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Autore: Gamora96    11/10/2015    1 recensioni
Mia ed Alec sono due ragazzi molto diversi fra loro, con una sola cosa in comune. Entrambi hanno una smisurata passione per le vecchie leggende, soprattutto quelle sui cavalieri, che rischiavano le loro vite per salvare coloro che amavano! Mia vorrebbe un giorno diventare un cavaliere e creare una leggenda tutta sua, ma alle donne non è permesso entrare nell'esercito ...
Dal testo: "Chi ha deciso che questa è un'arma?"
Aaron prese posto di fronte a lei e scrollò le spalle "È in grado di uccidere, perciò è un'arma"
"Ma non è l'unica cosa che può fare. Posso usare la lama per intagliare, o per difendere una persona. Potrei anche fonderla, per creare qualcos'altro. Siamo noi a decidere cosa farne di uno strumento, perciò siamo noi l'unica vera arma"
È la prima volta che provo a scrivere una storia a capitoli. Sono una dilettante perciò spero di ricevere tanti consigli per migliorare, e spero di non essere troppo male XD
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'orfanotrofio di Karis era una struttura lugubre e fatiscente. La maggior parte dei bambini che vi abitavano erano indesiderati. Karis non era certo una grande città, e gran parte della popolazione viveva in totale miseria. Non era dunque una sorpresa che spesso alcuni genitori decidessero di abbandonare i propri figli in orfanotrofio per cercarsi una vita migliore. Se non altro, in questo modo, assicuravano a quei bambini un luogo in cui vivere .... ma a quale prezzo. Sentirsi rifiutati così presto non è facile da accettare. 

Era l'anno 315, e l'orfanotrofio stava per accogliere il suo ultimo acquisto. Si chiamava Alec, aveva otto anni. Era un bambino piuttosto silenzioso per la sua età. Il padre lo aveva cacciato via dopo aver scoperto che la madre lo aveva avuto da un altro uomo. Da allora si era spostato da un orfanotrofio all'altro, senza tregua. Era abituato a quel tipo di ambiente. "Questa è la tua stanza" disse Glatis. Era la responsabile dell'orfanotrofio. Aveva un aspetto molto simpatico, nulla a che vedere col suo carattere severo. Alec sbirciò l'interno della stanza. Ovviamente doveva dividerla con altri compagni. Alcuni bambini lo osservavano divertiti. Non era sicuro di volerli come compagni di stanza "I pasti vengono serviti due volte al giorno. Non fare tardi o non potrai più mangiare. Se ti serve qualcosa rivolgiti ad una delle responsabili, ma sinceramente non credo che serva a molto. Ultimamente siamo un po' a corto di soldi ... ci sono domande?" 

"Devo proprio stare in questa camera?" 
Glatis finse di non aver sentito "Lavati le mani prima di ogni pasto. C'è solo un bagno per piano perciò vedi di non starci troppo. Di notte non è permesso uscire dalle proprie stanze, a meno che non stia succedendo qualcosa di grave" detto questo si voltò e tornò alle sue faccende. Alec entrò in fretta nella stanza. Sapeva per esperienza che non era mai una buona idea guardare i suoi compagni negli occhi. Si avvicinò alla prima branda libera, il più vicino possibile alla porta, e vi appoggiò la sua piccola sacca. Conteneva solo un cambio di vestiti e una vecchia foto di sua madre. Uno dei compagni si avvicinò contrariato "Hei tu! Quella branda è già occupata" 
Alec riprese immediatamente la sua sacca e abbassò lo sguardo "Mi spiace. Potreste indicarmi una branda libera?" 
Il ragazzo si acciaccigliò "Sono tutte occoccupate. Trovati un'un'altra camera" i bambini dietro di lui iniziarono a ridere. Ovviamente non era vero, ma Alec non aveva intenzione di litigare, anche perchè il ragazzo sembrava molto più grande di lui "Sai, abbiamo sentito parlare di te. Dicono che tua madre è stata con molti uomini, e che non sai neppure chi sia tuo padre. Probabilmente un garzone. O un criminale, proprio come lei"
"Mia madre non è una criminale" 
"E come la chiami tu una donna che tradisce il proproprio marito a quel modo? Doveva essere proprio una cagna. Una cagna della peggior specie" Alec arrossì. Gli era capitato spesso di sentirsi dire cose di questo tipo, ma ogni volta quelle parole lo ferivano profondamente
"Sta zitto Luca" Il ragazzo si innervosì. C'era una ragazza accanto alla porta. Doveva avere più o meno la stessa età di Alec, ma il suo sguardo era molto maturo. Aveva i capelli molto scuri e gli occhi color nocciola. Il suo viso era piuttosto ordinario. Sembrava dolce e innocua eppure quando i ragazzi la videro cambiarono subito atteggiamento. 
Luca sbuffò "Facevamo solo conoscenza" uscì dalla sala con sguardo irritato ma ad Alec sembrava piuttosto spaventato.
La ragazza si avvicinò sorridendo "Devi scusarlo. Ognuno di noi qui ha una triste storia. Capita spesso che i ragazzi più grandi si sfoghino con i nuovi arrivati" tese la mano verso di lui "Io sono Mia" 
Alec aspettò un momento prima di stringerla "Mi chiamo Alec" 
"Alec?! Che bel nome! Sembra un nome da cavaliere" gli occhi di Mia si illuminarono ed Alec arrossì di nuovo. Stavolta per un motivo ben diverso. Non gli era mai capitato di sentirsi fare un complimento, la cosa gli fece davvero molto piacere "Andiamo, tra poco è pronta la cena"

