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Autore: cuffiette    10/10/2015    3 recensioni
Irene ha sedici anni, il sorriso sempre sulle labbra e un caratterino tutto pepe. Ma Irene ha anche un “F.R.P.” (fratello rompi palle ) e due amiche completamente folli, ha uno spiccato senso dell’umorismo e tanta voglia di vivere.
Tra i banchi di scuola, nei corridoi di un vecchio palazzo e per le vie di Firenze, Irene cerca di venire a capo di una storia destinata a non durare, di una storia destinata a non incominciare per niente: quella con il migliore amico di suo fratello
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 11: La paladina della giustizia

 

-Sono davvero orgogliosa di voi ragazzi!-, sussurra mia madre nella nostra direzione prima di richiudersi la porta del reparto notte alle sue spalle.

Sono le undici passate, le varie parti da me medesima assegnate sono state tutte scritte e le foto inserite, manca un tocco di originalità e una nota conclusiva, poi possiamo anche andarcene a dormire.

Il cellulare di Giorgio posato sopra al tavolino proprio accanto al computer acceso, suona all’improvviso e mi fa quasi saltare dalla sedia per lo spavento.

“Pronto…”,sussurra adirato.

Ovviamente non posso sapere chi ci sia dall’altra parte del telefono, e non penso neanche gli stia dando qualche brutta notizia… semplicemente ha risposto come è suo solito fare. Quando poi, la sua espressione passa velocemente dall’adirato all’incazzato nero, capisco che forse qualcosa sta succedendo, dato che stringe con forza il telefono prima di allontanarsi da noi per sussurrare al suo interlocutore Dio solo sa che cosa.

In tutto ciò mio fratello se ne è rimasto tranquillamente seduto accanto a me, senza dire una parola e continuando a leggere la relazione sul desktop del pc.

-Queste foto fanno proprio cagare….-

-Andre…-,incomincio senza offendermi per l’insulto gratuito appena espresso.

-Uhm…-,risponde lui distrattamente.

-C’è qualcosa che dovresti raccontarmi? Qualcosa di importante….?-,chiedo a bruciapelo.

Lui non stacca gli occhi dallo schermo e scuote semplicemente la testa.

-Andrea…-,ritento,-Sono seria. A scuola girano voci strane …-

-Andrè -,mi interrompe Giorgio ritornando dal salotto,-Dobbiamo andare-,aggiunge semplicemente e come se fosse la cosa più naturale del mondo uscire di casa alle undici di sera in pieno regime scolastico e per di più senza chiedere nessun permesso, mio fratello si alza dalla sedia e fa per prendere il suo giaccone.

-Dove state andando?-,chiedo mentre mi alzo a mia volta e mi avvicino a loro, ovviamente non ottenendo nessuna risposta in cambio.

-Ragazzi!-,ripeto adirata sbattendo i piedi a terra,- Dove state andando?-

Andrea mi lascia un buffetto sulla guancia che mi fa andare su tutte le furie mentre Giorgio mi sorride tranquillo e finisce semplicemente di stringersi la sciarpa al collo. Che razza di idioti.

-Non potete uscire…-,sussurro indignata.

-E perchè no?-, ghigna Giorgio. Che razza di… di…di Sbruffone!

Mi torturo le mani alla ricerca di una motivazione valida o quantomeno sensata spostando il mio sguardo dall’uno all’altro, -Perchè… se uscite lo dico alla mamma….-

-“Perchè se uscite lo dico alla mamma..” chi è che ha due anni adesso?-,mi apostrofa Giorgio.

Lo ignoro bellamente e afferro mio fratello per il braccio, giusto per fargli capire che si, esisto anche io.

-Andrea per favore… dimmi dove state andando!-

-No-

-Andrea…-,sto per mettermi a piangere, sento le lacrime pizzicare pericolosamente agli angoli degli occhi,-Ti prego!-

-Dimmelo!-,sussurro scuotendolo appena.

