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Autore: marl_vt    11/10/2015    3 recensioni
-Il Torneo Tremaghi è il torneo che vede sfidarsi le tre principali scuole della Gran Bretagna: Inghilterra, Irlanda e Scozia. Dopo duecento anni, Hogwarts avrà l'onore di ospitare questo grande evento. Harry Potter, insieme ai suoi grandi amici Ron Weasley e Draco Malfoy, sono studenti irlandesi. Hermione Granger è una studentessa di Hogwarts. Due caratteri incompatibili entreranno involontariamente in contatto, nello scenario di un Torneo decisamente pericoloso.- Una storia a cui sto dedicando tempo (da tempo) e inventiva, ho deciso di pubblicarla nonostante la stia ancora revisionando e completando, perchè ho capito che senza le vostre recensioni e (perchè no) consigli non so se il lavoro che sto facendo è buono o meno. Spero vivamente possa piacervi! Attendo impaziente commenti e note..:) Enjoy! marl_vt
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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8. LA PROVA INASPETTATA

 

 

 

 

 

 

 

Harry, Dean e Martin caddero rovinosamente su un pavimento freddo e per niente comodo. Si rialzarono subito, pronti ad un eventuale attacco da chi sa quale creatura. L'ambiente in cui erano era chiuso ed era nella penombra, non riuscivano a vedere bene cosa avevano intorno. Cominciarono a camminare lentamente, con la bacchetta alla mano.

 

“Ragazzi.. Stiamo girando in tondo.” Disse Dean all'improvviso. “Siamo dentro ad una stanza circolare, e su tutta la parete sono distribuite porte.” In quel preciso istante, una torcia infuocata si accese sopra ad ogni porta. Tornarono tutti e tre al centro, cercando di capire quante fossero. Erano soltanto tre, ora che guardavano meglio.

 

“Che cosa significa?” Martin era visibilmente confuso. “Siamo entrati in un Pensatoio, ero convinto che saremmo finiti dentro a qualche ricordo.” Gli altri due annuirono, pensando esattamente come lui.

 

“Dovremmo provare ad aprirne una.” Harry si avvicinò ad una porta, istintivo. Dean lo bloccò per un braccio.

 

“Aspetta. Non possiamo agire senza sapere cosa ci aspetta.”

 

Siete esattamente come vi hanno descritto.” Una voce che veniva da non si sa dove parlò bruscamente e stranamente divertita. I tre campioni si unirono al centro, puntando la bacchetta contro il niente e il nessuno. La voce rise.

 

Martin Gully il buono e l'insicuro, Dean Thomas il simpatico e il razionale, Harry Potter il bello e l'impavido. Non dovete temere me, campioni, ma ciò che troverete dentro ad ogni porta.” I ragazzi cercarono di trovare l'appartenente a quella voce, ma invano.

 

Ascoltatemi bene, perchè non lo ripeterò due volte. La prova che affronterete sarà molto difficile a livello psicologico, quindi sta a voi mantenere sempre e comunque la calma. Come avete già capito da soli, ci sono tre porte intorno a voi: in ognuna di esse, ci saranno tre ricordi appartenenti al passato di ognuno di voi. Quando entrerete nella porta che vi apparterrà, dovrete sceglierne uno e riviverlo in prima persona, accompagnati sempre e comunque dagli altri due campioni. La prova terminerà quando l'ultimo campione avrà superato il suo ricordo. Ricordate che c'è sempre un modo per tornare indietro: arrendendovi. Buona fortuna campioni.”

 

“Come facciamo a sapere chi deve cominciare di noi se non sappiamo quale porta è di chi?!Ei??” Martin provò ad ottenere ulteriori chiarimenti, ma quella misteriosa voce era sparita.

 

“E' chiaro che dobbiamo andare alla ceca, chi capita capita. Però il fatto che saremo sempre in tre è molto positivo, ci possiamo spalleggiare a vicenda.” Dean cercò subito di vedere il bicchiere mezzo pieno, ed Harry annuì vistosamente allacciandosi le scarpe. “Bene, tiriamo a sorte per chi sceglie la prima porta?” Tirarono tutti e tre fuori le proprie bacchette. Martin le tenne in mano mischiandole, Harry con lo sguardo altrove ne estrasse una dalla sua morsa.

 

“Quindi rompo il ghiaccio io..” Martin si riprese la sua bacchetta e si girò a guardare le porte. Erano tutte dannatamente uguali, ma racchiudevano tre storie profondamente diverse. Rabbrivì per un attimo pensando a cosa avrebbe trovato tra i suoi ricordi, e infine scelse la porta più distante da lui. “Andiamo?” Si avvicinarono tutti e tre, e Martin abbassò la maniglia. Nel giro di un istante, furono risucchiati da quella che fu una morsa soffocante e nauseante, che fortunatamente durò solo pochi secondi. Si ritrovarono in un luogo che dava l'idea di non esistere, come se fossero sospesi in uno strano limbo lontano dalla realtà. La foschia li rendeva ciechi, non sapevano dove andare. Ad un tratto,un tavolo quadrato e grande apparì davanti a loro, con soltanto una sedia. Sembrava quasi galleggiasse in quel fumo denso e scuro.

 

Dean Victor Thomas, accomodati. Siamo tra i tuoi più profondi ricordi.” La stessa voce che prima aveva spiegato la prova parlò di nuovo, senza palesarsi nuovamente. Dean prese un bel respiro e mise via la bacchetta: quando si sedette, gli altri due lo raggiunsero e gli si misero affianco.

 

Hai la possibilità di rivivere tre ricordi, Dean Thomas. Numero 1: la morte di tuo padre. Numero 2: l'attacco subito dai Dissennatori nel tuo villaggio. Numero 3: l'abbandono della tua fidanzata.”

