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Autore: malpensandoti    11/10/2015    2 recensioni
Luglio scorre lentamente, Babs gli serve sempre la stessa ordinazione e ogni pomeriggio è un ricordo prezioso.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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questa storia mi è costata ventimila camice e come al solito non sono convinta, anzi: sono molto delusa da me stessa.
avrei voluto trattare gli argomenti con più cura, renderli magari più concreti e dolorosi, eppure non riesco a uscire fuori dalla mente dei miei personaggi, dalla mente di babs che sminuisce e fa finta di niente, cerca di non pensare e soprattutto di non far pensare.
il tema centrale di questa lunghissima os (+13mila parole) non saprei neanche dirvelo: forse l'amore che nasce e vive all'improvviso, o quello che nasce in mezzo al fango (come un fiore), forse è un grido d'aiuto o semplicemente una dimostrazione che ce la si può fare.
piccole precisazioni prima di lasciarvi alla lettura:
  • questa os è un missing moment di quest'altra os, rispettivamente sulla coppia harry/babs. è perciò consigliabile aver letto la prima per sapere cosa diavolo sta succedendo
  • se non avete intenzione di leggerla e per chi invece non si ricorda, louis è tornato con la sua storica fidanzata kara dopo tre anni di lontananza, zayn è felicemente fidanzato con perrie. per quanto riguarda il triangolo nikki/liam/sophia, qui non è che accennato. sophia è partita, nikki e liam cercano di far funzionare la loro relazione
  • il titolo di questa os e la strofa iniziale sono presi da una poesia di neruda, una delle tante che io amo alla follia
  • non ho domestichezza con il ballo inglese, nonostante mi abbiano detto che non tanto diverso da quello americano. mi sono permessa di scrivere su un ballo di fine anno un po' improvvisato, perdonatemi!

ecco, credo di aver detto tutto!
spero che questo grandissimo malloppo di parole vi piaccia!
un bacione immenso, e fatemi sapere!
caterina



 
 
A Cecilia.
Andiamo? Andiamo.
 

 
 

 

Allora dove eri?
Tra quali genti?
Dicendo quali parole?
Perchè mi verrà d'un colpo tutto l'amore
quando mi sento triste, e ti sento così lontana?


 

 

 

Babs appoggia le labbra sulla pelle nuda delle ginocchia chiare, sbattendo velocemente gli occhi che si sono bagnati all'improvviso.
Gioca distrattamente con la coda lunghissima e sfatta dei suoi capelli tinti e cerca di non pensare a tutte quelle parole che lente prendono voce nella sua testa, come ogni volta che i suoi genitori chiudono la porta bianca del salotto e iniziano a gridarsi contro. Rimane seduta sugli scalini che portano al piano superiore e ascolta attentamente ogni minimo dettaglio della litigata.
Non dovrebbe, certo, Zayn le ripete sempre che farsi gli affari degli altri è da maleducati ma sono pur sempre i suoi genitori, no? Ciò – implicitamente – significa che sono anche affari suoi, sì.
Con gli occhi puntati verso le finestre piccole dell'ingresso, Babs intercetta la figura di sua sorella percorrere il vialetto di casa, le mani dentro la borsa per cercare le chiavi. Lei quindi singhiozza leggermente in panico e si alza di scatto, voltandosi verso il piano superiore e percorrendo quei pochi passi che la separano dalla stanza che condivide con Perrie da sempre.
Si getta sul letto alto e pieno di peluche nel momento in cui sua sorella si chiude la porta d'ingresso alle spalle, facendo tintinnare il lampadario pendente e lo specchio attaccato al muro.
Le urla non cessano.
Babs tira su con il naso, chiude gli occhi contro la parete rosa e ascolta distintamente i passi veloci che si intrufolano in camera, sulla moquette pallida.
Il materasso si abbassa accanto a lei, e Babs adesso percepisce la mano amorevole di Perrie accarezzarle il braccio, i suoi baci leggeri sulla guancia umida e vicino all'orecchio.
“Mi dispiace tanto” le mormora, come se fosse colpa sua.
“Non fa niente” risponde Babs come da copione.
Fa un sorriso.
 
 
 
-
 
 
 
Babs ha a malapena diciassette anni eppure certe volte se ne sente addosso molti di più. Come quando il signor Simpson le consegna la busta paga settimanale, per esempio, o se qualche cliente l'apostrofa gentilmente con un 'Madame', e anche quando Lottie Tomlinson dietro il parcheggio della scuola tira fuori un pacchetto di sigarette e gliene passa una, insegnandole a fumare.
Altri giorni però, in altri contesti, Babs è piccola, quasi insignificante. Quando sbaglia ordinazione, se prende un brutto voto a scuola e dimentica i compiti in camera, quando torna a casa da sola ed è buio e mentre i suoi genitori dietro la porta del salotto si urlano contro.
Anche adesso, osservando con gli occhi imbarazzati Louis Tomlinson e Harry Styles accomodarsi in uno dei tavoli dell'Hoodies, Babs si sente poco più che una bambina.
Potrebbe avere una piccola cotta per uno dei migliori amici di sua sorella. C'è da chiedersi chi effettivamente non abbia una cotta per Louis Tomlinson, comunque.
“Ciao, ragazzi – li saluta, quando li raggiunge per servirli – Vi lascio il menù o sapete già cosa ordinare?”
“Ciao, Babs – Louis le fa un sorriso dolce e lei è quasi convinta di essere arrossita – In realtà sappiamo già cosa prendere. Due tedesche piccole, grazie”
Harry annuisce e le sorride a sua volta, senza accennare a togliersi lo snapback rovesciato che gli appiattisce i ricci sulla testa. Ha i gomiti sulla superficie legnosa del tavola e gli occhi simpatici, come se fosse di buon umore.
“Dovrei chiedervi un documento d'identità, ma mi fiderò del mio istinto, stavolta – scherza Babs, afferrando da una delle tasche del suo grembiule il taccuino e scrivendo brevemente le ordinazioni – Ve le porto subito”
Lascia poi il foglietto incastrato sotto al contenitore di fazzoletti e ritorna dietro al bancone, dove il figlio del signor Simpson, William, sta servendo un gruppo di giovani donne.
“Quello non è il ragazzo che ti piace?” le domanda con un sorriso malizioso, accennando a Louis seduto in fondo alla sala.
Babs arrossisce, sorride e lo manda al diavolo. “Fatti gli affari tuoi, stupido – lo rimbecca, passandogli dietro per afferrare due bicchieri dalla vetrina – E comunque non mi piace. Anzi, sta con la migliore amica di mia sorella e insieme sono bellissimi”
Lo pensa davvero: Kara e Louis sono per lei ciò che per Perrie sono Beyoncé e Jay-z, molto probabilmente.
Sono tornati insieme da poco – Babs lo ha scoperto tramite quella lingua lunga di sua sorella – ma hanno comunque quell'amore invidiabile, mentre si guardano. Come se non fosse mai andato via.
“Se lo dici tu” William scuote la sua testa bionda e le fa l'occhiolino.
Hanno più o meno la stessa età, e Babs è molto contenta di ciò perché fondamentalmente si trovano sempre sulla stessa corrente di pensiero: William è simpatico, gentile e pieno di talento: suona la chitarra e canta da quando era piccolo e lei non fa che ripetergli che un giorno diventerà famoso. Ha anche una ragazza che frequenta la sua stessa scuola, si chiama Hannah e a Babs sta molto simpatica.
Quando ritorna al tavolo con le due birre sul vassoio circolare, Harry e Louis stanno parlando fittamente, come se l'argomento fosse qualcosa di davvero importante.
“Ecco a voi” sorride loro lei, appoggiando con professionalità entrambi i bicchieri sul legno.
“Grazie mille, Babs – la congeda Louis con un sorriso, prima di aggrottare le sopracciglia con aria seria e guardarla con più attenzione – Babs, tu ci vai al ballo della scuola?”
La ragazzina spalanca gli occhi e arrossisce, colta di sorpresa. È una domanda innocente in fondo, ma è Louis Tomlinson ad avergliela appena chiesta, la sua più grande cotta dopo Leonardo DiCaprio, non sarebbe Babs se non arrossisse come un pomodoro.
“Io... - frasi di senso compiuto, può farcela – Io non credo di andare, no”
“Oh – Louis sbatte gli occhi e si lecca le labbra, sembra vagamente deluso – E come mai?”
Prima che lei possa cercare qualcosa che non sia perché non mi ha invitato nessuno, Harry “Louis – dice, inarcando le sopracciglia in modo eloquente – Non credo siano affari tuoi, amico”
“Giusto, giusto – Louis annuisce velocemente e scuote la testa, torna sorridere alla ragazzina in piedi – Scusa, Babs. E grazie ancora per le birre”
Lei sorride a sua volta e “Non ti preoccupare. Sapete dove trovarmi” si congeda, tornando dietro al bancone.
 
