooobeeeeert!” non era un urlo, era un sussurro stridulo ed entusiasta.
Robert alzò la testa dal libro di Pozioni. Harry Potter, con i suoi capelli ribelli, si era appena seduto davanti a lui. “Ciao, piccolo Potter.” Salutò Robert.
“Robert, Sono diventato Cercatore di Grifondoro!”
Robert alzò un sopracciglio. “Ma sei al primo anno!” Rispose.
“Beh, Baston ha detto che sono il più giovane Cercatore dopo più di un secolo!”
Robert fu contagiato dal sorriso del ragazzino. “Tuo padre sta saltando di gioia, da qualche parte, sai?”
Harry sembrò allargare il suo sorriso più di quanto fosse umanamente possibile. “Devo dirlo a Sirius e Martha.” Si passò una mano nei capelli, nell’illuso tentativo di sistemarli. “Cercatore! Ti rendi conto?!”
Robert scosse la testa, chiudendo il libro di Pozioni. “C’era da aspettarselo, no?”
Per la prima volta, Harry sembrò non capire. “In che senso?”
Robert lo scrutò,  poi si guardò attorno.“Vieni.” Disse. “Ti mostro una cosa. Ma devi fare veloce.”
“Non vuoi che la gente mi veda con te?” replicò seccato.
“Non voglio che la gente veda questa cosa.” Robert si alzò, rendendosi conto che Harry a malapena gli arrivava al petto. All’improvviso, gli parve piccolo ed indifeso, sebbene all’interno del castello praticamente tutti lo amassero già. Robert camminava accanto a lui con noncuranza, mentre una dozzina di ragazze gli facevano gli occhi dolci, e lui fingeva di guardarle. Lo divertiva, il fatto che lo guardassero. A dire la verità, lo divertiva il fatto che loro pensassero che lui avessi chissà che cosa da offrire.
Davanti alla sala dei trofei, Robert aprì la porta per fare entrare Harry, notando che lui sembrava agitato.
“Perché non vuoi che la gente veda questa cosa?”
Robert lo guardò e sorrise. “Perché ne sono piuttosto geloso. È una cosa che riguarda te, più che altro, ma anche me, in qualche modo.” Chiuse la porta e sorrise, procedendo a grandi passi verso ciò che conosceva bene. La targa d’oro dedicata a James Potter.  Guardò Harry stupirsi e illuminarsi, e poi si allontanò, senza fare rumore, passando davanti alla targa, più piccola e meno vistosa, dedicata a Regulus Black. Non aveva ancora trovato il coraggio per chiedere a Sirius di lui.
Si concesse un ultimo sguardo a Harry, prima di uscire, trovandolo ad osservare il nome di suo padre con aria sognante, e sentì lo stomaco stringersi.
La verità era che Robert ricordava James troppo bene per non sentirne la mancanza.