 

Dean chiuse gli occhi, appoggiando la sua testa tra le mani. Harry si rese conto che ciò che quella prova stava chiedendo loro non era affatto semplice. Immaginando quali ricordi gli si sarebbero mostrati tra le scelte, desiderò per un attimo di arrendersi subito.

 

“Scelgo il numero 2.” Dean rispose secco, alzandosi dalla sedia. Martin spalancò gli occhi, convinto che avrebbe scelto il numero 3 per la sicurezza di tutti loro. Non ebbe neanche il tempo di dirgli qualcosa, che il paesaggio intorno a loro cambiò velocemente. Harry aveva già avuto l'occasione di entrare in un ricordo, e quindi l'atmosfera non gli parve affatto nuova.

 

“Il mio villaggio dieci anni fa è stato decimato a causa di un grandissimo attacco di Dissennatori, mandati chissà da chi. Io ero troppo piccolo e non ho potuto fare niente per aiutare, oggi forse posso rifarmi.” Dean cominciò a camminare con la bacchetta alla mano, padrone sia di quelle strade sia di quel ricordo così difficile da rivivere. Harry lo ammirò molto per il suo coraggio e la sua determinazione, e lo seguì immediatamente.

 

Le urla che provenivano da non lontano e il freddo che sentivano fin dentro l'anima fece capire a tutti e tre che si stavano avvicinando. Furono troppo ingenui e troppo frettolosi, però: alle loro spalle due Dissennatori arrivarono veloci colpendo e facendo cadere a terra Martin, che perse anche la bacchetta.

 

“Ragazzi! Aiuto!” Provò a rialzarsi, ma gli esseri demoniaci avevano già cominciato il loro lento risucchio dell'anima.

 

Hermione, Hermione. Hermione! Harry si concentrò fortemente su di lei, prima di urlare: “Expecto Patronum!!!” Un cervo argenteo guizzò fuori dalla sua bacchetta, galoppando veloce verso i Dissennatori, che vennero mandati subito alla fuga. Martin si alzò a fatica, sentendosi più debole che mai.

 

“Dobbiamo stare attenti, sono dappertutto!” Urlò Dean, cacciando abilmente altri tre di loro. Avanzarono tutti e tre, questa volta più cautamente, verso il centro del villaggio, dove tutte quelle persone appartenenti a dieci anni prima cercavano di fuggire nel panico più completo. Dean a quella vista si bloccò, rivivendo realmente un momento che albergava i suoi sogni più neri. Preso da uno scatto d'ira e perdendo quasi la ragione, si buttò in mezzo a una famiglia in palese difficoltà.

 

“Mamma! Mamma devi scappare.. Verrai ferita gravemente e non tornerai mai più come prima.. Mamma..” Dean provò disperatamente a farsi sentire da quella donna che urlava cercando di proteggere un bambino con il suo corpo, che però neanche lo vedeva.

 

“Dean!! Sei in un ricordo, non ti dimenticare! Nessuno può vederti, puoi solo cercare di fare qualcosa affrontando il problema! Affrontando i Dissennatori!!” Harry cercò di strattonarlo per portarlo via, mentre Martin copriva le spalle ad entrambi. Ma da dolo non seppe fermare più di dieci demoni che si lanciarono su loro tre avidamente.

 

Martin, cadendo, battè la testa e perse i sensi per alcuni interminabili secondi. I Dissennatori non si lasciarono scappare l'occasione e cominciarono a nutrirsi di lui. Harry, alle prese con altri esseri malvagi, chiamò Dean a gran voce cercando di destarlo dal suo stato di trance: finchè Dean non reagiva, quell'infernale ricordo non sarebbe finito.

 

Martin, non appena riaprì gli occhi si sentì quasi svuotato da tutta la felicità e calore che aveva. Si sentiva come se più niente avesse senso, come se la sua vita potesse anche finire li, sul quel pavimento ghiacciato di un villaggio a lui sconosciuto, con quattro Dissennatori che ormai erano troppo vicini alla sua bocca.

 

“EXPECTO PATRONUM!!” L'acquila di Dean uscì prepotentemente dalla sua bacchetta, sbattendo le sue maestose ali contro quei Dissennatori che stavano quasi per succhiare interamente via l'anima di Martin. Non appena riuscì a metterli completamente in fuga, quell'orribile sensazione di morsa nel petto li riavvolse a tutti e tre, e così come erano arrivati ritornarono piombando sul pavimento di quella stanza circolare con le tre porte tutte intorno.

 

Martin era sdraiato ed era molto pallido: Harry gli buttò subito dell'acqua in faccia, aiutandosi con la magia. “Stai bene, amico?” Provò a sollevarlo un po', per cercare di farlo riprendere. Martin annuì, senza proferire parola. Si sentiva ancora debole.

 

“Deve riprendersi un attimo, se no non riuscirà ad andare avanti.” Disse Harry rivolto a Dean. Questi annuì, provato di ciò che aveva appena vissuto: la mano destra che stringeva la bacchetta ancora tremava.

 

“Non potevo salvare mia madre, perchè ciò che abbiamo appena visto è già successo. Ma ho potuto reagire, cosa che non ho potuto fare dieci anni fa.” Dean ragionò da solo, guardando il pavimento. Harry gli mise una mano sulla spalla.

 

“E hai salvato Martin.. Hai superato alla grande il tuo ricordo.” Gli sorrise, per dargli la voglia necessaria per andare avanti. Dean annuì ricambiando il sorriso ed entrambi si accovacciarono affianco a Martin: riprendeva colore piano piano. Dovevano sperare soltanto che il prossimo ricordo non fosse il suo.