Evidentemente sortisco l’effetto contrario perché mio fratello si sgancia dalla mia presa ferrea (?) e finisce di infilarsi il giaccone. Sull’orlo di una crisi di panico cerco lo sguardo di Giorgio, che prontamente evita il mio.

-Se non mi dite dove state andando allora vengo con voi-, affermo semplicemente e mi sembra la cosa più sensata… l’unico modo per farli capitolare.

Li osservo scambiarsi una veloce occhiata prima di scoppiare a ridere. Se possibile la faccia strafottente di Giorgio mi fa saltare i nervi anche di più di quella arrogante di Andrea, e nessuno mi ha mai fatto incavolare più di Andrea.

-Chiama Fra e digli che fra pochi minuti siamo sotto casa sua…-, ribatte Giorgio dandomi le spalle.

Batto i piedi per terra, indignata da tanto menefreghismo e parto in contrattacco. Infilo le scarpe da tennis in due secondi netti e afferro il mio giaccone, appoggio le mani sui fianchi e li guardo con aria di sfida.

-O parlate oppure giuro che vengo con voi-

Giorgio guarda prima mio fratello, poi me, poi di nuovo mio fratello e poi di nuovo me e ad ogni passaggio la sua faccia è sempre più sconcertata, tanto che mi aspetto di vederlo stropicciarsi gli occhi da un momento all’altro.

-Allora? Cosa avete deciso?-,insisto. 

Andrea spettina i suoi capelli nero pece e sbuffa.

-Giò… io resto qui con la pazza-

Fermi tutti. La pazza sarei io?!

-Io non sono pazza e non voglio che tu resti qui con me. Sono io a voler venire con voi. E poi… andiamo cosa diavolo dovete uscire a fare?-,ribatto sempre più oltraggiata.

-E va bene….-,afferma Giorgio con un sospiro mentre spalanco letteralmente la bocca.

-Va bene?-,domandiamo io e Andre all’unisono.

-Si… le diremo la verità così potrà tornarsene ad abbracciare il suo orsacchiotto…-

Sto letteralmente pendendo dalle sue labbra,tanto che decido deliberatamente di ignorare la sua allusione al mio tenero Potty .

-Questa sera c’è una festa privata al Mastro….-,inizia Giorgio,-Una festa un po' particolare… Possiamo arrivare a vincere un sacco di soldi se sappiamo come comportarci … e proprio per questo motivo tu non puoi assolutamente venire con noi…-,spiega.

-Vincere? E come? Cosa sarebbe.. una specie di bisca clandestina?-,domando titubante a entrambi mentre inconsciamente tiro un sospiro di sollievo. Lo so che una cosa del genere è da incoscienti e non è legale ma avevo davvero temuto dovessero fare qualcosa di molto peggiore.

Andrea abbassa impercettibilmente lo sguardo prima di annuire, questione di secondi certo …ma andiamo! Siamo nati a distanza di qualche minuto abbiamo geni su geni in comune… il suo piccolo tentennamento mi basta e avanza. Ti ho Beccato brutto bugiardo!

-Bugiardo!-,sbotto puntandogli l’indice addosso, -Mi stai portando in giro! Antonio avrebbe invitato anche noi ragazze ad una “festa privata” quindi non raccontarmi balle- 

L’avevo detto io che dovevo fare il detective. Ho sbagliato tutto nella vita.

 

Dopo interminabili minuti di suppliche, di quasi-piagnistei e di occhiatacce siamo ancora al punto di partenza. Non ho intenzione di farmi soggiogare da questi due babbei, quindi o dolenti o nolenti mi porteranno con loro.

-Scordatelo!-

-Allora dimmi cosa dovete fare!-

-No-

-Allora vengo con voi!-

Mio fratello sbuffa esasperato e alza le braccia al cielo guardando Giorgio.

