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Autore: Subutai Khan    10/10/2015    0 recensioni
Dopo le ventiquattr'ore non si lascia ma sì raddoppia, mh? A me sta più che bene.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Passa la canna!”.
“Attento, mi stai infilando il gomito in gola!”.
“Adesso te la tiro la batteria in testa, bastardo!”.
Guardali. Tutti ubriachi e fatti che fanno i minchioni senza il minimo freno.
Cazzo tipa, cerca di non vomitarmi sulle scarpe per piacere!
Sono questi i momenti in cui un pochino mi pento di essere astemio e di aver rigettato le droghe ricreative dopo quell'apocalittico fine settimana ai tempi dell'università. Davvero, se non sono morto tirando da un bong che andava a fuoco non so cosa potrebbe uccidermi.
Mi siedo sorridendo sulla più vicina sedia. La mia chiarezza mentale va a scapito del divertimento, indubbiamente, ma ha anche i suoi vantaggi. Vedere questa manica di idioti che cerca di farsi del male in maniera volontaria e spassosa alleggerisce l'animo.
“Ehi, Kenny!”.
Oh toh, c'è una Sofia che si è seduta accanto a me con un boccale di birra mezzo vuoto in mano. So che non è sbronza, i Byarnashev hanno dalla loro una mitologica resistenza all'alcool. Le leggende familiari raccontano di suo nonno campione nazionale di bevuta nella Bulgaria degli anni cinquanta. Di sicuro lei porta avanti la tradizione in maniera più che dignitosa.
“A quante sei arrivata?”.
“Sesta. Non sento il minimo effetto”.
“Bella festa, vero?”.
“Sarà ancora meglio quando, dopo la cinquantaduesima, sarò in mezzo a quella bolgia a cercare di staccare le orecchie a morsi a quella baldracca di Elizabeth”.
“Ancora non riesci a farti passare quel vecchio sgarbo...”.
“Sai come sono fatta, Zant. Considero uno sgarbo chiuso solo quando ho fatto ingoiare al colpevole entrambi i tacchi delle mie scarpe”.
Annuisco, un piccolo ghigno sul mio volto. Anche se la conosco da ormai quindici anni, queste sue uscite non smettono mai di farmi divertire.
Dopo l'ennesima sorsata si gira verso di me, un'ombra scura a rovinarle il sorriso: “Dici che siamo abbastanza isolati per evitare un'ispezione?”.
“Voglio sperare di sì. Almeno, stando a sentire i genitori di Jonathan dovremmo essere al sicuro. Il paese più vicino è a tipo settanta chilometri”.
“Sono stati gentili a imprestarci la baita”.
“Vero. Lui ne sarebbe stato contento… di tutto questo, intendo”.
“È ironico. Jonathan Bergovich, uno dei più ferventi oppositori del funerale obbligatorio, che si ritrova nella situazione di essere involontario promotore di quest'atto di ribellione”.
“Nonostante tutto dubito gli abbia fatto piacere doverci rimettere la pelle per darci l'opportunità”.
“Oh, al diavolo. Quel che è stato è stato, lui è morto e noi stiamo ridendo e ballando sopra una sua virtuale tomba. Che cosa c'è di male in questo, Kenny? Me lo sai spiegare?”.
“Niente Sofia, niente. È solo qualche parruccone del cazzo che si è messo in testa di istituzionalizzare il lutto. Oggi avrei sputato in faccia al prete se non avessi temuto di prendermi una manganellata in piena faccia”.
“Siamo in due, siamo in due”.
“Senti, non c'è davvero niente di analcolico? Vorrei fare un brindisi alla sua memoria”.
“Eddai fighetta, per una volta bagnati le labbra con un po' di birra. Mica è veleno. E poi l'occasione è talmente speciale che ne vale la pena”.
Ma sai cosa? Ha ben ragione.
Mi faccio passare una lattina di Budweiser aperta.
“Alla salute del nostro caro amico Jonathan e della sua morte”.
“Alla salute”.
GLU GLU GLU.
Sì, questa festa d'addio gli sarebbe proprio piaciuta.
   
 
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