 

“Ok, sto meglio..”Si fece aiutare per alzarsi e camminò un pochino, riprendendo finalmente il suo colore naturale. Aveva sicuramente bisogno di cure, ma a quanto pareva non aveva intenzione di arrendersi.

 

“Lascio a te l'onore della scelta.” Disse Harry, facendo segno a Dean di farsi avanti. Lui accettò senza discutere, e fissò le due porte rimaste disponibili. “Qualunque ricordo affronterete, ricordatevi di non esserne succubi: reagite, e ne usciremo illesi. O quasi..” Detto questo, aprì la porta alla sua sinistra e tutti e tre furono schiacciati da quella morsa diventata ormai quasi familiare.

 

Il limbo che trovarono era esattamente uguale a quello di Dean, con l'unica eccezione che la foschia era molto più scura e tenebrosa. Aspettarono pazientemente l'apparizione del tavolo, che non tardò ad arrivare con annessa la sedia singola.

 

Harry James Potter, accomodati. Siamo tra i tuoi più profondi ricordi.” La voce parlò, piatta come al solito. Harry respirò a fondo chiudendo gli occhi, e si sedette al tavolo pronto ad ascoltare.

 

Hai la possibilità di rivivere tre ricordi, Harry Potter. Numero 1: la morte dei tuoi genitori. Numero 2: un tratto della tua infanzia violenta nel collegio Babbano. Numero 3: la tua resa durante il combattimento con Ryan Burter.” Harry sorrise impercettibilmente, d'ironia. I primi due se li era immaginati, ma il terzo rappresentava un piccolo capitolo della sua vita che aveva fatto di tutto per eliminare e sperava che nessuno mai lo avrebbe ritirato fuori.

 

 

 

“Non può essere.. Non possono davvero avergli proposto quello.” Ron scosse la testa mettendosi una mano sulla bocca.

 

“Che diavolo significa Ron?” Hermione lo guardò mezza disperata, rendendosi conto solo in quel momento di quanto poco sapesse del passato di Harry. Ron la guardò, senza sapere bene come risponderle.

 

“Io.. Credo sia meglio te lo racconti Harry, anche perchè sono sicuro che non sceglierà il terzo ricordo.. Sceglierà il secondo, anche se per lui sarà molto difficile.” Ron tentò di consolarla come meglio poteva. Ad Hermione le si riempirono gli occhi di lacrime: Harry aveva passato i suoi primi dieci anni in un collegio violenti Babbano? Voleva dire che lo avevano picchiato da bambino?

 

 

 

“Scelgo il numero 3.” Harry non era così sicuro della sua scelta, ma gli parve quella più logica. Il paesaggio sparì all'istante, e si ritrovarono dentro un'immensa sala che dava l'idea di essere uno stadio amatoriale di incontri di Boxe. L'odore di sudore e le urla erano ancora percettibili, anche dopo più di un anno.

 

“L'estate dell'anno scorso mi sono allontanato per un po', non volevo neanche più rientrare per la scuola. Diciamo che avevo avuto una brutta discussione con i miei zii Babbani.” Harry cominciò a dare spiegazioni agli altri due campioni, doveva farlo per forza. Ma fu parecchio evasivo. “Ho vissuto per un periodo in una piccola città completamente Babbana nel sud dell'Irlanda, dove sapevo che nessuno mi avrebbe trovato. Ero senza soldi Babbani, così per farne qualcuno mi sono iscritto in questo club di combattimento clandestino. Sapevo fare bene solo quello: fare a botte.” Martin e Dean lo ascoltarono mezzi stralunati, quasi non credendo a ciò che Harry gli stava raccontando.

 

“Ho vinto tante volte, così da potermi mantenere per quasi tutta l'estate. Ma alla fine qualcosa andò storto.. O meglio, con qualcuno.” Riparlare di quel pessimo periodo della sua vita gli faceva bruciare lo stomaco. Non ne aveva mai parlato con nessuno, mai. Solo Ron e Draco ne erano al corrente, perchè vennero a riprenderlo con la forza salvandolo letteralmente. Passarono affianco alle persone senza essere minimamente visti ne toccati, avvicinandosi sempre di più al grande ring centrale. Dean e Martin si accorsero che assomigliava a una grande gabbia gigante.

 

“Fui così stupido da voler sfidare il campione indiscusso del club, due volte me e più grande anche di età. Se avessi vinto avrei preso una barcata di soldi, e io credevo di potercela fare. Ignoravo che, però, quello era un pazzo furioso che aveva la fama di aver ucciso più e più sfidanti.” Harry arrivò a un piccolo tavolo, proprio sotto al ring, dove sopra c'erano pantaloncini sporchi e usati e alcune fascette per le mani. Si tolse la maglia e i pantaloni della divisa del Torneo e si infilò un paio di pantaloncini della sua misura, cominciando poi a fasciarsi le mani. La gente ringhiava e urlava, assetata di botte ancora più violente che già arrivavano dal ring. Martin si girò un attimo per vedere chi si stava sfidando, e si accorse che se le davano davvero di santa ragione e senza alcuna regola precisa. Quando vide uno dei due volare contro le griglie della gabbia come un fantoccio inanimato, si girò verso Harry.

 

“Ti devi arrendere, non puoi farlo. Questa cosa è assurda e sinceramente non so come tu abbia potuto sopravvivere qui dentro.” Mentre Martin parlava, Dean gli dava man forte annuendo.

 

Harry cominciò a saltellare, come per scaldarsi. “Sono completamente fuori allenamento, quindi ci metterà pochissimo a mandarmi KO. L'unica cosa che devo fare è non arrendermi a lui, cosa che invece feci un anno e mezzo fa.”