 
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È tutta colpa di Lottie Tomlinson, come sempre.
A Zayn nemmeno piace quella ragazzina, a Zayn i ragazzini in generale non piacciono. A questo punto, Perrie direbbe: “Sei stato un ragazzino anche te, nonno” che non farebbe che aumentare il suo disappunto nella faccenda.
Sa che quella storia non andrà a buon fine, lo capisce da come Louis sia serio e da quanto Kara al suo fianco stia ridendo, accarezzando i capelli del suo uomo con fare distratto.
Sono tutti nell'appartamento di Liam tranne Harry, in ritardo come sempre. Aspettano che il ragazzo delle consegne suoni con i sacchetti di cibo cinese, come ai tempi in cui Louis non c'era.
Niall è a cavalcioni su una delle sedie del tavolo e sembra sinceramente confuso, arriccia il naso bianco e guarda verso Louis, seduto sul divano. “Non puoi proibire a tua sorella di fare sesso, Lou – dice – Insomma, è un po' incoerente. Tu e Kara ci davate dentro alla sua età”
Nikki scoppia a ridere mentre con Perrie e Liam apparecchia la tavola, Kara si finge un po' indignata e Louis “La cosa è diversa, Niall” ribatte, in modo duro.
“Ah sì? – esclama Perrie, qualche forchetta in mano – E diverso in che senso?”
“Beh, in tutto! Tu dovresti saperlo più di tutti! Babs ha la stessa età di Lottie”
“Sì – Perrie sistema le posate e attende che il ragazzo continui. Quando non lo fa, aggiunge – Quindi?”
Louis sbuffa. “Quindi ti sentiresti sicura sapendo che fa sesso?”
Lei ride appena, scuotendo la testa. Si siede accanto a Zayn nell'altro divano e “Non c'è alcun tipo di pericolo con Babs, davvero” mormora, con un sorriso.
“Che intendi dire?” le domanda Kara, le dita che non smettono di giocare con le ciocche sottili dei capelli di Louis.
“Mia sorella non ha amici” risponde Perrie semplicemente, come se l'argomento non la riguardasse.
“Cosa?” esclama Niall dalla sedia, con gli occhi chiari aperti dalla sorpresa.
La bionda annuisce e appoggia il gomito sulla spalla ossuta di Zayn: “Giuro. Insomma, ha le compagne di danza e qualche compagno di scuola, ma non sono amici amici, ecco”
“E mia sorella? – le chiede Louis, senza capire – Credevo si frequentassero o qualcosa del genere”
Perrie ride, strizza la guancia liscia di Zayn che sbuffa e risponde: “Questo papà protettivo le ha praticamente proibito di frequentare Lottie. Sei stato via troppo tempo, Lou”
“Tua sorella fuma, Tommo – spiega allora Zayn, come per giustificarsi – E beve
“Cosa?” Louis balza in piedi, Kara dietro di lui ride forte e gli afferra la mano, facendolo sedere di nuovo.
Anche Liam sembra parecchio divertito, si accomoda di fianco a Niall, appoggia il mento sul ginocchio alzato e dice: “Forse sono io a non capirvi, ma per me state esagerando. Voglio dire, è bello che vi preoccupiate, ma vorrei ricordarvi che noi a diciassette anni eravamo molto peggio. E per molto peggio, Lou, intendo peggio di un paio di preservativi trovati nella tasta di una giacca”
Nikki annuisce, in memoria dei vecchi tempi. Affianco al ragazzo, afferra una sigaretta dal pacchetto appoggiato sul tavolo e ne accende una tra le labbra rosse.
“Tappaci la bocca, Payne” bofonchia Louis, il volto arricciato come quello di un bambino offeso.
“Già, chiudi il becco” gli fa poi eco Zayn, col medesimo tono.
Liam alza gli occhi al cielo esasperato, scuotendo la testa e scegliendo saggiamente di non ribattere. Con due teste calde come loro non ha senso iniziare a discutere.
“È brutto, però” riflette Kara ad alta voce, contro la spalla di Louis.
Vedendo gli sguardi confusi dei suoi amici, sbatte gli occhi coperti dalla frangia e si spiega meglio: “Che Babs non abbia amici, intendo”
“Non tutti hanno la fortuna di trovare un gruppo meraviglioso come il nostro – spiega Perrie in modo mellifluo – I ragazzini di oggi sono scemi e lei è troppo avanti per loro”
“Ma è il ballo, Perrie – le fa presente allora Nikki, aspirando gli ultimi tiri di sigaretta – Insomma, ogni ragazza dovrebbe andarci”
“Lei non vuole andare” sottolinea l'altra.
“Magari dice così perché non è stata invitata da nessuno – mormora Niall, così seriamente da sorprendersi da solo – Voglio dire, se qualcuno l'avesse invitata, forse lei ci sarebbe andata. Ha senso?”
Sorprendentemente sì, ha senso. Perrie non l'aveva mai pensata in questo modo, Zayn non l'aveva mai pensata così.
Nonostante tutto, Babs è una normale diciassettenne come tutte, e forse è solo triste per non essere stata invitata al ballo, talmente triste da convincere gli altri – se stessa – di non avere intenzione di andarci.
Dannazione!, ha senso.
Zayn sbuffa.
“La vuoi invitare tu, Niall?” propone allora Kara, incastrando la lingua tra i denti per sorridere maliziosa.
Niall alza le spalle e “Perché no?” mormora.
“Perché no” dice Zayn, secco.
Nikki e Liam ridono.
Perrie gli accarezza una guancia, ci stampa un bacio viola sopra e riflette: “Non sarebbe una cattiva idea, però”
“Scusami? – il ragazzo si volta a guardarla repentinamente, l'espressione quasi stizzita – Si può sapere che problemi avete tutti stasera? Perché stiamo parlando di Babs, comunque? Babs e Niall, per di più. Dio, è davvero un pessimo argomento”
Hey! – l'irlandese s'imbroncia, le sue guance assumono una colorazione appena più scura – Era tanto per dire. E comunque io sarei un ottimo cavaliere. Sempre meglio dei diciassettenni di oggi”
Perrie si volta verso Zayn, il sorriso gentile che nasconde un briciolo di vittoria.
“Facciamolo”
Tutti gli occhi sono puntati verso Louis a quel punto, che i suoi li ha spalancati e fissi contro il pavimento, come se dentro la sua testa stesse prendendo vita l'Idea.
“Tommo!” esclama Zayn indignato.
Era una guerra che stavano combattendo insieme, dannazione!
“No – l'amico scuote la testa, sbatte gli occhi e si riprende – È perfetto, davvero. Niall può accompagnare Babs e tenere d'occhio Lottie e il suo ragazzo allo stesso tempo. Facciamolo, dico davvero”
Nikki scuote la testa e vorrebbe davvero sbatterla da qualche parte. “Hai paura che facciano sesso in mezzo alla pista?” domanda scetticamente.
Louis fa una faccia schifata al pensiero, respira forte e “Se trovassi dei preservativi e un biglietto con scritto 'Il ballo ci aspetta' nella tasca di tua sorella minore, forse capiresti anche tu”
Il campanello suona a quel punto, Liam si alza per aprire e Zayn rimane in silenzio.
Capisce il punto di vista di Louis e non lo biasima per essere così preoccupato. È stato via troppo tempo e non ha di certo visto tutti i cambiamenti che le sue sorelle hanno vissuto senza di lui: sta semplicemente cercando di recuperare ciò che si è perso.
In quando a lui, beh. Babs è come se fosse sua sorella, davvero. La conosce da ancora prima che lui e Perrie si mettessero insieme a quattordici anni. Le vuole bene perché non potrebbe essere diversamente, perché Babs ai suoi occhi è ancora quella bambina con le iridi giganti che lo ha disegnato in mezzo a tutta la sua famiglia quando era piccola, quella bambina che non ha mai visto piangere e lamentarsi ma solo danzare e sorridere, come una farfalla, come aria sottile.
Non le proibirebbe mai di andare al ballo – così come non le ha davvero proibito di vedere Lottie Tomlinson – eppure non può fare a meno di sentirsi, in qualche modo, ansioso, nel saperla accanto a un ragazzo: lui era – è – un ragazzo, sa come sono fatti i ragazzi e cosa possono diventare per un po' di sesso.
Forse è proprio quel pensiero che lo fa respirare forte, qualche secondo dopo. Chiude gli occhi e “D'accordo. Facciamolo – esala, a fatica – Ma non Niall. Le faresti fare una figuraccia”
Hey!”
Liam entra di nuovo in salotto, in mano tiene diversi sacchetti di plastica. “Guardate cos'altro ci hanno consegnato” sorride, prima di appoggiare tutto sul tavolo e battere le mani.
“Scusate il ritardo” dice Harry, varcando la soglia della stanza con un sorriso mordicchiato dai denti.
È tutta colpa di Lottie Tomlinson, come sempre.
 
 
 
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Harry entra da Hoodies inciampando, poi si schiarisce la voce e si guarda intorno, imbarazzato. Il bar è pressoché deserto, se non per un uomo in uno dei tavoli centrali e una coppia di innamorati seduti appena più in fondo.
Gli è sempre piaciuto questo locale, gli ricorda vagamente uno di quei pub scozzesi dove da piccolo trascorreva i pranzi durante le vacanze natalizie.
Babs la trova quasi subito – con quei capelli è davvero difficile non notarla – dietro al bancone, mentre conta quelle che presumibilmente devono essere le mance nel barattolo di vetro accanto alla casa. Sta sorridendo e Harry crede che sia davvero bellissima.
Le va incontro con finto passo deciso, passandosi i palmi delle mani grandi sui jeans neri per poi schiarirsi la voce dentro il pugno chiuso quando le è abbastanza vicino. Babs alza gli occhi di scatto, belli e terribilmente blu da fare quasi paura.
“Harry! – il suo sorriso s'ingrandisce, contento – Ciao!”
“Ciao, Babs – lui si contiene, sorride in modo gentile e arriccia il naso – Come va?”
La ragazzina rimette le monetine dentro al barattolo e lo chiude, stringendosi la coda di capelli che le ricade a cascata sulla schiena dritta. Risponde: “Sto bene, grazie – un altro sorriso – E tu? Mi fa piacere vederti”
Per un attimo, Harry quasi si dimentica il vero motivo della sua visita. Babs è sorprendentemente sempre così bella da lasciarlo senza fiato tutte le volte.
Sbatte le palpebre e deglutisce, improvvisamente più nervoso. “Tutto bene, grazie – mormora – Ascolta, devo chiederti una cosa...”
“Dimmi tutto”
“Ti va di venire al ballo con me?”
Babs spalanca gli occhi, sorpresa. Sembra addirittura arrossire, Harry è un coglione.
Dio!, non doveva venire fuori così – blatera a se stesso, poi torna a guardarla – Scusa, è solo che Louis mi ha chiesto un favore e-”
“Louis?” esclama Babs, e arrossisce davvero.
Harry arriccia il naso. “Lottie – dice di getto, perché diavolo non riesce a parlare? – Voglio dire, Louis ha trovato dei preservativi nella tasca di Lottie e vorrebbe che qualcuno la...come dire?, controllasse. Dio, così suona ancora peggio”
Babs ride, lo tranquillizza: ha una risata sottile, da bambina. “Non ti preoccupare – dice – Credo di aver capito. Venendo al ballo con me, potresti tenere d'occhio Lottie, giusto?”
Harry annuisce velocemente.
“È una cosa molto carina – la ragazza gli sorride in modo dolce – Mi piacerebbe venire al ballo con te, Harry. Anche se in realtà sei tu quello che dovrebbe venire con me, dal momento che non frequenti più il liceo”
È così semplice, Babs, da intrigarlo in modo quasi esasperante. Si chiede come diavolo sia possibile che una persona bella come lei non abbia avuto alcun invito. A diciassette anni, Harry avrebbe letteralmente strisciato per ragazze come Babs.
“In questo caso, mi piacerebbe davvero tanto venire al ballo con te” blatera, stupidamente.
“Perfetto, allora! – lei sbatte gli occhi e gli allunga un post-it da dietro il bancone – Lasciami il tuo numero, così ti chiamo”
Harry scarabocchia il numero, la saluta con un sorriso imbranato, la osserva finché non raggiunge la porta – inciampa – e poi esce.
 