-Basta, portiamola con noi e via!-,ringhia Andrea. Sto per mettermi a saltare sul posto per averla avuta vinta, quando quel guastafeste di Giorgio decide di intervenire con un secco e risoluto :-No!-

-Non è il caso, neanche noi sappiamo quello che dobbiamo fare… vuoi… forse metterla in pericolo?-,si affretta poi a aggiungere. Andrea sembra guardarlo con un pizzico di sorpresa, ma si riprende subito evidentemente, perché mi afferra per un braccio e dice al suo amico di andare subito e che per una sera possono fare a meno di lui.

-Sei un cretino!-, urlo una volta liberata dalla sua presa.

 

Andrea

Neanche ricordo chi è che me lo ha detto, ma sta di fatto che per tenere buona una donna devi parlargli di gossip (e mia sorella è un’amante del gossip), quindi sacrifico la mia privaci per una cosiddetta causa superiore.

-Piantala!-,cerco di intimargli, ma lei continua imperterrita con le sue lagne sulla parità dei diritti, sulla violenza gratuita e su tante altre cazzate.

-Irene, devo chiederti un consiglio….-, butto lì, sperando che questo basti a catturare la sua attenzione.

Come volevasi dimostrare, lei serra la bocca e piega la testa di lato, come a volermi scrutare più attentamente. Bene, ha abboccato, ora devo solo giocarmi bene le mie carte.

-Come si fa a scaricare una ragazza e a rimanerci… amici?-

La faccia di mia sorella dopo la mia innocente domandina, la dice decisamente lunga, quindi evito fraintendimenti e metto subito le “mani avanti”.

-Frena la fantasia… non sto parlando di Sara!-

-E di chi staresti parlando allora? Sentiamo dai…-

Merda, forse ho esagerato un po con gli argomenti compromettenti; va bene deviare il discorso, ma questa rompipalle qui è troppo curiosa e ricettiva per i miei gusti.

-Irene…-

-Andrea!-

-Di Irene dannazione, sto parlando di Irene Gigli, quella della quarta F-

Lei inizia a scrutarmi sospettosa, quasi si aspettasse un cedimento da parte mia da un momento all’altro, ma io Andrea Barbieri da promettente figlio di un’avvocato quale sono, nascondo abilmente il sorrisetto vittorioso.

-E Sara non c’entra nulla quindi…-

-No rompipalle…-

-Andre… mi spieghi cosa è successo tra di voi?-,mi domanda dopo averci pensato su per un bel pezzo.

-Vuoi davvero i dettagli?-,chiedo beffardo.

-Andre!!!! Certo che no! Voglio sapere perché non mi avete mai detto niente e perché ora è finita! Chiedo troppo?-

-Sì-

-Andre!!!!-

-Va bene, va bene ma smettila di urlare o tua madre ci sentirà e scoprirà che Giorgio non è in casa…-

-Guarda che è anche tua madre sà…-,specifica lei da perfetta so-tutto-io quale è.

-Vai da Potty avanti che Io ho sonno-,cerco di liquidarla dandogli un ruffiano bacio sulla guancia.

-Il discorso non finisce qui … Capito?-,mi rimbecca.

Certo sorellina, come no!

 

Irene

 

L’una.

Le due.

Le tre.

Finalmente un impercettibile rumore proveniente dalla zona giorno mi fa tranquillizzare almeno momentaneamente anche se la voglia di lanciare un bello schiaffo su quel faccino tanto bello quanto strafottente non se ne è andata. Infilo i piedi nelle mie pelose pantofole rosa e senza vergognarmi del pigiamino con i mici stampati sopra apro molto (davvero molto) lentamente la porta della mia cameretta. Dal corridoio che conduce al salotto arriva una luce fioca e il mio cuore fa un balzo lo ammetto, ma cerco comunque di farmi coraggio e continuo imperterrita a camminare nel buio quasi completo del corridoio. Quando apro l’ultima porta, anche questa in modo estremamente lento, preferirei di gran lunga non averlo fatto dato che la scena che mi si para davanti è una di quelle che ricorderò per sempre: Giorgio con il giubbetto strappato e la fronte sanguinante, mio fratello tutto sporco di terra che sta cercando di sorreggere un Francesco che zoppica visibilmente. 