 

“Tu sei matto, e parli anche con una tranquillità disarmante. Ti rendi conto che noi non possiamo fare niente per aiutarti? Da quando ti chiameranno sul ring tu sarai visibile, mentre noi rimarremo soltanto spettatori del tuo ricordo. Harry, arrenditi e molla la prova. Credi che ne valga la pena di farti distruggere?” Dean tentò ogni modo per farlo desistere, ma sembrava davvero irremovibile.

 

“Io potrò continuare a vedervi, e questo mi aiuterà moltissimo. Vedrete che durerà pochissimo. Eccolo, è lui.” Harry finì di fasciarsi le nocche delle sue mani e indicò il suo sfidante, Ryan Burter. Martin scosse la testa mettendosi le mani nei capelli quando lo vide salire sul ring.

 

“Tu c'avrai pure il fisico amico, ma quello ti mangia a colazione.” Dean continuò, non potendo credere che Harry sarebbe salito davvero su quel ring. “E va bene, va bene.. D'accordo. Ma se vedo che degenera, giuro che mi arrendo io per te.”

 

“Accogliamo sul ring lo sfidante, davvero troppo coraggioso o troppo stupido, Harry Potter!” La voce amplificata al microfono gridò il suo nome, e tutti come per magia lo notarono proprio li sotto al ring. Lui, senza aggiungere altro, salì le scale e si buttò sopra quel tappeto che aveva ormai da tempo dimenticato. Essere di nuovo li gli provocava una sensazione strana: ci aveva messo così tanto a lasciarsi indietro quei terribili mesi, e ora doveva affrontarli di nuovo. Senza una regola, senza un fischio d'inizio e senza tante cerimonie inutili, Burter gli saltò subito addosso.

 

 

 

Hermione si alzò velocemente dalla sua sedia e corse fuori dalla Sala Grande, piangendo forte. Ron e Luna la seguirono subito, fermandola nel corridoio.

 

“Lo massacrerà.. E' così stupido, perchè non si è arreso come gli ha detto Dean. Vi prego fate qualcosa.” Ron la strinse tra le braccia, cercando di farla calmare. Luna le appoggiò le mani sulla sua schiena, accarezzandola.

 

“Quel giorno la Harry si arrese, non riuscendo ad andare avanti. Lo trovammo io e Draco quella sera stessa per fortuna, e lo portammo alla Tana. Non ci parlò per giorni, ma non perchè ce l'avesse con noi: ma per la vergogna di ciò che aveva fatto in quei mesi la dentro. Non ci raccontò mai cosa fece per filo e per segno.. Ma fece la promessa solenne che non si sarebbe mai più trovato in situazioni che lo avrebbero obbligato ad arrendersi. Come ben sai, alla sua indole violenta ci sta ancora lavorando, ma a quella promessa non potrà mai mancare. Non si arrenderà, Herm.. Ma stai tranquilla, vedrai che ne uscirà illeso. Non dimenticare che quella scena lui l'ha già vissuta.”

 

 

 

Agli occhi della gente sembrava quasi che Harry leggesse nella mente di Ryan: prevedeva ogni sua mossa e schivava ogni suo colpo. Sapeva esattamente dove colpirlo per fargli più male e sapeva sempre la sua contromossa.

 

“Ma certo! Harry non può perdere.. L'ha già vissuto questo scontro, sa perfettamente le mosse che deve fare.” Martin sorrise sollevato continuando a guardare.

 

“Si, fino a quando non si è arreso però. Lui deve arrivare oltre, e ciò che è successo oltre non esiste perchè non è mai accaduto. Se arriva oltre, avrà superato il suo ricordo.”

 

Ryan era visibilmente molto arrabbiato. Non riusciva a colpire quel ragazzino che aveva di fronte e non capiva il perchè. Non poteva perdere, non aveva mai perso. Andò di cattiveria contro Harry colpendolo con un pugno molto forte sul viso, e poi subito un altro secco nella pancia. Harry si accasciò, ricordandosi perfettamente che quello fu il momento in cui battè il suo pugno a terra segnando la resa. Sentiva il sapore del sangue in bocca, ma invece che arrendersi si spostò velocemente lasciando che il calcio di Burter s'infrangesse sul tappeto. Gli si lanciò addosso, impedendogli di alzarsi e stritolandolo.

 

“Arrenditi, ragazzino. Non farti uccidere.” Gli sussurrò Ryan all'orecchio. Harry strizzò gli occhi, cominciando a vedere le figure intorno a lui diventare sempre più lontane. Con l'unica forza che gli era rimasta, sganciò una ginocchiata dritta nel suo inguine riuscendo a liberarsi e con due pugni ben piazzati sul viso lo buttò al tappeto. Il pubblico era in subbuglio, nessuno credeva a ciò che stavano vedendo. Harry si sollevò, esausto e con il sangue che cadeva copiosamente dal naso e dalla bocca. Guardò Dean e Martin, sicuro che la morsa soffocante li avrebbe avvolti da li a pochi secondi.

 

 

 

“Che è successo? Perchè urlano tutti?” Hermione era ancora fuori dalla Sala Grande, ma continuava a chiedere informazioni a Ron.

 

“Ce l'ha fatta Herm, l'ha battuto! Ora torneranno nella stanza iniziale, vedrai.. Vieni!” Ron esultava insieme a tutto il resto della Sala Grande. Hermione rientrò, decisamente più sollevata che quella tortura fosse finita. Aveva il viso completamente rigato dalle lacrime, e guardò verso l'immagine grande di Harry. Proprio un istante prima che sparirono da quel luogo orribile, Hermione e tutti gli altri li presenti trattennero rumorosamente il respiro: quel Ryan stava strisciando verso Harry con qualcosa in mano.