 
 
Il ballo è di venerdì e Harry si sente di nuovo un diciassettenne inesperto.
Perrie non fa che ridere della scena e a sistemargli il colletto della camicia bianca che indossa sotto alla giacca elegante, strizzando le sue guance arrossate come per prenderlo in giro.
La casa della famiglia Edwards gli è sempre piaciuta molto: è più verso la periferia rispetto alla sua ma è molto più grande, più luminosa, più curata. I coniugi Edwards parlano fittamente in cucina, con la porta chiusa, e dal tono di voce di entrambi, Harry sa che stanno litigando.
“Non essere nervoso, tesoro – lo rincuora Perrie per l'ennesima volta, come per sovrastare i mormorii dei suoi genitori – So che una ragazza che ti dice di sì deve essere strano per te, ma sai, a volte i miracoli accadono”
“Spiritosa – sbuffa Harry, alzando gli occhi al cielo e sedendosi sul divano grigio dietro di lui – E non sono nervoso”
Non è nervoso, è solo...non è nemmeno un vero invito al ballo!
Fa un respiro profondo, sentendo il tessuto della camicia aderire al suo petto in modo fastidioso. Gioca con le sue dita, muove le gambe in modo spasmodico e si lecca le labbra, sbattendo gli occhi.
“Harry – lo richiama Zayn, seduto sulla poltrona accanto al tavolino da caffè – Amico, calmati. Sembri davvero un diciassettenne”
“Louis è pazzo” sbotta Harry, come se fosse una novità.
Perrie gli si siede accanto, sorridendogli in modo dolce. Gli appoggia una mano smaltata sul ginocchio e “Andrà bene – mormora – E sai com'è fatta Babs”
Harry lo sa, certo che lo sa. Per questo è nervoso, per questo ha paura di fare una di quelle mosse da Harry e rovinarle il ballo scolastico.
Non è mai stato un asso con le ragazze. Al liceo era timido, insicuro, con la testa perennemente sulle nuvole e la mania di innamorarsi solo di ragazze sbagliate. Su quel divano – lo stesso dove sta aspettando che Babs finisca di prepararsi – ha pianto tanto, una volta. Alice non voleva che una storia di poco conto, lui avrebbe già voluto dirle ti amo.
Harry è ancora un bambino, in fondo. Lo riconosce, sa di esserlo e per la maggior parte dei giorni gli sta bene così. Eppure se solo fosse appena un po' più maturo, adesso, riuscirebbe a gestire quell'ansia bastarda che gli sta attorcigliando lo stomaco.
Babs arriva qualche minuto dopo, con i tacchi alti e le gambe scoperte dal tessuto del vestito bianco, ricoperto di pizzo elegante. I suoi capelli sono sciolti e non sembra nemmeno truccata, ma ha gli occhi giganti e un sorriso che quasi lo fa tremare.
Sembra una bambolina di porcellana che sorride, angelica e dolce come se non ci fosse niente in grado di spezzarla.
I suoi genitori li raggiungono, stringono la mano di Harry e baciano le guance della figlia, Perrie sorride con amore e scatta tante foto, mentre Zayn abbraccia Babs stretta e dà una pacca sulla spalla al suo migliore amico, senza dire niente.
“Grazie, Harry” è ciò che gli dice la ragazza, quando salgono in macchina.
Ha lo sguardo emozionato, che luccica. È sincera, è bella.
Harry si morde la lingua: è lui che dovrebbe ringraziare lei.
 
 
 
I vestiti delle ragazze si sono notevolmente accorciati dal suo ballo scolastico, eppure il clima è pressoché identico a quello che ricordava.
Harry si passa una mano grande tra i capelli e si guarda intorno, individuando subito la figura di Lottie Tomlinson affianco al suo ragazzo, qualche spanna più alto di lei.
Si sente gli occhi di tutti addosso e a giudicare dall'espressione sperduta di Babs accanto a lui, lei deve percepire la stessa cosa.
La sala da ballo della scuola è stata allestita con palloncini rosa e coriandoli colorati, il buffet è di fianco al piccolo palco e la musica è lenta, non troppo rumorosa.
Alle luci tenue, i capelli di Babs sembrano quasi bianchi.
“Devono essere tutti sorpresi – sbotta con un sorriso strano, come se parlasse da sola – Non credo si aspettassero che una come me venisse”
Harry si schiarisce la voce, impacciato. Non è la persona adatta per quel genere di discorsi.
Le lancia un'occhiata gentile e passa i palmi delle mani sulla sua giacca nera, deglutendo. “Forse non si aspettavano che venissi accompagnata da un principe azzurro come me” ribatte, per farla ridere.
Ci riesce. Babs ridacchia e gli appoggia le dita sul gomito, “Vuoi ballare, Romeo?”
 
 
Harry si dimentica completamente di Lottie Tomlinson, ovviamente.
Non lo fa apposta certo – in cuor suo sa di essere un pessimo amico – ma gli viene quasi naturale scordarsi del vero motivo per cui, a vent'anni suonati, stia di nuovo frequentando un ballo scolastico.
Louis lo ucciderà. Dopo che lo avrà fatto Zayn, s'intende.
Passa l'intera serata con gli occhi rivolti verso la ragazzina che non smette di farlo ridere, mentre ballano in modo improponibile e fingono di non notare le occhiate di chi non è tanto coraggioso come loro da divertirsi.
Babs è anche meglio di ciò che aveva sempre pensato e davvero, non riesce a spiegarsi come diavolo facciano le persone della sua età a non capire quanto sia eccezionale. È educata, gentile, con un senso dell'umorismo sottile e i modi eleganti, come quelli di una principessa.
Si muove su quella pista da ballo un po' improvvisata con disinvoltura, coi capelli a coprirle quel collo da cigno e le mani che piccole non lasciano le spalle di Harry nemmeno per un momento.
Sono vicini, lui con le labbra le sfiora il naso alla francese e lei gli sorride sulla mascella, come il respiro di un bacio.
Vorrebbe baciarla, capisce. È un pensiero stupido, irrealizzabile, eppure è così. Vorrebbe stringere la presa su suoi fianchi sottilissimi e abbassare appena il capo, ridurre i centimetri che li dividono per percepire il cuore battere contro i timpani.
Ma non lo fa, perché non è così tanto egoista. Non rovinerebbe mai quello che molto presumibilmente è il primo bacio di Babs per un suo stupido capriccio.
Le vede muoversi con il portamento di un angelo e l'ascolta parlare con gli occhi grandi delle ore intense di allenamento che ha ogni pomeriggio, sabato compreso. Sulle note di una canzone commerciale, Babs ride dei suoi goffi tentativi di stare in piedi e gli insegna come non perdere l'equilibrio, come stringerla e dove, fino a che punto. Harry si lascia manovrare come un burattino, la bocca socchiusa a contemplare una bellezza così semplice, piccola nella sua immensità. Ha il respiro che trema appena.
 
 
 
 
 
Quando varcano la soglia dell'appartamento di Zayn, verso mezzanotte, l'odore di pizza è l'unica cosa ad accoglierli.
Babs si china subito sui tacchi, sfilandoseli sulla moquette bianca per poi lasciarli sotto all'attaccapanni sul muro. Si sfila dalle spalle strette la giacca che Harry si è premurato di cederle dopo essere usciti da scuola e gli sorride, appendendola sopra a una vecchia felpa del proprietario di casa.
Harry deglutisce a quel punto, sentendosi vagamente a disagio: è come se l'atmosfera appena vissuta fosse scemata lentamente durante il viaggio in macchina, fino a spegnersi nel momento in cui si è chiuso la porta alle spalle.
È quasi infastidito: avrebbe voluto che durasse ancora.
“In salotto!” si sente la voce di Perrie, dall'altra stanza.
Lui sospira, sbattendo gli occhi improvvisamente pesanti.
Percepisce la mano di Babs sfiorargli dolcemente il braccio, e quando si volta a guardarla, lei ha lo sguardo sereno, un sorriso da bambina.
“Grazie, Harry” mormora, mordendosi le labbra chiare.
Uhm – lui impallidisce, improvvisamente senza sapere cosa dire. Tossisce, sbatte gli occhi e si sente un perfetto imbecille – Io...grazie a te, Babs”
Lei ridacchia alla sua goffaggine, superandolo. Harry sente gli schiamazzi provenire dal salotto poi, mentre lui si concede di osservarla un altro istante, come per schiarirsi le idee e complicarle ancora.
Si è complimentato per il vestito, a un certo punto della serata. Lo ha fatto in modo terribilmente sciocco, mormorando subito dopo qualcosa molto simile a Mia sorella non mette mai vestiti bianchi, dice di aver paura di sporcarsi con...ehm, sai... che lo ha fatto arrossire e imprecare. Sorprendentemente, Babs non ha che riso, divertita in modo sincero. Gli ha risposto: “Allora sono fortunata. Non mi viene il ciclo da quasi cinque mese. E non sono incinta, giuro” con la voce tranquilla, un sorriso strano. Harry si è limitato a sbattere gli occhi, un po' sorpreso. Non le ha chiesto il perché, ovviamente.
Non sapeva che i ciclo potesse non venire, se non durante la gravidanza. Si chiede quante cose effettivamente non sappia sulle donne. Forse dovrebbe chiedere a Gemma. O forse dovrebbe semplicemente smettere di pensare.
Raggiunge il salotto, trovando Babs già sommersa da domande. È una stanza piccola e quadrata, con un tavolo di plastica su cui sono appoggiati quattro cartoni di pizza e un divano blu a due posti, stipato all'angolo davanti a un piccolo televisore.
Louis e Zayn sono seduti sulle sedie in tinta col tavolo, entrambi che guardano le rispettive compagne chiacchierare ad alta voce sul divano con Babs, che ha le guance rosse e le mani infilate tra le cosce magre, un po' imbarazzata.
Kara alza gli occhi verso di Harry poi, li spalanca e ride, emettendo un fischio d'apprezzamento. “Eccolo qui, il principe azzurro!” esclama, strafottente come Louis.
“Spiritosa – ribatte lui subito, come punto da uno spillo – Ti sarebbe piaciuto essere accompagnata da uno come me, al tuo ballo studentesco”
La bionda sospira con finta aria sognante, si sente in modo chiaro gli occhi che ama addosso. “Hai ragione – dichiara poi – Con te avrei potuto per lo meno mettere i tacchi”
Louis ridacchia in modo cinico, scuotendo la testa. “Sei una stronza. Sapevo che l'avresti tirata fuori, prima o poi. A ogni modo, Babs, mi dispiace averti coinvolta in questa cosa – non gli dispiace per niente – Spero che Harry non ti abbia messa troppo a disagio”
A disagio però sembra metterla proprio Louis. La ragazzina ha gli occhi che sfarfallano in modo timido, si morde le labbra e arrossisce, guardando da tutt'altra parte. Perrie accanto a lei guarda verso Louis ed entrambi hanno lo sguardo divertito, amorevole. Lei accarezza il braccio di sua sorella, come per confortarla.
“Ci siamo divertiti molto – mormora Babs – E Lottie era molto bella”
Ha deliberatamente spostato la conversazione su un altro argomento, in modo del tutto casuale. È una mossa alla Perrie, non c'è che dire.
Louis drizza la schiena a quel punto, con le nocche della mano picchietta sul petto di Zayn per richiamare la sua attenzione, poi entrambi guardano verso di Harry.
“Non hai niente da dire?” gli domanda il primo, improvvisamente impaziente.
Lui sospira forte, si siede su una delle sedie libere a capotavola e afferra un pezzo di pizza ormai freddo, sbattendo gli occhi stanchi.
“Falso allarme – dice, dopo un morso – Tua sorella passa la serata a casa di una sua amica. Il suo ragazzo domani si deve svegliare presto, ha una partita”
Lottie lo ha salutato con enfasi, quando l'ha visto a scuola. Gli ha anche presentato Holly, un ragazzo con la barba da adolescente e l'accento del nord. Lui ed Harry hanno perfino parlato di golf per qualche minuto, mentre Lottie si complimentava con Babs per il vestito e lei rideva, imbarazzata.
Accanto a loro, Harry ha sentito la sorella di Louis esordire poi con un gentile Quindi vieni anche tu a casa di Francine? Tutte quelle del nostro corso di letteratura passano la notte da lei, al quale Babs ha scosso la testa e con un sorriso di scuse le ha risposto che No, non sono stata invitata. Adoro i tuoi capelli sistemati così.
Harry non ha detto niente, non dice niente nemmeno adesso. Ma è qualcosa che lo ha messo a disagio, un peso in mezzo allo stomaco che lo ha fatto deglutire forte. È stato triste sentirla dire quelle cose, le ha ingrigito lo sguardo.
Louis sorride con quel sorriso bastardo, le labbra arricciate per non darlo troppo a vedere e gli occhi soddisfatti, giocosi.
Zayn porge un pezzo di pizza a Babs e Perrie esclama: “Contento, psicopatico?”
Louis annuisce, senza premurarsi di fingersi offeso.
“Vado a prendere da bere. Quante birre?” Kara fa per alzarsi, conta le mani che si sono alzate alla sua domanda.
Babs la blocca e “Vado io, tranquilla – sorride – Ormai sono abituata”
L'altra ragazza la ringrazia con un bacio volante e lei si alza in piedi, con il pezzo di pizza ancora in mano.
Sparisce verso il corridoio l'attimo più tardi, coi passi da ballerina leggeri come piuma.
Harry finisce di mangiare, sbatte gli occhi e si accorge di quelli di Zayn puntati su di lui. “Sì?”
“È andata bene?” gli domanda in modo cauto, come se si aspettasse chissà quale risposta.
“Certo – risponde subito l'amico, più duramente di quanto voglia – Perché diavolo sembra così strano?”
“Perché sei Harry” dice Perrie in modo tranquillo, scrollando le spalle.
“Perché non sai parlare alle ragazze” suggerisce Kara nella stessa maniera.
“E perché decisamente non sai ballare” Louis sembra ridere solo al pensiero.
Harry arriccia la fronte e “Fanculo” mormora a denti stretti, mentre i suoi – ex – migliori amici scoppiano a ridere per la sua permalosità.
Sa che hanno solo voglia di scherzare, eppure la sua voglia di ridere lo ha abbandonato nel momento in cui ha messo piede in quella casa.
Adesso è stanco, arrabbiato e infastidito.
Incassa la testa bruna tra le spalle grandi e rimane zitto.
Babs torna in salotto qualche minuto più tardi, tra le mani tiene cinque bottiglie verdi di birra in modo esperto, come è abituata a fare sul posto di lavoro. Harry le sorride, ringraziandola.
“Dov'è la tua pizza?” le domanda Perrie quando torna a sedersi affianco a lei.
La sorella fa uno faccia colpevole, si morde le labbra. “Non credo di aver mai mangiato un pezzo di pizza tanto velocemente – confessa – Ne è valsa la pena, però”
Da lì al Vi ricordate quando Niall..? il passo è breve, Babs li ascolta parlare e ridere delle disavventure di Niall Horan mentre Harry in silenzio la osserva in modo minuzioso, come per contemplarla.
È diversa da Perrie, capisce. Sedute vicine, le sorelle Edwards non sono così simili come pensava. Babs è molto più sottile, senza curve, con gli occhi più chiari e più grandi. Hanno lo stesso colorito diafano di pelle e le stesse labbra, Perrie però ha i lineamenti più marcati, più definiti. Babs sembra ancora una bambina, per certe espressioni.
Dio!, è così frustrante. Deve dormire.
Babs lo becca a fissarlo un paio di volte, ma non dice niente. Gli sorride, piuttosto, con quello stesso sorriso con cui gli sta facendo sudare le mani.
È bella, è bellissima.
 