Tutti e tre si bloccano immediatamente appena mi vedono e prima che io riesca a dire una sola parola, i miei occhi si riempiono di lacrime e inizio a singhiozzare irrimediabilmente. Bene Irene, vedo che continui ad avere una certa padronanza delle situazioni.

-Merda..-,sento digrignare da Giorgio.

-Irene torna a dormire-, mi intima mio fratello scuro in volto.

Non so cosa mi sta succedendo, ma non riesco a smettere di singhiozzare, ne a muovermi, ne a pensare ad essere sincera. La mia mente non riesce ad elaborare altre informazioni che non siano sangue, sporco e dolore.

-Ma… ma cosa avete fatto?-,riesco ad articolare tra un singhiozzo e un’altro.

-Andre…-,sussurra Giorgio,-Portala di la!-

-Scordatelo-,rispondo invece io infervorata,-Avete mentito a me, avete mentito alla mamma, mi avete lasciata a casa senza una spiegazione… Io…-

-Tu cosa?-, mi aggredisce Giorgio avvicinandosi, -Tu cosa diavolo vuoi?-,ringhia afferrandomi per un braccio. La smorfia di dolore che si dipinge sul suo volto mi fa intuire quanto questo gesto brusco gli abbia fatto male, così presa da non so quale istinto, poggio delicatamente la mano rimasta libera sulla sua spalla cercando quantomeno di infondergli calore.

-Ti fa male?-,domando a bruciapelo.

La sua non risposta e l’occhiata che lancio a Fra mi bastano per prendere una decisione anche se so già quanto me ne pentirò.

-Almeno medicate queste ferite… Per favore!-

-Non ti immischiare in questa faccenda-,mi rimbecca subito Andrea.

-Andre sei mio fratello e questi sono i tuoi più cari amici-,specifico mentre con la manica del pigiama cerco di asciugarmi gli ultimi residui di lacrime,-Quindi ci sono già dentro a tutta questa faccenda. Ripeto: fatevi medicare-

Il primo a cedere e ad accettare la mia offerta è Fra, che con la maglia piena di sangue e la testa spaccata non può di certo presentarsi a casa. Pulisco la sua ferita con dovizia, usando tutti i medicinali che sono riuscita a trovare in giro per casa; sono andata a prendergli una maglietta pulita che un tempo era di Andrea e ho fasciato la sua caviglia dopo averci applicato un’abbondante dose di crema. Giorgio è quello messo meglio dei tre e che quindi preferisce pulirsi i residui di sangue da solo, così che io possa sistemare la ferita di Andrea.

-Fra forse dovresti dormire qui stanotte…-

-No, devo tornare a casa oppure a mia madre prende un colpo. Tranquilla Ire, e … grazie-,sussurra regalandomi un bel sorriso di riconoscenza.

Saluta velocemente i due amici e esce dal portone di casa poco dopo, anche se continua a zoppicare visibilmente.

Con un diavolo per capello mi volto verso Andre e Giorgio, entrambi intenti a strofinare via il sangue dai loro vestiti sul lavandino della cucina. Gli addominali di Giorgio guizzano ad ogni suo più piccolo movimento, le spalle larghe di cui una mezza nera, si alzano e si abbassano compiendo movimenti innaturali visto che sta palesemente tentando di non provare dolore ad ogni più piccolo spostamento.

-Devo farvi una sola fottuta domanda… Perché? Come diavolo avete fatto a conciarvi in questo modo…Dove diavolo siete stati? A fare cosa?-

-Veramente queste ne sono tre…-,osserva Giorgio con un ghigno.