 

 

 

“Harry, attento!!” Successe tutto così velocemente, che la voce di Dean non riuscì a cambiare le cose. Harry si girò verso Ryan, che era arrivato proprio sotto di lui. L'unica cosa che riuscì a fare fu spalancare gli occhi: Burter alzò il braccio destro e infilzò un coltello nel fianco sinistro di Harry.

 

La scena sparì all'istante, e in un batter d'occhio si ritrovarono nella stanza circolare. Quel silenzio, dopo tutte quelle urla, sembrava quasi irreale.

 

“Oh merda.. Merda..” Harry si lamentava, respirando affannosamente. Aveva di nuovo addosso la sua divisa del Torneo, ma la maglia si stava riempiendo di sangue nella parte sinistra. Dean e Martin si buttarono su di lui, strappandosi le maniche della loro maglia per bloccare l'emorragia.

 

“Cazzo.. Per un secondo solo.. Quel figlio di puttana..” Harry faceva fatica perfino a parlare, mise anche la sua mano per tamponare la ferita. Si ritrovò a tremare, senza capirne bene il motivo.

 

“ABBIAMO BISOGNO DI AIUTO QUI!!” Martin urlò, guardando disperatamente verso l'alto. Passarono pochissimi secondi, e apparvero come degli angeli due medimaghi con ogni tipo di occorrente. “Presto, levatevi!” Spostarono Dean e Martin, che ancora li guardavano stralunati. Se interveniva qualcuno di esterno, era per questioni gravi.

 

“La lama non era lunga, non ha lesionato nessun organo interno. Ha perso parecchio sangue e continuerà a perderlo anche con le nostre fasciature, se continua la prova.” Un medimago parlò, ma non con il collega: sembrava parlasse con qualcuno che poteva sentire ma che non era presente. “Il nostro consiglio e di non farlo continuare.” Lo fasciarono bloccando completamente la fuoriuscita di sangue, chissà per quanto però. Gli fecero bere un intruglio così disgustoso che Harry per poco non vomitò: però serviva per rimetterlo in sesto e per velocizzare la circolazione del sangue nel suo corpo, così da produrne di più. Così com'erano arrivati, scomparirono senza lasciare la minima traccia.

 

“Vaffanculo.. Non posso credere di essere così sfigato.” Harry si lasciò andare all'indietro chiudendo gli occhi. Quella pozione lo stava facendo stare subito meglio: ma quanto sarebbe durato? La ferita doveva essere curata meglio.

 

“Harry.. Devi tornare indietro.” Dean questa volta sembrava davvero categorico. “Mettila come vuoi, che ci puoi rallentare, che puoi perdere i sensi da un momento all'altro e dovremmo portarti di peso, che rischi davvero grosso. Come la metti la metti, ma devi tornare indietro. Capito? Potter torna indietro!!” Guardò verso l'alto, sperando che chi aveva sentito prima Martin lo sentisse anche adesso.

 

“Manca soltanto il ricordo di Martin, ce la posso fare. Avete visto che durano relativamente poco..” Harry si alzò camminando un pochino. Aveva dolore dalla spalla sinistra fino alla gamba, ma fece finta di niente.

 

“Sei proprio un idiota. Perchè non capisci mai quando è l'ora di fermarsi?” Dean cominciò a scaldarsi, e Gully gli diede manforte. “Harry, dobbiamo affrontare il mio ricordo. C'è il rischio che tu possa rallentarci.” Concluse Martin.

 

“Non mi pare che dobbiate preoccuparvi che io vi rallenti. Mi sembra che per adesso vi ho dato una discreta mano.” Harry li guardò freddamente, sentendosi quasi con le spalle al muro. Non capiva che gli altri due campioni erano semplicemente preoccupati e volevano che uscisse da li per curarsi. Dean, quella volta, usò il punto debole di Harry.

 

“Non pensi a ciò che direbbe Hermione se ti vedesse?” Dean lo guardò, ed Harry s'irrigifì all'istante.

 

“Che c'entra Hermione? Lei non può vederci.” Fece un passo in avanti, e Dean capì di aver toccato il punto giusto.

 

“Ma ti vedrà dopo. Cosa pensi che dirà quando sarai mezzo morto e mezzo vivo in infermeria? O magari direttamente al San Mungo. Sai, la tua è una ferita Babbana e magari i medimaghi non sapranno curarti al meglio e velocemente. Guardati la fasciatura, hai fatto solo pochi passi e vedi un po'..” Dean gli indicò il suo fianco e Harry abbassò lo sguardo su esso: la medicazione si stava già impregnando di sangue, e lui stava cominciando a sentirsi di nuovo troppo debole. Diventò bianco all'istante, e tornò a guardare Dean.

 

“Non posso arrendermi.. Non potete rimanere solo in due.” Sussurrò, stringendo i pugni.

 

“Harry, noi ce la possiamo fare. Poteva capitare a me o a Dean: tu sei stato grande e hai superato il tuo ricordo tutto da solo, ora lascia spazio a me.” Martin si avvicinò, vedendo le gambe di Harry cedere piano piano.

 

“Se Hermione potesse vedermi, non mi perdonerebbe mai di non essermi arreso..” Harry sorrise e si lasciò cadere sulle ginocchia. Mise una mano sulla ferita, che si riempì velocemente di sangue. Vedeva tutto sfocato, forse non faceva neanche in tempo a tornare indietro.. Forse no.

 

“Ci vediamo la fuori, ragazzi. Fagliela vedere al tuo passato, Gully.. Io mi arrendo.” Non appena Harry pronunciò quelle ultime tre parole, si sentì prendere da una morsa decisamente più dolce di quella solita appartenente a quella prova. Chissà dove sarebbe spuntato, chissà se poteva vedere subito lei..