Già dal primo momento in cui l'aveva incontrata, Alec aveva capito subito che Mia non gli somigliava affatto. Era una ragazza molto allegra e positiva, nonostante la sua storia. I suoi genitori erano morti quando lei aveva poco più di cinque anni. Erano stati uccisi da un criminale. "Un uomo senza onore" lo aveva definito lei una volta. Andava matta per le vecchie leggende, soprattutto se trattavano di cavalieri e dame in pericolo. Non le piaceva l'azione in se, ma l'eroismo e il coraggio che dimostravano ogni giorno, senza mai chiedere nulla in cambio
"Un giorno anch'io diventerò un cavalcavaliere!" disse con ententusiasmo 
"Sei matta? Le donne non possono diventare cavalieri" ovviamente era stato Luca a parlare "Sono troppo deboli, non riuscirebbero a difendere neppure se stesse. L'unica cosa che possono fare è stare in casa e allevare i propri figli" 
"Non costringermi a picchiarti Luca" replicò Mia di rimando "Sappiamo entrambi che vincerei" tra i due calò il silenzio. A quanto pare Mia non aveva solo la passione per il combattimento, era anche anche molto portata.
"Portami con te" disse Alec timidamente "Anche a me piacerebbe diventare un cavaliere. Diventare forte e sconfiggere i miei nemici. E se sarai tu ad aiutarmi, ce la faremo di sicuro" 
Mia rise, piena di entusiasmo "Bene Alec! Allora lo faremo insieme" alzò il pugno verso l'alto con fare teatrale "Un giorno questi libri parleranno anche di noi e delle nostre gesta. Passeremo alla storia come i più grandi cavalieri mai esistiti. Ed io sarò la primissima donna in assoluto ad essere entrata nell'esercito!" 
Gli altri la guardarono come se fosse pazza. Era impossibile per lei riuscirci. Per quanto potesse essere dotata, una donna era sempre una donna. Non le avrebbero mai permesso di eccellere. L'unico a credere il contrario era Alec. Gli bastava guardarla per capirlo. Quella ragazza sarebbe passata alla storia, e lui l'avrebbe seguita. 
"È ora di spegnere le luci!" gridò Glatis dal corridoio. I bambini si affrettarono a tornare nelle loro camere. Solo Mia non si mosse. Guardò Alec negli occhi, e per la prima volta gli sembrò davvero molto seria "Promettimi che lo faremo insieme. Che ci sosterremo sempre e che non ci arrenderemo mai" 
Alec iniziò a preoccuparsi. Quella era una cosa seria. Non si era mai impegnato a portare a termine una simile impresa, ed era ancora così giovane ...
"Lo prometto" 
Mia sorrise "Buonanotte Alec' lo baciò sulla guancia e si diresse in camera sua.
   
 
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