Ecco a voi un’altra dimostrazione della sua bipolarità. Sono passati pochi minuti da quando il signorino mi ha presa per un braccio e mi ha urlato contro.

-Questo non è il momento di scherzare.-zittisco Giorgio.

-Andrea!-,chiamo mio fratello che mi sta ancora dando le spalle,- Mi hai mentito!-

-Pff mentito…Che parolone!-

Lo strozzo. Ho deciso. Lo strozzo davvero.

-Zitto tu! Ne ho anche per te!-,intimo a Giorgio, per poi rivolgermi di nuovo verso mio fratello,-Dove siete stati?-

-Andrea non le dire niente..-

-Giorgio ti ho già detto di startene zitto-,quasi grido sull’orlo di una crisi di nervi,- E togliti quel sorriso strafottente dalla faccia mentre parli con me- aggiungo notando la sua aria divertita.

-Irene finiscila-,bisbiglia finalmente Andrea,-Non svegliare nessuno… non.. parlarne con nessuno. E ora per favore andiamo a dormire. Mi devo riposare…-,e detto fatto si gira verso il reparto notte.

-Giò…-,richiama all’ordine il suo amico, che non prima di avermi lanciato uno sguardo vittorioso segue il suo compare in camera.

Dannati.

 

 

-Dovete dirlo alla mamma se qualcuno vi da il tormento…-

Continuo a ripetere a quei due che devono fare qualcosa, qualsiasi cosa per risolvere questa situazione, ma in risposta ricevo soltanto sbuffi contrariati o grugniti… insomma cercano di farmi capire (usando la loro lingua) che non vogliono darmi ascolto.

Dopo aver passato le restanti tre ore della nottata in dormiveglia, perennemente intontita da ansia e preoccupazione, mi sono “svegliata” animata da un ritrovato senso di responsabilità e con un preciso piano in mente: - O lo fate voi due, oppure lo farò io!-

Semplice! Peccato che i due non mi ascoltino affatto mentre divorano la colazione, mentre si infilano il giubbetto, mentre entrano in ascensore…. Insomma credo di aver reso il concetto.

 

Dopo una nottata quasi insonne, e dopo un’estenuante mattinata di scuola, mi arriva il tanto temuto messaggio di mia madre: 

“Vieni in ufficio dopo la scuola.

Mamma.”

Inizio a tremare impercettibilmente, immaginando a quali torture sarò sottoposta questo pomeriggio affinché io dica la verità… Mi sembra ovvio che l’avvocato Espositi in Barbieri abbia già scoperto (non so grazie a quali poteri conferiteli dalla giustizia) che il suo pargolo la notte addietro ha disobbedito ai suoi ordini.

Ovviamente Cate non capisce perché questo incontro mi preoccupa tanto, visto che ho deliberatamene evitato di raccontare alla mia amica i dettagli sulla notte appena trascorsa… Se è vero che quei tre sono in guai seri, non mi sembra il caso di far immischiare altre persone in una faccenda tanto brutta!

Armata di tanto coraggio e di altrettanti buoni propositi ma soprattutto di un’innocente sorriso stampato in volto, al suono dell’ultima campanella mi dirigo verso l’ufficio della mia genitrice, che si trova a pochi isolati dalla scuola.

Ovviamente prima di presentarmi al cospetto della segretaria ho ben pensato di sistemarmi i capelli e di ritoccarmi il trucco, tanto per non essere giudicata da questi snob del cavolo. 

Con andamento fiero mi dirigo verso la scrivania posta proprio davanti alla porta dell’ascensore, dove siede una donnina tutta impettita nel suo tailleur firmato.

-Salve Fabiana!-,saluto cercando di risultare cordiale e nascondendo il mio astio nei suoi confronti. La donna alza appena il capo, per riuscire a scrutarmi sopra alle mezzelune degli occhiali, per poi rivolgermi un tirato sorriso di circostanza.

