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Autore: Anita Rebelle    10/10/2015    1 recensioni
L'aitante "Re morte" cerca una sposa, ma ogni fanciulla che i suoi sudditi gli offrono finisce col subire un bieco destino... riuscirà il giovane Re a trovare una donna degna di lui? Ciò dipenderà soltanto dal suo terribile drago...
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Cuore cieco - Cap.2

 
Drago alato


Tirando le redini per sottrarsi allo sguardo accusatorio del drago, Kuhn partì al galoppo, scendendo il crinale.
Cicocka spiegò le sue grandi ali, alzò turbini di vento e si levò da terra volteggiando sul suo piccolo, grande, Re e custodendo il suo percorso.
Attraversando il bosco sacro, giunsero alle mura del villaggio e da lì al castello. Il ponte levatoio venne calato e Kuhn fece il suo ingresso sul destriero bianco, creando una breccia nella folla riunita in piazza che si zittì all'istante.
Non appena constatarono che aveva fatto ritorno ancora una volta solo, sguardi diffidenti e brusii sommessi si diffusero da ogni parte. Un grido di angustia si levò dal fondo, dove la madre di Danzica si reggeva al marito con la fronte solcata dal dispiacere.
Kuhn non lasciò trapelare il suo rammarico: avevano scelto loro di mandare la figlia nelle fauci del drago, ben sapendo quante fossero perite prima di lei. Il Re non poteva mostrare compassione né pentimento, altrimenti quanti ora provavano astio verso di lui avrebbero cominciato a dubitare e lo avrebbero creduto debole.
La donna si sciolse dall'abbraccio del marito, animata dal dolore. «Non è stato il drago, siete stato voi! L'avete uccisa voi perché non volete una regina!»
Il Re agitò le redini, indirizzando il cavallo verso di lei. «Vostra figlia non era degna, ecco la verità.»
«Bugiardo!» gridò la donna a squarciagola, gettandosi d'impeto contro di lui e afferrandogli una gamba.
Ma Kuhn non guardò quella madre, osservò piuttosto la folla in attesa alla sua reazione.
«Guardie!» chiamò. «Questa donna diffama il Re. Chiudetela nelle prigioni dove nessuno possa udire le sue offese.»
I soldati della guardia intervennero per trascinarla via ma, a quel punto, fu il padre di Danzica a farsi avanti, estraendo la spada. «Portarmi via una figlia non vi basta? Dimostrate di essere uomo e scendete da quel cavallo se avete il coraggio!»
Kuhn scese con un balzo. Il pettorale di cuoio lasciava nude le spalle e le braccia i cui muscoli erano tracciati da vene in rilievo; le gambe, invece, erano fasciate da pantaloni scuri, infilati nei pesanti stivali. Pur essendo il viso di un giovane, il suo volto era marcato da lineamenti decisi, con zigomi pronunciati e grandi occhi celesti che sapevano essere autoritari.
«Combattete contro di me, se ciò può rinfrancare il vostro cuore» propose comprensivo, serrando per un momento gli occhi. «Ma rammentate che vi rimane ancora la vostra di vita da perdere.»
Di fronte a Kuhn, l'uomo smarrì il coraggio e si ritirò. La verità era che il Re non doveva la sua potenza soltanto al drago. Era un guerriero fin da quando aveva lottato contro il cordone che lo strangolava, venendo al mondo.
In quel momento, l'ombra che penetrò nella piazza, volteggiando, catturò l’attenzione dei presenti e centinaia di sguardi si volsero al cielo intimoriti; il drago del Re non si faceva vedere spesso da quelle parti.
Cicocka planò sulla cima di una torre.
«Fate spazio al mio drago!» gridò Kuhn.
Ciascuno corse ai ripari sotto i porticati e il drago scese a terra, sbattendo la sua coda contro una colonna sulla quale rimase impressa la sferzata. Allungò il muso verso Kuhn e lasciò che questi gli desse una pacca sul naso come se non fosse altro che un animaletto da compagnia e non l'essere che avrebbe arrostito, o smembrato o inghiottito chiunque avesse fatto del male al suo Re.
Con movenze lente, Cicocka guardò tutt'intorno. Le venature dei suoi occhi sfavillarono dando l'impressione che lingue di fuoco vi ardessero dentro. Uno sguardo così antico e profondo da saper mettere a nudo l'animo di un uomo. Insoddisfatto, emise uno sbuffo bollente.
Ciechi. Tutti ciechi.
«Il drago vede. Il drago giudica. Il drago sceglie.» Proclamò Kuhn. «Quale tra le presenti è degna di offrirsi in sposa al vostro sovrano?»
Una ragazza incespicò spinta fuori a forza da una colonna per mano di dita ingioiellate e tutti gli occhi si appuntarono su di lei, compresi quelli del drago.
La povera fanciulla balbettò tremando sulle gambe. «Io… io…»
Non serviva un drago per capire che il suo timore e la sua ingenuità l'avrebbero uccisa prima ancora che potesse dargli un erede.
Cicocka fece scattare un artiglio e un sasso schizzò verso di lei, attraversò la piazza e finì col colpirla alla tempia.
Il drago fu veloce, ma Kuhn lo fu di più; si precipitò a protezione della ragazza e sguainò la spada dinnanzi alle terribili fauci spalancate.
Kuhn, non osare porti contro di me. Chiarì il suo sguardo.
«Sai ciò che voglio.»
Ti darà figli ciechi.
«Ti ho attaccato una volta, non farmelo ripetere perché questa volta sono pronto a morire.»
E io a divorarti, stupido Re.
Cicocka ruggì, protendendo il collo al cielo e spiegando le ali, dalla sua gola scaturì una lingua di fuoco che lambì le guglie del castello. Fu una visione così spaventosa che il popolo si mise a strillare e scappare in preda al panico, accalcandosi ovunque trovasse una porta che non fosse sprangata.
Solo Kuhn rimase inflessibile mentre dietro di lui la ragazza in lacrime tentava di gattonare via, ma il drago la intercettò con la coda e le diede una nerbata che la fece volare all'ombra del porticato. Entrambi gli occhi si fermarono su Kuhn, esprimendo tutta la loro reale collera, avvicinandosi tanto che il Re poteva sentire il fiato ancora ardente.
Non avrai mai una sposa. Scordatelo.
Cicocka scosse le ali, levitando e allontanandosi in volo mentre Kuhn cadeva in ginocchio sulla polvere.
«Dragooo!» gridò ripetutamente.
Fin dal cielo, lo sguardo acuto di Cicocka riconobbe una lacrima bagnargli gli occhi, lacrime di impotenza che il Re non aveva mai versato prima. Ma ora il drago era troppo arrabbiato a causa della sua arroganza, il suo piccolo Re doveva aver fiducia ed essere paziente. Che tornasse in cima alla montagna e si ponesse in ginocchio: imparare a chiedergli perdono gli avrebbe giovato.

Continua...

   
 
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