 
 
Un'ora dopo si sta rinfrescando il volto, con le risate un po' brille che provengono dal salotto e la testa che quasi pulsa.
Harry si asciuga le dita con un paio di fazzoletti posti affianco al microonde bianco, poi li arrotola e con il piede apre il cestino della spazzatura.
Dovrebbe capire, a quel punto. Capire che c'è qualcosa che non va, qualcosa che non funziona.
Perché in mezzo a vecchi filtri di sigarette e scatole sporche di cibo preconfezionato, Harry nota un pezzo di pizza completamente intatto.
Nella sua testa scatta qualcosa a quel punto, ma lui è troppo confuso per capire cosa.
Sa che dovrebbe dire e fare qualcosa, eppure.
Eppure sbatte gli occhi, respira e se ne va.
Inizia così.
 
 
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Louis torna a Londra la settimana dopo, giusto in tempo per l'ultima sessione di esami. Dovrebbe laurearsi entro un mese, se tutto va bene.
Kara fa finta di non aver pianto e il loro gruppo per i primi giorni sembra un po' più spento, come se ci mancassero alcuni tasselli. Si sente la mancanza della voce tamburellante di Louis e i commenti gentili di Sophia, le loro facce e i loro sorrisi.
Eppure vanno avanti, tutti quanti. In qualche modo, le loro serate insieme riprendono ad avere gli stessi colori di una volta, Niall continua a ridere forte e Harry riprende a fare figuracce, come da manuale.
Babs serve loro da bere tre volte a settimana e lo fa con lo stesso sorriso gentile di sempre, alzando gli occhi al cielo quando Zayn prende le parti del padre protettivo e salutando Harry ogni volta che varca la soglia del locale coi suoi dieci minuti di ritardo.
Tutto torna lentamente al proprio stato iniziale, con Kara che porta i saluti di Louis e Nikki che di tanto in tanto appoggia la testa sulla spalla di Liam.
Sembra tutto normale, in fondo. Eccetto il fatto che forse non è così.
 
 
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Babs si schiarisce la voce e stringe la spallina della sua borsa, sbattendo gli occhi.
“Ci vediamo domani” mormora, forse un po' troppo a bassa voce.
La confusione nello spogliatoio non cessa, eppure le sue compagne la salutano ugualmente, in modo naturale, come se fossero amiche. Babs non sa se sia davvero così, ma è una bella sensazione.
La scuola di ballo in cui vive da ormai dodici anni è stata ristrutturata da poco: adesso ha le pareti dei lunghi corridoi dipinti di giallo e le sale più larghe e insonorizzate.
Babs ha sempre amato ballare, in un modo che nemmeno lei stessa riesce a spiegare. L'ha sempre fatta sentire importante, al sicuro, bella.
Ha iniziato quando ancora era piccola, con lezioni semplici. Circa la metà delle sue compagne hanno lasciato con il tempo, lei invece compiuti i sei anni ha scelto di intraprendere danza classica, che frequenta tutt'ora. La sua insegnante è una vecchia ballerina francese, la signora Blanc, che è severa ma sensibile, terribilmente brava. Babs sogna di avere la sua grazia e il suo portamento, un giorno.
Nella hall grande della scuola, seduto a un tavolino del punto ristoro, Zayn si sta guardando intorno a disagio, come se preferisse essere ovunque meno che in quel posto. È buffo, tutto vestito di nero con gli occhi diffidenti in mezzo a piccoli corpi chiari e bambine che sembrano bambole.
“Ciao, splendore – la saluta alzandosi in piedi – Sei pronta?”
Babs annuisce, forzando un sorriso. “Hanno di nuovo litigato, vero?” domanda in modo sottile, guardando il pavimento bianco.
Può sentire Zayn sospirare, poi il suo braccio a stringerle con amore il collo da cigno. “Puoi rimanere a dormire da me come l'altra volta, d'accordo? – propone, avviandosi verso le porte scorrevoli – Ordiniamo cibo giapponese e guardiamo uno di quei vecchi film americani che piacciono a Perrie. Che ne dici?”
Babs annuisce di nuovo e di nuovo sorride, grata che Zayn faccia parte della sua vita.
I suoi genitori litigano da mesi e lei davvero non capisce perché non abbiano chiesto il divorzio: sarebbe tutto più semplice.
Non si amano più, lo ha capito un giovedì pomeriggio quando dentro uno Starbucks, Babs ci ha visto suo padre con un'altra donna. Ridevano come bambini, poi lui le ha baciato le dita e infine le labbra.
Quella sera nella sua stanza, dopo aver cenato insieme e in silenzio, lei ha pianto molto.
I suoi genitori litigano per il caffè bollente e le tasse da pagare, per cosa vedere alla televisione e per i vestiti non stirati. Per la macchina, per la posta, per le riunioni scolastiche e il cibo troppo cotto. E se non c'è niente per cui alzare la voce, rimangono zitti, senza nemmeno guardarsi negli occhi. Suo padre dorme nella stanza degli ospiti ormai da un po'.
Rifugiarsi nel piccolo appartamento di Zayn è quasi diventata un'abitudine: quando le cose tra le mura della loro casa si fanno troppo complicate, Perrie le sorride con premura e compone il numero del suo ragazzo. Lui passa a prenderle nel giro di mezz'ora e tutti e tre insieme passano la serata e ridere e a fare finta di niente.
Succede anche quel giorno.
 