-Irene, cara!-,civetta,-Cerchi la mamma?-

Dio, non ho più cinque anni, non c’è bisogno di rivolgersi a me con questo tono da balia cicciona.. ma ahimè la buona educazione prima di tutto, così annuisco semplicemente evitando di aprire bocca lasciandomi sfuggire qualche cattiveria di troppo.

Fabiana mi accompagna davanti alla porta dell’ufficio di mia madre (come se non conoscessi la strada) per poi andarsene lasciando dietro di se una scia di profumo che trasuda ricchezza e alterigia.

Busso riluttante alla massiccia porta davanti a me per trovarmi inondata da scatoloni su scatoloni, con mia madre che in mezzo a tutto questo macello cerca di concludere una telefonata di lavoro nel modo più professionale possibile. Mi fa cenno di avvicinarmi a lei con la mano, così mi siedo sull’unica poltroncina in pelle nera rimasta sgombra di cianfrusaglie e aspetto pazientemente. Sono decisamente sollevata, la mamma sembra sorridente anche se un po indaffarata e non sembra avermi chiamato per una questione urgente o troppo compromettente visto che non fa altro che sorridermi mentre porta a termine la telefonata.

-Allora tesoro!-,esordisce nella mia direzione una volta agganciata la cornetta,- Come è andata la scuola oggi?-,domanda tranquilla.

-Bene, tutto bene…-

-E con Giorgio come va?-

Quasi mi strozzo con la mia stessa saliva alla domanda della mamma, posta in un modo talmente innocente da sembrarlo veramente.

-Bene….Come dovrebbe andare?-, rispondo sulla difensiva mentre lei ridacchia e continua a guardarmi sorridendo… dannata donna.

-Certo certo.. Chiedevo! Lo sai che le mamme sono curiose…-,aggiunge non abbandonando il suo sorrisetto,-Comunque..-,continua,- Mi sono liberata per qualche oretta! Dobbiamo andare a comprare il tuo vestito per sabato sera…-

Ah il vestito per sabato sera… perché …si, passerò il sabato sera in compagnia della mia adorata famigliola tutta agghindata e vestita a festa, per l’inaugurazione del nuovo e super lussuoso ufficio della mamma.

-… e visto che ci siamo possiamo prendere anche un bel completo per tuo fratello… Gli uomini a volte non sanno scegliere….-, specifica facendomi l’occhiolino. Ora, sono io oppure la mia cara mammina ha davvero appena fatto un’allusione?

Decido di lasciar perdere e di farmi trascinare dalla sua “euforia da shopping”

 

Stiamo tranquillamente passeggiando per Via Roma, alla ricerca ormai disperata di un paio di scarpe da abbinare all’abito della mamma, quando vengo folgorata: la vetrina di “Miu Miu" in tutto il suo splendore. Il mio sguardo viene catturato immediatamente da una borsetta.. semplice, nera, con le cerniere in oro e la tracolla sottile. Un sogno.

Guardo mia madre con uno sguardo da cucciolo abbandonato e le indico l’oggetto dei miei desideri con lo sguardo.

-Tesoro…-

-Mamma ma è perfetta!-,la interrompo subito,- Neanche se ci avessimo fatto a posta avremmo potuto accostare così bene borsa e collana..-

-Irene! Costa settecento euro!-,si oppone lei. Dannazione, la mia solita tecnica non sta affatto funzionando ma non demordo, faccio spallucce e sorrido alla mia mammina,-Hai ragione… Dai cerchiamo qualche altro negozzietto…-, specifico mentre faccio per proseguire.

Tre, due, un…

-Irene aspetta dai…-

Andata!

 

-Bene signora, fanno seicento venti euro con lo sconto-,dice la cassiera alla mia mammina con fare confettoso, mentre infila lo scontrino nella borsa di Miu Miu.