 

 

 

Hermione si alzò di corsa e seguì Silente; sapeva bene che l'avrebbe portato da lui. Gli fu subito dietro non appena lui entrò nella saletta proprio dietro al tavolo dove solitamente mangiavano i professori, e il preside non fece niente per fermarle. Infondo, era più che altro merito suo se Harry Potter si sarebbe salvato.

 

Era sdraiato li al centro della sala, su una barella e a occhi chiusi: aveva perso i sensi del tutto. Era circondato da tre medimaghi. Hermione si fece largo e gli afferrò il viso e le mani, completamente in lacrime. “Harry.. Amore.. S qui.. Ti prego, guardami. Parlami..”

 

“Signorina, la prego. Dobbiamo andare subito al San Mungo. Ha un ferita Babbana molto grave.. Dobbiamo fare presto.” Un medimago le preso dolcemente il braccio per farla spostare.

 

“Ce la farà vero? La prego.. Per favore.” Piangeva così forte che non riusciva neanche a parlare.

 

“Hermione..” Harry allungò la mano verso la sua voce. L'aveva sentita, ne era sicuro. Lei era li, sentiva la sua presenza, sentiva il suo profumo. Sentiva tutto il suo amore. Hermione gli afferrò subito la mano avvicinandosi di nuovo, adesso sorrideva tra le lacrime. Gli baciò il viso più e più volte. “Sono qui, sono qui.. Starai meglio, e io sarò sempre qui..”

 

“Sono tornato..” Harry aprì gli occhi a fatica per vederla. Dio, com'era bella. Le accarezzò il viso e poi si lasciò andare a un buio totale, dove più niente sapeva di sensazioni, soltanto nero e silenzio infinito.

 

“Harry..” Provò a richiamarlo Hermione, ma aveva perso nuovamente i sensi. “Harry.. Ti prego.”

 

“Signorina, dobbiamo andare via.” Il medimago la spostò deciso, e Silente l'accompagnò fuori.

 

“Raggiungi i tuoi amici adesso, e ti prometto che ti farò sapere come sta Harry.” Il preside le parlò molto sinceramente, e lei quasi in una sorta di trance tornò dagli altri. La presero tra le braccia e si fecero raccontare, ma ciò che riuscì a dire lei fu soltanto che Harry era appena stato portato al San Mungo.

 

“Andrà tutto bene, massimo domani sarà già qui.. E' una roccia! Lo sai..” Draco la strinse forte, lasciandola piangere contro il suo petto. Si accorse che era così fragile che non si meritava affatto tutta quella sofferenza, si meritava di ridere tutti i giorni. La baciò ripetutamente sulla testa e sulle guance. “Dai, andiamo in sala comune almeno ti stendi un po'..” Salirono tutti loro nella torre di Grifondoro, mentre tutto il resto della scuola continuò ad assistere alla Prova Inaspettata. Non appena si sedettero sui divani, si resero conto che da li sarebbe cominciata un'interminabile attesa piena di agonia.

 

 

Il giorno dopo di mattina presto, come promesso, Silente fece sapere ad Hermione che Harry era stabile, lo tenevano in un coma vigile per evitare che si agitasse troppo. La ferita aveva bisogno di cure particolari, e per far si che guarisse del tutto doveva stare li alcuni giorni.

 

“Posso andare a trovarlo?” Chiese speranzosa Hermione, seduta nell'ufficio di Silente.

 

“Temo proprio di no, signorina Granger. Mi spiace. Ma vedrai che sarà qui davvero in pochissimi giorni..” Silente la congedò, premuroso che una delle studentesse migliori di Hogwarts non tardasse alle lezioni.

 

 

“Silente dice che è stabile. Chissà che vuol dire poi.. Tornerà tra pochi giorni.” Hermione era seduta sotto quell'albero che le ricordava tanto Harry, e Draco le sedeva di fronte. Annuì e le accarezzò una gamba, cercando di tranquillizzarla.

 

“Sabato sera facciamo qualcosa, ti va? Così ti distrai.” Draco le sorrise.

 

“Non lo so Draco, non credo che mi andrà.. Luna e Ron non devono andare a cena fuori?”

 

“Si si lo so.. Infatti intendevo io e te.” Draco si rese subito conto che quella sembrava quasi una richiesta di appuntamento, e si mise a ridere imbarazzato. “Insomma, da amici ovviamente. E' chiaro..”

 

Hermione sorrise per tranquillizzarlo. “Non avevo affatto pensato male, tranquillo. Ci penserò, tanto manca ancora qualche giorno, va bene?”

 

 

Harry non tornò il giorno dopo, e neanche quello successivo. Puntualmente Hermione chiedeva informazioni a Silente, che però più di dirle che ormai era fuori pericolo non poteva, perchè non sapeva altro. Ma a lei quello bastava, quelle poche parole la rincuoravano ogni giorno di più. Voleva vederlo più di qualunque cosa al mondo, le mancava così tanto che quasi non respirava più. Contava le ore, i minuti, anche se non aveva una scadenza ben precisa il suo ritorno.

 

Quel sabato la scuola si era praticamente svuotata: era stato dato un giorno completamente libero, e quasi tutti ne avevano approfittato per uscire. Hermione era in biblioteca, non voleva rischiare di rimanere indietro con lo studio.

 

“Ti rendi conto che sei l'unica anima viva qui dentro?” Draco le si sedette affianco, sussurrando. Hermione gli sorrise annuendo e appoggiando la testa sulla mano.