 
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Harry non è il tipo da H&M. Il suo portafoglio, sfortunatamente, sì.
La settimana prossima Gemma compie gli anni e lui non ha la minima idea di ciò può piacerle. Sono ormai venti minuti che Kara gli fa facendo vedere vestiti su vestiti, eppure lui non sa, non ci capisce niente.
“Questa? – la sua migliore amica alza l'ennesima gonna lunga, a stampa floreale – È abbastanza figa”
“Gemma non è hipster come te, Kara” ribatte lui, puntiglioso.
Ha la testa che gli scoppia.
La ragazza alza gli occhi semi coperti dalla frangia, imprecando. “Non credo di averti mai odiato così tanto, sai?” mormora, rimettendo il capo d'abbigliamento a posto.
Navigano altri minuti tra stoffe e colori diversi, con lei che non fa che sbuffare e Harry che non sa se sentirti dispiaciuto od offeso: è pur sempre un cliente anche lui, no?
Kara poi gli allunga un vestito color pesca, con le maniche lunghe e la scollatura trasparente. Lui si sente a disagio nel pensare a sua sorella indossare qualcosa che non siano i suoi classici abiti, perciò annuisce e deglutisce. “Può andare” blatera.
Kara sembra sorpresa, come se nemmeno ci sperasse più. Gli sorride però, accompagnandolo alla casa.
“Ricordami di non aiutarti mai più quando ho il ciclo” gli dice poi, mentre impacchetta il vestito sul bancone dipinto di nero.
“Potrei venire nei mesi in cui non ce l'hai” ribatte lui e nel momento in cui Kara alza lo sguardo noce per guardarlo, si sente un vero idiota.
Ha appena detto una stronzata, sì.
“Harry – lei ride, gli occhi strabuzzati – Non esistono mesi in cui non si ha il ciclo”
“Ah no?”
Scuote la testa. “Beh – si corregge poi – A meno che tu non sia incinta. Oppure sottopeso, credo. Ad America's Next Top Model, una ragazza non aveva il ciclo da un po' e si è scoperto soffrisse di anoressia”
“Oh” Oh.
Ci sono milioni di parole dentro la sua testa, a quel punto. La sua bocca si apre e si chiude e non sa cosa dire, come comportarsi.
Vorrebbe che i pensieri che gli stanno annebbiando il cervello smettessero di bruciare, vorrebbe scacciarli e tornare a vedere lucido, sapere che sono soltanto parole stupide, incoerenti.
Eppure ci sono, e fanno quasi male.
 
 
 
L'anoressia (dal greco ἀνορεξία anorexía, comp. di an- priv. e órexis 'appetito') è un disagio (o una vera e propria malattia) mentale in cui la persona coinvolta si rifiuta di mangiare del cibo per paura di ingrassare e di apparire grassa, o "imperfetta".

 
Wikipedia non aiuta. Harry è semplicemente un coglione.
Non riesce a dormire.
 
 
 
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Babs alza lo sguardo nel momento in cui la porta del locale tintinna dietro le spalle di Harry, che insicuro sbatte gli occhi e si guarda intorno.
Lei sventola una mano nella sua direzione, contenta di vedere una faccia amica dopo un pomeriggio di noioso lavoro.
Il locale è praticamente deserto – di giorno, finita la scuola, non c'è che la solita clientela – e lei è sola: William è a casa con la febbre e Taylor, l'altra ragazza che lavora con loro, attacca subito dopo di lei.
“Ciao, Harry” sorride, quando il ragazzo la raggiunge al bancone.
Tra le mani ha una piccola scatola rosa e in faccia un sorriso che lei non riesce a decifrare: sembra a disagio, triste.
“Stai bene?” gli domanda quindi, dopo essere stata salutata a propria volta.
Harry annuisce con foga e appoggia la scatola sulla superficie scura, per poi passarsi una mano sul collo, appena sopra il tessuto blu della felpa senza cerniera che indossa. “Sì, io... - inizia a dire, prima di deglutire – Ti ho portato una cosa”
Con le dita lunghe e leggermente abbronzate, apre la piccola scatola in modo insicuro.
Babs ha il sorriso che s'incrina, il respiro inceppato, le spalle improvvisamente rigide. Sbatte gli occhi come se fosse uno scherzo, come se potesse far scomparire quel muffin al cioccolato semplicemente con lo sguardo.
Le labbra si muovono e non dicono niente, non ci riescono.
Sente Harry schiarirsi la voce. “Mia madre possiede una pasticceria, non so se lo sai. Volevo, uhm, ringraziarti per aver accettato il piano folle di Louis”
È passata più di una settimana dalla sera del ballo; nessuno dei due lo precisa. Babs sente i timpani scoppiare mentre deglutisce e stacca gli occhi dalla scatola, puntandoli su quelli acquosi del ragazzo. “Non dovevi! – esclama, forse con troppa enfasi – Davvero, Harry. Non...non ti preoccupare”
Balbetta quasi, ha il respiro che non riesce a controllare e la voce incrinata, pronta a piangere.
“È il minimo – la testa del ragazzo s'inclina, il suo sguardo si accende di qualcosa che per la prima volta da quando lo conosce, la mette in difficoltà – Avanti, assaggialo e dimmi cosa ne pensi. Ho suggerito io questa ricetta: doppio strato al cioccolato”
È come se il solo pensare di mangiarlo le facesse male: arretra di un passo sulla pedana dal bancone e la sua bocca trema in modo inconsapevole, Babs se la morde con forza e stringe i pugni, la pelle d'oca sotto i vestiti.
“Non...non posso” è poco più che un sussurro.
Si sente persa.
“Non ti fidi? – Harry ridacchia, ma non è divertito – Giuro, non ti voglio avvelenare. È solo...solo un piccolo regalo”
Babs sbatte gli occhi, scaccia via le lacrime frustrate. “Non posso accettarlo” dice, si finge sicura.
“È un muffin, Babs”
Appunto, vorrebbe rispondergli. Respira forte: non ci riesce.
Improvvisamente, la sua presenza diventa opprimente, impossibile da sopportare. Si sente in gabbia, in una bolla di panico da cui non riesce a uscire. Vorrebbe urlare, rannicchiarsi contro un angolo e piangere in silenzio, con gli occhi chiusi e le braccia strette intorno al corpo.
“Per favore, Harry...” si ritrova a mormorare inconsciamente.
“Babs, va tutto bene?”
Entrambe le loro teste si voltano repentinamente verso Taylor, in piedi dietro Harry. La sta osservando con gli occhi velati dalla preoccupazione.
Odia farsi vedere in questo modo.
Forza un sorriso gentile mentre “Sì, non ti preoccupare – risponde, tornando a guardare il ragazzo negli occhi (come una preghiera) – Harry se ne stava andando”
Lo sguardo di lui è ferito, grigio come la tristezza che gli contorce il viso. Si lecca le labbra stizzito e annuisce brevemente, facendola sentire piccola.
Se ne va lasciando la scatola sul bancone.
 
 
 
Babs fa la stessa cosa, finito il turno.
Non è sorpresa quando, dall'altra parte della strada, Harry si alza in piedi dal gradino della vetrina sul quale è rimasto seduto per venti minuti e le viene incontro.
Ha gli occhi che non giudicano, ed è qualcosa che nonostante tutto la tranquillizza appena.
“Facciamo due passi, va bene?”
 
 
 
Non le fa chiede cose difficili, non cerca di mantenere un contatto visivo. Sulle strade che portano ai quartieri residenziali di Bristol, Harry non ha che un'unica domanda: “Perché?”
Babs scrolla le spalle – nella sua testa è una cosa da poco, è una cosa piccola, non è niente – e non sa cosa dire, come rispondere senza spaventarlo.
Ha il cuore che contro la gabbia toracica batte forte per un sentimento che ancora non ha un nome.
Immagina questa ragazzina di dieci anni, gli dice, immaginatela chiusa nei bagni della scuola perché i suoi compagni credono che sia strana. Lei vuole giocare con le farfalle e i fiori, loro già pensano alle cose da grandi, a ciò che ancora non l'affascina per niente.
Gli spiega in modo paziente che a volte anche i bambini sanno essere cattivi, anche i bambini possono escludere quella tipa stramba con le gambe storte e i denti troppo grandi. Gli dice che non ha mai incolpato nessuno, nemmeno se stessa, nemmeno quando alle medie l'hanno chiusa nello stanzino delle scope o quando alla festa dei suoi tredici anni non si è presentato nessuno. È triste, gli chiede, vero? Voleva solo avere degli amici, qualcuno con cui parlare, qualcuno con cui condividere la passione per le farfalle e invitare ai saggi di danza. Ecco, il ballo la faceva – la fa – sentire importante, speciale. I suoi genitori sono sempre stati orgogliosi di lei, ed è sempre stato bello. Nel ballo ha quell'occasione che la gente non si è mai premurata di darle: a scuola il suo tavolo è sempre vuoto, i suoi progetti sempre a due mani perché le voci circolano e le etichette non si tolgono. Dentro un paio di scarpe da ballo, Babs è solo Babs.
Perché, Harry? Perché il cibo sullo stomaco stona, perché appesantisce in sala prove e perché se non mangia i suoi genitori smettono di urlare. Ha una dieta prescritta dalla dietologa e quando sono tutti a tavola, di tanto in tanto alla sua famiglia piace scherzare sul suo riso in bianco o sul suo pesce scondito. A Babs sta bene così, perché ride anche lei.
È un circolo vizioso, un tunnel dentro il quale è entrata semplicemente per perdere un paio di chili e che adesso la sta completamente divorando: se non sente il cibo dentro lo stomaco, balla meglio, e se balla meglio, i suoi genitori in prima fila ai saggi sorridono e non litigano, alle cene si complimentano e non si arrabbiano e di notte lei dorme e non piange.
Babs non mangia niente che non sia scritto sulla dieta stampata appesa sul frigorifero, nemmeno nel giorno libero, nemmeno nel giorno in cui dovrebbe.
Di tanto in tanto, sente il bisogno di non mangiare del tutto, specie quando dopo due ore di allenamento riempirsi lo stomaco sembra una stupidata, un passo indietro.
Non lo nega: sa che è sbagliato, sa che c'è qualcosa che non va. Ma non è semplice, non è qualcosa che controlla, qualcosa che può semplicemente cacciare. Sono abitudini, pensieri che affollano e annebbiano il cervello, sono i calcoli calorici a ogni boccone di pasta integrale e parole che la notte non la fanno dormire. Sono i sogni in cui qualcuno non fa che ripetere grassa, grassa, grassa e lo specchio che davanti a lei ha le gambe sempre un po' troppo grosse, odiose.
Harry la lascia parlare e Babs parla, per la prima volta dopo così tanto tempo da sentirsi strana. Dare voce è tutta quella follia è stupidamente spaventoso.
Omette diverse cose, perché nonostante tutto non è ancora così forte da raccontare ogni cosa. Lui non chiede niente e lei non dice nulla riguardo alle notti in cui morde il cuscino sperando di urlare, di essere sentita, di essere vista. Non dice che vorrebbe chiedere aiuto, che ne ha bisogno.
Rimangono in silenzio per un po', continuando a camminare.
Harry ancora non parla.
Babs non capisce se sia o meno una cosa positiva.
 