-Ha fatto un’ottima scelta!-,continua quella imperterrita a cercare di fare conversazione, ma io sono troppo intenta a osservare il mio ultimo acquisto e la mamma a pensare ai suoi soldi che se ne vanno per una stupida borsa.

-Sandra!-

Mi volto appena verso la signora che è sopraggiunta alle nostre spalle chiamando la mia genitrice, giusto per capire chi sia. Sorrido gentilmente alla  mamma di Fra mentre afferro la busta bianca e oro di Miu Miu e la stringo forte a me.

-Irene cara! Ti fai ogni giorno più bella!-

-Ciao Eleonora! Aggiungerei che si fa anche ogni giorno più costosa la signorina! Oggi siamo tutti in giro per negozi!-,saluta mia madre cordiale, sempre pronta a fare conversazione, sempre con la parola giusta al momento giusto… deve essere una prerogativa degli avvocati credo.

-Si ho davvero bisogno di svagarmi un pò…-,inizia l’altra portandosi una mano al cuore. Vorrei davvero trovare il modo di scampare alle grinfie di queste due per evitare di sorbirmi i loro sproloqui su boutique e su vestiti, ma dopo i seicento euro che mia madre ha appena speso… glielo devo, quindi le resto affianco e continuo a sorridere.

-Tutto bene cara?-

-Effettivamente no… Anzi ti dirò che sparavo di incontrare qualcuno con cui parlarne…-

Alzo la guardia alle parole della signora Frascati, e aspetto impaziente che questa conversazione giunga al termine già immaginando a cosa la madre di Fra stia alludendo. Ovviamente la mia cara mammina, come ogni abile conversatrice sa fare, prende la palla al balzo e sprona la sua amica a continuare.

-Ieri notte il mio Francesco è rientrato alle tre! Alle tre! Non lo aveva mai fatto…. E per di più indossava abiti non suoi …capisci?-

Mia madre guarda Eleonora sconcertata, ma capendo che quello non è di certo il luogo adatto per affrontare simili discorsi, spinge la sua amica fuori dal negozio salutando cordiale la commessa.

-Allora stavi dicendo….-

-Sandra sarò sincera… tu hai notato qualcosa di strano in Andrea? Sappiamo entrambe per esperienza che se finiscono nei casini ci finiscono insieme…-

Mia madre è chiaramente turbata dalla dichiarazione della sua amica, ma non si scompone più di tanto, anzi sorride affabile mentre le stringe affettuosamente una mano, -Ho a casa sia Andrea che Giorgio… troverò il modo di farli parlare….- incomincia a parlare convinta, quando improvvisamente si blocca.

-Irene!-,mi richiama all’ordine,-Tu hai sentito qualcosa di strano nell’aria?-

Ora nella mia mente si susseguono due scene madre. Una in cui io mi libero di tutta a verità, spiego a mia madre e alla signora Frascati tutta la situazione per poi essere torturata fino alla morte da mio fratello e dai suoi amici e un’altra in cui io, paladina della giustizia, mi carico di tutti i problemi, mento spudoratamente a mia madre e aiuto qui tre deficienti a uscire fuori da questa situazione. 

Indovinate quale opzione ho scelto!

 

Ok… non ho scuse! Chiedo umilmente perdono per il ritardo ma gli impegni sono aumentati e ho poco tempo per scrivere e sistemare i capitoli.. ma non parliamo di questo!

Allora… cosa ne pensate? Ho avuto in mente la scena del negozio praticamente dall’inizio della storia e in un modo o nell’altro sono riuscita ad inserirla.. spero vi abbia fatto sorridere XD

Non ho commenti da fare su Giorgio (….) o su Irene, posso solo dirvi che il prossimo capitolo arriverà (spero) presto e che la storia è sul più bello!

Grazie a tutti quelli che continuano a leggere e a apprezzare questa storia ma soprattutto a quelle meravigliose ragazze che mi fanno sapere ogni volta cosa ne pensano!

Baci zuccherosi *.* 

Cuffiette

  
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