 

“Dai, muoviti Granger. Usciamo.” Draco si alzò tendendole la mano, con un tono che non ammetteva repliche. Hermione provò timidamente a dissentire, ma fu impossibile. Nel giro di dieci minuti erano stretti nei loro cappotti e camminavano ridendo e scherzando verso Hogsmeade.

 

“Già, esatto.. Harry è sempre stato così, una testa calda. Però le risate che ci siamo fatti insieme noi tre sono da manuale! Ron ne ha combinate di tutti i colori ai nostri professori, Harry era sempre quello che finiva nei guai per miliardi di motivi. Io paravo sempre il culo a tutti quanti.” Hermione rideva ai racconti di Draco, e sentire del passato di Harry la faceva stare bene.

 

“Si vede che tu sei quello più a modo dei tre.. E sei anche un gran parlatore, al contrario di Harry. E' quasi frustrante a volte, sai?” Si attaccò al braccio di Draco, presa da un brivido di freddo.

 

“Già, Harry è così. Parla poco, agisce molto e senza pensare. Però è sempre stato un grande amico per me, così come per Ron. Tu sei davvero tutto il contrario delle donne che lui ha sempre avuto.. Diciamo che tu sei più il mio tipo di donna ideale, ecco..” Draco mise le mani in tasca, ma non si stacco dal braccio di Hermione.

 

“Ah si? E perchè?” Chiese Hermione divertita. Le piaceva molto parlare con Draco, era una persona davvero brillante e interessante. Lui non fece in tempo a rispondere che una voce li interruppe.

 

“Dai, Herm. Non ti facevo così intraprendente! Potter è mezzo morto al San Mungo e tu già ti consoli con il suo migliore amico?” Cormac McLaggen rise insieme a un suo amico, avvicinandosi a Draco ed Hermione.

 

“E' un piacere vedere che non perdi mai il senso dell'umorismo, Cormac.” Hermione tirò Draco, come per cercare di frenare qualsiasi suo impulso. Ma poi si rese conto che non era affatto come Harry, non correva il rischio. Draco sorrise e continuò a camminare, evitando di dire niente. Cormac continuò a schernirli, ma loro proseguirono imperterriti.

 

“Grazie che non hai fatto niente..” Gli sussurrò Hermione, entrando dentro ai Tre Manici di Scopa.

 

“Credo di essere molto più superiore a certe situazioni. Non sono per niente impulsivo io..” Draco chiuse la porta dietro di se e si sedettero a un tavolo. Il locale era pieno, e subito si unirono ad altri loro amici. Cominciarono tutti a bere e a scherzare allegramente. Hermione non rideva così da giorni: si rese conto solo in quel momento che dal giorno della Prova Inaspettata aveva praticamente chiuso le porte a chiunque, Draco era stato l'unico a convincerla a svagarsi un po'.

 

“Dai, fai pena! Si vede che sei proprio inglese. Però ti posso insegnare a bere come un vero irlandese sa fare.” Draco era già alla quarta birra e stava benissimo, abituato com'era all'alcool. Hermione provò a rifiutare, ma invano: cominciò a bere anche lei seguendo dei giochi stupidi che si misero a fare, non capendone affatto il senso ma trovandoli assurdamente divertenti. Non aveva mai bevuto così tanto in vita sua, se arrivava a mezza birra era già tanto. Infatti, in men che non si dica, le girava così tanto la testa che dovette obbligare Draco a riportarla al castello.

 

“Mio Dio, sto malissimo. Mi gira la testa. Come devo fare?” Camminando verso Hogwarts Hermione barcollava e si appoggiava completamente su Draco, che rideva senza sosta. Lei lo picchiava, ma si faceva facilmente contagiare dalla sua risata. Non capiva niente, sapeva soltanto che voleva andare nel suo letto e morirci dentro per ore e ore.

 

“Come fate voi irlandesi a bere così tanto.. Non è mica normale!” Ogni volta che finiva una frase, rideva. Per portarla fin su alla torre di Grifondoro Draco la prese in spalle, cercando di farla stare zitta. Quando entrarono in sala comune, fortunatamente non c'era nessuno.

 

“Ce la fai a salire al dormitorio? Non posso portarti su io..” Draco la mise giù, e lei si buttò senza neanche levarsi la giacca sul divano più grande.

 

“Non ci penso neanche. Io dormo qui.” Si mise comoda e chiuse gli occhi.

 

“No Herm, ma sei matta?! Non puoi stare qui così, dai.. Non dormire.” Draco si sedette affianco a lei e la scrollò.

 

“Mmmm piantala. Cosa vuoi che mi succeda? Zitto e dormi pure tu..” Si tolse la giacca e la buttò per terra e si sdraiò di nuovo. Ci mise davvero pochi secondi per addormentarsi profondamente. Draco la guardò, aveva il respiro regolare. Sorrise scuotendo la testa, probabilmente Harry l'avrebbe ucciso se avesse saputo che l'aveva fatta bere fino a farla stare così. Cosa doveva fare? Lasciarla dormire li da sola? Era la cosa più logica, il giorno dopo si sarebbero fatti quattro risate.

 

Si tolse la giacca e gliela mise addosso, così da evitare che prendesse freddo. “Lo capisco perchè Harry ha perso la testa.. Sei davvero bella.” Disse Draco, più a se stesso che a lei. Si sdraiò accanto a lei, dicendosi che sarebbe rimasto solo qualche minuto per farle compagnia e per assicurarsi che dormisse bene e non si sentisse male. Inevitabilmente, si addormentò profondamente.

 

 

Una luca fastidiosa colpì il viso di Hermione: storcendo la faccia, provò a girarsi dall'altra parte. Che strano, di solito le tende del dormitorio sono sempre chiuse, pensò ancora intontita dal sonno. Girandosi, scontrò qualcuno che le dormiva affianco. Aveva dormito con Harry quella notte? No, impossibile. Harry era ancora in ospedale. All'improvviso, tutto le venne in mente.