 
“Non lo dirai a nessuno, vero? Me lo prometti?”
Ha gli occhi azzurri bagnati e la voce assottigliata dalle parole che si è sforzata di dire fino a quel momento.
Sono arrivati alla via della casa degli Edwards e Harry non ha proprio idea di come si faccia a parlare. Crede di aver perso la voce ormai da qualche minuto.
Fermi l'una davanti all'altro, dall'esterno forse sembrano una di quelle coppie un po' imbarazzate, con le schiene rigide e gli sguardi che scappano, non si sfiorano.
“Per favore – la sente dire ancora – Non dirlo a nessuno”
Harry è visibilmente spossato, ha le ossa pesanti come sassi e il viso corrucciato dai pensieri. È combattuto, talmente tanto insicuro da voler soltanto scappare.
Per un attimo, vorrebbe semplicemente tornare indietro, fare finta di niente, continuare a scopare le ragazze che riesce a rimorchiare uscendo con Niall e dimenticarsi di quella stupida cotta che ha per quella stupida ragazzina da un paio d'anni.
È un pensiero di un battito di ciglia, abbastanza potente da farlo sentire un codardo.
È arrabbiato, ancora non riesce a capire con chi.
“Babs...” prova, come uno stupido.
“Mi dispiace – sbotta lei ad alta voce – Mi dispiace, ma te l'ho detto: non è facile. Non lo controllo io, io non decido più niente”
“Potresti prova a, uhm, cambiare le cose”
Babs ride, una risata disperata: “Credi che non ci abbia mai provato? – esclama, con un tono cattivo – Credi che mi piaccia vivere così?”
“Evidentemente – ribatte Harry prontamente, come un bambino presuntuoso – Può guarire, sai? Questa condizione, questa...questa malattia. Si può combattere. Dovresti parlarne con i tuoi genitori e-”
“No, ti prego – Babs gli afferra la mano con tutte e dieci le dita, come se stesse cercando di trattenerlo. Ha gli occhi spaventati, il labbro inferiore che trema – Ti prego, Harry. Te l'ho detto perché siamo...siamo amici. Loro non...non possono saperlo. Non adesso. Per favore”
È più che sicuro di aver sentito qualcosa crollare, quel pomeriggio. Harry non saprebbe definire il suo stato d'animo, con le parole non è bravo e tanto meno lo è con i sentimenti. Si sente – in qualche modo – tradito da quel volto angelico, da quel fisico minuto e quel sorriso bianco, semplice. Si sente ingannato da una bellezza eterea, fasulla, una bellezza che credeva vera, reale perché pura, elegante.
Babs non è perfetta, non è la ragazza che pensava di conoscere. Invece non è che una maschera, trentadue denti che lasciano i morsi sulla carne, fanno sanguinare.
“D'accordo – sospira alla fine, scostando con delicatezza la sua mano ancora intrappolata tra quelle pallide della ragazza – Non lo dirò a nessuno. Stai sbagliando, Babs. Quello che fai è...è assurdo
Lui la accusa, lei annuisce e “Lo so, lo so” dice, ma il suo sollievo è troppo grande per rimanerci male.
“Sei un vero amico” lo saluta poi, dandogli un piccolo abbraccio.
Harry è rigido, preso in contropiede: Babs profuma ancora di rose e i capelli platino sulle sue labbra sanno di miele come lui si ricordava. La chiude tra le sue braccia, sorprendendosi di quanto quel corpo sia davvero minuto.
Si sente grande, l'adulto della situazione, ed è strano, specie perché lui non è che il ragazzo alto e goffo che fa ridere le donne e s'infastidisce con poco, quello che al bar offre da bere e si complimenta per i capelli, per le ciglia, per tutte quelle stupide cose che lui nota davvero e che invece le ragazze prendono come un'altra pessima tecnica di abbordaggio.
È una sensazione nuova, indefinita.
Gli piace.
(Babs non ha idea di cosa sia un vero amico).
 
 
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Con la fine della scuola, Babs fa più turni all'Hoodies. Mette i soldi da parte, gli spiega con un sorriso, mentre Harry beve i suoi molteplici bicchieri di Coke al bancone, vuole arrivare ai diciotto anni con abbastanza soldi da andare in Norvegia e Dio!, lui pensa, non ha nemmeno diciotto anni.
Entrambi fanno finta di dimenticarsi di quel pomeriggio, il loro rapporto si solidifica e ogni giorno è un tassello nuovo, un pezzo di vita di Babs che Harry non conosceva e che invece adesso lo affascina, gli fa desiderare semplicemente di più.
Non riesce ancora a capire dove diavolo stiano andando, se effettivamente stiano andando da qualche parte. Di tanto in tanto si ritrova a osservarla con gli occhi increduli perché Babs non è che un mistero per lui: la guarda servire i clienti e scostarsi quella massa di capelli bianchi, sorridere a chi le lascia la mancia e parlare con enfasi e gli occhi azzurri spalancati di tutte quelle cose che ama alla follia, come una bambina felice che ci sia qualcuno interessato ad ascoltarla.
Harry impara a conoscerla col tempo, come un dipinto così particolare da richiedere silenzio e un paio di occhi attenti. Capisce il perché di tutti quei pomeriggi passati tra un'ordinazione e l'altra dove Babs non fa che parlare, e i giorni in cui invece sembra quasi inquieta, un po' a disagio.
Babs non ha nessuno con cui parlare: non ha amici, gente con cui riunirsi nelle sere d'estate, persone che si possano sinceramente interessare a lei. Ha i suoi genitori, certo, e Perrie e Zayn, ma “I miei sono sempre così impegnati – gli dice un giorno, con un sorriso triste – Non voglio distrarli con la mia stupida parlantina. Capisci quello che voglio dire? E mia sorella è mia sorella, no? Lei è così forte, così bella. È stata lei a...sai, aiutarmi a scuola, a farmi vedere il lato positivo di tutto ciò che ho passato. Forse può sembrare un po' menefreghista, ma io so che lo fa solo per proteggermi. Come Zayn, anche. Noi non parliamo mai dei miei compagni, è un argomento che cercano sempre di evitare”
Harry non crede che sia il modo giusto per affrontare qualcosa, ma si morde la lingua e non ribatte.
Lui conosce la sensazione di disagio, il timore di non essere abbastanza, di non trovare qualcuno in grado di farlo stare bene e accettarlo per tutto quell'aggroviglio confuso e goffo che poi è lui, eppure è anche grazie ai suoi amici – quelle teste di cazzo per cui darebbe un rene – se riesce a respirare quando semplicemente sembra tutto troppo.
Vorrebbe che Babs capisse questo: lui, per lei, c'è.
 
 
 
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Harry ha le spalle grosse, una patente di guida e il terzo anno di Giornalismo che lo aspetta agli inizi di ottobre, eppure è un bambino. Gli piace ancora quando sua madre gli scompiglia i capelli prima di andare a letto ed è ancora facilmente impressionabile ogni qualvolta che si ritrova a guardare un film dell'orrore. I suoi amici lo chiamano baby e si ritrova terribilmente frustrato se le cose non vanno come vuole lui. È goffo, un po' ingenuo, e ride durante il sesso. Piange, si emoziona con nulla e di tanto in tanto rilegge Il Piccolo Principe, giusto per sognare ancora un po'.
È un ruolo che si porta sulla pelle da sempre e nonostante ci sia abituato, certe il suo lato permaloso gli fa venire voglia di urlare che sì, un giorno riuscirà a trovare qualcuno in grado di sopportare i suoi lamenti, grazie tante, Niall. Un giorno una ragazza smetterà di ridere ai suoi buffi complimenti e li apprezzerà perché sinceri, come i suoi occhi, le sue parole farfugliate. Un giorno ci saranno mani che vorranno toccarlo per le stupidate che il suo cervello gli fa dire e non per le braccia forti, i tatuaggi attraenti.
Luglio scorre lentamente, Babs gli serve sempre la stessa ordinazione e ogni pomeriggio è un ricordo prezioso.
 
 
 
“Hai, tipo, la pelle più bella che abbia mai visto. È una cosa stupida, vero?”
Harry inizia a farfugliare e Babs ride, tirando indietro la testa mentre il sole estivo gioca con le ombre del suo volto.
Lui non ha nemmeno il tempo di sentirsi un idiota che le mani di Babs sono sul suo collo, in una carezza stranamente sicura. È lei fa sfiorare le loro labbra in modo dolce, con il respiro che trema e gli occhi chiusi dall'emozione.
Poi Harry sorride alle sua inesperienza e sente il proprio cuore battere forte, martellante anche nelle tempie. La guarda con le guance rosse in imbarazzo e non può che sentirsi grato. Stringe le sue dita piccole tra le proprie e le respira contro le labbra.
Sparisce il tempo, il turno di Babs appena finito, la giornata di sole, sparisce il parco in cui si trovano e la panchina sopra la quale si sono seduti.
“Ti mostro come si fa, d'accordo? – sussurra, fronte contro fronte – Puoi dirmi no, puoi dirmi no quando vuoi”
È un bacio lento, pieno di sorrisi imbarazzati e labbra che timide imparano qualcosa di nuovo. Sono entrambi agitati, goffi e Harry ha una disperata voglia di metterle le mani intorno ai fianchi e stringerla, toccarla.
Eppure giura – giura – sia il bacio migliore che abbia mai dato.
Si sta innamorando di lei, e c'è una voce nella sua testa che non fa che urlargli salva te stesso e salva lei.
 
 
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Fa altre ricerche su internet, la notte non riesce a dormire da quanto la sua testa si sforzi di trovare un modo che non faccia crollare quello che stanno costruendo insieme.
Prova a parlare con Babs, le dice che c'è sempre un modo, che può farcela. Sono le uniche volte in cui vede i suoi occhi tristi per davvero, le uniche volte in cui Babs alza la voce e si chiude a riccio, come una bambina.
Discutono spesso se Harry prova a tirare fuori l'argomento, il più delle volte lei smette di camminargli di fianco e lo congeda con un “Meglio che mi sbrighi”, lasciandolo a metà di una strada che ormai sanno a memoria. Sono le uniche volte in cui Harry non la riaccompagna a casa.
Di sera continua a uscire con gli altri, e quando di tanto in tanto Zayn gli schiaffeggia il ginocchio chiedendogli se stia bene, Harry quasi urla dalla voglia di confessargli tutto.
Sa di star sbagliando, che nascondere e omettere non sono che il primo passo verso un rapporto lungo una vita irrimediabilmente rovinato, eppure non ci riesce.
Per la prima volta, sente di aver altro per cui rischiare.
 
 
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Escono ufficialmente insieme solo dopo che Babs lo dice a Perrie, alla fine del mese.
A Harry non è dato sapere ciò che le sorelle Edwards possono aversi detto, Babs sulle sue ginocchia nella solita panchina gli accarezza una guancia e “Cosa private” mormora, facendolo ridere.
Quella stessa sera, Perrie lo inchioda alla cucina di Liam e con il volto serio gli ordina di raccontare tutto.
Harry spiega a voce bassa, omettendo su quel tassello che gli fa bruciare lo stomaco. Vorrebbe che Perrie lo capisse dal suo sguardo, vorrebbe disperatamente che qualcuno capisse che Babs è tanto altro, che non è solo sorrisi e parole gentili e lui dio!, la ama – la ama? – anche per questo.
Perrie non lo fa, lo minaccia e poi lo abbraccia, come una brava migliore amica.
Quand'è che sarai anche una brava sorella? vorrebbe chiederle.
Non dicono niente a Zayn, Perrie gli sta lontano tutta la serata come quando litigano e gli altri fanno finta di non accorgersi che sia qualcosa che non va.
Nessuno dice nulla, e Harry vorrebbe piangere.
 