La mattina dopo, all’alba, Robert spalancò gli occhi come se qualcuno lo stesse osservando. Più che spaventato, puntò la bacchetta davanti a lui, senza trovare nessuno. Si guardò attorno, e, sotto al letto di Fred, notò che Crosta, il topo di Ron, lo fissava con sguardo quasi umano. Il topo non sembrò essere intimidito dallo sguardo di Robert,  tant’è che quando il ragazzo inclinò leggermente la testa, il topo lo imitò come uno specchio. Mentre si rigettava sul letto, pensando che aveva ancora almeno un’ora di sonno,ebbe l’impressione di essersi già sentito addosso quegli occhi, probabilmente in una vita precedente, ma si riaddormentò prima di trovare una risposta.
“Robert! Fred!George!” i tre ragazzi non si mossero. “Oh, dai!” implorò la voce. “Ho una notizia importante!” di nuovo, nessuno segno di vita. “Robert Black! Fred e George Weasley!” il ragazzo sbuffò, e fece un ultimo tentativo. “Serpeverde vince la Coppa delle Case!” immediatamente, i tre Grifondoro fieri scattarono in piedi.
“Cosa? Come?! Brutte serpi!” esclamò George.
“Oh, questa la pagate, eccome se la pagate, quant’è vero che mi chiamo Robert Sirius Black!”
Fred, che si accorse subito dell’inganno, guardò il suo amico e suo fratello parlare ancora prima di aver aperto gli occhi. Quando i due si resero conto che Oliver Baston, Capitano Grifondoro del quinto anno, si rigettarono tra le coperte con aria offesa.
“Non è divertente, idiota.” Lo rimproverò George.
“Non ti preoccupare, me la pagherai.” Aggiunse Robert più cauto.
“No, perché non accadrà!” rispose Baston entusiasta.
“Ma che ore sono?” domandò Fred.
“Le nove e trentadue.” Rispose Robert. “Baston, perché cazzo mi hai svegliato alle nove e trentadue della domenica?”
“Perché abbiamo un Cercatore!”
I gemelli si illuminarono, mentre Robert si rigettò nel cuscino.
Come fai ad avere un Cercatore?!” esclamò Fred.
Ma Oliver parve piuttosto offeso dalla reazione di Robert. “Ci tieni molto alla squadra, vero, Black?”
Robert fissò Baston con indifferenza. “Harry Potter è mio fratello, Baston. Pensavi davvero che non me lo avesse detto?”
Harry Potter?!” domandò George. “Ma è al primo anno! Non ha nemmeno il permesso di avere una scopa!”
“Non vi preoccupate di questo, ci stanno già pensando i suoi tutori-”
“Che sarebbero anche i miei genitori, se non ti dispiace.” Interruppe Robert.
“... Preoccupatevi degli allenamenti di domani sera.”
I gemelli grugnirono in segno di disapprovazione.
“Ah, Black, Alexandra Dixon di Corvonero chiedeva di te.”
Fu in quel momento che Robert saltò in piedi. “Seriamente?”
Oliver annuì. “E poi” estrasse due buste dalla divisa. “queste sono arrivate stamattina per te.” Si avvicinò a Fred. “E queste sono per voi due.” Porse a loro altre tre buste.
Robert osservò incuriosito la prima busta. Il suo nome era scritto con un grafia disordinata e goffa almeno quanto la persona a cui apparteneva. L’idea che Tonks fosse riuscita a rispondergli lo rese tremendamente felice.

Ciao, cugino!
Tuo padre sta sclerando, dopo la lettera in cui annunci di Harry. Sta dicendo cose senza senso. Mi ha fatto piacere che tu abbia scritto a me in separata sede, soprattutto visto che Remus ultimamente è piuttosto sospettoso. Merlino, ma lo sapevi quanti libri Babbani ci sono in casa tua?
Ne sto leggendo uno che parla di un giardino segreto, insieme a tua sorella. Scommetto dieci sette galeoni che quella finisce tra i corvi. È troppo intelligente per essere uno stupido grifone, ma troppo orgogliosa e leale per essere un tasso. Quindi, i miei galeoni sono a rischio.
A proposito, tua madre e tuo padre stanno andando a comprare delle scope da corsa. Ma io non ti ho detto niente. È domenica e io non ho l’Accademia, quindi rimarrò qui con Remus e Kayla. Non che la cosa mi dispiaccia, ovvio, adoro la tua famiglia.
Non ricominciare a dire che secondo te sono cotta di Remus, perché io sono io, ricordati, e io non mi posso innamorare, non di lui, è contro il mio DNA.
A proposito, un uccellaccio mi ha detto che stai facendo amicizia con una Corvonero. Una Corvonero incinta. Merlino,ma tutte quelle ragazzine che sbavano come ossesse per te, non ti piacciono proprio?
Goditi la fama, piccolo Black.
Fatto il misfatto,
N. Tonks


Robert sorrise e scosse la testa, passandosi una mano tra i capelli. Tonks sarebbe sempre stata Tonks, una delle poche certezze. Aprì la seconda busta, trovando la calligrafia elegante di sua madre.

Ciao, pulce.
Ci fa davvero piacere sapere di Harry. Tuo padre è più su di giri del solito, e Remus è commosso. Ricordi quanto fosse bravo James, vero? Non so se riesci a ricordarlo, ma fu proprio James a metterti su una scopa la prima volta, tant’era contento che la tua prima parola fosse stata ‘Prongs’ il suo nome.
Io e papà andiamo a Diagon Alley. È davvero contento di poter uscire di nuovo, anche se capita ancora che qualche ficcanaso ci indichi o ci chieda come abbiamo fatto. Per fortuna, però, io non gioco più la parte dell’adultera.
Ti voglio bene, Robert, e mi manchi tanto. Anche a papà manchi, anche se sono quasi sicura che vi siate visti.
Abbraccia forte Harry da parte nostra. Ora scriverò anche a lui, comunque.
Vi amo tanto.
Martha