 

Spalancò gli occhi e con enorme sorpresa trovò Draco che dormiva beatamente accanto a lei. Aveva bevuto parecchio, e il mal di testa che galoppava ne era la prova certa. Perchè stavano dormendo insieme in sala comune? Era successo qualcosa che non si ricordava? No, impossibile. Assolutamente impossibile. Lo scrollò forte, per svegliarlo. Quando aprì gli occhi, anche lui rimase basito. Si alzò di scatto e cadde rovinosamente a terra dal divano.

 

“Oh cazzo.. Che male, merda.” Draco si alzò, massaggiandosi la gamba dolorante. Non ci poteva credere, si era addormentato come un coglione. Aveva condiviso un divano con la fidanzata del suo migliore amico.

 

“Ehm.. Ti posso spiegare. Non so assolutamente come sia successo, ma mi sono addormentato qui. Tu non ti volevi alzare, volevi stare qui a tutti i costi e.. Non volevo lasciarti sola.” Hermione si alzò massaggiandosi la sua folta chioma mossa e stropicciandosi gli occhi.

 

“Non fa niente Draco, ma ti pare! Non è mica successo niente. Abbiamo solo dormito.” Hermione sperò in cuor suo che nessuno li avesse visti. Quella situazione poteva benissimo essere fraintesa da chiunque. E giustamente, tra l'altro. Era molto presto, tutti dormivano ancora.

 

“Devo farmi una doccia e bere un caffè gigante.. Giuro che non berrò mai più.” Hermione si trascinò fino alle scale del dormitorio, con Draco che sorrideva dietro. Si passò una mano tra i capelli biondo platino, imbarazzato quanto bastava per infilarsi in una botola piena di letame.

 

 

 

“Ha bisogno di riposo, signor Potter. Non esageri con le attività fisiche e si riguardi. La ferita l'ha indebolita parecchio, e ha ancora bisogno di riprendersi.” Il medimago fece le ultime raccomandazioni ad Harry, che in realtà gli entravano da un orecchio e gli uscivano dall'altro; voleva andarsene da li, voleva vedere Hermione.

 

Contro la volontà di tutti i medici che lo avevano curato, Harry decise di tornare ad Hogwarts tramite la Metropolvere: sarebbe arrivato indubbiamente prima. La professoressa McGranitt arrivò puntuale a riprenderlo, e vedendo che non stava più nella pelle di tornare indietro non si dilungò in eccessive chiacchiere con i dottori.

 

“Hogwarts!” Harry scandì per bene il nome, non voleva di certo sbagliarsi. Spuntò nell'ufficio di Silente, che lo aspettava cordialmente. Subito dopo lo raggiunse la McGranitt, che si tolse la polvere dal vestito con estrema eleganza.

 

“Harry, che piacere! Ci hai fatto prendere un bello spavento. Il tuo preside è dovuto ritornare al St. Patrick, ma forse già lo sapevi. Come ti senti?” Silente gli mostrò la sedia di fronte alla sua scrivania, invitandolo a sedersi. Ma Harry non si mosse.

 

“Molto meglio signore, grazie. Ma se non le dispiace, vorrei andare subito dalla mia ragazza adesso.” Harry provò a non sembrare scortese. Il preside sorrise comprensivo.

 

“La signorina Granger, ma certo. È venuta qui ogni giorno durante la tua assenza, per avere tue notizie. Una ragazza eccezionale e brillante. Vai allora, non perdere altro tempo.” Harry gli sorrise sinceramente grato, salutò la professoressa e uscì dall'ufficio. Inutile dire che dovette congedare molto velocemente tutte le persone che incontrò nei corridoi e che volevano sapere come stava: avrebbero parlato poi, ci sarebbe stato tempo.

 

“Harry! Oddio, che bello vederti!” Luna lo abbracciò forte, contenta di vederlo così in forma. “Stai bene, si vede! Che colpo ci hai fatto prendere..”

 

“Eh lo so.. Me lo sono preso pure io.” Harry le sorrise, e senza chiederle niente lei risposo alla domanda che lui avrebbe voluto farle.

 

“Vieni, Hermione è in sala comune.” Lo tirò per un braccio, entusiasta che fosse tornato. Non appena arrivarono davanti alla Signora Grassa, Luna disse la parola d'ordine ed entrarono insieme.

 

“Vedrai come sarà contenta di vederti.. E' stata così in pensiero in questa settimana.”

 

“Non ho potuto scriverle, me lo hanno impedito..” Harry smise subito di parlare non appena la vide. Era seduta alla finestra, con le gambe incrociate sulla sedia e un libro in grembo. Stava leggendo distrattamente, perchè si stava toccando i capelli. Harry sapeva bene che quando lo faceva era perchè era pensierosa. Luna si avvicinò a lei saltellando, ma lui non sentì cosa le disse. La vide semplicemente girarsi verso di lui e cambiare faccia. Lasciò cadere il libro a terra e gli corse incontro con gli occhi pieni di lacrime.

 

Harry l'afferrò tra le braccia sollevandola da terra. Ok, stava di nuovo bene. Era di nuovo completo. “Quanto mi sei mancata. Mio Dio. Quanto..” Le fece aggrovigliare le gambe intorno a lui e appoggiarono le fronti l'una sull'altra.

 

“Non lo fare mai più. Mai mai mai più..” Hermione aveva la voce che tremava forte dall'emozione. Harry stava bene, ed era di nuovo li con lei. Tutto il resto del mondo non importava più.

 

 

 

   
 
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