 
Non parlano nemmeno della differenza d'età e lui sembra l'unico a cui davvero interessi. Sono meno di quattro anni in fondo, e Babs è matura e ha già le idee chiare sul suo futuro: è Harry, spesso, il più piccolo dei due.
Invece discutono su cose belle, sull'arte i sogni, sulla danza e i film. Passano ore tra le vie di Bristol a chiacchierare come avessero tutto il tempo e tutte le parole del mondo.
È qualcosa di coinvolgente, assillante, che non lascia andare. Ogni giorno Babs è diversa e lui sente di conoscerla da una vita.
Messaggiano poco ma escono sempre, luglio finisce in un battito di cuore e agosto inizia con baci e carezze ancora inesperte, che fanno vibrare.
Con Babs, Harry ha il terrore che quel qualcosa finisca. Ha paura che lei scompaia, paura di non essere in grado di aiutarla. Perché Babs è malata e quando la vede ordinare una misera bottiglia d'acqua, il sangue gli freme nelle vene, gli fa stringere i pugni fino a farsi male perché è frustrante, cazzo.
Ha paura di perderla, realizza un giorno, guardandola mentre a testa bassa gli racconta dell'ennesimo litigio dei suoi genitori.
Vorrebbe chiudere la realtà fuori, tenerla tra le braccia come la testa di cazzo gelosa che sa di essere e lasciare che le sue mani piccole scaccino dalla mente ogni pensiero, ogni bugia, ogni omissione.
È un pensiero egoistico, ma spera – prega – che per lei sia la stessa cosa.
 
 
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Babs tiene il labbro inferiore tra i denti per non sorridere troppo e sbatte gli occhi chiari contro la porta di casa Styles-Cox-Twist. In mano ha la foto che ha ritrovato quella mattina e la gonna a fisarmonica piena di margherite che indossa svolazza col vento sulle sue cosce bianche.
Quando Harry apre la porta, è naturale per lei sporgersi per un bacio, alzarsi sulle punte per incontrarlo a metà strada. È meccanico anche sentire le sue grandi mani sul tessuto bianco della maglietta, all'altezza della vita, percepire le sue labbra gentili e poi il suo sorriso dolce, di benvenuto.
“Ciao” la saluta, scostandosi per farla passare.
È la prima volta che Babs mette piede in quella casa: i genitori di Harry sono a Parigi per il week-end e sua sorella Gemma è a Leeds da una sua compagna di università.
Sono soli per tutta la sera, e lei è felice.
“Come stai? – gli domanda – Hai una bellissima casa”
È un'abitazione molto curata, con mobili costosi e colori chiari. C'è una mano femminile, Harry le ha raccontato che sua madre ha passato anni a sistemarla a suo piacimento.
Harry l'accompagna per il lungo corridoio pieno di foto di famiglia, verso il salotto spazioso che si affaccia su un piccolo giardino verde pieno di fiori.
“Sto bene. E tu?” le chiede a sua volta, sedendosi sul divano rosso.
“Sono un po' stanca – Babs sorride, si guarda intorno – Gli allenamenti sono stati infiniti. Guarda, mi sono praticamente rotta il ginocchio”
Ride appena, nel mostrargli il livido scuro sulla pelle chiara. È stata una scivolata davvero imbarazzante.
Harry la osserva con le sopracciglia aggrottate, l'espressione un po' incerta, preoccupata. “Vuoi metterci sopra qualcosa? Ho del ghiaccio, se vuoi”
“Non ti preoccupare – lei gli si siede accanto, incrocia le gambe sul divano e si sistema la gonna – Non è così male come sembra”
Lui annuisce, ma non è per nulla convinto. La ragazza allora gli sorride e gli mostra la fotografia che ancora tiene tra le mani, sperando di cambiare argomento.
Harry la prende tra le dita e arriccia le labbra, osservandola per diversi secondi senza dire una parola. Alla fine scoppia a ridere forte e “Cazzo! – esclama – Siamo davvero noi?”
Noi. Noi. Le piace. Annuisce: “Già. Tu avevi sei anni, credo. Eri davvero un bambino carino”
“Tu avevi gli stessi occhi immensi”
Lo dice con la voce bassa, come un pensiero ad alta voce. Babs sorride quasi fino alle lacrime e gli si incastra contro, appoggiando la fronte nell'incavo del suo collo. Sa di bagnoschiuma dolce e menta.
La foto è stata scattata nel giardino di casa Payne, per il compleanno di Liam. Harry ha un cono di cartone sui piccoli riccioli bruni e guarda l'obiettivo con un sorriso bucato, la maglietta blu sporca di torta e la mano impigliata tra le piccole dita di Babs, intenta a mangiare un gelato più grande di lei. Lei ndossa un vestito rosa e i suoi capelli biondissimi sono chiusi in due elastici ai lati della testa. Ha gli occhi spalancati e sembra concentrata, seria.
“Mia madre mi ha detto che subito dopo quella foto, Louis ti ha spinto nella piscina gonfiabile e tu sei scoppiato a piangere”
“Louis è sempre stato una testa di cazzo” Harry mormora, scuotendo la testa.
Babs sorride e gli lascia un bacio sul tessuto della maglietta grigia sopra alla sua spalla. Dice: “Mi piace questa cosa”
Lui la guarda accomodarsi con la schiena contro il divano, aggrottando le sopracciglia come se non avesse capito. Lei spiega: “Insomma, guardaci in quella foto. Lo avresti mai immaginato?”
“A sei anni forse no – Harry lancia un'altra occhiata alla fotografia, poi la guarda negli occhi e sembra sincero, innamorato – A diciotto più che immaginarlo, ci speravo”
Quella confessione la sorprende, e il modo in cui la sta osservando ha il potere di farla arrossire. Sente la bocca secca, vogliosa di un bacio e poi di un altro ancora.
“Che intendi dire?” gli domanda, sbattendo gli occhi.
Lo vede ridacchiare e scuotere la testa, appena in imbarazzo. “È stupido – esclama – Ma ho, tipo, una cotta per te da quando mi hai aperto la porta di casa per la festa di Halloween di Perrie, un paio di anni fa. Insomma, non proprio cotta. Pensavo- penso che tu sia bellissima”
Babs non può fare a meno di sorridere fortissimo, prendendogli il volto e baciandogli le labbra con amore, in modo lento, come un sussurro o un sorriso.
Adora il modo in cui Harry arrossisce, o il modo con cui si mangia le parole quando è nervoso, quando è emozionato. Gli piace quando la tocca in modo casuale, le sue mani sui fianchi mentre si fermano in mezzo ai marciapiedi e se la bacia all'improvviso, come se la desiderasse così tanto da non poterlo evitare. Adora la sua voce, le sua braccia gentili, le sue gambe lunghe e goffe, i sorrisi stanchi e il suo aggrottare le sopracciglia quando è preoccupato, preoccupato per lei.
E adora anche la sua smorfia permalosa come quella che assume subito dopo che “Parlando di cotte – gli dice – Io ho una cotta per Louis dai tempi delle elementari. Credo che lo sappia anche lui ed è davvero imbarazzante”
Babs si morde una risata nel vederlo irrigidirsi e zittirsi, sbuffare e passarsi una mano grande tra i capelli scompigliati.
“Louis, eh? – sibila, il tono tagliente – Beh, mi fa piacere saperlo”
La ragazza scoppia a ridere divertita e gli si stringe contro, lo abbraccia e lo bacia, si lascia abbracciare e baciare.
È così intimo il loro rapporto che Babs di tanto in tanto ancora stenta a credere quanto una persona possa farne felice un'altra. Harry è un porto sicuro, la carezza che fa chiudere gli occhi e venire i brividi, l'eccitazione e l'inesperienza, i baci e le parole. Non l'ha mai fatta sentire fuori luogo, diversa, sbagliata: invece è in grado di farla sentire bella, importante. Le bastano i suoi occhi, i suoi mormorii veri, le dita sulle guance.
“Non devi essere geloso – sussurra dentro al suo orecchio – Vorrei fare l'amore con te, stanotte”
Harry smette quasi si respirarle contro i capelli e dio, lei lo ama così tanto da sentire le lacrime agli occhi. È pronta, freme dalla voglia di toccarlo, di esplorarlo, di studiare i tatuaggi sul suo corpo tonico e di farsi guardare, lasciarsi stringere, baciare, prendere.
“Dimmi che stai scherzando, Babs – Harry quasi prega, irrigidisce la presa sul suo corpo – Dimmelo. Per favore”
“Voglio fare l'amore con te, Harry – lei sussurra sicura, nonostante le sue guance arrossiscano per via di quelle parole, di quelle emozioni – O sesso, o in qualsiasi modo lo vuoi chiamare. Sono pronta. Sono pronta per te”
Le scosta i capelli dal volto, la costringe a guardarlo negli occhi con le mani ancorate al suo volto chiaro. “È una cosa grande, Babs”
“Lo so. Noi siamo una cosa grande, Harry”
 
 
 
Fanno l'amore nella stanza di Harry, tra i vestiti sul pavimento e le lenzuola disfatte. Hanno il respiro che trema tutto il tempo, e le mani che avide e timide combattono contro tessuti scomodi per poi lente tracciare contorni e segreti.
Babs è così piccola da fargli paura, Harry la guarda nuda e si chiede se sarà mai abbastanza attento da non frantumarla. Ha le gambe lunghissime e bianche, sottili come il vento, il seno piccolo e sodo e lo stomaco piatto, levigato dalla danza.
È premuroso, gentile, serio per la concentrazione. Babs gli sorride per tutto il tempo, singhiozzando per il piacere e poi per il fastidio, carezzandogli il volto sudato per tranquillizzarlo, per farlo continuare.
Si tengono stretti, non si lasciano neanche per respirare.
La ama, molto di più di quanto potesse immaginare, molto di più di quanto volesse.
Prende una decisione, quella sera non la lascia andare.
 
 
 
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Perrie e Zayn si lasciano la settimana più tardi.
Lei torna a casa che i suoi genitori litigano, ha gli occhi spenti mentre abbraccia Babs nella loro stanza.
La sua voce è rauca, come se avesse pianto tanto.
Una pausa, spiega alla sorella. Solo una pausa.
Babs piange più forte.
 
 
 
Zayn è sorpreso quando se la ritrova all'ingresso. È sorpreso quando Babs lo spinge contro il muro, quando inizia a urlargli contro, quando piange che quasi non respira.
“Non potete, lo capisci? – gli grida, rendendosi ridicola – Non potete mollare proprio voi due! Non c'è amore che regga, io come faccio? Come si fa a sopravvivere quando nemmeno voi riuscite a farlo?”
Non è sorpreso quando capisce, però. Zayn diventa triste piuttosto, si fa colpevole, i suoi occhi sono liquidi. Le afferra le mani violente, le chiude tra le proprie per poi baciarle, come ferite da curare.
La stringe sul pavimento e Babs piange, urla perché non è giusto. Perché l'amore deve durare, perché è quello che lui e Perrie le hanno insegnato, perché se i suoi genitori litigano c'è sempre l'appartamento piccolo di Zayn, il suo letto sicuro diviso in tre, la sua macchina, il suo modo di prendersi cura di loro.
Senza questo, senza una famiglia, cosa c'è? Cosa rimane?
 