Nemmeno sua madre si sarebbe mai davvero smentita. Da quando era di nuovo felice – da quando Sirius era di nuovo a casa – era tornata ad essere la donna solare che lui ricordava. Si alzò e controllò che nessuno lo stesse guardando, estraendo la Mappa da sotto al cuscino.
“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.”
La Mappa si rivelò a lui con la solita tranquillità, e lui si ritrovò a fissare i quattro nomi. Dalla lettera di Martha, nell’unica parola cancellata, si poteva leggere una P e una G. E nessuna della due lettere era contenuta nel nome James. Se lui e Tonks avevano intuito giusto, anche James e Remus erano dei Malandrini, oltre a Sirius, come Martha aveva dichiarato.
James, era, presumibilmente, Prongs. E quante volte Martha aveva chiamato Sirius ‘Padfoot’, o Sirius aveva chiamato Remus ‘Moony’?
Eccoli svelati.
Allora, perché non riusciva a collegare a nessun nome quel ‘Wormtail’?
Ogni foto in casa sua ritraeva tra Malandrini. Ogni racconto ne conteneva solo tre. Nessuno aveva mai parlato di un quarto Malandrino, eppure lui continuava a fissare quel nome, convinto che gli stesse sfuggendo qualcosa. Non riusciva a ricordare molto di quei quattro anni e mezzo di guerra che aveva vissuto. Ricordava il legame di Sirius e James, ricordava i capelli di James, i suoi occhiali sempre storti, e ricordava quanto fosse felice quando giocavano insieme. Ricordava la chioma rossa fuoco di Lily, il pancione che le faceva male alla schiena, le sue sfuriate a James e Sirius ma gli sguardi colmi d’amore quando suo marito le domandava scusa. Ricordava quanto fossero stati affiatati Rose e Remus, ricordava Tonks che si rifiutava di farsi mettere i vestitini che Andromeda le comprava, ricordava Frank e Alice Paciock, vagamente, seduti su un divano a cercare di rassicurare un uomo minuti e impaurito.
Sentì nuovamente gli occhi di qualcuno puntati contro, e si trovò nuovamente faccia a faccia con il topo di Ron.
“Smettila, Crosta, non avrai nulla da me.”
Individuò Alex sulla Mappa, la chiuse e fece per uscire. Prima di chiudere la porta dietro di sé, si girò, trovando il topo ai piedi del suo letto.
“Sta’ lontano da me, topastro.” Scherzò.

“E quindi?”
“E quindi niente, vorrei che lo leggessi.”
“Ma perché?”
Alex lo fissò intensamente. “Per dimostrarti che non è tutto scritto nel titolo.”
Robert scosse la testa. “Accetto la sfida, Dixon.”
“Non mi hai ancora detto come mi hai trovata.” Replicò lei, porgendogli il libro, notando che non era ancora riuscito a guardare lo Specchio delle Brame.
“Non ti ho trovata, non sei il centro del mondo. Stavo venendo qui e ti sei appropriata del mio rifugio.” Rispose, afferrando il libro.
“Ma se non lo hai ancora guardato, quel dannato Specchio!”
“No, infatti. Volevo sedermi qui a fissare il resto della stanza.”
Erano seduti per terra, e Alex si posò una mano sul ventre per spostarsi in avanti. “Non avrai paura di ciò che vedi in quello Specchio, Black?”
“Io non ho paura di nulla, Dixon.”
“Allora guarda quello Specchio.”
“Non ne ho bisogno.”
“Smettila, tutti ne hanno bisogno.”
Lui la guardò con aria curiosa. “Tu cosa ci vedi?”
“Ah, ti aspetti che te lo dica così?”
“Forse.” Ammise lui.
“Quante persone conoscono questo posto?”
“Io, te, mio padre, mia madre, Harry e Silente, immagino.”
Lei annuì pensierosa. “Allora, alzati e guarda quello Specchio.”
Robert sorrise e scosse la testa. “Io non prendo ordini da nessuno, Alexandra Dixon.”
“Io non rientro nella categoria ‘nessuno’, Robert Black.” Replicò lei. 




E così, procediamo a piccoli passi nella vita di Robert. 
Apro le scommesse su cosa vede il giovane Black nello Specchio!
[il prossimo capitolo della long originale è ancora in fase di stesura, perdonatemi.]

 
   
 
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