 
 
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Anche Harry va a trovare Zayn, il giorno dopo.
Prima mormora un “Non uccidermi” e poi inizia a raccontare tutto. Glielo deve, e deve farlo o impazzirà.
Zayn lo lascia parlare fino alla fine, osservandolo dal divano mentre lui fa avanti e indietro nel salotto, inceppandosi in più parole e giocando con le proprie dita fino a rovinarle.
“È una stronzata – commenta alla fine il padrone di casa, il tono che vacilla tra le delusione e la rabbia – Lei è una bambina e tu non sei neanche capace di prenderti cura di te stesso, come puoi pretendere di essere in grado di prenderti cura di lei?”
Harry non ce l'ha una risposta, in cuor suo sa che è la verità. “Mi dispiace”
“Non cambia le cose”
Devi aiutarmi, Zayn – esclama, frenetico – So che sei arrabbiato, che non credi in me, che ti ho deluso e tutte quelle stronzate che non fanno altro che farmi sentire uno stronzo. Ma devi aiutarmi. Non è salutare quello che si sta facendo, non è salutare il modo in cui la sua mente ragiona. Devi aiutarmi, ti prego”
“Lo farò – Zayn risponde subito – Ma non per te, sia chiaro. Lo faccio per lei”
Per Harry è abbastanza.
 
 
 
È proprio Zayn a parlare con la madre di Babs. Harry lo ascolta nella cucina Edwards intervenendo di tanto in tanto per chiarire qualche dettaglio, specificare il modo più accurato il racconto.
La donna collega i tasselli nella sua mente, straccia la dieta di Babs appesa al frigo e sbatte gli occhi, sentendosi in colpa.
Le sue figlie tornano qualche minuto più tardi e i loro sorrisi muoiono sui loro volti nel momento in cui capiscono che c'è qualcosa che va.
Harry sente il cuore stringersi, i polmoni smettere di funzionare e le lacrime salire agli occhi mentre vede Babs iniziare a piangere e pregare alle domande dolci di sua madre.
Si disintegra davanti a lui, come una bambola di porcellana frantumata sul pavimento duro e freddo, una bambina spaventata che si sente in gabbia e non riesce a respirare. Non fa altro che chiedere scusa, come se avesse la colpa di ciò che sta succedendo nella sua testa, di ciò che la sta uccidendo.
È una visione troppo dolorosa da sopportare, Harry deglutisce forte e si costringe a non toccarla, a restare lontano mentre Perrie le accarezza i capelli e “Va tutto bene, piccola. Va tutto bene” mormora, come per convincere se stessa e chi la sta ascoltando in quella stanza.
Harry piangerà da solo, quando potrà mostrarsi debole, quando sarà il suo turno.
Sa di aver rovinato la loro relazione, sa che molto probabilmente Babs non riuscirà più a guardarlo negli occhi, a fidarsi di lui. E forse prima questo lo avrebbe spaventato, il suo egoismo lo ha reso per molto tempo un vigliacco.
Adesso ha nello stomaco qualcosa di diverso: la ama troppo per lasciare che lei non si ami neanche un po'.
 
 
 
Succede in fretta, perché è tutto troppo veloce quando si parla di Babs, di loro due insieme.
Un attimo prima si stanno sfiorando, quello dopo lui non riesce a dormire nel letto dove hanno fatto l'amore, in testa ha il pianto di lei che lo costringe a notti insonne per qualche settimana.
Un attimo prima è coraggioso abbastanza da non aver paura del futuro, quello dopo è semplicemente solo e non c'è più niente e niente che non sia lei.
 
 
Nei suoi sogni, Babs è uno scheletro che balla. Ti ho persa? le chiede.
Non mi hai persa, gli risponde lei, sono solo morta.
 
 
 
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Perrie lo tiene aggiornato giornalmente.
Babs sta seguendo un percorso con uno psicologo e uno con un nutrizionista. Non è arrabbiata con lui, ha lasciato il lavoro al pub per un po' e tagliato appena i capelli.
La sua migliore amica sembra distrutta da una guerra, si dà la colpa per non essersene accorta prima e fuma in modo nervoso. Harry non le dice niente, si morde la lingua e l'abbraccia.
Le cene della loro compagnia sono un pretesto per fare finta di niente, Zayn e Perrie tornano insieme a piccoli passi e Harry comprende che il dolore unisce.
Si chiede se non sia quello ciò che ha tenuto insieme anche lui e Babs, quello muto e sordo di chi non si sente abbastanza e di chi semplicemente non si sente niente.
 
 
 
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Le lascia il tempo necessario, il tempo per andare avanti, il tempo per guarire.
Stare senza di lei è difficile, ogni giorno c'è qualcosa che sarebbe migliore con Babs al proprio fianco eppure Harry non fa nulla, stringe i denti e va avanti.
Non esce con Niall, non fa sesso con altre ragazze, non ha nemmeno il desiderio di conoscere altra gente.
Babs non è arrabbiata con lui, loro non sono finiti.
Nei suoi sogni, lei adesso è viva. Le chiede: “Hai paura?”
La risposta è sempre la stessa, “E tu?”
 
 
 
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Babs lo contatta all'inizio di settembre, tramite messaggio. Lo invita al suo saggio di danza, con un sorriso a parentesi e i modi gentili.
Gli è mancata come l'aria.
Harry accetta subito.
 
 
 
Balla esattamente come si era immaginato. È sensuale, intrigante, dolorosa. Gli fa venire voglia di piangere perché dopo tutto quel buio, lei è ancora più bella.
Danza sulle punte alzando le braccia come spinte dalle onde, si rannicchia e fiorisce come petali al vento. È coinvolgente, destabilizzante.
In mezzo alla sala gremita di gente, Harry non è che solo con quella ragazzina che semplicemente gli ha stravolto la vita, solo con quelle gambe che si muovono e con quel corpo di cui sente la mancanza come se fosse il proprio.
Babs è una regina sul palco, uno squarcio di luna in mezzo all'infinito della notte, al nero di quei giorni lontani.
È aria.
 
 
 
 
“Sei venuto”
“Non avrei mai detto di no”
Sono lontani dai complimenti del pubblico, si sono appartati nel parcheggio dietro il teatro e ora si stanno guardando negli occhi sotto le luci della porta d'emergenza sul retro.
È una sera silenziosa, limpida, fresca.
Babs è ancora truccata, l'ombretto nero su tutta la palpebra le fa gli occhi ancora più chiari, e il volto incipriato di bianco ricorda tanto quello di una fata. I suoi lunghissimi capelli sono arrotolati in uno chignon che sembra quasi doloroso da quanto sia stretto, lei si stringe nella felpa blu di Zayn e sorride a quel mormorio.
“Ti ringrazio per non aver preteso niente in queste settimane – gli dice – Sono state le settimane più dure di tutta la mia vita”
Harry non fa fatica a crederci.
“Ho sempre saputo di avere un problema, lo sai – continua, schiarendosi la voce – So che fosse sbagliato ciò che stavo facendo, eppure. Eppure nessuno se n'è mai accorto, capisci? Quindi ho pensato che, in fondo, forse non era così grave. La mia psicologa dice che è probabile che io volessi che qualcuno se ne accorgesse. Credo sia così”
Ha il tono di voce un po' insicuro, come se si aspettasse che da un momento all'altro lui se ne andasse.
“Non voglio ingrassare, non...non credo di essere abbastanza forte da sopportarlo. Vorrei...vorrei che tutte le voci dentro la mia testa smettessero di parlare. Vorrei poter mangiare qualcosa di diverso, avere persone da chiamare amici e vorrei che qualcuno mi desse l'opportunità di dimostrare che posso essere come tutti gli altri. Come hai fatto tu”
“Tu non sei come tutti gli altri, Babs – le dice subito – Non l'ho mai pensato. Ti amo per questo”
Sono come le parole di una canzone che sa a memoria, parole che escono fuori in modo automatico, senza esitazione. Lui la ama, non gliel'aveva ancora detto, ma spera di averglielo dimostrato.
La vede che spalanca gli occhi colta di sorpresa, la vede che abbassa lo sguardo e fa un sorriso piccolo. “Mi ami?” ripete, come se non avesse capito
“Certo che ti amo. Non avrei parlato con Zayn, altrimenti. Tu avevi bisogno di aiuto e io non ero in grado di dartelo in modo adeguato”
“Non è colpa tua”
“Lo so – lo sa, lo ha capito – Avrei voluto, per un po' ho fatto finta di niente, il più delle volte mi mordevo la lingua per non parlare ma non...non potevo sopportare che tu ti facessi del male davanti ai miei occhi”
Quelli di lei si riempiono di lacrime all'improvviso, Harry l'abbraccia e torna a sentire.
“Grazie per essertene accorto” la sente dire, contro la sua spalla.
 
 
 
 
È più dura di quanto Wikipedia spieghi, più doloroso di ciò che si possa credere.
L'anoressia s'impiglia tra le vene, nel sangue del cervello, è una puttana che ferisce.
Babs è forte, non si è ancora arresa.
I suoi genitori non litigano più, si separano in modo pacifico e non fanno che ripeterle quanto sia coraggiosa, quanto siano fieri di lei. Perrie e Zayn la portano spesso al mare, dimostrano che l'amore c'è, l'amore rimane.
Harry le bacia le labbra quando i giorni sono sereni e poi le mani quando invece sembra andare tutto male. La guarda piangere e mangiare sul tavolo della cucina e “Va tutto bene, amore” le mormora, con orgoglio. Babs trema, ci impiega quasi due ore ma alla fine finisce tutto ciò che ha nel piatto e che non è scritto da nessuna parte.
Ogni secondo è un progresso, un pezzo di qualcosa che si aggiunge a tutto ciò che nessuno dei due si è premurato di nominare: non è ancora il momento.
Vorrebbe che Babs si guardasse allo specchio con lo stesso amore con cui la guarda Harry, e spera che un giorno lei sia in grado di amarsi nello stesso modo con cui giura di amare lui.
Non è una strada in discesa, lo sanno entrambi.
È una strada in salita piuttosto, che porta in alto.
 
 
 
 
Nei suoi sogni, Babs è una farfalla.
Volerai via? gli chiede.
Lei non gli risponde, non lo fa mai. Ma quando apre gli occhi, la sente muoversi tra le sue braccia.
Tiene le sue dita bianche sullo stomaco di Harry, tra l'inchiostro di un tatuaggio che non potrà scomparire.
È una farfalla.

 

  
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